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Amorth Gabriele

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2016 13:56
17/09/2016 13:50

TESTIMONIANZE


Solo un esorcista poteva aiutarmi Scrivo con fatica questa mia storia perché penso che possa essere utile ad altri e perché mi sembra conforme a quello che leggiamo nel Vangelo. I di­sturbi demoniaci sono iniziati nel 1974; i medici non sapevano spiegare i miei mali strani e gli psichiatri si stringevano nelle spalle, senza formulare nessu­na diagnosi. Per esempio, improvvisamente mi sen­tivo soffocare e ero presa da spasimi nervosi, come da scosse elettriche in tutto il corpo. Talvolta la vio­lenza dei fenomeni era tale che mio marito chiama­va il medico d'urgenza, in piena notte. Nello stesso tempo incominciai ad abbandonare la Chiesa; la screditavo ogni volta che si parlava di religione. Era una cosa insolita per me che ero sempre stata cre­dente e impegnata, nonché dirigente di Azione Cat­tolica. Pensavo che si trattasse di una "crisi di cre­scita"; invece questo mio astio contro la Chiesa è durato più di dieci anni. Prima ero ben lieta di fer­marmi in adorazione davanti al ss. Sacramento; ora desideravo solo fuggire. Tutto mi sembrava ridicolo, sceneggiate dei preti e stupidaggini dei fedeli. Mio marito, cattolico praticante, soffriva di questo mio distacco dalla religione, che coincideva anche con un allontanamento da lui. Poi, dal 1978, incominciai a frequentare gruppi marginali, alla ricerca di espe­rienze esotiche. È incominciato così un periodo di autentica autodistruzione: diventavo sempre più morbosa e attirata dalle persone che potevano farmi del male; provavo un piacere perverso ad abbando­narmi in loro potere. Per anni ho incontrato ogni sor­ta di guru, guaritori, stregoni. Fisicamente stavo sempre peggio. Era come se il mio corpo fosse stretto da una morsa. Avevo la digestione bloccata, problemi ai reni e alle articolazioni, ero sempre stanca e priva di energia. Mi sentivo rivivere solo durante i corsi "psicologici" a cui partecipavo e che mi procuravano forti emozioni. Sono certa che, se invece di rivolgermi ai guru, avessi sentito parlare di esorcisti, sarei uscita prima da questo inferno. Ma durante la mia lunga e impegnata pratica di religio­ne, non avevo mai sentito parlare di esorcisti.Mi appassionai agli studi di astrologia; ero arrivata a interpretare gli avvenimenti con questa chiave di let­tura e alla luce della reincarnazione. Nel 1981 in­contrai l'essere più abbietto che io abbia mai cono­sciuto. Era uno psichiatra pazzo solo in seguito seppi che era stato ricoverato come psicotico. Ave­va fatto un patto con Lucifero di distruggere quanta più gente poteva; anche di questo fui a conoscenza solo più tardi. Con un pretesto mi invitò nel suo stu­dio e per un anno giocò con il mio corpo e con la mia anima, ricorrendo all'ipnosi. Ci si lascia ipnotiz­zare solo se lo si vuole; ma il demonio mi ispirava di lasciarmi torturare da questo squilibrato. Si pensi che una volta stavo per morire strangolata; ma la Madonna mi ha protetta da bambina, i miei genitori mi avevano consacrata a lei. Non so come sono riu­scita ad uscire da quel bassofondo. Finii in ospeda­le, dove tentai il suicidio, ma dopo due mesi stavo meglio. Il demonio però non mi mollava e mi fece appassionare alla psicanalisi, col risultato di allonta­narmi del tutto dalla fede. Frequentai anche una scuola per professori di yoga e mi misi ad insegnare l'hatayoga nel mio villaggio. Ero diventata buddista, praticavo la meditazione zen, ero come sdoppiata e infelice. Verso la Chiesa provavo vero odio, ma in fondo a me c'era la disperazione: non m'importava più niente di nessuno, neppure di mio marito e dei miei figli. Allora iniziai a fare sedute spiritiche con alcuni amici. A volte avevo l'impressione che stavo per diventare pazza; non capivo più se vivevo nella realtà o se sognavo. Insoddisfatta della psicanalisi, un'amica mi portò da una donna, di cui mi magnificò i poteri. Era la grande sacerdotessa della setta I.V.I.; me ne infatuai, al punto di portare da lei mio marito, i nostri figli, parenti, e amici: Mi pareva di essere ipnotizzata. Questa donna diceva di essere cattolica e di essere il Cristo reincarnato; mi fece credere di avere guarito una mia figlia soggetta a « crisi di epilessia e ordinò di sospendere tutti i medi­cinali. Alcuni giorni dopo mia figlia entrava in coma e si salvò per miracolo. Ricordo queste sedute di guarigione, chiamate "armonizzazioni", con terrore. Se avessi conosciuto un esorcista avrei evitato que­ste sofferenze per me e anche per mia figlia che, dopo le preghiere di un esorcista, non ha avuto più crisi epilettiche. Nel 1984 ebbi la gioia di trovarmi incinta del mio quinto figlio. Ma ero troppo debole, appena prima, avevo passato un altro periodo di malattie strane, emicranie, vertigini tali da sconcer­tare i medici. Così ebbi un aborto spontaneo al se­condo mese; persi molto sangue e fu necessario farmi un raschiamento. Lì mi attendeva il Signore, che mi inviò sua Madre a confortarmi. È stata un'e­sperienza straordinaria, che mi ha riportato a Dio. Mi pareva che la Vergine rimanesse ad assistermi, nella mia cameretta d'ospedale; mi rimproverava il mio passato e mi invitava a seguirla. Io accondisce­si felice, perché mi sentivo colma di pace e di luce. Il periodo seguente fu molto duro. Da una parte la Madonna mi aiutava a ripulire il mio inconscio pieno di sporcizia; d'altra parte il maligno mi dava terribili tentazioni, dubbi, incitamenti a ritornare sulle sue vie. Anche in questa occasione, se avessi conosciu­to un esorcista ne avrei avuto grande aiuto. Sentivo fisicamente presente il demonio, di notte, che mi ri­peteva: «Ti riprenderò». Mi ero rivolta a qualche sa­cerdote per avere aiuto; ma proprio non capivano niente del mio stato e non avevano nessuna espe­rienza di certi assalti diabolici. Chiedo scusa, ma debbo confessare che ho toccato con mano la loro ignoranza totale in questo settore. Dal 1988 ebbi lot­te ancora più forti. Da parte mia ero decisa per il Si­gnore; allora il demonio se la prese con mio marito e con i miei figli, colpendoli di mali inspiega­bili: in tredici mesi, quattordici ricoveri d'urgenza. Più gravi ancora gli assalti morali, i tentativi per divi­dere la nostra famiglia. Di notte poi mi risvegliavo di colpo, immersa in una disperazione così tremenda da non riuscire a pregare; eppure lo avrei voluto. Con altrettanta rapidità quello stato d'angoscia scompariva e di nuovo potevo benedire Dio con tut­to il cuore. Col ritorno alla preghiera credevo di es­sermi liberata dal demonio, invece mi ingannavo. La sua azione era divenuta più subdola, per giungere a fiaccare la mia resistenza. Se andavo a un ritiro spi­rituale mi sentivo assalire da dubbi ossessivi ac­compagnati da pensieri di disperazione; se facevo un pellegrinaggio ritornavo con l'impressione di es­sere stata picchiata a sangue. Più pregavo, più mi sforzavo di fare il bene e più il demonio mi colpiva con pensieri di perfidia. Soffrivo di dolori in tutto il corpo, di insonnia, di perdite di memoria. Pensavo alle volte di lasciare la famiglia e di an­darmene lontano. Ho passato due anni tremendi, incompresa da tutti, che mi sarebbero stati alleviati o evitati se avessi avuto l'aiuto di un esorcista. L'ho capito dopo, quando finalmente, quasi per caso, un caso certamente predisposto dalla Vergine Immaco­lata, ho incontrato l'esorcista che mi ha fatto uscire da questo lungo tunnel di dolore e di buio. Da quando lui ha incominciato a pregare su di me, tutto è cambiato. Non che siano cessati i dolori, ma han­no acquistato senso, li vivo nella luce. L'esorcismo mi da serenità e pace per alcune ore. Quando la lot­ta riprende, prego con più fervore e con pieno ab­bandono alla volontà del Signore. Riesco anche a capire e amare di più i miei cari, che ora si confidano pienamente con me, sentendosi compresi. La mia vita spirituale sta progredendo per un crescente desiderio che provo di vivere in unione con Dio; anche le mie croci, vissute alla luce della passione di Cristo, non mi pesano più. Ho ancora le lotte, ma ho anche momenti di vera pace e di vera gioia. Vedo un continuo miglioramento col progredi­re degli esorcismi. Ho finito. Vorrei dire, senza nes­suna intenzione polemica: il mio vescovo e i sacer­doti della mia diocesi proclamano continuamente di essere solidali con i poveri. E non sono forse dei grandi poveri, dei grandi bisognosi, coloro che sono tormentati dal maligno? Da diciotto anni faccio parte di questi poveri, ma tutti i sacerdoti con cui avevo parlato non avevano capito nulla, proprio nulla, di questa mia povertà e non mi hanno dato nessun a­iuto. Eppure Gesù ha detto: «Nel mio nome scacce­rete i demoni!». Mi pare che sia un incarico, un po­tere, un dovere molto chiaro.


Ho trovato la giusta via


Mi chiamo Alessandro e abito a Roma. Da circa cinque anni ero tormentato fisicamente dal demo­nio. Era come se mi venissero infissi degli aghi in tutto il corpo, specialmente sugli organi vitali; senti­vo morsi, coltellate e simili sofferenze. Sono stato da tutti gli esorcisti di Roma, ho frequen­tato vari gruppi carismatici, ma tutto è stato inutile. Sono grato a tutti perché da tutti ho trovato aiuto, anche se non la guarigione. Da circa un anno ho trovato la giusta via della liberazione totale: la mes­sa quotidiana e il digiuno. Secondo la mia esperien­za è questa la forma di liberazione più potente, do­po la confessione dei peccati e la comunione. Que­sta forma ci viene indicata espressamente da Gesù, nel vangelo di Matteo: «Certo genere di demoni non può essere cacciato via in nessun altro modo, se non con la preghiera ed il digiuno» Mt 17,21. Ora ringrazio e lodo il Signore per tutte le sofferenze che ha permesso che colpissero me e la mia famiglia. Si noti la differenza tra i due casi riportati. Ci sono diversi generi di demoni; ci sono diversi generi di possessioni. Il trattamento da usare non è identico in tutti in casi, anche se in tutti i casi la preghiera, i sacramenti, il digiuno, che è attuabile in tanti modi diversi, occorrono sempre.


SATANA IN AZIONE


«Mentre i servi dormivano, venne il suo nemico il diavolo, nemico di Dio e seminò tra il grano la ziz­zania» Mt 13,25. È un fatto che accade un po' in tut­ti i tempi, ma che è avvenuto ai nostri giorni nella forma più sconcertante perché, contrariamente a quanto accade nella parabola, oggi non si vuole più credere né alla presenza della zizzania, né tanto meno all'esistenza del nemico, il diavolo. Bisogna proprio dire che il sonno dei servi sia diventato mol­to pesante. Ne abbiamo indicato tre cause, che spiegano in parte la riluttanza del clero cattolico at­tuale a trattare questi problemi: mancanza di prepa­razione teologica, mancanza di esperienza, diffu­sione di errori dottrinali. Eppure non è mai mancato l'insegnamento da parte dei vertici della Chiesa. Nei nostri ultimi tempi, la costante dottrina biblicoteolo­gica su Satana e sulla sua attività è stata ribadita in diciotto testi del concilio Vaticano II, da tre discorsi di Paolo VI, da quindici discorsi di Giovanni Paolo II Voci quanto mai autorevoli e chiare, ma di cui Ome­ro direbbe: «Poveri versi miei, votati al vento. Lo scossone che, almeno a livello di risonanza sulla stampa laica, ha avuto una notevole influenza si de­ve a Paolo VI. Già nella sua omelia nella festa dei santi Pietro e Paolo, il 29 giugno 1972, aveva scan­dalizzato 57 il mondo laico per aver parlato di Sata­na: «Da qualche fessura è entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio... Anche nella Chiesa regna que­sto stato di incertezza. Si credeva che, dopo il Con­cilio, sarebbe venuta una giornata di sole per la sto­ria della Chiesa. E venuta invece una giornata di nuvole, di tempesta, di buio...». Ma il discorso fon­damentale di Paolo VI sul diavolo è quello del 15 novembre dello stesso 1972. Contiene in breve tutti gli elementi della demonologia biblico/teologica; e la condanna di tutti quei teologi che hanno sparso e continuano a spargere errori. In appendice lo ripor­tiamo integralmente; qui ci limitiamo ad alcune e­spressioni. «Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? Uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il demonio». Questa è la dichiarazione iniziale, che sta alla base della tratta­zione. Ma perché tutto il discorso sul demonio sia visto nei suoi giusti limiti, inquadrato nel piano gene­rale divino, il papa aggiunge subito che occorre, prima di procedere, guardare al piano generale del­la creazione: «È l'opera di Dio, che Dio stesso, co­me specchio esteriore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza ... La visione cristiana del cosmo e della vita è trion­falmente ottimistica. .Segue un'altra osservazione che non è contrastante, ma complementare: «è completa questa visione? è esatta? Non vediamo quanto male è nel mondo? Troviamo in noi e nel nostro mondo un agente oscuro e nemico, il demo­nio». E qui viene la chiara stangata a certi teologi della nostra epoca: «Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza; un essere vivo, spiritu­ale pervertito e pervertitore. Terribile realtà; miste­riosa e paurosa. Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente... oppure la spiega come una personifica­zione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni». Sulla scia della Bibbia, il papa in­calza: «Ecco l'importanza che assume l'avvertenza del male... Come non ricordare che Cristo per tre volte, riferendosi al demonio, come a suo avversa­rio, lo qualifica prìncipe di questo mondo? S. Paolo lo chiama dio di questo mondo e ci mette sull'avviso sopra la lotta al buio che noi cristiani dobbiamo so­stenere, non con un solo demonio, ma con una sua paurosa pluralità». Ne segue la conclusione: «Il demonio è all'origine della prima disgrazia dell'uma­nità, il peccato originale... E storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorcismi del battesimo ed i frequenti riferimenti della sacra Scrittura e della liturgia all'ag­gressiva e alla opprimente potestà delle tenebre. E il nemico numero uno; è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e contur­bante esiste davvero e con la sua proditoria astuzia agisce ancora. È il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana». Sono parole di una limpidezza e di una forza che andrebbero spesso ripetute, imparate a memoria, approfondite. E qui, dando per più che acquisita l'esistenza di Satana e la sua azione oscura e conturbante di pervertito e pervertitore, ci limitiamo a esporre tale azione in forma schematica, per poter procedere più detta­gliatamente su quell'opera di prevenzione e di cura che l'esperienza esorcistica ci ha insegnato. Certa­mente noi non possiamo accontentarci di quanto scrivono i teologi di spiritualità nei loro trattati: il no­stro è uno studio specialistico su un aspetto partico­lare, l'azione di Satana, per cui dobbiamo essere molto più approfonditi, basandoci su teoria e pratica. Questo ci costringe pure a fare scelte originali, an­che sul linguaggio; scelte che per ora non riscontra­no concordia; ma speriamo che si arrivi ad autore­voli precisazioni a coronamento degli studi che an­diamo facendo. Ad esempio, il testo del Royo Marin parla solo di tentazione, ossessione, possessione. Il vecchio Tanquej è ancora più conciso. Noi abbiamo bisogno di sviluppare assai di più questi schemi, su cui poi basiamo tutta la nostra azione pratica di dia­gnosi e di cura. Una prima suddivisione, insistita dal noto esorcista francese De Tonquedec, già esposta prima di lui e che possiamo ritenere ormai universalmente accet­tata, è questa: il demonio esercita un'attività ordina­ria, la tentazione, e un'attività straordinaria, che comprende tutta una gamma di disturbi malefici, di varia gravità e natura. Riguardo all'azione ordinaria, le tentazioni, non ci fermiamo. Ci limitiamo a dire che tutti ne sono vittime a tal pun­to che Gesù stesso ha accettato di essere sottopo­sto a questa prova. La tentazione demoniaca, in­sieme alla ferita originale della nostra natura la Bib­bia suole chiamarla concupiscenza e alle occasioni che il mondo presenta, ci offre un terreno di lotta che è grande occasione di meriti, tanto che la Bibbia considera una beatitudine la vittoria contro la tenta­zione, cf. Giacomo 1,12, la possibilità di fare il male e di saperlo evitare cf. Siracide 31,11. Come resistere? «Vigilate e pregate per non cadere in tentazione» Mt 26, 41. L'impegno spirituale del cristiano è diretto a cresce­re sempre più nei due grandi comandamenti dell'a­more: a Dio e al prossimo. E' diretto anche a usare i mezzi di grazia che ci fanno vincere le tentazioni. Non ci fermiamo su questo primo aspetto, che in re­altà non è disgiunto dal secondo: prevenzione e cu­ra contro l'azione straordinaria del demonio. Riguardo a questa azione straordinaria, espongo una mia suddivisione spiegando l'uso delle espres­sioni che ricorreranno poi nel corso del libro. Ripeto, su questo non esiste un linguaggio ufficiale e nep­pure un linguaggio universalmente accettato. Si noti anche che i confini tra una forma e un'altra non so­no netti: sono possibili le interferenze e l'assommar­si di più sintomi.


1. Disturbi esterni. Indichiamo così quelle sofferenze solo fisiche batti­ture, flagellazioni, urtoni con varie conseguenze, cadute di oggetti ecc., che riscontriamo nella vita di certi santi: il Curato d'Ars, s. Paolo della Croce, p. Pio... e che sono meno rare di quanto potrebbe sembrare. L'impressione è che il demonio agisca rimanendo all'esterno della persona; qualora si ri­scontrasse un'azione dall'interno, si tratterebbe di presenza solo provvisoria, limitata alla durata di quei disturbi.


2. Possessioni diaboliche. È la forma più grave e comporta la presenza permanente del demonio in un corpo umano, anche se l'azione malefica non è continua: si alternano le crisi a pause di riposo. Im­plica manifestazioni temporanee di blocco mentale, intellettivo, affettivo, volitivo. Possono sprigionarsi violente reazioni, conoscenza di lingue ignote alla persona, forza sovrumana, conoscenza di cose oc­culte o dell'altrui pensiero. Tipica l'avversione al sacro, spesso accompagnata da bestemmie. Ma occorre stare molto in guardia dai camuffamenti diabolici.


3. Vessazioni diaboliche. Si tenga presente sempre che in ciascuno di questi casi vi è una grande varie­tà di sintomi e anche grandi differenze di gravità. Le vessazioni sono forme saltuarie di disturbi; oppure forme che colpiscono nella salute, nel lavoro, negli affetti, nei rapporti con gli altri alcuni effetti: arrab­biature senza motivo, tendenza all'isolamento tota­le.... Possono colpire individui o gruppi, anche molto numerosi.


4. Ossessioni diaboliche. Pensieri ossessivi, spesso assurdi, ma tali che la vittima non è in grado di liberarsene, per cui vive in continuo stato di prostrazione, con persistenti tenta­zioni di suicidio. Si tenga conto che il suicidio è una tentazione ben presente anche nei due casi prece­denti. Spesso determinano come uno sdoppiamento


della personalità. La volontà resta libera, ma come oppressa dai pensieri ossessivi.


5. Infestazioni diaboliche. Con questa espressione non indichiamo i mali malefici sull'uomo, ma quelli che colpiscono luoghi case, uffici, negozi, campi..., oggetti automobili, cuscini, materassi, pupazzi..., a­nimali. Abbiamo già visto la testimonianza di Orige­ne, secondo cui anche in questi casi si facevano esorcismi, fin dai primi secoli del cristianesimo.


6. Ricordo infine l'espressione: soggezioni diaboli­che che indica quando volontariamente, con un pat­to esplicito o implicito, ci si sottomette alla signoria del demonio. Si possono creare legami particolari anche per cause involontarie e si può in tal modo cadere in una delle forme precedenti, soprattutto nella forma più grave, la possessione diabolica. Per poter procedere nella nostra esposizione dobbiamo ancora vedere in che modo si può cadere in questi mali diabolici straordinari. E’ importante tenerne conto per esporre poi che cosa si può fare sia come prevenzione sia come liberazione. Notiamo quattro cause principali, di cui due colpevoli e due incolpe­voli. 1. Per pura permissione di Dio. È chiaro che nulla accade senza il divino permesso; ma Dio non vuole mai il male, né la sofferenza, né la tentazione. Avendoci dato la libertà, permette il male e sa rica­varne il bene. In questa prima causa sappiamo che Dio può permettere al demonio di tormentare una persona, per temperarla nella virtù. È il caso biblico di Giobbe; è quanto è accaduto a tanti santi o beati. Ne approfittiamo per affermare che i disturbi diaboli­ci, di per sé, non ci dicono niente circa lo stato di grazia delle persone che ne sono vittime.


 2. Quando si subisce un maleficio. Anche in questo caso la vit­tima è incolpevole, ma c'è colpa da parte di chi fa il maleficio e di chi lo commissiona. Maleficio è nuo­cere ad altri mediante l'intervento del demonio. Può essere attuato in modi diversi: fattura, legatura, ma­locchio, maledizione... Non dimentichiamo che stiamo trattando temi gravi, ma che facilmente si prestano ad abbagli. Per cui c'è da guardarsi dalla sovrabbondanza di imbrogli, suggestioni, manie e simili.


3. Un'altra causale data da uno stato grave di indurimento nel peccato. E il caso evangelico di Giuda; è il caso di tanti che si sono abbandonati a perversioni sessuali, violenza, droga. Un'aggravan­te, oltre che una causa, che poi riscontriamo tre­menda quando si procede negli esorcismi, è il delit­to d'aborto: la liberazione richiede tempi assai più lunghi. Nello sfascio attuale della famiglia e della moralità, questa terza causa incide assai più che in tempi passati, per cui è grandemente aumentato oggi il numero delle persone colpite da mali malefici.


4. Frequenza a luoghi o persone malefiche. Parteci­pare a sedute spiritiche, fare magia o consultare maghi, stregoni, certi cartomanti e simili; praticare occultismo, partecipare a sètte sataniche o a riti sa­tanici, che hanno il loro apice nelle messe nere... Aggiungiamo l'influenza di mezzi di massa, quali gli spettacoli porno, i films di violenza e di orrore di tan­te reti televisive; il diffondersi della musica rock, culminante nel rock satanico e che ha le sue chiese, oltre che in stadi e prati, in quasi tutte le discote­che... Anche queste forme sono oggi in esplosione: più cala la fede, più aumenta la superstizione. Gli ec­clesiastici non hanno fatto nulla per opporvisi, o, al­meno, per mettere in guardia da questi perìcoli. Non esitiamo a ripeterlo: per la loro completa ignoranza, anche di quanto esplicitamente è scritto nella Bib­bia. Pure questa quarta causa è uno dei motivi per cui oggi i disturbi malefici sono più estesi che qual­che decennio fa, specie tra i giovani. Ritengo fon­damentale questa rapida esposizione perché, oltre ai princìpi generali circa l'esistenza e l'azione del demonio, occorre sempre tener presente quali mali Satana può causare e quali ne sono le cause, per potere prevenire e curare questi disturbi.


TESTIMONIANZE


Paolo VI ci parla di Satana Già il 29 giugno 1972 Paolo VI aveva parlato esplicitamente del demonio. Le frasi erano state forti. «Ho la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di Satana nel tempio di Dio». Il papa non esita a identificare que­sta forza negativa che vorrebbe soffocare i frutti del concilio: il suo nome è il diavolo. Il discorso provocò quasi uno scandalo nella stampa internazionale. Parlare di diavolo al giorno d'oggi — si affrettarono a dire i giornalisti — è voler ritornare al Medioevo. E, nella loro ignoranza, non si accorgevano che è un ritornare molto più indietro: al Vangelo, alla storia biblica, ad Adamo ed Èva! Qualche mese dopo, il 15 novembre dello stesso 1972, in un'udienza gene­rale, il santo padre ha ritenuto necessario ritornare sul tema, con una chiarezza e una completezza che richiamano tutto l'insegnamento biblico ed ecclesia­stico in materia. Riportiamo il discorso integralmen­te. «Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chie­sa? Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il demonio. Prima di chiarire il nostro pensiero, invitiamo il vostro ad aprirsi alla luce della fede sulla visione della vita umana, visione che da questo osservatorio spazia immensamente e pene­tra in singolari profondità. E, per verità, il quadro che siamo invitati a contemplare con globale realismo è molto bello. E il quadro della creazione, l'opera di Dio, che Dio stesso, come specchio superiore della sua sapienza e della sua potenza, ammirò nella sua sostanziale bellezza. Poi è molto interessante il quadro della storia drammatica dell'umanità, dalla quale storia emerge quella della redenzione, quella di Cristo, della nostra salvezza, con i suoi stupendi tesori di rivelazione, di profezia, di santità, di vita elevata a livello sopranna­turale, di promesse eterne. A saper guardare questo quadro non si può non rimanere incantati: tutto ha un senso, tutto ha un fine, tutto ha un ordine, e tutto lascia intravedere una Presenza Trascendenza, un Pensiero, una Vita, e finalmente un Amore; così che l'universo, per ciò che è e per ciò che non è, si pre­senta a noi come una preparazione entusiasmante e inebriante a qualche cosa di ancor più bello e an­cora più perfetto. La visione cristiana del cosmo e della vita è pertanto trionfalmente ottimistica; e questa visione giustifica la nostra riconoscenza di vivere, per cui celebrando la gloria di Dio noi cantiamo la nostra felicità. Ma è completa questa visione? È esatta? Nulla ci impor­tano le deficienze che ci sono nel mondo? Le di­sfunzioni delle cose rispetto alla nostra esistenza? Il dolore, la morte, la cattiveria, la crudeltà, il peccato: in una parola, il male? E non vediamo quanto male è nel mondo? Specialmente quando è male morale, cioè simulta­neamente, sebbene diversamente, contro l'uomo e contro Dio? Non è forse questo un triste spettacolo, un inesplicabile mistero? E non siamo noi, proprio noi cultori del Verbo, i cantori del bene; noi credenti, i più sensibili, i più turbati dall'osservazione e dalla esperienza del male? Lo troviamo nel regno della natura, dove tante sue manifestazioni sembrano a noi denunciare un disordine. Poi lo troviamo nell'ambito umano, dove incontriamo la debolezza, la fragilità, il dolore, la morte, e qualche cosa di peggio: una duplice legge contrastante, una che vorrebbe il bene, l'altra invece rivolta al male; tor­mento che s. Paolo mette in umiliante evidenza per dimostrare la necessità e la fortuna d'una grazia salvatrice, della salute cioè portata da Cristo. Già il poeta pagano aveva denunciato questo conflitto in­teriore nel cuore stesso dell'uomo: «Video meliora­proboque, deteriora sequor». «Vedo le cose migliori e le approvo, ma seguo le peggiori», Ovidio. Tro­viamo il peccato, perversione della libertà umana e causa profonda della morte, perché distacco da Dio, fonte della vita; e poi, a sua volta, occasione ed ef­fetto d'un intervento in noi e nel nostro mondo d'un agente oscuro e nemico, il demonio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un es­sere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà! Misteriosa e paurosa. Esce dal qua­dro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante, non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure chi la spiega come una pseudorealtà, una personificazione con­cettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto nella sua com­plessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra u­nilaterale razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficoltà per la nostra intelli­genza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì per anni s. Agostino: «Quaerebam unde malus et non erat exitus», «Io cercavo donde provenisse il male e non trovavo spiegazione». Ed ecco allora l'importanza che assume l'avvertenza del male per la nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvezza. Prima dello svolgimento della storia evangelica, al principio della sua vita pubblica, chi non ricorda la pagina densissima di si­gnificato della triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali il demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? E come non ricordare che Cristo, tre volte riferendo­si al demonio come al suo avversario, lo qualifica "principe di questo mondo"? E l'incombenza di que­sta nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del Nuovo Testamento. S. Paolo lo chiama "il dio di questo mondo" e ci mette sull'avviso sopra la lotta al buio che noi cristiani dobbiamo sostenere non con un solo demonio, ma con una sua paurosa pluralità: «Rivestitevi — dice l'Apostolo — dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è soltanto col sangue e con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori delle tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria» Ef 6, 11-12. E che si tratti non di un solo demonio, ma di molti, diversi passi evangelici ce lo indicano. Ma uno è principale: Satana, che vuoi dire l'avversario, il nemico, e con lui molti: tutti creature di Dio, ma decadute perché ribelli e dannate; tutto un mondo misterioso, sconvolto da un dramma infe­licissimo, di cui conosciamo ben poco. Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che riguardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il demonio è all'origine della prima disgrazia dell'uma­nità; egli fu il tentatore subdolo e fatale del primo peccato, il peccato originale. Da quella caduta di Adamo il demonio acquistò un certo impero sull'uo­mo, da cui solo la redenzione di Cristo ci può libera­re. È la storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorci­smi del battesimo ed i frequenti riferimenti della S. Scrittura e della liturgia alta aggressiva e all'oppri­mente "potestà delle tenebre". È il nemico numero uno; è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo essere oscuro e conturbante esiste dav­vero, e che con proditoria astuzia agisce ancora. È il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana. Da ricordare la rivelatrice parabola evangelica del buon grano e della zizzania, sintesi e spiegazione dell'illogicità che sembra presiedere al­le nostre contrastanti vicende: «inimicus homo hoc fecit» Mt 13,28. È «l'omicida fin da principio... e pa­dre della menzogna», come lo definisce Cristo; è l'insidiatore sofistico dell'equilibrio morale dell'uomo. È lui il perfido ed astuto incantatore che in noi sa in­sinuarsi, per via dei sensi, della fantasia, della con­cupiscenza, della logica utopistica, o di disordinati contatti sociali, nel gioco del nostro operare, per in­trodurvi deviazioni, altrettanto nocive quanto all'ap­parenza conformi alle nostre strutture fisiche o psi­chiche, o alle nostre istintive e profonde aspirazioni. Sarebbe questo, sul demonio e sull'influsso che egli può esercitare sulle singole persone, come su co­munità, su intere società o su avvenimenti, un capi­tolo molto importante della dottrina cattolica da ri­studiare, mentre oggi poco lo è. Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici, in esperienze spiritiche, oggi purtroppo tanto diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorìe maniache, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si pre­ferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestar fede a tante gratuite u­topie magiche o popolari o, peggio, aprire la propria anima — la propria anima battezzata, visitata tante volte dalla presenza eucaristica e abitata dallo Spiri­to Santo! — alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda; fessure queste attraverso le quali il maligno può facilmente penetrare ed alterare l'umana mentalità. Non è detto che ogni peccato sia direttamente dovuto ad azione diabolica; ma è pur vero che chi non vigila con certo rigore morale sopra se stesso si espone all'influsso del "mysterium iniquitatis" a cui s. Paolo si riferisce 2 Tessalonicesi 2, 3-12 e che rende problematica l'alternativa della nostra salvezza. La nostra dottrina si fa incerta, oscurata come è dalle tenebre stesse che circondano il demonio. Ma la nostra curiosità, eccitata dalla certezza della sua esistenza moltepli­ce, diventa legittima con due domande. Vi sono se­gni, e quali, della presenza diabolica? E quali sono i mezzi di difesa contro così insidioso pericolo? La risposta alla prima domanda impone molta cautela, anche se i segni del maligno sembrano farsi eviden­ti. Potremo supporre la sua sinistra azione là dove la negazione di Dio si fa radicale, sottile e assurda; dove la menzogna si afferma ipocrita e potente, contro la verità evidente; dove l'amore è spento da un egoismo freddo e crudele; dove il nome di Cristo è impugnato con odio cosciente e ribelle; dove lo spirito del vangelo è mistificato e smentito; dove la disperazione si afferma come l'ultima parola ecc. Ma la diagnosi è troppo ampia e difficile, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare; non pe­rò priva per tutti di drammatico interesse, a cui an­che la letteratura moderna ha dedicato pagine fa­mose. Il problema del male rimane uno dei più grandi e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittoriosa risposta che vi da Gesù Cristo. «Noi sappiamo — scrive l'evangelista s. Gio­vanni — che siamo nati da Dio e che tutto il mondo è posto sotto il maligno» 1 Gv 5,19. All'altra domanda: quale difesa, quale rimedio op­porre all'azione del demonio? La risposta è più faci­le a formularsi, anche se rimane difficile ad attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ripara per ciò stesso dall'invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva. L'innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell'ar­matura d'un soldato, le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano. Il cristiano deve essere mi­litante; deve essere vigilante e forte; e deve talvolta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare cèrte incursioni diaboliche. Gesù lo in­segna indicando il rimedio "nella preghiera e nel di­giuno". E l'Apostolo suggerisce la linea maestra da tenere: «Non lasciatevi vincere dal male, ma vinci nel bene il male» Romani 12,21. Con la consapevo­lezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la Chiesa, il mondo si trovano, noi cerche­remo di dare senso ed efficacia alla consueta invo­cazione della nostra principale orazione: «Padre nostro... liberaci dal male!». A tanto giovi, anche la nostra apostolica benedizione.


Influenza nefasta di certe musiche


Già vari autori cattolici hanno messo in guardia sulle nefaste conseguenze del Rock satanico. Ricordo in particolare: Piero Mantero, Satana e lo stratagem­ma della coda, Segno editore, e il libro di Corrado Balducci, Adoratori di Satana, Ed. Piemme. Riporto alcuni tratti fondamentali, dalla rivista Lumière et Paix, maggiogiugno 1982, p. 30. Esiste negli Stati Uniti, estesa poi su scala internazionale, una asso­ciazione che si chiama WlCCA Tradotto significa: Associazione dei fattucchieri e congiurati. I compo­nenti di questa associazione sono numerosissimi; possiedono tre compagnie di dischi e ogni disco ha lo scopo di contribuire alla demoralizzazione e alla disorganizzazione interiore della psicologia dei gio­vani. Praticano il satanismo e si consacrano alla persona di Satana. Ognuno di questi dischi descrive esattamente gli stati d'animo che convengono ai di­scepoli di Satana, e invita le persone a celebrarne la gloria, l'onore, la lode. C'è anche un famoso gruppo, i ROLLIN STONES, anch'essi appartenenti a una setta satanica della regione di San Diego, che di­vulgano in molti loro canti — anche se non in tutte le loro musiche — gli stessi princìpi, poiché sono sempre persone consacrate al culto di Satana. È molto conosciuta anche un'altra organizzazione, quella dei GARRY FUNKELL, che produce lo stesso tipo di musica. Questi gruppi hanno soprattutto lo scopo di divulgare i dischi che hanno per fine di condurre i giovani al satanismo, ossia al culto di Sa­tana. I dischi consacrati a Satana si basano su quat­tro princìpi.


1. Per prima cosa è importante il ritmo, chiamato Beat, che si sviluppa seguendo i movimenti della re­lazione sessuale. Tutto a un tratto gli ascoltatori si sentono coinvolti in una specie di frenesia. È per questo motivo che si sono registrati molti casi d'iste­rismo, prodotti dall'ascolto continuo di tali dischi; è il risultato che si ottiene esasperando l'istinto sessua­le per mezzo del Beat di cui abbiamo parlato. ;


2. In secondo luogo è usata la intensità del suono, scelta deliberatamente in modo da raggiungere una forza di 7 decibels superiore alla tolleranza del si­stema nervoso. È tutto ben calcolato; quando ci si sottopone a questa musica per un certo tempo, so­pravviene nella persona un certo tipo di depressio­ne, di ribellione, di aggressività. In tal modo uno ar­riva a dire, senza rendersene conto: «In fondo, io non ho fatto nulla di male: ho solo ascoltato della musica per tutta la serata». Così credono anche molti genitori ed educatori, del tutto inesperti in que­sto campo — ndr. E invece un metodo previsto e ben calcolato, diretto a esasperare il sistema nervo­so e orientato, in tal modo, al conseguimento di un risultato preciso: portare gli ascoltatori ad uno stato di confusione e di disordine, che li spinge alla ricer­ca di come attualizzare il Beat, ossia il Ritmo, che hanno ascoltato per tutta la serata; ed è così che si arriva anche a reclutare nuovi adepti da avviare al satanismo. Ed è lo scopo finale che si prefiggono gli autori.


3. Il terzo principio è di trasmettere un segnale sub­liminale. Si tratta di trasmettere un segnale elevatis­simo al di sopra dell'udito, un segnale supersonico che agisce sull'inconscio. E un suono frastornante, dell'ordine di circa 3.000 vibrazioni al secondo, che non è possibile afferrare con le proprie orecchie proprio perché è supersonico; esso scatena nel cer­vello una sostanza il cui effetto è esattamente iden­tico a quello della droga. Si tratta così di una droga naturale, prodotta dal cervello in seguito a quegli stimoli che si sono ricevuti, ma di cui non ci si è resi conto. Ad un certo momento ci si sente strani... Questa stranezza induce la persona a ricercare la droga vera e propria, o a prenderne dosi maggiori se si è già tossicodipendenti.


4. C'è anche un quarto elemento: La consacrazione rituale di ogni disco nel corso di una messa nera. Prima infatti che ogni disco sia immesso nel merca­to, viene consacrato a Satana con un rituale partico­lare, che è una forma vera e propria di messa nera. Se qualche volta vi siete presi la pena di analizzare le parole di queste canzoni con l'ausilio di un perso­nal computer, Parole che talvolta sono nascoste, veri e propri messaggi, e percepibili solo ascoltando il brano regolandone opportunamente la velocità, ed all'indietro, in senso inverso, vi sarete accorti che i temi generali sono sempre gli stessi: ribellione con­tro i genitori, contro la società, contro tutto quello che esiste; la liberazione di tutti gli istinti sessuali; la possibilità di creare uno stato anarchico, per far tri­onfare il regno universale di Satana. Ci sono anche degli inni direttamente dedicati a Satana. Basta prendere, ad esempio, la canzone "Hair", per tro­varvi quattro parti dedicate al culto di Satana. Dopo quanto abbiamo detto, chi oserebbe negare il peri­colo delle influenze del maligno, che conta tanti complici nella via della ribellione e dell'odio? Leg­giamo nell'Apocalisse: «E s'adirò il drago; contro la donna, e se ne andò a far guerra al resto della sua discendenza, a quelli che osservano i comanda­menti di Dio e hanno a cuore la testimonianza di Gesù» 12,17. 75


COME RICONOSCERE LE PRESENZE MALEFI­CHE


Entriamo nel vivo del problema che a noi interessa: quali sono i sintomi da cui si capisce che un male è malefico e non di origine naturale. In base ai risultati di questo esame si procederà a indirizzare la perso­na o ai medici, o si farà una preghiera di liberazione, oppure un esorcismo. Quanto esponiamo è frutto di esperienza, ma ha un valore molto personale. Le poche regole suggerite dal Rituale sono del tutto in­sufficienti e non esistono libri che trattino questo ar­gomento. Per cui anche tra gli esorcisti il modo di procedere è molto vario, dipendendo dall'esperien­za che ciascuno ha fatto per proprio conto. Qualcu­no si aiuta facendo riempire un modulo con delle domande. Altri, i più, procedono a un interrogatorio della persona interessata e dei familiari: è molto im­portante anche la testimonianza dei familiari perché spesso chi è colpito da questi mali particolari non è in grado di rendersi conto con esattezza del suo comportamento e delle sue reazioni. Lo svolgimento di questi procedimenti è molto importante perché è da qui che si distinguono quali sintomi sono signifi­cativi e quali no, per riconoscere se ci si trova di fronte a un male di origine malefica. Diciamo anche subito che di sintomi ce ne vogliono vari un sintomo solo, per quanto significativo, non può mai bastare; ma poi è solo con l'esorcismo che si univa alla cer­tezza morale. Il metodo da me seguito è procedere a un breve interrogatorio per vedere se ci sono sin­tomi di "sospetto": se questi mancano come mi capi­ta il più delle volte, mi limito a qualche consiglio a­datto al caso, ma non do neppure un appuntamen­to. Si noti che questo primo esame sono solito farlo per telefono o per lettera; per questo è molto breve. E un metodo reso necessario dal grandissimo af­flusso di richieste. Se riscontro segni di "sospetto" fisso un appuntamento e inizio senz'altro con un esorcismo di indagine, che può essere più o meno lungo secondo le reazioni che riscontro. Si noti un aspetto che considero fondamentale! Ritengo che l'esorcismo abbia non solo effetto curativo di libera­zione, ma anche, e prima di tutto, diagnostico. È molto interessante osservare il comportamento du­rante l'esorcismo; spesso è ancor più significativo vedere l'effetto dell'esorcismo a distanza di giorni; in molti casi è fondamentale tener conto delle evolu­zioni che avvengono durante una serie di esorcismi: sia riguardo al comportamento della persona, sia riguardo alle conseguenze. Talvolta mi è capitato che, solo dopo una serie di esorcismi, si è potuto giungere a una diagnosi sicura; altre volte è avvenu­to che il comportamento della persona esorcizzata ha seguito un'evoluzione del tutto imprevedibile lun­go il corso degli esorcismi, ma tale da evidenziare sempre più la natura del male e giungere alla libe­razione. Nell'interrogatorio preliminare chiedo, per prima cosa, perché hanno pensato di rivolgersi a un esorcista e in base a quali sintomi. Spesso emergo­no motivi banali, tali da liquidare la richiesta con po­che battute.


Qualche esempio. «Ho sentito parlare di mali, malefici e vorrei vedere se ne ho»; ma la persona si mostra priva di qualsia­si sintomo significativo. «Preghi, si accosti spesso ai sacramenti, viva conforme alla legge del Signore e cacci via ogni falsa paura»: il caso è chiuso.



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