È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Vota | Stampa | Notifica email    
Autore

Amorth Gabriele

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2016 13:56
17/09/2016 13:52

la vedeva arrivare; l'uccello bianco no! forse vedeva lo Spirito Santo; l'uccello no! l'uccello è arri­vato! E il più grande». Con quest'ultimo grido il fan­ciullo ha sobbalzato, per ricadere a terra, privo di forze. È seguito un silenzio assoluto. Era tutto finito. Piangevano di gioia i due sacerdoti e le altre perso­ne che, indovinando l'accaduto, dalla chiesa erano entrate in sagrestia. Nei giorni seguenti il ragazzo, dallo stato di posseduto, era passato allo stato di veggente è un passaggio pericoloso e delicato, che accade abbastanza spesso; è un vero tranello del demonio per ritornare. Ma è durato poco. Da allora gode ottima salute, frequenta assiduamente la chie­sa, felice quando può fare da chierichetto.


Una liberazione a Medjugorje.


Sono tante le liberazioni avvenute a Medjugorje. Ne scegliamo una, riassumendola dal racconto che ne ha fatto un partecipante, il diacono permanente Franco Sofia. Lasciamo il racconto diretto, perché più efficace; il discorso in prima persona si riferisce al diacono relatore. Una madre di famiglia, di un pa­esetto siciliano, soffre da vari anni perché affetta da possessione diabolica. Si chiama Assunta. Anche alcuni dei suoi familiari pare che abbiano disturbi fi­sici causati da vendette di Satana. Dopo alcuni anni di peregrinazioni presso vari medici, che trovano Assunta sanissima, la sofferente bussa alla porta del proprio vescovo. Questi, esaminato il caso, l'af­fida a un esorcista, che viene aiutato da un gruppo di preghiera che, per ottenere il buon esito, prega e digiuna. Anch'io, assistendo agli esorcismi, mi rendo conto che si tratta di un caso molto grave, per cui propongo al marito di portare la moglie a Medjugor­je. Dopo qualche esitazione in quella famiglia nes­suno conosceva i fatti di Medjugorje la decisione è presa e si parte. Arriviamo la domenica 26 luglio 1987. Assunta si sente già male appena pone i pie­di in terra, scendendo dalla macchina. P. Ivan, il su­periore dei francescani, non ci da nessuna speranza di aiuto: specie nel periodo estivo il loro lavoro è massacrante. Propongo di portare Assunta in chie­sa; penso che il demonio si manifesterà e i sacerdo­ti saranno costretti a intervenire. Invece non succe­de niente; è chiaro che il demonio non ha nessuna intenzione di manifestarsi. Il giorno dopo saliamo sul Podbrdo, la collina delle apparizioni, recitando il ro­sario. Anche qui non accade niente di particolare. Scendendo, ci fermiamo davanti alla casa di Vicka la più grande delle veggenti, dove già c'è molta gen­te. Ho anche il tempo di dire a Vicka che c'è con noi una donna indemoniata, di nome Assunta. Ed è As­sunta che corre subito verso Vicka e l'abbraccia, scoppiando in lacrime. Vicka l'accarezza sul capo. A questo gesto il demonio si manifesta: non può tolle­rare la mano della veggente. Assunta si butta a ter­ra, urlando in una lingua sconosciuta. Vicka la pren­de per mano con delicatezza e raccomanda ai pre­senti, sconcertati: «Non piangete, ma pregate». Tut­ti pregano con forza, giovani e vecchi; s'intrecciano preghiere, in varie lingue perché i pellegrini sono di diverse nazioni; è una scena biblica. Vicka asperge Assunta con acqua benedetta e poi le chiede se si sente meglio. La donna fa segno di sì con la mano. Pensiamo che si sia liberata e ci scambiamo sguar­di di gioia. Il demonio caccia fuori un urlo spavento­so: aveva finto di andarsene perché smettessimo di pregare. Riprendiamo con più ordine, intonando il rosario. Un signore alza le mani e le tiene verso le spalle di Assunta, ma da lontano; il demonio non re­siste a quel gesto, per cui Assunta urla e si dimena; occorre trattenerla perché vorrebbe scagliarsi contro quell'uomo. Interviene un giovanotto alto e biondo, occhi azzurri, che con grande forza lotta col diavolo. Capisco appena che gli impone di assoggettarsi a Gesù Cristo, ma è tutto un dialogo serrato, in ingle­se; Assunta non sa l'inglese, eppure discute anima­tamente. Intono le litanie lauretane. All'invocazione "Regina degli angeli" il demonio caccia un urlo tre­mendo; occorrono otto persone per tenere Assunta. Noi ripetiamo l'invocazione più volte, in tono sempre più elevato, con la partecipazione di tutti i presenti. È il momento più forte. Poi Vicka si avvicina a me: «Sono già tre ore che preghiamo. È tempo di portar­la in chiesa». Un italiano che sa l'inglese mi ripete una frase del diavolo: ha detto che sono presenti in venti demoni. Andiamo in chiesa e Assunta viene fatta entrare nella cappella delle apparizioni. Là p. Slavko e p. Felipe pregano su di lei, fino alle dician­nove. Poi escono tutti e ritorniamo alle ventuno; nel­la cappella delle prime apparizioni i due sacerdoti pregano ancora fino alle ventitré. Sappiamo poi che Assunta ha parlato in varie lingue. Ci viene dato appuntamento per il pomeriggio seguen­te; è un caso molto duro. Alla mattina seguente an­diamo da p. Jozo che, dopo la messa, impone le mani sul capo di Assunta; i demoni non resistono a questo gesto e reagiscono con violenza. P. Jozo fa portare Assunta in chiesa: occorre trascinarla con grande forza. C'è molta gente; il padre ne approfitta per fare una catechesi sull'esistenza del demonio. Poi prega e asperge più volte Assunta con acqua benedetta; le reazioni sono sempre violentissime. Dobbiamo ritornare a Medjugorje; p. Jozo fa in tem­po a dirci che occorre spronare Assunta a collabora­re: è troppo passiva, non si aiuta. Alle tredici p. Sla­vko e p. Felipe riprendono a pregare nella canonica. Dopo un'ora veniamo chiamati per collaborare con le nostre preghiere; ci viene detto che i demoni si sono molto indeboliti, ma occorre l'adesione piena di Assunta. Mentre preghiamo, si cerca di far pro­nunciare all'infelice il nome di Gesù; ci prova, ma sembra presa da sintomi di soffocamento. Le viene posto il crocifisso sul petto e le si suggerisce di rin­negare ogni tipo di magia o di sortilegio è un pas­saggio determinante in simili casi. Assunta annui­sce; era quello che ci voleva. Continua la preghiera finché anche Assunta riesce a pronunciare il nome di Gesù, poi inizia l'Ave Maria. A questo punto scoppia in un pianto dirotto. È libera! Usciamo per recarci in chiesa; ci viene detto che Vicka si è senti­ta male nell'istante stesso in cui Assunta veniva li­berata; stava pregando per questo. In chiesa As­sunta era in prima fila. Ha seguito con fervore il ro­sario e la messa; non ha avuto nessuna difficoltà a comunicarsi. È questo un test importante. A cinque anni di distanza posso confermare che la liberazio­ne è stata radicale. Ora quella mamma è una testi­monianza vivente della misericordia di Dio ed è uno dei membri più attivi del gruppo. Non esita a dire che la sua liberazione è stata un trionfo del Cuore Immacolato di Maria.


Un vescovo promuove le preghiere di liberazione


Con lettera pastorale in data 29/6/1992, mons. An­drea Gemma, Vescovo di IserniaVenafro, ha emes­so una disposizione che vorremmo fosse seguita da iniziative analoghe da parte di tutti i vescovi. Tra­scriviamo i punti principali, tralasciando tutte le mo­tivazioni bibliche e teologiche, già ampiamente trat­tate in queste pagine. La Scrittura parla del demonio oltre 1000 volte; solo il Nuovo Testamento ne parla quasi 300 volte. Ci rallegriamo che un vescovo co­raggioso sappia vedere quello di cui, in apparenza, il mondo cattolico non si accorge più. Se il Signore vorrà concederci il frutto di questa ini­ziativa, che assumo nella pienezza della mia con­sapevolezza e responsabilità pastorale, sarà mia gioia mettervene a parte. In questo momento non posso: vorrei che, in un contesto di fede e di obbe­dienza, accettaste le indicazioni di questo documen­to, ne attuaste gli impegni in un atto di fiduciosa speranza teologale... L'azione infestatrice ed oscura di Satana


 — come la chiama il Papa Giovanni Paolo II — è, credetemi, più diffusa e nefasta di quanto si possa pensare e credere. Lo scetticismo sarcastico di pseudosapienti mondani, od anche di cristiani e di maestri religiosi, è frutto di disinformazione e, quin­di, di superficialità, oltre ad essere — esso stesso


— parte principale di quella vittoria che il Maligno vuole ottenere, coperto dal silenzio. Nessuno, lo chiedo ai pastori del popolo di Dio, può trattare que­sto tema con leggerezza: sarebbe un'inadempienza colpevole e potrebbe fra l'altro scandalizzare. Credo che faccia parte del ministero sacerdotale ascoltare tutti i fratelli con pazienza grande, grande. Tutto deve essere sottoposto a sano discernimento, specie da parte dei pastori; ma mai, mai, mai un'a­nima in pena, magari inconsapevolmente vessata dal Maligno — non è forse il suo mestiere? — può essere trattata con superficialità, minimizzando i suoi problemi o, peggio, rifiutando di ascoltarla. Non faceva così Gesù! Non sanno i ministri sacri che proprio la loro indifferenza costringe spesso i sem­plici e sprovvisti a ricorrere a maghi e fattucchiere o ad altre pratiche aberranti, che sono, ahimè! lo strumento privilegiato per l'intervento del demonio e il suo trionfo? Non stancatevi di tenerne lontani i no­stri fedeli! Fra le armi contro le infestazioni del Mali­gno suggerisco i gruppi di preghiera di liberazione, precisando che intendo per tali, a cui do una parti­colare delega al riguardo, solo quelli presieduti da un ministro ordinato. Ognuno può — anzi deve — pregare sempre, o da solo o in gruppo: tuttavia il vescovo stabilisce che possano chiamarsi «gruppi di preghiera» a cui, ripeto, attribuisce una particola­re ministerialità di intercessione e di liberazione dal Maligno, solo quelli presieduti in atto da un ministro ordinato, il quale è l'unico che può fare gesti rituali. Il vescovo annunzia che mensilmente presiederà personalmente uno di questi gruppi di preghiera di liberazione. Soltanto dopo aver abbondantemente fatto uso di questi mezzi, si può ricorrere all'esorci­smo vero e proprio, che, come si sa, compete uni­camente al vescovo e a sacerdoti da lui espressa­mente delegati. I sacerdoti possono sempre offrirsi per particolari benedizioni a persone e a luoghi, ma si deve affermare chiaramente che nessuna bene­dizione ha efficacia senza la fede di chi la chiede, la sua rinuncia al peccato, la sua frequenza alla pre­ghiera e ai sacramenti. In caso contrario, anche la benedizione può essere considerata alla stregua di un amuleto. E quindi superstizione. Quale pubblica e costante testimonianza di chiamata a raccolta contro il nemico del bene e delle nostre anime, sta­bilisco che prima della benedizione, al termine della celebrazione eucaristica alla quale il vescovo con la sua autorità annette una particolare efficacia libera­trice, a cui il sacerdote vorrà aderire con la sua in­tenzione si recitino devotamente queste formule: Celebrante: In comunione con il papa e con il ve­scovo, facendo memoria riconoscente del nostro battesimo e della nostra cresima, rinunciamo a Sa­tana e alle sue opere e seduzioni. Tutti: Rinuncia­mo! Celebrante: O Maria, concepita senza peccato. Tutti: Prega per noi che ci affidiamo a te. Celebran­te: San Michele arcangelo, difendici nella lotta, con­tro la malvagità e le insidie del diavolo sii nostra di­fesa. Trionfi su di lui la potenza di Dio, te ne pre­ghiamo supplichevoli; e tu, principe delle schiere ce­lesti, con la forza divina ricaccia nell'inferno Satana e gli altri spiriti maligni che a perdizione delle anime infestano il mondo. Amen. Celebrante: Benedice i presenti in comunione di intenzione e di intenti con il papa e col vescovo.


ALCUNE CAUSE E CONSEGUENZE DELLE PRE­SENZE MALEFICHE


Abbiamo elencato, in sintesi, quali sono le cause principali delle possessioni o dei disturbi malefici. In questo capitolo cercheremo di approfondire l'argo­mento, avvertendo però subito che molte volte le cause restano oscure. I libri sacri, a questo riguar­do, non ci danno aiuto. In tanti casi Gesù e poi gli apostoli liberano persone dal demonio, ma non ci viene mai detto nulla circa il motivo della possessio­ne. Anche nella vita di molti santi leggiamo tanti casi di liberazione, ma normalmente non ci viene detta la causa iniziale della possessione stessa. In più, ac­cade che questi episodi, sempre molto rapidi, non ci sono di aiuto neppure per la diagnosi. I demoni si buttavano subito ai piedi di Cristo, o Gesù li vedeva presenti nelle persone. Leggiamo spesso casi ana­loghi nella vita dei santi. Ma per noi esorcisti non è così. E vero che talvolta certi indemoniati al solo vederci si ribellano, urlano, diventano violenti po­trebbe trattarsi anche di casi di isterismo, di sugge­stione e simili. Oppure reagiscono subito, al solo gesto di porre la mano sul capo. Ma nella maggio­ranza dei casi non accade questo. Il demonio cerca di nascondersi, di mimetizzarsi sotto forma di mali fisici o psichici, cerca di non manifestare nessuna reazione. Ma infine deve cedere; non può resistere alle preghiere e ai riti dell'esorcista; spesso, prima ancora che il caso venga affidato a un esorcista, non può resistere alle preghiere dei familiari, dei sa­cerdoti, alle benedizioni con l'acqua santa. È co­stretto a manifestare chiaramente la sua presenza. Ma anche quando si giunge alla certezza di una presenza malefica, restano molti interrogativi: che tipo di possessione è? Come è avvenuta? Quali le­gami la fanno persistere? Sono interrogativi che noi esorcisti oggi ci poniamo molto spesso anche per­ché abbiamo l'impressione che il tempo richiesto per la liberazione, nella maggior parte dei casi, sia diventato molto più lungo di quanto occorreva in passato. Si sa che i tempi sono di Dio e che noi non possiamo mai prevedere quanto ci vorrà per ottene­re una liberazione. Ma ciò non toglie che, da parte nostra, dobbiamo fare tutto il possibile per abbrevia­re le sofferenze di quanti a noi si rivolgono. Ecco perché ogni esorcista, un po' per volta, acquista me­todi suoi personali, si aiuta con indagini o gesti par­ticolari, talvolta richiede la collaborazione di persone che ha riscontrato efficaci, o per la sola loro pre­ghiera, o per qualche particolare carisma o sensibili­tà per cui possono dare all'esorcista indicazioni utili. Mi addentro in un argomento difficile e che certa­mente non può riscuotere unanimità di consensi, proprio perché rispecchia esperienze particolari, personali, che non sono comuni a tutti gli esorcisti. Eppure è un'indagine da cui non si può prescindere, anche se nasconde dei rischi. Un primo rischio è quello di cadere in una ricerca puramente umana, come se la liberazione dipendesse dalla nostra abili­tà, e non solo unicamente dalla forza del nome di Cristo e dai tre requisiti indicati dal vangelo: fede, preghiera, digiuno. Un altro rischio, non posso na­sconderlo, è che certi metodi o l'uso di certi espe­dienti che si rivelano efficaci, facciano scivolare l'e­sorcista stesso in forme di magia, in forme che non ricevono più la loro forza unicamente dalla fede in Cristo ma da non si sa bene quale altra fonte... Ho incontrato esorcisti che sono caduti nell'errore di servirsi del pendolino per vedere se c'è o no una presenza malefica; altri che si sono accorti di una certa efficacia versando gocce d'olio in un piatto pieno d'acqua. Potrei continuare. Naturalmente non mi fermo su queste pratiche che sospetto di magia, ma solo su quelle che danno garanzie sicure.


 


1. Più si esorcizza una persona e più emergono fat­tori nuovi, o approfondimenti rispetto al primo inter­rogatorio. Generalmente un elemento su cui posso­no nascere sospetti, specie se non si notano pro­gressi, è di indagare se c'è qualche impedimento alla grazia. Il più delle volte il discorso da approfon­dire è quello del perdono. Forse l'amore ai nemici è il precetto più difficile del Vangelo. Perdonare di cuore, non avere risentimenti, pregare per chi ci ha fatto del male, saper compiere il primo passo verso la riconciliazione ecc.: sono sforzi duri. Altre volte l'impedimento può essere dato da una vita non con­forme alla legge di Dio. Mi è capitato spesso il caso di persone sposate che solo dopo molto tempo hanno rivelato di vivere una situazione matrimoniale non in regola. Oggi il lassismo corrente ha ottene­brato molto le coscienze su questo punto. Altre volte può trattarsi di gravi colpe del passato, sulle quali non c'è stato sufficiente pentimento o riparazione, anche se si tratta di colpe confessate ad esempio, peccati di aborto. Ci sono altri casi; resta il fatto che talvolta non si procede nella liberazione perché c'è un qualche im­pedimento alla grazia divina. Tolto l'impedimento, si nota subito il vantaggio.


2. Assorbenza. Spesso si nota che le persone colpi­te da mali malefici sono come spugne, o carte as­sorbenti: con grande facilità assorbono e soffrono per le negatività che incontrano. La fonte di negativi­tà può essere data da persone, da ambienti, da og­getti. Il più delle volte è data da persone: uno si ac­corge che la vicinanza di una data persona o anda­re a casa sua, o riceverla in casa, o anche solo a­verla vicina, gli causa delle sofferenze che possono durare ore o giorni. Si noti che spesso la persona che è apportatrice di negatività non ne è consape­vole, non ha nessuna cattiva intenzione; ad esem­pio, quando questa persona è essa stessa vittima di una negatività e questa viene captata da chi a sua volta ha dei disturbi. Bisogna allora cercare di evita­re più che si può e non sempre si può i contatti con quell'individuo accanto al quale ci si sente male perché è un male che fa soffrire e che non apporta nessun vantaggio. È doloroso, ma alle volte si deb­bono rompere rapporti con amici, con parenti anche molto stretti, riducendo al minimo i contatti. Si può assorbire negatività da alcuni ambienti: case, uffici, negozi... A parte quello che diremo a proposito delle infestazioni, è possibile che una persona "assor­bente" quando va in una certa casa, o negozio, o addirittura in una determinata chiesa, ne abbia mo­tivo di sofferenza. Anche in questo caso vale la re­gola che le sofferenze inutili è bene evitarle più che si può. Quando non è possibile spesso non è possi­bile neppure evitare le persone più negative, ci si premunisce come si vede che risulta più efficace: con la difesa di immagini sacre e soprattutto con la preghiera. E possibile che anche certi oggetti siano trasmettitori di negatività; quando uno se ne accor­ge è generalmente facile evitarne il contatto, o di­struggerli. Aggiungiamo che più ci si avvicina alla guarigione dalle influenze malefiche e più diminui­sce l'assorbenza; sono solito dire che uno diventa, da carta assorbente, carta impermeabile.


3. Doni particolari. È anche abbastanza comune che a disturbi malefici si accompagnino particolari sen­sibilità: preveggenza di fatti futuri; conoscenza inti­ma di persone, circa la presenza in loro di forze o di poteri malefici; soprattutto il sentire voci, e avere vi­sioni. Possono essere solo voci di disturbo, ma il più delle volte sono voci che suggeriscono qualcosa: comportamenti da avere o da non avere, preghiere, bestemmie, racconti di cose strane riguardo agli altri o cose del tutto irragionevoli. In ogni caso occorre respingere con ogni sforzo tutte queste sensibilità, talvolta ritenute doni particolari, anche se si tratta di suggerimenti che possono far comodo. Ma è anche possibile che siano «doni di satana». Circa le voci, occorre sforzarsi di rifiutarle e in ogni caso occorre non tenerne nessun conto: uno deve agire come crede bene, indipendentemente dal fatto che ciò che vuol fare sia stato o no suggerito dalla voce. Il più delle volte accade che questa lotta aiuta la libe­razione e che le sensibilità particolari e le voci ces­sano a liberazione avvenuta. È invece molto danno­so e può rendere impossibile la guarigione se ci si attacca a queste cose, come fossero doni o poteri.


4. Legami col demonio. Spesso si vengono a cono­scere legami con Satana, che occorre spezzare per giungere alla liberazione. Si tratta di legami che possono avvenire in tante forme: per volontà pro­pria, per leggerezze compiute inconsciamente, per volontà di altri. Nel primo caso è facile che la perso­na manifesti subito quello che ha fatto; negli altri ca­si occorre invece un'indagine spesso lunga per arri­vare a scoprire la causa che impedisce la guarigio­ne. Sono legami contratti per volontà propria: le consacrazioni a Satana, il patto di sangue con lui, la partecipazione a riti satanici o la frequenza a scuole sataniche in Italia ce ne sono già molte, per diventa­re sacerdoti di Satana. Qui il legame è diretto, è vo­luto; occorre rinnegarlo decisamente, rinnovare i vo­ti battesimali, riparare il male commesso verso Dio e verso i fratelli. Altre volte il legame viene contratto più o meno inconsciamente. Chi frequenta maghi o cartomanti dediti a magia contrae un legame con queste persone e, attraverso loro, col demonio. Oc­corre rompere entrambi questi legami. Così chi fa negromanzia, sedute spiritiche, chi si dedica all'oc­cultismo, chi ha regolato la sua attività facendo un uso sconsiderato del pendolo o dell'oroscopo. Tal­volta la forma è più subdola, quasi inconscia. Già è un po' così quando si agisce per curiosità, per leg­gerezza: nel partecipare a una riunione satanica; nel "fare il gioco" del bicchierino o della moneta; nel voler "fare il mago", così come si farebbe il presti­giatore, seguendo qualcuno dei tanti manuali in commercio o le lezioni di certe reti televisive. Un giorno non riuscivo a capire che cosa avesse cau­sato in una sedicenne certi segni di negatività, per cui non riusciva più a studiare, non combinava nien­te, era diventata la disperazione dei genitori. Non si riusciva a scoprire se avesse partecipato a qualcosa di pericoloso. Poi per caso mi venne da chiederle, sapendo che viveva in quasi assoluto isolamento: «Ti diverti a giocare alle carte?». Alla risposta af­fermativa ho aggiunto: «Cerchi di indovinare il futuro o quello che ha fatto qualcuno che conosci?». Alla nuova risposta affermativa: «Riesci sempre o quasi sempre ad indovinare giusto?». Ottenni ancora un si. «Chi ti da questo potere di indovinare? Credi for­se che ti venga da Dio?». A questo punto la ragaz­za non sapeva più cosa rispondere. È possibile che in questo modo, ingenuamente, si contragga un le­game col demonio. C'è poi tutta un'altra serie di possibilità, per cui si resta "legati" per colpa altrui. È il caso di chi viene consacrato a Satana, magari fin dal seno materno. Qui entriamo nel vastissimo campo dei malefici, che possono essere attuati in tante forme, tra cui anche la consacrazione che non causa solo mali di natura malefica, ma veri e propri legami; spesso ci accorgiamo di questi legami per­ché ci troviamo di fronte a possessioni diaboliche di cui, poco per volta, veniamo a scoprire l'origine. Il rimedio in questi casi, oltre a tutti gli altri mezzi pre­ghiere, sacramenti, consacrazione a Gesù e Maria, esorcismi, sta proprio nel rompere il legame, attra­verso il rinnovo dei voti battesimali e la rinuncia a qualsiasi dipendenza o rapporto con Satana, da chiunque sia stato fatto.


5 Particolari forme di malefici. Non mi dilungo su questo punto, su cui ho cercato di fermarmi nel mio precedente volume Un esorcista racconta. Mi limito a dire che è molto utile capire quale forma di malefi­cio è stata usata, se è questa la causa dei disturbi diabolici. E lo è nella grande maggioranza dei casi. Ad esempio, la forma più usata di maleficio è la fat­tura. E utile allora scoprire come è stata fatta, a quale scopo, se è necessario trovare oggetti nasco­sti da bruciare o se occorre che la vittima si liberi di cibi o bevande maleficiate, per via fisiologica o vo­mitando. E a questo scopo giovano assai i tre sa­cramentali usati con fede: acqua, sale, olio esorciz­zati. Il maleficio può dipendere da maledizioni di pa­renti stretti, o dal loro vizio di bestemmiare, o dalla loro appartenenza alla massoneria, o dalle loro pra­tiche magiche o spiritiche... Le preghiere, il perdono, le riparazioni, i suffragi se si tratta di persone defun­te, insomma, i rimedi dovranno variare secondo le necessità dei singoli casi.


6. Le rinunce. Sia dagli interrogatori sia dalle pre­ghiere esorcismi o preghiere di liberazione, possono emergere spiriti malefici particolari, da cui l'anima è assalita e tormentata. Può trattarsi dello spirito d'ira, o di vendetta, o di impurità, o di suicidio... In questi casi si è riscontrato utile fare preghiere di rinuncia a questo o quello spirito specifico, rinnegando ogni legame con esso e proclamando la propria volontà a non seguirne le ispirazioni; e pregare per esserne liberati. Spesso si nota un grande sforzo, da parte della persona colpita, a pronunciare queste preghie­re di rinuncia a spiriti specifici: vuol dire che si è col­to nel segno. E si nota anche, proseguendo con co­stanza in questi sforzi, un cambiamento di compor­tamento, un miglioramento progressivo di carattere, un aumento crescente di serenità e di pace. Viene da pensare ai lunghi elenchi che s. Paolo ci offre quando parla dei frutti della carne e dei frutti dello Spirito: un po' per volta i frutti dello Spirito si sostituiscono ai frutti della carne.


7. Le ricariche. Il cammino di liberazione non è mai come una strada in continua ascesa; è come una strada in ascesa, ma con dei costanti alti e bassi. Talvolta si ha l'impressione di improvvisi peggiora­menti, dovuti o a un nuovo maleficio se questa è la causa del disturbo malefico o dall'aver incontrato la persona da cui si assorbe negatività e la cui pre­senza è talvolta inevitabile ad esempio, quando si tratta di un familiare dedito alla magia o allo spiriti­smo. Ricordo bene uno dei primi casi che ho avuto in cura e che non è ancora risolto. Esorcizzavo una ragazza a cui periodicamente veniva rinnovata la fattura. Me ne accorgevo bene perché mi arrivava come "ricaricata" da forze negative. Chiesi al mio maestro, p. Candido, come sarebbe andata a finire e se il mio lavoro era mutile. Mi rispose senza esita­zione: «Dio è il più forte. In questo modo possono ritardare la liberazione, ma non la possono blocca­re». E uno dei tanti modi di cui il demonio si serve per cercare di scoraggiare la persona colpita e lo stesso esorcista; cerca di stancarli, di convincerli che i loro sforzi sono inutili. Aggiungo anche un'altra osservazione, che ho riscontrato in tutti i casi gravi. Essi sono frutto di un susseguirsi di cause; quasi mai di una causa sola. Arriva, ad esempio, quella che io chiamo la causa scatenante: un maleficio, l'incontro con una persona malefica, un errore in­colpevole come, ad esempio, l'invito di un amico che si ritiene buono e ci si trova, a casa sua, nel pieno di una seduta spiritica. Incominciano allora i grandi disturbi esterni, che portano ad andare dagli psichiatri e poi dagli esorcisti. Si pensa che quell'in­contro o quel maleficio sia stato la causa della pre­senza diabolica. In genere non è così. Indagando più indietro nella vita della persona colpita, si scopre che ha ricevuto già qualcosa fin dalla prima infanzia o addirittura dal seno materno; poi c'è stata un'altra "ricarica" verso i 6, 8 anni; poi un'altra verso i 18, 20 anni, con dei disturbi a cui non si era mai dato il giu­sto peso. Quando arriva la causa scatenante, è co­me l'arrivo della goccia che fa traboccare il vaso; ma non è il motivo unico. Occorrerà con pazienza guarire tutte le ferite, una per una, dopo averle scoperte, per poter giungere alla liberazione. Ecco un altro dei motivi per cui, nel­la maggioranza dei casi gravi, occorre poi tanto tempo e fatica.


8. Non fidarsi mai. Aggiungo un'ultima osservazio­ne, prima di passare a certe esperienze approfondi­te in questi ultimi anni. Non ci si deve mai fidare del­le persone che hanno fatto magia, o malefici, o hanno pronunciato maledizioni, anche se si tratta di intimi familiari. Si deve perdonare, non avere risen­timenti e pregare per loro. Ma occorre girare al lar­go; non contare che si siano convertiti. Anche se la conversione di queste persone è possibile, fin che sono in vita, qui ci troviamo di fronte a colpe gravis­sime, a forti legami con Satana. Quando si è pensa­to a un cambiamento e si è riallacciato un rapporto con queste persone, è sempre accaduto il peggio. Non intendo pronunciare un giudizio di condanna; chi giudica è solo il Signore. Io intendo solo dare norme pratiche di comportamento, basate su tante dolorose esperienze. Qui siamo nel campo dei peccati contro lo Spirito Santo. Chi giudica è il Si­gnore; ma noi dobbiamo difenderci, senza cedere a stupide ingenuità.


9. Tra le varie esperienze recenti, volte ad appro­fondire le cause di disturbi diabolici per giungere al­la liberazione, ne segnalo due. In entrambi i casi si da grande importanza allo studio delle cause; sco­perte queste, coloro che seguono i seguenti metodi trovano facilità ad ottenere la liberazione.


A — La comunità del Leone di Giuda e dell'Agnello Immolato, denominata ora La comunità delle Beati­tudini, è una comunità cattolica francese di vita con­templativa. Nel 1977 ha dato vita al "Gruppo medico S. Luca", che si occupa anche della liberazione da mali psichici oppure demoniaci. Potremmo definirla un'equipe spirituale, terapeutica e carismatica, di cui è responsabile il dr. Philippe Madreì. Ci pare un grande merito quello di avere istituito un gruppo di aiuto alle persone che hanno mali di natura malefi­ca. Lo sottolineamo volentieri anche perché, nella storia della Chiesa, sono nate famiglie religiose per tutte le necessità; mai per aiutare questa categoria di persone il cui aiuto, evidentemente, è stato ritenu­to di stretta spettanza dei vescovi. Riportiamo, a titolo di esempio, il caso pubblicato nel libro citato p. 151. «Il signor E. S., di ventotto anni, studente di farmacia, cristiano praticante, vie­ne a consultarci per subitanei impulsi autodistruttivi: buttarsi dal balcone, precipitarsi sotto un treno, im­piccarsi. Gli impulsi sorgono all'improvviso e sem­brano senza alcun rapporto con il contesto del mo­mento. Sono comparsi da parecchi mesi e diventa­no sempre più frequenti, nonostante gli sforzi evi­denti che il soggetto fa per resistervi. Si tratta di una particolare nevrosi fobica, difficile da spiegare e da interpretare psicologicamente. L'anamnesi non tro­va nulla di concreto, né sul piano fisico né sul piano spirituale; ma il discernimento collegiale ci da la cer­tezza che quest'uomo è vittima di un sortilegio. In­terrogato in proposito, il soggetto finalmente ricorda che una donna, piena di odio, aveva giurato a sua madre che avrebbe maledetto suo figlio e si sareb­be magicamente adoperata per condurlo all'autodi­struzione. Il sig. E. S. aveva allora otto anni e non ricordava più questo fatto. Trovata la causa, è bastata una preghiera di libera­zione per ottenere l'arresto immediato e definitivo di quelle fobie».


B — La guarigione dell'albero genealogico. Uno psichiatra ed esorcista protestante, il dr. Ken­neth McAll, racconta come ha scoperto un nuovo mezzo di guarigione attraverso la sua esperienza medica e religiosa; si tratta di un metodo che ha da­to buoni risultati sia in casi di malattie psichiche sia in casi di possessioni. Ha scoperto che molti malati debbono la loro condizione a motivi ancestrali; indi­viduato l'antenato da cui il male dipende, si tronca quel legame attraverso la preghiera e soprattutto at­traverso l'Eucaristia; e subito il malato guarisce. Il dr. Kenneth ha diffuso la sua scoperta attraverso un libro e conosco alcuni esorcisti italiani che afferma­no di ottenere buoni risultati per questa via. il libro in questione, è: Fino alle radici Ancora editore. A titolo di esempio, riporto un caso dal libro citato pp. 20,


21. «Molly era una donna sulla trentina. Intelligente, ben integrata, senza problemi di salute, tuttavia in­cominciò a sviluppare quella che lei stessa definiva una ridicola fobia: un terrore paralizzante ovunque ci fosse acqua, fosse pure per pochi metri. I suoi due bambini avevano fatto un bagno imprevisto l'e­state precedente, quando erano finiti in acqua da una piccola imbarcazione, in un laghetto dove era impossibile annegare. Il trattamento psichiatrico cui si era sottoposta la madre non era valso ad alleviare la sua fobia, e così le era stato consigliato di rivol­gersi a me. Non dovemmo procedere molto all'indie­tro nel suo albero genealogico per scoprire che un suo zio era annegato nel disastro del Titanic. Per quanto si potesse sapere, nessuno aveva pensato a metterlo nelle mani del Signore. Decidemmo quindi di celebrare l'Eucaristia per la sua anima. La celebrazione eucaristica, con la pre­senza certa del Signore, è il punto focale del pro­cesso di liberazione e di guarigione. Alla celebra­zione era presente anche Molly che, in seguito, non ebbe più a soffrire per la sua fobia e poi condusse una vita più spirituale e interiorizzata». Non esprimo un giudizio su queste esperienze a cui ho accenna­to, perché vengono studiate e provate in varie na­zioni. Rispetto i metodi di tutti gli esorcisti; cerco di fare frutto da ciò che mi pare buono; attendo, su certi procedimenti come questi che si arrivi a una maggiore chiarificazione. Non esito però ad avanza­re i miei dubbi: credo che siano forme più adatte a guarire mali psichici che mali malefici. Per questi ul­timi la nostra forza è tutta nel comando dato nel nome di Cristo; non giovano le abilità umane, ma solo la fede.


TESTIMONIANZE


Un caso di maleficio


La signora Nadia apparteneva a una famiglia tradi­zionalmente cattolica: preghiere quotidiane, messa festiva, confessione frequente, comunione settima­nale. Il marito, commerciante d'alto livello, condivi­deva la fede e le pratiche della moglie. Vincendo il dispiacere di non poter avere figli, si decisero di a­dottare una bambina e un bambino, che furono loro assegnati dal tribunale dei minorenni. Questo fu l'i­nizio di gelosie da parte di stretti familiari, che teme­vano perdite di aiuti economici e che contavano su prospettive di eredità. Il fratello di Nadia aveva spo­sato una donna con forti tendenze allo spiritismo e alla stregoneria. Nel 1978 iniziarono per Nadia di­sturbi di salute, che turbarono le sue precedenti buone condizioni. Erano colpiti particolarmente il cuore, il fegato, la milza. Le cure mediche non die­dero né guarigione né sollievo. Poi incominciarono difficoltà d'ordine spirituale: difficoltà a pregare, rifiu­to dell'Eucaristia, tentazioni di bestemmie contro il Crocifisso e la Vergine, veri e propri blocchi che im­pedivano di partecipare a funzioni religiose e a pre­diche. Nell'estate del 1988 Nadia dovette sottoporsi all'operazione di asportazione della cistifellea; l'in­tervento non diede i risultati sperati e il medico cu­rante consigliò una cura termale. Qui Nadia accusò forti disturbi, per cui ricorse al medico locale. Il me­dico intervenuto, dopo aver sentito bene la storia dei mali della paziente 130 e dopo averla visitata, le chiese se era credente. Alla risposta affermativa, disse decisamente: «Ciò di cui lei soffre va oltre la scienza medica; le consiglio di consultare un sacer­dote e, se vuole, gliene indico uno non lontano da qui, che mi sembra adatto al suo caso». Il sacerdote aiutò Nadia nella preghiera, la incitò alla lotta spiri­tuale a cui è chiamato ogni cristiano militante, e fece su di lei delle preghiere di liberazione. Evidentemen­te queste preghiere, ripetute in più occasioni, susci­tarono delle reazioni tali da insospettire il sacerdote, che diede questo consiglio: «Lei ha bisogno di un sacerdote esorcista. Ne faccia richiesta al suo ve­scovo e, se non ha fortuna, si rivolga ad un altro ve­scovo vicino». Quando i coniugi ritornarono a casa, si informarono subito presso la curia vescovile e fu loro indicato l'esorcista diocesano. Questi li ricevette a casa sua, il sedici agosto 1988. Dopo un esame approfondito, che richiese tre incontri, il sacerdote procedette a preghiere di liberazione volte a spez­zare i legami tra Nadia e le persone che le erano nocive: un'amica, che era gelosa per i figli che Na­dia era riuscita ad adottare e voleva farla passare per pazza; la cognata dedita alla stregoneria; alcuni domestici che i coniugi avevano assunti per una loro casa di campagna. Questa casa di campagna era circondata da un ampio terreno agricolo e vi si sen­tivano strani rumori. Si venne a sapere che i prece­denti proprietari erano membri di sètte sataniche, per cui partecipavano o addirittura ospitavano in ca­sa riti magici e messe nere. Si procedette all'esorcismo della casa e gli oggetti che parvero sospetti vennero esorcizzati e bruciati. In questo modo la pace ritornò in quella casa, ma continuarono i "blocchi" che impedivano a Nadia di recarsi in chiesa, di comunicarsi, di pregare, di leg­gere la parola di Dio. Dopo una nuova ricerca di discernimento condotta anche con la collaborazione dello psichiatra che aiu­ta abitualmente l'esorcista diocesano, il sacerdote decise di esorcizzare Nadia. Dopo i primi esorcismi non vi furono miglioramenti riguardo ai blocchi spiri­tuali; ma le reazioni della paziente dimostrarono con ancor più chiarezza l'assenza di sintomi di patologia psichiatrica, mentre invece le reazioni sataniche emersero in progressivo aumento, fino a far diventa­re Nadia furiosa, in modo da dimostrare tutta la for­za della possessione da cui era stata colpita. L'e­sorcista, seguendo i metodi da lui collaudati, si ri­volgeva ai diversi demoni per spezzare i legami oc­culti esistenti tra ogni persona negativa e Nadia. Questa è stata la formula da lui usata: «Nel nome di Nostro Signore Gesù Cristo, per i meriti della San­tissima Vergine Maria, per l'intercessione di s. Mi­chele Arcangelo, dei santi Apostoli Pietro e Paolo e di tutti i santi, spezzo ogni legame occulto di magia nera o di stregoneria, o di maleficio... secondo i casi tra Nadia e te, spirito immondo quando veniva con­fessato il nome, si pronunciava il nome del demo­nio; lego ogni potere di questo spirito e gli ordino di lasciare Nadia e di andarsene ai piedi della croce di Gesù». Nadia reagiva fortemente all'invocazione dei nomi di Maria Santissima, dei santi Pietro e Paolo, di s. Michele, e degli altri nomi che il sacerdote in­vocava: p. Pio, Giovanni Paolo II, il Curato d'Ars... Molti esorcisti sono soliti farsi dire, dalle persone che benedicono, quali sono i santi di cui sono più devote. Poco per volta Nadia ha ritrovato una mag­gior facilità alla preghiera a alla comunione eucari­stica. Bisogna riconoscere che le ha giovato moltissimo l'aiuto di suo marito che prega con lei, partecipa agli incontri di preghiera, interviene quando si accorge che la moglie ne ha bisogno. In questi casi è molto importante che una persona sia sostenuta da qual­cuno accanto, che l'aiuti. Procedendo negli esorci­smi, il sacerdote ha usato sempre più le preghiere di intercessione: salmi, litanie, rosario, preghiere di lo­de. Sono preghiere che fanno inviperire il demonio, al punto di spingerlo a cercare compromessi: «Po­tresti metterti d'accordo con me». Dapprima sono cessate le bestemmie; viene solo insultato l'esorci­sta. Ma un giorno il maligno propone: «Lasciami queste sei persone della famiglia e io me ne andrò», e indica chi vuole. Dopo aver pregato lo Spirito San­to, l'esorcista ha pregato per spezzare ogni legame di magia nera, di maleficio, di stregoneria, conognu­na delle sei persone che il maligno voleva per sé. Nel frattempo il demonio si infuriava sempre più. Quando poi il sacerdote ha consacrato ognuna di quelle sei persone al Cuore Immacolato di Maria, il demonio ha urlato come un disperato: «Se me li prendi, cosa mi rimane? Cosa divento?». Nel mo­mento in cui scriviamo Nadia non è ancora giunta alla guarigione totale, ma quasi; e il progresso è co­stante. Notiamo alcune cose per utilità di altri. Nadia fa molto uso, con grande fede, di acqua benedetta, sia per segnarsi sia per berla. Durante gli esorcismi è molto sensibile all'unzione con l'olio; ha anche ri­cevuto con molta devozione "l'Unzione degli infer­mi". Si confessa spesso, come anche suo marito, e afferma che questo sacramento la fortifica molto. Anche i figli adottivi, di venti e ventidue anni, hanno ricevuto effetti benèfici da questa intensa vita di preghiera. Si è resa palese la presenza di più de­moni, con a capo Asmodeo nome biblico, che indica uno dei più forti. Spesso il sacerdote ha insistito sul­la data di battesimo di Nadia, con efficaci reazioni. A un esorcismo è intervenuto anche il vescovo che poi ha manifestato la sua soddisfazione sia per come procedono le cose, sia per aver potuto partecipare.


La preghiera dei Pentecostali


Un militare alto e robusto era venuto a trovarmi, die­tro appuntamento. Da quello che mi aveva detto per telefono, c'era materia più che sufficiente per so­spettare una possessione diabolica; ma molte volte gli episodi vengono esagerati, se non del tutto in­ventati, per cui occorre poi il riscontro diretto. Per fortuna lo accompagnavano il padre e lo zio: due


"gorilla" ben saldi, in grado di essermi di aiuto in ca­so di bisogno. E davvero avevo necessità di essere aiutato perché, fin dalla prima volta, come gli posi le mani sul capo, quel giovanotto divenne furioso. Gli praticai solo tre esorcismi e già era evidente il van­taggio. Approfitto di questa occasione per far notare che non sempre le forme di maggior violenza sono le più radicate e quindi quelle che richiedono più tempo per la liberazione; ho avuto casi di persone che avevano fortissime reazione agli esorcismi, e che poi si sono liberate in pochi mesi; e ho casi in cui le reazioni e i disturbi sono assai minori, ma che si trascinano per anni prima che si giunga alla gua­rigione. Al quarto appuntamento il militare non ven­ne, preavvertendomi con una telefonata in cui dice­va che era impedito da motivi di servizio. Poi non si fece più sentire. Dopo parecchi mesi ricevetti una sua lettera dal nord Italia. Si scusava per il lungo si­lenzio, ma un improvviso trasferimento lo aveva co­stretto a lasciare Roma; mi ringraziava con accenti di grande commozione per ciò che avevo fatto per lui e mi annunciava con gioia la sua completa libe­razione, narrandomi lo svolgimento dei fatti. «Sono guarito completamente ed è stato lo Spirito di Gesù Cristo che ha cacciato via quel demonio che avevo dentro di me. Io non credevo che sarei mai guarito, tanto forti erano i dolori; e tanto meno pensavo di poter guarire così rapidamente. Ma incontrai per ca­so un evangelico cristiano che intuì il mio stato e mi invitò a ricevere le preghiere della sua comunità.


Questo gruppo si mise in preghiera su di me a lun­go, tanto che il giorno dopo mi accorsi di aver rice­vuto un notevole miglioramento. La domenica se­guente fui invitato a recarmi nella loro chiesa. Invocarono su di me lo Spirito di Gesù Cristo provo­candomi quelle forti reazioni che avevo anche quando lei mi benediceva. Dopo mezza giornata di preghiera e di lotta, interruppero e mi fecero tornare nel tardo pomeriggio. Di nuovo ripresero a pregare e quando mi aiutarono a invocare il Sangue di Cri­sto che purifica, caddi a terra. Mi alzai dopo un certo tempo: non avevo più i disturbi allo stomaco, mi sentivo liberato, leggero, ero ritornato ad essere me stesso, quello di prima. La ringrazio di nuovo di tutto quello che ha fatto per me, ma mi sentivo in dovere di scriverle questa lettera per rendere testimonianza a quanto Gesù Cristo ha fatto per me. Il Signore o­pera ogni sorta di miracoli: guarisce drogati, guari­sce persone che hanno avuto fatture molto peggiori della mia. Ci tenevo a dare a lui gloria con la testi­monianza della mia liberazione». Oltre alla firma e all'indirizzo, la lettera riportava anche l'indirizzo della Chiesa Evangelica Cristiana Pentecostale di cui il Signore si era servito. Non nascondo che in un pri­mo momento ci rimasi un po' male. Ripensai al Vangelo di Marco, quando riporta le pa­role che l'apostolo Giovanni disse a Gesù: «Mae­stro, abbiamo visto un tale scacciare i demoni nel tuo nome e glielo abbiamo proibito, perché non vie­ne insieme a noi» 9,38; e Gesù disapprovò Giovan­ni. Ho cercato invece di ammirare e di imparare: l'importanza di pregare in gruppo e non da soli, quando è possibile; e soprattutto di pregare più a lungo e con fede. Chi agisce è il Signore, che si serve di chi vuole.


Un caso non risolto


Tra tanti casi non risolti, non posso nascondere che ne ho registrati molti in cui è evidente l'incuranza degli ecclesiastici. Credo di aver battuto a sufficien­za questo chiodo e di non dover pubblicare episodi, troppi, che lasciano sconcertati per certe risposte e per certi comportamenti che non hanno nulla che sia conforme al Vangelo e conforme alle regole ec­clesiastiche. Mi accontento di narrarne uno, che stimo abbastanza emblematico. Sono stato autoriz­zato anche a dire dove è accaduto: a Bologna. Mentre scrivo, è ancora l'unica grande diocesi ita­liana a non avere esorcisti; quando ne avrà, le re­sterà il primato di essere stata l'ultima. Non si pensi che la mia critica sia dovuta al fatto che sono di Mo­dena... Dico ciò che è vero! Sonia aveva diciotto anni. Come spesso succede a giovani d'oggi, già a quell'età aveva viaggiato molto e aveva vissuto esperienze d'ogni tipo. Allora era legata ai gruppi dark, nuova generazione dei punk. Con questi gruppi aveva partecipato a incontri sata­nici, a sedute spiritiche, e come guadagno di tutto questo presentava dei fenomeni molto strani. Di primo acchito si faceva notare perché usciva sempre con una sciarpa nera intorno al collo e con un paio di grossi occhiali neri. Non poteva vedere la luce del sole; se per caso ne veniva colpita un mo­mento, urlava, si dimenava e correva a nascondersi. Si aggiungano fenomeni particolari. A quanto essa diceva, spesso di notte veniva visitata da fantasmi che non la lasciavano dormire. Talvolta cantava in modo strano, con suoni lenti che parevano nenie o­rientali. Spesso sveniva all'improvviso; poteva capi­tarle in ogni circostanza o ambiente. Né lei né i suoi genitori erano credenti. Era stata in cura da molti medici di chiara fama, senza mai ottenere diagnosi sicure né tanto meno miglioramenti, per cui il suo aspetto denotava una continua sofferenza. Quando raccontava ciò che le accadeva, a quelle poche a­miche che le ispiravano fiducia, sembrava terroriz­zata. Era convinta che tutti la credessero pazza. Un altro fenomeno frequente è che spesso cadeva da qualcosa: da un gradino, da una sedia, scendendo dalla macchina o da un autobus. Cadeva a terra all'improvviso e ne attribuiva la colpa a "qualcuno" che le aveva dato una spinta. Ma non è mai accadu­to che si facesse male; provava un vago malessere, ma anche le parti del corpo su cui aveva sbattuto per terra non le dolevano. Una volta rotolò letteral­mente dalle scale della scuola; era presente un'a­mica che rimase terrorizzata, temendo gravi conse­guenze; invece non si fece nulla. Disse solo che a­veva ricevuto uno spintone. Infatti l'unica testimone asserisce che l'ha vista "buttata" giù dalle scale, come da una forza invisibile. Un'amica, molto a con­tatto con la Curia Arcivescovile a motivo del suo la­voro, assai ben conosciuta dai vescovi ausiliari sia­mo nel 1986, si rivolse a uno di loro per chiedere consiglio e per farsi indicare un esorcista. Si sentì rispondere che non c'erano esorcisti e che non ce n'era bisogno; che erano paure da ridere, solo frutto di fantasia e che i sacerdoti avevano ben altro da fare che occuparsi di queste sciocchezze. Altri ten­tativi presso sacerdoti ottennero lo stesso effetto. Pareva un disonore o una cosa ridicola occuparsi di un caso come questo. Sonia non usciva più di casa; perse anche le poche amiche buone che aveva e che non seppero più cosa poter fare per lei. In base a questi elementi non è possibile dire con esattezza di quale male soffrisse Sonia. Si può dire che c'era­no elementi in sovrabbondanza perché un esorcista se ne occupasse ed è deplorevole che ciò non sia avvenuto; è una vergogna per quegli ecclesiastici che erano stati interessati al caso. Purtroppo debbo anche dire che di episodi analoghi ne ho documen­tati molti, troppi; con i relativi dati circa le persone che erano state interpellate e le risposte che hanno espresso. I "credenti in Cristo" non avrebbero certo agito così si rilegga Marco 16, 17.


DIFFICOLTA’ E PROBLEMI APERTI


In generale, i casi che si presentano a noi esorcisti non sono mai facili; a meno che non risulti subito che non c'è nessuna influenza malefica questo av­viene per fortuna il più delle volte, per cui basta qualche buona parola, qualche raccomandazione, e assai spesso l'insistenza a fare una buona confes­sione, che sia l'inizio di una vera conversione: un ritorno alla vita di grazia, alimentata dalla costante preghiera e frequenza ai sacramenti. Quando inve­ce si presentano quei segni di sospetto, di cui ab­biamo parlato, allora inizia l'impegno serio d'indagi­ne. In questi anni ho avuto occasione di conoscere vari esorcisti, italiani e non; ognuno ha i suoi metodi, le sue esperienze, le sue abitudini. Ho cercato di imparare e ho imparato tanto; ma non sempre ho imitato, anzi assai raramente. Provengo dalla scuola di p. Candido e resto fedele a quella scuola. Ho an­che visto che spesso un metodo seguito con effica­cia da un esorcista non ha la stessa efficacia se viene applicato da un altro esorcista.


 


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:22. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com