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sant'Agostino giorno per giorno

Ultimo Aggiornamento: 20/01/2013 12:51
20/01/2013 12:51

dall'1 al 10 gennaio 2013
01/01

Preghiera

Ci riempia dei suoi doni colui che non disdegnò nemmeno di iniziare la vita umana come noi; ci faccia diventare figli di Dio colui che per noi volle diventare figlio dell’uomo. (Sermo 184, 3)

 

Lettura

Cristo Bambino e Verbo

Ambedue i sessi rinascano quindi in colui che oggi è nato e celebrino questo giorno. In questo giorno Cristo Signore non cominciò ad esistere ma, esistendo da sempre presso il Padre, portò alla luce di questo mondo il corpo che prese dalla madre; donò alla madre la fecondità, non le tolse l’integrità. Viene concepito, nasce, è infante. Chi è questo infante? - Si dice infante infatti perché non può favellare, cioè parlare -. È infante e nello stesso tempo è Verbo. Tace in quanto infante ma insegna per mezzo degli angeli. Viene annunziato ai pastori colui che è principe e pastore dei pastori e giace in una mangiatoia come foraggio per i giumenti fedeli. Era stato predetto per mezzo del profeta: Il bue ha conosciuto il suo proprietario e l’asino la mangiatoia del suo padrone. (Is 1, 3) Perciò sedette sopra un asinello quando entrò a Gerusalemme tra le acclamazioni di una moltitudine di gente che lo precedeva e lo seguiva. Riconosciamolo anche noi, accostiamoci anche noi alla mangiatoia, mangiamo anche noi il foraggio, portiamo su di noi il Signore, colui che ci regge, per arrivare, dietro alla sua guida, alla Gerusalemme celeste. (Sermo 190, 3.3)

 

Per la riflessione

Non vergognarti di essere giumento di Dio; porterai Cristo e non andrai errando lungo il cammino; ti cavalcherà lui stesso, che è la tua via. […] Il Signore ci cavalchi e ci attiri dove vuole lui: siamo il suo giumento, andiamo verso Gerusalemme! (Sermo 189, 4)

 

Pensiero agostiniano

O cibo e pane degli angeli! Di te si nutrono gli angeli, di te si saziano senza stancarsi, di te vivono, di te sono come impregnati, di te sono beati. Dove ti trovi invece per causa mia? In un piccolo alloggio, avvolto in panni, adagiato in una mangiatoia. (Sermo 196, 3)

02/01

 

Preghiera

La mia bocca proclami la lode del Signore: di quel Signore per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose e che è stato fatto come tutte le cose. Egli è rivelazione del Padre e creatore della madre; Figlio di Dio che procede dal Padre senza madre e figlio dell’uomo che procede dalla madre senza un padre; Giorno grande degli angeli, divenuto piccolo nel giorno degli uomini; Verbo-Dio da prima di tutti i secoli, Verbo-uomo nel tempo stabilito; creatore del sole, creato sotto il sole. Determina tutti i tempi dal seno del Padre ove sempre rimane e rende sacro questo giorno dal grembo della madre dal quale proviene; autore del cielo e della terra, sorto sulla terrasotto il cielo; ineffabilmente sapiente, sapientemente bambino; riempie il mondo e giace in una mangiatoia; governa le stelle e si attacca ad un seno di donna; immenso nella natura divina, piccolo nella natura di servo. (Sermo 187, 1)

 

Lettura

Il Verbo maestro d’umiltà

Osserva, uomo, che cosa è diventato per te Dio: sappi accogliere l’insegnamento di tanta umiltà, anche in un maestro che ancora non parla. Tu una volta, nel paradiso terrestre, fosti così loquace da imporre il nome ad ogni essere vivente; il tuo Creatore invece per te giaceva bambino in una mangiatoia e non chiamava per nome neanche sua madre. Tu in un vastissimo giardino ricco di alberi da frutta ti sei perduto perché non hai voluto obbedire; lui per obbedienza è venuto come creatura mortale in un angustissimo riparo, perché morendo ritrovasse te che eri morto. Tu che eri uomo hai voluto diventare Dio e così sei morto; lui che era Dio volle diventare uomo per ritrovare colui che era morto. La superbia umana ti ha tanto schiacciato che poteva sollevarti soltanto l’umiltà divina. (Sermo 188, 3.3)

 

Per la riflessione

Guidandoci lui non devieremo. Andiamo a lui, andiamo per mezzo di lui, non periremo, per godere in eterno con il Bambino nato oggi. (Sermo 189, 4)

 

Pensiero agostiniano

Quale superbia si può sanare, se non si sana con la povertà del Figlio di Dio? (De agone christiano 11.12)

 

03/01

 

Preghiera

O Dio bene e bellezza, fondamento, principio e ordinatore del bene e della bellezza di tutti gli esseri che sono buoni e belli, vienimi incontro benevolo. (Soliloquia I, 1.3)

 

Lettura

Bello è Dio

Il profeta parlava a nome dei Giudei, quando diceva: Lo abbiamo visto, e non aveva bellezza né decoro. Perché? Perché lo vedevamo senza comprendere. Ma per coloro che capiscono, E il Verbo si è fatto carne (Gv 1, 14) è di una sublime bellezza. Dice uno degli amici dello sposo: Lungi da me gloriarmi, se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo. (Gal 6, 14) E’ poco non arrossire della croce, se non te ne glorierai. Perché dunque non ebbe né bellezza né decoro? Perché Cristo crocifisso, per i Giudei fu scandalo, e stoltezza per i Gentili. Ma perché anche nella croce aveva bellezza? Perché la follia di Dio è più sapiente degli uomini; e la debolezza di Dio è più forte degli uomini. A noi, dunque, che crediamo, lo Sposo si presenti sempre bello. Bello è Dio, Verbo presso Dio; bello nel seno della Vergine, dove non perdette la divinità e assunse l’umanità; bello il Verbo nato fanciullo, perché mentre era fanciullo, mentre succhiava il latte, mentre era portato in braccio, i cieli hanno parlato, gli angeli hanno cantato lodi, la stella ha diretto il cammino dei magi, è stato adorato nel presepio, cibo per i mansueti. È bello dunque in cielo, bello in terra; bello nel seno, bello nelle braccia dei genitori: bello nei miracoli, bello nei supplizi; bello nell’invitare alla vita, bello nel non curarsi della morte, bello nell’abbandonare la vita e bello nel riprenderla; bello nella croce, bello nel sepolcro, bello nel cielo. (En. in Ps. 44, 3)

 

Per la riflessione

Suprema e vera bellezza è la giustizia; non lo vedrai bello, se lo considererai ingiusto; se ovunque è giusto, ovunque è bello. (En. in Ps. 44, 3)

Pensiero agostiniano

O Verbo esistente prima dei tempi, per mezzo del quale furono fatti i tempi, eppure nato nel tempo perché sei tu la vita eterna che chiami gli uomini viventi nel tempo e li trasformi in eterni! (En. in Ps. 101, II, 10)

04/01

 

Preghiera

Il Signore Gesù Cristo è il mio pastore e nulla mi mancherà. (En. in Ps. 22, 1)

 

Lettura

Gesù Cristo Salvatore

Considera [come si esprime] l’Apostolo stesso: Questa parola è sicura e degna di essere da tutti accolta: Cristo Gesù è venuto al mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. (1Tim 1, 15) Il Cristo - dice - Gesù, cioè Cristo Salvatore. Poiché questo è, in latino, il significato del nome "Gesù". Non ricerchino i grammatici quanto sia latino, ma i cristiani quanto sia corrispondente al vero. "Salvezza", infatti, è un termine latino. Questi termini: "salvare" e "salvatore" non furono in uso in latino prima della venuta del Salvatore: quando egli raggiunse i latini, latinizzò anche i termini. Dunque, Cristo Gesù - CristoSalvatore - è venuto al mondo. E come se chiedessimo: Perché? Paolo afferma: A salvare i peccatori. (1Tim 1, 15) Gesù è venuto per questo. Tale nome infatti è anche interpretato e presentato così come leggiamo nel Vangelo: Lo chiameranno Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. (Mt 1, 21) Parola, quindi, degna di essere da tutti accolta, degna di fiducia, cioè, perché Cristo Gesù è venuto al mondo per salvare i peccatori e di questi il primo sono io. (Sermo 299, 6)

 

Per la riflessione

Ora parla al tuo Signore, parla sicuro, parla nella certezza, parla con illimitata fiducia: vivevo in passato nella mia malizia, ho avuto il bene dell’immeritata tua misericordia; secondo il debito, corona i doni tuoi. (Sermo 299, 6)

 

Pensiero agostiniano

Uno solo dobbiamo cercare: Colui che ci riscatta e ci fa liberi, che ha dato il suo sangue per comprarci, e che dei servi ha fatto i suoi fratelli. (En. in Ps. 34, I, 15)

 

05/01

 

Preghiera

Il Signore Gesù Cristo è il mio pastore e niente mi mancherà. (En. in Ps. 22, 1)

 

Lettura

Sempre più glorioso il nome di Cristo!

Confessino al tuo nome grande. Tutti i popoli al di sopra dei quali Dio è grande in Sion, confessino ormai al tuo nome grande. Era piccolo il tuo nome, quando essi davano sfogo alla tua ira; ora è grande: lo confessino! In che senso diciamo che il nome di Cristo era piccolo prima che si diffondesse così prodigiosamente la sua fama? Perché sono la stessa cosa il nome e la fama. E questo nome di Cristo un tempo era piccolo, ma ora è divenuto grande. C’è infatti gente che non abbia sentito parlare di Cristo? Ebbene, che i popoli, i quali un tempo quando il tuo nome era piccolo ardevano d’ira, oggi lodino il tuo nome divenuto grande. Confessino al tuo nome grande! Perché confessarlo? Perché è terribile e santo. Sì, iltuo nome è terribile e santo. Lo si predica crocifisso, umiliato, sottoposto a giudizio, ma con la prospettiva che egli ha da venire glorioso, vivo, a giudicare con potenza. Ora egli risparmia i popoli che lo bestemmiano perché la sua divina pazienza ne vuole il ravvedimento. Ma colui che perdona oggi non perdonerà sempre; né colui, del quale oggi si predica che occorre temerlo, mancherà di venire a giudicare. Verrà; sì, fratelli, verrà. Abbiamone timore e viviamo in modo da trovarci alla sua destra. (En. in Ps. 98, 6)

 

Per la riflessione

Lo temano i popoli, ma per ravvedersi. Non presumano esageratamente della sua misericordia, al punto cioè di abbandonarsi a una vita cattiva. Se infatti egli ama la misericordia, ama anche il giudizio. (En. in Ps. 98, 6)

 

Pensiero agostiniano

Credere in Cristo è credere in colui che giustifica l’empio, credere nel mediatore senza il quale non possiamo essere riconciliati con Dio, credere nel salvatore che è venuto a cercare e salvare ciò che era perduto, credere in colui che dice: Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5). (In Io. Ev. 53, 10)

06/01

 

Preghiera

Celebriamo con molta devozione anche questo giorno e adoriamo, ora dimorante nel cielo, il Signore Gesù che quelle nostre primizie adorarono mentre era adagiato nella capanna. (Sermo 203, 3)

 

Lettura

Cambiare vita

Noi, carissimi, di cui quei magi costituivano le primizie; noi, eredità di Cristo sparsa fino agli estremi confini della terra; noi, per i quali è avvenuta l’ostinazione di una parte di Israele perché l’insieme dei pagani potesse entrare: ora che abbiamo conosciuto il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, il quale per incoraggiarci quando nacque trovò rifugio in un angusto tugurio e ora per esaltarci siede nei cieli; ora lo dobbiamo testimoniare qui in terra, in questa dimora del nostro corpo, in modo da non ripassare per la via per la quale siamo venuti e da non ricalcare le orme del nostro anteriore modo di vivere. Questo significa il fatto che i magi non ritornarono indietro per la stessa strada che avevano percorso nel venire. Cambiando la via è cambiata anche la vita. Anche per noi i cieli hanno annunziato la gloria di Dio; anche noi siamo stati condotti ad adorare Cristo dalla verità che risplende nel Vangelo, come da stella nel cielo; anche noi abbiamo ascoltato fedelmente la profezia che è risuonata di tra mezzo al popolo giudaico - come testimonianza contro gli stessi Giudei che non sono venuti con noi -; anche noi, riconoscendo e lodando Cristo nostro re e sacerdote, morto per noi, lo abbiamo onorato come se avessimo offerto oro e incenso e mirra; ci manca soltanto di testimoniarlo prendendo una nuova via, ritornano da una via diversa da quella per la quale siamo venuti. (Sermo 202, 3.4)

 

Per la riflessione

Ora, carissimi, figli ed eredi della grazia, considerate la vostra chiamata (1Cor 1, 26) e aderite con tenacissimo amore al Cristo che si è manifestato ai Giudei e ai pagani come pietra angolare. (Sermo 200, 3.4)

 

Pensiero agostiniano

Potranno, sì, abitare in te la superbia e l’inganno, ma Cristo non ha in te un posto ove abitare né dove reclinare il suo capo: il reclinare del capo infatti ben raffigura l’umiltà di Cristo. (En. in Ps. 90, II, 7)

07/01

 

Preghiera

Ascolti ciò quel peccatore affaticato ed affranto, così oppresso dal peso delle sue colpe da non osare alzare gli occhi al cielo: colui che si percuote il petto e, da lontano, diventa vicino. (De sancta virginitate 36.36)

 

Lettura

La storia della salvezza da Adamo a Cristo

Veramente, fratello, è grande e reale la beatitudine che viene promessa ai santi nel mondo che verrà. Tutte le cose visibili, in realtà, passano e tutta la pompa di questo mondo, le voluttà e la curiosità devono perire e trascinano con sé alla rovina quelli che le amano. Volendo Dio nella sua misericordia liberare gli uomini da una tal rovina, cioè dalle pene eterne, purché non siano nemici a loro stessi e non oppongano resistenza alla misericordia del loro Creatore, mandò il suo Figlio unigenito, ossia il suo Verbo uguale a lui, per il cui mezzo ha creato tutte le cose. Ed il Verbo, conservando la sua divinità, non staccandosi dal Padre e non mutato in alcun modo, pur assumendo la natura umana, venne fra gli uomini, mostrandosi ad essi in un corpo mortale: perché come la morte entrò nel genere umano per opera di un solo uomo, che per primo fu creato, cioè Adamo - in quanto egli fu d’accordo con la propria donna, sedotta dal diavolo, per trasgredire il comandamento di Dio -, così, per opera di un solo uomo, che è anche Dio, Figlio di Dio, Gesù Cristo, cancellati tutti i peccati precedenti, tutti coloro che credono in lui potessero aver accesso alla vita eterna. (De catechizandis rudibus 26.52)

 

Per la riflessione

Poiché nulla è più contrario alla carità dell’invidia - e madre dell’invidia è la superbia -, lo stesso Signore Gesù Cristo, Dio uomo, è segno dell’amore di Dio verso di noi e in mezzo a noi esempio dell’umiltà che l’uomo deve avere, al fine che la grande superbia che ci è propria sia sanata da un più forte e contrario rimedio: infatti grande disgrazia è un uomo superbo, ma più grande misericordia è un Dio umile. (De catechizandis rudibus 4.8)

 

Pensiero agostiniano

O morte, quando ti avventasti contro il mio Signore, attaccandoti a lui rimanesti uccisa anche per me. (Sermo 233, 4.5)

08/01

 

Preghiera

Nella fortezza della tua carità e della tua misericordia proteggimi. (En. in Ps. 16, 8)

 

Lettura

Con la sua orribile morte Cristo uccise ogni morte

Il creatore dell’uomo ha voluto essere uomo: si è fatto ciò che egli aveva fatto, affinché non perisse la sua creatura. Che cosa si può aggiungere a tale misericordia? Eppure egli vi aggiunse qualcosa. Non si accontentò di farsi uomo, ma volle essere anche riprovato dagli uomini; non si accontentò di farsi riprovare, volle anche essere oltraggiato; non si accontentò di farsi oltraggiare, si fece anche uccidere; e, come se neppure questo bastasse, volle subire la morte di croce. Così quando l’Apostolo parla della sua obbedienza fino alla morte, gli sembra poco dire: Si fece obbediente fino alla morte; e siccome non si trattava di una morte qualsiasi, aggiunge: fino alla morte di croce (Fil 2, 8). Fra tutte le morti non ce n’era una peggiore di quella della croce. Tanto che per indicare i dolori più atroci si usa il termine "cruciatus", che deriva da croce. I crocifissi che pendevano dal legno inchiodati alle mani e ai piedi, erano condannati a morire di morte lenta. La crocifissione non provocava subito la morte: si rimaneva vivi a lungo sulla croce, e non perché si volesse prolungare la vita ma perché fosse ritardata la morte, e così il dolore non cessasse troppo presto. E’ poco dire che egli volle morire per noi, accettò di farsi crocifiggere facendosi obbediente fino alla morte di croce. Colui che avrebbe annientato la morte, scelse il peggiore e il più ignominioso genere di morte: con la sua orribile morte uccise ogni morte. Era la morte più orribile per i Giudei, i quali non si rendevano conto che appunto per questo era stata scelta dal Signore. Egli avrebbe fatto della sua croce un vessillo, e l’avrebbe posta sulla fronte dei fedeli come trofeo di vittoria sul diavolo, tanto che l’Apostolo dice: Non sia mai che io mi glori d’altro all’infuori della croce del Signore nostro Gesù Cristo, grazie al quale il mondo è per me crocifisso ed io lo sono per il mondo (Gal 6, 14). Niente era allora così insopportabile nella carne, niente è adesso così glorioso sulla fronte come il segno della croce. (In Io. Ev. 36, 4)

 

Per la riflessione

Che cosa non riserverà ai suoi fedeli colui che ha conferito tanto onore al suo supplizio? (In Io. Ev. 36, 4)

 

Pensiero agostiniano

Il sangue di Cristo è salvezza per chi lo accetta, condanna per chi lo rifiuta. (Sermo 344, 4)

09/01

 

Preghiera

Ammutoliscano le labbra ingannatrici, […] che proferiscono iniquità contro il giusto, con superbia e disprezzo. (En. in Ps. 30, I, s.2, 19)

 

Lettura

Il disprezzo verso Cristo

Questo giusto è Cristo: molte labbra proferiscono iniquità contro di Lui con superbia e disprezzo. Perché con superbia e disprezzo? Perché è apparso degno di disprezzo ai superbi Colui che è venuto tanto umile. Non vuoi che sia disprezzato da coloro che amano gli onori Colui che ha ricevuto tante offese? Non vuoi che sia disprezzato da coloro che tengono in gran conto questa vita Colui che è morto? Non vuoi che sia disprezzato da coloro che ritengono come un’infamia la morte in croce Colui che è stato crocifisso? Non vuoi che sia disprezzato dai ricchi Colui che condusse vita povera nel mondo, pur essendo il Creatore del mondo? Tutti gli uomini che amano queste cose, - che Cristo non volle avere, perché voleva mostrare non possedendole, che erano da disprezzarsi, non già perché non avesse il potere di possederle, - tutti coloro che amano queste cose disprezzano Lui. E chiunque tra i suoi servi vorrà seguire le sue orme, camminando anche lui in quella umiltà nella quale ha appreso che camminò il suo Signore, è disprezzato in Cristo, come membro di Cristo; e quando son disprezzati il Capo e le membra è disprezzato il Cristo totale: poiché il Giusto totale è Capo e Corpo. Ed è necessario che sia disprezzato dagli empi e dai superbi il Cristo totale, affinché si compia in essi quanto qui è detto: ammutoliscano le labbra ingannatrici, che proferiscono iniquità contro il giusto con superbia e disprezzo. Quando saranno rese mute queste labbra? In questo secolo? No di certo. Ogni giorno gridano contro i cristiani, soprattutto contro gli umili; ogni giorno bestemmiano, ogni giorno latrano; così accrescono con le loro lingue i tormenti, la sete che soffriranno all’inferno quando desidereranno invano una goccia d’acqua. Non sono dunque rese mute ora le labbra di costoro. Quando lo saranno? Quando le loro iniquità si volgeranno contro di essi, come è detto nel libro della Sapienza: allora si ergeranno i giusti con grande sicurezza contro coloro che li afflissero. Allora quelli diranno: questi sono coloro che un tempo avemmo a scherno e come oggetto di ingiuria. In qual modo sono annoverati tra i figli di Dio e la loro sorte è tra i santi? Noi insensati, consideravamo folle la loro vita. (Sap 5, 1-5)Allora saranno rese mute le labbra di coloro che proferiscono iniquità contro il giusto, con superbia e disprezzo. Infatti molti ora ci dicono: dov’è il vostro Dio? Chi adorate? Che cosa vedete? Credete e soffrite: è certo che soffrite, ma incerto è ciò in cui sperate. (En. in Ps. 30, II, s.3, 5)

 

Per la riflessione

Quando diverrà certo ciò in cui speriamo, diverranno mute le labbra ingannatrici. (En. in Ps. 30, II, s.3, 5)

 

Pensiero agostiniano

Notate bene com’egli non taccia, com’egli tolleri e usi misericordia. Fate però attenzione, poiché dopo verrà il giudizio. (En. in Ps. 100, 13)

10/01

 

Preghiera

Te invoco, o Dio, col cui aiuto riproviamo coloro i quali affermano che le anime non possono meritare presso di te; o Dio, col cui aiuto non diveniamo schiavi degli elementi che causano debolezza e privazione (Gal 4, 9): vienimi incontro benevolo. (Solil. I, 1.3)

 

Lettura

Si è figli di Dio per la grazia di Cristo

Noi eravamo qualche cosa prima d’essere figli di Dio e abbiamo ricevuto il beneficio di diventare quello che non eravamo, allo stesso modo che l’adottato, prima dell’adozione, non era ancora figlio di chi lo avrebbe adottato e nondimeno esisteva già per essere adottato. In questa generazione ch’è dono di grazia non rientra quella del Figlio che, pur essendo Figlio di Dio, venne per farsi figlio dell’uomo e per concedere a noi, che eravamo solo figli dell’uomo, il dono di diventare figli di Dio. Quando egli divenne ciò che non era, era tuttavia già qualche cosa di diverso, e cioè il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto fu creato, e la luce vera, che illumina ogni uomo che viene in questo mondo, e Dio presso Dio (Gv 1, 9). Noi pure, per grazia di Lui, siamo diventati ciò che non eravamo, cioè figli di Dio: ma eravamo anche prima qualcosa, sebbene di gran lunga inferiore, cioè figli di uomini. Egli dunque discese perché noi ascendessimo, e pur restando nella propria natura, divenne partecipe della natura nostra, affinché noi, pur conservando la nostra natura, diventassimo partecipi della sua. Non è tuttavia da credere che la partecipazione alla natura umana abbia reso inferiore la natura del Verbo, mentre ha reso migliori noi il fatto che partecipiamo della sua natura di Dio. (Ep. 140, 4.10)

 

Per la riflessione

E il Verbo si fece carne e abitò fra noi (Gv 1, 14). O uomini, non disperate di poter diventare figli di Dio, dato che lo stesso Figlio di Dio, cioè il Verbo di Dio, si fece carne e abitò fra noi. Rendetegli il contraccambio, diventate spiriti e abitate in Lui, che si fece carne e abitò tra voi. (Ep. 140, 4.11)

 

Pensiero agostiniano

Dio si è fatto umile: si vergogni l’uomo di essere superbo! (En. in Ps. 54, 13)


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