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Gesù, confido in TE! La Divina Misericordia e l'EUCARISTIA








 

LA DIVINA MISERICORDIA E L’EUCARISTIA

Capitolo primo

La necessità dell’apostolato

LA DIVINA MISERICORDIA

 E LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

 

La Coroncina della Divina Misericordia:

Mistero della Fede - SACRIFICIO SPIRITUALE

Nella Coroncina della Divina Misericordia come figli invochiamo il Padre con Padre Nostro, la Madre celeste con l’Ave Maria, ci dichiariamo credenti alla verità assoluta di Dio, Divina Trinità, nella rivelazione in Gesù Cristo, allo Spirito Santo, alla Chiesa, alla Comunione dei Santi, alla remissione dei peccati, alla vita eterna: con la recita del Credo.

Queste preghiere ci portano al Momento Centrale della Coroncina della Divina Misericordia la preghiera del “Mistero della Fede”:

Eterno Padre, ti offro il Corpo e il Sangue, l’Anima e la Divinità

del Tuo Dilettissimo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo,

in espiazione dei nostri peccati e di quelli del mondo intero.

Questo Mistero, questa offerta che pronunciamo con le parole, è la verità soprannaturale che non può essere conosciuta mediante le forze naturali dell’intelligenza umana, ed è in maniera spirituale la stessa offerta a Dio Padre che viene fatta con il Mistero Salvifico del Sacrificio della Croce nella Celebrazione Eucaristica.

Entriamo così nel Mistero, il Mistero della Fede,

ll Mistero della Divina Misericordia.

Questo Mistero spicca nell’Antico Testamento, nel libro dell'Esodo con l’intervento di Dio, che salva dalla mano degli egiziani il popolo ebreo.

Il Signore istituisce la Pasqua(Cfr.Es.12) comandando agli ebrei di sacrificare un agnello per casa, un agnello per famiglia, senza difetto, nato nell’anno e maschio da immolare al tramonto e le modalità con le quali l’agnello doveva essere cotto e mangiato, il Signore comandò inoltre che con un po’ del suo sangue venissero segnate le porte delle loro case.

Il Signore in quella notte colpì gli egiziani nelle loro case, e passò oltre le case degli ebrei perché erano segnate con il sangue dell’agnello.

Quel passare oltre in ebraico significa Pasqua, e questa Pasqua per ordine del Signore doveva essere commemorata per sempre come un rito e atto di culto verso il Signore, che aveva salvato il popolo ebreo dagli egiziani:

“la Pasqua Ebraica”.

Con il sangue dell’agnello Dio salvò gli ebrei dalla schiavitù degli egiziani. Così gli ebrei perpetuarono il rito con il sacrificio dell’agnello, per stabilire quel legame sacro che li univa a Dio e celebrare quell’avvenimento di salvezza. Ma gli ebrei che Dio aveva scelto come suo popolo non custodirono l’alleanza che egli aveva fatto con loro, ed allora stabilì

LA NUOVA ALLEANZA.

Gesù Cristo il Signore offre se stesso in SACRIFICIO

 e diventa l’Agnello immolato per la nostra salvezza.

Il Sangue di Gesù diventa il sangue che segna la nostra vita

e ci fa Passare Oltre, ecco perché Cristo è la nostra Pasqua.

Per mezzo del Sangue di Gesù Cristo possiamo essere partecipi della Nuova Alleanza con Dio, con il Sangue di Gesù Cristo si stabilisce quel vincolo sacro che ci unisce a Dio, la particolare relazione tra Dio e l’uomo; e la resurrezione di Gesù rappresenta la definitiva salvezza, la sconfitta del male, del peccato e della morte.

Gesù Cristo ci fa partecipare al suo Sacrificio sulla Croce ad ogni Santa Messa, è nella Santa Messa che Gesù diventa Vittima Sacrificale e si offre a Dio Padre per noi.

 

LA SANTA MESSA - LITURGIA EUCARISTICA

MISTERO DELLA FEDE - SACRIFICIO SACRAMENTALE

Nel Nuovo Testamento la parola “Mistero” si riferisce al piano divino per la redenzione del mondo in Cristo, nascosto a chi non crede ma rivelato a chi ha fede (Ef1,3-10).

La Parola di Dio

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Efesini (1,3-10)

Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci a essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia. Egli l’ha abbondantemente riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza, poiché egli ci ha fatto conoscere il mistero della sua volontà, secondo quanto, nella sua benevolenza, aveva in lui prestabilito per realizzarlo nella pienezza dei tempi: il disegno cioè di ricapitolare in Cristo tutte le cose, quelle del cielo come quelle della terra.

 

Dalla Lettera di San Paolo Apostolo agli Ebrei (2,1-18; 9,1-28)

(2,1-18) Non ricusiamo la salvezza. – Proprio per questo bisogna che ci applichiamo con maggior impegno alle cose udite, per non essere sospinti fuori rotta. Se, infatti, la parola trasmessa per mezzo degli angeli si è dimostrata salda, e ogni trasgressione e disobbedienza ha ricevuto una giusta punizione, come potremo noi sottrarci al castigo se trascuriamo una salvezza così grande? Questa infatti, dopo essere stata promulgata all’inizio dal Signore, è stata confermata in mezzo a noi da quelli che l’avevano udita, mentre Dio convalidava la loro testimonianza con segni e prodigi e miracoli d’ogni genere e dono dello Spirito Santo, distribuiti secondo la sua volontà.

Cristo è il Salvatore. – Non certo a degli angeli egli ha assoggettato il mondo futuro, del quale parliamo. Anzi, qualcuno in un passo ha testimoniato:

Che cos’è l’uomo perché ti ricordi di lui O il figlio dell’uomo perché te ne curi? Di poco l’hai fatto inferiore agli angeli, di gloria e di onore l’hai coronato e hai posto ogni cosa sotto i suoi piedi.

Avendogli assoggettato ogni cosa, nulla ha lasciato che non gli fosse sottomesso. Tuttavia al presente non vediamo ancora che ogni cosa sia a lui sottomessa. Però quel Gesù, che fu fatto di poco inferiore agli angeli, lo vediamo ora coronato di gloria e di onore a causa della morte che ha sofferto, perché per la grazia di Dio egli sperimentasse la morte a vantaggio di tutti.

(9,1-28) Cristo entra nel santuario celeste. – Certo, anche la prima alleanza aveva norme per il culto e un suo santuario terreno. Fu costruita infatti una tenda: la prima, nella quale vi erano il candelabro, la tavola e i pani dell’offerta. Dietro il secondo velo c’era un’altra tenda, detta “Santo dei Santi”, con l’altare d’oro per l’incenso e l’arca dell’alleanza tutta ricoperta d’oro, nella quale si trovava un’urna d’oro contenente la manna, la verga di Aronne che era germogliata e le tavole dell’alleanza. E sopra l’arca stavano i cherubini della gloria, che stendevano l’ombra sopra il luogo dell’espiazione. Di tutte queste cose non è necessario ora parlare nei particolari. Disposte in tal modo le cose, nella prima tenda entrano in ogni tempo i sacerdoti per celebrarvi il culto; nella seconda invece solamente il sommo sacerdote, una volta all’anno, e non senza portare del sangue, che egli offre per se stesso e per i peccati d’ignoranza del popolo. Lo Spirito Santo intendeva così mostrare che non era ancora aperta la via del santuario, finché sussisteva la prima tenda. Essa infatti è una figura del tempo presente: conforme ad essa si offrono dono e sacrifici che non possono rendere perfetto, nella coscienza, l’offerente, trattandosi solo di cibi, di bevande e di varie abluzioni, tutte prescrizioni umane, valide fino al tempo in cui sarebbero state riformate.

Efficacia del sacerdozio di Cristo. – Cristo invecevenuto come sommo sacerdote dei beni futuri, attraverso una tenda più grande e più perfetta, non costruita da mano di uomo, cioè non appartenente a questa creazione, entrò una volta per sempre nel santuario non con sangue di capri e di vitelli, ma con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna. Infatti, se il sangue dei capri e dei vitelli e la cenere di una giovenca sparsi su quelli che sono contaminati, li santificano, purificandoli nella carne, quanto più il sangue di Cristo, il quale con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio, purificherà la nostra coscienza dalle opere morte, per servire il Dio vivente?

Per questo egli è mediatore di una nuova alleanza, perché, essendo ormai intervenuta la sua morte in redenzione delle colpe commesse sotto la prima alleanza, coloro che sono stati chiamati ricevano l’eredità eterna che è stata promessa. Dove infatti c’è un testamento, è necessario che sia accertata la morte del testatore, perché un testamento ha valore solo dopo la morte e rimane senza effetto finché il testatore vive. Per questo neanche la prima alleanza fu inaugurata senza sangue. Infatti dopo che Mosè ebbe proclamato a tutto il popolo ogni comandamento secondo la legge, preso il sangue dei vitelli e dei capri con acqua, lana scarlatta e issopo, ne asperse il libro stesso e tutto il popolo, dicendo:questo è il sangue dell’alleanza che Dio ha stabilito per voi. Alla stessa maniera asperse con il sangue anche la tenda e tutti gli arredi del culto. Secondo la legge, infatti, quasi tutte le cose vengono purificate con il sangue e senza spargimento di sangue non c’è perdono.

Eterna efficacia del sacrificio di Cristo. – Era dunque necessario che le figure delle realtà celesti fossero purificate con tali mezzi; le stesse realtà celesti però dovevano esserlo con sacrifici superiori a questi. Cristo infatti non è entrato in un santuario fatto da mani d’uomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, allo scopo di presentarsi, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore, e non per offrire se stesso più volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui. In questo caso, infatti avrebbe dovuto soffrire più volte dalla fondazione del mondo. E invece una volta sola ora, nella pienezza dei tempi, è apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso. E come stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio, così Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirà una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che l’aspettano per la loro salvezza.

Dal Vangelo secondo S. Matteo (28,16-20)

La missione degli Apostoli. Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo”.

Dall’insegnamento della Chiesa

Mediator Dei Lettera enciclica sulla Liturgia di  Pio XII

1.      “Il Mediatore tra Dio e gli uomini” (1Tm2,5), il grande pontefice che penetrò i cieli, Gesù Figlio di Dio (cfr.Eb4,14), assumendosi l’opera di misericordia con la quale arricchì il genere umano di benefici soprannaturali, mirò senza dubbio a ristabilire tra gli uomini e il loro Creatore quell’ordine che il peccato aveva turbato ed a ricondurre al Padre Celeste, primo principio ed ultimo fine, la misera stirpe di Adamo infetta dal peccato d’origine. E perciò, durante la sua dimora terrena, non solo annunziò l’inizio della redenzione e dichiarò inaugurato il Regno di Dio, ma attese a procurare la salute delle anime con il continuo esercizio della preghiera e del sacrificio, finché, sulla Croce, si offrì vittima immacolata a Dio per mondare la nostra coscienza dalle opere di morte, onde servire al Dio vivo (cfr.Eb9,14). Così tutti gli uomini, felicemente richiamati dalla vita che li trascinava alla rovina e alla perdizione, furono ordinati di nuovo a Dio, affinché, con la personale collaborazione al conseguimento della propria santificazione, frutto del sangue immacolato dell’Agnello, dessero a Dio la gloria che gli è dovuta.

2.      Il Divin Redentore volle, poi, che la vita sacerdotale da Lui iniziata nel suo corpo mortale con le sue preghiere ed il suo sacrificio, non cessasse nel corso dei secoli nel suo Corpo Mistico che è la Chiesa; e perciò istituì un sacerdozio visibile per offrire dovunque la oblazione monda (cfr.Mal1,11), affinché tutti gli uomini dall’Oriente all’Occidente, liberati dal peccato, per dovere di coscienza servissero spontaneamente e volentieri Dio.

3.      La Chiesa dunque, fedele al mandato ricevuto dal suo Fondatore, continua l’ufficio sacerdotale di Gesù Cristo soprattutto con la sacra Liturgia.

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Codice di Diritto Canonico:  La Santissima Eucaristia

Can.897 Augustissimo sacramento è la santissima Eucaristia, nella quale lo stesso Cristo Signore è presente, viene offerto ed è assunto, e mediante la quale continuamente vive e cresce la Chiesa.

Il Sacrificio eucaristico, memoriale della morte e della risurrezione del Signore, nel quale si perpetua nei secoli il Sacrificio della croce, è il culmine e fonte di tutto il culto e della vita cristiana. Mediante esso è significata e prodotta l’unità del popolo di Dio e si compie l’edificazione del corpo di Cristo. Gli altri sacramenti infatti e tutte le opere ecclesiastiche di apostolato sono strettamente uniti alla santissima eucaristia e ad essa sono ordinati.

Can.898 – I fedeli abbiano in sommo onore la santissima Eucaristia, partecipando attivamente nella celebrazione dell’augustissimo Sacrificio, ricevendo con frequenza e massima devozione questo sacramento e venerandolo con somma adorazione; i pastori d’anime che illustrano la dottrina di questo sacramento, istruiscano diligentemente i fedeli circa questo obbligo.

La celebrazione Eucaristica

Can.899 - §1La celebrazione eucaristica è azione di Cristo stesso e della Chiesa; in essa Cristo Signore, mediante il ministero del sacerdote, offre a Dio Padre se stesso, sostanzialmente presente sotto le specie del pane e del vino, e si dona come cibo spirituale ai fedeli associati nella sua offerta.

§2Nella Sinassi eucaristica il popolo di Dio è chiamato a radunarsi in unità sotto la presidenza del Vescovo o, in dipendenza dalla sua autorità, del presbitero, che agiscono nella persona di Cristo, e tutti i fedeli che prendono parte, sia chierici che laici, concorrono partecipandovi ciascuno a suo  modo secondo la diversità degli ordini e dei compiti liturgici.

§3. La celebrazione eucaristica sia ordinata in modo che tutti coloro che vi partecipano traggano da essa abbondanza di frutti, per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il Sacrificio eucaristico.

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Dalla Lettera enciclica Ecclesia de Eucaristia Giovanni Paolo II

Mistero della fede

11. “Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito” (Cor11,23), istituì il Sacrificio eucaristico del suo corpo e del suo sangue. Le parole dell’apostolo Paolo ci riportano alla circostanza drammatica in cui nacque L’Eucaristia. Essa porta indelebilmente inscritto l’evento della passione e della morte del Signore. Non ne è solo l’evocazione, ma la ri-presentazione sacramentale. È il sacrificio della Croce che si perpetua nei secoli.

Bene esprimono questa verità le parole con cui il popolo, nel rito latino, risponde alla proclamazione del “Mistero della Fede” fatta dal sacerdote: “Annunziamo la tua morte, Signore!”.

12. … Istituendolo, egli non si limitò a dire “Questo è il mio corpo”, “Questo è il mio sangue”, ma aggiunse “Dato per voi… versato per voi” (Lc22,19-20). Non affermò soltanto che ciò che dava loro da mangiare e da bere era il suo corpo ed il suo sangue, ma ne espresse altresì il valore sacrificale, rendendo presente in modo sacramentale il suo sacrificio, che si sarebbe compiuto sulla Croce alcune ore dopo per la salvezza di tutti. “La Messa è a un tempo e inseparabilmente il memoriale del sacrificio nel quale si perpetua il sacrificio della Croce e il sacro banchetto della comunione al corpo e al sangue del Signore.

14. …. “Proclamiamo la tua risurrezione. In effetti, il Sacrificio eucaristico rende presente non solo il mistero della passione e della morte del Salvatore, ma anche il mistero della risurrezione, in cui il sacrificio trova il suo coronamento. È in quanto vivente e risorto che Cristo può farsi nell’Eucaristia “pane della vita” (Gv.6,35-48), “pane vivo (Gv6,51).

16. … L’efficacia salvifica del sacrificio si realizza in pienezza quando ci si comunica ricevendo il corpo e il sangue del Signore. Il Sacrificio eucaristico è di per sé orientato all’unione intima di noi fedeli con Cristo attraverso la comunione: riceviamo Lui stesso che si è offerto per noi, il suo corpo che Egli ha consegnato per noi sulla Croce, il suo sangue che ha “versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt26,28). Ricordiamo le sue parole: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”(Gv6,57). …

18. …. “nell’attesa della tua venuta”. L’Eucaristia è tensione verso la meta, pregustazione della gioia promessa da Cristo (cfr.Gv15,11); in certo senso, essa è anticipazione del Paradiso, “pegno della gloria futura”. … Colui che si nutre di Cristo nell’Eucaristia non deve attendere l’aldilà per ricevere la vita eterna: la possiede già sulla terra, come primizia della pienezza futura, che riguarderà l’uomo nella sua totalità. Nell’Eucaristia riceviamo infatti anche la garanzia della risurrezione corporea alla fine del mondo: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv6,54).

L’Eucaristia e la comunione ecclesiale

35. …. Il Sacramento esprime vincolo di comunione sia nella dimensione Invisibile che, in Cristo, per l’azione dello Spirito Santo, ci lega al Padre e tra noi, sia nella dimensione visibile implicante la comunione nella dottrina degli Apostoli, nei Sacramenti e nell’ordine gerarchico.

36… L’integrità dei vincoli invisibili è un preciso dovere morale del cristiano che vuole partecipare pienamente all’Eucaristia comunicando al corpo e al sangue di Cristo. A questo dovere lo richiama lo stesso Apostolo con l’ammonizione: “Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice” (1Cor11,28). San Giovanni Crisostomo, con la forza della sua eloquenza, esortava i fedeli: “Anch’io alzo la voce, supplico, prego e scongiuro di non accostarci a questa sacra Mensa con una coscienza macchiata e corrotta. Un tale accostamento, infatti, non potrà mai chiamarsi comunione, anche se tocchiamo mille volte il corpo del Signore, ma condanna, tormento e aumento di castighi”.

In questa linea giustamente il Catechismo della Chiesa Cattolica stabilisce: “Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave, deve ricevere il sacramento della riconciliazione prima di accedere alla Comunione”. Desidero quindi ribadire che vige e vigerà sempre nella Chiesa la norma con cui il Concilio di Trento ha concretizzato la severa ammonizione dell’apostolo Paolo affermando che, al fine di una degna ricezione dell’Eucaristia, “si deve premettere la confessione dei peccati, quando uno è conscio di peccato mortale”.

37. …L’Eucaristia e la Penitenza sono due sacramenti strettamente legati. Se l’Eucaristia rende presente il Sacrificio redentore della Croce perpetuandolo sacramentalmente, ciò significa che da esso deriva un’esigenza continua di conversione, di risposta all’esortazione che san Paolo rivolgeva ai cristiani di Corinto: “vi supplico in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio” (2Cor5,20)

Alla scuola di Maria, donna “Eucaristica”

53. … Nel racconto dell’istituzione, la sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era presente tra gli Apostoli, “concordi nella preghiera” (At1,14), nella prima comunità radunata dopo l’ascensione in attesa della Pentecoste. Questa sua presenza non poté certo mancare nelle Celebrazioni Eucaristiche tra i fedeli della prima generazione cristiana, assidui “nella frazione del pane” (At2,42).

55. … In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio.

L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’incarnazione.

… C’è pertanto un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo, e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva “per opera dello Spirito Santo” era il Figlio di Dio” (cfr.Lc1,3-35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l’intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino.

“Beata colei che ha creduto” (Lc1,45): Maria ha anticipato, nel mistero dell’Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, “tabernacolo” – il primo “tabernacolo” della storia - dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi “irradiando” la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica?

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Dal Catechismo della Chiesa Cattolica Compendio

il Sacramento dell’Eucaristia

Che cos’è l’Eucaristia? È il sacrificio del Corpo e del Sangue del Signore Gesù, che egli istituì per perpetuare nei secoli, fino al suo ritorno, il sacrificio della Croce, affidando alla sua Chiesa il memoriale della sua Morte e Risurrezione. È il segno dell’unità, il vincolo della carità, il convito pasquale, nel quale si riceve Cristo, l’anima viene ricolmata di grazia e viene dato il pegno della vita eterna.

Quando Gesù Cristo ha istituito l’Eucaristia? L’ha istituita il Giovedì Santo, “la notte in cui veniva tradito” (1Cor11,23), mentre celebrava con i suoi Apostoli l’Ultima Cena.

Come l’ha istituita? Dopo aver radunato i suoi Apostoli nel Cenacolo, Gesù prese nelle sue mani il pane, lo spezzò e lo diede loro dicendo: “Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto per voi”. Poi prese nelle sue, mani il calice del vino e disse loro: “Prendete e bevetene tutti: questo è il calice del mio sangue per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti in remissione dei peccati. Fate questo in memoria di me”.

Come Gesù è presente nell’Eucaristia? Gesù Cristo è presente nell’Eucaristia in modo unico e incomparabile. È presente infatti in modo vero, reale, sostanziale: con il suo Corpo e il suo Sangue, con la sua Anima e la sua Divinità. In essa è quindi presente in modo sacramentale, e cioè sotto le specie eucaristiche del pane e del vino, Cristo tutto intero: Dio e uomo.

Quale tipo di culto è dovuto al Sacramento dell’Eucaristia? È dovuto il culto di latria, cioè di adorazione, riservato solo a Dio sia durante la celebrazione eucaristica sia al di fuori di essa. La Chiesa, infatti, conserva con la massima diligenza le Ostie consacrate, le porta agli infermi e ad altre persone impossibilitate a partecipare alla Santa Messa, le presenta alla solenne adorazione dei fedeli, le porta in processione e invita alla frequente visita e adorazione del Santissimo Sacramento conservato nel tabernacolo.

Che cosa si richiede per ricevere la santa Comunione? Per ricevere la santa Comunione si deve essere pienamente incorporati alla Chiesa cattolica ed essere in stato di grazia, cioè senza coscienza di peccato mortale. Chi è consapevole di aver commesso un peccato grave deve ricevere il Sacramento della riconciliazione prima di accedere alla Comunione. Importanti sono anche lo spirito di raccoglimento e di preghiera, l’osservanza del digiuno prescritto dalla Chiesa e l’atteggiamento del corpo (gesti, abiti) in segno di rispetto a Cristo.

(Codice di Diritto Canonico Canone 919§1). Chi intende ricevere la Santissima Eucaristia si astenga per lo spazio di almeno un’ora prima della Sacra Comunione da qualunque cibo o bevanda, fatta eccezione soltanto per l’acqua e le medicine).

Quali sono i frutti della santa Comunione? La Santa Comunione accresce la nostra unione con Cristo e con la sua Chiesa, conserva e rinnova la vita di grazia ricevuta nel Battesimo e nella Cresima e ci fa crescere nell’amore verso il prossimo. Fortificandoci nella carità, cancella i peccati veniali e ci preserva in futuro dai peccati mortali.

Che cosa rappresenta l’Eucaristia nella vita della Chiesa? È fonte e culmine di tutta la vita cristiana. Nell’ Eucaristia toccano il loro vertice l’azione santificante di Dio verso di noi e il nostro culto verso di lui. Essa racchiude tutto il bene spirituale della Chiesa: lo stesso Cristo, nostra Pasqua. La comunione della vita divina e l’unità del Popolo di Dio sono espresse e prodotte dall’Eucaristia. Mediante la celebrazione eucaristica ci uniamo già alla liturgia del Cielo e anticipiamo la vita eterna.

Come viene chiamato questo Sacramento? L’insondabile ricchezza di questo Sacramento si esprime con diversi nomi, che evocano suoi aspetti particolari. I più comuni sono: Eucaristia, Santa Messa, Cena del Signore, Frazione del Pane, Celebrazione Eucaristica, Memoriale della Passione, della Morte e della Risurrezione del Signore, Santo Sacrificio, Santa e Divina Liturgia, Santi Misteri, Santissimo Sacramento dell’Altare, Santa Comunione.


[Modificato da MARIOCAPALBO 30/03/2016 09:16]