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Amorth Gabriele

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2016 13:56
17/09/2016 13:46

tutte le conseguenze del caso: spese inutili, ma so­prattutto rischio di perdere tempo e di non essere curati quando invece la medicina ufficiale potrebbe fare qualcosa. Chiunque abbia un minimo di buon senso si può domandare se sia lecito continuare a imbrogliare il prossimo. Ma cosa fa il nostro Ministe­ro della Sanità? Ha mai fatto sentire la sua voce? Non può cercare di mettere in guardia gli italiani? E la Federazione degli Ordini dei medici? Non potreb­be radiare dall'albo i medici che si prestano a inter­venti che sono in contrasto con le regole della buo­na pratica medica? Sono domande che da tempo attendono una risposta; ma forse è impopolare prendere una decisione nell'interesse della salute pubblica!».


CRISTO CONTRO SATANA.


Tutto quanto intendiamo dire ha per fondamento ciò che Gesù ha fatto, ciò che ha insegnato, i poteri che ha conferito ai suoi discepoli. Sono questi i capisaldi fondamentali per comprendere l'opera della Reden­zione che, diversamente, rimarrebbe un enigma. I molti riferimenti che qui riportiamo ci pare che siano bene introdotti da tre espressioni per così dire pro­grammatiche. — «Per questo scopo il Figlio di Dio è venuto: per distruggere le opere del diavolo» 1 Gio­vanni, 3,8. Parole molto precise, dalle quali non si può prescindere per capire l'azione del Maestro di­vino. — Quando Pietro vuole riassumere tale azio­ne, nell'importante incontro con Cornelio il primo pagano convertito al cristianesimo, la sintetizza con questa espressione: «Passò facendo del bene e sanando tutti quelli che erano sotto il potere del dia­volo» Atti 10,38. — Infine Paolo, quando intende esprimere in profondità la lotta che il cristiano deve sostenere per essere fedele al suo Signore, affer­ma: «Vestite l'intera armatura di Dio per contrastare le ingegnose macchinazioni del diavolo; infatti la nostra lotta non è contro una natura umana mortale, ma contro i Principati, contro le Potestà, contro i Dominatori di questo mondo di tenebre, contro gli spiriti maligni delle regioni celesti» Efesini 6,12. 25


Alla luce di questi passi comprendiamo la grande importanza che i Vangeli danno allo scontro diretto tra Cristo e Satana, di cui sottolineano la totale sconfitta. Già l'inizio della vita pubblica di Gesù, su­bito dopo la solenne proclamazione del Padre nel Giordano, prende le mosse dallo scontro delle ten­tazioni. Brevi, ma incisive le parole di Marco: Egli rimase nel deserto quaranta giorni, tentato da Sata­na» 1,13. E molto significativo l'oggetto delle tenta­zioni, come ci viene riportato da Matteo e da Luca. È un contenuto sottile, che pervade anche le nostre tentazioni: si tratta in sostanza di scegliere tra i de­sideri della carne cibo, successo, potere... e la vo­lontà dello Spirito; occorre scegliere tra le promesse di Satana e le promesse di Dio. Il primo Adamo ha scelto le promesse di Satana; il secondo Adamo, Cristo, ha scelto l'obbedienza a Dio, anche se la fe­deltà a tale obbedienza gli farà rinunciare ai regni della terra e lo porterà alla morte in croce. Fin da questo momento Satana è già sconfitto. Sarà una continua vittoria contro di lui tutta la predicazione del Maestro, volta a instaurare il regno di Dio; a questa si accompagna con chiarezza crescente la rivelazione della divinità di Cristo, sottolineata da quei segni straordinari che sono i suoi miracoli. Ed è tra questi segni che acquista particolare valore il dominio di Gesù sugli spiriti immondi: proprio per­ché la sua opera è volta a distruggere il potere di Satana e a liberarne l'umanità. Perciò gli evangelisti insistono su questi episodi, distinguendoli nettamen­te dalle guarigioni dalle malattie e sottolineando det­tagli su cui poi avremo occasione di soffermarci. Incomincio con Marco, che già dall'inizio, nel primo capitolo, sottolinea per tre volte questo potere di Cristo. «Vi era nella loro sinagoga un uomo posse­duto da uno spirito immondo, il quale si mise a gri­dare dicendo: Che c'è tra noi e te, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so che tu sei il Santo di Dio. Ma Gesù lo sgridò dicendogli: Taci ed esci fuori da lui. Allora lo spirito impuro lo scosse violente­mente, poi mandò un grande grido e uscì da lui. Tutti furono presi da spavento tanto che si chiede­vano: Che mai è questo? Una dottrina nuova data con autorità; comanda perfino agli spiriti impuri e questi gli obbediscono» 1, 23 27. Si noti come la gente, acutamente, mette in relazione la predicazio­ne di Gesù col suo potere di cacciare i demoni. So­no ugualmente prove della sua autorità. «Venuta la sera, quando il sole fu tramontato, gli conducevano ogni sorta di malati e di indemoniati. Tutta la città si era raccolta davanti alla porta. Egli guarì molti mala­ti di varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva che i demoni parlassero, perché lo co­noscevano bene» 1, 32 34. Gesù non vuole la te­stimonianza dei demoni; ha la testimonianza del Padre e ci porterà ad essere noi suoi testimoni. Ol­tre tutto, la testimonianza dei demoni è dannosa perché sono dei bugiardi per natura e perché vor­rebbero anticipare quella rivelazione sulla persona di Gesù, che Gesù stesso vuole manifestare solo poco per volta. Il primo capitolo di Marco riporta an­cora la frase: «E se ne andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i de­moni» 1,39, in cui ancora vediamo abbinata la pre­dicazione alla vittoria su Satana. Marco ci riferisce altre volte del potere di Gesù sui demoni. «Gli spiriti immondi poi, quando lo vedevano, gli cadevano ai piedi e gridavano dicendo: Tu sei il Figlio di Dio! Ma lui insistentemente li rimproverava, affinché non lo facessero conoscere» 3,11-12. Inte­ressante l'incontro con la donna pagana, di origine sirofenicia, che dimostra una fede così grande da meritare la liberazione della figlia; si noti, perché ne parleremo anche per quello che accade pure oggi, che si è trattato di una liberazione a distanza, senza la presenza della persona interessata direttamente 7, 25-30. Parleremo a parte di due casi di liberazio­ne, che rivestono una particolare importanza per la ricchezza di particolari con cui sono riportati: l'inde­moniato di Cerasa 5, 1-20 e il ragazzo che gli apo­stoli non erano riusciti a liberare 9, 14-29. Sono epi­sodi che troviamo anche in Matteo e Luca, per cui meritano una particolare attenzione. Prima di passa­re ad altre considerazioni sul valore che Gesù stes­so da a questi episodi e sul potere conferito prima agli apostoli, poi ai settantadue discepoli e infine a tutti i credenti, completiamo la rassegna con alcune narrazioni di Matteo e di Luca. Giovanni preferisce non soffermarsi su nessun episodio singolo, ma far­ci riflettere su osservazioni di carattere generale. Matteo insiste su varie liberazioni collettive, senza precisare il numero. «Si sparse la fama di lui in tutta la Siria e così furono condotti a lui malati di ogni ge­nere: sofferenti di infermità e dolori vari, indemoniati e paralitici; ed egli li guarì» 4,24. «Verso sera gli portarono molti ossessi ed egli scacciò gli spiriti con la sola parola e guarì tutti gli infermi» 8,16. Non è da meno Luca. Oltre a riportare l'episodio della libera­zione di una donna tenuta curva da diciotto anni per causa di una presenza demoniaca 13, 11-17, ama insistere sulle liberazioni di molti. «Dopo il tramonto del sole, tutti quelli che avevano dei malati li porta­rono a lui. Ed egli li guariva imponendo le mani su ciascuno di loro. Da molti uscivano in quel momento dei demoni che gridavano: Tu sei il Figlio di Dio. Ma Gesù li sgridava severamente e impediva loro di parlare, perché sapevano che era il Messia» 4,40­


41. «Erano venuti per ascoltarlo e per essere guariti dalle loro malattie. Anche quelli che erano tormenta­ti da spiriti cattivi venivano guariti. Tutti cercavano di toccarlo perché da lui usciva una potenza che guariva tutti» 6, 18-19. «Anche alcune donne erano state guarite da spiriti cattivi e da in­fermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni...» 8, 2. E veniamo brevemente ai due episodi più complessi, i più ricchi di particolari. E­samino la liberazione dell'indemoniato di Cerasa basandomi soprattutto su Marco 5,1-20. Ci troviamo di fronte al caso più grave di possessione diabolica totale, in cui l'indemoniato dimostra una forza so­vrumana, tale da rompere catene e ceppi, e in cui si dimostra così furioso da rendere pericoloso passare per quella contrada. Si noti che in altri casi di pos­sessione non ci sono simili reazioni; talvolta il male diabolico può essere identico a un male fisico: ad esempio, nel caso del sordomuto o della donna cur­va. Anche oggi gli effetti della possessione sono quanto mai vari. È interessante la risposta alla ri­chiesta del nome: «Legione, perché siamo in molti». Anche questo caso accade ancora oggi. Ma è pure curioso il fatto che Gesù accondiscenda alla richie­sta del demonio, di andare nei porci, e non «fuori da quella regione», o addirittura «nell'abisso», come riferisce Luca. Anche oggi accade talvolta che il demonio chieda all'esorcista la destinazione, o ac­cade che sia l'esorcista ad imporla. L'episodio ter­mina col particolare apostolato che Gesù assegna all'uomo risanato: questa volta non gli ordina di ta­cere, ma di parlare. L'importanza di questo tipo di potere di Gesù è tale che mai il Signore ordina a un indemoniato di tacere la sua liberazione, come invece comanda spesso a persone guarite da malattie. Il secondo caso ricco di dettagli ci è offerto dalla guarigione del giovane che i nove apostoli non riuscirono a liberare, mentre Ge­sù era assente sul Tabor, con Pietro, Giacomo e Giovanni. Mi baso soprattutto su Luca 9, 38-43. An­che qui ci troviamo di fronte ad un caso di posses­sione gravissima. Il demonio tormenta il ragazzo rendendolo muto, buttandolo per terra dove si con­torce per le convulsioni, tanto da farlo apparire un epilettico. Ma c'è di peggio. È un demonio distrutto­re, che vuole causare la morte di quel figlio unico, buttandolo nel fuoco o nell'acqua mi avvalgo anche della descrizione di Marco 9, 14-27. Qui ci sono due importanti particolari da notare. Prima di tutto la domanda di Gesù: «Da quanto tempo gli accade?». Nel Vangelo non ci viene mai detta la causa delle possessioni; in questo episodio si precisa il tempo, «fin dall'infanzia». Si tratta certamente di una causa incolpevole, almeno da parte della vittima. Poi oc­corre notare le condizioni che Gesù richiede per la liberazione. Al padre domanda la fede: «Tutto è possibile a chi crede»; agli apostoli, stupiti e delusi per il loro insuccesso, aggiunge: «Questo genere di demoni non può essere scacciato con nessun altro mezzo, se non con la preghiera e col digiuno». E un limite al potere dato agli apostoli? Credo piuttosto che sia un segno preciso che sta a indicare come la liberazione dal demonio è un fatto di grande impor­tanza e difficoltà, per cui l'effetto degli esorcismi non è per così dire automatico, ma spesso richiede, oltre che fede e preghiera, molto tempo. A questo punto, dopo aver visto con quanta forza e frequenza Gesù caccia via i demoni, giova fare qualche osservazio­ne. Un primo rilievo è che Gesù riconosce il potere del maligno: — può entrare in un uomo: «E allora, dopo il boccone, entrò in lui Satana» Gv 13,27, quando descrive la fine di Giuda; — può ritornarci con altri sette spiriti peggiori, anche dopo esserne uscito Mt 12, 43-45; — può compiere azioni tali da strabiliare il popolo, come faceva Simon Mago At 8,9; — dispone di un potere particolare in certi tem­pi: «Questa è l'ora vostra e la potenza delle tenebre; le 22, 53 soprattutto dispiega questo potere negli ultimi tempi, come risulta dai discorsi escatologici e dall'Apocalisse. In più il demonio si oppone ai piani di Dio: — nella parabola del seminatore, è lui che porta via il seme della parola di Dio che cade per strada Mt 13,19; — nella parabola del buon grano e della zizzania, è lui il nemico che semina l'erbaccia Mt 13,39. — Cerca di trasformare i figli di Dio in figli suoi: «Non vi ho scelto io voi dodici? Eppure uno di voi è un diavolo Gv 6,70; «Il diavolo è il padre da cui voi derivate e volete compiere i desideri del vostro padre» Gv 8,44; «Anania, come mai Satana ti ha riempito il cuore, fino a cercare di ingannare lo Spiri­to Santo? At. 5,3; «Simone, Simone: Satana ha ot­tenuto il permesso di passarvi al vaglio come il gra­no» Le 22,31. Alla luce di queste realtà acquista una particolarissima importanza il potere dimostrato da Gesù contro Satana. È un potere che mette in crisi scribi e farisei, i quali cercano di darsene una spiegazione, e non sanno trovare altro che questa: è d'accordo col principe dei demoni. Leggiamo, ad esempio: «Mentre essi se ne andavano, ecco che gli fu presentato un muto, posseduto dal demonio. Egli scacciò il demonio e il muto riacquistò la favel­la. Le folle, stupite, dicevano: Non si è mai visto nul­la di simile in Israele. Ma i farisei invece dicevano: E per mezzo del principe dei demoni che egli scaccia i demoni» Mt 9,32-34. L'accusa è spesso ripetuta: «Gli dissero i giudei: Adesso siamo sicuri che tu hai un demonio» Gv 8,52; «Gli scribi scesi da Gerusalemme a loro volta dicevano: È posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni nel nome del principe dei demoni» Me 3,22. L'accusa tocca uno dei punti fondamentali della missione di Cristo, venuto per distruggere le opere di Satana e per liberare quanti erano in suo potere. Perciò la risposta è molto chiara, completa e si arti­cola in tre argomenti. Il primo argomento: l'accusa è del tutto assurda, perché porterebbe all'autodistru­zione del regno di Satana. «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso quel regno non può sussistere. Ora se Satana è insorto contro se stesso e si è divi­so, non può resistere, anzi è giunto alla fine» Mc 3,23-26. Il secondo argomento è ancora più for­te. Se il primo ragionamento mostra la assoluta as­surdità dell'accusa, il secondo da la vera spiegazio­ne di quanto sta accadendo, per cui apre gli occhi degli ascoltatori sul vero significato di questa poten­za che Gesù dimostra contro gli spiriti immondi. «Se io invece scaccio i demoni in virtù dello Spirito di Di­o, vuol dire che realmente è giunto a voi il regno di Dio» Mt 12,28. La cacciata del demonio segna l'av­vento del regno di Dio nel mondo, per cui riveste un'importanza fondamentale: «Ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori» Gv 12,31; «il principe di questo mondo è già condannato» Gv 16,11 E l'opera che Gesù è venuto a compiere sulla terra. Per cui quando alcuni farisei gli dissero: «Esci e parti da qui perché Erode vuole farti uccidere», Egli rispose: «Andate a dire a quella volpe: ecco, io scaccio gli spiriti maligni e compio guarigioni oggi e domani; e il terzo giorno raggiungerò la mia meta» Lc, 13,11-17. Il terzo argomento di risposta corona tutto il discorso. Gesù mostra chiaramente la sua assoluta superiorità e la sconfitta di Satana. «Quan­do un uomo forte e ben armato fa la guardia alla sua casa, tutti i suoi beni stanno al sicuro. Ma se ar­riva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via le armi nelle quali confidava e ne distribuisce il botti­no» Lc, 11, 21-22. E palese il riferimento. L'uomo forte è Satana, che si ritiene sicuro. Quando arriva Gesù, il demonio protesta attraverso gli indemoniati: «Sei venuto a rovinarci?», perché Gesù è il più for­te, che lo vince. «Il principe del mondo non ha alcu­na presa su di me» Gv 14,30; «Il principe di questo mondo è già condannato» Gv 16,11. È iniziato il re­gno di Dio; perciò s. Paolo, raccontando al re Agrip­pa la sua conversione, ripete le parole che il Signo­re gli aveva detto: «Ti mando ai pagani per aprire loro gli occhi perché si convertano dalle tenebre alla luce, dal potere di Satana a Dio» At 26,17-18. Sconfitto da Cristo, Satana lotta contro i suoi se­guaci. Il Vaticano II ci ricorda che tale lotta degli spi­riti maligni continuerà fino all'ultimo giorno GS 37. Perciò il Signore ha conferito un particolare potere agli Apostoli e a tutti i credenti in lui. Ne tratteremo nel capitolo seguente.


TESTIMONIANZA


Chi è Satana? Chi sono i demoni?


Noi sappiamo molto poco del mondo visibile; ancora meno del mondo invisibile, per cui fa molto comodo, anziché indagare, negarne l'esistenza. E così nep­pure ci accorgiamo di negare l'onnipotenza e la sa­pienza di Dio, che tutto ha creato con una maestosi­tà inconcepibile alla mente umana, con un ordine perfetto, con dei fini precisi. Quando mi si interroga sul numero degli angeli, cito l'Apocalisse che parla di miriadi di miriadi: un numero immenso, incom­prensibile alla nostra mente. Quando mi si interroga sul numero dei demoni, rispondo con le parole che il demonio stesso disse attraverso un posseduto: «Se fossimo visibili, siamo tanti che oscureremmo il so­le». Per dare una pur pallida idea della grandiosità del creato, che a noi sfugge o a cui neppure pen­siamo, invito a riflettere sui corpi che ruotano nel ce­lo. Un astronomo, potrebbe assai meglio di me illu­strare le meraviglie dell'universo; è per questo che uno di loro ha affermato: «Io non credo; io vedo». A rifletterci si resta sbalorditi. Tutto l'universo è retto da forze, collegate tra loro con una sapienza perfet­ta; ad esempio, la terra tiene legata a sé la luna con una forza d'attrazione, senza che questa le caschi addosso, perché una sapiente legge centripeta la fa ruotare intorno al nostro pianeta. Tutto il sistema so­lare fa parte di una galassia composta di miliardi di corpi stellari; noi sappiamo che in questa galassia tutti questi corpi sono tenuti uniti da un centro di at­trazione, centro che gli astronomi collocano a circa 30 mila anni luce dal sistema solare. L'asse della nostra galassia è di circa 90 mila anni luce. E una dimensione sconvolgente! Eppure, vista da lontano, alla distanza di qualche milione di anni luce, la nostra galassia appare ap­pena come un punto luminoso. Noi vediamo tantis­sime altre galassie a quelle distanze enormi. Quante? Ci è impossibile dirlo. Gli astronomi vor­rebbero individuare il centro dell'universo, vorrebbe­ro poter identificare un punto centrale di gravitazio­ne di tutti i corpi celesti; per ora si sono dovuti ac­contentare di avanzare delle ipotesi. Tutto quello che noi ammiriamo nel sistema cosmico, nell'im­mensamente grande, altri scienziati lo ammirano nel coordinamento degli atomi, nell’immensamente pic­colo. Se l'ordine materiale ci sbalordisce, che dire dell'ordine spirituale? Quel Dio che ha creato, con un ordine mirabile e con leggi stupende, miriadi di miriadi di corpi celesti, ha creato anche con la stes­sa onnipotenza e sapienza miriadi di miriadi di spiriti celesti. La Bibbia ci parla di nove cori angelici. I pa­dri e gli scolastici hanno studiato e scritto tanto. I te­ologi moderni... si occupano di sociologia. Eppure anche tra gli spiriti celesti regna un ordine, una ge­rarchia, un fine intelligente dato che qui si tratta di esseri intelligenti e liberi che è gioia, felicità, bellez­za. Tutto a lode del Creatore. È opinione comune, deducibile dal racconto biblico, che Dio abbia creato prima gli angeli e poi il cosmo. Il mistero della crea­zione del mondo materiale è certamente mirabile, in quanto procede dalla onnipotenza e sapienza di Di­o; ma di sicuro raggiunge il suo significato solo quando avviene la creazione dell'uomo: perché è solo con la presenza dell'uomo che tutto il creato sensibile, a cui l'uomo appartiene, si ricongiunge a Dio, suo creatore. L'uomo, creato a immagine e somiglianza di Dio Genesi 1,26, essendo essere razionale, ha la pos­sibilità di ricongiungersi al suo Creatore e di comu­nicare con lui. Il mondo materiale invece, pur aven­do la sua origine da Dio, di per sé non può godere di uno scambio diretto e immediato con il suo Crea­tore, da cui dipende totalmente e passivamente. Gli spiriti celesti, ossia gli angeli, non sono sottoposti di per sé, per la loro natura, a un rapporto immediato con questo mondo materiale. Dinanzi alla loro intel­ligenza, di mano in mano che Iddio lo creava, non ne comprendevano lo scopo. Loro erano puri spiriti; ai loro occhi il mondo materiale non aveva un per­ché, anzi appariva sempre più come un'assurdità completa fino a quando non comparve nel mondo la creatura razionale, l'uomo, che aveva una relazione immediata con Dio, essendo un essere intelligente e libero, ed era in grado di dare significato a tutto il mondo materiale, servendosene a lode del Creato­re. Si può pensare che la ribellione di una parte de­gli angeli sia precedente alla creazione dell'uomo. Una spiegazione possibile è che una parte di angeli abbia trovato scandalo proprio dalla creazione del mondo materiale, ossia prima che il cosmo fosse completato e nobilitato dalla presenza dell'uomo. Essi, gli angeli ribelli, non lodarono Dio fin da princi­pio, ossia da quando Egli andava creando il mondo materiale che, dal punto di vista dei puri spiriti, sembrava un assurdo. Non seppero dar credito alla divina sapienza, un po' come può accadere a noi uomini di non dare credito a Dio di fronte al proble­ma del dolore. Da qui un possibile motivo della loro ribellione.


Chi è Satana?


La tradizione rabbinica asserisce che era lo spirito di maggior importanza davanti al trono di Dio, dotato di dodici ali, ossia del doppio di quelle degli stessi serafini cf13. Immaginiamo: se la nostra galassia si ribellasse alle leggi che regolano il movimento in­cessante dei pianeti e attraversasse il celo a suo capriccio: quanti miliardi di corpi si trascinerebbe dietro e quale grande sconquasso provocherebbe in tutto il firmamento. La maggioranza dei Padri videro il principio della caduta di Satana nel suo orgoglio, nel volersi innalzare al di sopra della sua condizio­ne, nel voler affermare la sua indipendenza da Dio e nel voler farsi credere Dio. Altre spiegazioni sono state avanzate nei secoli seguenti. Tutte concorda­no nel vedere una libera e irreversibile ribellione a Dio, in cui Satana si è trascinato dietro una quantità di altri angeli che, con un atto perfetto di intelligenza e di libertà, lo hanno voluto seguire. Da qui l'impla­cabile inimicizia verso Dio e, dopo la creazione dell'uomo anch'esso finalizzato a Dio, lo sforzo di sottrarlo a questo scopo e di coinvolgerlo nella sua ribellione al Creatore. Satana era quindi la creatura principale creata da Dio, il principe di tutta la crea­zione. Una volta che si è ribellato a Dio, cosciente­mente, con tutta la pienezza del suo essere e della sua volontà, con una rivolta totale e perfetta, senza ritorno, è diventato l'essere più lontano da Dio. Quel peccato di ribellione è rimasto inerente alla sua es­senza e rimarrà tale per l'eternità. La Bibbia lo indi­ca con vari nomi: Satana, Lucifero, Beelzebul, ser­pente antico, dragone rosso... Ma forse il nome più esatto, che gli si addice è bestemmia. Il male, se può essere oggettivamente personificato in qualcu­no, ha in Satana la sua perfetta ipostasi. Quali sono state le conseguenze di questa ribellione? Satana, per il primato e l'autorità che godeva, ribellandosi all'ordine morale e spirituale di Dio, si è trascinato dietro quasi un sistema planetario: gli angeli che hanno voluto seguirlo, con piena intelligenza e liber­tà; e ora cerca di trascinarsi dietro più uomini che può, anche questi con piena conoscenza e libertà. Dio non rinnega mai le sue creature: sarebbe come rinnegare se stesso. Così la potenza che Satana aveva la possiede ancora; era a capo della creazio­ne e lo sarebbe ancora: ecco perché è stata neces­saria l'incarnazione del Verbo, Il Cristo, che è venu­to a distruggere le opere di Satana e a ricapitolare tutte le cose col sangue della sua croce: quelle ce­lesti e quelle terrestri. Ma Satana rimane il "principe di questo mondo", come per tre volte lo chiama Ge­sù; o "il dio di questo mondo", come lo definisce s. Paolo. Da ordinatore del creato, come era costituito da Dio, ne è diventato l'infaticabile distruttore; è co­me il corrispettivo morale di quei "buchi neri" che e­sistono nel cosmo e inghiottono la materia. Da qui ogni forma di male: il peccato, le malattie, la soffe­renza, la morte. La salvezza operata da Cristo ha reintegrato l'ordine dell'universo in modo ancora più meraviglioso di come era stato stabilito in origine. La redenzione è il primo vero grande esorcismo; Gesù è il primo degli esorcisti e da lui prende forza ogni lotta contro il demonio. Ma perché la redenzio­ne si applichi ad ogni uomo, e così la liberazione dal potere del maligno, occorre che la grazia portata da Cristo sia accolta. «Andate in tutto il mondo... Ren­dete mie discepole tutte le genti... Chi crederà e sa­rà battezzato sarà salvo»: il battesimo è il primo atto di liberazione dal potere di Satana e di innesto in Cristo; perciò include un esorcismo. Nel frattempo il demonio continuerà la sua opera perché, come si esprime il Vaticano II, sconfitto da Cristo, Satana combatte contro i suoi seguaci; la lotta contro gli spiriti maligni continuerà e durerà, come dice il Si­gnore, fino all'ultimo giorno cf. GS 37.


«NEL MIO NOME SCACCERETE I DEMONI»


Come abbiamo visto, l'importanza della scacciata dei demoni è molto grande: per dimostrare che Cri­sto è il più forte, che ha l'autorità di distruggere il re­gno di Satana e di instaurare il regno di Dio, per o­rientare decisamente a Dio la vita degli uomini at­traverso la sua predicazione. Per continuare tale opera di redenzione dell'umanità, distruggendo le opere di Satana e liberando l'uomo dalla schiavitù del demonio, questo "segno" doveva continuare. Gesù allora ha trasmesso tale potere ai dodici apo­stoli, poi ai settantadue discepoli e infine a tutti i credenti in lui. Marco ne parla al primo posto, come il primo dei poteri conferito agli apostoli. «Quindi ne stabilì dodici che chiamò apostoli perché stessero con lui e potesse inviarli a predicare, col potere di scacciare i demoni» 3, 14-15; «Chiamati a sé i dodi­ci, incominciò a inviarli a due a due, dando loro il potere sopra gli spiriti immondi... Ed essi scacciava­no molti demoni, ungevano con olio molti malati e li guarivano» 6, 7 e 13. Il linguaggio degli altri sinottici: Matteo e Luca, è assai simile. «Chiamati a sé i suoi discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e di in­fermità» Mt 10, 1; «Durante il cammino, predicate dicendo: È vicino il regno dei celi. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, mondate i lebbrosi, scacciate i demoni» Mt 10, 78; «Gesù chiamò a sé i dodici e diede loro potere ed autorità di scacciare tutti i de­moni e di guarire le malattie» Lc, 9, 1. Come si vede dalla concorde testimonianza, si tratta di un potere e autorità a cui il Maestro annette una particolare im­portanza. In un secondo tempo lo stesso potere viene esteso ai settantadue discepoli. Si noti come, anche se il potere di scacciare i demoni e di guarire gli infermi sia spesso abbinato, il primo è messo in luce con una particolare rilevanza rispetto al secon­do. Anzi, quando i settantadue discepoli ritornano dalla loro missione e ne riferiscono l'esito al divino Maestro, dimostrano di essere rimasti colpiti soprat­tutto dal dominio esercitato sui demoni: «Signore, anche i demoni ci obbediscono, quando invochiamo il tuo nome» Lc 10, 17. Gesù approfitta di questo entusiasmo per rilevare la sconfitta del demonio, di­cendo: «Vedevo Satana precipitare dal celo come un fulmine». Ma al tempo stesso da un'importante lezione: «Nulla vi potrà fare del male. Ma non ralle­gratevi perché i demoni si sottomettono a voi, ma piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei celi» Lc 10, 18-20. È chiaro che a Gesù sta a cuore la so­stanziale sconfitta di Satana. La prima lettera di Giovanni ha alcune espressioni molto forti: «In que­sto si rendono manifesti i figli di Dio dai figli del dia­volo» 3, 10; «Chi. commette peccato è del diavolo, poiché il diavolo fin dal principio perpetra il peccato; a questo scopo il Figlio di Dio è venuto: per distrug­gere le opere del diavolo» 3, 8; e ancora «Noi sap­piamo che chiunque è generato da Dio non pecca; ma chi è generato da Dio, Dio stesso lo custodisce così che il maligno non lo tocca» 5, 18. E un grande potere quello di scacciare i demoni, ma è un potere più grande quello di non lasciarsene sedurre. Mat­teo riporta a questo proposito un giudizio tremendo: ci saranno di quelli che avevano il potere di coman­dare agli spiriti immondi, ma questo non è bastato a salvare le loro anime. «Signore, nel tuo nome non abbiamo cacciato demoni? Non abbiamo fatto nel tuo nome molti prodigi? E allora dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti! Andate via da me, operatori di iniquità» 7, 22-23. C'è da supporre che anche Giuda abbia fatto miracoli e cacciato via i demoni; eppure «Satana entrò in lui». Ecco perché non dobbiamo godere dei poteri che il Signore può darci, ma del fatto che i nostri nomi sono scritti nel celo. Marco conclude il suo vangelo con le parole di Gesù che estendono a tutti i credenti in lui il potere di cacciare via i demoni: «Questi poi sono i segni che accom­pagneranno i credenti: Nel mio nome scacceranno i demoni» 16, 17. , Gli Atti degli Apostoli ci mostrano come subito i seguaci di Gesù abbiano continuato ad esercitare i poteri conferiti loro dal Maestro. Ri­guardo agli apostoli: «La folla confluiva anche dalle città attorno a Gerusalemme, portando malati e per­sone tormentate da spiriti immondi, i quali tutti veni­vano guariti» 5, 16. Riguardo al diacono Filippo: «Le folle seguivano attentamente ciò che faceva Filippo ed erano unanimi nell'ascoltarlo, vedendo i miracoli che operava; infatti molti di quelli che avevano spiriti immondi gridavano a gran voce, e gli spiriti se ne uscivano» 8, 67. Più numerosi gli episodi riguardantiS. Paolo. Ci basti ricordare questi due. «Ci venne incontro una schiava che aveva uno spirito divinato­rio, la quale procurava un forte guadagno ai suoi padroni, pronunciando oracoli... Paolo, rivoltosi allo spirito, disse: Ti comando in nome di Gesù Cristo di uscire da lei. E in quello stesso momento lo spirito se ne uscì» At 16, 16-18. «E Dio operava prodigi davvero straordinari per le mani di Paolo, fino al punto che si applicavano sui malati fazzoletti o grembiuli che erano stati a contatto con lui, e le ma­lattie si allontanavano da loro e gli spiriti maligni fuggivano» At 19, 11-12. Terminata l'impostazione fondamentale dell'argomento, sulla solida base del­la Scrittura, passiamo a qualche breve considera­zione sulla pratica degli esorcismi nella storia della Chiesa primitiva; ci accontentiamo di qualche cen­no, rinviando ad opere specializzate poche per la verità chi volesse approfondire la materia. Le prime grandi linee generali sono queste. All'inizio della Chiesa tutti potevano cacciare i de­moni, in base al mandato di Cristo. E stato un fatto di grande portata apologetica, perché ha posto i cri­stiani direttamente a confronto con gli esorcisti pa­gani; e ne considereremo il grande valore. Abba­stanza presto si incominciarono a riservare gli esor­cismi a categorie particolari di persone: in Oriente prevalse il riconoscimento di uno speciale carisma; in Occidente si affermarono gli esorcisti, di nomina ecclesiastica. In entrambi i casi l'esorcismo si andò sviluppando, nel tempo, in due forme distinte: come preghiera a sé stante, volta a liberare gli ossessi; come preghiera facente parte del sacramento del battesimo. Diamo un breve sviluppo di questi con­cetti. Una premessa indispensabile da tener presen­te è che tutti i popoli, antichi e moderni, hanno avuto e conservano la sensibilità all'esistenza di spiriti ma­lefici, che descrivono e combattono secondo la loro cultura. Troviamo pratiche esorcistiche presso gli antichi popoli di Assiria, Babilonia, Egitto. Non ne era esente il popolo ebraico: nel libro di Tobia è l'ar­cangelo Raffaele a liberare Sara; Gesù parla chia­ramente di esorcisti ebrei cf. Le 11, 19; ne troviamo notizie in Giuseppe Flavio. Da sempre, presso tutti i popoli, maghi e stregoni hanno preteso di poter co­mandare agli spiriti malefici, per cui riscontriamo la loro attività in ogni tempo e luogo. Da qui un primo motivo di carattere apologetico, messo in luce dai primissimi autori cristiani: confrontando gli esorcisti pagani con gli esorcisti cristiani si evidenzia la po­tenza di Cristo. Ce lo dice per primo Giustino quan­do scrive: «Cristo è nato per volontà del Padre a salvezza dei credenti e a rovina dei demoni. Voi po­tete farvene la convinzione da ciò che vedete con i vostri occhi. In tutto l'universo e nella vostra città Roma ci sono numerosi indemoniati che gli altri e­sorcisti, incantatori e maghi non hanno potuto guari­re; invece molti di noi cristiani, comandando loro nel nome di Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, abbiamo guarito riducendo all'impotenza i demoni che possedevano gli uomini» II Apologià, VI, 56. È un testo prezioso per l'antichità metà del II secolo e per la formula d'esorcismo che riporta. Lo stesso Giustino ci presenta un testo ancora più completo nel Dialogo con Trìfone: «Qualunque demonio che venga comandato nel nome del Figlio di Dio — ge­nerato prima di ogni creatura, che nacque da una Vergine, si fece uomo soggetto al dolore, fu crocifis­so dal vostro popolo sotto Ponzio Filato, morì e ri­sorse dai morti e salì al celo — qualunque demonio, dico, comandato in forza di questo nome rimane vinto e sopraffatto. Ma provatevi voi a scongiurare per tutti i nomi dei re, dei giusti, dei profeti o patriar­chi che sono stati tra voi, e vedrete se un solo de­monio fuggirà debellato». Anche Ireneo testimonia: «Con l'invocazione del nome di Gesù Cristo, che è stato crocifisso sotto Ponzio Filato, Satana viene scacciato dagli uomini». E interessante notare come le formule di esorcismo prendano le mosse dalle pa­role usate da Gesù o da Paolo, ma poi si arricchi­scano con i principali episodi della vita di Cristo, si da influire nella formazione delle prime professioni di fede. Tertulliano conferma l'efficacia con la quale i cristiani liberano dai demoni sia i cristiani stessi sia i pagani. È il primo a indicare anche alcuni gesti u­sati, come l'imposizione delle mani e il soffio della bocca; e conferma che la forza dell'esorcismo è da­ta dal pronunciare il nome di Cristo. Sono elementi che entrarono nel rito battesimale. La Chiesa antica, obbediente al potere ricevuto da Cristo, non solo esercitò il potere esorcistico sugli ossessi e su colo­ro che erano schiavi di istinti malvagi; ma faceva esorcismi anche sulla vita sociale, impregnata di i­dolatria e di influenze malefiche. Tertulliano lo afferma esplicitamente: «Se non fos­simo noi, chi potrebbe sottrarvi all'influsso malefico di quegli spiriti che s'insinuano nascostamente e guastano i vostri corpi e le vostre menti? Chi potrebbe liberarvi dagli assalti potenti delle forze demoniache?». Questa nefasta influenza sulla so­cietà, oltre che sui singoli individui, è sempre stata esercitata dal demonio. Per il nostro tempo, mi limi­to a citare un brano tratto da uno dei tre discorsi di Paolo VI sul diavolo 23 febbraio 1977: «Non è me­raviglia allora se la nostra società degrada dal suo livello di autentica umanità a mano a mano che pro­gredisce in questa pseudomaturità morale, in que­sta indifferenza, in questa insensibilità della diffe­renza tra il bene e il male, e se la Scrittura acerba­mente ci ammonisce che tutto il mondo nel senso deteriore che stiamo osservando giace sotto il pote­re del maligno». Calorosa la testimonianza di Ci­priano, circa il potere degli esorcismi: «Vieni a udire con i tuoi propri orecchi i demoni, vieni a vederli con i tuoi occhi nei momenti in cui, cedendo ai nostri scongiuri, ai nostri flagelli spirituali e alla tortura del­le nostre parole, essi abbandonano i corpi dei quali avevano preso possesso... Vedrai come stanno av­vinti sotto la nostra mano e come tremano in nostro potere quelli che tu collochi così in alto, onorandoli come signori» Contro Demetrìo, C. 15. Davvero ve­diamo ogni volta come le parole dell'esorcismo sono per il demonio una tortura sempre più insopportabi­le, superiore alle stesse pene infernali, secondo la sua stessa confessione. Orìgene, scrivendo contro Gelso, parla della forza del nome di Gesù per cac­ciare i demoni: «La forza dell'esorcismo è riposta nel nome di Gesù, che viene pronunziato mentre, contemporaneamente, si annunziano i fatti riguar­danti la sua vita». Origene aggiunge anche elementi nuovi, rispetto ai predecessori. Ci dice che, nel no­me di Gesù, si possono scacciare i demoni non solo dalle persone, ma anche dalle cose, dai luoghi, da­gli animali. E insiste, contro gli usi dei maghi, che i cristiani non fanno nessun sortilegio né usano for­mule segrete; ma esprimono la loro fede nella forza del nome di Gesù. Scrive Rigetti 1: «Tutta la lettera­tura cristiana dei primi tre secoli si richiama frequen­temente all'opera di quei fratelli nella fede i quali, dotati di un particolare carisma, esorcizzavano se­condo l'ammonimento di Gesù, con la preghiera e col digiuno. Ogni comunità doveva possederne un buon numero che, a poco a poco, formarono una corporazione a parte, col nome di esorcisti, ed eb­bero ben presto un riconoscimento ufficiale nei ran­ghi del clero minore. Con ciò la Chiesa provvide a distinguere nettamente i suoi esorcisti, che opera­vano con retta intenzione e nel nome di Cristo, dai ciurmatori e stregoni pagani. I Canones Hippolyti mettono in guardia contro costoro e vietano loro as­solutamente l'adito alla fede». È un paragrafo da cui la Chiesa odierna avrebbe tutto da imparare. Sia per ciò che riguarda un numero sufficiente di esorci­sti, tale da soddisfare le richieste dei fedeli; sia circa la messa in guardia dai ciurmatori, stregoni, maghi, di cui oggi parlano solo le pubblicità dei giornali e di certe trasmissioni televisive. Mai se ne parla nelle chiese. A Roma l'esorcistato era già un ordine mino­re nella metà del IV secolo. Ne abbiamo la prima at­testazione in una lettera tramandataci da Eusèbio, in cui papa Cornetto nomina gli esorcisti dopo gli accoliti, seguiti dai lettori e dagli ostiari. 1 Per chi voglia approfondimenti: Manuale di storia liturgica, Ancora, editore, 1959, vol. IV, p.406. Un'altra pre­occupazione di cui subito si prese cura la Chiesa fu quella di distinguere i veri indemoniati dagli amma­lati, ossia di arrivare a una diagnosi certa. A questo scopo furono presto investiti i vescovi di pronunciar­si in merito. Nel 416 papa Innocenzo I, consultato in proposito, dichiarava che compiere esorcismi non poteva farsi da diaconi o sacerdoti, senza una dele­ga vescovile. Se vogliamo esaminare i vari elementi di cui si componeva l'esorcismo fin dai tempi più an­tichi, oltre alla preghiera rivolta al Signore perché venisse in aiuto del posseduto e oltre al comando dato al demonio nel nome di Cristo, di cui già ab­biamo parlato, possiamo aggiungere qualcosa sui gesti. Subito si affermarono: l'imposizione delle ma­ni, usata dallo stesso Gesù sugli indemoniati di Ca­farnao; il segno della croce, di cui Lattanzio + e. 317 ci afferma l'efficacia; il soffio della bocca, che tro­viamo attestato da Tertulliano e da Dionigi Alessan­drino; il digiuno, suggerito dallo stesso Signore uni­tamente alla preghiera cf. Mt 17,21; l'unzione con l'olio, che sappiamo di uso corrente per tutti i malati e che si dimostrava pure efficace per gli ossessi. Ad esempio, i santi monaci Macario e Teodosio libera­vano gli energumeni per mezzo delle unzioni. Ag­giungiamo ancora l'uso della cenere e dell'alido, che avevano larga parte nella disciplina penitenziale. Al­cuni secoli più tardi si aggiunsero altri due usi, che divennero di primaria importanza e persistono tutto­ra: l'acqua benedetta, che era sconosciuta nel ritua­le antico, e l'imposizione della stola sulle spalle dell'esorcizzando, introdotta dopo il X secolo. Si consigliò anche sempre più la comunione eucaristi­ca, che veniva amministrata generalmente al termi­ne della messa, celebrata appositamente perché l'esorcismo riuscisse felicemente. Non mi soffermo sulle formule esorcistiche. Basti dire che inizialmen­te erano assai semplici, come già abbiamo visto. Le formule tuttora in uso, entrate nel rituale pubblicato nel 1614, sono in realtà della fine del VI secolo, compilate da Alenino tranne poche altre precisa­zioni aggiunte in seguito. Sono attualmente diffuse nuove formule, emanate provvisoriamente, ad expe­rimentum, dall'apposita commissione incaricata di aggiornare questa parte del rituale.



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