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Gesu' Figlio e Salvatore Giugno1987

Ultimo Aggiornamento: 04/04/2013 18:39
04/04/2013 18:38

Il prologo del Vangelo di Giovanni: sintesi della fede della Chiesa apostolica
GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 3 giugno 1987



1. Nella precedente catechesi abbiamo mostrato, sulla base dei Vangeli sinottici, come la fede nella figliolanza divina di Cristo si vada formando per rivelazione del Padre nella coscienza dei suoi discepoli e ascoltatori, e prima di tutto nella coscienza degli apostoli. A creare la convinzione che Gesù è il Figlio di Dio nel senso stretto e pieno (non metaforico) di questa parola, contribuisce soprattutto la testimonianza dello stesso Padre, che “rivela” in Cristo il suo Figlio (“il Figlio mio”) tramite le teofanie che ebbero luogo al battesimo nel Giordano e poi durante la trasfigurazione sul monte. Abbiamo pure visto come la rivelazione della verità sulla figliolanza divina di Gesù raggiunga per opera del Padre le menti e i cuori degli apostoli, come appare nelle parole di Gesù a Pietro: “Né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17).

2. Alla luce di questa fede nella divina figliolanza di Cristo, fede che dopo la risurrezione acquistò una forza molto maggiore, bisogna leggere tutto il Vangelo di Giovanni, e particolarmente il suo Prologo (Gv 1, 1-18). Esso è una singolare sintesi che esprime la fede della Chiesa apostolica: di quella prima generazione di discepoli, alla quale era stato dato di avere contatti con Cristo, sia in modo diretto, sia mediante gli apostoli che parlavano di ciò che avevano personalmente ascoltato e visto e in cui scoprivano l’attuazione di tutto ciò che l’Antico Testamento aveva predetto di lui. Ciò che già era stato rivelato precedentemente, ma in un certo senso era coperto con un velo, ora, alla luce dei fatti di Gesù, e specialmente in base agli eventi pasquali, acquistava trasparenza, diventava chiaro e comprensibile.

In questo modo il Vangelo di Giovanni (che tra i quattro Vangeli è stato scritto per ultimo) costituisce in un certo senso la più completa testimonianza su Cristo come Figlio di Dio - Figlio “consostanziale” al Padre. Lo Spirito Santo, promesso da Gesù agli apostoli, il quale doveva “insegnar loro ogni cosa” (cf. Gv 14, 26), permette davvero all’evangelista “di scrutare le profondità di Dio” (cf. 1 Cor 2, 10) e di esprimerle nel testo ispirato del Prologo.

3. “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste” (Gv 1, 1-3). “E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14) . . . “Egli era nel mondo e il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto” (Gv 1, 10-11). “A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati” (Gv 1, 12-13). “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).

4. Il Prologo di Giovanni è certamente il testo chiave, nel quale la verità sulla divina figliolanza di Cristo trova la sua piena espressione. Colui che nel tempo “si fece carne” cioè uomo, è dall’eternità il Verbo stesso, cioè il Figlio unigenito: il Dio “che è nel seno del Padre”. È il Figlio “della stessa sostanza del Padre”, è “Dio da Dio”. Dal Padre riceve la pienezza della gloria. Egli è il Verbo “per mezzo del quale tutto è stato fatto”. E perciò tutto quello che esiste deve a lui quel “principio”, di cui parla il Libro della Genesi (cf. Gen 1, 1) il principio dell’opera della creazione. Lo stesso eterno Figlio, quando viene nel mondo come “Verbo che si fece carne” porta con sé all’umanità la pienezza “di grazia e di verità”. Porta la pienezza di verità perché istruisce sul Dio vero che “nessuno ha mai visto”. E porta la pienezza di grazia, perché a tutti coloro che lo accolgono, dà la forza di rinascere da Dio: di diventare figli di Dio. Purtroppo, constata l’evangelista, “il mondo non lo riconobbe” e anche se “venne fra la sua gente”, molti “non l’hanno accolto”.

5. La verità contenuta nel Prologo giovanneo è la stessa che troviamo in altri libri del Nuovo Testamento. Così per esempio leggiamo nella Lettera “agli Ebrei” che Dio “in questi giorni ha parlato a noi per mezzo del Figlio, che ha costituito erede di tutte le cose e per mezzo del quale ha fatto anche il mondo. Questo Figlio, che è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e sostiene tutto con la potenza della sua parola, dopo aver compiuto la purificazione dei peccati, si è assiso alla destra della maestà nell’alto dei cieli” (Eb 1, 2-3).

6. Il Prologo del Vangelo di Giovanni (come per altro verso la Lettera agli Ebrei), esprime dunque sotto forma di allusioni bibliche, il compimento in Cristo di tutto ciò che è stato detto nell’antica alleanza, iniziando dal Libro della Genesi attraverso la legge di Mosè (cf. Gv 1, 17) e i profeti fino ai libri sapienziali. L’espressione “il Verbo” (che “in principio era presso Dio”) corrisponde alla parola ebraica “dabar”. Anche se in greco si trova il termine “logos”, tuttavia la matrice è prima di tutto veterotestamentaria. Dall’Antico Testamento mutua contemporaneamente due dimensioni: quella di “hochma” cioè sapienza, intesa come “disegno” di Dio riguardo alla creazione, e quella di “dabar” (logos), intesa come la realizzazione di tale disegno. La coincidenza con la parola “logos”, assunta dalla filosofia greca, ha facilitato a suo tempo l’avvicinamento di queste verità alle menti formate da quella filosofia.

7. Rimanendo ora nell’ambito dell’Antico Testamento precisamente in Isaia leggiamo: la “parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 11). Donde appare che la biblica “dabar-parola” non è solo “parola” ma anche “realizzazione” (atto). Si può dire che già nei libri dell’antica alleanza appare una qualche personificazione del “Verbo” (dabar, logos), come pure della “Sapienza” (sofia).

Leggiamo infatti nel Libro della Sapienza:

(La Sapienza) “è iniziata alla scienza di Dio e sceglie le opere sue” (Sap 8, 4), e altrove: “Con te è la sapienza che conosce le tue opere, che era presente quando creavi il mondo; essa conosce che cosa è gradito ai tuoi occhi e ciò che è conforme . . . Mandala dai cieli santi, dal tuo trono glorioso, perché mi assista e mi affianchi nella mia fatica e io sappia che cosa ti è gradito” (Sap 9, 9-10).

8. Siamo così assai vicini alle prime parole del Prologo di Giovanni. Ancor più vicini sono quei versetti del Libro della Sapienza che dicono: “Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale . . . si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando come spada affilata il tuo ordine inesorabile” (Sap 18, 14-15). Tuttavia questa “parola” a cui alludono i libri sapienziali, quella sapienza che sin dall’inizio è presso Dio, è considerata in relazione al mondo creato che essa ordina e dirige (cf. Pr 8, 22-27). “Il Verbo” nel Vangelo di Giovanni invece non solo è “in principio”, ma è rivelato come tutto rivolto a Dio (pros ton Theon) ed essendo egli stesso Dio! “Il Verbo era Dio”. Egli è l’“unigenito Figlio, che è nel seno del Padre” -cioè Dio-Figlio. È in persona la pura espressione di Dio, l’“irradiazione della sua gloria” (cf. Eb 1, 3), “consustanziale al Padre”.

9. Proprio questo Figlio -il Verbo che si fece carne -è colui al quale dà testimonianza Giovanni sul Giordano. Di Giovanni Battista leggiamo nel Prologo: “Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce . . .” (Gv 1, 6-7). Tale luce è proprio Cristo -come Verbo. Leggiamo ancora nel Prologo: “In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini” (Gv 1, 4). Questa è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). La luce che “splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 5).

Dunque, secondo il Prologo del Vangelo di Giovanni, Gesù Cristo è Dio, perché Figlio unigenito di Dio Padre. Il Verbo. Egli viene nel mondo come fonte di vita e di santità. Veramente qui siamo al punto centrale e decisivo della nostra professione di fede: “Il Verbo si è fatto carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

Ai fedeli di espressione francese

Je salue tous les pèlerins de langue française, notamment les missionnaires, les laïcs adultes et jeunes, de différents diocèses de France et de Belgique, et je les bénis de tout cœur.

Ad alcuni gruppi di lingua inglese

On this occasion I extend a warm welcome to the group of Lutheran visitors from Sweden, and also the pilgrims who have come from Lahore, Pakistan. I cordially greet the Chinesespeaking Catholics from Singapore, and the pilgrim group from Korea.

A special word of welcome goes to the many priests and religious who are present here today; in particular to the members of the Canon Law Society of the United States of America, and to a renewal group of the School Sisters of Notre Dame. I offer warmest greetings to the Sisters who are celebrating their Jubilees of Religious Profession: the Franciscan Sisters from Saint Theresa’s College in Winona, and the Sisters of Mercy from Great Britain. Through your public witness as priests and religious, you are making a vital contribution to the Church’s mission of proclaiming the Gospel. I thank you for your fidelity and generous service. May you always find joy in praising God’s holy name.

* * *

I extend cordial greetings to all the English-speaking visitors: from Great Britain, Ireland, Sweden, Pakistan, Singapore, Korea, and the United States of America. As we draw near to the great feast of Pentecost, may your hearts be filled with the peace and grace of the Holy Spirit. God bless you all.

Ai pellegrini di espressione tedesca

Liebe Besucher deutscher Sprache, euch alle und jeden einzelnen grüße ich noch einmal von Herzen und erbitte euch einen jugendlichen, frohen Glauben an die liebende Nähe Gottes inmitten eures Lebens mit seinen Freuden und Sorgen, seinen Ängsten und Hoffnungen. Habt eine gesunde Heimkehr und gebt meinen Segen weiter an all eure Lieben zu Hause!

Ai numerosi fedeli provenienti dalla Spagna e da alcuni Paesi latinoamericani

Dirijo ahora mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular al grupo de sacerdotes de la arquidiócesis de Monterrey (México) y a las junioras de la Congregación de Religiosas de María Inmaculada. A todos aliento a una generosa entrega a Dios y a la Iglesia.

* * *

Saludo igualmente a los miembros de la Asociación Trinitaria de Antequera, a los componentes del Coro EASO de San Sebastián y del Coro Estable Municipal de Merlo (Argentina); así como al grupo de estudiantes procedentes de Puerto Rico.

A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ad alcuni pellegrini giunti dal Brasile

Quero saudar, em particular, o numeroso grupo de Brasileiros -do Rio de Janeiro e de São Paulo, Belo Horizonte, Porto Alegre e Salvador -, presentes hoje: grato pela visita, desejo a todos que a estada em Roma sirva para avivar a fé e dar novo impulso à sua vida de testemunhas de Jesus Cristo e de filhos da Igreja, como quem recebeu o Espírito Santo, para ter coragem e alegria em ser cristão. Penso nas vossas famílias, nos vossos amigos e na vossa pátria, ao dar-vos a Bênção.

Ai pellegrini polacchi

Pozdrawiam pielgrzymów Z Wrocławia, z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa; z archidiecezji wrocławskiej, z parafii Żurawina, dekanat Borów; prócz tego Polaków z Australii, ze Szwajcarii; dzieci polskie, które w ostatnią niedzielę przystąpiły do I Komunii św. w polskim kościele św. Stanisława z ich rodzinami; grupę zakładów “Ursus” w Warszawie; jako też uczestników grup turystycznych.

Ad alcuni pellegrinaggi italiani

Saluto cordialmente i sacerdoti di Torino, che celebrano il XXV anniversario della loro sacra ordinazione. Sono loro vicino in questa tappa importante della loro vita, con la mia preghiera, con i miei auguri e con la mia Benedizione.

* * *

Un saluto caro anche ai giovani seminaristi dei Figli di Don Orione del Santuario dell’Incoronata di Foggia. La Vergine Santa vi sostenga nel vostro cammino e vi prepari a divenire pastori di anime! Con la mia affettuosa Benedizione.

* * *

Saluto poi i numerosi religiosi e religiose presenti: i religiosi Assunzionisti riuniti per il loro Capitolo generale; le suore Collegine della Sacra Famiglia, giunte in pellegrinaggio alla tomba del loro Fondatore, il Cardinale Pietro Marcellino Corradini; le suore dell’Istituto Figlie di Maria Ausiliatrice, provenienti da diciannove Nazioni, per un corso di aggiornamento missionario; il gruppo di religiose “juniores”, delle Suore di Maria Immacolata, giunte da diversi Paesi esteri, e che si stanno preparando ad emettere la professione perpetua; il gruppo di religiosi “ Servi di Nazareth ”.

A tutti voi, cari religiosi e religiose, un affettuoso benvenuto e l’espressione del mio compiacimento per la vostra totale dedizione al Signore nelle forme proprie del carisma di ciascun Istituto. Lo Spirito Santo e l’intercessione della Beata Vergine Maria facciano sempre di voi un “ segno ” dell’umanità futura, un segno di speranza per i cuori assetati di Dio, della sua verità, della sua giustizia, della sua pace. Io vi accompagno con la mia preghiera e la mia Benedizione.

* * *

Una particolare parola desidero riservare ai missionari provenienti da vari Paesi, che sono a Roma per partecipare ad un corso di aggiornamento indetto dagli Istituti Missionari Italiani. Vi auguro buon lavoro e vi benedico di cuore.

Ai giovani

Carissimi giovani, giunga a tutti voi il mio cordiale benvenuto. Abbiamo iniziato il mese di giugno, che nella vostra vita significa mese di esami scolastici e di inizio delle vacanze estive; ma io desidero ricordarvi che è anche il mese dedicato dalla Chiesa alla devozione al Sacro Cuore di Gesù. La vostra giovinezza è bella, è ricca di ideali, è generosa di proposte e di prospettive; ma è anche fragile e insidiata. Siate perciò anche voi devoti del Cuore di Gesù, simbolo del suo amore redentore e misericordioso.

Agli ammalati

Saluto poi con affetto gli ammalati qui presenti e tutti coloro che li accudiscono e li hanno qui accompagnati. Fra questi desidero menzionare il gruppo dell’Istituto Andreoli Borgonovo Val Tidone (Piacenza), coloro che sono accompagnati dal Gruppo di Preghiera di Monte Paolo (Forlì), il gruppo dell’Opera Don Guanella -Riva San Vitale (Svizzera) e in particolare il vasto gruppo guidato dal Centro Don Orione di Monte Mario in Roma, con la partecipazione di rappresentanti dell’Istituto dell’Opera Don Orione di Pescara, Napolil-Ercolano e di Savignano.

Carissimi vi sia di conforto la certezza che attraverso la vostra croce, il Signore realizza il suo disegno di salvezza. In questi giorni di preparazione alla solennità liturgica di Pentecoste, stiamo pregando con particolare intensità lo Spirito Santo per noi stessi, per la Chiesa, per l’intera umanità. Siate anche voi profondamente devoti allo Spirito consolatore, affinché vi doni la sapienza del cuore, la gioiosa conoscenza delle verità eterne, il conforto della divina presenza, la serenità in questa vostra situazione di pazienza e di fiducia. Vi imparto di cuore la mia Benedizione.

Agli sposi novelli

Infine rivolgo il mio fervido saluto a voi, cari sposi novelli. Siete venuti in pellegrinaggio a Roma e sulla tomba di Pietro, il Primo Apostolo, anche per rinnovare i sentimenti della vostra fede cristiana. Vi auguro tanta felicità, nell’amore fedele e generoso, nel senso religioso della vita. Tra pochi giorni inizieremo l’Anno Mariano; pregate anche voi Maria SS. ma, in modo speciale durante questo Anno di grazia, invocando il suo aiuto e imitando le sue virtù. La mia Benedizione vi sia di sostegno nella vostra nuova vita!



© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana


04/04/2013 18:39

Gesù Cristo: il Figlio mandato dal Padre


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 24 giugno 1987



1. Il Prologo del Vangelo di Giovanni, al quale è stata dedicata la precedente catechesi, parlando di Gesù come Logos, Verbo, figlio di Dio, esprime fuori di ogni dubbio il nucleo essenziale della verità su Gesù Cristo, verità che forma il contenuto centrale dell’autorivelazione di Dio nella Nuova alleanza e come tale viene professata solennemente dalla Chiesa. È la fede nel figlio di Dio, che è “della stessa sostanza del Padre” come Verbo eterno, eternamente “generato”, “Dio da Dio e Luce da Luce”, in nessun modo “creato” (e adottato). Il Prologo mostra pure la verità sulla divina “preesistenza” di Gesù Cristo come “unigenito figlio” che è “nel seno del Padre”. Su questa base prende pieno rilievo la verità sulla venuta del Dio-figlio nel mondo (“il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14)), per compiere una particolare missione da parte del Padre. Questa missione (missio Verbi) possiede un’importanza essenziale nel piano divino della salvezza. In essa è contenuta la suprema e definitiva attuazione del disegno salvifico di Dio nei riguardi del mondo e dell’uomo.

2. In tutto il Nuovo Testamento troviamo espressa la verità dell’invio del figlio da parte del Padre, che si concretizza nella missione messianica di Gesù Cristo. A questo proposito, particolarmente significativi sono i numerosi passi del Vangelo di Giovanni, ai quali bisogna prima di tutto far ricorso.

Dice Gesù parlando con i discepoli e con i suoi stessi avversari: “Da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato” (Gv 8, 42). “Non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato” (Gv 8, 16). “Sono io che do testimonianza di me stesso, ma anche il Padre che mi ha mandato” (Gv 8, 18). “Chi mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. Io però lo conosco, perché vengo da lui ed egli mi ha mandato” (Gv 7, 28-29). “Quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi hai mandato” (Gv 5, 36). “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4, 34).

3. Molte volte, come si vede nel Vangelo giovanneo, Gesù parla di sè - in prima persona - come di uno mandato dal Padre. La stessa verità emergerà, in modo particolare, nella preghiera sacerdotale, dove Gesù, raccomandando al Padre i suoi discepoli, sottolinea: “Essi . . . sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato” (Gv 17, 8). E continuando questa preghiera, alla vigilia della sua passione, Gesù dice: “Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo” (Gv 17, 18). Quasi in diretto riferimento alla preghiera sacerdotale, le prime parole rivolte ai discepoli la sera del giorno della risurrezione, suonano: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21).

4. Se la verità su Gesù Cristo come figlio mandato dal Padre, viene messa in rilievo soprattutto nei testi giovannei, essa e però contenuta anche nei Vangeli sinottici. Da essi ci risulta, ad esempio, che Gesù ha detto: “Bisogna che io annunzi il regno anche alle altre città; per questo sono stato mandato” (Lc 4, 43). Particolarmente illuminante è la parabola dei vignaioli omicidi. Essi trattano male i servi mandati dal padrone della vigna “a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna” e ne uccidono molti. Alla fine il padrone della vigna decide di mandare da loro il proprio figlio: “Aveva ancora uno, il figlio prediletto; lo inviò a loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l’erede; su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna” (Mc 12, 6-8). Commentando la parabola, Gesù si richiama all’espressione del Salmo 118/(117) sulla pietra scartata dai costruttori: Proprio questa pietra è diventata testata d’angolo (cioè la pietra angolare) (cf. Sal 118, 22).

5. La parabola del figlio mandato ai vignaioli è riportata in tutti i sinottici (cf. Mc 12, 1-12; Mt 21, 33-46; Lc 20, 9-19). Da essa traspare con evidenza la verità su Cristo come figlio mandato dal Padre. Anzi, vi è sottolineato piuttosto chiaramente il carattere sacrificale e redentivo di questo invio. Il figlio veramente è “. . . colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (Gv 10, 35). Così dunque, Dio non solo “ha parlato a noi per mezzo del figlio . . . in questi giorni” (cf. Eb 1, 1-2) - ma ha dato per noi questo figlio, in un atto di inconcepibile amore, inviandolo nel mondo.

6. Con questo linguaggio parla ancora in modo particolarmente intenso il Vangelo di Giovanni: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). E aggiunge: “Il Padre ha mandato il suo figlio come salvatore del mondo”. Altrove Giovanni scrive “Dio è amore. In questo si è manifestato l’amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui”; “Non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati”. E perciò aggiunge che, accogliendo Gesù, il suo Vangelo, la sua morte e risurrezione, “noi abbiamo riconosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui” (cf. 1 Gv 4, 8-16).

7. Paolo esprimerà la stessa verità nella Lettera ai Romani: “Egli (Dio) che non ha risparmiato il proprio figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui?” (Rm 8, 32). Cristo è stato “dato” per noi. come leggiamo in Gv 3, 16; egli è stato “dato” in sacrificio “per tutti noi” (Rm 8, 32). Il Padre “ha mandato il suo figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10). Il Simbolo professa questa stessa verità: “Per noi uomini e per la nostra salvezza (il Verbo di Dio) discese dal cielo”.

8. La verità su Gesù Cristo, come figlio mandato dal Padre per la redenzione del mondo, per la salvezza e la liberazione dell’uomo prigioniero del peccato (e quindi delle potenze delle tenebre), costituisce il contenuto centrale della Buona Novella. Cristo Gesù è il “figlio unigenito” (Gv 1, 18), che, per compiere la sua missione messianica, “non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini . . . facendosi obbediente fino alla morte” (Fil 2, 6-8). E in questa situazione liberamente da Lui accettata come uomo, come Servo del Signore, proclamava: “Il Padre è più grande di me” (Gv 14, 28), ed anche: “Io faccio sempre le cose che gli sono gradite” (Gv 8, 29).

Ma proprio questa obbedienza verso il Padre, liberamente accettata, questa sottomissione al Padre, in antitesi alla “disobbedienza” del primo Adamo, rimane l’espressione della più profonda unione tra il Padre e il figlio, riflesso dell’unità trinitaria: “Bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre e faccio quello che il Padre mi ha comandato” (Gv 14, 31). Anzi, questa unione di volontà in funzione della salvezza dell’uomo, rivela definitivamente la verità su Dio, nella sua intima Essenza: l’Amore; e nello stesso tempo rivela la fonte originaria della salvezza del mondo e dell’uomo: la “Vita che è la luce degli uomini” (cf. Gv 1, 4).



Ai pellegrini francesi

Je voudrais saluer chacun des pèlerins d’expression française présents aujourd’hui, adultes et jeunes, venus notamment de France et de Belgique. Je les invite à honorer, vendredi prochain, le Sacré-Cœur de Jésus, dans lequel se manifeste l’amour extręme du Christ et la miséricorde du Père. A tous, je suis heureux de donner ma Bénédiction Apostolique.

Ai visitatori di espressione inglese

I express a cordial welcome to all the pilgrims and visitors. In particular I greet the Scandinavian groups: the Forsbacka Kammarkör from Valno in Sweden, and the Valen-Koret from Vestfold in Norway. I hope your visit will encourage you in your artistic endeavours.

A special word of welcome to the group from the Children’s Academy of Music of Greater Chicago. I am especially pleased that, young as you are, you are being fully introduced to the world of music. I hope that this visit will strengthen your attachment to what is right and good in all aspects of your lives.

* * *

I extend heartfelt greetings to the Japan Association of Volunteer Probation Officers, who are on a study-tour of Europe.

In a special way I wish to express my pleasure at the presence of the Delegation from the Japan Conference of Religious Representatives which has come to Rome in preparation for the celebration of the World Day of Peace on Mount Hiei in Kyoto. I offer my best wishes for the success of this initiative in favour of world peace. My prayers go with you.

And to all the English-speaking people present at this audience, from England, Ireland, India, Indonesia, Canada and the United States, I gladly impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Mit dieser kurzen Zusammenfassung meiner heutigen Audienzansprache grüße ich sehr herzlich alle Pilger deutscher Sprache: die genannten Gruppen, die Familien und Einzelpilger. Den Schwestern, die an einem geistlichen Erneuerungskurs in La Storta teilnehmen, erbitte ich die besondere Erleuchtung und Führung des Heiligen Geistes, auf daß sie in der Liebe und Erkenntnis Christi wachsen und ihn in ihrem Apostolat mutig bezeugen. Zugleich wünsche ich allen Pilgern erlebnisreiche und fruchtbare Tage in der Ewigen Stadt und erteile allen heutigen Audienzteilnehmern von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai numerosi gruppi giunti dalla Spagna e da alcuni Paesi dell’America Latina

Saludo ahora cordialmente a los peregrinos de lengua española, venidos de España y de América Latina. De modo particular, saludo a los Diáconos de la diócesis de Oviedo (España), ordenados el día de Pentecostés; al grupo mexicano Apostolado de la Virgen María y también a los peregrinos de la arquidiócesis de México.

* * *

Entre los grupos parroquiales, saludo a los Seles de las parroquias de San Pedro Mártir y del Santísimo Redentor de San Juan de Puerto Rico, así como a la peregrinación franciscana, también de Puerto Rico.

* * *

Saludo con mucho aprecio a los numerosos grupos juveniles, de manera especial a las Alumnas del Colegio “Pureza de María Santísima” de Colombia, junto con sus familiares y las Religiosas profesoras. A todos invito a vivir profundamente este Año Mariano que hemos empezado, intensificando la devoción a la Virgen María y haciendo, como ella indicó, lo que Jesús nos diga. Con gran afecto imparto a todos mi Bendición Apostólica.

Ai fedeli di espressione portoghese

Apresento a todos os ouvintes de expressão portuguesa saudações cordiais e os meus votos de bem. Em particular, saúdo gratamente: as antigas alunas das Irmãs de Santa Doroteia, provenientes do Brasil; e o grupo de casais, vindos de Guimarães, em Portugal. Levai, como um voto, que é prece no meu coração, que todos os casais façam da sua família “ igreja doméstica ”, onde brilhe o ideal cristão do amor, como dom recíproco e para com os filhos. Com a minha bęnção!

Ai pellegrini polacchi

Pozdrawiam wszystkich pielgrzymów: z Warszawy, z parafii Matki Bożej z Lourdes - księża marianie, Warszawa-Praga; z parafii Matki Bożej Miłosierdzia, Warszawa-Stegny, również księza marianie; z parafii Matki Bożej Wspomożenia Wiernych, Czechowice-Dziedzice, diecezja katowicka; pielgrzymów z sanktuarium Matki Boskiej Bolesnej z Lichenia, księża marianie; również z Głuchołaz, z parafii św. Wawrzyńca; z Grudziądza, z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa - księża marianie; z diecezji gorzowskiej - parafia Podwyższenia Krzyża z Sulechowa. Prócz tego z parafii Matki Bożej Królowej Polski - Warszawa-Marymont, księża marianie; z Poznania Zespoł Pieśni i Tańca “Łany” oraz uczestników grup turystycznych . . . Myślę, że słowa dzisiejszej katechezy są bardzo trafnym i właściwym dopełnieniem tego, co przeżyliśmy podczas moich odwiedzin, mojej pielgrzymki w Polsce przed dwoma tygodniami. Niech owoce tej pielgrzymki trwają.

Ad alcuni gruppi italiani

Sono lieto di salutare voi, sacerdoti della diocesi di Brescia che festeggiate il 25° anniversario di Ordinazione, e voi, sacerdoti novelli di Bergamo. Carissimi, vi esorto ad esprimere nella santità della vita il mistero che celebrate all’altare e di cuore vi benedico.

* * *

Rivolgo la mia parola di benvenuto a voi, pellegrini di Settingiano, che numerosi avete qui accompagnato la statua della “Madonna della Rocca”, perché sia da me benedetta insieme con le due corone auree che l’adorneranno.

Volentieri accolgo il vostro desiderio e, mentre vi incito a custodire come Maria la continuità dell’amore, a Lei, Madre fedele e rifugio sicuro, affido le vostre persone, i vostri desideri di serena prosperità e le vostre aspirazioni di bene.

Con la mia Benedizione Apostolica.

* * *

Saluto i ragazzi di Casoria, che in rappresentanza dei loro compagni di scuola, sono qui presenti per consegnarmi un contenitore con numerose lettere concernenti la pace.

Con gioia vi accolgo e vi incoraggio affinché la pace, che desiderate per il mondo intero, trovi in voi e nei vostri amici persone capaci di impegnarsi a comunicare questo dono di Dio nelle proprie famiglie, scuole e città.

Questo è il mio messaggio che vi affido anche per quanti hanno patrocinato questa bella iniziativa.

A tutti la mia Benedizione Apostolica.

* * *

Saluto ora il gruppo dei Podisti provenienti dalla diocesi di Alba. Per festeggiare il decennale di fondazione del Gruppo, sono giunti a Roma a piedi!

Vi ringrazio, cari Fratelli, per questo gesto significativo, nel quale ravviso una sincera testimonianza di fede e di amore al Successore di Pietro. Vi esorto a perseverare con entusiasmo nell’unire un saldo impegno di vita cristiana e di fedeltà alla Chiesa con la gioiosa e sportiva espressione della vita fisica. Di cuore vi benedico.

Ai giovani

Saluto con particolare affetto voi, giovani, che con l’entusiasmo caratteristico della vostra età rendete questa Udienza significativamente festosa. Carissimi, crescete nella consapevolezza che la radice profonda della vostra vita si pone nella grazia santificante del Redentore. Se a Lui generosamente vi conformerete, questa trasformerà la vostra esigenza di gioia, di verità e di giustizia in strumento della carità divina per riconciliare l’intera umanità nell’unico Amore.

E questa carità come fece pulsare il Cuore di Gesù fino al dono totale di sé, per il quale “ Dio ha disteso sulla croce le sue mani per circondare i confini dell’universo ” così farà pulsare il vostro in una quotidiana offerta a Dio e nel servizio del prossimo.

Con la mia Benedizione Apostolica.

Agli ammalati

Rivolgo la mia parola di conforto e di saluto a voi, malati. Carissimi, la situazione di infermità in cui versate non vi induca a perdere la speranza, ma perseverate invece in una totale e fiduciosa apertura a Cristo. Tale confidenza - come ben mostra la figura esemplare di S. Giovanni Battista, di cui ricorre la festa - vi consentirà non solo di riconoscere l’Agnello Innocente, che toglie il peccato e terge le lacrime di quanti soffrono, ma di additarlo come piena risposta all’umano anelito di vita; come colui che svela con quale tenero, infinito amore Dio ami l’uomo.

Vi accompagni la mia Benedizione, che di cuore imparto a voi ed a quanti con sollecitudine vi assistono.

Agli sposi novelli

Giunga, ora, il mio saluto a voi, sposi novelli. Mentre auspico che la vostra vita familiare, da poco iniziata, sia sempre serena e luminosa, mi è caro ricordarvi che la vostra unione sacramentale non possiede solamente l’importante caratteristica della fedele perseveranza nel tempo, ma anche quella della profondità interiore, in una comunanza di fede e di dedizione a Cristo.

Egli è il fondamento stabile della vostra esistenza coniugale, la quale - nel mondo suo proprio - è chiamata a celebrare l’efficace ricorso del Redentore nella e per la Comunità ecclesiale, testimoniando al mondo come l’amore, purificato da Dio, diventa sintesi di esistenza matura.

Di cuore benedico voi, i vostri propositi e le vostre aspirazioni di bene e di felicità.



© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana


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