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MARZO 1/9

Ultimo Aggiornamento: 11/04/2013 22:03
11/04/2013 22:03

01/03

Preghiera

Tu sei giusto, Signore, ma noi abbiamo peccato, commesso atti iniqui, opere empie. La tua mano si è appesantita su di noi e siamo stati dati giustamente in balìa dell'antico peccatore, del signore della morte, poiché persuase la nostra volontà a conformarsi alla sua volontà, con cui abbandonò la tua verità. (Conf. VII, 21.27)

 

Lettura

Quaresima tempo d'umiltà

Dopo un anno è ritornato il tempo della Quaresima e io mi sento in dovere di farvi delle esortazioni. Anche voi infatti siete debitori verso Dio di azioni adeguate al tempo che state vivendo, azioni che possano giovare a voi, non a Dio. Il cristiano anche negli altri tempi dell'anno deve essere fervoroso nelle preghiere, nei digiuni e nelle elemosine. Tuttavia questo tempo solenne deve stimolare anche coloro che negli altri giorni sono pigri in queste cose. Ma anche quelli che negli altri giorni sono solleciti nel fare queste opere buone, ora le debbono compiere con più fervore. La vita che trascorriamo in questo mondo è il tempo della nostra umiltà ed è simboleggiata da questi giorni nei quali il Cristo Signore, il quale ha sofferto morendo per noi una volta per sempre, sembra che ritorni ogni anno a soffrire. Infatti ciò che è stato fatto una sola volta per sempre, perché la nostra vita si rinnovasse, lo si celebra tutti gli anni per richiamarlo alla memoria. Se pertanto dobbiamo essere umili di cuore con tutta la forza di una pietà assolutamente verace per tutto il tempo di questo nostro pellegrinaggio, durante il quale viviamo in mezzo a tentazioni: quanto più dobbiamo esserlo in questi giorni nei quali non solo, vivendo, stiamo trascorrendo questo tempo della nostra umiltà, ma lo simboleggiamo anche con un'apposita celebrazione? L'umiltà di Cristo ci ha insegnato ad essere umili: nella morte infatti si sottomise ai peccatori; la glorificazione di Cristo glorifica anche noi: con la risurrezione infatti ha preceduto i suoi fedeli. Se noi siamo morti con lui - dice l'Apostolo - vivremo pure con lui; se perseveriamo, regneremo anche insieme con lui (2Tim 2, 11-12). La prima parte di questa espressione dell'Apostolo celebriamola ora con la dovuta devozione, avvicinandosi la sua passione; la seconda parte la celebreremo dopo Pasqua, a risurrezione avvenuta. Dopo Pasqua infatti, passati questi giorni in cui manifestiamo la nostra umiltà, sarà il tempo anche della nostra glorificazione, benché non possa essere pienamente realizzato, perché non c'è ancora la visione; tuttavia già reca gioia soltanto il pensarci sopra. (Sermo 206, 1)

 

Per la riflessione

Ora gemiamo con preghiere più insistenti: poi saremo più abbondantemente ricolmi di gioia nella lode. (Sermo 206, 1)

 

Pensiero agostiniano

Il digiuno senza la misericordia non giova nulla a chi digiuna. (Sermo 207, 1)

02/03

 

Preghiera

Ti invoco, o Dio beatitudine, fondamento, principio e ordinatore della beatitudine di tutti gli esseri che sono beati; vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)

 

Lettura

Anteponiamo gli interessi spirituali a quelli materiali

Quanto a trascorrere questa vita temporale in modo da arrivare a quella eterna, so che si devono reprimere i desideri carnali e concedere ai piaceri corporali solo quanto basta al sostentamento e all'attività di questa vita; so che si devono tollerare con pazienza e fortezza tutte le molestie temporali per la verità rivelata da Dio e per l'eterna salvezza nostra e del prossimo. So pure che dobbiamo preoccuparci con tutto lo zelo della carità perché il prossimo si comporti rettamente in questa vita in modo che possa raggiungere la vita eterna. So pure che dobbiamo anteporre gli interessi spirituali a quelli materiali, le cose immutabili alle mutevoli, e che si può riuscire a seconda che si è più o meno aiutati dalla grazia di Dio, per i meriti di nostro Signore Gesù Cristo. Perché poi uno sia aiutato in un modo o in un altro o in nessun modo, non lo so: so però che Dio agisce con un criterio di somma giustizia, noto a Lui solo. (Ep. 95, 6)

 

Per la riflessione

Questa è la felicità: godere per te, di te, a causa di te; fuori di questa, non ve n'è altra. (Conf. X, 22.32)

 

Pensiero agostiniano

Chi vuol trovare in sé la propria gioia, sarà sempre triste; chi invece cerca la propria gioia in Dio, sarà sempre contento, perché Dio è eterno. (In Io. Ev. 14, 2)

 

03/03

 

Preghiera

O Signore, come sai consolare, sostenere, atterrire! Come giglio in mezzo alle spine, così la mia diletta in mezzo alle figlie. (En. in Ps. 99, 8)

 

Lettura

Benedire il Signore anche tra le tribolazioni

Ecco, ora benedite il Signore, voi tutti servi del Signore, voi che state nella casa del Signore, negli atri della casa del nostro Dio. [...] Cosa intenderai per "stare negli atri"? Sta' nell'amore e starai negli atri. Nell'amore infatti c'è l'ampiezza, nell'odio le strettoie. Ascolta l'Apostolo: Ira e indignazione, tribolazione e angoscia sull'anima di ogni uomo che fa il male (Rm 2, 8-9). Quanto invece alla larghezza della carità cosa dice? La carità di Dio è stata diffusa nei nostri cuori dallo Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5). Dove odi il verbo diffondere, intendi larghezza e dove odi parlare di larghezza, intendi gli atri del Signore, e così, evitata ogni maledizione contro i nemici, otterrai la vera benedizione del Signore. Lo Spirito [Santo] si rivolge infatti a persone tribolate e le esorta a gloriarsi della tribolazione. Dice loro: Ecco ora benedite il Signore, voi tutti servi del Signore. Cos'è quell'Ecco ora?Al tempo presente. Superate infatti le tribolazioni del tempo presente, è ovvio che ci occuperemo a benedire il Signore, come fu detto: Beati coloro che abitano nella tua casa: ti loderanno nei secoli dei secoli (Sal 83, 5). Coloro che un giorno benediranno il Signore senza interruzione debbono cominciare a benedirlo quaggiù. Sì, quaggiù, in mezzo alle tribolazioni, alle tentazioni, alle molestie, mentre il mondo frappone ostacoli, il nemico tende insidie, il diavolo moltiplica gli inganni e gli assalti. (En. in Ps. 133, 1)

 

Per la riflessione

Non vantarti perché benedici il Signore con la lingua, quando con la vita lo maledici. (En. in Ps. 133, 2)

 

Pensiero agostiniano

Nella purezza delle tue opere disponiti a lodare Dio tutto il giorno. (En. in Ps. 34, d. 2, 16)

04/03

 

Preghiera

O Cristo, Figlio di Dio, se non avessi voluto, tu non avresti sofferto: mostraci dunque il frutto della tua passione. (En. in Ps. 21, II, 23)

 

Lettura

Perché talvolta la preghiera non è esaudita

Dio mio griderò a te di giorno e non mi esaudirai; e di notte e non per rendermi stolto. [Il salmista] ha detto queste parole per me, per te, per lui. [Il Signore] portava infatti il suo Corpo, cioè la Chiesa. A meno che, forse, non crediate, fratelli, che il Signore, quando disse: Padre, se è possibile, passi da me questo calice (Mt 26, 39), temesse di morire. Nessun soldato è più forte del comandante: basta al servo essere come il suo padrone. Dice Paolo, soldato di Cristo Re: Da due cose sono spinto, avendo brama di dissolvermi ed essere con Cristo (Fil 1, 23). Paolo desidera la morte per essere con Cristo, e Cristo stesso potrebbe temere la morte? Non diceva forse queste cose perché era rivestito della nostra debolezza e così parlava per coloro che, essendo costituiti nel proprio corpo, ancora temono la morte? Da qui derivavano quelle parole, esse erano la voce delle sue membra, non del capo; così anche ora dice: Giorno e notte ho gridato e non mi esaudirai. Molti infatti gridano nella sofferenza e non sono esauditi; ma non sono esauditi per la loro salvezza, non per divenir stolti. Ha gridato Paolo affinché gli fosse tolto dal Signore il pungiglione della carne e non è stato esaudito; gli è stato detto: Ti basti la mia grazia, perché la virtù si perfeziona nella infermità (2Cor 12, 9). Non è dunque esaudito, non per la stoltezza, ma per la sapienza; perché capisca l'uomo che il medico è Dio e che la sofferenza è una medicina per la salvezza, non supplizio per la condanna. (En. in Ps. 21, II, 4)

 

Per la riflessione

Sotto l'azione del chirurgo, sei bruciato, tagliato e gridi; il medico non ti ascolta secondo la tua volontà, ma in ordine alla tua guarigione. (En. in Ps. 21, II, 4)

 

Pensiero agostiniano

Dio non è mai perduto per i suoi cari né mai perderà i suoi cari. (Ep. 244, 2)

 

05/03

 

Preghiera

Hai messo alla prova il mio cuore e di notte lo hai visitato, perché il mio cuore è stato messo alla prova dalla visita della sofferenza. (En. in Ps. 16, 3)

 

Lettura

Contro le insidie del diavolo ascolta Colui che è dentro di te

Il nemico non cessa mai di perseguitarci e se non infierisce apertamente, agisce insidiosamente. E che cosa fa? Nell'ira tramano inganni (Sal 34, 20). Per questo è chiamato leone e serpente. Ma che cosa vien detto a Cristo? Calpesterai il leone e il serpente (Sal 90, 13). Il nemico è leone a motivo dell'ira scoperta, è serpente a motivo delle insidie occulte. Come serpente, fece scacciare Adamo dal paradiso; come leone perseguita la Chiesa, secondo la parola di Pietro: Il diavolo, vostro avversario, si aggira, come leone ruggente, in cerca di chi divorare (1Pt 5, 8). Non credere che il diavolo abbia perduto la sua ferocia; quando blandisce, è allora che bisogna stare maggiormente in guardia. Ma fra tutte queste insidie e tentazioni sue, che cosa faremo, se non ciò che adesso abbiamo sentito nel salmo? Quando mi molestavano, io vestivo il cilicio, affliggevo col digiuno l'anima mia (Sal 34, 13). Pregate senza esitazione, c'è chi ascolta: chi vi ascolta è dentro di voi. Non dovete levare gli occhi verso un determinato monte, non dovete levare lo sguardo alle stelle, al sole, alla luna. Non crediate di essere ascoltati se pregate rivolti al mare: dovete anzi detestare preghiere simili. Purifica piuttosto la stanza del tuo cuore; dovunque tu sia, dovunque tu preghi, è dentro di te colui che ti ascolta, dentro nel segreto, che il salmista chiama "seno" dicendo: La mia preghiera si ripercuoteva nel mio seno (Sal 34, 13). Colui che ti ascolta non è fuori di te. Non andare lontano, non levarti in alto come se tu dovessi raggiungerlo con le mani. Più t'innalzi, più rischi di cadere; se ti umili, egli ti si avvicinerà. Questi è il Signore Dio nostro, Verbo di Dio, Verbo fatto carne, Figlio del Padre, Figlio di Dio e Figlio dell'uomo, eccelso come Creatore e umile come Redentore; che ha camminato tra gli uomini, sopportando la debolezza umana, tenendo nascosta la potenza divina. (In Io. Ev. 10, 1)

 

Per la riflessione

Dio si è fatto uomo: cosa diverrà l'uomo, se per lui Dio si è fatto uomo? Questa speranza ci consoli in ogni nostra tribolazione e tentazione di questa vita. (In Io. Ev. 10, 1)

 

Pensiero agostiniano

Vinci il diavolo e avrai la corona. (En. in Ps. 64, 16)

06/03

 

Preghiera

O Bontà onnipotente, che ti prendi cura di ciascuno di noi come se avessi solo lui da curare, e di tutti come di ciascuno. (Conf. III, 11.19)

 

Lettura

La correzione amorevole di Dio

Non cercate dunque il Cristo in altro luogo, se non dove il Cristo ha voluto essere a voi annunziato; e proprio come ha voluto essere a voi annunziato, così ritenetelo e così incidetelo nel vostro cuore. E' questo un muro che resiste a tutti gli assalti e a tutte le insidie del nemico. Non temete: (il nemico) non prenderà il sopravvento, se non gli sarà permesso; è certo che egli non può niente, se non quando ottiene il permesso o è inviato. Egli è inviato come angelo cattivo da parte del potere delle tenebre; ottiene il permesso quando chiede qualcosa; e ciò, fratelli, non avviene se non per provare i giusti e per punire gli iniqui. Che cosa temi dunque? Cammina nel Signore Dio tuo, e sta' sicuro; non soffrirai se non ciò che Dio vuole che tu soffra. Ciò che permetterà che tu soffra è la verga di uno che corregge, non la pena di uno che condanna. Veniamo ammaestrati in vista dell'eredità eterna, e vorremmo ci fosse risparmiata la verga! Fratelli miei, se un fanciullo si ribellasse alle percosse del padre, non sarebbe da considerare superbo, irrecuperabile e refrattario alla correzione paterna? A che scopo un uomo, che è padre, riprende il figlio? Perché non abbia a perdere i beni temporali che gli ha acquistato e accumulato; perché non vuole che dissipi quei beni che lui non potrebbe conservare in eterno. Il figlio che egli educa non possiede con lui i suoi beni, ma li erediterà alla sua morte. Fratelli miei, se il padre riprende il figlio, che dovrà succedergli e che dovrà passare attraverso quelle stesse vicende per le quali è passato egli stesso che va ammonendo il figlio, come volete che non ci educhi il Padre nostro, al quale non dovremo succedere, ma al quale un giorno ci presenteremo e con lui dovremo godere in eterno un'eredità incorruttibile, immortale, al sicuro da ogni rischio? Anzi, egli stesso è la nostra eredità, egli che è il nostro Padre. E' lui che un giorno possederemo e non dovremmo essere ammaestrati? Accettiamo, dunque, le lezioni del Padre. Non ricorriamo agli stregoni, agli indovini, a rimedi inutili [...] Cristo non accetta questa compartecipazione, vuol possedere da solo ciò che ha comprato. Ha pagato un prezzo così alto che lui solo vuol essere il padrone; e tu vorresti renderlo socio del diavolo, al quale ti eri venduto per mezzo del peccato? Guai a chi ha il cuore doppio. (Sir 2, 14) (In Io. Ev. 7, 7)

 

Per la riflessione

Riconosciamo l'Agnello, o fratelli, e rendiamoci conto del prezzo che ha pagato per noi. (In Io. Ev. 7, 7)

 

Pensiero agostiniano

Di certo è meglio che uno sia raddrizzato da piccolo piuttosto che spezzato quando non è più flessibile. (De 8 Dulcitii Quaest. 3.3)

07/03

 

Preghiera

Noi per i nostri peccati, siamo tenebre; ma tu, Dio mio, illuminerai le mie tenebre. (En. in Ps. 17, 29)

 

Lettura

Il Signore Gesù è punto di partenza e di arrivo delle nostre ascensioni

Poiché nessuno è in grado di comprendere, ripromettiti, come sede della tua beatitudine, un luogo ineffabile preparato per te da quello stesso che ti ha disposto in cuore le ascensioni. Ma dove è questo? Nella valle del pianto (Sal 83, 6). Valle significa abbassamento, come monte significa altezza. Ora il monte sulla vetta del quale ascendiamo è un'altezza spirituale. E chi è questo monte, meta delle nostre ascensioni, se non il Signore Gesù Cristo? Affrontando la passione, egli ti si è fatto valle di pianto, mentre, restando quel che sempre era, ti si fece monte su cui ascendere. In che modo "valle di pianto"? Il Verbo si è fatto carne ed ha abitato fra noi (Gv 1, 14). In che modo "valle di pianto"? Offrì il volto a chi lo percuoteva, fu saziato di vituperi (Lam 3, 30). In che modo "valle di pianto"? Fu schiaffeggiato, sputacchiato, coronato di spine, crocifisso. Ecco la valle del pianto da cui tu devi cominciare l'ascesa. Ma verso quale meta devi ascendere? In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio, e il Verbo era Dio. È infatti questo Verbo colui che si fece carne ed abitò fra noi. Scese a te restando in se stesso immutato. Scese a te per farsi a te valle di pianto; restò immutato in se stesso per essere monte al quale tu potessi ascendere. Dice Isaia: Negli ultimi giorni sarà manifestato il monte del Signore, preparato in cima ai monti (Is 2, 2). Ecco la meta dove ascendere. Non immaginarti una meta terrena né, per aver udito parlare di monte, ti senta autorizzato a pensare ad un'altezza terrena. Così, quando lo senti chiamare rupe o pietra, non devi immaginarti qualcosa di duro; o quando lo senti chiamare leone, non devi pensare alla ferocia, o, se agnello, non devi pensare a un capo di bestiame. Nulla di tutto questo è egli in sé: anche se per amor tuo egli si è fatto tutto questo. Eccoti dunque il punto di partenza e il punto di arrivo delle tue ascensioni: dagli esempi di Cristo uomo devi salire alla sua divinità. Egli si è fatto tuo modello umiliandosi. (En. in Ps. 119, 1)

 

Per la riflessione

Mettiamoci dinanzi allo sguardo un uomo che voglia salire. Dove salire? Nel cuore. E partendo da dove? Dall'umiltà, cioè dalla valle del pianto. E per arrivar dove? A quella meta ineffabile che, per non essere in grado di descrivere, il salmista qualificava con il luogo che [Dio] ha disposto. (En. in Ps. 119, 2)

 

Pensiero agostiniano

Ogni prosperità che ci capita, fratelli, è piuttosto da temersi. Le cose che voi considerate liete sono piuttosto tentazioni. (En. in Ps. 85, 16)

08/03

 

Preghiera

Se si leva contro di me la persecuzione di questo secolo, nella preghiera che ho nell'anima riporrò la mia speranza. (En. in Ps. 26, I, 3)

 

Lettura

Contro le tentazioni ricorriamo alla corazza e allo scudo della fede

Ma allora, mi si potrebbe dire, se il diavolo sarà cacciato fuori dal cuore dei credenti, non tenterà più alcun fedele? Al contrario, egli non cessa mai di tentare. Ma una cosa è che egli regni dentro e un'altra cosa è che attacchi dall'esterno; a volte il nemico cinge d'assedio una città ben fortificata e non riesce ad espugnarla. L'Apostolo ci insegna a rendere innocui i dardi del nemico, raccomandandoci la corazza e lo scudo della fede. E anche se qualcuno di questi dardi ci ferisce, c'è sempre chi può guarirci. Perché come a chi combatte vien detto: Vi scrivo queste cose, affinché non pecchiate, così a quelli che riportano ferite vien detto: e se qualcuno cade in peccato, abbiamo, come avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto; egli stesso è il propiziatore per i nostri peccati (1Gv 2, 1-2). Del resto, cosa chiediamo quando diciamo: Rimetti a noi i nostri debiti, se non che guarisca le nostre ferite? E che altro chiediamo quando diciamo: Non c'indurre in tentazione (Mt 6, 12-13), se non che colui che ci insidia, anche se ci attacca dall'esterno non abbia a penetrare da alcuna parte, non abbia a vincerci né con l'inganno né con la forza? Per quante macchine di guerra usi contro di noi, se non occupa la fortezza del cuore dove risiede la fede, è stato cacciato fuori. Ma se il Signore non custodirà la città, invano vigila la sentinella. (In Io. Ev. 52, 9)

 

Per la riflessione

Nessuno deve sentirsi sicuro in questa vita, che fu definita tutta una prova. Chi poté diventare da peggiore migliore, può anche ridiventare da migliore peggiore. (Conf. X, 32.48)

 

Pensiero agostiniano

Non vogliate presumere troppo dalle vostre forze, se non volete far rientrare il diavolo che è stato cacciato fuori. (In Io. Ev. 52, 9)


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