00 17/03/2012 10:13
Morali Pastorali

CONTRO LA MENZOGNA

 

Introduzione.

1. 1. Consenzio, fratello mio carissimo, tu mi hai mandato un abbondante materiale perché io lo legga. Sì, è proprio molto quel che mi hai mandato a leggere, e io già stavo preparando la risposta. Sono però stato impedito da varie altre occupazioni più urgenti, e così è trascorso un anno intero. Ora son messo alle strette, dovendoti rispondere ad ogni costo per non trattenere più a lungo il latore [del tuo scritto], che, sopraggiunta la stagione favorevole per la navigazione, desidera tornare in patria. Pertanto tutti i documenti che per tuo incarico mi ha recato il servo di Dio Leona, come li sfogliai e lessi quando mi furono recapitati, così li ho riletti più tardi, quando mi son deciso a dettare l’opera presente, valutando ogni cosa con quell’attenta riflessione che mi è stata possibile. Mi ha arrecato molto piacere la forma letteraria dello scritto, e così pure la tua conoscenza delle Sacre Scritture, l’acume del tuo ingegno, il dispiacere che ti spinge ad attaccare certi cattolici negligenti e anche lo zelo con cui inveisci contro gli eretici, compresi quelli che si tengono nascosti. Tuttavia non mi garba l’idea che per scovarli dai loro nascondigli si ricorra alla menzogna. Per qual motivo infatti cerchiamo di tenerli d’occhio e di scoprirli se non per sorprenderli e tirarli fuori in campo aperto, e così insegnar loro la verità o, quanto meno, perché essi, convinti dalla verità, non abbiano a nuocere agli altri? E questo facciamo perché la loro menzogna scompaia o sia evitata, e tragga incremento la verità di Dio. Orbene, come potrò con la coscienza a posto combattere le menzogne ricorrendo alla menzogna? Si potrà forse combattere il latrocinio con il latrocinio, il sacrilegio con il sacrilegio, l’adulterio con l’adulterio? Se infatti fosse vero che mediante la mia menzogna abbonderà la verità di Dio, diremo forse anche noi: Facciamo il male perché ne scaturisca il bene 1? La qual cosa vedi tu stesso come sia disapprovata dall’Apostolo. Che vuol dire infatti quel tuo: "Mentiamo per riportare alla verità gli eretici mentitori" se non: Facciamo il male perché ne scaturisca il bene? O dovremo per caso ritenere che la menzogna qualche volta sia una cosa buona o che, almeno qualche volta, essa non sia un male? Perché dunque è stato scritto: Tu, Signore, hai in odio chi commette iniquità; condanni alla rovina tutti coloro che proferiscono menzogna 2? Non ha infatti eccettuato nessuno né ha detto in maniera generica: Tu condanni alla rovina chi proferisce menzogna, espressione che potrebbe intendersi riferita a qualcuno e non a tutti. Al contrario egli pronunzia una sentenza universalmente valida, dicendo: Tu condanni alla rovina tutti coloro che proferiscono menzogna. O che forse per non aver egli detto: "Tu condanni tutti coloro che dicono ogni sorta di menzogna" o "che proferiscono qualsiasi menzogna" dovremo ritenere che abbia concesso facoltà di dire delle menzogne? E cioè: Ci sarà per caso una qualche menzogna che, quando la si dicesse, Dio non condanna, mentre egli condanna tutti coloro che dicono la menzogna ingiusta, di fronte alla quale ci sarebbe anche la menzogna giusta, che noi dovremmo ritenere non una colpa ma un atto lodevole?

I priscillianisti difendono la loro opinione con testimonianze scritturistiche.

2. 2. Come puoi non accorgerti del profitto che la nostra discussione arreca a quegli stessi che cerchiamo di conquistare (considerando il risultato come una caccia grossa!) ricorrendo noi stessi alla menzogna? Questo comportamento è adottato dai priscillianisti, i quali, come tu personalmente hai rilevato, pretendono di dimostrarlo con testimonianze scritturistiche, ed esortano i loro adepti a mentire anche in base a presunti esempi dei patriarchi, dei profeti, degli apostoli e degli stessi angeli. Non dubitano anzi di poter inserire in tale elenco lo stesso nostro Signore Gesù Cristo, in quanto ritengono che per dimostrare la veracità della loro falsità non c’è altro motivo se non dire che la stessa Verità ha proferito menzogne. Son metodi da disapprovare, non da imitare. E noi non dobbiamo condividere l’errore per il quale riteniamo i priscillianisti peggiori degli altri eretici. Si constata infatti che loro soltanto, o almeno loro principalmente, difendono l’onestà della menzogna quando serve ad occultare la verità di cui essi si stimano possessori. Quindi ritengono che un male così grande sia legittimo, insegnando che la verità basta conservarla dentro il cuore, mentre dire il falso alla gente non costituisce peccato. Quanto al testo scritturale: Colui che nel suo cuore dice la verità 3, esso, secondo loro, dovrebbe essere inteso nel senso che, sebbene uno con la bocca dica menzogne, rimane nella giustizia se ad udire tali menzogne non ci sia un amico intimo ma un estraneo qualunque. Secondo loro sarebbe questo il motivo per cui anche l’apostolo Paolo, dopo aver detto: Lasciata da parte la menzogna, dite la verità, aggiunge subito: Ciascuno al suo prossimo, perché siamo membra l’uno dell’altro 4. In altre parole, se si parla a gente che non ci è vicina per la mancanza della verità e non è unita a noi come membro del nostro corpo, è lecito, anzi è doveroso, dire menzogne.

L’errore dei priscillianisti vanifica ogni martirio.

2. 3. Un’affermazione come questa offende i santi martiri, anzi nega ogni martirio cristiano. A loro avviso, i martiri avrebbero agito con maggiore santità e saggezza se dinanzi ai persecutori non avessero confessato d’essere cristiani, impedendo che a motivo proprio della loro confessione i persecutori diventassero omicidi. Con la loro menzogna, cioè negando quel che realmente erano, essi avrebbero salvaguardato l’incolumità del proprio corpo e il proposito della propria volontà, e non avrebbero permesso ai persecutori di attuare l’omicidio progettato nel cuore. Costoro infatti non erano vicini al martire per la [comune] fede cristiana, perché si dovesse manifestare a loro con parole la verità della quale i martiri parlavano dentro il proprio cuore. Si trattava anzi di persone nemiche della verità. Come esempio di liceità nel mentire, gli eretici con sagacia tirano fuori, tra gli altri, quello di Iehu che con una menzogna affermò d’essere un devoto di Baal, al fine di uccidere i seguaci di questa divinità 5. E da perversi qual sono, argomentano: Con quanto maggior giustizia in tempo di persecuzione i seguaci di Cristo possono con una menzogna dire che sono adoratori dei demoni, perché gli adoratori dei demoni non uccidano i servi di Cristo? E se quel tale offrì sacrifici a Baal per uccidere degli uomini, con quanto maggior ragione i cristiani possono sacrificare agli idoli per impedire che degli uomini siano uccisi? Stando dunque all’eccellente insegnamento di questi linguacciuti, che danno ci sarebbe nel dire col corpo menzogne riguardanti il culto del diavolo, se nel cuore ci si conserva fedeli al culto di Dio? Ma non in questa maniera intesero l’Apostolo i martiri veri, i martiri santi. Fissarono nei loro occhi e ritennero fermamente le parole della Scrittura: Col cuore si crede per [ottenere] la giustizia, con la bocca si professa [la fede] per [ottenere] la salvezza 6, e le altre: Non si è trovata menzogna sulla loro bocca 7. In tal modo se ne sono andati con animo esente da colpa là dove non dovranno più guardarsi dalle tentazioni che ci procurano i mentitori, dal momento che nelle loro abitazioni celesti non avranno né lontani né vicini quanti dicono menzogne. Essi non avrebbero certamente imitato la condotta di Iehu nell’inquisire gli empi e i sacrileghi per ucciderli ricorrendo a un’empia menzogna e commettendo un cruento sacrilegio, nemmeno se la stessa Scrittura avesse tralasciato di dirci che razza di uomo fosse costui. Siccome poi troviamo scritto che il cuore di lui non fu retto dinanzi a Dio 8, cosa gli giovò l’avere egli conseguito una ricompensa limitata e transitoria qual era il regnare per un certo tempo? Fu infatti per una tale ricompensa che egli obbedì all’ordine di distruggere totalmente la casa di Acab, mentre in realtà era animato dal desiderio di dominare. Ti esorto dunque, fratello, a sostenere come vera la scelta operata dai martiri, e cioè a non voler essere, nei riguardi dei mentitori, un maestro di menzogna ma un assertore della verità. Ti scongiuro di badare attentamente a ciò che ti dico: devi cioè convincerti di come sia da scartarsi l’idea che, per uno zelo certo lodevole ma tutt’altro che assennato, contro gli eretici possa adottarsi la dottrina [dell’inganno] al fine di prenderli nel laccio e così correggerli o, quanto meno, evitarli.

La menzogna è disdicevole ai cristiani cattolici.

3. 4. Molte sono le specie di menzogna, e noi le dobbiamo odiare tutte, senza distinzioni, poiché non c’è menzogna che non sia in contrapposizione con la verità. Verità e menzogna sono infatti cose contrarie fra loro come luce e tenebre, pietà ed empietà, giustizia e ingiustizia, peccato e opere buone, salute e infermità, vita e morte. Quanto più dunque amiamo la verità, tanto più dobbiamo odiare la menzogna. Tuttavia ci sono delle menzogne che, se le si crede, non recano alcun danno, per quanto l’intenzione di ingannare anche con questo tipo di menzogne non è esente da danni: i quali però ricadono su chi mente e non su chi gli presta fede. Se, ad esempio, quel nostro fratello, servo di Dio che era Frontone, nell’indicarti le cose che ti disse avesse proferito (Dio liberi!) una qualche menzogna, avrebbe recato danno a se stesso, non a te, anche ammesso che tu senza malizia avessi creduto a tutto quello che egli ti raccontava. In effetti, tanto se le cose fossero andate così [com’egli diceva], quanto se fossero andate diversamente, siccome esse non contenevano nulla che a crederle avvenute in un modo (mentre erano avvenute diversamente), chi vi prestava fede non doveva ritenersi reo di colpa per aver trasgredito una qualche norma della verità o la dottrina della salvezza eterna. Se viceversa uno mente in cose che a crederle si cade nell’eresia riguardo agli insegnamenti di Cristo, tanto più grave è la colpa del mentitore quanto più misera è la condizione di chi gli presta fede. Vedi dunque quanto grande colpa sia mentire, trasgredendo l’insegnamento di Cristo, in una materia che a crederla si va in perdizione, anche se ciò facciamo per tirare dalla nostra i nemici della dottrina di Cristo. Noi intenderemmo condurli alla verità allontanandoci noi stessi da ciò che è vero; e non ci accorgiamo che, mentre vogliamo attirare gli impostori ricorrendo alla menzogna, insegniamo loro falsità ancora più gravi! Infatti quello che dicono quando mentiscono è ben diverso da quello che dicono a causa dell’errore in cui cadono. Ed effettivamente quando predicano la loro eresia essi palesano l’errore in cui si trovano, quando invece asseriscono o dottrine che non hanno o di non avere le dottrine che hanno, essi dicono delle falsità. È vero tuttavia che se uno non presta fede alle loro parole, sebbene non li riporti alla fede, lui almeno non va in perdizione. Non si allontana infatti dalla fede cattolica uno che prende per cattolico un eretico che mentendo fa professione di verità insegnate dalla Chiesa cattolica. Ciò che fa non lo danneggia poiché l’errore che commette riguarda l’interno dell’uomo (che rimanendo nascosto non può giudicarlo) e non la dottrina rivelata da Dio, che egli ha ricevuto e deve custodire [inalterata]. Se al contrario gli eretici si mettono a insegnare la loro eresia, chi presta loro fede e considera vera la loro dottrina condividendo il loro errore, incorre nella stessa condanna da loro meritata. Sì, va in perdizione chiunque presta fede alle dottrine perniciose che gli eretici propagandano con verbosità, tratti in inganno dal loro errore mortifero. Quando invece noi cattolici predichiamo i dogmi della religione cattolica, che riteniamo essere alla base della retta fede, allora chi li crede, se era andato perduto viene salvato. Ecco ora il caso dei priscillianisti che per nascondere i loro veleni si camuffano da cattolici: se uno dei nostri crede alle loro parole sebbene essi se ne stiano nascosti, costui rimane cattolico. Diverso è il caso dei cattolici che, per smascherare gli eretici, ricorrendo alla menzogna dicono di essere priscillianisti: costoro dovranno per forza elogiare i dogmi insegnati dagli eretici facendoli passare per nostri. E allora chi ci crede o si rafforzerà nell’adesione alle loro dottrine o passerà subito alla loro setta, magari temporaneamente. Chi infatti può sapere con certezza ciò che recherà il futuro?, se cioè in seguito essi saranno condotti a libertà, quando noi diremo la verità, dopo che in antecedenza sono stati ingannati dalle nostre menzogne? Come daranno ascolto al nostro insegnamento quando si saranno accorti che noi siamo dei bugiardi? Chi ci assicura un risultato positivo? Chi non s’avvede che la cosa è del tutto incerta? Da tutto questo si conclude che è più perniciosa o, per essere più benevoli, più pericolosa la menzogna detta dai cattolici per convincere gli eretici che non quella che dicono gli eretici per sfuggire ai cattolici. In effetti, se uno presta fede ai cattolici che per attirare all’errore ricorrono alla menzogna, diventa eretico o si conferma nell’eresia. Al contrario, se uno presta fede agli eretici che con menzogna occultano la loro identità, non cessa di essere cattolico. Per chiarire queste affermazioni vogliamo esporre alcuni casi a modo di esempio, e li prenderemo soprattutto dagli scritti che tu mi hai mandato perché li leggessi.

Immaginiamoci ora un indagatore.

3. 5. Immaginiamoci ora un indagatore che furbescamente si mette in contatto con un tizio del quale ha sentito dire che è priscillianista e, ricorrendo alla menzogna, gli decanta le opere del vescovo Dittinio, nell’ipotesi che l’abbia conosciuto, o la sua rinomanza se non l’ha conosciuto di persona. È questa una cosa ancora tollerabile poiché costui, come ordinariamente si crede, era cattolico e si ravvide dell’errore in cui era caduto. Continuando poi nella sua strategia di usare l’inganno, gli parlerà con accenti di devota ammirazione di Priscilliano, persona empia e detestabile, condannato per le sue perniciose malefatte e i crimini commessi. Si metterà quindi a celebrarlo come uno che meriti venerazione: per cui, se quel tale che si vuol prendere al laccio non fosse stato per caso un priscillianista convinto, ascoltando questi elogi sarà confermato [nell’errore]. A questo punto il ragionamento dell’inquisitore si spingerà oltre e dirà che lui personalmente prova compassione per quanti dal principe delle tenebre sono stati avvolti dalle tenebre di errore così grave da non riconoscere più la dignità della propria anima e lo splendore della figliolanza divina. Procedendo ancora, colmerà di elogi il libro di Dictinio, intitolato Libra. Lo si chiama così perché si svolge in trattati concernenti dodici problemi, quasi fossero dodici once. In tale Libra son contenute orribili bestemmie, ma quel conquistatore improvvisato dichiara che il libro è assai più prezioso di molte migliaia di libre d’oro; e così l’astuzia di chi ricorre alla menzogna uccide l’anima di quell’altro, se è credente, ovvero, se è già stato ucciso, lo sprofonda ancor di più nella morte e ve lo seppellisce. Ma tu replichi: Più tardi egli si libererà. E se questo non avvenisse? Potrebbe infatti sopraggiungere un qualche ostacolo che impedisca di portare a compimento il cammino iniziato, ovvero potrebbe riemergere l’ostinazione per cui la mente dell’eretico ricominci a negare le verità che, almeno in parte, aveva cominciato a confessare. Ciò accadrà più probabilmente se egli verrà a sapere che è stato provocato da un estraneo [alla setta]. In tal caso egli tenterà di occultare i suoi sentimenti ricorrendo alla menzogna e lo farà con maggiore audacia, avendo appreso anche dall’esempio del suo cattivo istigatore la certezza che può mentire senza incorrere in alcuna colpa. E noi con che coraggio oseremo disapprovare un tal comportamento in un uomo convinto che si può ricorrere alla menzogna per nascondere la verità? E come faremo a condannare una cosa che noi stessi insegniamo?

Chi segue il convincimento dei priscillianisti sulla menzogna, si allontana dal vero.

3. 6. Ma continuiamo! Noi seguendo la vera fede, senza esitazione alcuna condanniamo ciò che i priscillianisti, stando alla detestabile falsità della loro eresia, insegnano su Dio, sull’anima, sul corpo e tutte le altre cose; quanto invece alla loro opinione sulla liceità della menzogna per occultare la verità, ecco che noi saremmo disposti ad accettarla (Dio liberi!) come una dottrina nostra e loro. Orbene questo è un male così grave che, quand’anche il nostro tentativo di conquistarli e convertirli con la nostra menzogna conseguisse il reale successo di conquistarli e convertirli, non sarebbe questo un risultato di tanto valore da compensare il danno che ne è derivato: cercando il loro emendamento, infatti, ci siamo noi stessi pervertiti diventando simili a loro. In realtà con tale menzogna ci siamo noi stessi, almeno in parte, allontanati dal vero, ed essi si son ravveduti solo a metà, poiché non c’è stata correzione in quel che essi ritengono sulla liceità della menzogna quando si tratta di raggiungere la verità. Quanto poi a noi, ecco che diciamo e insegniamo quanto insegnano loro e imponiamo tale metodo come necessario per poter avvicinare gli avversari e farli ravvedere. Purtroppo invece non li costringiamo al ravvedimento in quanto non togliamo loro la falsa idea di credere lecita la menzogna per nascondere la verità. Ciò facendo, anzi, ci macchiamo noi stessi di colpa andando in cerca di loro per la via della falsità. Non troveremo motivi per credere che si siano veramente convertiti, se quand’erano fuori strada li abbiamo avvicinati con delle menzogne. Essi, una volta catturati [da noi], faranno verosimilmente quel che hanno subìto nella loro cattura, e lo faranno non solo perché erano abituati a fare così, ma anche perché trovano lo stesso comportamento presso di noi, nelle cui file dovranno entrare.

Con una menzogna si toglie la credibilità a tutta la dottrina.

4. 7. C’è poi una cosa ancora più brutta: che cioè loro, entrati ormai su per giù nel numero dei nostri, non possono trovare un motivo valido per prestarci fede, poiché nasce in loro il sospetto che anche nell’esporre il dogma cattolico noi ricorriamo alla menzogna per occultare non so quali altre cose da noi ritenute come vere. A un uomo che nutre tali sospetti tu certo dirai: "Ho fatto questo per trarti dalla mia". Ma se costui ti replica: "Ebbene, come farò a sapere che non fai la stessa cosa anche al presente per non essere conquistato da me", cosa risponderai? Si potrà forse cacciargli in testa che un uomo che mente per convincere gli altri, non menta per impedire d’essere accalappiato dagli altri? Vedi dove sfocia il male della menzogna! Esso porta logicamente a rendere sospetti non solo noi agli eretici e loro a noi, ma rende ogni fratello sospetto al suo fratello; e così, mentre si ricorre alla menzogna per insegnare la fede, si ottiene, al contrario, che non si abbia più fede in alcuno. Se poi nel mentire diciamo cose false nei riguardi di Dio, qual male altrettanto grave si potrà trovare in qualsiasi altro genere di menzogna, per cui lo si debba evitare assolutamente come la massima delle scelleraggini?

La menzogna è piú grave nel cattolico che nell’eretico.

5. 8. Nota ora come sia più tollerabile la menzogna nei priscillianisti che non in noi cattolici: essi sanno di parlare dicendo falsità, noi crediamo che con la nostra menzogna li possiamo liberare dalle falsità in cui si trovano a causa del loro errore. Ecco, il priscillianista insegna che l’anima è una particella di Dio e quindi della stessa sua natura e sostanza. È questa una grossa bestemmia che tutti detestiamo, poiché da ciò seguirebbe che la natura divina può essere imprigionata, ingannata e tratta in errore, che è soggetta a turbamenti e può insudiciarsi, essere dannata e soggetta a tormenti. Se pertanto la stessa cosa vien detta da colui che con parole di menzogna vuol liberare quell’uomo da un male così grave, consideriamo un istante la differenza che esiste fra i due bestemmiatori. "Grandissima!", dirai tu. Infatti il priscillianista ciò afferma perché effettivamente lo crede, il cattolico lo afferma senza crederci, sebbene si esprima con le stesse parole. Dunque l’uno dice bestialità senza saperlo, l’altro con consapevolezza; l’uno peccando contro la scienza, l’altro contro la coscienza. Il primo è cieco perché ha idee false ma nel dirle ha almeno l’intenzione di dire la verità, il secondo nel suo intimo conosce la verità ma intenzionalmente proferisce la falsità. Tu replicherai: "Ma il primo parla così per indurre chi lo ascolta a condividere il suo errore e la sua rabbiosa acrimonia, l’altro per liberare la gente dall’errore e dall’insensatezza". Sopra ho già mostrato quale disastro sia il fatto stesso di credere vantaggiosa una cosa del genere; ma ora vagliamo un pochino le cose come sono al momento presente, e come esse siano un male per le due persone che le fanno: in effetti il bene che il cattolico si ripromette per il futuro, cioè il ravvedimento dell’eretico, è cosa incerta. Orbene, chi dei due pecca gravemente: colui che inconsapevolmente inganna il prossimo o colui che con consapevolezza offende Dio? Naturalmente, quale dei due mali sia peggiore lo comprende chiunque animato da sincera e operosa pietà antepone Dio all’uomo. Ma c’è di più. Se è lecito offendere Dio per indurre la gente a lodarlo, ecco che noi, di conseguenza, con l’esempio e l’insegnamento la incoraggiamo non solo a lodare Dio ma anche a bestemmiarlo, poiché mentre ci ingegniamo a condurla a lodare Dio ricorrendo a un parlare blasfemo, quando poi l’avremo condotta alla meta che ci prefiggevamo, essi impareranno da noi non solo a lodarlo ma anche ad offenderlo. Tale il bel regalo che rechiamo a coloro che vogliamo staccare dagli eretici usando metodi che non ignoriamo ma sappiamo bene essere blasfemi. In contrasto con l’Apostolo, che consegnava a satana certe persone perché imparassero a non bestemmiare 9, noi cerchiamo di strappare a satana la gente perché impari a bestemmiare, e ciò non in forza della sua ignoranza ma della scienza che ha raggiunto. Atteggiandoci a loro maestri, noi conseguiamo questo disastroso risultato: volendo conquistare gli eretici noi iniziamo col diventare noi stessi colpevoli di bestemmia contro Dio (e questo è cosa certa); quanto poi all’intenzione di istruirli nella verità e così liberarli dall’errore, la cosa è del tutto incerta.

Quanto grande è il male degli eretici quando ricorrono alla menzogna.

5. 9. Noi dunque insegniamo ai nostri di offendere Dio per ottenere che i priscillianisti li credano dei loro. Ebbene, proviamo a vedere quanto grande sia il male degli eretici quando ricorrono alla menzogna perché noi li crediamo dei nostri. Eccoli scomunicare Priscilliano e a detestarlo come faremmo noi: affermano che l’anima è una creatura di Dio e non una sua particella; deprecano i falsi martiri dei priscillianisti; esaltano con lodi sperticate i vescovi cattolici da cui quell’eresia è stata messa a nudo, osteggiata e repressa; e così via. Orbene, essi nella menzogna a cui ricorrono dicono la verità: non perché possa essere simultaneamente vera una cosa che in se stessa è menzogna, ma perché essi, se per un verso mentiscono, per un altro sono nella verità: mentiscono nel dire che sono dei nostri, ma dicono la verità su ciò che concerne la fede cattolica. Pertanto essi per non apparire priscillianisti dicono la verità; noi al contrario per volerli conquistare non solo parliamo con doppiezza, volendo dimostrare che siamo dei loro, ma diciamo delle falsità: di quelle che abbiamo conosciuto esser patrimonio della loro dottrina erronea. Quando dunque loro s’adoperano perché noi li crediamo dei nostri, ciò che dicono è in parte falso, in parte vero: è falso che loro siano dei nostri, è vero che l’anima non è una particella di Dio. Quando invece noi vogliamo far credere che apparteniamo alla loro setta, le cose che diciamo son false tutt’e due, cioè che noi siamo priscillianisti e che l’anima è una particella di Dio. Ne segue che essi, quando si camuffano, lodano Dio, non lo bestemmiano; quando poi non si nascondono ma fan propaganda aperta delle loro dottrine, non sanno di bestemmiare, e quindi, se accade che si convertano alla fede cattolica si consolano con le parole dell’Apostolo, il quale, dopo aver detto fra l’altro: Un tempo io fui un bestemmiatore, aggiunge: Ho ottenuto misericordia perché agivo nell’ignoranza 10. A noi capita esattamente l’opposto quando, credendola giusta, ricorriamo alla menzogna per ingannare i priscillianisti al fine di conquistarli. Certamente noi diremo di appartenere a quella setta di blasfemi che sono i priscillianisti, e perché essi ci credano ecco che proferiamo delle menzogne. Nel far questo però non abbiamo la scusa dell’ignoranza: difatti in nessun caso il cattolico che bestemmiando vuol farsi prendere per un eretico potrà dire: Agivo nell’ignoranza.

Rinnega Cristo dinanzi agli uomini colui che lo rinnega con la menzogna.

6. 10. In questioni come la presente occorre ricordare sempre con timore, fratello, le parole: Chiunque mi rinnegherà dinanzi agli uomini, io lo rinnegherò dinanzi al Padre mio celeste 11. O pensiamo forse che non rinneghi Cristo dinanzi agli uomini colui che lo rinnega dinanzi ai priscillianisti al fine di metterli allo scoperto e con una menzogna blasfema attirare coloro che volevano restare sconosciuti? E chi potrebbe dubitare - dimmelo, per favore - che si rinnega Cristo quando di lui si dice che non è quello che è per davvero, e si dice che è quale lo credono i priscillianisti?

Obiezioni e repliche.

6. 11. Mi replicherai: In altra maniera noi non potremmo mai scovare quei lupi nascosti che si vestono di pelli di pecora 12 e dai loro nascondigli assaltano il gregge del Signore recandogli gravi danni. Orbene, dimmi: Come si è giunti alla conoscenza dei priscillianisti prima che si escogitasse questa caccia basata sulla menzogna? Come si è giunti alla tana del loro fondatore, certo più astuto e quindi più nascosto? Come si è potuto mettere allo scoperto quei tanti loro personaggi ragguardevoli che poi sono stati condannati o quegli altri innumerevoli che in parte si sono corretti o, in parte, considerati come corretti sono stati misericordiosamente ammessi nella Chiesa? In effetti, quando il Signore vuole usare misericordia offre molte vie per giungere alla loro identificazione, e, fra queste, due sono più meravigliose delle altre, e cioè quando a manifestarli sono i loro stessi compagni, a loro volta ravveduti e convertiti: quegli stessi, cioè, che essi volevano adescare o che di fatto avevano già attirato a sé. Questo si ottiene con più facilità se per abbattere il loro errore pestilenziale si ricorre non a raggiri menzogneri ma a dispute basate sulla verità. A mettere in iscritto opere di questo genere tu devi dedicarti, dal momento che il Signore ti ha dato la capacità di farlo; e vedrai come questi scritti salutari con cui si demolisce la loro insana aberrazione si divulgheranno con un continuo crescendo e diverranno di pubblico dominio fra i cattolici: tanto fra i vescovi, per i discorsi che tengono al popolo, quanto fra gli studiosi che hanno a cuore la causa di Dio. Tali scritti saranno le reti sante con le quali gli eretici saranno presi per il loro vero bene, senza che debbano essere accalappiati in trame di menzogna. Conquistati in tale maniera, confesseranno spontaneamente ciò che sono stati e, d’accordo [con noi], spingeranno al ravvedimento coloro che hanno conosciuti quand’erano nella loro setta o, mossi da sentimenti di pietà, ce li presenteranno. Se poi per caso si vergogneranno di dire in pubblico ciò che per lungo tempo hanno simulato e nascosto, a risanarli ci penserà Iddio, che agendo occultamente con la sua mano arrecherà loro la medicina.

Le menzogne sono da schivarsi per amore della verità, sono da uccidersi con le armi della verità.

6. 12. Risponderai: Ma è molto più facile per noi entrare nei loro meandri se fingendo diciamo d’essere dei loro. Se questo fosse lecito o vantaggioso, Cristo avrebbe potuto comandare alle sue pecore di andare dai lupi vestite di pelle di lupo e scovarli ingannandoli con questo sotterfugio. Eppure lui non ha detto così, nemmeno quando predisse che le avrebbe mandate in mezzo ai lupi. Replicherai: Ma lì non si trattava di andarli a cercare, essendo lupi oltremodo palesi; si doveva piuttosto subire la ferocia dei loro morsi. E cosa suggerì quando, annunziando i tempi successivi, disse che sarebbero venuti lupi affamati in veste di pecora 13? Non era forse lì il caso di suggerire quel che pensi tu e dire: Anche voi per riuscire a trovarli mettetevi addosso la veste dei lupi; internamente però restate pecore? Ma egli non disse nulla di questo; anzi, dopo aver detto: Molti verranno da voi vestiti da pecore ma dentro sono lupi rapaci, non aggiunse: [Li riconoscerete] attraverso le vostre menzogne, ma disse: Li riconoscerete dai loro frutti 14. Le menzogne sono da schivarsi per amore della verità, sono da imbrigliarsi con la rete della verità, sono da uccidersi con le armi della verità. Dio ci guardi dal vincere le chiacchiere blasfeme della gente ignorante ricorrendo consapevolmente a discorsi blasfemi; ci guardi dall’evitare il male dei mentitori imitando i loro comportamenti. Come infatti eviteremo il male se per evitarlo lo commettiamo? Se infatti per adescare colui che bestemmia nell’ignoranza mi metterò a bestemmiare nella consapevolezza, quello che io faccio è peggio di ciò che acquisto col farlo. Se per catturare uno che nega Cristo senza saperlo io rinnegherò Cristo sapendo [ciò che faccio], colui che così conquisto sarà uno che mi segue nella perdizione. Io già quando lo ricerco sono perduto, prima di lui.

Rinnega Cristo anche chi con la bocca asserisce cose a cui nel cuore non crede.

6. 13. Dovrà dirsi per caso che chi s’adopera di scovare i priscillianisti ricorrendo alla menzogna non rinnega Cristo, perché con la bocca asserisce cose a cui nel cuore non crede? Quasi che (come notavo sopra) dopo le parole: Con il cuore si crede [per avere] la giustizia, siano state aggiunte senza alcun significato le altre: Con la bocca si professa la fede per [avere] la salvezza! 15 Non è forse vero che quasi tutti coloro che rinnegarono Cristo dinanzi ai persecutori conservarono nel cuore la fede in lui, e tuttavia, siccome con la bocca non lo confessarono per avere la salvezza, per questo andarono in rovina, almeno quelli che non tornarono in vita facendo penitenza? Ci potrà essere qualcuno così insipiente da pensare che l’apostolo Pietro nel rinnegare Cristo avesse in cuore ciò che diceva con la bocca? Non c’è dubbio che egli nella sua negazione conservò in cuore la verità, mentre all’esterno proferiva la menzogna. E allora, perché volle lavare con le lacrime le parole uscite dalla sua bocca 16, se per essere salvo gli fosse bastato ritenere quel che aveva nel cuore? Perché, pur conservando la verità con il cuore, volle punire con un pianto così amaro la falsità pronunziata con la bocca? Non lo fece forse perché si rendeva conto della grande rovina che s’era procurato allorché, pur credendo con il cuore (e così avere la giustizia), con la bocca non aveva confessato la verità per avere la salvezza?

Non giova avere la verità sulla bocca, se non si crede a ciò che si dice.

6. 14. In conseguenza di ciò, il detto scritturale: Colui che dice la verità nel suo cuore, non dev’essere inteso nel senso che sia sufficiente conservare la verità dentro il cuore, mentre con la bocca si possono dire menzogne. Lo si dice, al contrario, perché potrebbe accadere che uno dica la verità solo con le labbra: la qual cosa non gli gioverebbe in alcun modo se non la conservasse anche dentro il cuore, se cioè quando parla non crede per fede a ciò che dice. È quanto fanno gli eretici e segnatamente i priscillianisti, i quali non credono alla verità della fede cattolica, ma ne parlano per farsi credere che sono dei nostri. Costoro certo dicono la verità con la bocca ma non l’hanno nel cuore, e per questo occorreva fossero separati da colui del quale si dice: Colui che dice la verità nel suo cuore. Quanto invece al cattolico, egli ha nel cuore la verità perché realmente così crede; e pertanto deve averla anche sulla bocca per proclamarla. Riguardo poi alla falsità, che alla verità si oppone, egli non può averla né in cuore né sulle labbra, se veramente in cuore crede al fine di ottenere la giustizia e con le labbra fa la professione di fede per conseguire la salvezza. Non per niente infatti in quel medesimo salmo, dopo le parole: Colui che dice la verità nel suo cuore, si aggiunge subito: Non commette falsità con la sua lingua 17.

Nel proporre la verità occorre discernimento.

6. 15. Vanno ricordate anche le parole dell’Apostolo: Spogliandovi della menzogna, dite la verità ciascuno al suo prossimo, poiché siamo membra l’uno dell’altro 18. Non sia mai che le interpretiamo nel senso che ci sia permesso ricorrere alla menzogna quando trattiamo con coloro che ancora non sono, insieme con noi, membra del corpo di Cristo. Esse al contrario vanno interpretate nel senso che ognuno di noi deve considerare l’altro come desidera che divenga, sebbene ancora non ci sia divenuto, come ci mostrò il Signore quando di quel samaritano, che era uno straniero, disse che fu il prossimo di colui al quale usò misericordia 19. È dunque da considerarsi prossimo, non estraneo, colui con il quale stiamo lavorando perché non rimanga a noi estraneo; e se, per il fatto che non è ancora partecipe della nostra fede e dei nostri sacramenti gli si debbono tener nascoste certe verità, tuttavia non è mai lecito dirgli delle imposture.

Senso di Phil 1, 15-18.

6. 16. Anche nell’epoca apostolica ci furono certuni che predicavano la verità non secondo la verità, cioè non con sincerità di cuore: gente di cui l’Apostolo dice che annunciavano Cristo non con animo casto ma mossi da invidia e voglia di litigare. Anche allora dunque si dovettero tollerare alcuni che predicavano la verità con animo non retto; mai però risulta che siano stati lodati coloro che predicavano la falsità facendolo con animo retto. Di loro è detto: Tanto se Cristo è predicato perché ci siano pretesti quanto se lo si fa per amore della verità 20; ma in nessuna maniera è detto: Si rinneghi pure Cristo; basta che poi lo si annunzi.

6. 17. Ci son dunque molti modi per mettersi sulle piste degli eretici senza denigrare la fede cattolica e senza lodare l’empietà degli eretici stessi.

Non c’è buona intenzione che giustifichi la menzogna.

7. 17. Ammettiamo per un istante che per tirar fuori dalle sue spelonche l’empietà degli eretici non ci sia assolutamente altro mezzo che l’uscire dal sentiero della verità da parte della lingua del cattolico. Dico che sarebbe più tollerabile lasciar nascosta quell’empietà che non far cadere un fedele nel precipizio [della falsità]; sarebbe più tollerabile che le volpi restassero occulte nelle loro tane anziché, per prenderle, i cacciatori cadessero nel baratro della bestemmia; sarebbe più tollerabile che la perfidia dei priscillianisti rimanesse occultata dal velo della verità, piuttosto che la fede cattolica fosse rinnegata dai cattolici che la professano. E questo, anche se viene fatto per impedire ai priscillianisti di lodarla con parole di menzogna. Ma supponiamo che possano essere giustificate le menzogne, non dico quelle ordinarie ma quelle che suonano bestemmia, per il fatto che le si dicono allo scopo di smascherare gli eretici occulti. In questo modo, se cioè li si commette con buona intenzione, dico che sarebbero onesti anche gli adultèri. Che dire infatti se una delle tante male femmine dei priscillianisti s’incanti a guardare un Giuseppe cattolico e gli prometta di rivelargli i nascondigli degli eretici, se da lui otterrà di soddisfare la passione che le arde in corpo, né si possa dubitare che, ottenuto il consenso, lei manterrà il suo proposito? Penseremo che sia cosa ben fatta? O non penseremo piuttosto che per un risultato di questo genere non sia lecito pagare un prezzo così alto? Perché dunque non ci permettiamo di scovare gli eretici e catturarli abbandonando il corpo all’adulterio, mentre ci crediamo autorizzati a farlo consentendo alla bocca di prostituirsi con la bestemmia? Infatti o dobbiamo difendere alla pari le due cose e non qualificarle come illecite, perché nessuna delle due è stata compiuta con l’intenzione che renderebbe gli uomini ingiusti; ovvero, se la verace dottrina della fede proibisce di aver con donne disoneste almeno rapporti corporali (per non parlare della mente), evidentemente non ci permetterà nemmeno di diffondere la sporca dottrina degli eretici o di incriminare la genuina fede dei cattolici ricorrendo a falsità dette a voce (anche se non condivise con la mente) allo scopo di attrarre gli eretici. In effetti la decisione della mente, alla quale deve obbedire ogni atto inferiore dell’uomo, non sfuggirà alla disapprovazione che merita tutte le volte che fa qualcosa di illecito, lo si faccia con un organo del corpo o lo si faccia per mezzo della parola. Infatti anche quando il male si compie con la parola, lo si compie con un membro del corpo, in quanto la lingua di cui ci si serve per parlare, è una delle nostre membra. Non c’è azione che si effettui con una delle nostre membra che non sia stata prima concepita nel cuore; anzi, ogni nostro atto è una realtà concreta già quando lo si pensa dentro e dentro si acconsente ad esso, e poi, quando lo si compie con le membra, viene soltanto messo alla luce. Pertanto l’anima non è scusata, quasi che non abbia commesso il fatto, se una cosa, sebbene non si compia direttamente con l’anima, tuttavia non la si farebbe se l’anima non avesse deliberato di farla.

Le cose di cui si sa che sono peccati non si possono fare per nessun motivo.