Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Stampa | Notifica email    
Autore

Giugno1988 Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore

Ultimo Aggiornamento: 06/04/2013 09:59
06/04/2013 09:58

Il Figlio unigenito che rivela il Padre

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 1° giugno 1988

 

1. “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio . . .” (Eb 1, 1 s). Con queste parole, ben conosciute dai fedeli grazie alla liturgia natalizia, l’autore della lettera agli Ebrei parla della missione di Gesù Cristo, presentandola sullo sfondo della storia dell’antica alleanza. Vi è, da un lato, una continuità tra la missione dei profeti e la missione di Cristo; dall’altro lato però salta subito agli occhi una chiara differenza. Gesù non è soltanto l’ultimo, oppure il più grande tra i profeti: il profeta escatologico, com’era da alcuni chiamato e atteso. Egli si distingue da tutti gli antichi profeti in modo essenziale e supera infinitamente il livello della loro personalità e della loro missione. Egli è il Figlio del Padre, il Verbo-Figlio consostanziale al Padre.

2. Questa è la verità chiave per comprendere la missione di Cristo. Se egli è stato mandato per annunziare la buona novella (il Vangelo) ai poveri, se insieme con lui “è venuto a noi” il Regno di Dio, entrando in modo definitivo nella storia dell’uomo, se Cristo è colui che rende testimonianza alla verità attinta alla sua stessa fonte divina, come abbiamo visto nelle precedenti catechesi, ora possiamo ricavare dal testo della lettera agli Ebrei, appena riportato, la verità che unifica tutti gli aspetti della missione di Cristo: Gesù rivela Dio nel modo più autentico, perché basato sull’unica fonte assolutamente sicura e indubitabile: l’essenza stessa di Dio. La testimonianza di Cristo ha dunque il valore della verità assoluta.

3. Nel Vangelo di Giovanni troviamo la stessa affermazione della lettera agli Ebrei, espressa in modo più conciso. Leggiamo infatti alla fine del prologo: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).

In questo consiste l’essenziale differenza tra la rivelazione di Dio che si trova nei profeti e in tutto l’Antico Testamento, e quella portata da Cristo che dice di se stesso: “Ora qui c’è più di Giona” (Mt 12, 41). Qui a parlare di Dio è Dio stesso fattosi uomo: “Il Verbo che si fece carne” (cf. Gv 1, 14). Quel Verbo che “è nel seno del Padre” (cf. Gv 1, 18), diventa “la luce vera” (cf. Gv 1, 9), “la luce del mondo” (cf. Gv 8, 12). Lui stesso dice di sé: “Io sono la via, la verità e la vita” (cf. Gv 14, 6).

4. Cristo conosce Dio come il Figlio che conosce il Padre e nello stesso tempo è conosciuto da lui: “Come il Padre conosce me (“ginoskei”) e io conosco il Padre . . .”, leggiamo nel Vangelo di Giovanni (cf. Gv 10, 15), e quasi identicamente nei sinottici: “Nessuno conosce (“epiginoskei”) il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27; cf. Lc 10, 22).

Dunque il Cristo, il Figlio che conosce il Padre, rivela il Padre. E nello stesso tempo il Figlio viene rivelato dal Padre. Gesù stesso, dopo la confessione di Cesarea di Filippo, lo fa notare a Pietro, che lo riconosce come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato - gli dice - ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17).

5. Se l’essenziale missione di Cristo è di rivelare il Padre, che è il “Dio nostro” (cf. Gv 20, 17), nello stesso tempo egli stesso viene rivelato dal Padre come Figlio. Questo Figlio essendo “una cosa sola con il Padre” (Gv 10, 30), può dunque dire: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9). In Cristo Dio è diventato “visibile”: in Cristo si attua la “visibilità” di Dio. Lo ha detto concisamente sant’Ireneo: “La realtà invisibile del Figlio era il Padre, e la realtà visibile del Padre era il Figlio” (S. Irenaei “Adv. haer.”, IV, 6, 6).

Dunque in Gesù Cristo si realizza in tutta la pienezza l’autorivelazione di Dio. Al momento opportuno verrà poi rivelato lo Spirito che procede dal Padre (Gv 15, 26), e che il Padre manderà nel nome del Figlio (cf. Gv 14, 26).

6. Nella luce di questi misteri della Trinità e dell’incarnazione, acquista un adeguato significato la beatitudine proclamata da Gesù per i suoi discepoli: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono” (Lc 10, 23-24).

Quasi una viva eco di queste parole del maestro sembra risonare nella prima lettera di Giovanni: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostri mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna . . .), quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1 Gv 1, 1-3). Nel prologo del suo Vangelo lo stesso Apostolo scrive, “. . . noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14).

7. In riferimento a questa verità fondamentale della nostra fede, il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla divina rivelazione dice: “La profonda verità, poi, su Dio e sulla salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione” (Dei Verbum, 2). Qui abbiamo la piena dimensione di Cristo, rivelazione di Dio, perché questa rivelazione di Dio è, nello stesso tempo, la rivelazione dell’economica salvifica di Dio nei riguardi dell’uomo e del mondo. In essa, come dice san Paolo a proposito della predicazione degli apostoli, si tratta di “far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo” (Ef 3, 9). È il mistero del piano della salvezza, che Dio ha concepito dall’eternità nell’intimità della vita trinitaria, nella quale ha contemplato, amato, voluto, creato e “ri-creato” le cose del cielo e della terra legandole all’incarnazione e quindi a Cristo.

8. Ricorriamo ancora una volta al Concilio Vaticano II, dove leggiamo: “Gesù Cristo . . . Verbo fatto carne, mandato come «uomo agli uomini», «parla le parole di Dio» (Gv 3, 34) e porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre” (cf. Gv 5, 36; 17, 4). Egli, “col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito Santo, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte, e risuscitarci per la vita eterna”.

“L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” (cf. 1 Tm 6, 14 et Tt 2, 13) (Dei Verbum, 4).


Ai pellegrini di lingua francese  

JE SALUE CORDIALEMENT les pèlerins et visiteurs de langue française. A la veille de la fête du Corps et du Sang du Christ, je vous souhaite de vivifier votre foi en la présence réelle du Sauveur dans le grand sacrement du sacrifice rédempteur. Et que votre visite au centre de l’Eglise universelle renforce en vous le sens de la communion avec les chrétiens de tous les continents!

Je prie Dieu de vous combler de ses Bénédictions.

Ad alcuni gruppi di lingua inglese  

Dear Brothers and Sisters,

I WOULD LIKE to extend a special welcome to the Choir from Saint Aloysius Gonzaga Parish in Nashua, New Hampshire.

I greet most cordially the volunteers, staff and friends of the USO in Naples, and I wish to assure you of my prayers for the victims of the terrorist attack some weeks ago.

* * *

I OFFER A WARM WELCOME to the pilgrims from the Church of Saint Anselm and Saint Cecilia in Kingsway, London, who are accompanied by the members of their Youth Choir.

* * *

IT IS A JOY to have so many priests and religious present at today’s audience. In a particular way I extend greetings to the Brothers of Saint Gabriel from India. The Church is most grateful for your public witness to Christ and the Gospel. I pray that your visit to Rome will renew in each of your hearts the joyful awareness that Christ has called you by name and loves you with an everlasting love.

* * *

AND TO ALL the English-speaking visitors and pilgrims I extend a very cordial welcome, especially to those from England, Denmark, Sri Lanka, Australia, Korea, Malaysia, Singapore, Brunei and the United States. To you and to all your dear ones I impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

DIESE BRÜDERLICHE Aufforderung richte ich auch an die heutigen Besucher deutscher Sprache und grüße alle noch einmal herzlich. Ein besonderer Gruß geht dabei an die Pilgergruppe der katholischen Frauengemeinschaft aus Illingen, denen ich gute Segenswünsche auch für ihre Familien zu Hause mit auf den Weg gebe. Mit aufmerksamer Wertschätzung grüße ich die Gruppe von Richtern und Staatsanwälten aus dem Raum Würzburg. Der Heilige Geist Gottes sei mit Ihrem verantwortungsvollen Wirken. Schließlich wende ich mich mit Dankbarkeit der großen Gruppe von Damen und Herren aus dem Fränkischen Sängerbund zu und bekunde meine Freude über Euer gekonntes Singen und Musizieren. Allen anwesenden Besuchern aus Deutschland, Österreich und der Schweiz gilt mein Gebet und Segen.

Ai fedeli dalla Spagna e da Paesi latinoamericani  

Amadísimos hermanos y hermanas,

ME ES GRATO SALUDAR a los numerosos peregrinos de América Latina y España, presentes en esta Audiencia. De modo especial quiero saludar al grupo de sacerdotes claretianos llegados de diversas partes del mundo para un curso de renovación, a las peregrinaciones de la Arquidiócesis de Hermosillo (México), a las formadas por la familia salesiana de Santo Domingo; Uruguay y Costa Rica, así como a las representaciones del Colegio Médico de Sevilla y del Centro Tahanan - de inmigrantes filipinos -, con sede en Madrid. Os invito, como fruto de vuestra presencia en Roma, a caminar según el Espíritu, guía de la Iglesia, para que podáis comprender el significado de las palabras de Cristo que son “camino, verdad y vida”.

En esta circunstancia me complace también bendecir la puerta realizada para la Basílica de Nuestra Señora de Altagracia en Higüey (República Dominicana). Amadísimos hijos, esta puerta que sea para todos vosotros, a través de un fiel seguimiento de Cristo, la verdadera “Janua caeli”: puerta del cielo, por mediación de la Virgen María a la que tanto queréis y veneráis.

A todos imparto con afecto mi Bendición Apostólica.  

Ad alcuni gruppi di lingua portoghese  

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

COM OS MEUS VOTOS de bem, a todos os presentes de língua portuguesa, saúdo em especial:

- os visitantes e peregrinos que vêm de São Paulo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Salvador e Vitória, no Brasil: sede bem-vindos e que a estada em Roma seja para todos encontro com Cristo!

- o grupo pertencente ao Movimento de “Schoensttat”, também do Brasil: que a peregrinação a Roma impulsione a vossa peregrinação na fé, a exemplo de Maria, “a bem-aventurada porque acreditou”;

- de Portugal, o grupo de pessoas ligadas à “Sociedade Portuguesa de História da Medicina”, de Lisboa: grato pela visita, desejo que o vosso labor profissional, à luz dos princípios éticos, seja sempre serviço do homem, remido por Jesus Cristo; e, para vós próprios, caminho de plenitude humana e cristã, com as Bênçãos de Deus.  

Ai pellegrini polacchi  

SERDECZNIE POZDRAWIAM wszystkich pielgrzymów z Polski, w szczególności z Krakowa z Woli Justowskiej, parafia Matki Boskiej Królowej Polski; z Ursusa koło Warszawy, parafia św. Józefa; z Kielc, parafia św. Wojciecha; z Gliwic, parafia św. Krzyża, ojcowie redemptoryści; z Głogowa, diecezja gorzowska, parafia Matki Bożej Królowej Polski; prócz tego współpracowników misyjnych księży pallotynów z różnych stron Polski; przedstawicieli Polonii ze Stanów Zjednocznych; kolejarzy z Częstochowy; esperantystów z Gdańska; grupę lekarzy, farmaceutów i pracowników kolei z Poznania i Warszawy; kolejarzy z Rajczy i Kluczborka; prócz tego uczestników grup turystycznych z Warszawy; PKS, z Gdańska Orbis-Turysta i handlowców z Tarnowa.  

Ad alcuni gruppi italiani  

DESIDERO ORA porgere il mio saluto ai numerosi pellegrini del quartiere di Ponticelli, in Napoli, guidati dall’arcivescovo Monsignor Michele Giordano, che il prossimo 28 giugno sarà elevato alla dignità cardinalizia. Mi compiaccio con voi, cari fedeli di Napoli, per la settimana di preghiere e di catechesi che in questo Anno Mariano avete voluto realizzare, ricordando specialmente la celeste patrona del vostro quartiere, la Madonna della Neve. Sia per tutti voi questo momento un’occasione per rinvigorire il vostro spirito nella fede, seguendo il modello di Maria, colei che ci precede nel cammino della fede. Pensate spesso all’esempio di Maria, che accolse la parola di Dio e le rimase fedele, fino ai piedi della Croce. 

* * * 

SALUTO IL PRESIDENTE ed il gruppo direttivo italiano dell’Associazione Internazionale “Ecole Instrument de Paix”, mentre esprimo il mio compiacimento per la bella iniziativa di diffondere nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla conoscenza ed all’apprezzamento dei diritti dell’uomo e del diritto all’ambiente per una cultura di pace.  

* * *  

SALUTO IL GRUPPO dei missionari Salesiani, provenienti da varie nazioni per un corso di formazione permanente. Ad essi auguro il conforto della grazia nel loro ministero, e li invito a diffondere sempre e dovunque lo spirito di Don Bosco, il suo amore per i giovani, il suo metodo di formazione alla vita cristiana.  

* * *  

IL MIO PENSIERO va poi alle religiose, addette agli Ospedali Militari in Italia, ed alle Suore della Provvidenza, giunte a Roma per un corso di aggiornamento e di spiritualità. Sappiate sempre essere, care sorelle, umili strumenti della Misericordia e della Provvidenza per chi soffre, operando con la testimonianza della carità affettuosa per avvicinare a Cristo i fratelli più bisognosi.

A tutti il mio cordiale saluto e la mia Benedizione.  

Ai giovani  

Rivolgo ora il mio saluto ai giovani.

INIZIA OGGI il mese di Giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Il Culto al Sacro Cuore, che ha fondamento nella Sacra Scrittura, ed ha una storia di crescente sviluppo nella Chiesa, è una risposta di fede e di amore a Cristo che, offertosi per noi al Padre sulla Croce fino all’ultima goccia di sangue,  ci ha reso popolo della nuova ed eterna Alleanza.

Carissimi giovani, fate oggetto di riflessione questo mistero di grazia, per penetrare sempre più in profondità le inesauribili ricchezze spirituali, ma, soprattutto, lasciatevi coinvolgere dalla sua logica. A voi, che l’età rende attenti nel ricercare ideali significativi per i quali impegnare l’esistenza, non riuscirà difficile scoprire come la totale adesione al Signore sia la migliore garanzia per essere validamente illuminati dalle scelte che contano per il vostro presente e per il vostro futuro. Vi sostengano in questa ricerca la mia preghiera e la mia Benedizione.  

Agli ammalati  

Un affettuoso saluto anche agli ammalati presenti.

ANCHE A VOI, carissimi fratelli e sorelle, il Cuore di Cristo si offre come porto di sicuro rifugio e di consolazione: “Venite a me - egli ha detto - voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”.  È davvero fonte di grande pace questo invito e, più ancora, la certezza che, accogliendolo, si troveranno luce e fama necessarie per affrontare momenti di immancabile sconforto e dar soluzione ad interrogativi che sembrerebbero senza risposta. Ci si sente, così, più uniti a Cristo crocifisso e redentore, e si diventa capaci di trasformare momenti di sofferenza in occasioni di grazia per sé e per i fratelli. Nell’assicurarvi il mio ricordo nella preghiera per una pronta guarigione, auspico che di questa verità possiate fare viva esperienza e diventarne sereni e convinti testimoni davanti al mondo. Vi benedico di cuore uno per uno.

Agli sposi novelli  

Agli sposi novelli venuti a questa Udienza, porgo fervidi auguri di ogni desiderato bene,

CARISSIMI, CON LA CELEBRAZIONE del sacramento del matrimonio, voi avete scelto il Signore come garante della vostra unione coniugale per andare avanti, insieme con Lui, con fondata fiducia. Siate certi che, se saprete rinnovare ogni giorno tale scelta, egli saprà ricompensarvi pienamente, continuando ad accompagnarvi con la Sua Provvidenza nel nuovo stato di vita. A Lui, che ha santificato il vostro amore, consacrate ogni giorno le vostre esistenze, i figli che avrete, i vostri progetti. La sua pace e la sua gioia consolideranno la vostra famiglia, che diventerà un esempio ed un modello anche per la società. Per questi voti, vi accompagni la mia propiziatrice Benedizione.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana




Gesù,«il testimone fedele»

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 8 giugno 1988

 

1. Leggiamo nella costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II riguardo alla missione terrena di Gesù Cristo: “È venuto quindi il Figlio, mandato dal Padre, il quale in lui prima della fondazione del mondo ci ha eletti e ci ha predestinati ad essere adottati in figli, perché in lui volle accentrare tutte le cose (cf. Ef 1, 4-5. 10). Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre ha inaugurato in terra il Regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di lui e con la sua obbedienza ha operato la redenzione” (Lumen Gentium, 3).

Questo testo ci permette di considerare in modo sintetico tutto ciò di cui abbiamo parlato nelle ultime catechesi. In esse, infatti, abbiamo cercato di mettere in rilievo gli aspetti essenziali della missione messianica di Cristo. Ora il testo conciliare ci ripropone la verità della stretta e profonda connessione che esiste tra questa missione e lo stesso inviato, Cristo, che nell’adempimento di essa manifesta le sue disposizioni e doti personali. Si possono infatti rilevare in tutta la condotta di Gesù alcune caratteristiche fondamentali, che trovano espressione anche nella sua predicazione, e servono a dare pienezza di credibilità alla sua missione messianica.

2. Gesù nella sua predicazione e nella sua condotta dimostra anzitutto la sua profonda unione con il Padre nel pensiero e nelle parole. Ciò che vuole trasmettere ai suoi uditori (e a tutta l’umanità) proviene dal Padre che l’ha “mandato nel mondo” (Gv 10, 36). “Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire ed annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me” (Gv 12, 49-50). “Come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (Gv 8, 28). Così leggiamo nel Vangelo di Giovanni. Ma anche nei sinottici è riportata una parola analoga pronunciata da Gesù: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio” (Mt 11, 27), e con quel “tutto” Gesù si riferisce espressamente al contenuto della rivelazione da lui portata agli uomini (cf. Mt 11, 25-27; analogiche Lc 10, 21-22). In queste parole di Gesù troviamo la manifestazione dello spirito con cui egli compie la sua predicazione. Egli è e rimane il “testimone fedele” (Ap 1, 5). In questa testimonianza è inclusa e risalta quella particolare “obbedienza” del Figlio verso il Padre, che nel momento culminante si dimostrerà “obbedienza fino alla morte” (cf. Fil 2, 8).

3. Nella predicazione Gesù dimostra pure che quella sua assoluta fedeltà al Padre come fonte prima e ultima di “tutto” ciò che deve essere rivelato, è il fondamento essenziale della sua veridicità e credibilità. “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato”, dice Gesù, e aggiunge: “Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia” (Gv 7, 16. 18). Sulla bocca del Figlio di Dio tali parole possono sorprendere. Le pronunzia infatti colui che è “consostanziale al Padre”. Ma non possiamo dimenticare che egli parla anche come uomo. Ci tiene a far sì che i suoi uditori non abbiano alcun dubbio su di un punto fondamentale: ossia che la verità, che lui trasmette, è divina, e proviene da Dio. Ci tiene a far sì che gli uomini, ascoltandolo, trovino nella sua parola l’accesso alla stessa fonte divina della verità rivelata. Che essi non si fermino su colui che insegna, che non si lascino affascinare dall’“originalità” e “straordinarietà” di ciò che in questa dottrina proviene dal Maestro stesso. Il Maestro “non cerca la propria gloria”. Cerca solo ed esclusivamente “la gloria di colui che l’ha mandato”. Non parla “a nome proprio”, ma a nome del Padre.

Anche questo è un aspetto dello “spogliamento” (“kenosis”), che secondo san Paolo (cf. Fil 2, 7), raggiungerà il suo culmine nel mistero della croce.

4. Cristo è il “testimone fedele”. Questa fedeltà - nella ricerca esclusiva della gloria del Padre, non di quella propria - scaturisce dall’amore, che egli intende provare: “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre” (Gv 14, 31). Ma la sua rivelazione dell’amore al Padre include anche il suo amore per gli uomini. Egli infatti “passa beneficando” (cf. At 10, 38). Tutta la sua missione terrena è colma di atti di amore verso gli uomini, specialmente i più piccoli e bisognosi. “Venite a me - egli invita - voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). “Venite”: è una esortazione che oltrepassa la cerchia dei contemporanei che Gesù poté incontrare nei giorni della sua vita e della sua sofferenza sulla terra; è una chiamata per i poveri di tutti i tempi, sempre attuale anche oggi, sempre rinascente sul labbro e nel cuore della Chiesa.

5. Parallela a questa esortazione, ve n’è un’altra: “imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11, 29). La mitezza e l’umanità di Gesù diventano un’attrattiva per chi è chiamato ad accedere alla sua scuola: “Imparate da me”. Gesù è il “testimone fedele” dell’amore che Dio nutre per l’uomo. Nella sua testimonianza la verità divina e l’amore divino vengono associati. Per questo tra la parola e l’azione, tra ciò che egli fa e ciò che egli insegna vi è una profonda coesione, quasi si direbbe omogeneità. Gesù non solo insegna l’amore come il comandamento supremo, ma lo adempie egli stesso nel modo più perfetto. Non solo proclama le beatitudini nel discorso della montagna, ma ne offre in sé l’incarnazione durante tutta la sua vita. Non solo pone l’esigenza di amare i nemici, ma egli stesso l’adempie soprattutto nell’ora della crocifissione: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34).

6. Ma quella “mitezza e umiltà di cuore” in nessun modo significa debolezza. Al contrario, Gesù è esigente. Il suo Vangelo è esigente. Non è proprio lui ad ammonire: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”? E poco dopo: “Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà” (Mt 10, 38-39). È una sorta di radicalismo non solo nel linguaggio evangelico, ma anche nelle reali esigenze della sequela di Cristo, delle quali egli non esita a ribadire spesso tutta l’estensione: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace - egli dice un giorno - ma una spada” (Mt 10, 34). È un modo forte per dir che il Vangelo è anche una fonte di “inquietudine” per l’uomo, Gesù vuol farci capire che il Vangelo è esigente, e che esigere vuol dire agitare le coscienze, non permettere che si adagino in una falsa “pace”, nella quale diventano sempre più insensibili e ottuse, così che in esse le realtà spirituali si svuotano di valore, perdendo ogni risonanza. Gesù dirà davanti a Pilato: “Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18, 37). Queste parole riguardano anche la luce che egli porta su tutto il campo delle azioni umane, sgominando l’oscurità dei pensieri e specialmente delle coscienze per far trionfare in ogni uomo la verità. Si tratta però di mettersi dalla parte della verità. “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”, dirà Gesù (Gv 18, 37). Per questo Gesù è esigente. Non duro o inesorabilmente severo: ma forte e inequivocabile nel richiamare chiunque alla vita nella verità.

7. Così le esigenze del Vangelo di Cristo penetrano nel campo della legge e della morale. Colui che è il “testimone fedele” (Ap 1, 5) della verità divina, della verità del Padre, dice fin dall’inizio del discorso della montagna: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei cieli” (Mt 5, 19). E nell’esortare alla conversione, non esita a rimproverare le stesse città dove la gente rifiuta di credere: “Guai a te, Corazin, guai a te, Betsaida!” (Lc 10, 13), mentre ammonisce tutti e ciascuno: “. . . se non vi convertirete, perirete” (Lc 13, 3).

8. Così il Vangelo della mitezza e dell’umiltà va di pari passo con il Vangelo delle esigenze morali, e persino delle severe minacce a coloro che non vogliono convertirsi. Non vi è contraddizione tra l’uno e l’altro. Gesù vive della verità che annunzia e dell’amore che rivela, e questo è un amore esigente come la verità da cui promana. Del resto l’amore ha posto le più grandi esigenze a Gesù stesso nell’ora del Getsemani, nell’ora del Calvario, nell’ora della croce. Gesù ha accettato e assecondato queste esigenze fino in fondo, perché, come ci avverte l’evangelista, egli “amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Si trattava di un amore fedele, per il quale il giorno prima di morire egli poteva dire al Padre: “Le parole che hai dato a me io le ho date a loro” (Gv 17, 8).

9. Come “testimone fedele” Gesù ha compiuto la missione ricevuta dal Padre nelle profondità del mistero trinitario. Era una missione eterna, inclusa nel pensiero del Padre che lo generava e che lo predestinava a compierla “nella pienezza dei tempi” per la salvezza dell’uomo - di ogni uomo - e per il bene perfetto di tutta la creazione. Gesù aveva la coscienza di questa sua missione al centro del piano creatore e redentore del Padre; e perciò, con tutto il realismo della verità e dell’amore portati al mondo, poteva dire: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).


Ai fedeli di lingua francese  

Chers Frères et Sœurs,

JE SUIS HEUREUX de saluer les pèlerins et visiteurs de langue française. Parmi vous, je voudrais adresser un salut spécial aux anciens Déportés du travail venus nombreux en pèlerinage. Vous gardez le souvenir de l’épreuve qui a marqué votre jeunesse. Vous gardez le souvenir de tous ceux qui ont été particulièrement fraternels dans de dures circonstances, de ceux qui ont été des témoins de la foi, pour un certain nombre au prix de leur vie. Comment ne pas évoquer aujourd’hui le bienheureux Marcel Callo, ses camarades séminaristes, jocistes et scouts, en Thuringe, à Berlin et en d’autres régions! Dans la fidélité de la mémoire, soyez aujourd’hui encore unis dans la foi et l’espérance, soyez les artisans de paix dont le monde a besoin! Que votre visite aux tombeaux des Apôtres soit source de grâce pour vous et tous vos amis!

A l’occasion de la fête prochaine du Sacré-Cœur de Jésus, vous tous qui êtes rassemblés ici, je vous invite à répondre à l’amour du Christ en mettant dans votre vie beaucoup d’amour! Et de grand cœur, je vous donne ma Bénédiction Apostolique!

Ai pellegrini di espressione inglese  

Dear Brothers and Sisters,

I WISH TO WELCOME the participants in the Development Administration Programma. Ladies and Gentlemen: During these months in Rome you are given an opportunity to perfect your professional skills in the company of men and women from a number of different countries. Such a setting which encourages dialogue and mutual understanding can foster international collaboration and a new spirit of fraternity and peace. May God bless you and strengthen you in your worthy endeavours.

* * *

MY GREETINGS also go to the Saint Cecilia Parish Choir from Houston, Texas, the group of alumni and benefactors of the Pontifical College Josephinum and a group of officers of Encyclopaedia Britannica International.

To all the English-speaking pilgrims and visitors, I extend very cordial greetings, especially to those from England, India, Australia, Canada and the United States. To you and to your families I willingly impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca  

Liebe Brüder und Schwestern!

MIT DIESEN GEDANKEN grüße ich alle anwesenden deutschsprachigen Pilger und Besucher herzlich, unter ihnen besonders die Gruppe des katholischen Frauenbundes in Biberach, der katholischen Militärpfarrei St. Georg in Murnau sowie die Mitglieder der Männerarbeit der Evangelischen Kirche von Westfalen in Bielefeld.

Ich wünsche euch allen einen frohen und bereichernden Romaufenthalt und erbitte euch und euren Lieben in der Heimat mit dem Apostolischen Segen Gottes steten Schutz und Beistand.

Ai pellegrini giunti dalla Spagna e da numerosi Paesi latinoamericani  

Amadísimos hermanos y hermanas,

DESEO AHORA DIRIGIR mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, saludo al grupo de Hermanos de las Escuelas Cristianas, que están haciendo en Roma un curso de renovación espiritual. Asimismo, a los estudiantes del Concurso “Mi tierra”, de Avila, a la peregrinación de la diócesis de Badajoz y a la Asociación de Viudas de la diócesis de Jaén. A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos Países de América Latina y de España, imparto con afecto la Bendición Apostólica.  

Ai fedeli giunti dal Portogallo e dal Brasile  

Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÚDO CORDIALMENTE todos os ouvintes de língua portuguesa, em especial os presentes: peregrinos de Lisboa, participantes numa iniciativa cultural em Roma e os grupos brasileiros, de Porto Alegre, Rio, Salvador e São Paulo. Sede bem-vindos! Grato pela vossa visita, desejo e peço a Deus que leveis deste encontro, com a fé mais avivada, o empenho em der testemunho da verdade: d’Aquele que a si próprio se designou a Verdade, Jesus Cristo. E, em seu nome, vos abençoo.  

Ai pellegrini polacchi  

POZDRAWIAM KSIEDZA Biskupa Ordynariusza i Księży Biskupów Pomocniczych diecezji szczecińskokamieńskiej oraz pielgrzymów ze Szczecina, przybyłych tu na pierwszą rocznicę odwiedzin Papieża w ich mieście; pielgrzymów z parafii św. Jana Chrzciciela z Komorowic, archidiecezja krakowska; byłych uczniów szkoly pijarskiej w Krakowie, na dziesięciolecie matury; z parafii Jezusa Chrystusa Odkupiciela człowieka z Bielska-Białej; pielgrzymów z kościoła księży jezuitów z Piotrkowa Trybunalskiego; pomocników Koscioła z parafii Wspomożenia Wiernych w Poznaniu, księża salezjanie; pielgrzymów z parafii Matki Boskiej Częstochowskiej w Londynie; również pielgrzymkę Polonii australijskiej z Melbourne; pielgrzymkę z Polskiej Misji Katolickiej w Bielefeld; uczestników grup turystycznych: “Turysty” z Wrocławia i całej; Polski, PKS, PTTK; prócz tego innych pielgrzymów nie objętych tymi grupami, zarówno z kraju, jak i z emigracji. Wszystkich serdecznie pozdrawiam i z wielką wdzięcznością wspominam moje odwiedziny w Polsce, a w szczególności w Szczecinie odbyte rok temu u stóp Matki Bożej Fatimskiej.  

Ad alcuni gruppi italiani  

DESIDERO ORA rivolgere un caro saluto ai gruppi parrocchiali del Santissimo Redentore e di San Ciro, di Pozzuoli, in provincia di Napoli, e della parrocchia di Porto Legnago, in provincia di Verona. Vi ringrazio per la vostra presenza, mi unisco a voi nel festeggiare gli anniversari che state celebrando, e vi benedico di cuore.

* * *  

SONO PRESENTI, inoltre, alcuni gruppi di Religiosi e Religiose di vari Istituti, che lavorano nelle Missioni: un gruppo di Sacerdoti Comboniani, che festeggiano il 40° anniversario della loro Ordinazione presbiterale; Religiosi e Religiose del Pontificio Istituto Missioni Estere e dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, a Roma per corsi di aggiornamento.

Auguro a tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, uno slancio missionario sempre vivo, generoso, aggiornato, pieno di speranza. Possa questo soggiorno romano ritemprare le forze del vostro spirito per una ripresa del vostro lavoro ancor più fervorosa e ricca di risultati apostolici. Vi seguo con la mia Benedizione.

* * *  

UN CORDIALE SALUTO anche ad alcuni gruppi di Religiose di vari Istituti, presenti a Roma per un periodo di più intensa spiritualità, al fine di dare al loro cammino di fede una nuova carica di fervore e di generosità. Si tratta delle Figlie della Chiesa, delle Figlie di San Paolo e delle Piccole Sorelle dei Poveri.

Care Sorelle, in questi giorni di aggiornamento culturale e di più profonda vita interiore, vi sono vicino con la preghiera affinché i vostri incontri e le lezioni che ascolterete abbiano una ricca eco nella vostra anima, vi rendano più salde nella vostra vocazione, e sempre più pronte nel servizio della Chiesa e delle anime. Vi accompagno con la mia Benedizione.  

* * *  

UN CARO SALUTO inoltre a due gruppi appartenenti ad Enti benemeriti nel campo della promozione umana e della collaborazione tra i popoli: il gruppo dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, avente sede a Roma; e il gruppo della Fondazione di Ricerche e Studi Internazionali, con sede a Firenze. Si tratta per lo più di giovani, appartenenti a vari paesi del mondo, che partecipano a corsi di perfezionamento nelle loro rispettive discipline.

Rallegramenti per queste iniziative ed auguri di buon successo!  

* * *  

UN CORDIALE SALUTO anche al gruppo di allievi cinesi del Conservatorio di Milano, che si sono esibiti ieri qui a Roma in un saggio di carattere musicale, scenico e letterario. Su voi tutti, sui vostri familiari, e con un particolare pensiero alla vostra Patria, che qui rappresentate, invoco le continue benedizioni del Cielo.  

* * *  

SALUTO, INFINE con gioia il Coro di sacerdoti ortodossi serbi, che visita in questi giorni l’Italia per far conoscere la bellezza della preghiera cristiana vissuta e celebrata nella loro Chiesa.

I vostri canti corali, cari fratelli nel sacerdozio, ciricordano che la Chiesa di Cristo è essa stessa un coro, e sono uno sprone a lavorare instancabilmente perché il suo canto dalle molte voci porti allo spirito dell’uomo l’armonia unica di Cristo Signore, crocifisso e risorto. Vi invito a portare i miei deferenti saluti al vostro Patriarca, Sua Beatitudine German, mio fratello nel Signore, e l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera.  

Ai giovani

ED ORA SALUTO i giovani qui presenti ed i numerosi e vivaci alunni delle scuole.

Questo incontro col Papa voi lo avete certamente desiderato e atteso da tempo. Ora che vi è stato dato di viverlo, fate in modo che esso non resti nel vostro animo come un semplice anche se caro ricordo, ma serva a rendere più salda e coraggiosa la vostra fede, più fermi i propositi battesimali: fuga del male, di tutto quello che non piace a Dio, e prontezza agli atti generosi, ai doveri della vostra età, alla bontà verso tutti. Non abbandonate la vita di pietà, coltivate l’amicizia con Gesù e con la Madre sua, Maria Ss.ma. Tutto questo nella più schietta gioia, perché al Signore piace di essere amato e seguito nella letizia del cuore. Vi accompagni, con questi pensieri, la mia Benedizione, che estendo molto volentieri alle vostre famiglie, ai vostri educatori, ai vostri compagni.

Agli ammalati  

RIVOLGENDOMI ORA ai cari ammalati - che vedo qui vicini a me, e che sono ancor più vicini al mio cuore - vorrei confortare la loro fede perché sia sempre forte anche nell’esperienza del male, senza mai perdere di vista i beni, i meriti, il valore e persino la gioia che i patimenti nascondono, se si sa unire la propria croce a quella di Gesù, innocente e vittima. Anche se è duro riconoscerlo, sappiamo che non c’è Pasqua senza Venerdì Santo: non c’è sofferenza che, se abbiamo vera fede, non ci rinnovi e non ci faccia migliori, portandoci a pregustare la gioia della risurrezione.

Dio grande e buono accresca la luce di questa verità, in voi e in tutti noi, perché tutti ne abbiamo bisogno. Col più vivo affetto, carissimi, prego per voi e vi benedico, come benedico le vostre famiglie e quanti hanno di voi amorevole cura.  

Agli sposi novelli

ANCHE AGLI SPOSI giunga il mio augurio e, insieme, il mio grazie. Sì, il mio grazie, perché è stato un bel pensiero l’aver voluto fare visita al Papa, per ricevere da Lui una speciale benedizione all’inizio della vostra nuova vita. Invoco su di voi l’assistenza divina, perché vi conforti nell’adempimento del solenne impegno, che è destinato a trasformare profondamente tutta la vostra esistenza e a renderla altamente responsabile dinanzi a Dio, dinanzi alla società, dinanzi a coloro che saranno, come auspico, i frutti del vostro amore. Se volete dare un saldo fondamento all’edificio della vostra famiglia poggiatelo sempre sull’osservanza fedele dei comandamenti di Dio e sulla pratica assidua della preghiera. Abbiate sempre una tenera devozione alla Vergine Santissima. Nel suo nome vi benedico di cuore.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 


06/04/2013 09:59

Gesù fondatore della sua Chiesa


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 15 giugno 1988



1. “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15). Queste parole, fin dall’inizio del Vangelo di Marco, vengono riportate quasi per riassumere brevemente la missione di Gesù di Nazaret, colui che è “venuto per annunziare la buona novella”. Al centro del suo annuncio si trova la rivelazione del Regno di Dio, che si è avvicinato ed anzi è entrato nella storia dell’uomo (“Il tempo è compiuto”).

2. Proclamando la verità sul Regno di Dio, Gesù annuncia nello stesso tempo il compimento delle promesse contenute nell’Antico Testamento. Del Regno di Dio, infatti, parlano spesso i versetti dei salmi (cf. Sal 103 [102], 19; Sal 93 [92], 1). Il salmo 145 (144) canta la gloria e la maestà di questo regno e indica contemporaneamente la sua durata eterna: “Il tuo Regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende ad ogni generazione” (Sal 145 [144], 13). I successivi libri dell’Antico Testamento riprendono questo tema. In particolare si può ricordare l’annuncio profetico, particolarmente eloquente, del libro di Daniele: “. . . il Dio del cielo farà sorgere un regno che non sarà mai distrutto (e non sarà trasmesso ad altro popolo): stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre” (Dn 2, 44).

3. Riferendosi a tali annunci e promesse dell’Antico Testamento, il Concilio Vaticano II constata e afferma: “Questo Regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo” . . . (Lumen Gentium, 5) “Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in terra il Regno dei cieli” (Lumen Gentium, 3). Nello stesso tempo il Concilio rileva che “predicando la buona novella, cioè l’avvento del Regno di Dio da secoli promesso nella Scrittura . . . il Signore Gesù diede inizio alla sua Chiesa” (Lumen Gentium, 5). L’inizio della Chiesa, la sua istituzione da parte di Cristo, si iscrive nel Vangelo del Regno di Dio, nell’annuncio della sua venuta e della sua presenza tra gli uomini. Se il regno di Dio si è reso presente tra gli uomini grazie all’avvento di Cristo, alle sue parole e alle sue opere, è anche vero che, per espressa volontà sua, “il regno di Dio è presente già ora in mistero nella Chiesa, che per virtù di Dio cresce visibilmente nel mondo” (Lumen Gentium, 3).

4. Gesù fece conoscere in vari modi ai suoi ascoltatori la venuta del regno di Dio. Sono sintomatiche le parole da lui pronunciate a proposito della “cacciata del demonio” dagli uomini e dal mondo: “Se . . . io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio” (cf. Lc 11, 20). Il regno di Dio significa, infatti, la vittoria sulla potenza del male che è nel mondo e di colui che ne è l’oscuro artefice principale. Si tratta dello spirito delle tenebre, padrone di questo mondo; si tratta di ogni peccato, che nasce nell’uomo per effetto della sua volontà cattiva e sotto l’influsso di quella presenza arcana e malefica. Gesù, che è venuto per rimettere i peccati, anche quando guarisce dalle varie malattie avverte che la liberazione dal male fisico è il segno della liberazione dal male ben più grave che ingombra l’anima dell’uomo. Ciò è stato ampiamente spiegato nelle catechesi precedenti.

5. I vari segni della potenza salvifica di Dio offerti da Gesù con i miracoli, connessi alla sua parola, aprono la strada alla comprensione della verità sul regno di Dio in mezzo agli uomini. Egli spiega questa verità servendosi specialmente delle parabole, tra le quali si trova quella del seminatore e del seme seminato. Il seme è la parola di Dio che può essere accolta in modo da attecchire nel terreno delle anime umane oppure, per diversi motivi, o non essere accolta o non in modo tale da poter maturare e dare frutto in tempo opportuno (cf. Mc 4, 14-20). Ma, ecco un’altra parabola, che ci mette di fronte al mistero dello sviluppo del seme ad opera di Dio: “Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga” (cf. Mc 4, 26-28). É la potenza di Dio che “fa crescere” dirà San Paolo (1 Cor 3, 6 s) e anzi, come scrive l’apostolo, è lui che dà “il volere e l’operare”! (Fil 2, 13).

6. Il regno di Dio o “regno dei cieli”, come viene detto da Matteo (cf. Mt 3, 2 etc), è entrato nella storia dell’uomo sulla terra ad opera di Cristo, che anche durante la sua passione e nell’imminenza della morte in croce, parla di sé come di un re e nello stesso tempo spiega il carattere del Regno, che Egli è venuto a inaugurare sulla terra. Le sue risposte a Pilato, riportate dal quarto Vangelo (Gv 18, 33 ss), servono come testo chiave per la comprensione di questo punto. Gesù si trova davanti al governatore romano, a cui è stato deferito dal Sinedrio sotto l’accusa di aver voluto farsi “re dei Giudei”. Quando Pilato gli contesta questo fatto, Gesù risponde: “Il mio Regno non è di questo mondo; se il mio Regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei” (Gv 18, 36). Tuttavia il fatto che Cristo non è un re nel senso terreno della parola non cancella l’altro senso del suo Regno, che egli spiega nel rispondere a una nuova domanda del suo giudice: “Dunque tu sei re?”, domanda Pilato. “Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e sono venuto nel mondo; per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18, 37). È la più netta e inequivocabile proclamazione della propria regalità, ma anche del suo carattere trascendente, che conferma il valore più profondo dello spirito umano e la base principale dei rapporti umani: “la verità”.

7. Il Regno che Gesù, come Figlio di Dio incarnato, ha inaugurato nella storia dell’uomo, essendo di Dio, si stabilisce e cresce nello spirito umano con la potenza della verità e della grazia, che provengono da Dio, come ci hanno fatto intendere le parabole del seminatore e del seme che abbiamo riassunto. Cristo è il seminatore di questa verità. Ma in definitiva sarà per mezzo della croce che egli realizzerà la sua regalità e compirà la sua opera di salvezza nella storia dell’umanità: “Io, quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).

8. Tutto ciò traspare anche dall’insegnamento di Gesù sul buon pastore, che “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11). Questa immagine del pastore è strettamente connessa a quella dell’ovile e delle pecore che ascoltano la voce del pastore. Gesù dice di essere il buon pastore che “conosce le sue pecore ed esse conoscono lui” (cf. Gv 10, 14). Come buon pastore, cerca la pecora smarrita (cf. Mt 18, 12; Lc 15, 4), e pensa pure alle “altre pecore che non sono di quest’ovile”; anche quelle egli “deve condurre”, perché “. . . ascolteranno la sua voce e diventeranno un solo gregge e un solo pastore” (Gv 10, 16). Si tratta dunque di una regalità universale, esercitata con animo e con metodo di pastore, per portare tutti a vivere nella verità di Dio.

9. Come si vede, tutta la predicazione di Cristo, tutta la sua missione messianica è volta a “raccogliere” il gregge. Non si tratta solamente di tanti singoli uditori, seguaci, imitatori. Si tratta di una “assemblea”, che nella lingua aramaica suona “kehala”, e in ebraico “qahal”, corrispondente al greco “ekklesia”. La parola greca deriva da un verbo che significa “chiamare” (“chiamata” in greco si dice, infatti, “klesis”) e questa derivazione etimologica serve a farci capire che, come nell’antica alleanza Dio aveva “chiamato” il suo popolo Israele, così Cristo chiama il nuovo Popolo di Dio, scegliendone e cercandone i membri tra tutti gli uomini. Egli li attrae a sé e li raduna intorno alla propria persona per mezzo della parola del Vangelo e con la potenza redentiva del mistero pasquale. Questa potenza divina, manifestata definitivamente nella risurrezione di Cristo, confermerà il senso delle parole dette una volta a Pietro: “Su questa pietra edificherò la mia Chiesa” (Mt 16, 18), ossia la nuova assemblea del Regno di Dio.

10. La Chiesa-ecclesia-assemblea riceve da Cristo il comandamento nuovo. “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati . . . Da questo tutti conosceranno che siete miei discepoli . . .” (Gv 13, 34; cf. Gv 15, 12). È certo che 1’“assemblea-Chiesa” riceve da Cristo anche la sua struttura esterna (di cui tratteremo prossimamente): ma il suo valore essenziale è la comunione con Cristo stesso: è lui a “radunare” la Chiesa, è lui a “edificarla” costantemente come suo corpo (cf. Ef 4, 12), come Regno di Dio a raggio universale. “Verranno da oriente e occidente e siederanno a mensa (con Abramo, Isacco e Giacobbe) nel Regno di Dio” (cf. Lc 13, 28-29).

Ad alcuni fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

PARMI LES GROUPES présents, je tiens à saluer les fils de Monseigneur Marion de Brésillac, fondateur de la Société des Missions Africaines de Lyon. Aux côtés de nombreux Instituts missionnaires, vous avez donné et vous donnez encore beaucoup à l’Afrique. Je suis heureux de vous exprimer mes chaleureux encouragements à collaborer fraternellement aux responsabilités pastorales maintenant portées par un épiscopat et un clergé autochtones que vous avez contribué à promouvoir. Votre labeur passé a été fructueux. Vos engagements d’aujourd’hui continuent d’être très précieux pour les jeunes Eglises d’Afrique.

Avec joie, j’adresse encore un salut particulier à la Délégation de femmes camerounaises qui assument dans leur pays des responsabilités socio-économiques fort importantes. En les remerciant de leur visite, je leur présente mes souhaits de réussite et les encourage à entretenir en elles la noble passion de bien servir tous leurs compatriotes.

A tous les pèlerins de langue française, mon très cordial merci pour leur présence, mes vœux pour leur vie humaine et chrétienne, avec ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I WOULD LIKE to offer a special word of welcome to the choirs from Uppsala and Göteborg in Sweden. I also greet most cordially the group of students from India and the pilgrims from Jakarta, Indonesia.

It is a joy to welcome the priests and Religious who are present at the audience today, especially the Sisters of Mercy from England who are celebrating their Golden Jubilees. Dear Sisters, how wonderful is the Providence of God. For fifty years God’s love has sustained you in fidelity and hope. Christ has been your portion and cup. Thank you for your public witness to the Gospel. May your hearts be full of praise for the goodnes of the Lord.

My heartfelt greetings go to all the English-speaking visitors, in particular those from England, Sweden and the United States.

Ad un gruppo di pellegrini provenienti dal Giappone

Sia lodato Gesù Cristo!

CARISSIMI PELLEGRINI di Kanazawa.

Vi porgo le mie congratulazioni per le celebrazioni con le quali voi commemorate il primo centenario della riedificazione della vostra chiesa parrocchiale. La vostra chiesa parrocchiale ha come fondatore il venerabile Ukon Takayama che fu esiliato per la causa della fede.

Vi auguro che, seguendo il suo esempio, possiate mantenere e fortificare sempre più la vostra fede con l’aiuto della Madonna.

Sia lodato Gesù Cristo!

Ai pellegrini di espressione tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

MIT DIESEN KURZEN Anregungen verbinde ich meine besten Gebetsund Segenswünsche für alle heutigen Besucher deutscher Sprache: aus Deutschland, Österreich, der Schweiz und aus Südtirol. Einen besonderen Gruß richte ich an die Gruppe von Brüdern aus dem Orden der Redemptoristen, des heiligen Alfons von Liguori, auf Jubiläumsfahrt zu Ehren ihres berühmten Gründers. Mit Anerkennung grüße ich auch die Romwallfahrt der Diözese Augsburg in Erwiderung meines Besuches im vergangenen Jahr. Euch allen erbitte ich einen gelungenen Aufenthalt in der Ewigen Stadt und eine glückliche Heimkehr zu euren Lieben zu Hause. Gelobt sei Jesus Christus!

Ai pellegrini di lingua spagnola

Amadísimos hermanos y

JUNTO CON ESTAS reflexiones, deseo dirigir mi cordial saludo de bienvenida a los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, saludo a los miembros del Movimiento de Apostolado “Regnum Christi”, a quienes aliento a una generosa entrega a Dios en el servicio a los hermanos. Igualmente saludo a la peregrinación procedente de Bogotá (Colombia), así como al grupo de oficiales venezolanos que participan en un curso en la Escuela Militar de Civitavecchia.

A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai fedeli di espressione portoghese

Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

SAÚDO COM AFECTO no Senhor todos os ouvintes de língua portuguesa, em particular o grupo de portugueses de Califórnia e os peregrinos de Alpendurada, em Portugal.

Desejo a todos felicidades; e que todos levem de Roma uma consciência de Igreia mais clara e a fé no seu divino Fundador, Jesus Cristo, mais viva e operante. E peço a Nossa Senhora que os proteja e aos que lhes são queridos, ao darlhes a Bênção.

Ai pellegrini polacchi

SERDECZNIE WITAM wszystkich obecnych: pielgrzymkę z parafii św. Jana Chrzciciela z Janowa Lubelskiego; pielgrzymkę katedralną z Przemyśla z parafii katedralnej; z parafii Ducha Swiętego w Koszalinie; z parafii św. Katarzyny ze Sławięcic koło Kędzierzyna; pielgrzymkę do sanktuariów maryjnych. Polonijnej Ligii Kobiet z Chicago: pielgrzymkę polskiej parafii w Monachium; kolejarzy z Warszawy; prócz tego uczestników grup turystycznych “Turysta” z Wrocławia i z Gdańska oraz “Pekaes” z Warszawy; grupę turystyczną Towarzystwa Polsko-Włoskiego z Warszawy.

Ai numerosi gruppi di pellegrini giunti da varie Regioni d’Italia

RIVOLGO ORA il mio saluto cordiale e il mio augurio ai sacerdoti novelli della Diocesi di Brescia, accompagnati dai loro educatori e dai familiari. Cari novelli presbiteri, mi unisco alla vostra letizia e vi esorto a conservare sempre vivo nello spirito lo zelo che attualmente vi anima. In tale prospettiva vi esorto a coltivare una profonda amicizia con Cristo mediante la preghiera. Sarà essa a decidere della salvezza di tanti uomini, affidati al vostro servizio sacerdotale ed alla vostra cura pastorale. Con le parole stesse di Cristo, vi auguro di andare, di portare frutto, e che il vostro frutto rimanga.

* * *

SALUTO ANCHE le Suore Francescane Missionarie di Maria, convenute a Roma da tante parti del mondo per il Consiglio Generale dell’Istituto, e per riflettere sul tema della fraternità internazionale e della corresponsabilità al servizio della missione. Auguro loro di poter essere nel mondo missionario, caratterizzato da molteplici culture, segno ed annuncio del Vangelo, per favorire l’inserimento della parola di Cristo nell’animo e nella vita di tanti fratelli.

* * *

IL MIO PENSIERO va poi ai pellegrini della Cattedrale di Ragusa e della parrocchia di Santa Maria la Nova di Chiaromonte Gulfi. Saluto in particolare Monsignor Sebastiano Rosso, Vescovo emerito di Piazza Armerina, che li accompagna e mi compiaccio per il bell’impegno della recita del Rosario nelle famiglie. Auguro a tutti la costante protezione della Vergine Madre del Redentore.

* * *

SALUTO, INFINE, il gruppo di stranieri provenienti da alcuni Paesi in via di sviluppo ed ospiti di questa Città di Roma e mentre auguro loro una fruttuosa permanenza fra tante memorie classiche e cristiane, invoco la protezione del Signore sulle loro persone, sulle rispettive famiglie e sui loro Paesi d’origine. A tutti la mia Benedizione Apostolica.

Ai giovani

ED ORA SALUTO voi, giovani, che con cuore aperto e gioioso - come ben testimonia la festosità della vostra presenza a questo incontro - chiedete di essere guidati ad una stabile amicizia col Redentore.

Carissimi, un segno che siete sulla strada giusta per raggiungere la meta desiderata è la letizia. Questa infatti sgorga in chi senza riserve segue Cristo, maestro e amico che, donandoci la verità di Dio, ci conforma a sé nella carità, nella libertà e nella pace.

Mentre vi affido a Maria, che esultò per quanto il Signore aveva fatto accadere nella sua giovane vita, vi esorto a portare nel mondo l’annuncio dell’amore perenne e misericordioso di Dio.

Agli ammalati

RIVOLGO POI la mia affettuosa parola di saluto a voi, cari malati, che dalla partecipazione a questa Udienza attendete conforto e consolazione.

Mentre invoco per voi dall’Onnipotente serenità e salute, vi invito a non venir meno - soprattutto durante l’infermità che vi ha colpiti - alla speranza ed alla pazienza. Accettate il ruolo che in questo momento Cristo vi affida così da divenire, nella comunione alle sue sofferenze, partecipi dei frutti della sua passione, a vantaggio vostro e della Chiesa intera.

Vi sono vicino con la Benedizione Apostolica.

Agli sposi novelli

CARI SPOSI NOVELLI, giunga pure a voi il mio saluto cordiale, al quale unisco voti e preghiere perché il Signore vi conceda gioia duratura e ricolmi la vostra esistenza familiare con i suoi doni di pace e di prosperità.

Accompagno questo augurio con l’esortazione a vivere sempre l’amore coniugale nella verità di Cristo. Col sacramento del matrimonio non solo avete scelto di impegnarvi - nel vincolo di un amore santo - ad una reciproca donazione aperta alla vita; ma vi siete pure consacrati a Dio per collaborare all’edificazione del suo Regno. Non dimenticatelo!

Con la mia Benedizione.



© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

Gesù fondatore della struttura ministeriale della Chiesa


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 giugno 1988



1. Abbiamo detto nella catechesi precedente che tutta la missione di Gesù di Nazaret, il suo insegnamento, i segni che faceva, sino a quello supremo: la risurrezione (“il segno del profeta Giona”), erano rivolti a “radunare” gli uomini. Questa “assemblea” del nuovo Popolo di Dio costituisce il primo abbozzo della Chiesa, in cui, per volontà e istituzione di Cristo, deve avverarsi e perdurare nella storia dell’uomo il Regno di Dio iniziato con la venuta e con la missione messianica di Cristo. Gesù di Nazaret annunziava il Vangelo a tutti coloro che lo seguivano per ascoltarlo, ma nello stesso tempo egli chiamò alcuni in modo particolare a seguirlo per essere preparati da lui a una missione futura. Si tratta per esempio della vocazione di Filippo (Gv 1, 43), di Simone (Lc 5, 10), ed anche di Levi, il pubblicano: anche a lui Cristo si rivolge con il suo “seguimi” (cf. Lc 5, 27-25).

2. Di particolare rilievo è per noi il fatto, che tra i suoi discepoli Gesù abbia scelto i Dodici: una scelta che aveva anche il carattere di una “istituzione”. Il vangelo di Marco (Mc 3, 14) adopera a questo riguardo l’espressione: “ha stabilito”, verbo che nel testo greco dei Settanta è usato anche per l’opera della creazione; per questo il testo ebraico originale usa la parola bara, che non ha un suo preciso corrispondente in greco: bara dice ciò che “fa” solo Dio stesso, creando dal nulla. In ogni caso anche l’espressione greca è sufficientemente eloquente in relazione ai Dodici.

Parla della loro istituzione come di una azione decisiva di Cristo che ha prodotto una nuova realtà. Le funzioni - i compiti - che i Dodici ricevono sono conseguenza di ciò che essi sono diventati in virtù dell’istituzione da parte di Cristo (istituì = fece).

3. È sintomatico anche il modo con cui Gesù ha operato la scelta dei Dodici. “. . . Gesù se ne andò sulla montagna a pregare e passò la notte pregando Dio. Quando fu giorno, chiamò a sé i suoi discepoli e ne scelse dodici, ai quali diede il nome di apostoli” (Lc 6, 12-13). Seguono i nomi degli eletti, Simone, a cui Gesù dà il nome di Pietro, Giacomo e Giovanni (Marco precisa che erano figli di Zebedeo e che Gesù diede loro il soprannome “Boanerghes”, che significa “figli del tuono”) Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo, figlio di Alfeo, Simone chiamato Zelota, Giuda di Giacomo e Giuda Iscariota, “che fu il traditore” (Lc 6, 16). Tra le liste dei Dodici che si trovano nei tre Vangeli sinottici e negli Atti degli Apostoli vi è concordanza, nonostante qualche piccola differenza.

4. Gesù stesso parlerà un giorno di questa elezione dei Dodici, sottolineando ciò che lo aveva mosso a farla: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi . . .” (Gv 15, 16); e aggiungerà: “Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia” (Gv 15, 19).

Gesù dunque aveva costituito i Dodici “perché stessero con lui”, per poterli “mandare a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3, 14-15). Sono stati dunque eletti e “costituiti” per una missione precisa. Sono dei mandati (= “apostoloi”).

Nel testo di Giovanni leggiamo ancora: “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16).

Questo “frutto” in un altro punto viene designato con l’immagine della “pesca”, quando Gesù, dopo la pesca miracolosa sul lago di Genesaret, dice a Pietro tutto emozionato per quel fatto prodigioso: “Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini” (Lc 5, 10).

5. Gesù mette la missione degli apostoli in relazione di continuità con la propria missione, quando nella preghiera (sacerdotale) dell’ultima cena dice al Padre: “Come tu mi hai mandato nel mondo, anche io li ho mandati nel mondo” (Gv 17, 18). In questo contesto diventano comprensibili ancora altre parole di Gesù: “. . . io assegno a voi un Regno, come il Padre l’ha assegnato a me” (Lc 22, 29). Gesù non dice agli apostoli semplicemente: “A voi è stato confidato il mistero del Regno di Dio” (Mc 4, 11), come se fosse “dato” in modo solo conoscitivo - ma “trasmette” agli apostoli il Regno che egli stesso ha iniziato con la sua missione messianica sulla terra. Questo Regno “assegnato” al Figlio dal Padre è il compimento delle promesse già date nell’antica alleanza. Il numero stesso di “dodici” apostoli corrisponde nelle parole di Cristo alle “dodici tribù di Israele”: “. . . voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele” (Mt 19, 28; anche Lc 22, 30). Gli apostoli - “i Dodici” - come inizio del nuovo Israele, sono allo stesso tempo “collocati” nella prospettiva escatologica della vocazione di tutto il Popolo di Dio.

6. Dopo la risurrezione, Cristo, prima di inviare definitivamente gli apostoli in tutto il mondo, lega col loro servizio l’amministrazione dei sacramenti del Battesimo (cf. Mt 28, 18-20), dell’Eucaristia (cf. Mc 14, 22-24 et par) e della Penitenza e Riconciliazione (cf. Gv 20, 22-23), da lui istituiti come segni salvifici di grazia. Gli apostoli vengono dunque dotati di autorità sacerdotale e pastorale nella Chiesa.

Della istituzione della struttura sacramentale della Chiesa parleremo nella prossima catechesi. Qui vogliamo far notare l’istituzione della struttura ministeriale, legata agli apostoli e in seguito alla successione apostolica nella Chiesa. A questo riguardo dobbiamo anche ricordare le parole con cui Gesù descrisse e poi stabilì il particolare “ministerium” di Pietro: “E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del Regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 18-19). Tutte similitudini che rispecchiano e fanno percepire l’idea della Chiesa-regno di Dio dotato di una struttura ministeriale, quale era nel pensiero di Gesù.

7. Le questioni del “ministerium” e nello stesso tempo del sistema gerarchico della Chiesa verranno approfondite in modo più particolareggiato nel successivo ciclo di catechesi ecclesiologiche. Qui è opportuno far notare solamente un particolare significativo riguardante la dolorosa esperienza della passione e della morte in croce di Cristo. Nel prevedere il rinnegamento di Pietro, Gesù dice all’apostolo: “. . . ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli” (Lc 22, 32). Più tardi - dopo la risurrezione ottenuta la triplice confessione di amore da parte di Pietro (“Signore, tu lo sai che io ti amo”), Gesù conferma definitivamente l’universale missione pastorale di lui: “Pasci le mie pecorelle . . .” (cf. Gv 21, 15-17).

8. Possiamo dunque dire che i rispettivi passi evangelici indicano chiaramente che Gesù Cristo trasmette agli apostoli “il regno” e “la missione” che egli stesso ricevette dal Padre, e al tempo stesso istituisce la fondamentale struttura della sua Chiesa, nella quale questo Regno di Dio, mediante la continuazione della missione messianica di Cristo, deve realizzarsi tra tutte le nazioni della terra come compimento messianico ed escatologico delle eterne promesse di Dio. Le ultime parole rivolte da Gesù agli apostoli prima del suo ritorno al Padre, esprimono in modo definitivo la realtà e le dimensioni di quella istituzione: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 18-20); anche Mc 16, 15-18 e Lc 24, 47-48).

Ai pellegrini di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

JE SALUE CORDIALEMENT les personnes de langue française présentes à cette audience, en particulier le groupe des pèlerins polynésiens venus au tombeau de saint Pierre après le cent cinquantième anniversaire de l’évangélisation de la Polynésie Française.

Je salue également les Filles de la Charité de la province de Marseille, qui font leur retraite à Rome; les membres de la Fédération des Travailleurs du Québec, ainsi que les membres de la “Compagnie du Sarto”, qui a le souci de défendre les valeurs traditionnelles de la Savoie.

A tous, jeunes et adultes, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

Ai fedeli di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I EXTEND A SPECIAL WORD of welcome to the Denis Dalton Church Choir from Mohlakeng, Soweto, in South Africa, and to the children of the “Gjerpen Skolekorps” from Skien, Norway.

My cordial greetings also go to the participants in the Seventysecond course of the NATO Defense College. Dear friends, I am grateful for your desire to be present at this audience, for it expresses your appreciation of the significance of moral and spiritual truths. Such truths are indeed important in the personal lives of every person, as well as in public life and in relations between peoples and nations. One of the primary aims of NATO is to protect and promote freedom. In these efforts, remember the words of Jesus Christ: “the truth will make you free”.

I offer a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors, in particular to those coming from Indonesia, Malaysia, Singapore and the United States.

To all of you and to your loved ones I gladly impart my Apostolic Blessing.

Ai pellegrini di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

MIT DIESEN KURZEN Erinnerung an die Anfänge der Kirche und ihres Priester und Hirtenamtes grüße ich herzlich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher, insbesondere eine Gruppe von Schwestern verschiedener Gemeinschaften, die zu einem geistlichen Kurs in La Storta weilen, sowie der Schönstätter Familien-Liga, Deutschland. Euch allen erbitte ich mit dem Apostolischen Segen von Herzen Gottes steten Schutz und Beistand auf dem weiteren Lebensweg.

Ai pellegrini provenienti dalla Spagna e dall’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

DESEO AHORA PRESENTAR mi más cordial saludo a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular, saludo a la peregrinación de la Asociación “Mensajeros de la Paz”, que celebran el veinticinco aniversario de su fundación. Aliento a los responsables y benefactores de este grupo apostólico a un renovado esfuerzo en su benemérita labor en favor de los niños y niñas privados de ambiente familiar o abandonados.

Saludo igualmente al grupo de oración procedente de México, a la peregrinación de Guatemala, así como a los hermanos de la Archicofradía de Nuestra Señora Virgen de la Sierra, de Villanubla de los Ojos (Ciudad Real) y a los feligreses de la parroquia de Nuestra Señora del Carmen, de Fuengirola (Málaga).

A todos encomiendo a la protección de la Santísima Virgen, en este Año Mariano, mientras les imparto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

SERDECZNTE WITAM pielgrzymów z Polski: Księdza Biskupa Ordynariusza z Gorzowa; pielgrzymkę ogrodników z Krakowa; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa w Mysłowicach; z Pabianic; z parafii św. Jerzego z Biłgoraja; z parafii miasta Zamościa; z diecezji włocławskiej, szczególnie z parafii św. Józefa i świętego Kryża w Kole; z diecezji chełmińskiej; witam serdecznie neoprezbiterów z Gdańska; pielgrzymów z dekanatu Leszno, archidiecezia poznańska; z dekanatu Lubiń, archidiecezja wrocławska; współpracowników misyjnych księży pallotynów; siostry Zmartwychwstania Pańskiego; pielgrzymów z parafii polonijenej Matki Boskiei Częstochowskiej z Boung Brook - Stany Zjednoczone; innych poza tym pielgrzymów zarówno z kraju, jak i z emigracji, nie objętych tymi grupami, uczestników grup turystycznych oraz grupę pracowników “Ursusa” z Warszawy. . . . Pozdrawiając wszystkich obecnych tutaj rodaków polecam Kościół święty i jego sprawy na calej ziemi, jego trudne sprawy, współczesne modlitwie moich rodaków w Ojczyźnie i na emigracji.

A diversi gruppi italiani

DESIDERO ORA porgere il mio saluto alle Suore dell’Istituto “Religiose Purezza di Maria”, attualmente a Roma per prepararsi, con gli studi universitari, all’insegnamento che le attende nelle scuole della loro Congregazione. A tutte auguro una generosa dedizione all’impegno educativo e formulo altresì l’auspicio che la loro fedeltà alla vita religiosa, nell’amore a Cristo e nell’impegno per la causa del suo regno, costituisca l’anima profonda di tutto il loro servizio ecclesiale.

* * *

SALUTO ANCHE i pellegrini della Diocesi di Caltanissetta, ai quali auguro che il loro viaggio a Roma costituisca non solo un momento privilegiato di fraternità e di comunione, ma un’occasione per rinvigorire la fede, traendo ispirazione dalle memorie degli Apostoli Pietro e Paolo e da tanti monumenti della tradizione cristiana presenti in questa Città.

* * *

IL MIO PENSIERO va poi al gruppo dei fedeli di San Pietro Apostolo in Fondi (diocesi di Gaeta), accompagnati dal loro parroco e dal sindaco della Città. Saluto il Consiglio pastorale e in particolare i giovani che quest’anno hanno ricevuto i sacramenti dell’eucaristia e della Confermazione. Li invito ad essere perseveranti nella partecipazione alla Eucaristia festiva, generosi nella testimonianza e nella diffusione della loro fede, validi assertori della parola di Cristo lungo tutto il corso della loro vita. Benedico volentieri l’immagine di San Pietro, loro patrono, che essi hanno portato qui per la circostanza ed alla sua celeste intercessione affido l’intera parrocchia.

* * *

SALUTO, INFINE, con affetto i cari ragazzi ospiti del centro di riabilitazione “La nostra scuola”, e saluto con loro il personale ed i familiari che li accompagnano. A tutti l’invito a perseverare con fiducia nell’opera intrapresa. Essa è una testimonianza validissima del servizio e del rispetto dovuto alla vita ed alla persona umana: un servizio prezioso per la riabilitazione dei piccoli, per la serenità di cui hanno bisogno, per l’appagamento delle attese dei loro genitori.

A tutti voi la mia Benedizione, con cordiale affetto.

Ai giovani

SALUTO ORA i ragazzi e giovani, ormai liberi dagli impegni di un anno scolastico che mi auguro abbia portato frutti copiosi di crescita umana e culturale.

Carissimi, nei mesi estivi la corsa dell’anno per voi si rallenta: è il tempo delle vacanze, del riposo, del turismo, del divertimento.

Voi avvertite tanto desiderio di compagnia, tanta voglia di far festa, interrompendo la monotonia del quotidiano. Ricordate tuttavia che il tempo non va mai sprecato, perché si consuma in fretta, e pertanto va vissuto in tutta la sua intensità. Non manchino nelle vostre giornate, con le occasioni di svago, momenti intensi di incontro con Dio nella preghiera, prendendo spunto anche dalla contemplazione del creato.

Mentre vi auguro di cuore Buone Vacanze, vi seguo con la mia preghiera e vi benedico.

Agli ammalati

CARI AMMALATI, anche voi, affrontando i disagi della temperatura estiva, accompagnati dai familiari o da persone amiche e generose, vi siete uniti ai partecipanti a questa Udienza. A voi devo un saluto particolare, cordiale ed affettuoso.

La liturgia ha fatto memoria ieri di San Luigi Gonzaga, un giovane che, chinandosi a lenire le piaghe dei fratelli sofferenti, contrasse il morbo che lo portò prematuramente a “contemplare il Dio eterno nella terra dei viventi”: così egli scriveva in una famosa lettera alla madre, nella quale definiva il premio finale “un tesoro che è coronamento di grandi fatiche e pianto”. Ed aggiungeva: il Signore “ci toglie tutto quello che prima ci aveva dato solo per riporlo in un luogo più sicuro ed inviolabile”.

I Santi ci hanno tracciato ed indicato la strada: a noi il compito di seguirla, anche quando i sentieri del Signore si fanno stretti e faticosi.

Vi accompagni la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

SALUTO INFINE tutti voi, cari sposi novelli, che nell’itinerario del vostro viaggio nuziale avete voluto inserire anche una sosta presso la Sede di Pietro quale opportunità di riflessione e di preghiera.

Resi forti dalla grazia del Sacramento che avete da poco ricevuto, sappiate costruire giorno per giorno una vita di amore fecondo, mantenendo forti e grandi i vostri animi e coltivando lo spirito di sacrificio, col quale saprete affrontare gli immancabili momenti della vita coniugale.

Attraverso la preghiera comune, saprete anche profumare la vostra nuova casa del senso di Dio, trasmettendo in tal modo, insieme con la vita, anche il dono della fede ai figli che Dio vorrà donarvi.

Nella vostra casa portate anche la mia Benedizione.

Prima di concludere l’udienza generale di questa mattina il Santo Padre, riferendosi alla riunione in corso nel monastero ortodosso di Uusi Valamo in Finlandia della commissione mista tra cattolici e ortodossi, chiede di pregare per il ristabilimento della piena unità tra Chiesa cattolica e Chiese ortodosse. Queste le parole di Giovanni Paolo II.

Da domenica scorsa è riunita nel monastero ortodosso di Uusi Valamo (Nuovo Valamo), in Finlandia, la Commissione mista fra la Chiesa cattolica e l’insieme di tutte le Chiese ortodosse.

Nell’esprimere viva gioia per i progressi che il dialogo teologico cattolico-ortodosso ha già compiuto, vi invito ad unirvi a me nella preghiera al Signore perché illumini i componenti della Commissione e li aiuti nell’importante lavoro che stanno svolgendo in vista del ristabilimento della piena unità tra cattolici e ortodossi.

Prima di concludere l’udienza generale il Santo Padre vuole far partecipi i presenti delle sue preoccupazioni di questi giorni per l’unità della Chiesa e chiede di pregare con particolare intensità affinché i discepoli di Cristo continuino ad essere “una cosa sola”. Queste le parole del Santo Padre.

In questi giorni siamo particolarmente preoccupati per l’unità della santa Chiesa nella fedeltà alla verità rivelata.

Ritorniamo alla preghiera di Cristo che nell’ultima cena esortò i suoi discepoli ad essere una cosa sola. Pregando alla fine di questa udienza il “Pater Noster”, facciamolo con questa particolare intenzione.


© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 21:29. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com