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In ALEXANDRINA M. da COSTA
LA PASSIONE DI GESU

In ALEXANDRINA M. da COSTA
 
al lettore con l'augurio che, leggendo e meditando, ascenda a tal punto, da sentirsi dire da Gesù:
 
« Tu mi ami quando piangi e quando sorridi; mi ami nel dolore e nella gioia; mi ami nel silenzio e parlando: mi ami in tutto »
 
Il tribunale ecclesiastico della diocesi di Braga iniziò il processo sulle virtù e fama di santità della serva di Dio Alexandrina Maria da Costa il 14.1.1967. Interrogati 48 testimoni ed approvati gli scritti, fu chiuso felicemente il 10.4.1973. Nel maggio seguente tutta la documentazione passò alle Congregazioni romane. Nel dicembre 1975 i teologi specializzati in dogma, morale e mistica diedero il loro voto positivo sugli scritti della Serva di Dio.
 
Presentazione
LA VOCAZIONE DEL CRISTIANO E’ DI PARTECIPARE ALLA PASSIONE DI CRISTO
 
L'invito di Gesù all'uomo perché divenga suo discepolo comporta la partecipazione e la conforma­zione alla sua Passione (Mt 10,16), per stabilire una relazione di somiglianza tra il Maestro e il discepolo (Gv10,4 ss). L’inserimento in Lui come tralci nella vite (Gv 10,17), come pure la necessità di rimanere nel suo amore, significa osservare la sua parola, come per Lui rimanere nella parola del Padre significa attuare la sua parola, cioè quella volontà che Gli impone di offrire la propria vita per il gregge (Gv10,17). Secondo l'insegnamento di Cristo, dunque, vero discepolo è colui che rivive il suo mistero di morte, o meglio colui che accoglie in sé Cristo per rivivere la sua Passione. Così l'apostolo Paolo ha capito e vissuto il mi­stero di Cristo. Il Vangelo è tutto qui: « Noi predi­chiamo Cristo crocifisso » (1 Cor 1,23). La vita di Paolo è una riproduzione viva della vita di Cristo. « Io voglio vantarmi soltanto di questo: della cro­ce del nostro Signor Gesù Cristo: perché Egli è morto in croce, il mondo è morto per me e io sono morto per il mondo » (Gal 6,14); « Portiamo sempre e dovunque nel nostro corpo le sofferenze di Gesù mo­rente, affinché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo » (2 Cor4,10). E l'apostolo si sente confitto in croce: « Sono sta­to crocifisso per sempre con Cristo... dunque non so­no più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. E pur continuando a vivere nella carne, io ormai vivo per la fede nel Figlio di Dio, il quale mi ha amato e ha sacri­ficato se stesso per me » (Gal 2,19 ss). Il desiderio di Paolo, nello slancio verso la perfe­zione, è di conoscere la forza della sua Passione, co­me della sua Risurrezione e di rimanere configurato alla sua Morte (Fil 3,8-11). « Mediante il battesimo che ci ha uniti alla Sua morte, siamo dunque stati sepolti con Lui, affinché, come Cristo è risuscitato dai morti mediante la po­tenza gloriosa del Padre, così anche noi vivessimo una nuova vita » (Rm 6,4), cioè: « Siamo stati total­mente uniti a Lui con una morte simile alla sua »(Rm 6,5). Quindi nella vita cristiana, quando raggiunge il suo vigore, la sua fioritura, dovrà necessariamente manifestarsi anche questa assimilazione alla Passione di Cristo, con la stessa chiarezza con la quale si ma­nifesta la vita della Grazia, la presenza del Cristo nell'anima. Perciò, se tale pienezza porta con sé per una certa connaturalità l'esperienza, anche Cristo crocifisso sarà la grande realtà dell'esperienza cristiana. Gesù stesso ha parlato della presenza del suo Spi­rito, quando i discepoli saranno chiamati a rendergli testimonianza attraverso la passione e la morte (Mt 10,20). La parola di Gesù trova conferma in tutta la tra­dizione cristiana. Ignazio di Antiochia scrive: « Per mezzo della croce il Cristo, nella sua Passione, invita voi tutti che siete sue membra. Il capo non può esistere a parte senza le sue membra » (Trall 11,2). L'agiografia cristiana è ricca di testimonianze di questa presenza di Cristo nella vita dei fedeli, soprat­tutto come trionfatore sul dolore e sulla morte. Nella ricca schiera dei mistici cristiani non sono pochi coloro che hanno rivissuto in modo estrema­mente realistico il dramma della Passione di Cristo, nel loro corpo e nel loro spirito. Ed è grazie alla loro esperienza della presenza di Dio e della sua azione nelle anime mistiche, che la teologia conosce le rela­zioni intime tra le Persone divine della Trinità e la loro opera nelle anime.
 
LA PASSIONE IN ALEXANDRINA
 
Il fenomeno della Passione di Gesù in Alexandri­na si verificò durante l'arco di 17 anni: dal 1938 al 1955. In questo lungo intervallo di tempo bisogna di­stinguere due periodi, nei quali il fenomeno si è ma­nifestato con caratteristiche diverse; indicheremo ri­spettivamente con « partecipazione fisica » e « par­tecipazione interiore » queste due forme o modi di manifestarsi del fenomeno, per comodità di denomi­nazione; facciamo però ben presente che la Passione è unica sostanzialmente, essendoci contemporanea­mente sofferenze del corpo e dell'anima, fisiche, mo­rali e spirituali, inscindibili.
 
1. Partecipazione fisica
Nel 1° periodo, dal 3 ottobre 1938 al 20 marzo 1942, il fenomeno avveniva in giorni ed ore deter­minate: dalle 12 alle 15 del venerdì. Alexandrina riviveva ordinatamente le varie fasi della Passione dall'agonia nell'Orto alla morte, in stato di estasi. I suoi sentimenti e le sue reazioni ai dolori erano rese manifeste da atteggiamenti, gesti, espressioni del viso e di tutto il corpo, facilmente interpretabili da chi vi poteva assistere.Padre Pinho ha scritto al riguardo: « Noi abbiamo veduto svolgersi al vivo il dram­ma della Passione, anche se non apparirono le stigmate, perché Alexandrina aveva chiesto che nulla appa­risse all'esterno. La Passione fu violentissima ed i presenti piangevano singhiozzando a quello spettacolo di dolore visibilissimo » (cf Cristo Gesù in Alexan­drina, p. 730). Il professore di mistica, Mendes do Carmo, ha af­fermato: « E’ un angelo crocifisso! ». La maestra del paese, Saòzinha, ed altri hanno testimoniato: « Eravamo trasportati in spirito nei vari luoghi della Passione di Gesù. Nessuno poteva segui­re quelle scene senza piangere ». La sorella Diolinda, in una lettera a p. Pinho par­la del fenomeno Passione rivissuto il 7.4.1939: « Padre mio, cosa fu mai il venerdì santo: fu davvero giorno di Passione! Prima di iniziare, che volto di afflizione aveva! Temeva il trascorrere di quel giorno e diceva: "Vorrei che fosse già pas­sato ".
 La confortavo come potevo e l'accarezzavo, no­nostante che anch'io fossi satura di paura e di affli­zione. Durante la Passione non potei non piangere e vidi che quasi tutti gli altri presenti piangevano. Che spettacolo commovente! L'agonia nell'Orto fu lunga ed afflittiva. Si udivano gemiti molto profondi e talora singhiozzava. Non Le parlo della flagellazione e della coronazione di spine! I colpi di flagello li prese in ginoc­chio e come se avesse le mani legate. Le avvicinai un cuscino alle ginocchia, ma lei cambiò posto, non lo volle. Ha le ginocchia in misero stato. Le battiture non si contarono: durarono molto a lungo... La si ve­deva svenire. Anche i colpi di canna sulla testa coro­nata di spine furono innumerevoli. Durante la Passione vomitò due volte: soltanto acqua perché non aveva nulla nello stomaco. Il sudore era tanto che i capelli erano impastati; le passai la mano sui vestiti e la ritrassi bagnata. Alla fine della coronazione di spine pareva un cadavere. Vennero ad assistere il canonico Borlido (di Via­na do Castelo) e due persone; così pure il dott. Almiro de Vasconcelos (di Penafiel) e la sua sposa con la sorella Giuditta ». A proposito del peso della croce che gravava sulle spalle di Alexandriina durante la fase della salita sul Calvario, ricordiamo questo episodio. Durante la Passione rivissuta il giorno 29.8.1941, il dott. Azeve­do invita uno dei sacerdoti presenti ad alzare dal pavimento la veggente caduta sotto il peso della cro­ce (mistica). Viene scelto il più robusto; la prende sotto le ascelle, ma tutti i suoi sforzi sono inutili. Spiega: « Con tutta la mia forza, non riesco! ». Alexandrina pesava allora circa 40 kg! Dopo che il Cireneo ha preso su di sé la croce, il dott. Azevedo invita lo stesso sacerdote ad alzare Alexandrina; questi vi riesce senza sforzo. La spie­gazione è evidente: la prima volta vi erano due pesi; la seconda volta vi era il solo peso della veggente. In altra occasione, durante il fenomeno in stato di estasi, P. Pinho le aveva imposto di dirgli quale il peso della croce. E Alexandrina in atteggiamento molto grave: « La mia croce ha un peso mondiale! ».
 
2. Partecipazione interiore
Nel 2° periodo, dal 27 marzo 1942 sino alla mor­te, Alexandrina riviveva la Passione fuori dell'estasi e non più in giorni determinati, soffrendo intimamen­te in modo che nulla trapelasse all'esterno, anzi tal­volta coprendo il dramma profondo con un dolce sorriso. Il 19 giugno 1946 diceva al suo secondo diret­tore: « In altri tempi questi sentimenti e sofferenze li provavo specialmente durante le tre ore del venerdì tra le 12 e le 15; i dolori della Passione si sussegui­vano con ordine; oggi no. Lo sgomento per questi dolori perdura quasi sempre, al martedì, mercoledì, giovedì oppure al venerdì; in ore non fisse provo ora questo, ora quell'altro tormento della Passione ». Gesù, durante la Passione, ha sofferto i tormenti inflittigli dagli uomini e contemporaneamente quelli che si è inflitto Lui stesso, in quanto volontariamente ha fatto propri i peccati del mondo (1 Pt 2,24; Is 53,4).Abbandonato alla giustizia di Dio, si è trovato totalmente solo, non soltanto a patire la sua agonia, ma anche a conoscerla. E così pure Alexandrina. P. Corne non chiama forse Gesù « il peccatore universale, il peccatore di tutti i tempi e di tutti i luoghi, sul quale Dio fa pesare tutto il rigore della sua giustizia »? E p. Monsabré « l'incontro di tutti gli oltraggi e di tutte le piaghe »? Mons. Gay da parte sua scrive: « E’ la verità che Gesù, la benedizione vivente ed infinita, essendosi fatto peccatore per tutti, deve essere maledetto per tutti ». La morte fisica è così la conseguenza di quella morte spirituale che è la separazione dell'uomo da Dio. Secondo Cullmann, sarebbe questa morte totale nemica di Dio, la causa della angoscia di Gesù nel­l'Orto del Getsemani, più che la crocifissione e le sue circostanze... No, Egli non può vincere la morte che morendo realmente, arrendendosi allo stesso do­minio della morte, la grande distruggitrice della vita, della unione con Dio. Granfield commenta il grido di Cristo crocifisso: « Mio Dio! mio Dio, perché mi hai abbandonato? », affermando: « Il peso del peccato del mondo, l'iden­tificazione completa di Gesù con i peccatori implica­no un abbandono non solamente sentito, ma reale da parte del Padre. In questo grido di abbandono è rivelato il pieno orrore del peccato dell'uomo ». Solo l'amore può ispirare a svolgere un ruolo simile. Il Cristo sofferente non è soltanto una manifesta­zione folgorante della misericordia divina; ma è anche una rivelazione non meno folgorante della malizia del peccato e della spaventosa catastrofe in cui si precipitano i peccatori, per il fatto stesso che si allontanano da Colui senza il quale sono un nulla e che è la sorgente unica di ogni vita e felicità. Tutte queste verità non vengono esplicitate nel Vangelo, ma da maestri in scienze teologiche ed in sede sperimentale nelle pagine del diario di Alexan­drina, la mistica, quasi analfabeta secondo la cultura umana, e da altre anime mistiche cristiane. Ben a ragione Gesù le diceva: « La crocifissione che tu hai è delle più dolorose che la storia può registrare ». Meditandola si riesce veramente ad approfondire la nostra conoscenza dell'amore del Cristo sofferente e redentore. Ci si renderà conto anche dell'opera che svolse nella redenzione la Madre di Gesù e nostra, come anche del valore salvifico della sofferenza di qual­siasi anima che sappia accettarla con amore in unione con Gesù.
 
3. Gli effetti dell'esperienza dei mistici
Una sicura garanzia dell'autentico carisma mistico è un vigoroso dinamismo ecclesiale ed apostolico, in perfetta sintonia con il magistero della Chiesa. L'obbedienza perfetta ed eroica all'autorità eccle­siastica, praticata da Alexandrina, fu riconosciuta ufficialmente dal Tribunale diocesano che ne svolse il processo sulle virtù eccezionali e ne approvò gli scritti. Tutti gli scritti di Alexandrina sono ormai con­validati anche dal voto positivo degli specializzati in dogma, morale, mistica delle Congregazioni romane. Questo ci invita a considerare i principali effetti che nascono dall'esperienza mistica della serva di Dio: a. Una conoscenza non comune né facile dei fat­ti, sentimenti e circostanze della Passione di Cristo, che non si trovano esplicitati nei Vangeli, o vi sono appena accennati. b. Una conoscenza particolarmente profonda e intensa dei dolori intimi e spirituali del Salvatore, al di là dei suoi dolori fisici. Un vero contributo alla penetrazione della psicologia di Gesù. c. La rivelazione dell'amore indicibile, misterioso e quasi « assurdo » di Cristo per l'uomo. Amore che, nella Passione e morte di Gesù, trova la sua espres­sione più alta. « Nessuno ha un amore più grande di questo: mo­rire per i propri amici » (Gv 15,13). Ovviamente è questo l'aspetto più toccante, per­ché l'anima viene condotta verso l'abisso di quella carità di Cristo che qui Alexandrina, con S. Paolo, sente sperimentalmente « come superiore ad ogni conoscimento umano » (Ef 3,19). In questa esperienza dell'unica oblazione redenti­va di Cristo, fatta una volta per sempre (Eb 10,10) l'anima mistica sente più che mai che la Passione « è la più grande e stupenda opera del divino amore ed insieme che è un mare di amore e di dolore ». S. Giovanni della Croce, parlando delle grandi comunicazioni che il Signore fa all'anima negli alti gradi della esperienza mistica, afferma che « le co­munica specialmente i dolci misteri della sua incar­nazione e i modi e le vie della umana redenzione »; altrove dice che « l'anima si riveste e si trasforma ne­gli stessi splendori del Verbo incarnato e gode delle gioie più pure dello spirito anche se questo itinerario spirituale è accompagnato dal puro patire ».
 
MOTIVAZIONI E ORIGINE DI QUESTO LAVORO
 
« Il mondo non comprende ciò che soffrì Gesù »(Diario, 25.10.1945). « Io vorrei disegnare in un quadro tutte le soffe­renze di Gesù che sento nella mia anima e poter stamparle in tutti i cuori affinché sentano e compren­dano ciò che soffrì Gesù; e così non pecchino più, non Lo offendano più, Lo amino solamente, perché solo l'amore divino sia il fuoco per i cuori di tutta l'umanità » (Diario, 18.10.1945). Questo ardente desiderio di Alexandrina ha preso noi pure e abbiamo sentito l'urgenza di soddisfarlo. Particolarmente vicini ad Alexandrina (in qualità di direttore spirituale) abbiamo sentito anche il do­vere di diffondere i tesori di cui il Signore l'ha ricol­mata, per il bene delle anime. Già nel nostro volume Cristo Gesù in Alexandri­na si trovano descritti molti momenti della Passione ma sono così frammentati e distanziati nei vari stralci per una sommaria autobiografia, che non presentano quel quadro desiderato da Alexandrina. Scavando nella profonda e vasta miniera di materiale prezioso di cui siamo in possesso, abbiamo tratto alla luce i brani più significativi e li abbiamo composti in un insieme, il più organico che ci è stato possibile. Il quadro elaborato non riesce certo a dare una visione completa per due motivi: 1. L'esperienza insegna quanto sia difficile espri­mere con la parola i moti dell'anima, soprattutto quando il linguaggio umano deve tradurre realtà ed operazioni divine. Molte volte Alexandrina esprime la sua sofferen­za nel dover dettare, per obbedienza, quanto avviene nella sua anima. Sono frequenti nel Diario queste sue parole: « Se la mia ignoranza sapesse esprime­re... »; « Seppi sentire, ma non so dire... 2. Per la sovrabbondanza di materiale. Alexan­drina rivisse la Passione di Cristo, nella seconda forma (periodo dal 27 marzo 1942 sino alla morte), soffrendo settimanalmente ora un aspetto, ora un al­tro, del martirio di Gesù. Abbiamo scelto i brani più significativi per offri­re al lettore un quadro sintetico. Confessiamo che ci siamo accinti al non facile la­voro, pur consapevoli di inevitabili manchevolezze, perché ci piangeva il cuore di lasciare sepolte perle così preziose. Siano dunque bene utilizzate! Siano feconde in         tante anime! Con questo auspicio abbiamo fatto la dedica al lettore, con segreto ma caloroso voto che, conoscendo di più riesca ad amare di più; e amando di più rie­sca a conoscere sempre più profondamente Cristo Gesù, per lasciarlo vivere e crescere in sé quanto più possibile.
 
LA SUA STRUTTURA
 
Il lavoro è stato diviso in sette « momenti »; ognuno di essi è costituito da vari quadri, coordinati tra loro cronologicamente e psicologicamente; cia­scuno di essi è abbastanza compiuto in sé e suffi­cientemente indipendente dagli altri per essere og­getto di meditazione. Il contenuto di ogni quadro è espresso dal relativo sottotitolo da noi aggiunto. Ogni quadro è composto di vari frammenti; a fianco di ciascuno di essi è collocato un numero; esso viene riportato alla fine del libro, insieme alla data corrispondente al dettato da cui è stato tolto. Fra i molti frammenti somiglianti ne abbiamo scelto uno solo: quello che ci è parso più espressivo e anche più consono al contesto e lo abbiamo inse­rito accanto agli altri in modo da formare come un grande intarsio. Abbiamo escluso ripetizioni, nel senso che ogni frammento è riportato una sola volta. Il lettore vi trova invece ripetizioni sostanziali di concetti, di sentimenti, di patimenti, sotto forme sempre diverse, con sfumature diverse: questo « ri­petersi » è avvenuto nella realtà; per esempio, alcuni tormenti sono già presentiti nel giovedì, poi anche durante l'agonia nell'Orto e infine vissùti sulla cima del Calvario. Ricorre sovente anche la dolorosa ama­rezza di vedere che molti, troppi non traggono profitto dal Sacrificio. Ritorna poi insistente, in un cre­scente continuo il motivo dell'intrecciarsi del dolore con l'amore, della loro complementarità e il trionfo dell'amore ad ogni costo. Sono i temi fondamentali, essenziali del Cristia­nesimo e non sono ripetuti mai abbastanza: mettono in evidenza una introspezione singolare del doloroso Calvario sofferto da Cristo e rivissuto da Alexandrina. E’ vero che la connessione dei « frammenti dell'in­tarsio » non è sempre perfetta. Ma abbiamo preferito questo inconveniente, alla introduzione di frasi non appartenenti al testo di Alexandrina. La traduzione è sempre aderente all'originale. Abbiamo trascurato volutamente eleganze letterarie e linguistiche. Talvolta però abbiamo dovuto cambiare il tempo di qualche verbo per uniformità di esposi­zione, entro uno stesso quadro. Inoltre, per aderenza al modo attuale di sentire, qui in Italia, abbiamo sostituito il « Tu » al « Voi »nei colloqui tra l'anima e Gesù. Ringraziamo alcuni cari amici per la collabora­zione che ci hanno dato.
Leumann, 2.2.1977 Festa della presentazione del Signore
D. UMBERTO M. PASQUALE, S.D.B.
 
 
TUTTA LA VITA DI CRISTO FU CROCE E MARTIRIO
 
1 Quanto costò o Gesù la sua vita sulla Terra! 2 Non fu, l'Orto con il Calvario, sofferenza di alcune ore: tutta la vita fu Orto e Calvario. 3 Egli cresceva in età e sapienza e in Lui e con Lui cresceva la croce. Non se ne separò un solo istante: in essa cresceva, in essa soffriva; ma sempre con sorriso e bontà, con i suoi sguardi pieni di fascino e di attrattiva. Così Lo vidi e sentii dentro di me, a soffrire in me e con me. 4 Fu un essere umano che soffrì; una Vita divina che vinse.
 
«PADRE L’ORA E’ VENUTA» (Gv 17, 1)
 
 «E’ stato messo nel numero dei malfattori » (Lc 22,36)
5 Oggi, giovedì, fin dal mattino presto, mi sentivo molto addolorata: al vedere che tutto il popolo stava in attesa di nuovi avvenimenti, provavo una ripugnanza molto grande e insieme vergo­gna. Mi pareva di vedere gruppi qua e là intenti a fare commenti. Mio Dio, mi attende il venerdì! che paura! I miei sguardi sembrano penetrare nell'intimo di tutta la moltitudine che occupa le strade: la mia anima sente tutto. Sulla costa di un'altura, presso l'entrata della città, il fico maledetto. Più in basso, un uomo porta sul capo una broc­ca d'acqua. Si intrecciano abboccamenti... 6 Con gli occhi dell'anima vedo gesti di rancore contro di me; vedo persone che camminano in fretta qua e là a prepararmi il tradimento, la congiura per catturarmi. 7Oh, come io vedo il tradimento che mi prepa­rano! Cade sopra di me il peso di tutte le umiliazioni: non vi è alcun male che non dicano contro di me.Da lontano, molto lontano, si fanno commenti; il mio nome corre su tante bocche: è diffamato, è avvolto nel fango come foglia che in esso marcisce. La mia anima sente tutto e si disfa nel dolore. 10 Tutto questo che io sento e vedo, è avvenuto in Te, o Gesù! Sono sofferenze tue; e tutte le hai sofferte per amor mio!
 
« Parto ma resto con voi »
11 Mi si impresse nell'anima la visione di Gesù con gli apostoli. Gesù vedeva approssimarsi la morte e, quasi senza forze per affrontare la separazione da loro, diceva: « E’ giunta la mia ora: vado a morire. Parto, ma resto con voi ». E il Cuore divino di Gesù ardeva di amore. Passavano le ore. L'orrore della sofferenza aumentava, ma anche l'amore cresceva. Io sentivo il mio petto come una fornace e il cuore in essa, come un recipiente sul fuoco, era in continua ebollizione: quanto più bolliva, più traboccava; quanto più traboccava, più si riempiva. Gesù fissava la Mamma; tornava a fissare gli apostoli. In un dolore molto profondo mormorava: « Devo lasciarvi, ma non posso separarmi da voi. Io vado, ma resto: mi lega a voi il mio amore ». I legami d'amore di Gesù si avvolgevano sempre più al Cuore santissimo della Madre e degli apostoli
 
« Devo dare il Cielo al mondo »
12 Corre verso di me la morte. Il sepolcro è pronto. 13 La mia anima vede che tutti già si preparano per catturarmi e togliermi la vita ad ogni costo.14  Vede tutto ciò che strapperà la vita al corpo. 15 Mi sento consumare dalla visione dell'agonia nell'Orto e della morte. 16 Sento nel cuore le corde che domani legheran­no il corpo; sento gli schiaffi e gli sputi che dovranno cadere sul volto. 17 Vedo la grande corona di spine che, in forma di casco, dovrà avvolgere il mio capo. 18    La mia anima geme e agonizza. Triste giovedì! che cosa mi aspetta mai! Sento e vedo che il mio sangue tra poco scorrerà dal corpo. 19 Sento che le anime ne dovranno essere bagnate. 20 Già vedo la croce! 21 Sono di scandalo in mezzo alla moltitudine. L'anima piange; il corpo trema. 22 O Orto, o Calvario, o morte, o orrore, o sgo­mento! 23 Il mio spirito si mantiene fisso nel Signore. In silenzio, vado esclamando: « Mio Dio, mio Dio! Padre mio, Padre mio! ». 24 Fisso i miei occhi al Cielo: « Avvenga ciò che deve avvenire! Devo dare il Cielo al mondo. Devo comprarlo con la moneta della mia sofle­renza ».
 
 « Una tristezza mortale mi opprime » (Mt 26,38)
25 Nel pomeriggio avevo l'impressione di percorre­re delle strade. Camminavo, ed ero schernita da quanti mi vedevano e additata come rea di tutte le colpe, come la più grande criminale. 26 Vidi la terra dell'Orto, il luogo che sarebbe sta­to irrorato con il mio sangue. In un impulso di amore volevo baciare ed ab­bracciare quel terreno. 27 Più di una volta venne verso il mio cuore l'im­magine della montagna del Calvario, grande co­me il cielo. La mia anima vedeva sulla sua cima, presso la croce, la Mamma piangente in grande agonia, attorniata da alcune anime care. Vedevo la Maddalena sciolta in lacrime. 28 Il mio cuore ripeteva: « L'anima mia è triste fino a morirne ». 29 Io mi interessavo di tutte le cose e il mio pensiero stava sempre nell'Orto. Camminavo per diverse strade e il cuore viveva sempre là. Non valeva la pena parlare anticipatamente di quelle sofferenze: non sarei stata compresa.
 
Due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore
30 Il dolore, lo sgomento schiacciavano il cuore: lo distruggevano. L'amore lo ricreava. E così ripe­tute volte. 31 Il mio cuore volava verso l'Orto a bere alla fon­te di ogni dolore. Portava con sé un'altra fonte, più ricca ancora: quella dell'amore. Questo mi obbligava a bere nell'altra. 32 Sentivo in me due mari immensi: uno di dolore, l'altro di amore. Quello di amore stava sopra il suolo dell'Orto; e in esso sfociava, ma senza esaurirsi, il mare di dolore. L'amore tutto assorbiva. 33 Un fuoco divoratore bruciava tutto il mio intimo giungeva fino alle labbra secche e aride: era fuoco di amore, era fuoco di consegna totale, era fuoco di vita. 34 L'amore vibrava; l'amore cresceva, vinceva, copriva il dolore. Che cuore grande, io avevo! Grande come Dio. Oh, quanto è grande, grande, infinitamente grande l'amore di Dio!