La Chiesa come servizio liturgico
Ogni giorno, sempre di nuovo, l’inizio della santa messa rappresenta una specie di attesa incarnata e di gestazione della Chiesa all’unisono con la Madre. In questo momento, più che in ogni altro, si coagula tutto l’anelito dell’Ecclesia nei confronti del suo Signore. Le preghiere e le letture si trovano, nella loro totalità, immerse nella stessa luce crepuscolare esistente tra l’Antico e il Nuovo Testamento, tra l’annuncio del Figlio e ciò che egli stesso lascia in eredità, tra la profezia e la vita che ne è l’adempimento, come avveniva per la Madre durante la sua gravidanza.
Tutto ciò che viene prima della messa, nella sua severa struttura e nell’oggettività dei suoi intenti e delle sue preghiere, è paragonabile alla legge dell’Antico Testamento, ed è quindi ancora come una specie di cornucopia che offre una scelta ricchissima: qualcosa a questo e qualcos’altro a quello. In ciò trova espressione qualcosa dell’ordine relativo alla Madre e nello stesso tempo qualcosa del carattere di incommensurabilità relativo alla sua presenza celeste.
Da ultimo è lei che compendia in sé, in vista del Figlio, tutto ciò che è stato precedentemente e conferisce anche alla Chiesa lo Spirito e la possibilità di convogliare verso un’unità tutte le preghiere e tutti gli annunci sul Signore che viene all’atto della consacrazione. Entrambe, Maria e la Chiesa, hanno questo in comune; il condurre a Cristo è sia coerente che multiforme, sia chiarificante che arricchente. La Chiesa come servizio liturgico, i credenti come servitori e la Madre come colei che attende, tutti e tre questi elementi aspettano insieme accomuna-ti da una multiforme disponibilità nei confronti del Signore che viene.
Adrienne von Speyr |