È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA

  • Messaggi
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:31

    Preghiere per la famiglia





    PRIMO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA


    1. La famiglia si fonda sul matrimonio «Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi.




    Papa Francesco parla spesso della famiglia e in qualche occasione ha parlato anche della sua: «Anche il Papa ha una famiglia. Noi eravamo cinque fratelli; ho sedici nipoti e uno di questi nipoti ha avuto un incidente stradale» (Udienza generale, 20 agosto 2014). Non ci stupiscono allora le sue parole piene di calore e di passione che rivolge alla famiglia, che «è vita, è tessuto quotidiano, è cammino di generazioni che si trasmettono la fede insieme con l’amore e con i valori morali fondamentali, è solidarietà concreta, fatica, pazienza, e anche progetto, speranza, futuro» (Messaggio ai partecipanti della 47ª settimana sociale dei cattolici italiani, 12-15 settembre 2013). I suoi consigli, semplici ma diretti, possono rendere assai più facile la vita in comune.

    1. La famiglia si fonda sul matrimonio «Attraverso un atto d’amore libero e fedele, gli sposi cristiani testimoniano che il matrimonio, in quanto sacramento, è la base su cui si fonda la famiglia e rende più solida l’unione dei coniugi e il loro reciproco donarsi.

    Il matrimonio è come se fosse un primo sacramento dell’umano, ove la persona scopre se stessa, si auto-comprende in relazione agli altri e in relazione all’amore che è capace di ricevere e di dare. L’amore sponsale e familiare rivela anche chiaramente la vocazione della persona ad amare in modo unico e per sempre, e che le prove, i sacrifici e le crisi della coppia come della stessa famiglia, rappresentano dei passaggi per crescere nel bene, nella verità e nella bellezza.

    Nel matrimonio ci si dona completamente senza calcoli né riserve, condividendo tutto, doni e rinunce, confidando nella Provvidenza di Dio. È questa l’esperienza che i giovani possono imparare dai genitori e dai nonni. È un’esperienza di fede in Dio e di fiducia reciproca, di libertà profonda, di santità, perché la santità suppone il donarsi con fedeltà e sacrificio ogni giorno della vita!» (Discorso ai partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia, 25 ottobre 2013). «La famiglia è il grande dono, il gran regalo di questo “Dio con noi” che non ha voluto abbandonarci alla solitudine di vivere senza nessuno, senza sfide, senza dimora. Dio non sogna solamente, ma cerca di fare tutto “con noi”. Il sogno di Dio continua a realizzarsi nei sogni di molte coppie che hanno il coraggio di fare della loro vita una famiglia» (Discorso per la Festa delle famiglie e veglia di preghiera, 26 settembre 2015).


    [Modificato da MARIOCAPALBO 20/05/2016 20:43]
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:36

    SECONDO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA




    «Il matrimonio cristiano non è semplicemente una cerimonia che si fa in chiesa, coi fiori, l’abito, le foto… Il matrimonio cristiano è un sacramento che avviene nella Chiesa, e che anche fa la Chiesa, dando inizio a una nuova comunità familiare. San Paolo, parlando della nuova vita in Cristo, dice che i cristiani – tutti – sono chiamati ad amarsi come Cristo li ha amati, cioè “sottomessi gli uni agli altri” (Ef 5,21), che significa al servizio gli uni degli altri. E qui introduce l’analogia tra la coppia marito-moglie e quella Cristo-Chiesa. […] Il marito – dice Paolo – deve amare la moglie “come il proprio corpo” (Ef 5,28); amarla come Cristo “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei” (v. 25).

    Ma voi mariti capite questo? Amare la vostra moglie come Cristo ama la Chiesa? Questi non sono scherzi, ma cose serie! […] Il sacramento del matrimonio è un grande atto di fede e di amore: testimonia il coraggio di credere alla bellezza dell’atto creatore di Dio e di vivere quell’amore che spinge ad andare sempre oltre, oltre se stessi e anche oltre la stessa famiglia. La vocazione cristiana ad amare senza riserve e senza misura è quanto, con la grazia di Cristo, sta alla base anche del libero consenso che costituisce il matrimonio» (Udienza generale, 6 maggio 2015). «La cosa più bella che ha fatto Dio – dice la Bibbia – è la famiglia. Ha creato l’uomo e la donna. E ha affidato loro tutto. Ha consegnato loro il mondo: “Crescete, moltiplicatevi, coltivate la terra, fatela produrre, fatela crescere”. Tutto l’amore che ha realizzato in questa creazione meravigliosa l’ha affidato a una famiglia. […] Tutto l’amore che Dio ha in sé, tutta la bellezza che Dio ha in sé, tutta la verità che Dio ha in sé, la consegna alla famiglia. E una famiglia è veramente famiglia quando è capace di aprire le braccia e accogliere tutto questo amore.

    Certamente il paradiso terrestre non sta più qui, la vita ha i suoi problemi, gli uomini, per l’astuzia del demonio, hanno imparato a dividersi. E tutto quell’amore che Dio ci ha dato, quasi si perde. E in poco tempo, al primo crimine, al primo fratricidio. Un fratello uccide l’altro fratello: la guerra. L’amore, la bellezza e la verità di Dio, e la distruzione della guerra. E tra queste due posizioni camminiamo noi oggi. Sta a noi scegliere, sta a noi decidere la strada da seguire.

    […] La famiglia ha la carta di cittadinanza divina. È chiaro? La carta di cittadinanza che ha la famiglia l’ha data Dio perché nel suo seno crescessero sempre più la verità, l’amore e la bellezza. Certo, qualcuno di voi mi può dire: “Padre, Lei parla così perché non è sposato. In famiglia ci sono difficoltà. Nelle famiglie discutiamo. Nelle famiglie a volte volano i piatti. Nelle famiglie i figli fanno venire il mal di testa. Non parliamo delle suocere…”. Nelle famiglie sempre, sempre c’è la croce. Sempre. Perché l’amore di Dio, il Figlio di Dio ci ha aperto anche questa via. Ma nelle famiglie, dopo la croce, c’è anche la risurrezione, perché il Figlio di Dio ci ha aperto questa via. Per questo la famiglia è – scusate il termine – una fabbrica di speranza, di speranza di vita e di risurrezione, perché è Dio che ha aperto questa via» (Discorso per la Festa delle famiglie e veglia di preghiera, 26 settembre 2015).


  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:37

    TERZO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA


    Tre parole: permesso, grazie, scusa



    Per portare avanti una famiglia è necessario usare tre parole. Voglio ripeterlo. Tre parole: permesso, grazie, scusa. Tre parole chiave! Chiediamo permesso per non essere invadenti in famiglia. “Posso fare questo? Ti piace che faccia questo?”. Col linguaggio del chiedere permesso. Diciamo grazie, grazie per l’amore! Ma dimmi, quante volte al giorno tu dici grazie a tua moglie, e tu a tuo marito? Quanti giorni passano senza dire questa parola, grazie! E l’ultima: scusa. Tutti sbagliamo e alle volte qualcuno si offende nella famiglia e nel matrimonio, e alcune volte – io dico – volano i piatti, si dicono parole forti, ma sentite questo consiglio: non finire la giornata senza fare la pace. La pace si rifà ogni giorno in famiglia! “Scusatemi”, ecco, e si rincomincia di nuovo. Permesso, grazie, scusa! […] Facciamo queste tre parole in famiglia! Perdonarsi ogni giorno!» (Discorso alle famiglie in pellegrinag35 gio a Roma nell’Anno della fede, 26 ottobre 2013).

    «Queste parole aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, ma non così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grande forza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare. […] La prima parola è “permesso?”. Quando ci preoccupiamo di chiedere gentilmente anche quello che magari pensiamo di poter pretendere, noi poniamo un vero presidio per lo spirito della convivenza matrimoniale e famigliare. Entrare nella vita dell’altro, anche quando fa parte della nostra vita, chiede la delicatezza di un atteggiamento non invasivo, che rinnova la fiducia e il rispetto.

    La confidenza, insomma, non autorizza a dare tutto per scontato. E l’amore, quanto più è intimo e profondo, tanto più esige il rispetto della libertà e la capacità di attendere che l’altro apra la porta del suo cuore. A questo proposito ricordiamo quella parola di Gesù nel libro dell’Apocalisse: “Ecco, io sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (3,20). Anche il Signore chiede il permesso per entrare! Non dimentichiamolo. 

    Prima di fare una cosa in famiglia: “Permesso, posso farlo? Ti piace che io faccia così?”. Quel linguaggio educato e pieno d’amore. E questo fa tanto bene alle famiglie. La seconda parola è “grazie”. Certe volte viene da pensare che stiamo diventando una civiltà delle cattive maniere e delle cattive parole, come se fossero un segno di emancipazione. Le sentiamo dire tante volte anche pubblicamente. La gentilezza e la capacità di ringraziare vengono viste come un segno di debolezza, a volte suscitano addirittura diffidenza. Questa tendenza va contrastata nel grembo stesso della famiglia.

    Dobbiamo diventare intransigenti sull’educazione alla gratitudine, alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe da qui. Se la vita famigliare trascura questo stile, anche la vita sociale lo perderà. La gratitudine, poi, per un credente, è nel cuore stesso della fede: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio. Sentite bene: un cristiano che non sa ringraziare è uno che ha dimenticato la lingua di Dio.

    Ricordiamo la domanda di Gesù, quando guarì dieci lebbrosi e solo uno di loro tornò a ringraziare (cfr. Lc 17,18). Una volta ho sentito dire da una persona anziana, molto saggia, molto buona, semplice, ma con quella saggezza della pietà, della vita: “La gratitudine è una pianta che cresce soltanto nella terra delle anime nobili”. Quella nobiltà dell’anima, quella grazia di Dio nell’anima ci spinge a dire grazie, alla gratitudine. È il fiore di un’anima nobile. È una bella cosa questa!

    La terza parola è “scusa”. Parola difficile, certo, eppure così necessaria. Quando manca, piccole crepe si allargano – anche senza volerlo – fino a diventare fossati profondi. Non per nulla nella preghiera insegnata da Gesù, il “Padre nostro”, che riassume tutte le domande essenziali per la nostra vita, troviamo questa espressione: “Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori” (Mt 6,12). Riconoscere di aver mancato, ed essere desiderosi di restituire ciò che si è tolto – rispetto, sincerità, amore – rende degni del perdono. E così si ferma l’infezione. Se non siamo capaci di scusarci, vuol dire che neppure siamo capaci di perdonare. Nella casa dove non ci si chiede scusa incomincia a mancare l’aria, le acque diventano stagnanti. Tante ferite degli affetti, tante lacerazioni nelle famiglie incominciano con la perdita di questa parola preziosa: “Scusami”.

    Nella vita matrimoniale si litiga, a volte anche “volano i piatti”, ma vi do un consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace! Sentite bene: avete litigato moglie e marito? Figli con i genitori? Avete litigato forte? Non va bene, ma non è il vero problema. Il problema è che questo sentimento sia presente il giorno dopo. Per questo, se avete litigato, mai finire la giornata senza fare la pace in famiglia. E come devo fare la pace? Mettermi in ginocchio? No! Soltanto un piccolo gesto, una cosina così, e l’armonia familiare torna. Basta una carezza! Senza parole. Ma mai finire la giornata in famiglia senza fare la pace! Capito questo? Non è facile, ma si deve fare. E con questo la vita sarà più bella.

    Queste tre parole-chiave della famiglia sono parole semplici, e forse in un primo momento ci fanno sorridere. Ma quando le dimentichiamo, non c’è più niente da ridere, vero? La nostra educazione, forse, le trascura troppo. Il Signore ci aiuti a rimetterle al giusto posto, nel nostro cuore, nella nostra casa, e anche nella nostra convivenza civile» (Udienza generale, 13 maggio 2015).


    [Modificato da MARIOCAPALBO 20/05/2016 20:39]
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:38

    QUARTO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA


    Mai finire la giornata senza fare la pace!



    «Ci sono problemi nel matrimonio. Sempre diversi punti di vista, gelosie, si litiga. Ma bisogna dire ai giovani sposi che mai finiscano la giornata senza fare la pace fra loro. Il Sacramento del matrimonio viene rinnovato in questo atto di pace dopo una discussione, un malinteso, una gelosia nascosta, anche un peccato. Fare la pace che dà unità alla famiglia; e questo dirlo ai giovani, alle giovani coppie, che non è facile andare per questa strada, ma è tanto bella questa strada, tanto bella. Bisogna dirlo!» (Discorso ai partecipanti alla plenaria del Pontificio consiglio per la famiglia, 25 ottobre 2013). «E sempre, ai novelli sposi, io do questo consiglio: “Litigate quanto volete. Se volano i piatti, lasciateli. Ma mai finire la giornata senza fare la pace! Mai!”» (Incontro con il clero, persone di vita consacrata e membri di consigli pastorali, 4 ottobre 2013).

    «Per fare la pace non è necessario chiamare le Nazioni Unite che vengano a casa a fare la pace. È sufficiente un piccolo gesto, una carezza, ma ciao! E a domani! E domani si comincia un’altra volta» (Udienza generale, 2 aprile 2014). «La famiglia è bella, ma costa, dà problemi. Nella famiglia a volte ci sono ostilità. Il marito litiga con la moglie, o si guardano male, o i figli con il padre… Vi do un consiglio: non finite mai la giornata senza fare pace in famiglia. In una famiglia non si può finire la giornata in guerra» (Discorso per la Festa delle famiglie e veglia di preghiera, 26 settembre 2015).


    [Modificato da MARIOCAPALBO 20/05/2016 20:39]
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:40

    QUINTO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA
    Questo fa forte la famiglia: la preghiera

    «Care famiglie: pregate qualche volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: […] ma, in famiglia, come si fa? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto, tranquillo, in famiglia… Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano!

    E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il “Padre nostro”, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni… Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera» (Omelia per la Giornata della famiglia, 27 ottobre 2013).

    «La Bibbia non per metterla in uno scaffale, ma per tenerla a portata di mano, per leggerla spesso, ogni giorno, sia individualmente che insieme, marito e moglie, genitori e figli, magari la sera, specialmente la domenica. Così la famiglia cresce, cammina, con la luce e la forza della Parola di Dio!» (Angelus, 5 ottobre 2014).

    «Non dimenticate: quando la famiglia prega insieme, rimane insieme. Questo è importante. Lì arriviamo a conoscere Dio, a crescere come uomini e donne di fede, a sentirci membri della più grande famiglia di Dio, la Chiesa» (Incontro con le famiglie, 16 gennaio 2015).


    [Modificato da MARIOCAPALBO 20/05/2016 20:40]
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:41

    SESTO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA




    «Prometto di esserti fedele sempre…»


    «Chi si sposa nel Sacramento dice: “Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”. Gli sposi in quel momento non sanno cosa accadrà, non sanno quali gioie e quali dolori li attendono. Partono, come Abramo, si mettono in cammino insieme. E questo è il matrimonio! Partire e camminare insieme, mano nella mano, affidandosi alla grande mano del Signore. Mano nella mano, sempre e per tutta la vita! E non fare caso a questa cultura del provvisorio, che ci taglia la vita a pezzi! Con questa fiducia nella fedeltà di Dio si affronta tutto, senza paura, con responsabilità.

    Gli sposi cristiani non sono ingenui, conoscono i problemi e i pericoli della vita. Ma non hanno paura di assumersi la loro responsabilità, davanti a Dio e alla società. Senza scappare, senza isolarsi, senza rinunciare alla missione di formare una famiglia e di mettere al mondo dei figli. – Ma oggi, Padre, è difficile... –. Certo, è difficile. Per questo ci vuole la grazia, la grazia che ci dà il Sacramento! I Sacramenti non servono a decorare la vita – ma che bel matrimonio, che bella cerimonia, che bella festa!... –. Ma quello non è il Sacramento, quella non è la grazia del Sacramento. Quella è una decorazione! E la grazia non è per decorare la vita, è per farci forti nella vita, per farci coraggiosi, per poter andare avanti! Senza isolarsi, sempre insieme. I cristiani si sposano nel Sacramento perché sono consapevoli di averne bisogno! Ne hanno bisogno per essere uniti tra loro e per compiere la missione di genitori.

    “Nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia”. Così dicono gli sposi nel Sacramento e nel loro Matrimonio pregano insieme e con la comunità. Perché? Perché si usa fare così? No! Lo fanno perché ne hanno bisogno, per il lungo viaggio che devono fare insieme: un lungo viaggio che non è a pezzi, dura tutta la vita! E hanno bisogno dell’aiuto di Gesù, per camminare insieme con fiducia, per accogliersi l’un l’altro ogni giorno, e perdonarsi ogni giorno! E questo è importante! Nelle famiglie sapersi perdonare, perché tutti noi abbiamo difetti, tutti! Talvolta facciamo cose che non sono buone e fanno male agli altri. Avere il coraggio di chiedere scusa, quando in famiglia sbagliamo…» (Discorso alle famiglie in pellegrinaggio a Roma nell’Anno della fede, 26 ottobre 2013).

    «Ci vuole la perseveranza nell’amore, nei momenti belli e nei momenti difficili, quando ci sono i problemi con i figli, i problemi economici. Anche in questi frangenti l’amore persevera, va avanti sempre, cercando di risolvere le cose per salvare la famiglia» (Meditazione mattutina, 2 giugno 2014).


  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 20/05/2016 20:42

    SETTIMO INSEGNAMENTO DEL PAPA SULLA FAMIGLIA


    Nella famiglia si gusta la gioia vera



    «Care famiglie, voi lo sapete bene: la gioia vera che si gusta nella famiglia non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose, dalle circostanze favorevoli… La gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi. Amore paziente.

    Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società. Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la santa Famiglia di Nàzaret. La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi!» (Omelia per la Giornata della famiglia, 27 ottobre 2013).