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. Al primo posto mettete la confessione e poi chiedete una direzione spirituale, se lo ritenete necessario. La realtà dei miei peccati deve venire come prima cosa. Per la maggior parte di noi vi è il pericolo di dimenticare di essere peccatori e che come peccatori dobbiamo andare alla confessione. Dobbiamo sentire il bisogno che il sangue prezioso di Cristo lavi i nostri peccati. Dobbiamo andare davanti a Dio e dirgli che siamo addolorati per tutto quello che abbiamo commesso, che può avergli recato offesa. (Beata Madre Teresa di Calcutta)
 
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Scritti dei Santi sull'adorazione 1567-1903

Ultimo Aggiornamento: 30/01/2015 14:33
30/01/2015 14:26

San Pietro Giuliano Eymard

Dagli scritti
 
…Nostro Signore dimora nel SS. Sacramento per ricevere dagli uomini gli stessi omaggi che ricevette da coloro che ebbero la ventura di essergli vicini durante la sua vita mortale. Egli è là affinché tutti possano rendere personalmente i loro omaggi alla sua Santa Umanità. Anche quando questa fosse la sola ragione dell'esistenza dell'Eucaristia, noi dovremmo essere beati di poter rendere a Nostro Signore in persona i nostri omaggi di cristiani.
Per questa Presenza il culto pubblico ha la sua ragione di essere, ha una vita. Togliete la reale Presenza, e allora come renderete alla Santissima Umanità di Nostro Signore la venerazione, gli onori che le sono dovuti?
Nostro Signore come uomo non è che in Cielo e nel SS. Sacramento. Soltanto per mezzo dell'Eucaristia noi possiamo quaggiù avvicinarci al Divin Redentore, proprio a Lui, in persona, vederlo, parlargli; senza di essa il culto diviene astratto.
Per essa noi andiamo a Dio direttamente, ci avviciniamo a Lui come durante la sua vita mortale. Come saremmo infelici se dovessimo, per onorare l'Umanità di Gesù Cristo, riferirci soltanto a ricordi di diciannove secoli fa! Questo può bastare nella cerchia del pensiero; ma come mai rendere un omaggio esterno ad un passato così lontano? Noi ci contenteremmo di ringraziare senza prender parte ai misteri che onoriamo. Ma non è così; io posso recarmi ad adorare come i pastori, prostrarmi come i Magi. No, noi non abbiamo a rammaricarci di non essere stati a Betlemme o al Calvario.
 
…Quando sarò elevato da terra, attirerò ogni cosa a me. Dapprima fu dall'alto della croce che Nostro Signore attirò a sé tutte le anime, riscattandole. Ma è pure certo che Gesù, pronunziando queste parole, accennava al suo trono eucaristico, appiè del quale vuole attirare tutte le anime per legarle con le catene dei suo amore. Vuole mettere in noi un amore appassionato verso di lui.
Un'idea, una virtù, che non diventano amore appassionato, non produrranno nulla di grande. L'affezione di un fanciullo non è amore secondo tutta la forza della parola: esso ama per istinto e perché si sente amato, ama se stesso in coloro che gli fanno del bene.
Un domestico può dedicarsi tutto al suo servizio, ma non amerà davvero, se non si dedica ai suoi padroni per affetto e senza alcuna mira d'interesse personale.
L'amore trionfa allora, solo che è una passione della nostra vita. Si possono produrre atti isolati d'amore più o meno frequenti, ma la nostra vita non è impegnata, non è donata. Ora, finché non avremo per Gesù in Sacramento un amore appassionato, non avremo fatto nulla. Nostro Signore certo ci ama appassionatamente, ciecamente, senza punto pensare a se stesso, sacrificandosi tutto per noi: bisogna dunque ricambiarlo!
 
…Che se non giungiamo tutti fin là, tutti possiamo amare appassionatamente Gesù e lasciarci dominare da questo amore.
Non amate voi qualche persona? O madri, non avete voi un amore appassionato per i vostri figli? Spose, forse che non amate appassionatamente i vostri sposi? E voi, figli, non sentite tutta la dolcezza dell'affetto verso i vostri genitori? Or bene, applicate questo vostro amore a Gesù. Non vi sono due amori, ma uno solo. Egli non vi domanda di avere due cuori, uno per Lui e l'altro per quelli che amate su questa terra.
O madri, amate dunque il Santissimo Sacramento col vostro cuore di madre, amatelo come un figlio! Spose, amatelo come vostro sposo! Figli, amatelo come vostro padre!
Abbiamo una sola potenza di amare, ma capace di abbracciare oggetti diversi, con motivi diversi. Certuni amano alla follia i parenti, gli amici, e non sanno amare il Signore. Ma quel che facciamo per la creatura è quello stesso che dobbiamo fare per Dio: con questa differenza soltanto, che Iddio va amato senza misura e sempre più.
 
…Il Verbo Eterno che voleva ricondurci al Padre, non potendo come Dio praticare le virtù proprie di noi uomini, le quali implicano tutte il combattimento e il Sacrificio, si è fatto uomo; ha preso gli strumenti nostri ed ha lavorato sotto i nostri occhi. E come in Cielo, ove è ritornato glorioso, non potrebbe più esercitare la pazienza, la povertà, la umiltà, si è fatto Sacramento per continuare ad essere il nostro modello.
Queste virtù non procedono più dalla sua libera volontà per modo da produrre gli atti mentori: né ha fatto il suo stato permanente e ne è come rivestito. Prima ne praticava gli atti: ora ne ha rivestito esteriormente lo stato. Nella sua vita mortale fu umile ed umiliato; ora regna glorioso, ma in una condizione esterna di umiltà nel Santissimo Sacramento. Ha unito a se inseparabilmente lo stato abituale delle virtù: contemplandolo, noi vediamo le sue virtù e sappiamo in qual modo farne gli atti. Togliete la sua umiliazione e cessa lo stato sacramentale. Togliete la sua povertà, supponete che Egli sia seguito da uno splendido corteo; noi saremo come annientati al cospetto della sua maestà, ma non vi sarà più l'attrattiva dell'amore, perché questo non si dimostra che discendendo. Gesù in Sacramento esercita la potenza, perdona le ingiurie anche più che sul Calvario. Là i suoi carnefici non lo conoscevano, qui è conosciuto e insultato. Egli prega per tante città deicide, dalle quali è proscritto. Senza questo grido di perdono non vi sarebbe più il Sacramento d'amore, che la giustizia circonderebbe e difenderebbe il trono di Gesù insultato.
 
…Nostro Signore nel Santissimo Sacramento è il nostro modello; vediamo in qual modo Egli c'insegna le virtù che fanno i santi. A tal fine osserviamo qual è lo stato in cui si trova: la forma della sua vita sarà la forma delle nostre virtù. Studiare come Egli è, intenderemo quel che vuole, poiché l'esterno indica l'interno. Dalle parole, dalle maniere si argomenta quel che sta nell'anima. Quando si vedeva Nostro Signore povero e conversare con i poveri, si capiva ch'Egli era venuto a salvarci per mezzo della povertà. Quando Egli moriva per noi, c'insegnava quel che dobbiamo fare per andar in Cielo. Ora lo stato di Nostro Signore nel Santissimo Sacramento, il carattere che vi domina e ci colpisce, è l'annichilamento.
Pertanto questo stato ci deve far conoscere di che si occupi e quali siano le sue virtù, che tutte, ciascuna secondo la sua natura, prenderanno questa forma, questa impronta di umiltà e di annichilamento. Studiatelo questo annientamento e saprete quel che dovete fare per rassomigliare al vostro modello, e per essere nella grazia della santità eucaristica. Ricordatevi che questo è il carattere dominante di Gesù in Sacramento e che deve essere anche il vostro se volete vivere della grazia che emana dall'Eucaristia
 
…Meditare Nostro Signore annichilato nell'adorabile Sacramento è il vero cammino dell'umiltà. Si comprende che il suo annichilamento è la prova più grande del suo amore e che tale deve essere pure la prova del nostro; si comprende che bisogna abbassarsi fino a Gesù Cristo che si è messo al pari con gli ultimi esseri della creazione.
Ecco la vera umiltà, che da del suo, facendo risalire a Dio l'onore e la dignità che ne riceve. Credono molti che non possiamo umiliarci se non dei nostri peccati e delle nostre miserie, non già nel bene, nella grandezza soprannaturale. Ma lo possiamo, certamente. Far risalire ogni bene a Dio è l'umiltà di ossequio, l'umiltà più perfetta. Ce la insegna Nostro Signore, e più ci appressiamo a lui, più come lui ci umiliamo. Vedete la Santissima Vergine, esente da peccato, senza difetto od imperfezione, tutta bella, tutta perfetta, tutta splendente per la sua grazia di Immacolata e per la sua incessante cooperazione: ella si umilia più di ogni altra creatura. Consiste l'umiltà nel riconoscere che nulla siamo senza Dio e nel riferire a lui tutto quel che siamo; e quanto più uno è perfetto, più cresce questa umiltà, perché ha più da rendere a Dio; a misura che le grazie ci elevano, noi discendiamo; le nostre grazie sono i gradini della nostra umiltà.
L'Eucaristia dunque c'insegna a riferire a Dio la grandezza e la gloria e non soltanto ad umiliarci delle nostre miserie. Ed è una lezione permanente. Pertanto ogni anima eucaristica deve divenir umile: la vicinanza, la compagnia di Gesù in Sacramento deve renderci tali che più non pensiamo né operiamo se non per impulso di questa divinità annichilata.
 
…Or che dirò della dolcezza di Gesù in Sacramento? Come vi descriverò la sua bontà nel ricevere tutti; l'affabilità, nell'adattarsi agli uni e agli altri, ai piccoli, agli ignoranti; la pazienza nell'ascoltar tutti e tutto quel che gli vogliono dire, il lungo racconto di tante miserie; la tenera sua bontà nella Comunione in cui si da a ciascuno secondo la sua condizione ed entra in tutti con gioia, purché trovi lo stato di grazia e un po' di devozione, qualche buon desiderio, almeno un po' di rispetto, e da a ciascuno la grazia che gli conviene, lasciandogli l'anima inondata di amore e di pace come ricompensa dell'accoglienza ricevuta? E quale dolcezza paziente e misericordiosa verso quelli che lo dimenticano! Li aspetta! Prega per quelli che l'offendono e lo disprezzano; non leva lamenti né fa sentire minacce; non punisce all'istante gli oltraggiatori sacrileghi, ma con la sua dolcezza e bontà si adopera a rimetterli sul buon cammino. L'Eucaristia è il trionfo della mansuetudine di Gesù Cristo.
 
…Gesù Cristo volendo essere sempre amato dall'uomo gli da' incessanti prove del suo amore; e come, per vincere e conquistare il nostro cuore, ha dovuto farsi uomo, sensibile e palpabile, così per assicurare la sua conquista deve continuare a farci sentire un amore alla umana. Perpetua è la legge dell'amore e tale deve esserne pure la grazia; il dolce sole dell'amor di Dio non deve mai tramontare per il nostro cuore, affinché questo non sia invaso dal gelo della morte e dell'oblio. Il cuore umano si da' a quel che è vivo, si unisce all'amore che gli da prove attuali della sua esistenza.
Orbene, l'amore che animò la vita mortale del Salvatore, da quello di bambino nella culla a quello di apostolo del Padre durante la predicazione e di vittima sulla croce, tutto si trova riunito e trionfante nel suo Cuore vivente nel SS. Sacramento. Qui dobbiamo cercarlo e nutrircene. Certo il Sacro Cuore è pure in Cielo, ma per gli Angeli ed i Santi già coronati. Nell'Eucaristia è per noi.
Dunque la nostra devozione verso il Sacro Cuore dev'essere eucaristica, concentrarsi nella divina Eucaristia, come nel centro personale e vivente dell'amore e delle grazie del Sacro Cuore per noi.
Perché separare il Cuore di Gesù dal suo Corpo e dalla sua divinità? E' esso che vivifica e anima il suo Corpo nel Sacramento. Gesù risorto non muore più: perché separarne il Cuore dalla Persona e volerlo, per così dire, far morire nella nostra mente?
 
…Rallegratevi dunque in questo bel giorno in cui spunta sull'orizzonte il divin sole dell'Eucaristia. La vostra riconoscenza non disgiunga mai il Presepio dall'Altare, il Verbo fatto carne dall'Uomo-Dio fatto pane di vita eterna nel SS. Sacramento.


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