È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

PARTE QUINTA

Ultimo Aggiornamento: 30/09/2012 17:47
Autore
Stampa | Notifica email    
30/09/2012 17:33
 
Quota

PER SEMPRE

PARTE QUINTA

PER SEMPRE

O Verità, mantieni le tue promesse!

Quante cose vorrebbe sapere il mio cuore colpito, Signore, nella grande povertà della mia vita, dalle parole della tua santa Scrittura! In genere l'esiguità della comprensione umana abbonda in parole, poiché la ricerca è più loquace del ritrovamento, la domanda più lunga del conseguimento, e la mano più impegnata a bussare che a prendere. Ma noi abbiamo la tua promessa, e chi potrà infirmarla? - se Dio è per noi, chi contro di noi? - "Domandate e riceverete, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto; perché chiunque domanda riceve, e chi cerca troverà, e a chi bussa sarà aperto". Sono tue promesse. Come temere inganni, quando promette la Verità? (12,1,1).

O verità, anelo alla tua fonte!

O verità, lume del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi. Riversatomi fra gli esseri di questo mondo, la mia vista si è oscurata: ma anche di quaggiù, di quaggiù ancora ti ho amato intensamente. Nel mio errore mi sono ricordato di te, ho udito alle mie spalle la tua voce che mi gridava di tornare, con stento l'ho udita per le gazzarre di uomini insoddisfatti. Ed ora torno riarso e anelante alla tua fonte. Nessuno me ne tenga lontano, ch'io ne beva e ne viva. Non sia io per me la mia vita: di me vissi male, fu morte per me, e in te rivivo: parlami, ammaestrami. Ho creduto nei tuoi libri, e le loro parole sono arcane assai ( 12, 10, 10).

Mirabile profondità!

Mirabile profondità delle tue rivelazioni! Ecco, davanti a noi sta la loro superficie sorridente ai piccoli, ma ne è mirabile la profondità, Dio mio, mirabile la profondità. Un sacro terrore ci afferra a immergere in essa lo sguardo, terrore per onore, e tremore per amore. Odio violentemente i suoi nemici. Oh, se tu li sterminassi con una spada a doppio taglio, affinché non vi siano più suoi nemici! Vorrei che morissero per sé, onde vivere per te. Ma ecco altri che, anziché censurare, esaltano il libro della Genesi e dicono: "Lo Spirito di Dio che, per il tramite del suo servitore Mosè, è il vero autore di questo scritto, non volle che queste parole fossero intese così. Non volle che fossero intese come tu dia, ma diversamente, come noi diciamo". A costoro e sotto il tuo giudizio, o Dio di noi tutti, rispondo nel modo seguente (12, 14, 17).

Verso Gerusalemme, casta madre nostra

O dimora luminosa e graziosa, amai la tua bellezza e il luogo dove abita la gloria del mio Signore, che ti edificò e possiede. A te i miei sospiri nel mio pellegrinaggio; al tuo Creatore la preghiera che possegga me pure in te, poiché creò me pure. Errai come una pecora sperduta, ma sulle spalle del mio pastore, tuo costruttore, spero di esserti riportato (12 ,15, 21).

Canto una canzone d'amore

Io voglio discutere alla tua presenza, Dio mio, soltanto con quanti ammettono come vero tutto ciò che la tua verità manifesta dentro, nella mia mente. Quanti invece lo negano, abbàino a proprio piacere fino a stordirsi. Mi sforzerò d'indurli alla calma e ad aprire il loro cuore alla tua parola. Se poi si rifiutano e mi respingono, ti supplico, Dio mio, non tacere tu, allontanandoti da me. Parla nel mio cuore con verità. Tu solo sai farlo. Li espellerò, fuori, a soffiare nella polvere, a sollevare la terra nei loro occhi; e mi ridurrò nella mia stanza segreta, ove cantarti canzoni d'amore fra i gemiti, gli inenarrabili gemiti che durante il mio pellegrinaggio suscita il ricordo di Gerusalemme nel cuore proteso in alto verso di lei, Gerusalemme la mia patria, Gerusalemme la mia madre, e verso di te, il suo sovrano, il suo illuminatore, il suo padre e tutore e sposo, le sue caste e intense delizie, la sua solida gioia e tutti i suoi beni ineffabili, e tutti simultanei, perché unico, sommo, vero Bene. Non me ne distoglierò, fino a che nella pace di quella madre carissima, dove stanno le primizie del mio spirito, donde traggo queste certezze, tu non abbia adunato tutto ciò che sono da questa deforme dispersione, per formarlo e fermarlo definitivamente in eterno, o Dio mio, misericordia mia. Vi sono però altri che, pur non dichiarando falsi tutti questi veri, anzi rispettando e ponendo come noi al vertice dell'autorità da seguire la tua santa Scrittura divulgata per il tramite del santo Mosè, tuttavia ci muovono alcune obiezioni. Così rispondo a costoro. E tu, Dio nostro, sii giudice fra le mie confessioni e le loro obiezioni (12, 16, 23).

Il nutrimento delle Scritture

Voglio invece unirmi a te, Signore, e godere in te con coloro che si nutrono della tua verità nell'ampiezza della carità. Accostiamoci insieme alle parole del tuo libro e cerchiamo in esse la tua volontà attraverso la volontà del tuo servitore, per la cui penna le hai elargite (12, 23, 32).

Riponimi nel nido

Signore Dio, abbi pietà: il pulcino implume non sia calpestato dai passanti, manda il tuo angelo a riporlo nel nido, ove viva finché sappia volare (12,27,37).

Signore, Dio della mia vita!

T'invoco, Dio mio, misericordia mia, che mi hai creato e non hai dimenticato chi ti ha dimenticato. T'invoco nella mia anima, che prepari a riceverti col desiderio che le hai ispirato. Non trascurare ora la mia invocazione. Tu mi hai prevenuto prima che t'invocassi, insistendo con appelli crescenti e multiformi affinché ti ascoltassi da lontano e mi volgessi indietro chiamando te che mi richiamavi. Tu, Signore, cancellasti tutte le mie azioni cattive e colpevoli per non dover punire l'opera delle mie mani, con cui ti ho fuggito; prevenisti tutti i miei meriti buoni per retribuire l'opera delle tue mani, con cui mi hai foggiato. Tu esistevi prima che io esistessi, mentre io non esistevo così da offrirmi il dono dell'esistenza. Eccomi invece esistere grazie alla tua bontà, che prevenne tutto ciò che mi hai dato di essere e da cui hai tratto il mio essere. Tu non avevi bisogno di me, né io sono un bene che ti possa giovare, Signore mio e Dio mio. Il mio servizio non ti risparmia fatiche nell'azione, la privazione del mio ossequio non menoma la tua potenza, il mio culto per te non equivale alla coltura per la terra, così che saresti incolto senza il mio culto. Io ti devo servizio e culto per avere da te la felicita, poiché da te dipende la mia felicità ( 1 3, 1, 1 ).

Il dono del tuo Spirito

Di lui solo fu detto che è dono tuo, il dono ove riposiamo, ove ti godiamo. Il nostro riposo è il nostro luogo. Là ci solleva l'amore, e il tuo spirito buono eleva la nostra bassezza, strappandola alle porte della morte. Nella buona volontà è la nostra pace. Ogni corpo a motivo del suo peso tende al luogo che gli è proprio. Un peso non trascina soltanto al basso, ma al luogo che gli è proprio. Il fuoco tende verso l'alto, la pietra verso il basso, spinti entrambi dal loro peso a cercare il loro luogo. L'olio versato dentro l'acqua s'innalza sopra l'acqua, l'acqua versata sopra l'olio s'immerge sotto l'olio, spinti entrambi dal loro peso a cercare il loro luogo. Fuori dell'ordine regna l'inquietudine, nell'ordine la quiete. Il mio peso è il mio amore; esso mi porta dovunque mi porto. Il tuo Dono ci accende e ci porta verso l'alto. Noi ardiamo e ci muoviamo. Saliamo la salita del cuore cantando il cantico dei gradini. Del tuo fuoco, del tuo buon fuoco ardiamo e ci muoviamo, salendo verso la pace di Gerusalemme. Quale gioia per me udire queste parole: "Andremo alla casa del Signore"! Là collocati dalla buona volontà, nulla desidereremo, se non di rimanervi in eterno (13, 9, 10).

Sia fatta la luce!

Procedi nella tua confessione, o mia fede. Di' al Signore Dio tuo: "Santo, santo, santo Signore Dio mio". Nel tuo nome siamo stati battezzati, Padre e Figlio e Spirito Santo; nel tuo nome battezziamo, Padre e Figlio e Spirito Santo. Anche presso di noi nel suo Cristo Dio creò il cielo e la terra, ossia i membri spirituali e carnali della sua Chiesa; anche la nostra terra prima di ricevere la forma della dottrina era invisibile e confusa, e noi eravamo immersi nelle tenebre dell'ignoranza, perché hai ammaestrato l'uomo per la sua cattiveria e i tuoi giudizi sono un abisso profondo. Ma poiché il tuo spirito era portato sopra l'acqua, la tua misericordia non abbandonò la nostra miseria. Dicesti: "Sia fatta la luce: fate penitenza, poiché il regno dei cieli è vicino. Fate penitenza: sia fatta la luce". Nell'intimo turbamento della nostra anima ci siamo ricordati di te, Signore, dalle rive del Giordano e dal monte uguale a te, però rimpicciolito per noi. Provammo disgusto delle nostre tenebre e ci volgemmo verso di te: e fu fatta la luce. Ed eccoci un tempo tenebre, ora invece luce nel Signore (13, 12, 13).

Dio mio, dove sei?

Anch'io dico: "Dio mio, dove sei?". Ecco dove sei! Respiro in te un poco, quando effondo su me la mia anima in un grido di esultanza e di lode, concento di una celebrazione festosa. Eppure l'anima mia è ancora triste, poiché ricade e torna abisso, o piuttosto sente di essere ancora abisso. La mia fede, da te accesa nella notte innanzi ai miei passi, le dice: "Perché sei triste, o anima, e perché mi turbi? Spera nel Signore. La sua Parola è lucerna che rischiara i tuoi passi. Spera e persevera finché sia passata la notte, madre degli empi; finché sia passata la collera del Signore, collera di cui fummo figli anche noi, un tempo tenebre. I residui di quelle tenebre ci trascinano dietro nel nostro corpo morto per colpa del peccato, finché aliti il giorno e siano dissipate le ombre. Spera nel Signore". Fin dal mattino sarò in piedi a contemplare, sempre lo confesserò. Fin dal mattino sarò in piedi a vedere la salvezza del mio volto, il mio Dio, che vivificherà anche i nostri corpi mortali grazie allo spirito che abita in noi, misericordiosamente portato sopra il fiotto tenebroso della nostra intimità. Da lui abbiamo ricevuto in questo pellegrinaggio il pegno di essere presto luce. Ormai siamo salvati nella speranza e siamo figli della luce e figli del giorno, non figli della notte e delle tenebre come un tempo. Fra questi e noi tu solo, nella perdurante incertezza della scienza umana, operi la separazione: poiché vagli i nostri cuori e chiami la luce giorno e le tenebre notte. Chi ci discerne, se non tu? Ma cosa abbiamo, che non abbiamo ricevuto da te? Vasi d'onore, fummo tratti dalla medesima massa, da cui furono tratti anche altri, vasi di spregio ( 13, 14, 15).

Il firmamento della verità

Chi, se non tu, Dio nostro, creò per noi un firmamento di autorità sopra di noi, nella tua Scrittura divina? Il cielo sarà ripiegato come un libro, e ora si stende su noi come pelle di tenda: l'autorità della tua divina Scrittura è più sublime da che i mortali per cui ce l'hai comunicata incontrarono la morte della carne. Tu sai, Signore, tu sai come rivestisti di pelli gli uomini, allorché per colpa del peccato divennero mortali. Perciò hai disteso come una pelle il firmamento del tuo libro, le tue parole sempre coerenti, che hai posto sopra di noi con l'ausilio d'uomini mortali. Anche grazie alla loro morte il bastione d'autorità delle tue parole per loro mezzo annunciate si stende eccelso sopra ogni cosa, che sta più in basso di loro, mentre non si stendeva così eccelso durante la loro vita quaggiù. Non avevi ancora disteso il cielo come una pelle: non avevi ancora diffuso in ogni luogo la risonanza della loro morte ( 13, 15, 16).

I cieli della serenità

Fa' che vediamo, Signore, i cieli, opera delle tue dita. Schiudi ai nostri occhi il sereno oltre la foschia in cui li avvolgesti. Là si trova la tua testimonianza, che comunica la sapienza ai piccoli. Completa, Dio mio, la tua gloria con la bocca degli infanti che ancora succhiano il latte. Davvero non conosciamo altri libri, che stronchino tanto bene la superbia, tanto bene stronchino il nemico, il difensore restio a riconciliarsi con te mentre difende i propri peccati. Non conosco, Signore, non conosco altre espressioni così pure e capaci d'indurmi alla confessione, di ammansire la mia cervice al tuo giogo, di sollecitare a prestarti un culto disinteressato. Fa' che le capisca, Padre buono; concedimi questa grazia, perché mi sono sottomesso a te e tu hai stabilito saldamente quelle parole per le anime sottomesse (13, 15, 17).

Alla tua luce vedremo la luce

Come tu solo pienamente sei, così tu solo conosci, tu che sei immutabilmente e conosci immutabilmente e vuoi immutabilmente. Il tuo essere conosce e vuole immutabilmente, la tua conoscenza è e vuole immutabilmente, la tua volontà è e conosce immutabilmente. Ora ai tuoi occhi non sembra giusto che come il lume immutabile si conosce, così sia conosciuto dalla creatura illuminata, mutabile. Perciò la mia anima è quale terra senz'acqua davanti a te, perché, come non può illuminarsi da se sola, così non può saziarsi da se sola. Presso di te la fonte della vita, come alla tua luce vedremo la luce (13, 16, 19).

Tutto è bello...

Tutto è bello, quando è opera tua. Ma tu, ecco, sei indicibilmente più bello, essendo l'autore di ogni opera. Senza la sua caduta, dal seno di Adamo non si sarebbero diffuse le onde salse del mare, ossia il genere umano con la sua curiosità profonda, la sua vanità procellosa, la sua instabilità fluida; non sarebbe stato necessario che i dispensatori della tua parola attuassero materialmente e sensibilmente nella profondità delle acque le tue opere e parole mistiche. Sotto questa luce mi si presentarono ora i rettili e i volatili. Ma gli uomini, pur iniziati e permeati da questi misteri, non progredirebbero, con tutta la loro dedizione, oltre i sacramenti corporali, se l'anima non salisse ancora alla vita spirituale e dopo la parola dell'iniziazione non mirasse alla conoscenza completa (13, 20, 28).

Grazie a te, Signore, per le tue creature

Grazie a te, Signore.
Noi vediamo il cielo e la terra, ossia la parte corporea superiore e inferiore, come la creazione spirituale e corporea.
Ornamento delle due parti, di cui consta tanto il complesso della mole del mondo, quanto in generale il complesso della creazione, vediamo la luce, creata e divisa dalle tenebre. Vediamo il firmamento del cielo, quello situato fra le acque spirituali superiori e le acque corporee inferiori, corpo primario dell'universo, come la distesa fisica dell'aria, cui pure si dà il nome di cielo, ove vagano i volatili del cielo fra le acque che sono portate sopra di esso in forma di vapore per poi cadere in rugiada nelle notti serene, e le acque pesanti, che scorrono sulla terra.
Vediamo il bell'aspetto delle acque riunite nelle distese del mare, e la terra arida, ora spoglia, ora ornata, fatta visibile e armoniosa quale madre di erbe e di alberi.
Vediamo i lumi brillare sul nostro capo, il sole bastare da solo al giorno, la luna e le stelle consolare la notte, tutti insieme regolare e indicare il tempo.
Vediamo l'elemento umido pullulare dovunque di pesci, di mostri e di esseri alati, poiché la densità dell'aria, sostegno al volo degli uccelli, si forma mediante l'evaporazione delle acque. Vediamo la faccia della terra adornarsi di animali terrestri, e l'uomo, fatto a tua immagine e somiglianza, collocato sopra tutti gli animali privi di ragione appunto perché tua immagine e somiglianza, ossia dotato di ragione e intelletto. E come nell'anima dell'uomo v'è una parte che delibera e quindi domina, e una parte che soggiace, per ubbidire, cosi vediamo la donna fatta anche fisicamente per l'uomo. Essa possiede, si, uguale natura nella intelligenza razionale, ma nel sesso fisico è sottoposta al sesso maschile, come è sottoposto l'impulso dell'azione, per generare dalla ragione una norma di condotta sagace. Queste cose vediamo, singolarmente buone e tutte buone assai (13, 32, 47).

Le tue opere ti lodano affinché ti amiamo

Le tue opere ti lodano affinché ti amiamo, e noi ti amiamo affinché ti lodino le tue opere. Esse hanno inizio e fine nel tempo, ascesa e tramonto, progresso e regresso, bellezza e difetto. Hanno dunque via via il loro mattino e la loro sera, ora occulti, ora evidenti. Dal nulla da te non di te furono create; non da una qualche materia non tua e preesistente, ma da una concreta, ossia da te creata con loro e portata dall'informità alla forma senza alcun intervallo di tempo. La materia del cielo e della terra è infatti altra cosa dall'aspetto del cielo e della terra. La materia deriva dal nulla assoluto, l'aspetto del mondo invece dalla materia informe. Eppure furono due operazioni simultanee, la forma successe alla materia senza l'interstizio di alcun ritardo (13, 33, 48).

Le tue opere sono buone assai

Abbiamo anche esaminato le verità che volesti adombrare con le tue opere, distribuite in quel certo ordine, e in quel certo ordine descritte. Le vedemmo buone una per una, e tutte buone assai. Nel tuo Verbo, tuo unico Figlio, vedemmo il cielo e la terra, il capo e il corpo della Chiesa predestinati prima dell'esistenza di ogni tempo, in assenza di mattino e sera. Poi cominciasti a eseguire nel tempo le opere predestinate. Volevi manifestare i tuoi disegni occulti e ordinare il nostro mondo, disordinato perché i nostri peccati erano su di noi e ci eravamo allontanati da te entro una voragine tenebrosa. Il tuo spirito buono era portato su di noi per soccorrerci nel tempo opportuno. Allora giustificasti gli empi, li separasti dai malvagi, affermasti l'autorità del tuo libro fra gli uomini superiori, che s'inchinassero a te, e gli inferiori, che si sottomettessero a loro. Riunisti la società degli increduli in una massa unica, per far apparire lo zelo dei credenti, desiderosi di produrti opere di misericordia distribuendo persino le ricchezze terrene ai poveri per acquistare i tesori celesti. Allora accendesti nel firmamento alcuni lumi, i tuoi santi, che possedevano la parola della vita, e che il privilegio dei doni spirituali faceva rifulgere di sublime autorità. Poi, per diffondere la fede tra le genti incredule, producesti dalla materia corporea i sacramenti, i miracoli palesi, gli ammaestramenti verbali conformi al firmamento del tuo libro, quali benedizioni anche per i credenti. Poi desti forma all'anima viva dei credenti con gli affetti ordinati da una vigorosa mortificazione: rinnovasti a tua immagine e somiglianza la loro intelligenza sottomessa ormai a te solo e non più bisognosa del modello di alcuna autorità umana; sottomettesti, come la donna all'uomo, l'attività razionale al predominio dell'intelligenza, e volesti che a tutti i tuoi ministri, necessari al perfezionamento dei credenti in questa vita, i credenti stessi fornissero il fabbisogno temporale, non senza frutto in futuro. Tutte queste cose vediamo, e sono buone assai, perché le vedi in noi tu, che ci hai dato lo Spirito con cui vederle e amarti in esse (13, 34, 49).

Signore, donaci la pace

Signore Dio, poiché tutto ci hai fornito, donaci la pace, la pace del riposo, la pace del sabato, la pace senza tramonto. Tutta questa stupenda armonia di cose assai buone, una volta colmata la sua misura, è destinata a passare. Esse ebbero un mattino, e una sera. Ma il settimo giorno è senza tramonto e non ha occaso. L'hai santificato per farlo durare eternamente Il riposo che prendesti al settimo giorno, dopo compiute le tue opere buone assai pur rimanendo in riposo, è una predizione che ci fa l'oracolo del tuo Libro: noi pure, dopo compiute le nostre opere, buone assai per tua generosità, nel sabato della vita eterna riposeremo in te. Anche allora sarai tu a riposare in noi, come ora sei tu a operare in noi. Sarà, quello, un riposo tuo per mezzo nostro, come sono, queste, opere tue per mezzo nostro. Tu però, Signore, operi sempre e riposi sempre. Non vedi nel tempo, non ti muovi nel tempo, non riposi nel tempo, e tuttavia compi le nostre visioni temporali, il tempo stesso e il riposo dopo il tempo. Noi vediamo dunque la tua creazione perché esiste; ma essa esiste perché tu la vedi. Noi vediamo all'esterno che è, all'interno che è buona; ma tu la vedesti fatta quando e dove vedesti che doveva essere fatta. Noi ora siamo spinti a fare il bene, dopo che il nostro cuore ne ebbe il concetto dal tuo spirito, mentre prima eravamo spinti a fare il male abbandonandoti; ma tu, Dio unico buono, mai cessasti di fare il bene. Possono alcune opere nostre essere buone, certamente per tuo dono, ma non eterne; eppure dopo di esse speriamo di riposare nella tua grandiosa santità. Tu però, Bene mancante di nessun bene, riposi eternamente, poiché tu stesso sei il tuo riposo. La comprensione di questa verità quale uomo potrà darla a un uomo? quale angelo a un angelo? quale angelo a un uomo? Chiediamo a te, cerchiamo in te, bussiamo da te. Così, così otterremo, così troveremo, così ci sarà aperto (13, 35, 50 e 13, 38, 53).


30/09/2012 17:47
 
Quota


Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
 | 
Rispondi
Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra | Regolamento | Privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 12:57. Versione: Stampabile | Mobile - © 2000-2024 www.freeforumzone.com