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Amorth Gabriele

Ultimo Aggiornamento: 17/09/2016 13:56
17/09/2016 13:45

Nuovi racconti di un Esorcista

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Amorth Gabriele

Nuovi racconti di un Esorcista. Edizioni Deoniane, Roma

Dodici milioni di italiani frequentano maghi, carto­manti, sedute spiritiche, sette sataniche, occultismo. Al loro servizio operano 100.000 persone, con un giro d'affari incalcolabile. Perché, invece, è così dif­ficile trovare un esorcista? Perché è quasi impossi­bile avvicinare un sacerdote che sia esperto in que­sto settore, o che almeno creda alla possibilità dei mali malefici? L'esempio e l'insegnamento di Cristo è molto preciso, come è precisa la tradizione della Chiesa. Ma i cattolici di oggi sono del tutto disinfor­mati. Come riconoscere le persone malefiche? Co­me prevenirle e come vincerle? Gli esorcismi sono riservati ai sacerdoti incaricati, mentre tutti i credenti possono fare preghiere di liberazione. Che differen­za c'è? Quali norme occorre osservare? Può un de­funto abitare nel corpo di un vivente? Esistono le a­nime guida? Quali problemi aperti e non risolti sì presentano in questo campo? Il nuovo libro di don Amorth risponde a queste e a tante altre domande, suffragando il discorso con una ricca esposizione di fatti. Un prezioso manuale, pratico e istruttivo, per sacerdoti e laici, su come aiutare tanti sofferenti.Don Gabriele Amorth, nato a Modena nel 1925, lau­reato in giurisprudenza, e membro della pontificia accademia Mariana, e' giornalista noto per molti ar­ticoli su famiglia cristiana ed ha al suo attivo vari libri cinque dei quali sulla madonna. Esorcista della diocesi di Roma, dal 1994 e' presi­dente dell'associazione internazionale degli esorci­sti.

INTRODUZIONE

Non saprei dire neppure io come mai il mio prece­dente volume: Un esorcista racconta, Ed. Dehonia­ne, Roma, abbia avuto tanto successo, un successo sicuramente insperato e superiore al suo valore. Ho pensato a una frase dei Proverbi; «Sermo opportu­nus est optimus», il discorso migliore è quello op­portuno, fatto al tempo giusto. Era l'argomento che andava trattato oggi. Ne sentivo davvero l'urgenza, la necessità. E non posso nascondere la mia soddi­sfazione non solo per la rapidissima diffusione del libro, ma anche per aver visto muoversi tante cose. Dato che l'argomento è di vasto interesse, per sa­cerdoti e per laici, ho trovato utile proseguire il di­scorso con questo secondo libro. Credo di rendere un servizio e sono ben lieto che altri esorcisti o altre persone del mondo cattolico diano il loro contributo scritto. Stando a Nuovi racconti di un esorcista, in un primo tempo pensavo di limitarmi a un volume di episodi commentati. Poi ho visto la necessità di svi­luppare meglio vari argomenti, che non era stato possibile ampliare nel primo volume, per non farne un "mattone". La base del contenuto resta ancora la mia esperienza personale proseguita sotto la guida di p. Candido Amantini. Ma ho tenuto conto anche dell'esperienza fatta da altri esorcisti, dei loro sug­gerimenti, dei tanti episodi accaduti a loro, e li rin­grazio per il contributo che mi hanno dato. Gli episodi, o racconti, sono stati collocati in appen­dice ai vari capitoli, ma restano fondamentali per laloro esemplarità. Ho scelto quei fatti che mi sono sembrati più significativi. Si tratta di episodi recenti e talvolta ancora in corso; ho riferito solo cose vere, anche se ho modificato i nomi e tutti quei dettagli che avrebbero potuto far riconoscere i personaggi. Prego il Signore di benedire anche quest'opera; mi auguro che abbia buona diffusione, se è utile alla gloria di Dio e al bene delle anime.d. Gabriele Amort.

IN RICORDO DI P. CANDIDO AMANTINI

Anche in questo volume sento il dovere di ricordare il mio maestro, p. Candido Amantini, che il Signore ha chiamato al premio il 22 settembre 1992. Era il giorno di s. Candido, suo patrono. Ai confratelli, che fin dal mattino si succedevano al suo capezzale per fargli gli auguri, disse semplicemente: "Ho chiesto a s. Candido che quest'oggi mi faccia un regalo". Sof­friva moltissimo; era chiaro ciò che aveva chiesto ed è stato esaudito. Nato a Bagnolo di S. Flora Grosse­to nel 1914, p. Candido, insieme a una cultura va­stissima ha insegnato Sacra Scrittura e teologia mo­rale, univa santità di vita, saggezza ed equilibrio in­teriore, per cui era molto ricercato come confessore e direttore spirituale. Di lui disse p. Pio: "E veramen­te un sacerdote secondo il cuore di Dio". L'attività che più lo distinse, per trentasei anni, fu quella di esorcista della diocesi di Roma. Accorrevano a lui da tutta Italia e dall'estero; riceveva anche settanta ottanta persone ogni mattina. Sempre paziente, sempre sorridente, dava spesso suggerimenti che risultavano veramente ispirati. Espresse il suo gran­de amore alla Madonna in un volume pubblicato dall'Edizioni Dehoniane nel 1971, Il mistero di Ma­ria. Ma la preghiera anche tutte le notti e il ministero lo assorbivano interamente, per cui non aveva tem­po per scrivere. Nel 1990 ebbi l'impressione che la sua salute cedesse. Temevo che andasse perduto il patrimonio della sua esperienza di esorcista, che con tanta pazienza aveva cercato di trasmettermi.Scrissi Un esorcista racconta in tutta fretta e pregai le Edizioni Dehoniane di stamparlo con altrettanta premura: temevo che non potesse leggerlo e cor­reggerlo. E volato al premio alla vigilia della prima edizione di questo volume Nuovi racconti di un e­sorcista, al quale pure aveva contribuito e gliene sono grato, mentre invoco la sua assistenza dal ce­lo.

d. Gabriele Amorth

ESORCISTA CERCASI

Quando nel giugno del 1986 il card. Ugo Poletti mi affiancò a p. Candido Amantini, per aiutarlo nel mi­nistero d'esorcista, mi si aprì un mondo nuovo, del tutto sconosciuto prima. Non si pensi che le impres­sioni principali siano state date dai casi limite, dai fenomeni strani, a cui si crede solo se vengono visti. L'impressione più forte e più duratura, per un neoe­sorcista, è quella di essere messo a contatto con un mondo di sofferenti, più nell'anima che nel corpo; un mondo di persone che avvicinano il sacerdote con fiducia e disponibilità, bisognose di aiuto e di consi­glio. Nella maggioranza dei casi il compito dell'esor­cista è di confortare, di illuminare per togliere false paure o comportamenti errati come il ricorso a ma­ghi, cartomanti e simili; è di riavvicinare le anime a Dio riprendendo con regolarità una vita di fede, di preghiera, di frequenza alla messa e ai sacramenti, di deciso accostamento alla parola di Dio. Nel mio ormai lungo ministero sacerdotale non avevo mai avuto, in precedenza, tante occasioni per riavvicina­re al Signore, alla Chiesa, tante singole persone o intere famiglie. I più non hanno bisogno di esorci­smi, ma di una sincera conversione. Poi sono anda­to sempre più scoprendo quanto è grande e in cre­scendo, oggi, la richiesta di esorcisti e, purtroppo, quanto è inadeguata la risposta e la preparazione degli uomini di Chiesa nel mondo cattolico. Sonoquesti i due argomenti su cui mi soffermo in questo capitolo introduttivo. Ma prima debbo ripetermi ancora su un altro fatto, per me estremamente significativo, che di colpo ha accresciuto la mia conoscenza in questo campo, aprendomi la possibilità di contatti a livello nazionale e non solo nazionale. A fine settembre del 1990 è uscita la prima edizione, del mio libro: Un esorcista racconta. Non pensavo che sarebbe stato una bomba. Dopo pochi giorni incontrai un sacerdote sulla cinquantina; mi fermò per dirmi: «Ho letto il suo libro tutto d'un fiato. Le assicuro che quello che lei ha scritto, dalla prima all'ultima riga, sono tutte cose che mai nessuno mi aveva detto». Poi mi giunse una serie di lettere molto gradite, perché molto qualificate, da parte di esorcisti: tutti afferma­vano la loro incondizionata approvazione al mio li­bro. E incominciò la lunga serie di recensioni e di interviste: televisione, radio, quasi tutti i maggiori ro­tocalchi, soprattutto laici. Dal 1991 Radio Maria, a­scoltata in tutta Italia, dedicò, e dedica ancora oggi, al mio libro una serie di trasmissioni abilmente gui­date da p. Livio; inutile dire che questa è stata la via più efficace di divulgazione del libro e delle idee in esso contenute. Aggiungo una grande quantità di conferenze, lettere, incontri, che mi hanno fatto sempre meglio conoscere anche i due argomenti che qui desidero esporre, sia pure in modo globale In primo luogo: perché oggi la richiesta di esorcisti è così estesa? Possiamo dire che il demonio è più scatenato nel nostro tempo che in passato? Pos­siamo dire che i casi di possessione diabolica e de­gli altri mali malefici minori sono aumentati? Mi sono sentito rivolgere continuamente queste domande e la mia risposta è decisamente affermativa. Il razio­nalismo, l'ateismo predicato alle masse, la corruzio­ne derivante dal mondo consumistico occidentale, hanno determinato un pauroso calo di fede. Ed è matematico che, come cala la fede, cresce la su­perstizione. La crescita della superstizione oggi, poi, è alimentata da tanti fattori. Cinema, televisione, ra­dio, giornali, sono diventati tramite spesso non solo di pornografia, ma anche di magia, di spiritismo, di occultismo, di riti orientali. Inoltre certi raduni di massa, cd e video musicali incisi, discoteche, dif­fondono messaggi subliminali, rock satanico e simili. Le conseguenze più vistose sono state messe in lu­ce dalla polizia, quando certi eccessi hanno portato al delitto. In tutti i giornali d'occidente il pezzo più letto è l'oroscopo. In Italia, sappiamo qualcosa della legalizzazione dell'aborto e della diffusione della droga: due piaghe spesso legate a mali satanici. Il 30 ottobre 1991 la terza sezione penale della Cas­sazione ha emesso una sentenza con la quale di­chiara che l'attività dei chiromanti è una lecita fonte di reddito, soggetta alle imposte sui redditi, come la grafologia, l'astrologia, le discipline paranormali. La conclusione è che gli italiani che ricorrono a maghi, fattucchiere, chiromanti, cartomanti, ecc. sarebbero oltre 12 milioni. Non è facile fare statistiche, ma questo dato, che pare il più provato, è emerso nelConvegno di Perugia dal 1 al 3 marzo 1991, su: Magia, nuove religioni ed esoterismo in Italia. Aggiungiamo l'esplosione delle sètte sataniche e di­ciamo pure che la popolazione non trova nessuna difesa né dallo Stato riportiamo in appendice il pare­re di un medico né dagli uomini di Chiesa. Io vorrei che questi dodici milioni di italiani, anziché ai maghi, si rivolgessero ai sacerdoti. Ma in primo luogo la lo­ro fede è ridotta al lumicino. Secondo un'indagine ISPES, promossa da Famiglia Cristiana e dajesus, solo il 34% degli Italiani crede nell'esistenza del demonio. Vita Pastorale, nel gennaio 1992, ha pub­blicato un interessante articolo dello studioso Ar­mando Pavese in cui si dice, tra l'altro, che gli ope­ratori dell'occulto sarebbero oltre 100.000 e che si presentano come dei veri professionisti, di consu­mata esperienza; i sacerdoti sono meno di 38.000 e in questo campo sono dei veri analfabeti. Darò in appendice un saggio del calvario fatto dai fedeli per trovare un esorcista; quanto è difficile essere anche solo ascoltati con quel minimo di comprensione che la carità cristiana impone! Ma qui ci troviamo di fron­te a una ignoranza non giustificabile, su cui deside­ro fermarmi un momento, come mi sono fermato sulla situazione del popolo circa il ricorso ai maghi. È il secondo argomento di questo capitolo. Da un numero imprecisato di decenni l'esorcistato è stato quasi spento nel mondo cattolico, contrariamente a quanto avviene in talune confessioni della riforma protestante. Non credo di dire nulla di offensivo nei riguardi dei vescovi, se costato un dato di fatto: laquasi totalità dell'episcopato cattolico non ha mai fatto esorcismi e non ha mai assistito a esorcismi. Per cui resta ancora più difficile credere a fenomeni che, anche per noi esorcisti, non sarebbero stati creduti se non fossero stati vissuti. E vero che c'è la sacra Scrittura molto chiara su questo terreno; c'è la prassi e l'insegnamento di tutta la storia ecclesiasti­ca; ci sono le disposizioni del Diritto Canonico. Ma contro la prassi del passato e l'insegnamento della Chiesa si è eretto il muro del non esercizio dell'e­sorcistato parlo in linea di massima; qualche esorci­sta c'è sempre stato. E contro gli insegnamenti della sacra Scrittura si è eretto il muro del silenzio o, peggio ancora, l'interpretazione errata di certi teolo­gi e di certi biblisti. I sacerdoti, da cui provengono anche i vescovi, dovrebbero essere istruiti su que­sta materia studiando tre rami della teologia. La teo­logia dogmatica: parlando di Dio creatore, dovrebbe trattare anche dell'esistenza degli angeli, dell'esi­stenza dei demoni e di quanto la sacra Scrittura e l'insegnamento della Chiesa ci dicono in merito. La teologia spirituale, comunque sia suddivisa, tratta sia dell'attività ordinaria del demonio, le tentazioni, sia della sua attività straordinaria, che comprende tutti i mali malefici, fino alla possessione diabolica. Ed è qui che vengono insegnati i rimedi, compresi gli esorcismi. Si vedano, ad esempio, i notissimi trattati, ancora validi, del Tanquerey e del Royo Ma­rin. Il mancato studio della teologia spirituale, che si prolunga già da troppi decenni, ha causato anche una forte perdita nella direzione spirituale vera e propria. La teologia morale dovrebbe istruire anche su tutti i peccati contro il primo comandamento, tra cui si colloca la superstizione; dovrebbe illuminare i fedeli su ciò che è conforme alla volontà di Dio e su ciò che le è contrario, come la magia, la negroman­zia ecc. La sacra Scrittura è molto chiara in proposi­to e usa parole durissime contro questi peccati. Si pensi anche solo all'elenco presentato dal Deutero­nomio 18, 10-12, in cui si bollano queste pratiche con la condanna: «Chiunque compie queste cose è in abominio a Jahvè». Ma molti moralisti di oggi non sanno più distinguere il bene dal male; non inse­gnano più ciò che è peccato mortale e ciò che non lo è; per cui i fedeli non hanno mai sentito parlare di simili proibizioni. Basti leggere gli ultimi dizionari di teologia morale alla voce superstizione: non si trova più nulla di chiaro. Ho provato a chiedere a molti sacerdoti, scelti tra varie età, se e come hanno ap­profondito questi argomenti, nei tre trattati di teolo­gia che ho nominato; mi sono solo sentito risponde­re che di queste cose non ne hanno mai sentito par­lare. Per colmare questa grave lacuna occorre ripar­tire dai programmi di studio nei seminari e negli ate­nei. Alla trascuratezza negli studi e alla mancanza di esperienza diretta occorre poi aggiungere, ad ag­gravare la situazione e a spiegare il punto di arrivo a cui siamo giunti, la diffusione di errori dottrinali, in­segnati direttamente da certi teologi e da certi bibli­sti: errori che pongono seri dubbi sulla stessa esi­stenza del demonio e ancor più sulla sua attività; er­rori che, presentandosi come aggiornateinterpretazioni», arrivano a negare le stesse libera­zioni dal demonio operate da Cristo, Chi vuole idee precise deve risalire almeno al dizionario dell'Ed. Studium , del 1961, curato da ROBERTI PALAZZI­NI; vi troverà ben trattate le voci: superstizione, divi­nazione, idolatria, magia, osservanza superstizio­sa... e considerando le liberazioni di Cristo, sem­plici guarigioni. Contro tali errori si è elevata con chiarezza la voce dell'autorità ecclesiastica, con un documento sulla demonologia, pubblicato sull'Os­servatore Romano il 26 giugno 1975 e poi inserito tra i documenti ufficiali della Santa Sede. Ne ho ri­portato i passi più salienti nel libro Un esorcista rac­conta. Ma il frutto di questa triplice causa: — man­canza di studio e di predicazione, — nessuna prati­ca di esorcismi, — errori dottrinali, ci spiega almeno in parte la situazione del nostro popolo che si rivol­ge ai maghi, come abbiamo visto, e ci spiega l'at­teggiamento incredulo degli ecclesiastici. Non mi stanco di ripeterlo: si tratta di una situazione ogget­tiva, in parte incolpevole, di fronte a cui si trovano oggi gli uomini di Chiesa: i sacerdoti negli studi se­minaristici non hanno avuto una preparazione sull'esistenza di Satana, sulla sua azione, sui modi di combatterlo, sulle cause per cui si può cadere in mali malèfici; e questo perché nei corsi teologici si trascurano, su questi argomenti, gli insegnamenti della teologia dogmatica, della teologia spirituale, della teologia morale, come abbiamo rilevato. I sa­cerdoti, per lo più, non hanno mai fatto esorcismi e non hanno mai assistito ad esorcismi e spesso sonoinfluenzati da certe correnti di studiosi di teologia e di sacra Scrittura che non seguono più la sana dot­trina della Chiesa, ritenendola superata, degna del Medioevo, riguardo all'esistenza e all'azione del demonio. Ecco perché le persone non trovano più negli uomini di Chiesa, né insegnamento, né com­prensione, né aiuto, né semplice ascolto. E allora si rivolgono ai maghi. Sono anche uscite statistiche significative e tremende, riguardo ai teologi italiani. Parlo di statistiche tremende perché in sostanza si arriva a questa conclusione: un terzo dei teologi non crede all'esistenza di Satana; due terzi ci crede in teoria, ma non crede nella sua azione pratica e si rifiuta di tenerne conto nella propria attività pastora­le. In queste condizioni, resta ben poco spazio per coloro che ci credono e che provvedono: eccezioni, che debbono agire contro corrente, derise spesso e ostacolate dagli altri. Per giungere a queste conclu­sioni mi sono basato sulle statistiche curate in Ger­mania Occidentale nel 1974 e pubblicate anche su Concilium 1975, 3, p. 112. Aggiungo le statistiche pubblicate in: Diavoli, demoni, possessioni. Sono dati che corrispondono a molti articoli di teologi e alla mia conoscenza diretta. In appendice pubblico i motivi per cui uno dei più noti teologi francesi dis­sente da tanti altri. Le statistiche riportate riguarda­no i teologi; ma il loro influsso sulla mentalità cor­rente del clero è evidente. Non sono state fatte sta­tistiche direttamente sui sacerdoti, ma credo che i risultati sarebbero molto simili; certamente il com­portamento pratico lo lascia supporre. Qualcuno si èmeravigliato, o scandalizzato, perché nel mio libro Un esorcista racconta, ho riportato le risposte di al­cuni vescovi, sia pure raccomandando di non gene­ralizzare, perché dove ci sono esorcisti ci sono evi­dentemente vescovi sensibili a questi problemi. Cito alcune risposte più ricorrenti: «Io per principio non nomino esorcisti»; «Io credo solo nella parapsicolo­gia»; «Vorrei sapere chi vi ha messo in testa queste stupidaggini». Sto esorcizzando un giovanotto che il suo vescovo ha rifiutato: ha rifiutato di vederlo, ha rifiutato di nominare un esorcista, ha accusato i ge­nitori che insistevano per essere aiutati: "gli ha det­to: Gli indemoniati siete voi due"... Nei miei incontri con i vescovi ho sempre trovato tanta cordialità, an­che se non ho trovato poi adesione pratica. Eppure non ho mai perso la sfacciataggine del vecchio fuci­no gli universitari cattolici. A un vescovo ho detto: «Lei è successore degli apostoli per nomina. Ma di­pende da lei esserne imitatore; e se non fa esorci­smi, non agisce come loro hanno agito». Con un al­tro sono stato più deciso. Gli ho suggerito: metta un bel cartello sul portone della curia vescovile con questa scritta: «In questa diocesi non si fanno esor­cismi perché non si crede nelle promesse del Signo­re, che nel suo nome possiamo scacciare i demoni. Chi vuole esorcismi si rivolga agli anglicani o ai pen­tecostali o ai battisti, che credono nelle parole del Signore e fanno esorcismi». Ci ho guadagnato una promessa: «Ripenserò a questo problema». Credo che nel capitolo seguente ci siano le basi per un ri­pensamento.

TESTIMONIANZE

Lettera al mio vescovo

Tra tante lettere di recriminazione, ho preferito pub­blicarne una di ringraziamento. È di un padre di fa­miglia che narra le sofferenze della moglie: quindici anni di martirio che avrebbero potuto essere in gran parte evitati, se i sacerdoti credessero alle parole di Cristo e ai poteri loro conferiti. Si rifletta in particola­re sugli interrogativi finali.«Eccellenza, mi permetto di scriverle in seguito ad una trasmissione televisiva, relativa a tutti i problemi di depressione, sotto tutte le forme. Secondo uno specialista, esistono tre tipi di rimedi in grado di guarire questa malattia: i medicinali tranquillanti, sonniferi ecc.; l'elettrochoc impulsi elettrici; la psico­terapia psichiatria, psicologia, psicoanalisi. Uno dei medici intervistati ha citato il caso una donna rin­chiusa all'ospedale S. Anna poteva trattarsi di mia moglie. Spiegava che nessun medico di questo mondo avrebbe potuto guarirla. Essa diceva di aver perso la sua anima e di non riuscire più a trovare la pace. Lo psichiatra concludeva: "Questo è un caso di depressione in cui il malato si crede dannato. La Chiesa parla di diavolo, ma è solo malinconia"'. In nessun momento i medici hanno pensato di contat­tare un sacerdote. Perché?Ascoltando quella trasmissione mi ha sorpreso l'i­gnoranza dei medici che passano come specialisti di malattie depressive. La domanda che mi sono posto è questa: che cosa fanno gli psichiatri per queste persone? È possibile che il caso vissuto da mia moglie non sia l'unico. Forse altre persone, de­genti in ospedali psichiatrici, potrebbero essere gua­rite, come è stata guarita lei. O forse la Chiesa con­sidera la possessione diabolica come una tara? Ep­pure troviamo diversi casi di possessione nel Van­gelo. Dopo numerosi colloqui con sacerdoti o con suore ho potuto costatare che preferiscono ignorare l'esistenza di Satana. Che cosa si insegna in un seminario, perché i sacerdoti siano così ignoranti in questo campo? Ultimamente una madre superiora, che conosceva molto bene mia moglie, avendola aiutata per diversi anni durante la sua malattia, mi ha fatto delle domande su questo rinnovamento di vita. Bisogna sottolineare che in quel periodo mia moglie era considerata una malata mentale. Le ho parlato di un sacerdote esorcista che ho avuto la grazia di incontrare; le ho anche parlato di Satana e dei suoi poteri. Alla fine di questo colloquio la suora esclamò: "Allora è proprio vero che il diavolo esiste! I nostri cappellani non ne parlano mai". Non parlo di teorie. Sono testimonianze di un caso ben preciso, quello di mia moglie, che ho visto torturata per quin­dici anni. Essa ha avuto una vita normale fino all'età di dieci anni. Tutto il male iniziò in questo periodo. Sua nonna faceva venire in casa un occultista che invocava certi spiriti e, tramite loro, conversava con dei defunti della sua famiglia. Mia moglie, ancora bambina, assisteva a quelle sedute; è da quei mo­menti che il suo equilibrio iniziò ad essere turbato. I suoi genitori, che non sapevano nulla di quanto ac­cadeva dalla nonna, videro cambiare il suo compor­tamento: diventava aggressiva, turbolenta, ecc. Qualche tempo dopo fu colpita da malesseri tali da giungere alla perdita della conoscenza. I medici non scoprivano nessuna causa, non trovavano nessuna malattia; rimaneva per loro un caso incomprensibile. Più volte è fuggita da casa e invano fu visitata da psicologi e psichiatri: non riscontrarono nulla, anche perché viveva in un clima familiare sereno, circon­data da tutto l'affetto dei suoi cari. Ci siamo sposati nel 1976. I primi anni del nostro matrimonio furono abbastanza sereni. Solo tre anni dopo sono rispun­tati i suoi malesseri, tali da portarla alla perdita della conoscenza. Gli specialisti consultati, non riscon­trando nessun male specifico, insistevano nel pre­scrivere tranquillanti. Poi incominciarono per mia moglie grossi problemi di fede. Non voleva più an­dare in chiesa; non voleva più pregare. Quando l'accompagnavo in chiesa diventava glaciale, col so­lo desiderio di uscire al più presto. Questo la depri­meva completamente era sempre stata molto prati­cante; si sentiva colpevole, ma non capiva in che cosa. E andata spesso da sacerdoti, per esporre il suo dramma, ma non è stata mai capita. Si sentiva dire solo parole generiche: "Sono cose che capita­no... tutti possono avere dei dubbi... occorre prega­re". Ma il suo tormento era proprio quello di provare una ripugnanza invincibile per la preghiera! Così ri­maneva sempre più depressa, piangeva continua­mente. I medici aumentavano le dosi di tranquillanti e di sonniferi, col solo effetto di intossicarla. Comin­ciava anche a bere alcool in grande quantità, pro­prio lei che ne aveva sempre avuto ripugnanza. E lo strano è che non si rendeva conto di bere. In questo periodo fece diversi tentativi di suicidio: inghiottendo scatole di medicinali, tagliandosi le vene, ecc. Fu sempre salvata in extremis! Fu deciso un ricovero per disintossicarla dall'alcool, avendone nel sangue una concentrazione di gr. 3,8. Il primario non cessa­va di stupirsi: non le riscontrò nessun male fisico e, parlando con lei, non riscontrava nessun sintomo di un'alcolizzata. La mandò in psichiatria. Là mia mo­glie parlava solo dei suoi problemi di fede e lo spe­cialista si limitò ad aumentare la dose di tranquillan­ti: la ridusse come una drogata, senza reazioni e senza memoria. Non sapendo più che fare, ricorsi a un medium. Mia moglie ebbe qualche miglioramen­to, subito seguito da ricadute. Compresi che avevo intrapreso una via sbagliata. Proprio allora andaro­no in porto le pratiche che tempo addietro avevamo avviato, per l'adozione di un bambino, dato che mia moglie era sterile. Ci fu affidato un bambino di tre mesi. Fummo al colmo della gioia e sperammo che i nostri problemi fossero così risolti. Ma il male ripre­se con ancor più forza, con sintomi vari: perdita del­la vista, urlava contro tutti, si esprimeva come una sordomuta, talvolta lanciava grida orribili. Provò an­che ad uccidere me e il bambino con un fucile; tentò  di buttarsi dalla finestra. Saliva in macchina e si as­sentava per ore; chissà dove andava! Di notte si al­zava e correva per le strade; aveva visioni diaboli­che. Una volta l'ho trovata nella vasca da bagno, con la testa sott'acqua, priva di conoscenza; ho do­vuto praticarle la respirazione artificiale. Un'altra vol­ta ebbe un incidente automobilistico: non ricordava nulla, neppure di essere salita in macchina. Dovevo continuamente lasciare il lavoro per correre a casa; era spaventoso. Eppure intuivo che se avesse ritro­vato la fede, se avesse potuto pregare, le cose sa­rebbero andate meglio. Ma essa non ci riusciva e reagiva in malo modo alla presenza di un sacerdote. Cominciai a disperarmi. Mia moglie non poteva più rimanere da sola in casa e non poteva più occuparsi di nostro figlio. Per il futuro vedevo solo il buio. Un sacerdote, caso rarissimo, aveva accennato che mia moglie poteva avere una presenza malefica. Seppi per caso che in Portogallo c'erano due donne che curavano questo male. Contro il parere dei me­dici e dei parenti, andai là. Quelle due donne hanno pregato su mia moglie e hanno sentenziato che si trattava di una possessione diabolica. Il risultato di quelle preghiere fu incredibile: per la prima volta dopo tanti anni mia moglie dormì per una notte inte­ra, di un sonno calmo e riposato, senza alcuna me­dicina. Si sentiva bene. Io non credevo ai miei occhi quando la vidi guidare la macchina con sicurezza, nel viaggio di ritorno. C'erano state assegnate delle preghiere da recitare e per un po' di giorni tutto sembrava tornato alla normalità. Ma poi il male ri­cominciò da capo. Con l'aiuto di un sacerdote, con­tattai finalmente un sacerdote esorcista. Era carico di lavoro e ci diede appuntamento per due mesi do­po. Non sto a descrivere le preghiere fatte durante gli esorcismi e le pessime reazioni di mia moglie; ma alla fine di ogni esorcismo si sentiva di nuovo se stessa, pienamente guarita. Ad ogni ricaduta, l'e­sorcista ci riceveva subito e ci ha insegnato come difenderci da Satana. Gli attacchi sono diventati sempre meno frequenti. Mia moglie ha ritrovato il sorriso, la gioia di vivere, di pregare, di curare no­stro figlio e di riprendere le buone amicizie. Ora è proprio un'altra persona. Vorrei anche far notare che quell'esorcista agisce con l'aiuto di una persona che ha il carisma di scoprire gli oggetti infestati ne parleremo in altro capitolo. È venuto a casa mia e ne ha trovati tre. Credo che il male abbia colpito mia moglie quando la nonna invocò gli spiriti in sua pre­senza: è pericolosissimo e la gente dovrebbe es­serne informata. Possibile che i tanti sacerdoti con­sultati non sapessero niente di queste cose? Io non ringrazierò mai abbastanza quell'esorcista; ma quali tremendi quindici anni di sofferenze prima di giunge­re a lui! Sembra strano che, prossimi al 2000, quan­do l'uomo ha camminato sulla luna e si vive in un mondo di informatica, di elettronica, di robotica, non si sappia più nulla di una realtà che conosciamo da almeno 2000 anni. È giusto che si lascino soffrire a delle persone le pene dell'inferno, solo perché non si vuole più credere alla realtà delle possessioni diaboliche? Io chiedo: la Chiesa forma un numero sufficiente di sacerdoti esorcisti? E tutti gli altri sa­cerdoti, sono almeno istruiti su queste verità evan­geliche? Bisogna proprio lasciare che la gente si ri­volga a una massa di ciarlatani, che approfittano delle loro sofferenze per arricchirsi? Chiedo scusa per questo sfogo di collera, ma credo giusto porre in risalto ciò che pare sia stato dimenticato. E ringrazio lei, eccellenza, per aver nominato quell'esorcista che ha risolto il nostro caso». Il parere di un noto teologo francese Credo che nel postconcilio, forse per reazione agli impedimenti esagerati del passato, i teologi si siano scatenati spesso in modo del tutto inopportuno, insegnando come oro colato quelle che potevano essere tutt'al più ipotesi di studio. E non c'è dubbio che abbiano contribuito a sbanda­menti e confusione. Certo non intendo generalizza­re: l'opera di molti di loro è stata preziosa, quando hanno saputo rimanere nell'ambito loro proprio, senza pretendere di invadere un magistero ufficiale che non spetta a loro. Ritengo utile riportare il pensiero di uno dei più noti teologi francesi, Henri de Lubac, con il quale mi so­no trovato assai spesso concorde. Il cinque dicem­bre 1968 ho rifiutato di associarmi a una "Dichiara­zione" lanciata dai teologi del gruppo di Concilium, che mi è parsa del tutto indecente e demagogica; e per di più senza oggetto: in realtà questi teologi go­devano di ogni libertà d'espressione e cercavano di imporre, di fatto,la loro dittatura. Ecco il mio testo: 1. Sono sempre stato restio riguardo a manifestazioni attraverso la stampa. Ci si appella ad un'opinione per lo più incompetente, che si appassiona facil­mente e che in gran parte non è cristiana. Più di una volta ho costatato gli inconvenienti di una simile procedura. 2. Nel contesto attuale, il procedimento mi sembra doppiamente inopportuno: a si corre il rischio di aumentare il turbamento e l'agitazione che sono attualmente un segno non di vitalità, bensì di degradazione; e tutte le possibilità che restano di un vero rinnovamento nella Chiesa dipendono da una coscienza mantenuta o ristabilita dell'unità cattolica, affermantesi nei fatti. Prima di invocare per se stessi libertà e garanzie supplementari, anche legittime, i teologi hanno il dovere, nelle attuali circostanze, di difendere e promuovere questa unità. Ciò fa parte in primo luogo del loro dovere di predicare la parola opportune et importune. Altrimenti, procedendo in modo unilaterale, entrano nel circolo delle rivendi­cazioni. 3. Per esprimere tutto il mio pensiero: troppi fatti mostrano che la pluralità delle scuole teologiche è oggi realmente minacciata da ogni tipo di pressio­ne, di propaganda, di intimidazioni, di esclusivismi, provenienti non dall'autorità legittima. Vedendo tutto ciò che si fa o che non si fa, mi sono andato convin­cendo che la libertà d'azione del Magistero nella Chiesa è intralciata più seriamente che non la liber­tà alla parola dei teologi che la reclamano. Una do­manda infine: prima di ricorrere a tale modalità di dichiarazione collettiva e di manifesto, questi teologi hanno proposto alle istanze competenti, con la defe­renza e la libertà voluta, un piano di riforma o di ri­organizzazione sui punti che hanno a cuore? su un opuscolo, 30 Giorni, luglio 1990, p. 48 Un freno all'invadenza dei medici ciarlatani Con questo titolo il prof. Silvio Garattini, Direttore dell'Istituto "Mario Negri", ha pubblicato un chiaro e secco comunicato in Corriere Medico, novembre 1991. Anche gli esor­cisti sono ben d'accordo con i medici nel voler sma­scherare gli imbroglioni. «Il ciarlaianesimo in campo medico non è mai stato così prolifico e invadente come in questo tempo. Basta accendere la televi­sione per trovare, e non solo sulle televisioni priva­te, qualche mago, pranoterapista, parapsicologo o guaritore che parli di malattie e del modo migliore per guarirle. La sfacciataggine di questi individui non ha limiti: ad eccezione — almeno per ora — del cancro, tutto è alla portata delle loro facoltà terapeu­tiche: dalle trombosi alle artriti, dal diabete alla scia­talgia. Con una faccia di bronzo incredibile rispon­dono alle domande di compiacenti intervistatrici o di interlocutori telefonici, spesso ammaestrati; il tutto senza che mai compaia da nessuna parte l'informa­zione che si tratta di una pubblicità a pagamento. Per mettersi al sicuro da eventuali contestazioni, la presenza di un medico, che è sempre d'accordo, tende a rassicurare l'audience sulla legittimità degli interventi. La fiera dei risultati continua nelle pubbli­cità dei giornali e delle riviste, integrate dalla messa in moto di tutto un repertorio di prodotti che va dai dimagranti ai cibi naturali, agli idromassaggi, alle erbe, ai numerosissimi preparati anticellulite e con­tro la calvizie. Se questo battagc pubblicitario au­menta, è certamente perché molti abboccano con


[Modificato da MARIOCAPALBO 17/09/2016 13:45]

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