Il Figlio unigenito che rivela il Padre
GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 1° giugno 1988
1. “Dio che aveva già parlato nei tempi antichi molte volte e in diversi modi ai padri per mezzo dei profeti, ultimamente, in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio . . .” (Eb 1, 1 s). Con queste parole, ben conosciute dai fedeli grazie alla liturgia natalizia, l’autore della lettera agli Ebrei parla della missione di Gesù Cristo, presentandola sullo sfondo della storia dell’antica alleanza. Vi è, da un lato, una continuità tra la missione dei profeti e la missione di Cristo; dall’altro lato però salta subito agli occhi una chiara differenza. Gesù non è soltanto l’ultimo, oppure il più grande tra i profeti: il profeta escatologico, com’era da alcuni chiamato e atteso. Egli si distingue da tutti gli antichi profeti in modo essenziale e supera infinitamente il livello della loro personalità e della loro missione. Egli è il Figlio del Padre, il Verbo-Figlio consostanziale al Padre.
2. Questa è la verità chiave per comprendere la missione di Cristo. Se egli è stato mandato per annunziare la buona novella (il Vangelo) ai poveri, se insieme con lui “è venuto a noi” il Regno di Dio, entrando in modo definitivo nella storia dell’uomo, se Cristo è colui che rende testimonianza alla verità attinta alla sua stessa fonte divina, come abbiamo visto nelle precedenti catechesi, ora possiamo ricavare dal testo della lettera agli Ebrei, appena riportato, la verità che unifica tutti gli aspetti della missione di Cristo: Gesù rivela Dio nel modo più autentico, perché basato sull’unica fonte assolutamente sicura e indubitabile: l’essenza stessa di Dio. La testimonianza di Cristo ha dunque il valore della verità assoluta.
3. Nel Vangelo di Giovanni troviamo la stessa affermazione della lettera agli Ebrei, espressa in modo più conciso. Leggiamo infatti alla fine del prologo: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).
In questo consiste l’essenziale differenza tra la rivelazione di Dio che si trova nei profeti e in tutto l’Antico Testamento, e quella portata da Cristo che dice di se stesso: “Ora qui c’è più di Giona” (Mt 12, 41). Qui a parlare di Dio è Dio stesso fattosi uomo: “Il Verbo che si fece carne” (cf. Gv 1, 14). Quel Verbo che “è nel seno del Padre” (cf. Gv 1, 18), diventa “la luce vera” (cf. Gv 1, 9), “la luce del mondo” (cf. Gv 8, 12). Lui stesso dice di sé: “Io sono la via, la verità e la vita” (cf. Gv 14, 6).
4. Cristo conosce Dio come il Figlio che conosce il Padre e nello stesso tempo è conosciuto da lui: “Come il Padre conosce me (“ginoskei”) e io conosco il Padre . . .”, leggiamo nel Vangelo di Giovanni (cf. Gv 10, 15), e quasi identicamente nei sinottici: “Nessuno conosce (“epiginoskei”) il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio, e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27; cf. Lc 10, 22).
Dunque il Cristo, il Figlio che conosce il Padre, rivela il Padre. E nello stesso tempo il Figlio viene rivelato dal Padre. Gesù stesso, dopo la confessione di Cesarea di Filippo, lo fa notare a Pietro, che lo riconosce come “il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato - gli dice - ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17).
5. Se l’essenziale missione di Cristo è di rivelare il Padre, che è il “Dio nostro” (cf. Gv 20, 17), nello stesso tempo egli stesso viene rivelato dal Padre come Figlio. Questo Figlio essendo “una cosa sola con il Padre” (Gv 10, 30), può dunque dire: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9). In Cristo Dio è diventato “visibile”: in Cristo si attua la “visibilità” di Dio. Lo ha detto concisamente sant’Ireneo: “La realtà invisibile del Figlio era il Padre, e la realtà visibile del Padre era il Figlio” (S. Irenaei “Adv. haer.”, IV, 6, 6).
Dunque in Gesù Cristo si realizza in tutta la pienezza l’autorivelazione di Dio. Al momento opportuno verrà poi rivelato lo Spirito che procede dal Padre (Gv 15, 26), e che il Padre manderà nel nome del Figlio (cf. Gv 14, 26).
6. Nella luce di questi misteri della Trinità e dell’incarnazione, acquista un adeguato significato la beatitudine proclamata da Gesù per i suoi discepoli: “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono” (Lc 10, 23-24).
Quasi una viva eco di queste parole del maestro sembra risonare nella prima lettera di Giovanni: “Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostri mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita (poiché la vita si è fatta visibile, noi l’abbiamo veduta e di ciò rendiamo testimonianza e vi annunziamo la vita eterna . . .), quello che abbiamo veduto e udito noi lo annunziamo a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1 Gv 1, 1-3). Nel prologo del suo Vangelo lo stesso Apostolo scrive, “. . . noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14).
7. In riferimento a questa verità fondamentale della nostra fede, il Concilio Vaticano II nella Costituzione sulla divina rivelazione dice: “La profonda verità, poi, su Dio e sulla salvezza degli uomini, per mezzo di questa rivelazione risplende a noi in Cristo, il quale è insieme il mediatore e la pienezza di tutta intera la rivelazione” (Dei Verbum, 2). Qui abbiamo la piena dimensione di Cristo, rivelazione di Dio, perché questa rivelazione di Dio è, nello stesso tempo, la rivelazione dell’economica salvifica di Dio nei riguardi dell’uomo e del mondo. In essa, come dice san Paolo a proposito della predicazione degli apostoli, si tratta di “far risplendere agli occhi di tutti qual è l’adempimento del mistero nascosto da secoli nella mente di Dio, creatore dell’universo” (Ef 3, 9). È il mistero del piano della salvezza, che Dio ha concepito dall’eternità nell’intimità della vita trinitaria, nella quale ha contemplato, amato, voluto, creato e “ri-creato” le cose del cielo e della terra legandole all’incarnazione e quindi a Cristo.
8. Ricorriamo ancora una volta al Concilio Vaticano II, dove leggiamo: “Gesù Cristo . . . Verbo fatto carne, mandato come «uomo agli uomini», «parla le parole di Dio» (Gv 3, 34) e porta a compimento l’opera di salvezza affidatagli dal Padre” (cf. Gv 5, 36; 17, 4). Egli, “col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e con le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e la sua risurrezione di tra i morti, e infine con l’invio dello Spirito Santo, compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina, che cioè Dio è con noi per liberarci dalle tenebre del peccato e della morte, e risuscitarci per la vita eterna”.
“L’economia cristiana, dunque, in quanto è alleanza nuova e definitiva, non passerà mai e non è da aspettarsi alcun’altra rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Gesù Cristo” (cf. 1 Tm 6, 14 et Tt 2, 13) (Dei Verbum, 4).
Ai pellegrini di lingua francese
JE SALUE CORDIALEMENT les pèlerins et visiteurs de langue française. A la veille de la fête du Corps et du Sang du Christ, je vous souhaite de vivifier votre foi en la présence réelle du Sauveur dans le grand sacrement du sacrifice rédempteur. Et que votre visite au centre de l’Eglise universelle renforce en vous le sens de la communion avec les chrétiens de tous les continents!
Je prie Dieu de vous combler de ses Bénédictions.
Ad alcuni gruppi di lingua inglese
Dear Brothers and Sisters,
I WOULD LIKE to extend a special welcome to the Choir from Saint Aloysius Gonzaga Parish in Nashua, New Hampshire.
I greet most cordially the volunteers, staff and friends of the USO in Naples, and I wish to assure you of my prayers for the victims of the terrorist attack some weeks ago.
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I OFFER A WARM WELCOME to the pilgrims from the Church of Saint Anselm and Saint Cecilia in Kingsway, London, who are accompanied by the members of their Youth Choir.
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IT IS A JOY to have so many priests and religious present at today’s audience. In a particular way I extend greetings to the Brothers of Saint Gabriel from India. The Church is most grateful for your public witness to Christ and the Gospel. I pray that your visit to Rome will renew in each of your hearts the joyful awareness that Christ has called you by name and loves you with an everlasting love.
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AND TO ALL the English-speaking visitors and pilgrims I extend a very cordial welcome, especially to those from England, Denmark, Sri Lanka, Australia, Korea, Malaysia, Singapore, Brunei and the United States. To you and to all your dear ones I impart my Apostolic Blessing.
Ai fedeli di lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
DIESE BRÜDERLICHE Aufforderung richte ich auch an die heutigen Besucher deutscher Sprache und grüße alle noch einmal herzlich. Ein besonderer Gruß geht dabei an die Pilgergruppe der katholischen Frauengemeinschaft aus Illingen, denen ich gute Segenswünsche auch für ihre Familien zu Hause mit auf den Weg gebe. Mit aufmerksamer Wertschätzung grüße ich die Gruppe von Richtern und Staatsanwälten aus dem Raum Würzburg. Der Heilige Geist Gottes sei mit Ihrem verantwortungsvollen Wirken. Schließlich wende ich mich mit Dankbarkeit der großen Gruppe von Damen und Herren aus dem Fränkischen Sängerbund zu und bekunde meine Freude über Euer gekonntes Singen und Musizieren. Allen anwesenden Besuchern aus Deutschland, Österreich und der Schweiz gilt mein Gebet und Segen.
Ai fedeli dalla Spagna e da Paesi latinoamericani
Amadísimos hermanos y hermanas,
ME ES GRATO SALUDAR a los numerosos peregrinos de América Latina y España, presentes en esta Audiencia. De modo especial quiero saludar al grupo de sacerdotes claretianos llegados de diversas partes del mundo para un curso de renovación, a las peregrinaciones de la Arquidiócesis de Hermosillo (México), a las formadas por la familia salesiana de Santo Domingo; Uruguay y Costa Rica, así como a las representaciones del Colegio Médico de Sevilla y del Centro Tahanan - de inmigrantes filipinos -, con sede en Madrid. Os invito, como fruto de vuestra presencia en Roma, a caminar según el Espíritu, guía de la Iglesia, para que podáis comprender el significado de las palabras de Cristo que son “camino, verdad y vida”.
En esta circunstancia me complace también bendecir la puerta realizada para la Basílica de Nuestra Señora de Altagracia en Higüey (República Dominicana). Amadísimos hijos, esta puerta que sea para todos vosotros, a través de un fiel seguimiento de Cristo, la verdadera “Janua caeli”: puerta del cielo, por mediación de la Virgen María a la que tanto queréis y veneráis.
A todos imparto con afecto mi Bendición Apostólica.
Ad alcuni gruppi di lingua portoghese
Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,
COM OS MEUS VOTOS de bem, a todos os presentes de língua portuguesa, saúdo em especial:
- os visitantes e peregrinos que vêm de São Paulo, Rio de Janeiro, Belo Horizonte, Salvador e Vitória, no Brasil: sede bem-vindos e que a estada em Roma seja para todos encontro com Cristo!
- o grupo pertencente ao Movimento de “Schoensttat”, também do Brasil: que a peregrinação a Roma impulsione a vossa peregrinação na fé, a exemplo de Maria, “a bem-aventurada porque acreditou”;
- de Portugal, o grupo de pessoas ligadas à “Sociedade Portuguesa de História da Medicina”, de Lisboa: grato pela visita, desejo que o vosso labor profissional, à luz dos princípios éticos, seja sempre serviço do homem, remido por Jesus Cristo; e, para vós próprios, caminho de plenitude humana e cristã, com as Bênçãos de Deus.
Ai pellegrini polacchi
SERDECZNIE POZDRAWIAM wszystkich pielgrzymów z Polski, w szczególności z Krakowa z Woli Justowskiej, parafia Matki Boskiej Królowej Polski; z Ursusa koło Warszawy, parafia św. Józefa; z Kielc, parafia św. Wojciecha; z Gliwic, parafia św. Krzyża, ojcowie redemptoryści; z Głogowa, diecezja gorzowska, parafia Matki Bożej Królowej Polski; prócz tego współpracowników misyjnych księży pallotynów z różnych stron Polski; przedstawicieli Polonii ze Stanów Zjednocznych; kolejarzy z Częstochowy; esperantystów z Gdańska; grupę lekarzy, farmaceutów i pracowników kolei z Poznania i Warszawy; kolejarzy z Rajczy i Kluczborka; prócz tego uczestników grup turystycznych z Warszawy; PKS, z Gdańska Orbis-Turysta i handlowców z Tarnowa.
Ad alcuni gruppi italiani
DESIDERO ORA porgere il mio saluto ai numerosi pellegrini del quartiere di Ponticelli, in Napoli, guidati dall’arcivescovo Monsignor Michele Giordano, che il prossimo 28 giugno sarà elevato alla dignità cardinalizia. Mi compiaccio con voi, cari fedeli di Napoli, per la settimana di preghiere e di catechesi che in questo Anno Mariano avete voluto realizzare, ricordando specialmente la celeste patrona del vostro quartiere, la Madonna della Neve. Sia per tutti voi questo momento un’occasione per rinvigorire il vostro spirito nella fede, seguendo il modello di Maria, colei che ci precede nel cammino della fede. Pensate spesso all’esempio di Maria, che accolse la parola di Dio e le rimase fedele, fino ai piedi della Croce.
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SALUTO IL PRESIDENTE ed il gruppo direttivo italiano dell’Associazione Internazionale “Ecole Instrument de Paix”, mentre esprimo il mio compiacimento per la bella iniziativa di diffondere nelle scuole di ogni ordine e grado l’educazione alla conoscenza ed all’apprezzamento dei diritti dell’uomo e del diritto all’ambiente per una cultura di pace.
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SALUTO IL GRUPPO dei missionari Salesiani, provenienti da varie nazioni per un corso di formazione permanente. Ad essi auguro il conforto della grazia nel loro ministero, e li invito a diffondere sempre e dovunque lo spirito di Don Bosco, il suo amore per i giovani, il suo metodo di formazione alla vita cristiana.
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IL MIO PENSIERO va poi alle religiose, addette agli Ospedali Militari in Italia, ed alle Suore della Provvidenza, giunte a Roma per un corso di aggiornamento e di spiritualità. Sappiate sempre essere, care sorelle, umili strumenti della Misericordia e della Provvidenza per chi soffre, operando con la testimonianza della carità affettuosa per avvicinare a Cristo i fratelli più bisognosi.
A tutti il mio cordiale saluto e la mia Benedizione.
Ai giovani
Rivolgo ora il mio saluto ai giovani.
INIZIA OGGI il mese di Giugno, dedicato al Sacro Cuore di Gesù. Il Culto al Sacro Cuore, che ha fondamento nella Sacra Scrittura, ed ha una storia di crescente sviluppo nella Chiesa, è una risposta di fede e di amore a Cristo che, offertosi per noi al Padre sulla Croce fino all’ultima goccia di sangue, ci ha reso popolo della nuova ed eterna Alleanza.
Carissimi giovani, fate oggetto di riflessione questo mistero di grazia, per penetrare sempre più in profondità le inesauribili ricchezze spirituali, ma, soprattutto, lasciatevi coinvolgere dalla sua logica. A voi, che l’età rende attenti nel ricercare ideali significativi per i quali impegnare l’esistenza, non riuscirà difficile scoprire come la totale adesione al Signore sia la migliore garanzia per essere validamente illuminati dalle scelte che contano per il vostro presente e per il vostro futuro. Vi sostengano in questa ricerca la mia preghiera e la mia Benedizione.
Agli ammalati
Un affettuoso saluto anche agli ammalati presenti.
ANCHE A VOI, carissimi fratelli e sorelle, il Cuore di Cristo si offre come porto di sicuro rifugio e di consolazione: “Venite a me - egli ha detto - voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò”. È davvero fonte di grande pace questo invito e, più ancora, la certezza che, accogliendolo, si troveranno luce e fama necessarie per affrontare momenti di immancabile sconforto e dar soluzione ad interrogativi che sembrerebbero senza risposta. Ci si sente, così, più uniti a Cristo crocifisso e redentore, e si diventa capaci di trasformare momenti di sofferenza in occasioni di grazia per sé e per i fratelli. Nell’assicurarvi il mio ricordo nella preghiera per una pronta guarigione, auspico che di questa verità possiate fare viva esperienza e diventarne sereni e convinti testimoni davanti al mondo. Vi benedico di cuore uno per uno.
Agli sposi novelli
Agli sposi novelli venuti a questa Udienza, porgo fervidi auguri di ogni desiderato bene,
CARISSIMI, CON LA CELEBRAZIONE del sacramento del matrimonio, voi avete scelto il Signore come garante della vostra unione coniugale per andare avanti, insieme con Lui, con fondata fiducia. Siate certi che, se saprete rinnovare ogni giorno tale scelta, egli saprà ricompensarvi pienamente, continuando ad accompagnarvi con la Sua Provvidenza nel nuovo stato di vita. A Lui, che ha santificato il vostro amore, consacrate ogni giorno le vostre esistenze, i figli che avrete, i vostri progetti. La sua pace e la sua gioia consolideranno la vostra famiglia, che diventerà un esempio ed un modello anche per la società. Per questi voti, vi accompagni la mia propiziatrice Benedizione.
© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana
Gesù,«il testimone fedele»
GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 8 giugno 1988
1. Leggiamo nella costituzione Lumen Gentium del Concilio Vaticano II riguardo alla missione terrena di Gesù Cristo: “È venuto quindi il Figlio, mandato dal Padre, il quale in lui prima della fondazione del mondo ci ha eletti e ci ha predestinati ad essere adottati in figli, perché in lui volle accentrare tutte le cose (cf. Ef 1, 4-5. 10). Perciò Cristo, per adempiere la volontà del Padre ha inaugurato in terra il Regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di lui e con la sua obbedienza ha operato la redenzione” (Lumen Gentium, 3).
Questo testo ci permette di considerare in modo sintetico tutto ciò di cui abbiamo parlato nelle ultime catechesi. In esse, infatti, abbiamo cercato di mettere in rilievo gli aspetti essenziali della missione messianica di Cristo. Ora il testo conciliare ci ripropone la verità della stretta e profonda connessione che esiste tra questa missione e lo stesso inviato, Cristo, che nell’adempimento di essa manifesta le sue disposizioni e doti personali. Si possono infatti rilevare in tutta la condotta di Gesù alcune caratteristiche fondamentali, che trovano espressione anche nella sua predicazione, e servono a dare pienezza di credibilità alla sua missione messianica.
2. Gesù nella sua predicazione e nella sua condotta dimostra anzitutto la sua profonda unione con il Padre nel pensiero e nelle parole. Ciò che vuole trasmettere ai suoi uditori (e a tutta l’umanità) proviene dal Padre che l’ha “mandato nel mondo” (Gv 10, 36). “Perché io non ho parlato da me, ma il Padre che mi ha mandato, egli stesso mi ha ordinato che cosa devo dire ed annunziare. E io so che il suo comandamento è vita eterna. Le cose dunque che io dico, le dico come il Padre le ha dette a me” (Gv 12, 49-50). “Come mi ha insegnato il Padre, così io parlo” (Gv 8, 28). Così leggiamo nel Vangelo di Giovanni. Ma anche nei sinottici è riportata una parola analoga pronunciata da Gesù: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio” (Mt 11, 27), e con quel “tutto” Gesù si riferisce espressamente al contenuto della rivelazione da lui portata agli uomini (cf. Mt 11, 25-27; analogiche Lc 10, 21-22). In queste parole di Gesù troviamo la manifestazione dello spirito con cui egli compie la sua predicazione. Egli è e rimane il “testimone fedele” (Ap 1, 5). In questa testimonianza è inclusa e risalta quella particolare “obbedienza” del Figlio verso il Padre, che nel momento culminante si dimostrerà “obbedienza fino alla morte” (cf. Fil 2, 8).
3. Nella predicazione Gesù dimostra pure che quella sua assoluta fedeltà al Padre come fonte prima e ultima di “tutto” ciò che deve essere rivelato, è il fondamento essenziale della sua veridicità e credibilità. “La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato”, dice Gesù, e aggiunge: “Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l’ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia” (Gv 7, 16. 18). Sulla bocca del Figlio di Dio tali parole possono sorprendere. Le pronunzia infatti colui che è “consostanziale al Padre”. Ma non possiamo dimenticare che egli parla anche come uomo. Ci tiene a far sì che i suoi uditori non abbiano alcun dubbio su di un punto fondamentale: ossia che la verità, che lui trasmette, è divina, e proviene da Dio. Ci tiene a far sì che gli uomini, ascoltandolo, trovino nella sua parola l’accesso alla stessa fonte divina della verità rivelata. Che essi non si fermino su colui che insegna, che non si lascino affascinare dall’“originalità” e “straordinarietà” di ciò che in questa dottrina proviene dal Maestro stesso. Il Maestro “non cerca la propria gloria”. Cerca solo ed esclusivamente “la gloria di colui che l’ha mandato”. Non parla “a nome proprio”, ma a nome del Padre.
Anche questo è un aspetto dello “spogliamento” (“kenosis”), che secondo san Paolo (cf. Fil 2, 7), raggiungerà il suo culmine nel mistero della croce.
4. Cristo è il “testimone fedele”. Questa fedeltà - nella ricerca esclusiva della gloria del Padre, non di quella propria - scaturisce dall’amore, che egli intende provare: “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre” (Gv 14, 31). Ma la sua rivelazione dell’amore al Padre include anche il suo amore per gli uomini. Egli infatti “passa beneficando” (cf. At 10, 38). Tutta la sua missione terrena è colma di atti di amore verso gli uomini, specialmente i più piccoli e bisognosi. “Venite a me - egli invita - voi tutti che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò” (Mt 11, 28). “Venite”: è una esortazione che oltrepassa la cerchia dei contemporanei che Gesù poté incontrare nei giorni della sua vita e della sua sofferenza sulla terra; è una chiamata per i poveri di tutti i tempi, sempre attuale anche oggi, sempre rinascente sul labbro e nel cuore della Chiesa.
5. Parallela a questa esortazione, ve n’è un’altra: “imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime” (Mt 11, 29). La mitezza e l’umanità di Gesù diventano un’attrattiva per chi è chiamato ad accedere alla sua scuola: “Imparate da me”. Gesù è il “testimone fedele” dell’amore che Dio nutre per l’uomo. Nella sua testimonianza la verità divina e l’amore divino vengono associati. Per questo tra la parola e l’azione, tra ciò che egli fa e ciò che egli insegna vi è una profonda coesione, quasi si direbbe omogeneità. Gesù non solo insegna l’amore come il comandamento supremo, ma lo adempie egli stesso nel modo più perfetto. Non solo proclama le beatitudini nel discorso della montagna, ma ne offre in sé l’incarnazione durante tutta la sua vita. Non solo pone l’esigenza di amare i nemici, ma egli stesso l’adempie soprattutto nell’ora della crocifissione: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34).
6. Ma quella “mitezza e umiltà di cuore” in nessun modo significa debolezza. Al contrario, Gesù è esigente. Il suo Vangelo è esigente. Non è proprio lui ad ammonire: “Chi non prende la sua croce e non mi segue, non è degno di me”? E poco dopo: “Chi avrà trovato la sua vita la perderà; e chi avrà perduto la sua vita per causa mia la troverà” (Mt 10, 38-39). È una sorta di radicalismo non solo nel linguaggio evangelico, ma anche nelle reali esigenze della sequela di Cristo, delle quali egli non esita a ribadire spesso tutta l’estensione: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace - egli dice un giorno - ma una spada” (Mt 10, 34). È un modo forte per dir che il Vangelo è anche una fonte di “inquietudine” per l’uomo, Gesù vuol farci capire che il Vangelo è esigente, e che esigere vuol dire agitare le coscienze, non permettere che si adagino in una falsa “pace”, nella quale diventano sempre più insensibili e ottuse, così che in esse le realtà spirituali si svuotano di valore, perdendo ogni risonanza. Gesù dirà davanti a Pilato: “Sono venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18, 37). Queste parole riguardano anche la luce che egli porta su tutto il campo delle azioni umane, sgominando l’oscurità dei pensieri e specialmente delle coscienze per far trionfare in ogni uomo la verità. Si tratta però di mettersi dalla parte della verità. “Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce”, dirà Gesù (Gv 18, 37). Per questo Gesù è esigente. Non duro o inesorabilmente severo: ma forte e inequivocabile nel richiamare chiunque alla vita nella verità.
7. Così le esigenze del Vangelo di Cristo penetrano nel campo della legge e della morale. Colui che è il “testimone fedele” (Ap 1, 5) della verità divina, della verità del Padre, dice fin dall’inizio del discorso della montagna: “Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel Regno dei cieli” (Mt 5, 19). E nell’esortare alla conversione, non esita a rimproverare le stesse città dove la gente rifiuta di credere: “Guai a te, Corazin, guai a te, Betsaida!” (Lc 10, 13), mentre ammonisce tutti e ciascuno: “. . . se non vi convertirete, perirete” (Lc 13, 3).
8. Così il Vangelo della mitezza e dell’umiltà va di pari passo con il Vangelo delle esigenze morali, e persino delle severe minacce a coloro che non vogliono convertirsi. Non vi è contraddizione tra l’uno e l’altro. Gesù vive della verità che annunzia e dell’amore che rivela, e questo è un amore esigente come la verità da cui promana. Del resto l’amore ha posto le più grandi esigenze a Gesù stesso nell’ora del Getsemani, nell’ora del Calvario, nell’ora della croce. Gesù ha accettato e assecondato queste esigenze fino in fondo, perché, come ci avverte l’evangelista, egli “amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Si trattava di un amore fedele, per il quale il giorno prima di morire egli poteva dire al Padre: “Le parole che hai dato a me io le ho date a loro” (Gv 17, 8).
9. Come “testimone fedele” Gesù ha compiuto la missione ricevuta dal Padre nelle profondità del mistero trinitario. Era una missione eterna, inclusa nel pensiero del Padre che lo generava e che lo predestinava a compierla “nella pienezza dei tempi” per la salvezza dell’uomo - di ogni uomo - e per il bene perfetto di tutta la creazione. Gesù aveva la coscienza di questa sua missione al centro del piano creatore e redentore del Padre; e perciò, con tutto il realismo della verità e dell’amore portati al mondo, poteva dire: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32).
Ai fedeli di lingua francese
Chers Frères et Sœurs,
JE SUIS HEUREUX de saluer les pèlerins et visiteurs de langue française. Parmi vous, je voudrais adresser un salut spécial aux anciens Déportés du travail venus nombreux en pèlerinage. Vous gardez le souvenir de l’épreuve qui a marqué votre jeunesse. Vous gardez le souvenir de tous ceux qui ont été particulièrement fraternels dans de dures circonstances, de ceux qui ont été des témoins de la foi, pour un certain nombre au prix de leur vie. Comment ne pas évoquer aujourd’hui le bienheureux Marcel Callo, ses camarades séminaristes, jocistes et scouts, en Thuringe, à Berlin et en d’autres régions! Dans la fidélité de la mémoire, soyez aujourd’hui encore unis dans la foi et l’espérance, soyez les artisans de paix dont le monde a besoin! Que votre visite aux tombeaux des Apôtres soit source de grâce pour vous et tous vos amis!
A l’occasion de la fête prochaine du Sacré-Cœur de Jésus, vous tous qui êtes rassemblés ici, je vous invite à répondre à l’amour du Christ en mettant dans votre vie beaucoup d’amour! Et de grand cœur, je vous donne ma Bénédiction Apostolique!
Ai pellegrini di espressione inglese
Dear Brothers and Sisters,
I WISH TO WELCOME the participants in the Development Administration Programma. Ladies and Gentlemen: During these months in Rome you are given an opportunity to perfect your professional skills in the company of men and women from a number of different countries. Such a setting which encourages dialogue and mutual understanding can foster international collaboration and a new spirit of fraternity and peace. May God bless you and strengthen you in your worthy endeavours.
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MY GREETINGS also go to the Saint Cecilia Parish Choir from Houston, Texas, the group of alumni and benefactors of the Pontifical College Josephinum and a group of officers of Encyclopaedia Britannica International.
To all the English-speaking pilgrims and visitors, I extend very cordial greetings, especially to those from England, India, Australia, Canada and the United States. To you and to your families I willingly impart my Apostolic Blessing.
Ai fedeli di lingua tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
MIT DIESEN GEDANKEN grüße ich alle anwesenden deutschsprachigen Pilger und Besucher herzlich, unter ihnen besonders die Gruppe des katholischen Frauenbundes in Biberach, der katholischen Militärpfarrei St. Georg in Murnau sowie die Mitglieder der Männerarbeit der Evangelischen Kirche von Westfalen in Bielefeld.
Ich wünsche euch allen einen frohen und bereichernden Romaufenthalt und erbitte euch und euren Lieben in der Heimat mit dem Apostolischen Segen Gottes steten Schutz und Beistand.
Ai pellegrini giunti dalla Spagna e da numerosi Paesi latinoamericani
Amadísimos hermanos y hermanas,
DESEO AHORA DIRIGIR mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.
En particular, saludo al grupo de Hermanos de las Escuelas Cristianas, que están haciendo en Roma un curso de renovación espiritual. Asimismo, a los estudiantes del Concurso “Mi tierra”, de Avila, a la peregrinación de la diócesis de Badajoz y a la Asociación de Viudas de la diócesis de Jaén. A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos Países de América Latina y de España, imparto con afecto la Bendición Apostólica.
Ai fedeli giunti dal Portogallo e dal Brasile
Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,
SAÚDO CORDIALMENTE todos os ouvintes de língua portuguesa, em especial os presentes: peregrinos de Lisboa, participantes numa iniciativa cultural em Roma e os grupos brasileiros, de Porto Alegre, Rio, Salvador e São Paulo. Sede bem-vindos! Grato pela vossa visita, desejo e peço a Deus que leveis deste encontro, com a fé mais avivada, o empenho em der testemunho da verdade: d’Aquele que a si próprio se designou a Verdade, Jesus Cristo. E, em seu nome, vos abençoo.
Ai pellegrini polacchi
POZDRAWIAM KSIEDZA Biskupa Ordynariusza i Księży Biskupów Pomocniczych diecezji szczecińskokamieńskiej oraz pielgrzymów ze Szczecina, przybyłych tu na pierwszą rocznicę odwiedzin Papieża w ich mieście; pielgrzymów z parafii św. Jana Chrzciciela z Komorowic, archidiecezja krakowska; byłych uczniów szkoly pijarskiej w Krakowie, na dziesięciolecie matury; z parafii Jezusa Chrystusa Odkupiciela człowieka z Bielska-Białej; pielgrzymów z kościoła księży jezuitów z Piotrkowa Trybunalskiego; pomocników Koscioła z parafii Wspomożenia Wiernych w Poznaniu, księża salezjanie; pielgrzymów z parafii Matki Boskiej Częstochowskiej w Londynie; również pielgrzymkę Polonii australijskiej z Melbourne; pielgrzymkę z Polskiej Misji Katolickiej w Bielefeld; uczestników grup turystycznych: “Turysty” z Wrocławia i całej; Polski, PKS, PTTK; prócz tego innych pielgrzymów nie objętych tymi grupami, zarówno z kraju, jak i z emigracji. Wszystkich serdecznie pozdrawiam i z wielką wdzięcznością wspominam moje odwiedziny w Polsce, a w szczególności w Szczecinie odbyte rok temu u stóp Matki Bożej Fatimskiej.
Ad alcuni gruppi italiani
DESIDERO ORA rivolgere un caro saluto ai gruppi parrocchiali del Santissimo Redentore e di San Ciro, di Pozzuoli, in provincia di Napoli, e della parrocchia di Porto Legnago, in provincia di Verona. Vi ringrazio per la vostra presenza, mi unisco a voi nel festeggiare gli anniversari che state celebrando, e vi benedico di cuore.
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SONO PRESENTI, inoltre, alcuni gruppi di Religiosi e Religiose di vari Istituti, che lavorano nelle Missioni: un gruppo di Sacerdoti Comboniani, che festeggiano il 40° anniversario della loro Ordinazione presbiterale; Religiosi e Religiose del Pontificio Istituto Missioni Estere e dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, a Roma per corsi di aggiornamento.
Auguro a tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, uno slancio missionario sempre vivo, generoso, aggiornato, pieno di speranza. Possa questo soggiorno romano ritemprare le forze del vostro spirito per una ripresa del vostro lavoro ancor più fervorosa e ricca di risultati apostolici. Vi seguo con la mia Benedizione.
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UN CORDIALE SALUTO anche ad alcuni gruppi di Religiose di vari Istituti, presenti a Roma per un periodo di più intensa spiritualità, al fine di dare al loro cammino di fede una nuova carica di fervore e di generosità. Si tratta delle Figlie della Chiesa, delle Figlie di San Paolo e delle Piccole Sorelle dei Poveri.
Care Sorelle, in questi giorni di aggiornamento culturale e di più profonda vita interiore, vi sono vicino con la preghiera affinché i vostri incontri e le lezioni che ascolterete abbiano una ricca eco nella vostra anima, vi rendano più salde nella vostra vocazione, e sempre più pronte nel servizio della Chiesa e delle anime. Vi accompagno con la mia Benedizione.
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UN CARO SALUTO inoltre a due gruppi appartenenti ad Enti benemeriti nel campo della promozione umana e della collaborazione tra i popoli: il gruppo dell’Istituto per la Ricostruzione Industriale, avente sede a Roma; e il gruppo della Fondazione di Ricerche e Studi Internazionali, con sede a Firenze. Si tratta per lo più di giovani, appartenenti a vari paesi del mondo, che partecipano a corsi di perfezionamento nelle loro rispettive discipline.
Rallegramenti per queste iniziative ed auguri di buon successo!
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UN CORDIALE SALUTO anche al gruppo di allievi cinesi del Conservatorio di Milano, che si sono esibiti ieri qui a Roma in un saggio di carattere musicale, scenico e letterario. Su voi tutti, sui vostri familiari, e con un particolare pensiero alla vostra Patria, che qui rappresentate, invoco le continue benedizioni del Cielo.
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SALUTO, INFINE con gioia il Coro di sacerdoti ortodossi serbi, che visita in questi giorni l’Italia per far conoscere la bellezza della preghiera cristiana vissuta e celebrata nella loro Chiesa.
I vostri canti corali, cari fratelli nel sacerdozio, ciricordano che la Chiesa di Cristo è essa stessa un coro, e sono uno sprone a lavorare instancabilmente perché il suo canto dalle molte voci porti allo spirito dell’uomo l’armonia unica di Cristo Signore, crocifisso e risorto. Vi invito a portare i miei deferenti saluti al vostro Patriarca, Sua Beatitudine German, mio fratello nel Signore, e l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera.
Ai giovani
ED ORA SALUTO i giovani qui presenti ed i numerosi e vivaci alunni delle scuole.
Questo incontro col Papa voi lo avete certamente desiderato e atteso da tempo. Ora che vi è stato dato di viverlo, fate in modo che esso non resti nel vostro animo come un semplice anche se caro ricordo, ma serva a rendere più salda e coraggiosa la vostra fede, più fermi i propositi battesimali: fuga del male, di tutto quello che non piace a Dio, e prontezza agli atti generosi, ai doveri della vostra età, alla bontà verso tutti. Non abbandonate la vita di pietà, coltivate l’amicizia con Gesù e con la Madre sua, Maria Ss.ma. Tutto questo nella più schietta gioia, perché al Signore piace di essere amato e seguito nella letizia del cuore. Vi accompagni, con questi pensieri, la mia Benedizione, che estendo molto volentieri alle vostre famiglie, ai vostri educatori, ai vostri compagni.
Agli ammalati
RIVOLGENDOMI ORA ai cari ammalati - che vedo qui vicini a me, e che sono ancor più vicini al mio cuore - vorrei confortare la loro fede perché sia sempre forte anche nell’esperienza del male, senza mai perdere di vista i beni, i meriti, il valore e persino la gioia che i patimenti nascondono, se si sa unire la propria croce a quella di Gesù, innocente e vittima. Anche se è duro riconoscerlo, sappiamo che non c’è Pasqua senza Venerdì Santo: non c’è sofferenza che, se abbiamo vera fede, non ci rinnovi e non ci faccia migliori, portandoci a pregustare la gioia della risurrezione.
Dio grande e buono accresca la luce di questa verità, in voi e in tutti noi, perché tutti ne abbiamo bisogno. Col più vivo affetto, carissimi, prego per voi e vi benedico, come benedico le vostre famiglie e quanti hanno di voi amorevole cura.
Agli sposi novelli
ANCHE AGLI SPOSI giunga il mio augurio e, insieme, il mio grazie. Sì, il mio grazie, perché è stato un bel pensiero l’aver voluto fare visita al Papa, per ricevere da Lui una speciale benedizione all’inizio della vostra nuova vita. Invoco su di voi l’assistenza divina, perché vi conforti nell’adempimento del solenne impegno, che è destinato a trasformare profondamente tutta la vostra esistenza e a renderla altamente responsabile dinanzi a Dio, dinanzi alla società, dinanzi a coloro che saranno, come auspico, i frutti del vostro amore. Se volete dare un saldo fondamento all’edificio della vostra famiglia poggiatelo sempre sull’osservanza fedele dei comandamenti di Dio e sulla pratica assidua della preghiera. Abbiate sempre una tenera devozione alla Vergine Santissima. Nel suo nome vi benedico di cuore.
© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana