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APRILE 20/30

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2013 22:07
11/04/2013 22:07

20/04

 

Preghiera

Signore, vedi in me l'opera tua, non la mia. Se infatti guarderai alle opere compiute da me, dovrai condannarmi; se guarderai all'opera tua, mi coronerai. Poiché anche le mie opere buone, se e quante ce ne sono, mi son derivate da te e quindi son più tue che mie. (En. in Ps. 137, 18)

 

Lettura

Magnificate il Signore con me!

Non voglio magnificare il Signore da solo, non voglio amarlo da solo, non voglio abbracciarlo da solo. Non avvenga che, se io Lo avrò abbracciato, un altro non avrà ove porre la sua mano. Tanto grande è l'ampiezza della Sapienza, che tutte le anime possono insieme abbracciarla e goderne. Che dire ancora, fratelli? Arrossiscano coloro che amano Dio da esser gelosi degli altri. Gli uomini perversi amano l'auriga e chiunque ama l'auriga o il cacciatore, vuole che tutti con lui lo amino; e li incita e dice: Amate con me quell'attore, amate con me questa e quella turpitudine. Costui grida fra la gente, affinché ami con lui la turpitudine; e il cristiano non grida nella Chiesa affinché con lui sia amata la Verità di Dio? Accendete in voi l'amore, fratelli, e gridate tutti voi e dite: Magnificate il Signore con me. Sia in voi questo fervore. Perché vi vengon lette queste cose e vi vengono spiegate? Se amate Dio, rapite all'amor di Dio tutti quanti sono uniti a voi, tutti quanti abitano nella vostra casa; se amate il Corpo di Cristo, cioè l'unità della Chiesa, rapiteli affinché ne gioiscano con voi e dite: Magnificate il Signore con me! (En. in Ps. 33, d. 2, 6)

 

Per la riflessione

Rapite tutti quanti potete, esortando, spingendo, pregando, discutendo, ragionando, con mitezza, con delicatezza; rapiteli all'amore; in modo che, se magnificano il Signore, lo magnifichino insieme. (En. in Ps. 33, d. 2, 7)

 

Pensiero agostiniano

Chiunque appartiene al Corpo di Cristo, deve darsi da fare affinché con lui sia magnificato il Signore. (En. in Ps. 33, d. 2, 6)

21/04

 

Preghiera

Ebbene, Signore, agisci, svegliaci e richiamaci, accendi e rapisci, ardi, sii dolce. Amiamo, corriamo. (Conf. VIII, 4.9)

 

Lettura

La preghiera sia avvalorata dalle opere buone

Eccoti, per quanto io posso giudicare, non solo con quali disposizioni, ma anche cosa si debba chiedere nella preghiera. Non sono io a insegnartelo, ma Colui che si degnò d'insegnarlo a tutti noi. Bisogna cercare di ottenere la vita beata e chiederla a Dio. Che cosa sia l'essere beato si è discusso a lungo da molti: ma che necessità abbiamo di rivolgerci a molti autori e di attingere a molte fonti? Nella Scrittura di Dio è detto brevemente e con verità: Beato il popolo, il cui Signore è Dio (Sal 143, 15). Per potere appartenere veramente a questo popolo e giungere alla contemplazione di Dio e vivere con Lui senza fine, il fine del precetto è l'amore che viene da un cuore puro, da una coscienza buona e da una fede sincera (1Tm 1, 1). Inun'altra enumerazione di queste tre virtù invece della "coscienza buona" si trova "la speranza". La fede dunque, la speranza e la carità conducono a Dio colui che prega, cioè colui che crede, spera, desidera e considera nella preghiera del Signore che cosa Gli debba chiedere. I digiuni, l'astinenza dai piaceri, la mortificazione delle passioni carnali, senza tuttavia trascurare la salute, e soprattutto le elemosine sono di grande aiuto a chi prega, sicché possiamo dire: Nel giorno della mia tribolazione ho cercato il Signore con le mie mani, di notte, in presenza di Lui, e non mi sono ingannato (Sal 76, 3). Come mai difatti si potrebbe cercare Dio incorporeo e impalpabile con le mani, se non venisse cercato con le opere? (Ep. 130, 13.24)

 

Per la riflessione

Sfòrzati di vincere con la preghiera questo mondo: prega con speranza, prega con fede e con amore, prega con perseveranza e con pazienza. (Ep. 130, 16.29)

 

Pensiero agostiniano

Se il vento ci stimolasse [al male], se eccitasse le cattive passioni dell'anima nostra, non dobbiamo disperare. Svegliamo Cristo affinché possiamo fare la traversata del mare [della vita] nella calma e arrivare alla patria. (Sermo 63, 3)

22/04

 

Preghiera

Il mio bene è l'unione con Dio (Sal 72, 28),poiché, se non rimarrò in lui, non potrò rimanere neppure in me. Egli invece rimanendo stabile in sé, rinnova ogni cosa (Sap 7, 27). Tu sei il mio Signore, perché non hai bisogno dei miei beni (Sal 15, 2). (Conf. VII, 11.17)

 

Lettura

La preghiera domenicale: il Padre nostro

Quando diciamo: Sia santificato il tuo nome, eccitiamonoi stessi a desiderare che il nome di lui, ch'è sempre santo, sia considerato santo anche presso gli uomini, cioè non sia disprezzato, cosa questa che non giova a Dio ma agli uomini. Quando diciamo: Venga il tuo regno, il quale, volere o no, verrà senz'altro, noi eccitiamo il nostro desiderio verso quel regno, affinché venga per noi e meritiamo di regnare in esso. Quando diciamo: Sia fatta la tua volontà come in cielo così in terra, noi gli domandiamo l'obbedienza, per adempiere la sua volontà, a quel modo che è adempiuta dai suoi angeli nel cielo. Quando diciamo: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, con la parola oggi intendiamo "nel tempo presente", in cui o chiediamo tutte le cose che ci bastano indicandole tutte col termine "pane" che fra esse è la cosa più importante, oppure chiediamo il sacramento dei fedeli che ci è necessario in questa vita per conseguire la felicità non già di questo mondo, bensì quella eterna. Quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, richiamiamo alla nostra attenzione cosa dobbiamo chiedere e fare per meritare di ricevere questa grazia. Quando diciamo: Non c'indurre in tentazione, ci eccitiamo a chiedere che, abbandonati dal suo aiuto, non veniamo ingannati e non acconsentiamo ad alcuna tentazione né vi cediamo accasciati dal dolore. Quando diciamo: Liberaci dal male, ci rammentiamo di riflettere che non siamo ancora in possesso del bene nel quale non soffriremo alcun male. (Ep. 130, 11.21)

 

Per la riflessione

Queste ultime parole della preghiera del Signore hanno un significato così largo che un cristiano, in qualsiasi tribolazione si trovi, nel pronunciarle emette gemiti, versa lacrime, di qui comincia, qui si sofferma, qui termina la sua preghiera. (Ep. 130, 11.21)

 

Pensiero agostiniano

Evitiamo assolutamente di negare col cuore ch'è Dio a fare quanto, con la bocca e con le parole, gli domandiamo di fare nelle preghiere. (Ep. 217, 2.7)

23/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli.

 

Lettura

IlFiglio di Dio ha voluto che fossimo suoi fratelli

Il Figlio di Dio, nostro Signore Gesù Cristo, ci ha insegnato la preghiera e, pur essendo lui il Signore, il Figlio unico di Dio, tuttavia, non ha voluto rimanere solo. È unico, ma non ha voluto rimanere solo, s'è degnato di avere dei fratelli. A chi infatti dice: Pregate così: Padre nostro che sei nei cieli? (Mt 6, 9) Chi ha egli voluto che noi chiamassimo Padre nostro se non il proprio Padre? È stato forse geloso di noi? I genitori, talvolta, dopo aver generato uno, due o tre figli, hanno paura ormai di generarne altri per non farli mendicare. Ma poiché l'eredità, ch'egli ci promette, è tale che la possono ottenere molti senza che alcuno ne sia privo e debba soffrire le strettezze della povertà, per questo ha chiamato a far parte della sua fraternità i popoli pagani, e così il Figlio unico ha innumerevoli fratelli che possono dire: Padre nostro, che sei nei cieli. Hanno pregato così quelli che son vissuti prima di noi, così pregheranno quelli che vivranno dopo di noi. Vedete quanti fratelli ha il Figlio unico mediante la sua grazia, partecipando l'eredità con coloro per i quali sopportò la morte. Avevamo un padre e una madre sulla terra perché nascessimo ai travagli e alla morte; abbiamo trovato altri genitori: Dio nostro padre e la Chiesa nostra madre, per mezzo dei quali nascere alla vita eterna. (Sermo 57, 2.2)

 

Per la riflessione

Consideriamo di chi abbiamo cominciato ad essere figli, e viviamo nel modo che si addice a coloro che hanno un tal Padre. Vedete che il nostro Creatore si è degnato essere nostro Padre. (Sermo 57, 2.2)

 

Pensiero agostiniano

Chi ha Dio per Padre e per fratello ha Cristo, non abbia timore nel giorno dell'ira. (En. in Ps. 48, d. 1, 8)

24/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome.

 

Lettura

Cosa si deve chiedere al Padre

Abbiamo udito chi dobbiamo invocare e quale eredità immortale dobbiamo sperare da questo Padre che abbiamo cominciato ad avere nel cielo: ascoltiamo adesso che cosa dobbiamo chiedergli. Che cosa chiediamo a un tal Padre? Non gli chiediamo forse la pioggia [come l'abbiamo chiesta] oggi, ieri e avantieri? Nulla d'importante abbiamo chiesto a un tal Padre; eppure voi vedete con quanti gemiti, con quanto ardore chiediamo la pioggia, quando si ha paura della morte, cioè d'un evento che nessuno può evitare. Ogni uomo infatti presto o tardi è destinato a morire; eppure gemiamo, preghiamo, siamo in grande ansia, gridiamo rivolti a Dio di morire un po' più tardi. Quanto più dovremmo elevare le nostre grida verso di lui affinché arriviamo dove non potremo morire giammai!

Ecco perché è stato detto: Sia santificato il tuo nome (Mt 6, 9). Noi gli chiediamo anche che il suo nome venga santificato in noi: poiché per sé è sempre santo. In che modo però il suo nome viene santificato in noi se non rendendoci santi? In realtà noi non eravamo santi, ma lo diventiamo in virtù del suo nome; egli invece è sempre santo come è sempre santo anche il suo nome. È una preghiera che facciamo per noi e non già per Dio. Noi infatti non formuliamo nessun augurio di bene per Dio, al quale non può mai accadere alcun male. Auguriamo invece il bene a noi stessi, perché sia santificato il suo nome santo; esso, che è sempre santo, sia santificato in noi. (Sermo 57, 3.3-4.4)

 

Per la riflessione

Noi preghiamo che Dio ci faccia diventare buoni, poiché allora verrà per noi il suo regno. (Sermo 58, 2.3)

 

Pensiero agostiniano

Se è timore di Dio quello con cui sono beati i poveri in spirito, poiché di essi è il regno dei cieli, chiediamo che negli uomini sia santificato il nome di Dio nel genuino timore che permane per sempre. (De serm. Dom. in monte II, 11.38)

25/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, venga il tuo regno.

 

Lettura

Venga il tuo regno

Lo chiediamo o non lo chiediamo, verrà ugualmente. In realtà Dio ha un regno sempiterno. In quale momento non ha regnato? In qual momento ha cominciato a regnare? Dato che il suo regno non ha principio, non avrà nemmeno mai fine. Ma affinché sappiate che facciamo questa preghiera per noi e non per Dio - poiché non diciamo: Venga il tuo regno, come se ci augurassimo che Dio regni - noi saremo il suo regno, se credendo in lui faremo progressi con la sua grazia. Tutti i fedeli, redenti col sangue dell'unico suo Figlio, saranno il suo regno. Ma il suo regno verrà quando avverrà la risurrezione dei morti, perché allora verrà proprio lui in persona. E dopo che i morti saranno risorti, li separerà - come dice egli stesso - e ne metterà alcuni alla sua destra e altri alla sua sinistra. A coloro che saranno alla sua destra dirà: Venite, benedetti dal Padre mio, entrate in possesso del regno (Mt 25, 34). Ecco che cosa ci auguriamo quando diciamo: Venga il tuo regno: che venga per noi. Infatti, se noi saremo reprobi, il regno verrà per altri, non per noi. Se invece saremo nel numero di coloro che fanno parte delle membra dell'unigenito Figlio di Dio, il suo regno verrà per noi e non tarderà. Restano forse tanti secoli quanti ne sono passati? L'apostolo Giovanni dice: Figlioli, è giunta l'ultima ora (1Gv 2, 18). Ma, paragonata allo stesso gran giorno, l'ora è lunga: voi anzi vedete di quanti anni è composta questa stessa ultima ora. Tuttavia per voi sia come se uno, che sta sveglio, si addormentasse, si alzasse e regnasse. (Sermo 57, 5.5)

 

Per la riflessione

Adesso noi siamo svegli, ci addormenteremo nella morte, alla fine [del mondo] risorgeremo e senza fine regneremo. (Sermo 57, 5.5)

 

Pensiero agostiniano

Come ha promesso ai santi la vita, la beatitudine, il regno, l'eredità eterna senza fine, così Cristo ha minacciato agli empi il fuoco eterno. Se ancora non amiamo ciò che ha promesso, per lo meno temiamo ciò che ha minacciato. (Sermo 22, 10)

26/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra.

 

Lettura

Facciamo la volontà di Dio!

Ti servono gli angeli in cielo, fa' che noi ti serviamo sulla terra. Non ti offendono gli angeli in cielo, fa' che noi non ti offendiamo sulla terra. Allo stesso modo ch'essi fanno la tua volontà, così concedici che la facciamo anche noi. Ma dicendo quella preghiera che cosa chiediamo se non di essere buoni? Quando infatti facciamo la volontà di Dio - poiché senza dubbio egli fa la sua - allora si compie in noi la sua volontà. C'è un altro senso in cui si può intendere la frase: Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra. Noi accettiamo il comando di Dio e lo approviamo, lo approva la nostra mente. Nel nostro intimo acconsentiamo alla legge di Dio. In tal modo si fa la sua volontà in cielo, poiché il nostro spirito è paragonato al cielo, mentre la nostra carne è paragonata alla terra. Che vuol dire dunque: Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra? Vuol dire che allo stesso modo che il nostro spirito approva il tuo comando, così vi acconsenta anche la nostra carne, e venga tolto di mezzo il dissidio descritto dall'Apostolo, che dice: La carne infatti ha desideri contrari a quelli dello spirito e lo spirito contrari a quelli della carne (Gal 5, 17). Quando lo spirito ha desideri contrari a quelli della carne, senz'altro è fatta la volontà di Dio in cielo; quando la carne non ha desideri contrari a quelli dello spirito, senz'altro è fatta la volontà di Dio sulla terra. Ma la piena concordia ci sarà solo quando lo vorrà lui. Adesso ci sia pure la lotta, perché poi ci sia la vittoria. La petizione: Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra, si può intendere giustamente anche in quest'altro senso, in quello cioè di rappresentarci la Chiesa come il cielo perché porta Dio, gli infedeli invece come la terra, poiché a loro è detto: Sei terra e in terra tornerai (Gen 3, 19). Allorché dunque preghiamo per i nostri nemici, per i nemici della Chiesa, per i nemici dei cristiani, preghiamo che sia fatta la sua volontà come in cielo, così anche in terra, cioè come nei tuoi fedeli così anche nei tuoi bestemmiatori; affinché tutti diventino cielo. (Sermo 58, 3.4)

 

Per la riflessione

Perché è Dio a fare in te ciò che si compie da te. Non si compie mai da te nulla senza ch'egli non lo compia in te. Ma talora fa in te ciò che tu non fai; mai però si fa da te qualcosa, se egli non lo fa in te. (Sermo 56, 5.7)

 

Pensiero agostiniano

Fa' volentieri ciò che ti viene comandato; in tal modo tu farai ciò che vuoi e nello stesso tempo farai non la tua, ma la volontà di Dio da cui dipendi. (In Io. Ev. 19, 19)

27/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, dacci oggi il nostro pane quotidiano.

 

Lettura

Il pane materiale e spirituale

Sia che domandiamo al Padre il sostentamento necessario al nostro corpo - indicando col pane tutto ciò che ci è necessario -, sia che intendiamo il pane quotidiano che vi apprestate a ricevere all'altare, facciamo bene a chiedere che ce lo dia oggi, cioè nel tempo presente. Il pane infatti ci è necessario nel tempo presente quando abbiamo fame; quando invece saremo nell'altra vita scomparirà la fame; avremo forse bisogno di chiedere il pane? Ancora meglio è pregare che il Padre ci dia il pane, di cui ho detto che lo riceviamo dall'altare. Che cosa domandiamo infatti se non di non commettere qualche peccato a causa del quale potremmo essere esclusi da un tal pane? È pane anche la parola di Dio che viene annunciata ogni giorno. Per il fatto che non è il pane del ventre, non per questo non è pane dello spirito. Quando poi questa vita sarà terminata, non cercheremo più il pane bramato dalla fame né riceveremo il sacramento dell'altare, perché noi saremo lì con il Cristo, di cui riceviamo il corpo; non dovremo più proferire le parole che vi diciamo né leggere il libro, poiché vedremo in persona la Parola di Dio, per mezzo della quale è stata creata ogni cosa, di cui si nutrono gli angeli, dalla quale sono illuminati e per mezzo della quale diventano sapienti: non già esaminando le parole d'un linguaggio tortuoso, ma bevendo la Parola unica. Ripieni di essa gli Angeli proclamano a profusione le lodi e non cessano di lodare. Beati - dice il salmo - quelli che abitano nella tua casa, ti loderanno per tutti i secoli (Sal 83, 5). (Sermo 58, 3.6)

 

Per la riflessione

Siccome questo pane visibile e palpabile vien dato ai buoni e ai cattivi, il pane quotidiano chiesto dai figli è la parola di Dio, pane che ci viene distribuito ogni giorno. È il nostro pane quotidiano; di esso vivono le menti, non i ventri. (Sermo 56, 6.10)

 

Pensiero agostiniano

L'Eucaristia è il nostro pane quotidiano, ma dobbiamo riceverlo non tanto come ristoro del corpo, quanto come sostegno dello spirito. (Sermo 57, 7.7)

28/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, rimetti a noi i nostri debiti,

come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori.

 

Lettura

La remissione dei peccati

Poiché quaggiù nessuno è capace di vivere senza peccato (e anche se non si tratta d'un grande peccato a causa del quale si viene allontanati dal pane di cui parlavamo, tuttavia nessuno su questa terra può essere esente da peccati, e non possiamo ricevere che un solo battesimo una sola volta) per questo nella preghiera riceviamo la possibilità di purificarci ogni giorno, affinché ogni giorno ci vengano rimessi i nostri peccati, a condizione però che mettiamo in pratica ciò che segue: come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6, 12). Io pertanto, fratelli miei, [...] esorto voi, che siete miei figli per grazia di Dio, e miei fratelli davanti a quel Padre: se uno vi offende, se commette un peccato contro di voi ma poi viene da voi, se ne accusa e vi chiede di perdonarlo, perdonatelo subito e di cuore per non allontanare da voi il perdono che viene da Dio. Se infatti non perdonerete, nemmeno Dio perdonerà a voi. [...] Anche questa domanda la facciamo dunque in questa vita; poiché i peccati possono essere rimessi quaggiù dove possono essere commessi. Nella vita futura, invece, non verranno rimessi, poiché non se ne avranno neppure. (Sermo 59, 4.7)

 

Per la riflessione

Dio ha concluso con noi un patto, un accordo, un contratto stabile in cui sta scritto che dobbiamo dire: Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt 6, 12). Chi vuol dire validamente: Rimetti a noi i nostri debiti, deve dire veracemente: Come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori. Se questa frase, che viene dopo, uno non la dice o la dice senza sincerità, quella precedente la dice senza risultato. (Sermo 58, 6.7)

 

Pensiero agostiniano

Chi riconosce i propri peccati e li condanna, è già d'accordo con Dio. (In Io. Ev. 12, 13)

29/04

 

Preghiera

Padre nostro, che sei nei cieli, non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen.

 

Lettura

La liberazione dal peccato

In questa vita abbiamo bisogno di domandare di non essere indotti in tentazione, perché quaggiù ci sono tentazioni; e di essere liberati dal male, poiché quaggiù c'è il male. In conclusione tutte queste domande assommano a sette: tre riguardano la vita eterna, quattro la vita presente. Sia santificato il tuo nome: ciò avrà luogo sempre. Venga il tuo regno: questo regno esisterà sempre. Sia fatta la tua volontà come in cielo così anche in terra: ciò accadrà sempre. Dacci oggi il nostro pane quotidiano: ciò non avrà luogo sempre. Rimetti a noi i nostri debiti: non sarà sempre necessario. Non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male: non sarà sempre necessario, ma dove ci sono la tentazione e il male, lì abbiamo bisogno di fare questa preghiera. (Sermo 59, 5.8)

 

Per la riflessione

Fa' quel che segue: Trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra non proferiscano inganno; allontanati dal male e fa' il bene; cerca la pace e perseguila (Sal 33, 13-14); in tal modo eviterai giorni cattivi e si adempierà l'invocazione della preghiera: Liberaci dal male. (Sermo 58, 9.11)

 

Pensiero agostiniano

Uno che è cattivo, è reso buono solo da colui che è sempre buono. (Sermo 61, 2.2)

30/04

 

Preghiera

Tu mi sei riparo dall'oppressione dei peccati, che ha circondato il mio cuore. In te è la mia gioia, riscattami da quella tristezza che in me suscitano i miei peccati. (En. in Ps. 31, I, 7)

 

Lettura

Godere che i peccatori si convertano e vivano

O anima santa, che canta e geme nel Salmo! Potesse ritrovarsi con essa l'anima nostra, potesse con essa collegarsi e associarsi e congiungersi! Vedrebbe allora anche la misericordia di chi sembra crudele. Chi può infatti capire questa parola se non colui che è pieno di carità? Spariscano i peccatori dalla terra. Tu ti sei impaurito perché c'è una maledizione. Chi è che proferisce la maledizione? È un Santo e viene certamente esaudito. Ma ai Santi è stato detto: Benedite e non vogliate maledire (Rm 12, 14). Che significa dunque questa affermazione: Spariscano i peccatori dalla terra?Significa: spariscano del tutto, sia tolto il loro spirito e spariscano, perché Dio mandi loro il suo spirito e siano ricreati. Spariscano i peccatori dalla terra e gli iniqui sicché più non siano. Che cosa vuol dire non siano? Che non siano iniqui: che siano dunque giustificati, sicché più non siano iniqui! Questo ha visto l'autore sacro e si è riempito di gioia e richiama il versetto iniziale del Salmo: Benedici anima mia il Signore. (En. in Ps. 103, d. 4, 19)

 

Per la riflessione

Dio ha fatto l'uomo; l'uomo si è reso prevaricatore da se stesso. Ama l'opera di Dio e perseguita il male che l'uomo s'è procurato. (En. in Ps. 100, 5)

 

Pensiero agostiniano

Cantiamo al Signore nella nostra vita. (En. in Ps. 103, d. 4, 17)


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