00 03/02/2012 10:13

la crescita spirituale

Capitolo 4  

  "COME" ADORARE  

 

Un'adeguata assistenza è parte essenziale di ogni operazione riuscita. Se l'adorazione è il mezzo stabilito da Dio per comunicare col Suo popolo e per incanalare attraverso di esso la potenza necessaria ad affrontare le necessità del mondo, come ha provveduto Dio per rendere sicuro, stabile e continuo quel flusso vitale? E qual è la nostra parte per la riuscita dell'operazione?  

    Abbiamo già stabilito che per quanto riguarda l'adorazione, è Dio a cercarci. Egli desidera avere amicizia con gli uomini e per mezzo loro farSi conoscere nel mondo in cui li ha posti.

    I mezzi impiegati per realizzare questo Suo desiderio sono culminati nella vita, morte, risurrezione e ascensione di Suo Figlio Gesù Cristo. Lo Spirito Santo è stato dato per rendere efficace la potenza liberata attraverso l'opera di Cristo.  

    Abbiamo discusso la funzione della lode... lo scopo del sacerdozio... ed il privilegio - e la responsabilità - di ciascuno di noi quando arriviamo a vedere queste verità.  

       Una volta accettata la Via, o modo di vivere, di Dio come nostra via e modo di vivere, abbiamo l'obbligo di diventare parte dell'operazione del Suo Regno sulla terra.

    Sarà necessario tenere sgombri i canali di comunicazione, per poter ascoltare cosa Egli ci dice... per sapere cosa vuol fare tramite noi... e come dobbiamo agire quali conduttori della potenza messa a nostra disposizione.  

   Dio desidera stabilire in ogni membro del Suo Corpo una base stabile dello spirito da cui possano salire continuamente lode e adorazione, che ci assicurano di raggiungere la Sua presenza, uniscono il Suo Spirito al nostro e permettono il flusso della Sua potenza per le necessità del mondo. Se capiremo e faremo nostro questo rivoluzionario concetto di vita di un collegamento continuo con la sorgente, saremo in grado di vivere al di sopra delle circostanze e delle emozioni. Non sarà più necessario lottare per la vittoria "schiacciati dalle circostanze" della vita; né restare vittime delle vacillanti emozioni umane.  

   Il Salmo 30,12 racchiude il principio della "relazione personale" che forma la base da cui Dio sceglie di operare: "Perché la mia gloria possa cantare le Tue lodi, e non tacere. Signore mio Dio, Ti renderò grazie in eterno." Le parole: "non tacere" avrebbero potuto esser meglio tradotte con: "mai tacere." E sta proprio qui la chiave: rendere grazie per sempre! Paolo, in Efesini 5,20 afferma così questo principio: "Renderemo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo." Persino nelle circostanze più difficili della vita dobbiamo mantenere un atteggiamento di gratitudine. Come aspettarsi di riuscirvi?    

 

L'UNITÀ DI MISURA  

Per meglio comprendere come Dio vuole agire per stabilire questo principio nella nostra vita, faremo alcuni paragoni. Supponete di volere la registrazione del potenziale elettronico prodotto dal cuore umano - che con tanta fedeltà pompa sangue notte e giorno. Probabilmente vi rechereste dal medico per esporgli il caso.  

    Potreste dirgli: "Dottore, ho qualche disturbo al cuore e dei dolori quaggiù. La prego, può dirmi cos'è che non va e cosa devo fare?" Molto probabilmente egli vi chiederebbe di stendervi sul lettino per un esame, e l'infermiera provvederebbe ai necessari collegamenti che permetteranno al cuore di comunicare col mondo esterno. Quasi tutti conosciamo l'elettrocardiografo, quella macchinetta che registra le azioni del cuore umano. Entro breve tempo ne uscirebbe una striscia di carta, e le sue tracce in su e giù avrebbero un significato ben preciso per gli specialisti in grado di tradurre quegli strani segni. Diagnosi e prescrizioni dipenderebbero da quanto è registrato.  

        Da anni sto cercando il modo di registrare le azioni spirituali del "cuore." Una tale macchina, in grado di registrare il nostro ECG spirituale, potrebbe non risultare valida per registrare anche il progresso nel cammino cristiano. Un giorno cercai di dare un'occhiata al progresso della nazione di Israele dopo la liberazione da generazioni di schiavitù in Egitto, e alle loro mosse una volta giunti alla Terra Promessa da Dio. Volevo paragonare il loro progresso fisico al viaggio spirituale nel quale ognuno di noi si lancia in seguito alla liberazione dalla schiavitù del peccato; e quindi al nostro viaggio nei piani che Dio ha per noi, una volta diventati Suoi figli.  


    Ecco lo schizzo di un aspetto dell'esperienza degli Israeliti dopo il trasferimento dal deserto alla terra promessa:  

      La terra promessa abbondava di belle pianure lussureggianti, ma c'erano sempre le cime dei monti da scalare e le valli che le univano. Questo terreno ondeggiante era causa di continui problemi, e raffigura in certo qual modo anche il cammino cristiano.  

    La gente ad esempio, quando dà testimonianza delle vittorie del cammino cristiano, molto spesso dimentica di presentare l'intera topografia del loro viaggio individuale per raggiungere l'altipiano della terra promessa. Dimentica di raccontare le cadute dalle cime dei monti giù nelle vallate, ed i problemi delle nuove arrampicate sulla montagna successiva, che pare erigersi come una barriera ad impedire di raggiungere il terreno regolare della pianura.  

    Avete mai considerato incompleto - e perfino disonesto - il seguente tipo di testimonianza? "Ah sì, il Signore mi ha guarito da un tumore ... ha salvato mia moglie e mia figlia... e mi ha aiutato economicamente oltre ogni immaginazione." Questo porta tutti gli altri a chiedersi: "Cosa c'è in me che non va, Signore?"  

    Il guaio è che chi ha dato la testimonianza ha dimenticato di dire che dopo la guarigione dal tumore è sopraggiunta una terribile esperienza nella valle, con severe "correzioni" da parte di Dio. Quelle correzioni hanno permesso la salvezza della moglie e della figlia. Poi ci fu un'altra esperienza nella valle prima che la situazione economica cambiasse da quasi niente all'abbondanza.  

    Così vediamo che non c'è altro modo di passare da una vetta all'altra se non scendendo a valle per poi tornare a fare un'ardua arrampicata sulla montagna successiva. Questa è l'unica via per giungere agli altipiani!

    Nella mia testimonianza, se dovessi farne un quadro realistico, avrebbero dovuto esserci vallate profonde assieme alle cime raggiunte. Quando infine ho visto gli altipiani, tutti i miei sforzi si sono orientati a raggiungere quelle invitanti pianure dove riposarmi dalle salite e discese.  

LA NOSTRA MISURA  

     Per ricevere dalla Parola una illustrazione del principio che stiamo cercando di capire, faremo riferimento al Salmo 30. L'autore è ancora il Re David, che conosceva bene gli alti e bassi per raggiungere gli altipiani - sia dal punto di vista geografico sia spirituale.  

     Ecco un secondo grafico: stranamente simile alla topografia della nostra terra promessa, vero? David percorse questa via nel Salmo 30, ed ogni credente lo segue perché il sentiero è sempre stato lo stesso da quando Dio ha cominciato a cercare di camminare con l'uomo.  

 

     Notate la linea tratteggiata. In mancanza di un termine migliore la chiameremo la linea "normale." Indica quello standard indefinibile o linea arbitraria che prevale in ogni vita - ovviamente con qualche variante.  

    La piccola "x" al punto di partenza è dove Dio ci ha trovati. La maggior parte di noi in quel momento era un po' al di sotto dello standard. Poteva trattarsi di un qualunque tipo di  crisi - economica ... fisica... e di sicuro eravamo nella necessità spirituale. Una volta iniziato il cammino cristiano, ci siamo rallegrati della salvezza. Troviamo questa condizione all'inizio del Salmo 30. Seguiamone il progredire e paragoniamolo a quello del nuovo credente:  

(1)              - "Ti esalterò, o Signore, perché Tu mi hai sollevato e su di me non hai fatto esultare i miei nemici.  

(2)    -  Signore mio Dio, a Te ho gridato e Tu mi hai guarito."  

    Il nuovo credente entra per la prima volta nell'adorazione. Sperimenta quel "potere che eleva" dell'amicizia col suo Salvatore, ed ha sperimentato il trionfo sui nemici. Questi potevano essere alcune abitudini che lo incatenavano e che dovevano essere spezzate - o una vera e propria liberazione da attività diaboliche nella sua vita. La maggior parte di noi sperimenta una vera e propria liberazione al momento in cui reclama la salvezza. Siamo "salvati" dai nemici che ci opprimono.  

    Il nuovo credente ha ricevuto anche la guarigione fisica. Molto spesso, dopo aver ottenuto grazie tanto grandi, siamo inclini a pensare di essere "arrivati" o di aver raggiunto tutto.  

(4) - Signore, Tu hai fatto uscire la mia anima dalla tomba; mi hai mantenuto in vita, perché non scendessi nella fossa.  

(5) -  Cantate al Signore, o Suoi santi, ringraziaTelo, al ricordo della Sua santità."  

    Il nostro credente sta ancora arrampicandosi sulla montagna. Comincia a percepire cosa significa passare dalla tomba alla  vita! Il suo passaggio è stato normale, e nella sua gioia chiama tutti gli altri ad unirsi a lui nella lode a Dio. Non vi pare quasi di sentirlo dire: "Cosa c'è in voi che non va, gente? Guardate cosa ha fatto il Signore per me! Mi ha salvato... innalzato... liberato e guarito. Sia gloria a Dio! Cantate con me!"  

    A questo punto il Signore vede sopraggiungere un accenno di orgoglio spirituale. Il risultato? Una correzione a cui spesso mi riferisco con riverenza come allo "scivolone verso il basso voluto da Dio."  

(6) - "Perché la Sua collera non dura che un istante; nel Suo favore è la vita: il pianto può durare una notte, ma al mattino, ecco la gioia."  

     Ciò mi porta a voler chiedere: "Perché piangi? Qualche minuto fa mi pareva che stessi cantando!"  

    Ma vediamo lo stesso scivolone nella vita di uno dei profeti più forti: Geremia: "Cantate inni al Signore, lodate il Signore, perché ha liberato la vita del povero dalle mani dei malfattori. Maledetto il giorno in cui nacqui" (Ger 20, 13-14). Vorrei fare un'altra domanda: "Geremia, che ti è successo? Un istante canti - e poi, in quello successivo, desideri non essere nato?"  

    Ma qual è il credente che non ha conosciuto il capitombolo dalle altezze del canto alle profondità del lamento? Fa così presto a succedere!  

    Dopo uno dei miei scivoloni mia moglie mi chiese: "Che ti succede? Soffri forse di instabilità emotiva?" Annuii e le detti questo suggerimento: "É meglio che tu mi faccia l'ECG. spirituale." É una cosa, questa, che dovrà inevitabilmente accadere in qualche punto del viaggio spirituale verso gli altipiani.  

    Avete notato, tuttavia, che col sapore dell'ira e del pianto Dio ha mandato la speranza? "Al mattino, ecco la gioia."

    Il nostro nuovo cristiano, se pur sprofondato al disotto del normale, non è tanto giù da non poter guardare verso l'alto.  

         Anche l'Apostolo Paolo ebbe i suoi alti e bassi, risultati in questo consiglio: "Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che piangono" (Rm 12,15). Quando è il diavolo a buttar giù di morale il credente, non gli dà speranza alcuna. Ma quando è Dio che corregge, Egli mescola alla correzione un po' di gioia: può mandare un amico a piangere con noi. Almeno potremo dire dalla valle della disperazione: "Dio, non che la cosa sia proprio piacevole, ma procedi pure!"  

(7)    - "Nella mia prosperità ho detto: 'Nulla mi farà vacillare!' Signore, mi hai posto su un monte sicuro;  

(8) -  ma quando hai nascosto il Tuo volto, io sono rimasto turbato."  

    Qui il nostro nuovo credente è di nuovo sulla cima di una montagna - più alta della prima. Dobbiamo essere onesti nell'analizzare questi spostamenti: quanti di voi hanno subito un certo "trattamento correttivo", ne sono usciti trovandosi su una cima e hanno pensato: "Ora sono pronto a tutto. Niente riuscirà più a smuovermi!" Dite che ci stiamo dirigendo verso guai maggiori? Proprio così!  

    C'è un momento nella vita in cui abbiamo l'impressione che il Signore abbia per noi dei riguardi speciali. Magari, dopo una particolare esperienza su una vetta montana, riteniamo di essere "speciali" per Dio. Può non essere esattamente l'orgoglio, già trattato in precedenza, ma un sintomo di questo tipo: "Dio, sei tanto più buono con me che con gli altri. Te ne sono davvero grato. Mi apri la Scrittura e me la riveli più che agli altri. Non capisco perché anche gli altri non riescano a vedere le cose come me... (oppure) ...Dio, mi hai fatto tanta grazia ottenendomi la promozione, mentre gli altri in fabbrica sono rimasti indietro... Ti ringrazio davvero, Dio."  

    Per questo tipo di malattia Dio ha una cura speciale che si chiama: "nascondere il Suo volto." Quando comincio a dire: "Signore, non cambierò mai posizione nei Tuoi confronti... sono pronto a tutto..." Attenzione! Vi darà modo di vedere quanto siete pronti - o meno: Comincerà a ritirare la consapevolezza della Sua presenza e ciò talvolta ci farà sprofondare a valle, più in basso del punto in cui eravamo quando abbiamo cominciato il cammino con Lui! Ci sentiamo abbandonati, anche se conosciamo la Sua promessa di non lasciarci né abbandonarci mai. Egli é sempre con noi - nelle valli o sulle vette - solo che in alcune circostanze particolari non riusciremo a vederLo. Non possiamo avvertirLo nell'oscurità. Non più brividi o pelle d'oca.  

    E allora, eccoci di nuovo nella valle!  

  (9 - "A te ho gridato, Signore; ho rivolto suppliche al mio Dio.  

(10) - Quale vantaggio dalla mia morte, se discenderò nella fossa? Potrà lodarTi la polvere? e proclamare la Tua verità?  

(11)- Ascolta, Signore, abbi misericordia di me: Signore, sii Tu il mio aiuto."  

    É il vero grido di chi sa bene che l'aiuto sta lì, da qualche parte. Non è disperazione totale, ma totale dipendenza. Il versetto 10 ci fa sorridere quando dice: "Signore, se mi uccidi non ci sarà più nessuno a lodarTi!"  Forse Dio ci sorride, come facciamo noi quando i nostri figli vengono con i pasticci e gli imbrogli della loro piccola vita. Sappiamo che tutto si risolverà per il meglio per loro - e che presto anche loro lo scopriranno.  

    Il versetto 11 è il grido di David (e del nostro credente) per chiedere misericordia. Non ho mai sentito dire che una richiesta sincera di misericordia sia mai stata respinta: è il desiderio ardente dell'uomo spirituale che dice: "Signore, vedo la mia instabilità e Ti chiedo di soccorrermi. Portami al punto in cui non avrò più bisogno di queste punizioni. Rendimi stabile!" Il versetto successivo è la risposta a quel grido:  

(12) -   "Hai mutato il mio lamento in danza, la mia veste di sacco in abito di gioia."  

    Dio ha udito il suo grido e ha risposto alla sua richiesta di aiuto. Notate che ora egli attribuisce tutto il merito a Dio: "Tu hai... " Notate inoltre che i cambiamenti sono tutti interiori - non solo circostanze esterne cambiate. L'abito di sacco significa uno spirito contrito. La gioia è una risposta interiore. Anche la danza è una risposta esteriore del cambiamento interiore: non è stato liberato dalle condizioni esteriori; non gioisce per essere guarito o per aver ricevuto qualche benedizione speciale - ma per aver scoperto che Dio equivale tutti i problemi e le avversità della vita. Dio è il suo aiuto!  

   Dio ci fa esercitare così finché diventiamo malleabili e diciamo, con Paolo in Filippesi 4,11: "Ho imparato ad essere lieto in ogni circostanza."  

   Ora il nostro credente vive di ciò che Dio gli dà: è su un piano al di sopra del normale. É una vita di gratitudine, di lode e di aspettativa continua. Perché impariamo che le altezze spirituali sono pericolose quanto gli abissi. Fin quando non raggiungeremo tale consapevolezza, il nostro ECG spirituale continuerà a variare per tutto il tracciato della vita.  

    Mentre mi trovavo in America mi capitò una stupenda lezione obiettiva. Ebbi modo di osservare un artigiano, un vasaio, all'opera. Seguivo con stupore la sua attività. Lavorava l'argilla... modellava i vasi... intingeva le mani nell'acqua... li modellava un altro poco... e infine li metteva nel forno. Più tardi apriva la porta del forno, tirava fuori un'asse di vasi e cominciava a esaminarli. Fui assalito da curiosità e chiesi: "Come fa a sapere quando sono cotti a puntino?"  

    La risposta fu: "Quando prendi un vaso, gli dai un colpetto su un lato. Se è cotto, dà un certo suono. Io dico che canta."  

    La mia domanda successiva fu: "Cosa succede se gli dai il colpetto e risponde con un rumore sordo?" 

    "É semplice. Lo rimetto in forno!"  

    Riuscite a scorgere il paragone tra questo procedimento e il "vivere sull'altipiano," che abbiamo stabilito come livello di vita al quale Dio sta addestrandoci a vivere? I monti e le valli si livellano su un altipiano, e le pianure si estendono invitandoci a continuare a confidare che è Dio il nostro aiuto e che non dipendiamo dalle emozioni, dalle circostanze esteriori o da ciò che sta succedendo nella vita degli altri. Dipendiamo dal Signore!  

 

FUNZIONA DAVVERO!  

Estraendo un'altra lezione dall'esperienza di David, consideriamo ora alcuni versetti del Salmo 57. A questo punto è necessario capire la situazione di David prima di poter pienamente apprezzare la sua posizione. Il Re Saul lo stava perseguitando accanitamente: voleva ucciderlo. David si era rifugiato in una caverna. Sentiamo che dice:  

(1) - "Pietà di me, o Dio... mi rifugio all'ombra delle Tue ali finché sia passato il pericolo...  

(5) -  Che Tu sia esaltato, o Dio, al di sopra dei cieli, e che la Tua gloria sia su tutta la terra.  

(6) -  Hanno teso una rete ai miei passi, hanno piegato la mia anima: hanno scavato una fossa davanti a me, e vi sono caduti.  

(7) -  Il mio cuore è saldo, o Dio, il mio cuore è saldo. Canterò e loderò.  

(8) -  Svegliati o mia gloria; svegliatevi salterio e arpa; Io stesso mi sveglierò all'aurora.  

(9) - Ti loderò o Dio, tra le genti, e canterò a Te tra le nazioni:  

(10)- Perché grande fino ai cieli è la Tua misericordia, e la Tua verità fino alle nuvole.  

(11)- Che Tu sia esaltato, o Dio, sopra i cieli, e la Tua gloria risplenda su tutta la terra."  

   Notiamo innanzitutto dove è ricorso David per ricevere aiuto: al suo Dio. Dichiara la sua fiducia nel Dio che ha fatto il cielo e la terra. Poi ammette il suo problema: la sua vita è in pericolo ed anche le sue risposte emotive, legate al loro limite. Ma al versetto 7 sale il suo grido di vittoria: "Il mio cuore è saldo... il mio cuore è saldo!" Non lo dice una volta sola, ma due!  

   Poi entra nella lode. Lo fa consapevolmente, con la volontà: "Canterò... Mi sveglierò... Loderò..." É uscito dai suoi problemi - per quanto grandi potessero sembrare al momento - per entrare nella grandezza di Dio. Pur essendo intrappolato in quella caverna, consapevole che al suo ingresso c'è un uomo in attesa per ucciderlo, può dire: "Il mio cuore è saldo... Mi sveglierò all'aurora... canterò... Ti loderò..." Quando il cuore è saldo, fisico ed emozioni devono piegarsi ad esso: non ti dominano, perché sei tu al comando!  

   Ma nessuno arriverà mai a quel posto di comando in una sola lezione! Ricordate le due vette e le due valli? Se imparerete queste due lezioni alla prima uscita state per raggiungere un livello che vi vedrà superare ogni esperienza della vita.  

   Ma cosa accade se non siete un allievo così diligente? Riuscirete a diplomarvi al livello desiderato delle provviste di Dio? Mi spiace doverlo dire, ma non si possono saltare gli anni. Potete anche diplomarvi alla svelta, ma senza saltare gli anni. Molti riportano diverse cicatrici prima di arrivare al diploma.  

   Un giorno in ufficio mi giunse una telefonata: era l'ospedale locale, ed una voce disse: "Il tuo bambino di tre anni è qui al pronto soccorso, investito da una macchina. Devi venire immediatamente." Prima di lasciare l'ufficio mi alzai e dissi: "Padre, Ti ringrazio perché niente tocca la mia vita senza che Tu lo permetta. Grazie per quello che mi dai... per ciò che stai compiendo in questa situazione. Glorifico il Tuo nome."  

   Devo tuttavia ammettere che non sarei riuscito a reagire così alcuni anni prima. La mia risposta immediata sarebbe stata: "Perché mi hai fatto questo, Signore? Sono qui a servirTi... a fare del mio meglio... come puoi permettere che succeda una cosa simile al mio bambino?" Ma ho imparato nel modo in cui imparano tutti. Collaboriamo coi principi di Dio, e funzionano sempre.  

   Il principio funziona sia collettivamente nel Corpo di Cristo sia su base individuale. Una volta Charles Simpson, mio amico e maestro, ed io eravamo stati invitati a tenere l'incontro di un gruppo di diverse migliaia di persone. Avrei dovuto parlare, e passeggiavo su e giù - depresso quanto può esserlo un oratore: altri dieci minuti e avrei dovuto parlare davanti a quella folla per conto del Signore. Il cuore era saldo e avrei voluto affrontare la folla, nonostante tutto; ma mancava qualcosa. In quel momento volsi lo sguardo verso l'altro lato delle quinte, e vidi Charles che adorava e lodava. D'un tratto cominciò a danzare...  la sua gioia traboccò su di me, liberando in me lo Spirito Santo!  

   C'è freschezza e liberazione nell'adorazione. Supponete che non mi senta di fare lo sforzo di andare alla funzione in Chiesa o all'incontro di preghiera. L'uomo interiore dice: "É ora di andare." Mentre corpo ed anima rispondono: "Non mi sento di uscire." Ma lo spirito comincia a lodare... ne risulta l'adorazione... e prima che ve ne accorgiate, la stanchezza fisica scompare, le tensioni emotive se ne vanno e mi ritrovo sulla via per andare a pregare.  

   Parlando delle risorse spirituali, in 1 Corinzi 14, 4a Paolo dice: "Chi parla con il dono delle lingue edifica (costruisce, forma) se stesso." Riceve una forza spirituale, mentale, emotiva e fisica. Ben presto l'interazione dello spirito sul corpo e sull'anima diventa una seconda natura, ed è la migliore assicurazione contro i crolli mentali e la necessità di prendere tranquillanti per farcela.  

   Il sacrificio del mattino... della sera... e tutti gli altri sacrifici intermedi sono i mezzi per rendere "saldo" il cuore. Fatto questo, lode e adorazione sono la risposta normale ad ogni situazione della vita. Se David si fosse chiesto: "Perché?" mentre era nella caverna, invece di riporre in Dio la propria fiducia, avrebbe potuto non diventare mai "l'uomo secondo il cuore di Dio."  

   Ed ecco la storia di un altro uomo che ebbe modo tenere gli occhi fissi in Dio e il cuore "saldo" in mezzo ad avvenimenti apparentemente impossibili. É un uomo della nostra generazione, un ministro. Un giorno si ritrovò davanti a un fuoco selvaggio che stava bruciandogli la casa - mentre suo figlio era ancora lì dentro. Se ne stava nel cortile in piedi, a piangere.  

   I vicini guardavano... ed anche il mondo stava a guardare: come avrebbe reagito quest'uomo, che aveva insegnato le verità di Dio, ad una situazione personale in cui le risorse umane non servivano a nulla? Sarebbe esploso imprecando contro Dio, come avrebbero fatto molti altri?  

   Per la fermezza del suo spirito e la forza che gli veniva da Dio, poté sollevare le mani nell'adorazione e gridare: "Dio, Ti ringrazio. Non pretendo di capire, ma Ti ringrazio. So, Signore, che non puoi farmi del male o dei torti. Lo so, Signore, per il Tuo carattere. Il mio cuore è saldo, e Ti voglio adorare."  

   Anche per David, se avesse cominciato a chiedersi: "Perché?" l'ago di registrazione dell'ECG. avrebbe perso il controllo. Nella vita accadono situazioni inspiegabili. Ma mentre viviamo nella provvidenza di Dio, possiamo reclamare la vittoria in ogni circostanza possibile ed in qualunque condizione che possa presentarsi. Non chiedetevi perché - Imparate semplicemente come!  

   É questo il tipo di vita che Dio desidera per noi. Ce lo ha reso possibile e ci ha dato l'opportunità di farlo nostro. É questo lo scopo per cui siamo stati creati: dargli gioia e gioire in Lui. Ma da dove riceviamo la forza? Dall'adorazione. É questo il mezzo disposto da Dio per supplire alle nostre necessità. Ogni esperienza di adorazione costruisce il futuro, oltre a far fronte alle necessità e alle gioie presenti. Gesù, in una delle Sue molte parabole per illustrare i principi del Regno, disse ai Suoi discepoli: (Matteo 7, 24-25)  

"Perciò, chiunque ascolta queste Mie parole e le mette in pratica, è simile ad un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia: cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sulla roccia."  

    La pioggia, le alluvioni, i venti, tutti assaliranno la nostra casa in questa vita. Ma quella struttura può resistere. É stata progettata per resistere. Ci sono state assicurate protezione e sicurezza, ed in quella certezza troviamo gioia e consolazione. Sperimentiamo anche l'amicizia col nostro Creatore... scopriamo di avere a disposizione la potenza per aiutare gli altri... vediamo svilupparsi in noi la capacità di mantenere un equilibrio continuo nei vari campi della vita: fisico, emotivo, economico ed in ogni altro. Scopriamo anche di possedere un ECG che registra l'abbondanza della terra promessa nella nostra vita. E l'adorazione è la chiave di accesso per godere di queste ricchezze.  

 

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