Oggetti infestati. Più che mai in questi casi, come in tutto questo campo, è soprattutto necessario stare in guardia dalle inutili paure, dalle suggestioni, dai sospetti più immotivati e, se si è andati a consultare qualche mago o qualche pia persona, occorre guardarsi dagli imbroglioni. La causa pressocché unica per cui un oggetto può essere infestato è il maleficio. In linea teorica, qualunque oggetto può venire maleficiato, attraverso un rito satanico fatto da uno stregone o da chi, in qualsiasi modo, si sia dato a Satana. Ma i casi pratici sono molto rari per cui occorre estrema prudenza prima di dire che un oggetto sia infestato. Lo scetticismo iniziale, in questo campo, è vera saggezza. Come uno se ne accorge? Talvolta dalla provenienza, altre volte dagli effetti, altre volte ancora con l'aiuto di un carismatico o sensitivo. La principale causa possibile è la provenienza: un oggetto dato da un mago è facilmente infestato. L'esempio tipico è offerto dai talismani, che spesso costano un sacco di soldi e, se non sono puro imbroglio, contengono cariche di negatività fortemente nocive. Precisiamo anche che l'infestazione di un oggetto non significa che ci sia dentro il diavolo! Significa solo che, essendo stato sottoposto a un rito malefico, in genere contro una determinata persona e per ottenere determinati scopi, è divenuto nocivo. Altre volte uno se ne accorge dagli effetti. E il caso, ad esempio, che capita quando uno non riesce a dormire o, stando a letto, viene colpito da forti mali alla testa o da altri disturbi. È possibile che si accorga che questi inconvenienti non gli capitano se dorme in un altro letto. Allora può sospettare del guanciale, o del materasso. Poniamo il caso che provi a cambiare guanciale e si accorga che i mali non si verificano più, mentre invece se riadopera quel guanciale i mali tornano immediatamente. Può trattarsi allora di un guanciale maleficato e può accadere che, aprendolo, vi si trovino dentro quelle strane cose di cui ho parlato nel mio precedente volume. Occorre allora bruciare il guanciale, dopo averlo asperso d'acqua santa, usando quelle cautele che sono raccomandate in questi casi: bruciare all'aperto, pregando, e poi buttare le ceneri dove scorre acqua: fiumi, mare, fognature; o mettere nei contenitori delle immondizie, quando si sa che finiscono in inceneritori. Nei casi leggeri, basta aspergere l'oggetto con acqua benedetta, senza distruggerlo. Altre volte è possibile che una persona abbia inconvenienti di cui non suppone affatto l'origine malefica e che venga avvertito da un sensitivo o da un carismatico circa la presenza di un oggetto maleficiato. Anche qui il buon senso ci dice quanto sia importante guardarsi dalle false paure, dagli inutili sospetti sugli oggetti, e soprattutto dagli imbroglioni maghi, cartomanti, zingari....
Carismatici e sensitivi.
Li nomino entrambi, benché erroneamente se ne faccia un tutt'uno. — Carismatici sono coloro che hanno dallo Spirito santo un particolare dono, o carisma, dato non a loro retaggio personale, ma per il bene della Chiesa. — Sensitivi sono coloro che hanno dalla natura una maggiore sensibilità degli altri talvolta si parla di un loro sesto senso» per cui percepiscono cose che gli altri non sono in grado di rilevare. Dico subito che nel nostro caso i sensitivi non giovano perchè percepiscono solo fenomeni naturali ad esempio, malattie, non mali di carattere malefico. Per questo, preferisco parlare sempre solo dei carismatici anche se questi spesso, nel linguaggio corrente, vengono impropriamente chiamati sensitivi. I carismi sono tanti. A noi interessano particolarmente quelle persone che hanno il carisma della liberazione dai mali e dalle presenze malefiche dono assai raro; o quelle persone che hanno un particolare carisma di discernimento, sia per avvertire le presenze malefiche per cui sono di utilità per le diagnosi, sia per percepirne le cause, da cui dipendono gli appositi rimedi. È tutto un terreno che meriterebbe uno studio a parte, che esula dai limiti di questo libro. Qui mi limito a raccomandare un'estrema prudenza prima di ritenere che una persona abbia dei carismi particolari, e intanto rimando a due testi conciliari AA 3, LG 12 in cui si afferma: 1. chi ha dei carismi ha il diritto e il dovere di esercitarli; 2. spetta al vescovo il discernimento dei carismi e regolarne l'uso. Auspico che i vescovi provvedano anche a questo, e credo che la via più pratica da seguire sia quella di nominare una commissione di esperti che studi i singoli casi e fornisca al vescovo gli elementi per un suo pronunciamento. Intanto, come regole pratiche immediate, per la necessaria applicazione a cui si può essere costretti dalle circostanze, ho trovato utile attenermi a questi criteri: 1. Che la persona sia stimata per la vita di preghiera, per la fede, per la carità, per l'equilibrio. 2. Che si basi solo sull'ascolto della parola di Dio letta o sentita interiormente e ricorra alle comuni preghiere, senza compiere stranezze e senza atteggiamenti ieratici da commediante. 3. Che sia totalmente disinteressata: «Ciò che abbiamo avuto gratis, dobbiamo darlo gratis». 4. Che abbia profonda umiltà. Anche riguardo ai carismi, chi sbandiera di averne, vuol dire che non ha un bel niente! Il vero carismatico ama il nascondimento e viene a conoscere il suo carisma per vie indirette o con molta discrezione; mai per autoimposizione. Deve avere anche doti di estrema umiltà in quello che dice, sa capire che solo il discernimento che non dipende da lui ma da una grazia del cielo garantisce la validità o meno del suo intervento. 5. «Dai frutti si conosce la pianta»: l'esperienza sulla validità di ciò che un carismatico esprime garantisce la verità sul suo carisma. Non dimentichiamo il criterio a posteriori» se la profezia si verifica o no, che la Bibbia, ci suggerisce per distinguere i veri profeti dai falsi. Quando un esorcista scopre un vero carismatico, o ha la grazia di essere aiutato da vari carismatici, con carismi diversi e complementari, non c'è dubbio che ne riceve aiuto. Conosco vari esorcisti che riconoscono apertamente il grande aiuto che ricevono dal gruppetto, accuratamente scelto, di persone che accompagnano con la preghiera e aiutano l'esercizio del loro ministero.
Animali infestati.
Pure questo fatto è possibile, anche se rarissimo. Il Vangelo ci riferisce di quella legione di demoni che invadeva l'ossesso di Cerasa e che, uscita dall'uomo, ha avuto da Cristo il consenso di invadere due mandrie di porci; gli animali inferociti sono corsi ad annegarsi nel lago. Mi limito a dire che non ho mai avuto casi; se mi fossero capitati avrei fatto una preghiera di liberazione, che senz'altro è lecita. Del tutto diverso e, purtroppo, assai frequente, è ìl caso di animali che vengono usati da stregoni per i loro riti magici soprattutto bruciando le interiora o come messaggeri dei loro malefici. In questo secondo caso gli animali più usati sono il rospo e soprattutto il gatto. Ho accertato, usufruendo anche dell'esperienza di altri esorcisti, tanti episodi significativi a questo proposito. Ad esempio, il sentire la presenza di gatti per casa, o di altri animali non bene identificati, benché non si vedesse niente; ma scoprirne le impronte per terra, o i graffi d'artigli nelle lenzuola. Una ragazza, salendo sulla sua macchina che era ben chiusa, si è accorta della presenza di un grosso gatto nero sul sedile posteriore; è subito scesa per far fuggire l'animale, ma quello è scomparso, senza passare dalla porta. Episodi di questo genere ne potrei raccontare molti; a conforto delle persone più suggestionabili, dirò che mai questi fantomatici animali hanno assalito o fatto del male alle persone. E possibile darne una spiegazione? Sono episodi accaduti generalmente a persone che avevano già problemi di disturbi, più o meno gravi, dovuti a malefici. Per cui in questi fatti si poteva riscontrare il ripetersi di azioni malefiche a loro danno, o almeno il tentativo di farlo. Un più intenso ricorso ai mezzi di grazia è poi stato sufficiente a evitare il ripetersi di questi inconvenienti. Una giovane suora, infermiera in un ospedale romano, veniva infastidita da un medico che, oltre al resto, era dedito alla magia. Una sera, rientrando nella sua stanzetta ben chiusa, la suora vide un gatto; cercò di farlo scappare dalla porta, ma quello correva per la stanza, senza uscire. Scocciata, la suora tirò addosso all'animale il mazzo delle chiavi, e vide bene il gatto fuggire col muso sanguinante. Il mattino seguente, andando in reparto, la religiosa s'imbattè in quel medico. Aveva un cerotto sul naso e uno sul labbro superiore. «Che cosa le è successo, dottore?». «Sei stata tu, col mazzo delle chiavi». L'episodio è vero e ben testimoniato; ma non è facile darne una spiegazione. Ritengo che, attraverso un sortilegio, il dottore volesse fare spiare o impaurire la suora. Ma il sortilegio è ricaduto su di lui, cosa che talvolta accade.
TESTIMONIANZE
Prima il medium poi l'esorcista
Con tutta semplicità e verità narriamo quanto ha avuto da sopportare in un anno una famiglia di un piccolo paese. Chi legge potrebbe pensare che si tratti di atto di fantasia. Eppure noi esorcisti veniamo a conoscere tante storie simili a questa, che vengono tenute gelosamente nascoste, perché chi ne è vittima teme di passare per pazzo. La nostra società si proclama "razzionalista". Ha buttato dalla finestra gli insegnamenti della Bibbia, ma in compenso si è data, quanto mai alle proposte esoteriche come sètte, filosofie, occultismo, stregonerie d'ogni specie. E molte volte chi apre le cose non sono medici o preti, ma sono gli agenti di polizia. Presento la famiglia Rossi. Il padre, cinquant'anni, operaio in fabbrica; la moglie è casalinga; dei quattro figli, due sono giovani sposi, gli altri due hanno: quindici anni, Domenico e undici anni, Alba. Economicamente le cose andavano bene, tanto da permettere alla famiglia di costruirsi una casetta, con un po' di terra intorno, nel 1987. La cosa ha suscitato fortissime e ingiustificate gelosie da parte dei familiari di Enrica, la madre. I guai sono incominciati nel 1990. Quando la famiglia era riunita, si udivano forti colpi alle persiane e alle porte, tanto da costringere gli occupanti a rivolgersi alla polizia: non poteva trattarsi che di qualche maleintenzionato. In dicembre, durante il terzo sopralluogo, i poliziotti hanno localizzato i rumori senza, naturalmente, scoprire la presenza di anima viva. Il capo della polizia si è dimostrato pratico di simili incidenti e ha preso le cose sul serio: ha consigliato ai Rossi di contattare un medium. Nella zona era stimata la medium Marilena. Essa intervenne e sentenziò subito che si trattava di un caso di gelosia o di odio da parte di un parente stretto: o uno zio o una zia. Consigliò di porre un po' di sale vicino alle porte e finestre in cui si sentivano i colpi. Suggerì di ripetere una parola portafortuna, come: ricchezza, successo, pace. Persistendo i rumori, Marilena fu invitata in casa. Essa fece un complesso di riti e benedizioni, a modo suo. L'effetto è stato disastroso. Subito Alba incominciò ad essere tormentata da incubi. Marilena, interpellata di nuovo, non potè che riconoscere l'inutilità dei suoi metodi e confessò onestamente la sua impotenza di fronte a quel caso. Fu lei a consigliare di rivolgersi ad un esorcista. I Rossi ricorsero subito al parroco. Questi non credette a nulla di quanto gli fu raccontato come purtroppo accade il più delle volte e regalò a quei suoi parrocchiani, un piccolo crocifisso, non si è capito bene se per protezione o per toglierseli dai piedi. I Rossi si rivolsero ai parroci vicini, a tutti i sacerdoti che conoscevano che furono loro indicati, ma non trovarono nessuno disposto ad andare a benedire la loro casa. Trovarono un sacerdote che li prese sul serio e che consigliò loro di rivolgersi al vescovo, caso mai ci fosse in diocesi un esorcista. I Rossi non se la sentirono di andare dal loro vescovo, pareva loro una cosa troppo grossa. In questo hanno sbagliato; avrebbero trovato un'accoglienza paterna: si sarebbero accorti che avvicinare un vescovo non è come andare da un ministro. Si rivolsero a una comunità di preghiera. Un gruppo di questa comunità andò a pregare nella casa dei Rossi. Recitarono le litanie lauretane, una preghiera a s. Michele, il rosario; hanno benedetto ogni stanza e hanno incoraggiato il padre a ripetere la benedizione ogni giorno, alla presenza dei familiari. Anche durante le preghiere del gruppo si sono sentiti colpi ai muri, alle tubature, alle sedie, nel letto della piccola Alba. Dopo la prima benedizione ci sono stati due giorni di calma; ma poi i disturbi hanno ripreso, con progressivo aumento. Il gruppo di preghiera, già più volte a contatto con l'esorcista diocesano, ne ha richiesto l'intervento. Questi non ha perso tempo. Prima di tutto ha recitato una preghiera per rompere sia i vincoli con la medium, sia ogni patto di infestazione che potesse essere stato fatto ai danni dei Rossi. Poi si è recato nella casa, in assenza dei figli, e ha fatto un primo esorcismo. C'è stato un miglioramento immediato, ma breve, nonostante che il gruppo continuasse a pregare. La più colpita era Alba. Non poteva più dormire nel suo letto ma andava, nella camera dei genitori; lì, in piena notte, veniva svegliata da colpi violenti alla spalliera del letto e al tavolino su cui era posto il telefono. Poi i disturbi per la undicenne aumentarono: dolori alla testa, all'addome, febbri inspiegabili, vomiti. I medici non ci capivano nulla: dall'ecografia dell'addome, dalle analisi del sangue e dalle altre analisi non risultava niente. Viene richiamato l'esorcista, che torna accompagnato da uno psichiatra, che spesso l'assiste. Amministra l'esorcismo completo. Ma non si nota nessun miglioramento. Eppure il gruppo di preghiera continua ad andare in quella casa e resta ammirato dalla fede che quella famiglia ha in Dio e nella Chiesa. Ma la situazione peggiora. Sembra che le forze del male vogliano vendicarsi per gli esorcismi e le preghiere. Dispiace che l'esorcista, anziano e troppo carico di lavoro, non possa intervenire più spesso. Poi inizia una seconda forma di tormento psicologico: appaiono dei messaggi, scritti a matita e posti sul davanzale delle finestre o dietro le persiane. Eccone alcuni: «Suppongo che la fattura non sia ancora stata tolta. State bene? Grazie». È evidente l'ironia. «La fattura sta per colpire due persone»; «Questa notte, nella vostra magnifica casa un sintomo di invidia? ascolterete meravigliosi spettacoli». I membri del gruppo di preghiera si sono alternati a dormire in casa dei Rossi, perché non si sentissero soli. Le minacce non si sono mai avverate; avevano solo un fine intimidatorio. La cosa strana è che i messaggi erano firmati con un nome: Marcella. E il nome dì una zia, di cui da parecchi anni non si hanno notizie né si sa dove abiti. Ma il fatto è che i mali aumentano. Alba vuole uscire di notte, tenta di distruggere le immagini sacre; si ha l'impressione che il maleficio fatto su di lei stia aumentando anziché diminuire. Anche gli altri membri della famiglia vengono colpiti da strani dolori fisici, come l'impressione di strangolamento. Domenico incomincia ad avere incubi e allucinazioni, come la sorellina. Così stanno le cose mentre scrivo e il lettore rimarrà deluso di non sentire il lieto fine. Questo verrà, perché i Rossi hanno scelto le vie di Dio. Ma quando? Talvolta il cammino è lungo. In casi simili ho trovato utile fare esperimenti che non so se in quel caso concreto siano stati fatti. Ad esempio, invitare la famiglia a passare una settimana estiva fuori casa, per vedere se gli inconvenienti sulle persone si verificano ugualmente altrove. In ogni caso vado molto piano a consigliare di cambiare abitazione; il più delle volte mi risulta che, dove è stato fatto, i disturbi hanno seguito le persone anche nella nuova dimora. La via più sicura, anche se è lenta, è quella che la famiglia Rossi sta seguendo: molta preghiera, frequenza ai sacramenti, esorcismi alle singole persone e alla casa.
Dall'infestazione alla possessione
Armida è una donna nata nel 1936, sposata, ha un figlio di diciassette anni. Proviene da una famiglia formalmente cattolica, ma non praticante: si tratta di quelle persone che vanno in chiesa solo per battesimi, matrimoni, funerali, a Natale e Pasqua. Anche Armida seguiva questo andazzo, ma sentiva in profondità il bisogno di una vita spirituale vera, di un impegno cristiano non solo formale. Alla scarsa formazione religiosa cercava di supplire con un grande amore al Signore. Vedeva ovunque la divina presenza: in un seme destinato a divenire pianta, nel succedersi delle stagioni, nelle meraviglie del corpo umano con i suoi organi, in tutta la bellezza del creato. Nel 1957 ha sposato un ingegnere ed è vissuta serenamente, una vita normale, fino al 1978. Qui è entrato in scena un qualche cosa di sbalorditivo che Armida indica con un nome preciso: Satana. I primi sintomi sono stati quasi insignificanti. Una qualche lampada si accendeva e si spegneva da sé; lo scricchiolio dei mobili pareva più volte non conforme al comune muoversi del legno; alcuni quadri si staccavano dalle pareti e cadevano, senza un motivo comprensibile. Poi incominciò una serie di guasti negli elettrodomestici, a cui si aggiunsero presto fenomeni più gravi. I due sposi non riuscivano più a dormire in pace; la stanchezza li portava ad uno stato di irritazione che culminava immancabilmente in litigi, cosa che non era mai accaduta loro in passato. All'inizio i litigi non erano violenti e rimanevano nei limiti della correttezza e del reciproco rispetto; ma di giorno in giorno si alzarono di tono, si passò agli insulti, alle parole sconce, a zuffe in cui sempre si arrivava a rompere oggetti. Ormai la base dei rapporti tra i due era solo la violenza. Armida un giorno si rivolse a un sacerdote cattolico, gli contò i suoi guai, gli disse che a quel punto sentiva proprio il bisogno di un esorcismo... La risposta fu netta: «È fuori discussione, la Chiesa non fa più di queste cose»; si limitò a consigliare di pregare. Invano Armida insisteva che cercava di farlo, ma la memoria le veniva a mancare anche nelle preghiere più semplici e da sempre ripetute; le varie espressioni del Padre Nostro» le gli si ingarbugliavano in testa, tanto che non riusciva né ha pensarle né tanto meno a pronunciarle. Talvolta Armida andava in chiesa e si inseriva nella fila per accostarsi alla comunione; ma veniva assalita dalle idee più strane, che le impedivano di accostarsi alla balaustra o al sacerdote pronto, con la pisside in mano. Pensava, ad esempio: Il sacerdote potrebbe avere una malattia contagiosa e trasmettermela mediante l'ostia». Così, con tutta la discrezione possibile, passava oltre, senza comunicarsi. Ormai era ridotta al punto di lasciare la chiesa con la convinzione che Dio non la volesse lì. O addirittura che s. Michele avesse tradito il Signore, si fosse dato al campo avversario e impedisse alle sue preghiere di giungere a destinazione. A casa le cose andavano di male in peggio con litigi sempre più violenti; non bastava a frenare gli sposi la presenza del loro figlio, che già aveva i suoi incubi per conto proprio: si svegliava improvvisamente di notte e gli apparivano persone senza volto, che lo terrorizzavano. Anche Armida incominciò con queste allucinazioni»: vedeva soprattutto il volto di un uomo beffardo, che la derideva. Disperata, pensava al suicidio come l'unica via di liberazione. Solo l'amore e la preoccupazione per il figlio le davano la forza di non attuare il suo progetto. Tutte le estati, madre e figlio erano soliti passare un mese a Londra e seguire un corso d'inglese. Fecero così anche nel 1980. Un giorno, mentre rifletteva sugli assurdi litigi con suo marito, Armida incontrò un sacerdote anglicano. Pensò: « Se un sacerdote cattolico non mi ha voluto credere, questo qui mi manderà a quel paese. Non importa; almeno potrò gridargli che cosa penso del cristianesimo...». Gli espose le sue disgrazie, gli disse le cose più assurde, più contrarie ad ogni buon senso. Con grande stupore, invece di arrabbiarsi, quel sacerdote ascoltò il racconto con pieno interesse e promise che avrebbe fatto il possibile per aiutarla. Ma per questo le chiese di ritornare il giorno dopo, insieme a suo figlio; avrebbe fatto un esorcismo ad entrambi. Disse anche che avrebbe chiamato un altro sacerdote esorcista in aiuto. L'esorcismo fu fatto dopo la celebrazione della messa, da questi due pastori pieni di carità. Durante il rito, Armida non diede reazioni particolari; sentì solo un grande affaticamento e uscì di chiesa appesantita da una grande stanchezza. Anche per suo figlio fu lo stesso, sia pure con minore intensità. Decisero allora di non andare al corso di inglese, ma di tornare a riposarsi nell'albergo. Appena a letto Armida si addormentò. Sognò di avere davanti a sé un uomo arabo, con una ferita al naso, che era morto di una morte violenta, ma che se ne stava davanti a lei con un'aria inebetita, senza sapere che fare. Svegliatasi, Armida vide che quell'uomo c'era davvero, davanti al suo letto. Non sentì nessuna paura, tutt'altro, ma lo cacciò via con forza. Da quel momento madre e figlio sentirono una pace straordinaria; pareva loro di avere le ali ai piedi. Ridevano insieme per cose da niente, come da tempo non accadeva più. Vollero tornare in quella chiesa, per rinraziare il sacerdote anglicano. Questi fu lieto del buon esito, ma fu anche molto chiaro nel raccomandare di non farsi illusioni: appena tornata in patria, consigliava di contattare un sacerdote cattolico, perché i fenomeni passati avrebbero potuto ripetersi. Madre e figlio si sentivano così bene, così liberi, che non credettero a quell'avviso; lo stimarono suggerito da eccessiva prudenza. Invece, come ritornarono a casa, ricominciarono ben presto le note difficoltà. Armida avrebbe voluto ritornare a Londra, ma non le era possibile. Pensò di rivolgersi ad uno psichiatra; ormai pensava che stava diventando pazza. Non l'avesse mai fatto! si trovò di fronte ad un medico materialista e ottuso, che non le fu di nessun aiuto ed essa capì subito che non ne avrebbe mai avuto vantaggio. Un'amica le indicò una donna, che aveva fama di essere "veggente". Essa la guardò subito con aria di terrore e le disse che era spaventata per la grande schiera di anime sofferenti che tormentavano lei e i suoi cari, e suggerì di andare in una chiesa "Antonista" di protestanti, dove avrebbero pregato su di lei. Vi andò e fu accolta con molta bontà e disinteresse; hanno pregato su di lei e sui suoi cari. Il risultato fu buono, in quanto tutti e tre ne ricevettero sollievo; ma non ottennero quella guarigione che cercavano. Nelle ricerche seguenti, Armida ha avuto l'impressione che fosse il demonio a guidarla. Si imbattè in una sedicente chiesa ortodossa, dove un giovane sacerdote le chiese di bruciare delle erbe una volta alla settimana, a orario fisso. Pagò a caro prezzo quella visita; ma poi, dovendo ritornare lì ogni settimana, il costo veniva aumentato ogni volta. Eppure la sala d'attesa era piena di "clienti", per cui si aveva l'illusione che ci fossero dei risultati positivi. Quando poi Armida fu invitata ad andare ad assistere alla loro messa domenicale, conobbe il padrone di casa: un tipo inquietante, che si faceva chiamare "Monsignore", ma lasciava una pessima impressione. Armida decise di mollare questa via, pur avendo incontrato persone che avevano problemi simili ai suoi. In quel periodo la famigliola conobbe disagi sempre maggiori. L'impresa che aveva ristrutturato la loro casetta si rivelò composta da abili truffatori, con potenti alleati anche in tribunale, per cui i due coniugi furono costretti a sborsare un sacco di soldi. Poi il marito rimase disoccupato di colpo, dopo aver lavorato qua-rant'anni nella stessa ditta. Armida fu scippata; un'altra volta cadde e si ruppe una gamba. Ci fu una catena di incidenti che non risparmiò neppure gli animali: i canarini, giovani e ben curati, morirono tutti; il gatto scomparve; il cane, giovane e robusto, fu investito da una macchina sul marciapiedi. Anche il figlio, che aveva sempre brillato a scuola, fu bocciato. Finalmente si aperse la strada giusta. Vennero a sapere che nella loro diocesi c'era un esorcista regolarmente autorizzato dal loro vescovo. Era vecchio e carico di lavoro, ma indicò loro un altro esorcista suo amico che, come venne a conoscere la storia di Armida e della sua famiglia, prese il caso a cuore. E iniziò quasi subito. Durante il primo esorcismo Armida sentì successivamente freddo e caldo; poi fu assalita da un odore nauseante; alla fine provò una grande stanchezza, come le era accaduto a Londra. Suo figlio, esorcizzato subito dopo di lei, non dimostrò reazioni particolari, tranne un senso generale di smarrimento. In seguito si notò subito un buon rapporto tra i coniugi: non più litigi, ma amore e rispetto. Proseguendo negli esorcismi, tutti e tre hanno avuto la sensazione di una completa liberazione, anche se col timore, risultato poi vano, che il demonio ritornasse. Il primo passo è stato quello di una piena riconciliazione col Signore, col risultato di provare quella pace profonda che viene dal perdono che Dio ci accorda. Poi è seguita sempre più la rottura con tutti i legami con Satana: è stato come se, poco per volta, cadessero delle catene che immobilizzavano le persone. Oggi la famiglia vive serena. Gusta la bellezza di un fiore, del cielo, di una passeggiata, della musica... Possono sembrare cose ovvie, ma non per chi è passato per una simile esperienza, spaventosa, in cui ci si sente in balìa di forze malefiche. E Armida non cessa di sentirsi grata a quanti hanno contribuito all'attuale benessere: dal primo sacerdote anglicano all'ultimo esorcista cattolico. Ha scritto le sue esperienze, anche quelle sbagliate, perché potessero essere di aiuto a chi si trovasse in circostanze simili alle sue.
DOMANDE E RISPOSTE
Il successo del libro: Un esorcista racconta, mi ha portato in primo piano, contro ogni mio merito, nei mezzi di comunicazione sociale. Ho rilasciato più di cento interviste a TV rai, e giornali d'ampia risonanza, oltre a tanti incontri minori, sempre seguiti da discussione. Ho accumulato una grande quantità di domande, tra cui mi è facile scegliere le più ricorrenti. Si pensi che, anche solo nei miei interventi a Radio Maria, venivo intervistato per un'ora e poi, per due ore, si susseguivano le telefonate con le richieste degli ascoltatori. Sul mensile Eco di Medjugorje ho curato a lungo una rubrica che terminava con domande e risposte. Ho ritenuto opportuno avvalermi di questa esperienza e riportarne qui i tratti più significativi. Non presenterò un capitolo organico, dato che si tratta di domande singole, staccate; mi sforzo solo di raggrupparle in base alle affinità degli argomenti. Credo però che il lettore resterà soddisfatto perché questo capitolo rispecchia, più di ogni altro, gli interessi immediati della gente.
ESORCISTI E MAGHI
Ci sono esorcisti più forti ed esorcisti più deboli, o l'uno vale l'altro? La differenza tra un esorcista e un altro c'è, è innegabile. Dipende da fattori d'indole spirituale l'intensità di preghiera, di unione con Dio, di sacrifici; oso dire: la santità e da fattori umani quali l'esperienza, l'intelligenza, la cultura specifica, l'intuizione... Non è però facile valutare questi fattori e ogni confronto sarebbe errato perché solo Dio è giudice. Giustamente un esorcista francese, rispondendo al suo vescovo che gli aveva posto questa domanda, gli ha fatto l'elenco delle cose nuove che aveva imparato, anno dopo anno, durante l'esercizio di questo ministero; in sostanza ha voluto dire: posso solo confrontarmi con me stesso, e ho visto che ho sempre da imparare, ma ho anche visto i vantaggi dell'esperienza. Non dimentichiamo inoltre che, in questo settore, giocano molto anche altri fattori: l'impegno di fede e di preghiera della persona colpita e dei suoi cari; la fede nell'intercessione della Chiesa e quindi l'accostarsi all'esorcista come ad uno strumento di Dio, attraverso l'incarico ricevuto dal suo vescovo. Ho anche notato che certi esorcisti sono più efficaci con un certo tipo di mali malefici, altri lo sono con un altro tipo di mali. Ma è poi sempre il Signore che decide e che concede la grazia del risultato all'uno o all'altro, come lui vuole, perché si debba a lui solo ogni rendimento di grazie. Che differenza c'è tra un mago e un esorcista? Il mago, quando è un vero mago e non un semplice imbroglione, agisce con la forza di Satana; l'esorcista agisce con la forza del nome di Gesù e l'intercessione della Chiesa. Come dobbiamo regolarci di fronte a tanti non esorcisti che benedicono: sacerdoti, suore, laici? Tutte le preghiere sono efficaci, purché fatte con fede, con umiltà, con carità quindi senza nessun interesse materiale, senza stranezze. Pregare gli uni per gli altri è certamente una raccomandazione che ci viene da Dio. Ognuno può farlo conforme al suo sacerdozio: derivante dal Battesimo o più ancora se si tratta di sacerdozio ministeriale. È ottima cosa che i sacerdoti benedicano; dovrebbero farlo molto di più. E evidente che si tratta in questi casi di preghiere private, che niente hanno a che fare col sacramentale dell'esorcismo. Poi bisogna guardare ai frutti. Conosco tanti che pregano o benedicono con efficacia; conosco anche tanti che si sono fatti una fama da santoni, mentre non sono altro che imbroglioni o ipocriti, quando non sono addirittura dei maghi. Non possiamo pretendere che sia l'autorità ecclesiastica a pronunciarsi in tutti i casi; sono troppi e neppure meritano una considerazione di carattere ufficiale. Dobbiamo essere noi ad avere buon senso e a saperci regolare; dovrebbero i parroci essere in grado di dare i consigli appropriati ai singoli casi che prendono piede nelle loro parrocchie. Il fatto di non trovare esorcisti o esorcisti validi spinge ad andare dai maghi. È peccato? E se si viene davvero maleficati? Purtroppo la difficoltà è reale; ma c'è anche la tendenza, da parte di molti, a voler ricorrere ad un esorcista quando non ce n'è nessun bisogno, perché bastano i mezzi comuni di grazia. In ogni caso ricorrere ai maghi è un peccato di superstizione, che trasgredisce il quinto Comandamento, ed è espressamente condannato dalla Bibbia.
E se il mago guarisce davvero?
L'esperienza tutta insegna, che si tratta, il più delle volte, di guarigioni provvisorie, che lasciano poi il posto a mali maggiori. In ogni caso: disgraziata quella persona che viene guarita da un mago, ossia da uno collegato con Satana. Essa contrae a sua volta un legame sia col demonio sia col mago. E si tratta di legami con dure conseguenze, per cui è poi molto faticoso spezzarli.
È peccato andare da cartomanti?
E peccato di superstizione, che può essere più o meno grave, secondo i casi. Ad esempio, uno va a farsi fare le carte per la pura curiosità di sapere che cosa gli viene detto; è una venialità; e si espone a rischi di continuità, di aggravamento. Sono solito dividere i cartomanti in tre categorie: gli imbroglioni, che fanno soldi alle spalle degli ingenui; coloro che hanno un qualche potere paranormale e si servono delle carte per farne uso, come un rabdomante fa uso della bacchetta per trovare l'acqua; in questo caso non c'è né colpa né danno, purché si stia nei limiti dovuti ad esempio, è impossibile predire il futuro; ci sono infine i cartomanti che praticano con le carte magia unitamente a divinazione, e allora c'è da ripetere quanto si è detto sopra, circa la magia.
Si può fare un esorcismo a una persona lontana, a sua insaputa?
Si può farlo. Ho già detto che spesso esorcizzo per telefono e con efficacia; altre volte faccio esorcismi ossia preghiere! per quelle persone più colpite che si rivolgono a me, anche a loro insaputa, soprattutto alla sera. Quello che non si può fare è esorcizzare contro la volontà di una persona: i suoi doni il Signore li offre, mai li impone. Ad esempio, mi è capitato spesso di sentirmi raccomandare persone che i familiari ritengono indemoniate; ma non pregano, non vanno mai in chiesa, non credono e mai accetterebbero di farsi benedire da un sacerdote. In questi casi si può solo pregare.
Un esorcista si può sbagliare?
Ho portato un mio parente da un esorcista che non gli ha trovato niente. Ma il suo comportamento è tale da far supporre una presenza malefica e un sensitivo afferma che è vittima di una fattura. E possibile che un esorcista si sbagli. In un caso come quello esposto consiglierei di sentire il parere di un altro esorcista. Non dimentichiamo però che ci sono dei maniaci, ci sono di quelli che vanno da un esorcista all'altro, finché non trovano qualcuno che dica ciò che vogliono loro. Qui ci vuole un bravo medico; oppure una serie di preghiere di liberazione dalle manie specifiche, se il soggetto si presta a collaborare.
Quali sono i principali ostacoli che incontra un esorcista?
Sono tanti. Ostacoli per fare una diagnosi, anche con l'aiuto di medici specialisti. E se si riscontra un male malefico, molti ostacoli derivano dalla scarsa collaborazione del paziente: occorre una sincera conversione a Dio, una vita di grazia, tanta preghiera e frequenza ai sacramenti. La gente è pigra; ha spesso la tendenza alla passività: "Padre, mi liberi dal demonio"; "No. Sei tu che ti devi liberare. Io posso solo aiutarti e indicarti i mezzi". Talvolta ci sono impedimenti alla grazia: difficoltà a un sincero perdono di cuore, a cambiare vita se si è radicati in uno stato di peccato; difficoltà a spezzare certi legami col maligno che richiedono di spezzare certi legami umani: amicizie peccaminose, vizi radicati... Il compito dell'esorcista è fondamentalmente quello di portare le anime a Cristo: è lui il liberatore. Tutto ciò che ostacola una vita di unione con Dio è di ostacolo per l'opera degli esorcisti.
PROBLEMI DI DOTTRINA
Tutto viene da Dio.
Il bene e il male sono sempre esistiti. Accettiamo questa realtà perché è inutile combatterla. Tutto è permesso da Dio — «Non cade foglia che Dio non voglia» —, ma non tutto è voluto da Dio. Da Dio viene solo il bene. E non è vero che il bene e il male siano sempre esistiti; ci sono filosofie e religioni che si basano su questo falso concetto, come se il bene e il male fossero due forze eterne, sullo stesso piano. No; si escluderebbero a vicenda; Dante direbbe «Per la contraddizioni che non consente». E sempre esistito solo Dio: l'unico principio di tutto. E da Dio è stato creato solo il bene; per cui la Bibbia ci presenta Dio che si compiace di avere creato tutte le creature belle e buone, per la vita e per la felicità. Il male è entrato nel mondo quando Dio ha voluto creare esseri di straordinaria grandezza, perché intelligenti e liberi. La libertà, sia per l'angelo sia per l'uomo, è una grandezza insostituibile. Il male è iniziato per colpa dell'angelo e poi dell'uomo, che hanno abusato di questo dono di Dio. Perciò il male non c'è sempre stato, ma ha avuto origine da quando una parte di angeli si è ribellata a Dio, e poi da quando Adamo ed Eva hanno disobbedito a Dio. Ancora tuttavia si manifesta la misericordia e la sapienza divina che, pur tollerando il male perché Dio non rinnega le creature sue, né la possibilità che ha loro dato di nuocere ad altri, anche dal male sa trarre il bene. Perciò malattie, dolori, persecuzioni, perfidia e tutto il male che c'è nel mondo, pur non provenendo da Dio, possono giovare alla santificazione e quindi al bene.
Vorrei sapere che relazione c'è tra libertà e tentazione; e poi tra libertà e possessione diabolica. Tutti gli uomini sono soggetti alle tentazioni di Satana, ossia alla sua azione ordinaria. Ma sempre la nostra libertà è in grado di vincerle. La Scrittura ci assicura che Dio non permette che siamo tentati al di sopra delle nostre forze; che possiamo e dobbiamo resistere a Satana «forti nella fede» At 5,2; che se resistiamo a Satana lui «fuggirà da noi» Gv 4,7. Dobbiamo però usare i mezzi di grazia che il Signore ci elargisce, conforme al suo ammonimento: «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione» Mt 26,41. È più complesso parlare del rapporto tra libertà e possessione diabolica. In tutti i casi in cui la possessione è colpevole, si tratta di un cattivo uso della libertà, per cui si paga la conseguenza delle colpe che hanno portato alla possessione. Quando questa è incolpevole perché dovuta a permissione divina o a maleficio, l'uomo la subisce contro la sua libera volontà e si comporta come di fronte a tante sofferenze umane, ad esempio, di fronte alle malattie. In ogni caso la possessione non toglie la libertà, tranne che nei momenti di crisi acuta, in cui non si è responsabili di quanto si dice o si fa. Ma il libero arbitrio resta, per cui resta la possibilità di compiere il bene o il male, di santificarsi o di dannarsi. Perché Dio permette che un bambino innocente possa già nascere con disturbi malefici, o addirittura con una possessione diabolica? Anche questo problema va visto alla luce di tutto il problema del dolore e del male. Guardiamo alla croce di Cristo, alla Risurrezione che ne è seguita, e possiamo capire qualcosa. Ci sono dolori che non hanno una spiegazione razionale, guardando solo alla vita terrena, ma che acquistano il loro significato guardando al poi, alla vita eterna. Per aiutarci a capire, paragoniamo un bambino che nasce con un male malefico ad un bambino che nasce malato, ad esempio, che nasce mongoloide. Perché Dio, che vuole solo il bene, permette questo? Facciamo credito alla sua sapienza che, anche da questo male, da essa non voluto, sa trarre il bene.
Perché Gesù non liberò Giuda da Satana?
Dio rispetta sempre la nostra libertà, anche se ne usiamo male. Sappiamo che ci vuole tutti salvi, che Gesù è morto per tutti, che nessuno è predestinato all'inferno; e sappiamo che se uno pecca, Dio non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva. Però Dio i suoi doni li offre; non li impone. Uno può sempre rifiutarli. Io penso che Giuda abbia avuto grazie straordinarie sia per conoscere Gesù, vivendo con lui, sia per potersi sollevare dalla sua misera condizione di ladro. Chissà quanti tentativi ha fatto il Signore per convertirlo! Solo un persistente indurito rifiuto della grazia può averlo portato al punto a cui è giunto. Quanto è detto per Giuda vale per tutti. Nella mia casa si udivano rumori notturni che ci disturbavano. Abbiamo poi saputo che, prima che noi vi andassimo ad abitare, un uomo vi si era impiccato. Dietro consiglio di un amico del "Rinnovamento dello Spirito" abbiamo fatto celebrare per quel defunto le messe gregoriane e i rumori sono cessati. "Potrei raccontare altri fatti, attribuiti a defunti. Che cosa si deve credere? È un tema quanto mai vasto e che andrebbe approfondito, come ancora non è stato fatto. Credo che vada inquadrato nella ricerca biblicoteologica su questi argomenti: quale è la vita dei defunti e degli stessi demoni, prima del giudizio universale? Quale è la loro attività? Già ne abbiamo fatto cenno, ma ne riparliamo volentieri. Alcune verità fanno parte del comune insegnamento della Chiesa. Incominciamo dagli spiriti angelici. Sappiamo che angeli e demoni esercitano un'attività nei nostri riguardi, benefica o malefica secondo che si tratta di angeli o demoni. Riguardo ai demoni, Pietro e Giacomo ci dicono concordemente che sono incatenati nel Tartaro, in attesa del giudizio finale; anche Paolo ci avverte che i giusti saranno associati a Cristo nel giudicare gli angeli. Evidentemente il fatto che la scelta operata dagli angeli e demoni sia definitiva e irreversibile, e il fatto dell'incatenamento dei demoni, non impedisce una loro attività: ordinaria e straordinaria, come abbiamo visto; ed è un'attività che continuerà fino alla fine del mondo. Riguardo alle anime umane sappiamo che anche per loro il periodo della prova termina con la morte. Ma intanto, nell'attesa del giudizio finale, cosa possono fare in relazione al mondo dei viventi? Il dogma della Comunione dei santi ci parla dell'attività dei beati: possono ricevere le nostre suppliche e intercedere per noi. Lo stesso dogma ci parla dell'attività delle anime purganti: possono ricevere i nostri suffragi e possono intercedere per noi. Nulla finora ci è stato detto delle anime dei dannati