00 07/04/2015 19:39
vita e scritti

don
 Michele Sopocko
 (1888-1975)
Don Michele Sopocko nacque a Nowosady, nella circoscrizione di Vilnius. Negli anni 1910 - 1914 studió teologia all’Università di Vilnius, poi a Varsavia, dove frequentò l’Istituto Pedagogico Superiore.
Dopo aver conseguito il dottorato in teologia morale nel 1926, divenne padre spirituale nel seminario di Vilnius. Fece la sua abilitazione nel 1934.
Lavoró come professore di teologia pastorale alla Facoltà di Teologia dell’Università Stefano Bàthory a Vilnius e nel Seminario di Bialystok (1928 - 1962).
Negli anni 1918 - 1932 fu cappellano militare dell’Esercito Polacco a Varsavia e a Vilnius.
Don Michele Sopocko nelle sue opere scientifiche pubblicate pose le basi teologiche per le nuove forme di culto della Divina Misericordia che egli stesso divulgò assiduamente.
Era impegnato anche in attività sociali.
Era confessore di comunità religiose e laiche.
Scrisse lettere di formazione per la prima comunità di suore e successivamente stese le costituzioni per la nuova congregazione, fondata  in base alle riflessioni e proposte di santa Faustina. Compose preghiere alla Misericordia Divina basandosi sui suoi testi.
Dopo la morte di santa Faustina, con la quale mantenne i contatti fino alla fine della sua vita, realizzò con fedeltà la missione delineata loro nelle visioni.
Nel Diario è rimasta viva la testimonianza che rivela la bellezza della personalità e la ricchezza interiore di questo santo sacerdote.
La realizzazione dell’immagine, la sua esposizione alla venerazione pubblica, la divulgazione della coroncina alla Divina Misericordia, i primi tentativi di stabilire la festa della Divina Misericordia e la fondazione della nuova congregazione religiosa - si sono concretizzate a Vilnius, grazie agli sforzi di don Michele Sopocko.
Da allora, le loro opere comuni, riscattate con la preghiera e la sofferenza, s’irradiano su tutto il mondo.
Dal Diario di Santa Faustina Kowalska
 “Vedendo la dedizione e le fatiche del reverendo dr Sopocko per questa causa, ammiravo la sua pazienza ed umiltá. Tutto questo è costato molto, non solo in sacrifici e dispiaceri di vario genere, ma anche molto denaro; ed a tutto ha provveduto il reverendo dr Sopocko. Vedo che la Divina Provvidenza lo aveva preparato a compiere quest’opera della Misericordia, ancora prima che io pregassi Dio per questo. Oh, come sono misteriose le Tue vie, Dio, e felici le anime che seguono la voce della Tua grazia!”. “O mio Gesù, Tu vedi quanta riconoscenza ho per Don Sopocko, che ha portato tanto avanti la tua opera. Quell’anima così umile ha saputo resistere a tutte le tempeste e non si è scoraggiata per le contrarietà, ma ha corrisposto fedelmente alla chiamata divina”.
“Scrivi che giorno e notte il Mio sguardo riposa su di lui e che permetto queste contrarietà per aumentare i suoi meriti. Io do la ricompensa non per il risultato positivo, ma per la pazienza e la fatica sopportata per Me”. “Nella sua corona ci saranno tante corone quante sono le anime che si salveranno tramite quest’opera”
 
“Ai piedi di Gesù vidi il mio confessore e dietro di lui un gran numero di ecclesiastici di altissimo rango, con indumenti che non avevo mai visto, eccetto allora in visione. E dietro a loro varie classi di ecclesiastici.
Più in là vidi una folla così vasta di gente che non riuscii ad abbracciarla con lo sguardo.
Vidi che dall’Ostia uscivano due raggi, come sono nell’immagine, che si unirono strettamente fra di loro, ma non si confusero e passarono nelle mani del mio confessore e poi nelle mani degli ecclesiastici e dalle loro mani passarono alla gente e tornarono nell’Ostia”.
“...ho ricevuto una lettera da Don Sopocko. Ho appreso che la causa di Dio procede, sia pure lentamente”.
(...) “Ho conosciuto che nel momento attuale Iddio per quest’opera esige da me preghiere e sacrificio”.
(...) “Dalla lettera ho appreso quanta luce Iddio concede a questo sacerdote. Ciò mi conferma nella convinzione che Iddio porterà a termine quest’opera per suo mezzo, nonostante le contrarietà; che l’opera la porterà a termine, nonostante le contrarietà si accumulino.
So bene che più un’opera è bella e grande, tanto più tremende sono le tempeste che si scateneranno contro di essa”.“Dio nei Suoi imperscrutabili disegni spesso permette che proprio coloro che si sono sobbarcati le più grandi fatiche per qualche opera, non godano dei frutti di quell’opera su questa terra”.
“Dio conserva tutta la loro  gioia per  l’eternità, ma, nonostante tutto, qualche volta fa loro conoscere quanto
Gli sono graditi i loro sforzi e quei momenti danno forza a quelle anime per nuove battaglie e nuove prove.
Sono le anime che assomigliano maggiormente al Salvatore, il quale nella Sua opera fondata sulla terra ha assaporato soltanto amarezza” .  
“Gesù mi ha fatto conoscere che tutto dipende dal Suo volere, dandomi una grande serenità per quanto concerne l’insieme di quest’opera.
Ascolta, figlia Mia, sebbene tutte le opere che sorgono per Mia volontà siano esposte a grandi sofferenze, tuttavia considera se ce n’è stata mai qualcuna di esse esposta a maggiori ostacoli dell’opera direttamente Mia, l’opera della Redenzione.
Non devi preoccuparti troppo delle contrarietà.
Il mondo non è così forte come sembra, la sua forza è strettamente limitata”
“Per il suo interessamento una nuova luce risplenderà
nella Chiesa di Dio per la consolazione delle anime”.
Dal Diario di Don Michele Sopocko
“Esistono delle verità che si conoscono, spesso se ne sente parlare e se ne parla, ma che non si capiscono. Cosí  è stato con me, per quanto riguarda la verità sulla misericordia divina. Tante volte menzionavo questa verità nelle omelie, ci ho pensato durante i ritiri, le ripetevo nelle preghiere della Chiesa – particolarmente nei Salmi - ma non comprendevo il significato di questa verità né approfondivo il suo contenuto, cioè che essa è l’attributo più alto dell’opera di Dio all’esterno. Ci voleva alla fine una semplice religiosa, S. Faustina, della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia (Maddalene), la quale, guidata interiormente, me ne parlò, brevemente e spesso lo ripeteva, stimolandomi così ad esaminare, studiare e a riflettere spesso su questa verità.
(...) all’inizio non sapevo bene di che cosa si trattasse, ascoltavo, dubitavo, mi ponevo delle domande, facevo delle ricerche e mi consigliavo con gli altri soltanto qualche anno più tardi capii l’importanza di  quest’opera, l’immensità di quest’idea e mi sono convinto io stesso dell’efficacia di quell’antico, quanto grande e vivificante culto, ma trascurato da chi richiedeva ai tempi nostri un rinnovamento.
(...) La fiducia nella Misericordia Divina, il divulgare il culto di  questa misericordia tra gli altri e consacrare ad esso, senza alcun limite, tutti i miei pensieri, parole ed opere, senza un’ombra di cercare me stesso, sarà d’ora in poi un principio fondamentale della mia vita, con l’aiuto della medesima misericordia incommensurabile”.
 
“Il Vangelo non consiste nel predicare che
i peccatori dovrebbero diventare buoni, ma che
Dio è buono con i peccatori”
 (don Michele Sopocko).
Padre Sopocko morì in aura di santità il 15 febbraio 1975 a Bialystok (nel giorno dell’onomastico di santa Faustina).
Il 20 dicembre 2004 la Congregazione per le Cause dei Santi a Roma promulgò il decreto sull’eroicità delle virtù del Servo di Dio  don Sopocko.
Il 17 dicembre 2007 il Santo Padre Benedetto XVI ha promulgato il decreto del miracolo  di don Michele Sopocko.
È stato  Beatificato a Bialystok  Il 28 Settembre 2008
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Dal Diario di Santa Faustina Kowalska
Dice Gesù:
“È un sacerdote secondo il Mio Cuore; i suoi sforzi Mi sono graditi. Vedi, figlia Mia, che la Mia volontà deve compiersi e mantengo quello che ti ho promesso.  Per suo mezzo spargo consolazioni per la anime sofferenti e tormentate, per suo mezzo Mi è piaciuto diffondere il culto alla Mia Misericordia e per mezzo di quest’opera della Misericordia si accosteranno a Me più anime di quante ne verrebbero se egli continuasse ad assolvere giorno e notte fino alla fine della vita.
Infatti così egli lavorerebbe fino alla morte, mentre con quest’opera lavorerà fino alla fine del mondo.
 
 

PREGHIERA 

per impetrare grazie per l’intercessione del Beato don Michele Sopocko

 Dio, Padre di Misericordia,

Tu hai fatto diventare tuo servo don Michele Sopocko

un apostolo della tua Misericordia sconfinata

e un adoratore ardente

di Maria, Madre di Misericordia.

Concedimi, di ottenere tramite  la sua intercessione,

per la maggiore gloria della Tua Misericordia

e per risvegliare la fiducia nella Tua paterna bontà,

la grazia .............. che Ti chiedo,

per Cristo Signore nostro Gesù Cristo. Amen.

Padre nostro...Ave Maria ...Gloria al Padre …

 

L a   F i d u c i a
 
 
 La Misericordia Divina
 
Frammenti del libro del Reverendo Prof. Michele Sopocko
 
Beato Don Michele Sopocko
La Misericordia di Dio nelle sue opere
“Il fattore decisivo per ottenere la misericordia Divina è la fiducia.
La fiducia è restare in attesa  dell’aiuto da parte di qualcuno. Essa non costituisce una virtù distinta, ma è una condizione necessaria della virtù della speranza ed anche una parte  costituente della  virtù della fortezza e magnanimità. Siccome la fiducia deriva dalla fede, moltiplica la speranza e l’amore, e, a parte questo, in un modo o nell’altro si collega con le virtù morali, essa può essere definita la base sulla quale le virtù teologali si collegano con quelle morali. Le virtù morali da naturali si trasformano in soprannaturali se sono da noi praticate confidando nell’aiuto di Dio.
La fiducia naturale – in quanto aspettarsi l’aiuto umano – è una grande leva nella vita di ogni uomo. Ricordiamoci, per esempio, l’assedio di Zbaraz, Chocim o di altri luoghi fortificati, quando gli assediati resistevano eroicamente agli attacchi del nemico, sopportando ogni privazione, perché si aspettavano i soccorsi e la liberazione. Ma aspettarsi l’aiuto da parte degli uomini spesso porta delusione. Invece chi confida in Dio, non sarà mai deluso. “La grazia circonda chi confida nel Signore” (Sal 31,10).
(...) nel discorso di addio tenuto dopo l’ultima cena nel cenacolo, il Signore Gesù, avendo dato gli ultimi ordini e avendo preannunciato  agli Apostoli le persecuzioni che li avrebbero oppressi a causa del Suo Nome, indica la fiducia come condizione necessaria per resistere e per ottenere l’aiuto della Divina Misericordia: “Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33). Questa è l’ultima parola del Salvatore pronunciata prima della passione (che è stata annotata dall’Apostolo prediletto), nel desiderio di ricordare a tutti i fedeli di tutti i tempi quanto è necessaria la fiducia, non soltanto consigliata – ma ordinata dal Salvatore.
Perché Dio con tanta insistenza raccomanda la fiducia? Perché essa è un omaggio  fatto alla Misericordia Divina. Chi si aspetta l’aiuto da parte di Dio, professa che Lui è onnipotente e buono, che può e vuole darci questo aiuto, e soprattutto che è misericordioso. “Nessuno è buono se non Dio solo” (Mc 10,18). Dobbiamo conoscere Dio nella verità, perché una conoscenza falsa di Dio raffredda la nostra relazione con Lui e blocca le grazie della Sua Misericordia.
(...) La nostra vita spirituale dipende principalmente dai concetti che ci facciamo su Dio. Ci sono tra noi e Dio delle relazioni fondamentali che risultano dalla nostra natura creata, ma ci sono anche delle relazioni che conseguono la nostra attitudine nei confronti di Dio la quale dipende dalle nostre idee su di Lui. Se ci facciamo dei concetti falsi sul Signore Altissimo, le nostre relazioni con Lui saranno poco adatte e i nostri sforzi di aggiustarle – infruttuosi. Se abbiamo un’idea inesatta su di Lui, nella nostra vita spirituale ci saranno molte carenze e imperfezioni. Se essa è vera secondo le possibilità umane, l’anima nostra, con tutta certezza, crescerà in santità e luce.
Quindi, il concetto su Dio è una chiave di santità, perché regola il nostro comportamento nei confronti di Dio come anche quello di Dio nei nostri confronti. Dio ci ha adottati come suoi figli purtroppo però, in pratica non ci comportiamo come figli; la figliolanza Divina spesso rimane soltanto una parola, e nelle opere non dimostriamo questa fiducia filiale verso un Padre così tanto Buono.
(...) La mancanza di fiducia ostacola Dio nell’elargire a noi le sue grazie, è come una nube oscura che blocca l’azione dei raggi solari, è come una diga che rende impossibile l’accesso all’acqua della sorgente.
(...) Nulla porta all’onnipotenza Divina tanta gloria, quanto il fatto che Iddio rende onnipotenti coloro che confidano in Lui. Tuttavia, per non deluderci mai, la nostra fiducia deve distinguersi con caratteristiche adeguate indicate dallo Stesso Re della Misericordia.
(...) Per riguardo a Dio la fiducia dovrebbe essere soprannaturale, assoluta, pura, forte e perseverante. Soprattutto la fiducia dovrebbe sgorgare dalla grazia e appoggiarsi su Dio.
(...) Confidando in Dio non ci si deve fidare troppo di noi stessi, dei nostri talenti, della propria ragione o forza, perché allora Iddio rifiuterà di aiutarci e ci permetterà di sperimentare la nostra incapacità. Nelle cose di Dio dovremmo temere noi stessi e avere il convincimento che da soli siamo capaci soltanto di deformare o perfino distruggere i disegni di Dio.
(...) Confidando in Dio non ci appoggiamo soltanto sui mezzi umani, perché in questo mondo le forze ed i tesori più grandi saranno inutili se Dio stesso non ci appoggia, non fortifica, non consola, non insegna, non custodisce. È vero che bisogna scegliere i mezzi che consideriamo necessari, ma non bisogna basarsi unicamente su di essi. Bisogna invece confidare totalmente in Dio. Questa fiducia dovrebbe essere a  metà strada tra il cosiddetto quietismo e l’attivismo eccessivo. I seguaci di quest’ultimo rimangono sempre inquieti perché nella loro attività si appoggiano unicamente su loro stessi. Invece confidare in Dio incita ad un lavoro assiduo anche nelle cose più piccole e nello stesso tempo preserva dall’inquietudine e agitazione delle persone troppo attive. Al contrario è pigrizia rimettersi totalmente a Dio senza essere fedeli ai propri doveri.
La fiducia in Dio deve essere forte e costante, senza dubbi e debolezze. Abramo aveva una tale fiducia, quando ebbe l’intenzione di offrire suo figlio in sacrificio. I martiri avevano una tale fiducia. Invece questa virtù è mancata agli Apostoli durante la tempesta e per questo motivo il Signore Gesù li ha rimproverati: “Perché avete paura, uomini di poca fede?” (Mt 8,26).
Avendo una fiducia forte, bisogna evitare la pusillanimità  e l’insolenza. La pusillanimità è la più vile delle tentazioni, perché appena perdiamo il coraggio di andare avanti nel bene, ben presto precipitiamo nell’abisso dei vizi. L’insolenza invece ci fa esporre ai pericoli (per esempio occasioni di commettere un peccato) nella speranza che Dio ci salverà. Abitualmente questo tipo di tentazione verso il Signore Dio finisce tragicamente per i tentatori.
Per riguardo a noi la fiducia dovrebbe essere legata al timore che risulta dalla conoscenza della nostra miseria. Senza questo timore la fiducia diventa presunzione mentre il timore senza la fiducia diventa pusillanimità. Il timore con la fiducia diventa umile e coraggioso e la fiducia col timore diventa forte e modesta.
Una nave a vela, per navigare, ha bisogno del vento e di un certo peso che la immerga nell’acqua affinché non si capovolga. Nello stesso modo anche noi abbiamo bisogno del vento della fiducia e del peso del timore. "Il Signore si compiace di chi lo teme, di chi spera nella sua grazia” (Sal 146,11).
La fiducia deve essere legata alla nostalgia, cioè al desiderio di contemplare le promesse Divine e di unirsi con il nostro Salvatore amato.
(...) La nostalgia di Dio dovrebbe essere conforme alla volontà di Dio, deve essere molto umile, non soltanto nel sentimento ma anche nella volontà, la quale deve incoraggiarci a lavorare incessantemente ed a offrirci totalmente a Dio. Tuttavia bisogna fondare la nostalgia fiduciosa sulla penitenza sincera per i nostri peccati, perché diversamente essa sarebbe un’illusione. “La grazia circonda chi confida nel Signore”.  (Sal 31,10).
Quando la tempesta infuria e la nave perde il suo albero, le funi ed il timone, mentre le onde la spingono contro le rocce dove c’è il pericolo di naufragare, i marinai spaventati ricorrono allora ad un mezzo estremo; gettano l’ancora affinché la nave  si arresti e preservi loro dallo schianto.  Per noi una tale ancora è confidare nell’aiuto Divino.
(...) "Benedetto l’uomo che confida nel Signore e il Signore è sua fiducia. Egli è come un albero piantato lungo l’acqua, verso la corrente stende le radici; non teme quando viene il caldo, le sue foglie rimangono verdi; nell’anno della siccità non intristisce, non smette di produrre i suoi frutti” (Ger 17,7-8).
Ecco i frutti della fiducia donati dallo Spirito Santo. Soprattutto la fiducia è un omaggio fatto alla misericordia Divina la quale, in cambio, dona a colui che confida forza e coraggio per vincere le difficoltà più grandi.
(...) La fiducia in Dio elimina ogni tristezza e abbattimento e colma l’anima di una gioia grandissima, anche nelle condizioni di vita più difficili.
(...) La fiducia fa miracoli perché essa ha a suo servizio l’onnipotenza di Dio.
(...) La fiducia dona la pace interiore che il mondo non può donare.
La fiducia apre la via a tutte le virtù.
Esiste una leggenda che racconta  che tutte le virtù avevano deciso di lasciare la terra, contaminata da numerosi misfatti, e di tornare nella dimora celeste. Quando si avvicinarono alla porta dei Cieli, il portiere le fece entrare tutte, tranne la fiducia, affinché i poveri uomini  sulla terra non cadessero nella disperazione in mezzo a tante tentazioni e sofferenze. Di conseguenza, la fiducia dovette tornare indietro e tutte le altre virtù la seguirono.
La fiducia consola particolarmente l’uomo morente che, all’ultimo momento della vita, ricorda tutti i peccati della sua vita e ciò lo porta alla disperazione. Proprio per questo motivo bisogna offrire ai morenti degli atti di fiducia adeguati, bisogna indicare loro la dimora ormai vicina, dove il Re di Misericordia attende con gioia coloro che confidano nella sua misericordia.
La fiducia assicura una ricompensa dopo la morte, come dimostrano numerosi esempi di Santi. Soprattutto Disma  il ladrone morente sulla croce accanto al Signore Gesù  che si rivolse a Lui con fiducia all’ultimo momento della sua vita e udì la dolce promessa: “Oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,43).
(...) “Maledetto l’uomo che confida nell’uomo, che pone nella carne il suo sostegno e il cui cuore si allontana dal Signore. Egli sarà come un tamerisco nella steppa, quando viene il bene non lo vede; dimorerà in luoghi aridi nel deserto, in una terra di salsedine, dove nessuno può vivere” (Ger 17,5-6).
Ecco l’immagine del mondo di oggi che confida talmente in sé stesso, nella sua saggezza, nella sua forza e nelle sue invenzioni. Tutto questo, invece di renderlo felice, provoca in lui la paura di un’autodistruzione. Indubbiamente, le invenzioni sono una cosa buona e conforme alla volontà di Dio che aveva detto: “Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra, soggiogatela e dominate” (Gen 1,28), ma non bisogna confidare unicamente nella propria ragione, dimenticando il Creatore e la lode e fiducia a Lui dovute.
 (...) La diffidenza degli uomini verso Dio è  un malinteso assurdo e privo di fondamento. Essa si crea a causa del fatto che trasferiamo su Dio i nostri difetti ed errori e Gli attribuiamo quello che scorgiamo in noi stessi. Ci immaginiamo un Dio incostante, capriccioso come noi, severo e  afflitto come noi: ecco, pensando così e comportandoci in questo modo noi offendiamo Dio e arrechiamo un grande danno a noi stessi. Dove saremmo adesso se Colui che dirige le nostre sorti fosse stato talmente vendicativo e talmente irascibile come noi spesso l’immaginiamo? La causa della nostra concezione erronea di Dio come anche il fatto di attribuire a Lui i nostri difetti è la conseguenza della nostra debolezza e tristezza, del nostro timore incessante e della nostra inquietudine interiore che regna d’altronde quasi in tutto il mondo.
Si può paragonare la fiducia ad una catena che pende dal cielo, alla quale attacchiamo le nostre anime. La mano di Dio solleva questa catena e rapisce coloro che la reggono forte.
(...) Stringiamo quindi questa catena durante la preghiera, come quel cieco di Gerico che sedeva lungo la strada e gridava con insistenza:“Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!”. Confidiamo in Dio nei nostri bisogni temporali ed eterni, nelle nostre sofferenze, pericoli ed abbandoni. Confidiamo anche nei momenti in cui ci sembra che Dio ci abbia abbandonati, quando ci nega le Sue consolazioni, quando non ci esaudisce, quando ci dona una croce pesante. Proprio allora bisogna confidare di più in Dio, perché è tempo di esperienza, tempo di prova che ogni anima deve passare.
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Preghiera
Spirito Santo, donami la grazia di una fiducia inflessibile,
per i meriti del Signore Gesù e timorosa, a causa della mia debolezza.
Quando  la povertà busserà alla mia porta:
Gesù, confido in Te.
Quando una malattia mi affliggerà oppure quando l’infermità mi toccherà:
Gesù, confido in Te.
Quando il mondo mi respingerà e quando mi perseguiterà con il suo odio:
Gesù, confido in Te.
Quando la calunnia nera mi sporcherà e mi riempirà di amarezza:
Gesù, confido in Te.
Quando gli amici mi abbandoneranno e mi feriranno con le loro parole e le loro azioni:
Gesù, confido in Te.
Spirito di amore e di misericordia, sii per me un rifugio, una dolce consolazione e speranza affinché io non cessi mai di confidare in Te,
anche nelle circostanze più difficili della mia vita!
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