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luglio 23731

Ultimo Aggiornamento: 14/08/2014 20:00
14/08/2014 20:00


23/07


 


 



Preghiera


O Dio, che accusi il mondo sul peccato, la giustizia e il giudizio (Gv 16, 8); o Dio, col cui aiuto non ci sottraggono la convinzione coloro che non credono: ti invoco, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)


 


 



Lettura



La grazia della Nuova Alleanza



 


Quando giunse il compimento dei tempi, in cui ormai si rivelava nella Nuova Alleanza la grazia che si nascondeva sotto i veli di quella Antica, Dio mandò il Figlio suo, nato da donna (Gal 4, 4), termine questo con cui nella lingua ebraica, secondo il suo particolare modo di espressione, è chiamata ogni donna, ragazza o maritata. Per comprendere bene quale Figlio fu inviato da Dio che volle nascere da donna e quanto è grande quel Dio che si degnò di assumere l’umile nostra natura per la salvezza dei fedeli, fa attenzione ora a (quanto dice) l’Evangelo: In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio. Tutte le cose sono state fatte per mezzo di Lui, e senza di Lui nulla è stato fatto di quanto è stato creato. In Lui era la vita, e la vita era la luce degli uomini, e la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta (Gv 1, 1-5)Questo Dio dunque, Verbo di Dio, per mezzo del quale fu creata ogni cosa, è il Figlio di Dio immutabile, presente dovunque, non racchiuso da nessun luogo né diffuso nelle sue parti dappertutto, come se avesse una parte minore in un luogo più piccolo e una maggiore in un luogo più grande, ma intero ovunque e in tal modo presente pure nella mente degli empi, benché questi non lo vedano, come neppure la luce materiale è percepita dagli occhi dei ciechi, anche se viene loro messa davanti. Egli risplende dunque anche in quelle tenebre a cui accenna l’Apostolo quando dice: Un tempo siete stati tenebre, ma ora siete luce, per grazia del Signore (Ef 5, 8), ma siffatte tenebre non la accolsero.


Il Verbo assunse pertanto la natura umana, che poteva essere veduta dagli uomini affinché, guariti per mezzo della fede, riuscissero in seguito a scorgere ciò che allora non erano in grado di vedere. (Ep. 140, 3.6-7)


 


 



Per la riflessione


Hai nascosto queste verità ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli (Mt 11, 25), per attrarre quanti soffrono e sono oppressi a Cristo, che li ristori: poiché è mite e umile di cuore (Mt 11, 28) guiderà i miti nella giustizia, insegna ai mansueti le sue vie (Sal 24, 9), osservando la nostra umiltà e la nostra sofferenza, rimettendoci tutti i nostri peccati (Sal 24, 18). (Conf. VII, 7.14)


 


 



Pensiero agostiniano


Se ti avvicini a lui, ne guadagnerai; ti perdi, se ti allontani da lui. (In Io. Ev. 11, 5)



 



24/07


 


 



Preghiera


O Dio, chi è simile a te? Dica ogni cuore fedele, dica ogni lingua obbediente, dica ogni pia coscienza, dica con certezza: Dio, chi è simile a te? (Sermo 24, 1)


 


 



Lettura



E’ grazia la creazione, ma grazia più grande la giustificazione



 


Questa grazia va predicata. Essa è la grazia dei cristiani, conseguita ad opera dell’Uomo-Mediatore, di colui che patì e risuscitò, che salì al cielo e imprigionò i prigionieri e diede doni agli uomini. Questa grazia, ripeto, va predicata. Contro questa grazia non discutano gli ingrati. Il bastone del profeta non fu sufficiente per risuscitare il morto. E basterebbe la natura, morta anche lei? Anche se non lo troviamo così chiamato in nessun passo dalla Scrittura, chiamiamo pur grazia il dono d’essere stati creati, in quanto ci è stato dato gratis; ma lasciate che vi dimostriamo come sia maggiore la grazia per cui siamo cristiani. Statemi attenti! Prima d’essere creati non avevamo alcun merito buono, e quindi è grazia il dono d’essere stati creati senza che avessimo alcun merito. Se però è una grazia grande quella che abbiamo ricevuto quando eravamo senza meriti buoni, quanto non sarà grande quella che ricevemmo avendo tanti demeriti? Colui che non esisteva era sprovvisto di meriti, il peccatore accumulava demeriti. Colui che sarebbe stato creato, prima non esisteva. Non esisteva, ma non aveva nemmeno offeso [Dio]. Non esisteva e fu creato; ha offeso [Dio] ed è stato salvato. Colui che non esisteva, non sperava nulla e fu creato; il colpevole viceversa si attendeva la dannazione e ne fu liberato. Questa è la grazia per opera del nostro Signore Gesù Cristo (Rom 7, 25)Egli ci ha fatti (Sal 99, 2): ci ha fatti, ovviamente, quando non avevamo alcuna esistenza, ma poi, una volta creati e diventati colpevoli, egli ci ha fatti giusti, e non siamo stati noi a farci [così].(En. in Ps. 121, 12)


 


 



Per la riflessione


Anche se i venti soffieranno, anche se i flutti ruggiranno e l’umana fragilità ti spingerà a qualche timore per la tua salvezza, hai chi chiamare e dire: Signore, perisco! Non ti lascia perire colui che ti ha ordinato di camminare. (En. in Ps. 39, 9)


 


 



Pensiero agostiniano


In seguito venne il Figlio di Dio: il grande dal piccolo, il Salvatore dal salvando, il vivo dal morto. (Sermo 26, 11)



 



25/07



Preghiera


Ascolta, Signore, la mia implorazione (Sal 60, 2): non venga meno la mia anima sotto la tua disciplina, non venga meno io nel confessarti gli atti della tua commiserazione. (Conf. I, 15.24)



Lettura



Cristo nostra medicina


Due sono i compiti della medicina, risanare le infermità e conservare la salute. Riferendosi al primo compito nel salmo precedente è detto: abbi pietà di me, Signore, perché sono infermo (Sal 6, 3); riferendosi all’altro è detto in questo salmo: se c’è iniquità nelle mie mani, se ho ricambiato chi mi ha restituito il male, soccomba pure, misero, ai miei nemici (Sal 7, 4-5)Là l’infermo prega per essere liberato; qui, ormai sano, prega per non ammalarsi: nel primo intento, là dice: salvami per la tua misericordia (Sal 6, 5); nel secondo caso, qui dice: giudicami, Signore, secondo la mia giustizia (Sal 7, 9)Là chiede il rimedio per sfuggire al male, qui chiede protezione per non ricadere nel male; nel primo caso ha detto: salvami, Signore, secondo la tua misericordia; qui esclama: Il mio giusto aiuto [procede] dal Signore, che salva i retti di cuore. Infatti la misericordia e l’aiuto salvano ambedue; ma la misericordia porta alla salute dalla malattia, l’aiuto conserva nella salute stessa: nel primo caso l’aiuto è misericordioso, perché non ha alcun merito il peccatore che desidera essere giustificato, credendo in colui che giustifica l’empio; qui invece l’aiuto è giusto, perché viene dato a chi è già giusto. Ebbene, il peccatore che ha detto: sono infermo, dica ora: Salvami, Signore, per la tua misericordia! e il giusto che ha detto: se ho ricambiato chi mi ha restituito il male, gridi: Il mio giusto aiuto [procede] dal Signore che salva i retti di cuore. (En. in Ps. 7, 10)



Per la riflessione


Se il Signore ci porge la medicina per risanarci quando siamo infermi, quanto più ci porgerà la medicina per conservarci in salute? (En. in Ps. 7, 10)



Pensiero agostiniano


Dio non desidera condannare, ma salvare e se ha pazienza verso i cattivi, è per poter cambiare i cattivi e renderli buoni. (Sermo 18, 2)



 



26/07



Preghiera


Tu sei la vita delle anime, la vita delle vite, vivente per tua sola virtù senza mai mutare, vita dell’anima mia. (Conf. III, 6.10)



Lettura



Cristo è luce degli uomini


E la vita era la luce degli uomini (Gv 1, 4). E’ da questa vita che gli uomini vengono illuminati. Gli animali non vengono illuminati, perché gli animali non possiedono un’anima razionale, che consenta loro di contemplare la sapienza. L’uomo, invece, fatto a immagine di Dio, possiede un’anima razionale, capace di accogliere la sapienza. Dunque quella vita, per mezzo della quale furono fatte tutte le cose, quella vita è essa stessa luce; e non di qualsiasi essere animato, ma luce dell’uomo. E’ per questo che l’evangelista fra poco dirà: Era la vera luce, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo (Gv 1, 9).


Ma i cuori degli stolti non sono ancora in grado di accogliere questa luce, perché il peso dei peccati impedisce loro di vederla. Non pensino costoro che la luce non c’è, solo perché essi non riescono a vederla. E’ che a causa dei peccati essi sono tenebre: E la luce risplende tra le tenebre, ma le tenebre non l’hanno compresa (Gv 1, 5). Immaginate, fratelli, un cieco in pieno sole: il sole è presente a lui, ma lui è assente al sole. Così è degli stolti, dei malvagi, degli iniqui: il loro cuore è cieco; la sapienza è lì presente, ma trovandosi di fronte a un cieco, per gli occhi di costui è come se essa non ci fosse; non perché la sapienza non sia presente a lui, ma è lui che è assente. Che deve fare allora quest’uomo? Purifichi l’occhio con cui potrà vedere Dio. Faccia conto di non riuscire a vedere perché ha gli occhi sporchi o malati: per la polvere, per un’infiammazione o per il fumo. Il medico gli dirà: Pulisciti gli occhi, liberandoti da tutto ciò che ti impedisce di vedere la luce. Polvere, infiammazione, fumo, sono i peccati e le iniquità. Togli via tutto e vedrai la sapienza, che è presente, perché Dio è la sapienza. (In Io. Ev. 1, 18-19)



Per la riflessione


Sta scritto: Beati i puri di cuore, perché essi vedranno Dio (Mt 5, 8)(In Io. Ev. 1, 19)



Pensiero agostiniano


Chiunque dice la verità, la dice sotto l’influsso di Colui ch’è la Verità in persona. (Ep. 166, 4.9)



 



27/07



Preghiera


Sii il mio assuntore. E guidami sui retti sentieri a motivo dei miei nemici. Dammi la legge, ma non togliermi la misericordia. (En. in Ps. 26, II, 20)



Lettura



I nostri meriti e la grazia di Dio


Cos’altro dice? Come la rugiada dell’Hermon che cade sopra i monti di Sion. Volle significare, miei fratelli, che è per grazia di Dio che i fratelli dimorano nella unità. Non è per le loro forze né per i loro meriti, ma per dono di Dio, per la sua grazia, che come rugiada [scende] dal cielo. Non è infatti la terra che manda a se stessa la pioggia: quella pioggia che se non venisse dal cielo, ogni prodotto finirebbe col seccarsi. In un passo del salmo è detto: Distillerai pioggia volontaria, Dio, per la tua eredità (Sal 67, 10)Perché la chiama volontaria? Perché non dipende dai nostri meriti, ma dalla sua volontà. Qual merito infatti avremmo potuto mai allegare noi peccatori e iniqui? Da Adamo [noi siamo nati altrettanti] Adamo e su un tale Adamo ha proliferato una moltitudine di peccati. Ogni uomo che nasce, nasce [nella condizione di] Adamo: da lui dannato [nasce] dannato. E per giunta, vivendo male, aggiunge colpe alla colpa di Adamo. Qual merito dunque poteva avere questo Adamo? Eppure colui che è misericordioso lo ha amato: lo sposo ha amato [la sposa] non perché fosse bella, ma perché voleva renderla bella. Per rugiada caduta sull’Hermon dunque intende la grazia di Dio.


Hermon significa "lume posto in alto". Orbene, da Cristo scende la rugiada poiché all’infuori di Cristo non c’è altro lume posto in alto. E in che senso fu egli posto in alto? Prima sulla croce, poi in cielo. Fu in alto sulla croce nel giorno della sua umiliazione, poiché anche la sua umiliazione non poteva essere se non una elevazione. […] Sta comunque di fatto che il lume posto in alto è Cristo. Da lui proviene la rugiada dell’Hermon: sicché quanti intendete convivere nell’unità dovete bramare questa rugiada e lasciarvi irrorare da lei. Altrimenti non potrete mantenere ciò che avete professato. Come non potrete avere il coraggio di promettere senza che lui abbia tuonato dal cielo, così non potrete perseverare senza il nutrimento da lui inviato. Dico di quel nutrimento che scende sopra i monti di Sion. (En. in Ps. 132, 10-11)



Per la riflessione


Non potranno abitare in vita comune se non coloro che hanno perfetta la carità di Cristo. (En. in Ps. 132, 12



Pensiero agostiniano


Unisciti ai buoni, a coloro che tu vedi condividere con te l’amore per il tuo Re. Scoprirai infatti che ce ne sono molti, se anche tu comincerai ad esser tale. (De catech. rudibus 25.49



28/07



Preghiera


Signore, chi è simile a Te? Da’, se vuoi dare, anche in questa vita, ciò che chiedo; se non vuoi, sii Tu la mia vita, Tu che sempre io cerco. (En. in Ps. 34, I, 14)



Lettura



La vita comune nella Chiesa primitiva


Com’è buono e giocondo che i fratelli vivano nell’unità! […] Queste parole del salterio, questa dolce armonia, questa melodia soave tanto a cantarsi quanto a considerarsi con la mente, hanno effettivamente generato i monasteri. Da questa armonia sono stati destati quei fratelli che maturarono il desiderio di vivere nell’unità. Questo verso fu per loro come una tromba: squillò per il mondo ed ecco riunirsi gente prima sparpagliata. Il grido divino, il grido dello Spirito Santo, il grido della profezia, non udito in Giudea, è stato udito nel mondo intero. A questo suono rimasero sordi coloro in mezzo a cui veniva cantato, mentre aprirono l’orecchio coloro di cui era stato scritto: Lo vedranno coloro a cui non fu annunziato, lo capiranno coloro che non l’udirono (Is 52, 15)Se però, o carissimi, consideriamo a fondo le cose, questa benedizione prese avvio proprio da quella parete formata dai circoncisi. Forse che, infatti, tutti i giudei si sono perduti? Ma da dove son venuti gli Apostoli, figli dei profeti, figli degli sbattuti (Sal 126, 4)? Da dove quei cinquecento che videro il Signore risorto, dei quali parla l’apostolo Paolo? Da dove quei centoventi che si trovavano riuniti in uno stesso luogo dopo la resurrezione del Signore e la sua ascensione al cielo? Su costoro, riuniti in uno stesso luogo, il giorno di Pentecoste scese lo Spirito Santo mandato dal cielo, mandato in conformità con le promesse. Tutti costoro appartenevano al popolo giudaico, e furono proprio loro a cominciare la vita nell’unità, vendendo tutti i propri averi e ponendone il prezzo ricavato ai piedi degli Apostoli. È quel che si legge negli Atti degli Apostoli: E ne distribuivano a ciascuno secondo il suo bisogno e nessuno diceva di alcunché che era sua proprietà, ma tutto era fra loro comune (At 2, 45)(En. in Ps. 132, 2)



Per la riflessione


Non è compromessa la vita santa dei [veri] fratelli a motivo di quei tali che si spacciano per ciò che non sono. (En. in Ps. 132, 4)



Pensiero agostiniano


Nessuno ha da fidarsi delle proprie forze nel mantenere quanto ha promesso. (En. in Ps. 131, 3)



 



29/07



Preghiera


Dio Padre nostro, che ci esorti a pregarti e ci dai ciò di cui sei pregato, poiché, quando ti preghiamo, viviamo meglio e diventiamo migliori, esaudisci me che rabbrividisco in queste tenebre e porgimi la destra. (Soliloquia II, 6.9)



Lettura



Le primizie dello Spirito


Noi gemiamo interiormente, noi che possediamo le primizie dello spirito. Ha detto bene: noi che possediamo le primizie dello spirito per significare coloro i cui spiriti sono già stati offerti a Dio in sacrificio e sono stati avvolti dal fuoco divino della carità. Queste sono le primizie dell’uomo, perché la verità dapprima afferra il nostro spirito e per suo mezzo conquista tutto il resto. Possiede dunque già le primizie offerte a Dio chi dice: Con la mente servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato (Rom 7, 25); altrettanto chi dice: Dio a cui servo nel mio spirito (Rom 1, 9), come anche colui di cui si dice: Lo spirito è pronto, ma la carne è debole (Mt 26, 41). Ma poiché aggiunge anche: sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? (Rom 7, 24), e si riferisce ancora a tali persone: Darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo dello Spirito che abita in voi (Rom 8, 11); non c’è ancora l’olocausto. Ci sarà invece quando la morte sarà assorbita nella vittoria e le si dirà: Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? (1Cor 15, 54-55) Ora dunque, afferma, non solo tutta la creazione, ossia quella del corpo, ma anche noi che possediamo le primizie dello spirito, cioè anche noi anime, che abbiamo già offerto a Dio come primizie le nostre menti, gemiamo interiormente, cioè oltre il corpo, aspettando l’adozione, la redenzione del nostro corpo(Rom 8, 23). Aspettiamo cioè che lo stesso corpo, ricevendo il dono dell’adozione a figli, alla quale siamo stati chiamati, manifesti che noi, totalmente liberi ed affrancati da ogni disagio, siamo completamente figli di Dio. (De diversis quaestionibus 83, 67, 6)



Per la riflessione


Poiché in questa vita, sebbene l’anima diventi felice nel raggiungimento intellettuale di Dio, si sopportano molte molestie del corpo, essa deve sperare che tutte queste contrarietà non rimarranno dopo morte. (Soliloquia I, 7.14)



Pensiero agostiniano


E non è un trascurabile avvicinarsi alla felicità il riconoscimento della propria miseria. (De serm. Domini in monte I, 12.36)



 



30/07



Preghiera


Tu però, Signore, sempre vivo e di cui nulla muore perché prima dell’inizio dei secoli e prima di ogni cosa cui pure si potesse dare il nome di "prima" tu sei e sei Dio e Signore di tutte le cose, create da te, e in te perdurano stabili le cause di tutte le cose instabili, e di tutte le cose mutabili si conservano in te immutabili i princìpi, e di tutte le cose irrazionali e temporali sussistono in te sempiterne le ragioni (Conf. III, 6.10): ascolta me, mio Dio, mio Signore. (Soliloquia I, 1.4)



Lettura



La vera lode è nell’amore


Chi riuscirà a contare le opere compiute dal Signore nel cielo e sulla terra, nel mare e in tutti gli abissi? Comunque, per quanto incapaci di conoscerle adeguatamente, dobbiamo ammettere per fede e ritenere con certezza assoluta che ogni creatura esistente nel cielo e sulla terra, nel mare e in tutti gli abissi è opera di Dio, se, come abbiamo affermato, è vero che tutte le cose che ha voluto, le ha fatte in cielo e sulla, terra, nel mare e in tutti gli abissi. Quanto alle cose da lui fatte, è da escludersi che le abbia fatte per costrizione, ma tutte quante le ha fatte perché ha voluto. Causa dell’intero universo creato è la sua volontà. Tu ti costruisci una casa perché, se non ti decidessi a costruirla, dovresti rimanere senza un luogo dove abitare. La necessità, non la tua libera volontà, ti spinge a costruirti la casa. Ti cuci una veste perché, se non te la facessi, dovresti andar nudo. A confezionarti la veste ti muove una necessità, non lo fai per libera scelta della volontà. […]


Riusciremo pertanto a trovare qualcosa che compiamo volontariamente e liberamente? Certo che lo troveremo. Amare Dio e lodarlo. Agisci senza dubbio per libera volontà quando a tributare la lode ti spinge l’amore, quando lo fai non per una necessità, ma perché ti piace. (En. in Ps. 134, 10-11)



Per la riflessione


Quando ti è possibile, glorificalo con le labbra, e questo ti gioverà a salvezza; ma se non puoi questo, credi a lui col cuore e ti varrà a conseguire la giustizia. Se col cuore loderai e benedirai [il Signore], se di cuore offrirai vittime sante sull’altare della coscienza, ti si risponderà: Pace in terra agli uomini di buona volontà (Lc 2, 14). (En. in Ps. 134, 11)



Pensiero agostiniano


Cantate con le voci, cantate con i cuori; cantate con le labbra, cantate con i costumi. (Sermo 34, 6)



 



31/07


 Preghiera


O Dio, che ci purifichi e ci prepari ai premi divini: ti invoco, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)



Lettura



Non si deve servire Dio con lo scopo di conseguire la felicità terrena



 


Affinché per mezzo suo si rivelasse la grazia della Nuova Alleanza, che non appartiene alla vita temporale ma all’eterna, Cristo uomo non doveva manifestarsi con l’aureola della felicità temporale. Ecco il perché dell’umiltà della sua passione, dei flagelli, degli sputi, degli oltraggi, della crocifissione, delle ferite e, come se fosse stato vinto e soggiogato, perfino della morte, affinché i suoi fedeli apprendessero quale premio della loro pietà dovessero chiedere e sperare da Dio, di cui erano diventati figli; per far loro comprendere che non dovevano servire Dio con lo scopo di ottenere qualcosa di temporale, di conseguire la felicità terrena, gettando via e calpestando la propria fede per stimarla degna solo di una ricompensa così bassa. Ecco perché Dio onnipotente, nella sua infinitamente benefica Provvidenza, concesse la felicità terrena anche agli empi, perché non fosse ricercata dai buoni come una cosa di gran valore. Ecco perché il Salmo settantaduesimo ci presenta una persona che si pente dopo aver servito un tempo Dio senza retta intenzione, ma per la ricompensa terrena, perché vedendo che per causa di essa gli empi prosperavano e spiccavano tra gli altri, ne era rimasto turbato e aveva cominciato a pensare che Dio non si curasse della sorte degli uomini. Avendolo però richiamato da questo pensiero l’autorità dei santi che hanno di mira solo Dio, prese a riflettere attentamente e a penetrare un mistero sì grande, che non gli fu svelato durante la sua afflizione, finché non entrò nel santuario di Dio e non ebbe la chiara visione degli ultimi avvenimenti, fino a quando cioè, ricevuto lo Spirito Santo, non imparò a desiderare beni migliori e comprese quale tremendo castigo fosse destinato agli empi, anche a quelli che avessero prosperato in una felicità che inaridisce - per così dire - come paglia. (Ep. 140, 5.13)



Per la riflessione


Dopo la rivelazione del Nuovo Testamento, certo più dolce è la disciplina voluta dal Signore Gesù Cristo, ma più terribile è la minaccia della geenna. (En. in Ps. 105, 26)



Pensiero agostiniano



Imparate, o uomini, a bramare la vita eterna mediante la grazia della Nuova Alleanza. (Ep. 140, 8.22)



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