00 12/09/2016 13:36

Risultati immagini per Maria, donna di parte
Maria, donna di parte

No, non fu neutrale. Basta leggere il Magnificat per rendersi conto che Maria si è schierata. Ha preso posizione cioè dalla parte dei poveri, naturalmente. Degli umiliati e offesi di tutti i tempi. Dei discriminati dalla cattiveria umana e degli esclusi dalla forza del destino. Di tutti coloro, insomma, che non contano nulla davanti agli occhi della storia.Non mi va di avallare certe interpretazioni che favoriscono una lettura puramente politica del Magnificat, quasi fosse, nella lotta continua tra oppressi e oppressori, unaspecie di marsigliese ante litteram del fronte cristiano di liberazione. Significherebbe ridurre di gran lunga gli orizzonti dei sentimenti di Maria, che ha cantato liberazioni più profonde e durature di quelle provocate dalle semplici rivolte soci a li. I suoi accenti profetici, pur includendole, vanno oltre le rivendicazioni di una giustizia terrena, e scuotono l'assetto di ben più radicali iniquità.Sta di fatto, però, che, sul piano storico, Maria ha fatto una precisa scelta di campo. Si è messa dalla parte dei vinti. Ha deciso di giocare con la squadra che perde. Ha scelto di agitare come bandiera gli stracci dei miserabili e non di impugnare i lucidi gagliardetti dei dominatori.Si è arruolata, per così dire, nell' esercito dei poveri. Ma senza roteare le armi contro i ricchi. Bensì, invitandoli alla diserzione. E intonando, di fronte ai bivacchi notturni del suo accampamento, perché le udissero dall' alto, canzoni cariche di nostalgia. Ha esaltato, così, la misericordia di Dio. E ci ha rivelato che è partigiano anche Lui, visto che prende le difese degli umili e disperde i superbi nei pensieri del loro cuore; stende il suo braccio a favore dei deboli e fa rotolare i violenti dai loro piedistalli con le ossa in frantumi; ricolma di beni gli affamati e si diverte a rimandare i possidenti con un pugno di mosche in mano e con un palmo di naso in fronte.Qualcuno forse troverà discriminatorio questo discorso, e si chiederà come possa conciliarsi la collocazione di Maria dalla parte dei poveri con l'universalità del suo amore e con la sua riconosciuta tenerezza per i peccatori, di cui i superbi, i prepotenti e i senza cuore sono la razza più inquietante.La risposta non è semplice. Ma diventa chiara se si riflette che Maria non è come certe madri che, per amor di quieto vivere, danno ragione a tutti e, pur di non creare problemi, finiscono con l'assecondare i soprusi dei figli più discoli. No. Lei prende posizione. Senza ambiguità e senza mezze misure. La parte, però, su cui sceglie di attestarsi non è il fortilizio delle rivendicazioni di classe, e neppure la trincea degli interessi di un gruppo. Ma è il terreno, l'unico, dove lei spera che un giorno, ricomposti i conflitti, tutti i suoi figli, ex oppressi ed ex oppressori, ridiventati fratelli, possano trovare finalmente la loro liberazione.

Santa Maria, donna di parte, come siamo distanti dalla tua logica! Tu ti sei fidata di Dio e, come Lui, hai scommesso tutto sui poveri, affiancandoti a loro e facendo della povertà l'indicatore più chiaro del tuo abbandono totale in Lui, il quale «ha scelto ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti; ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti; ha scelto ciò che nel mondo è ignobile e disprezzato e ciò che è nulla per ridurre a nulla le cose che sono». Noi, invece, andiamo più sul sicuro. Non ce la sentiamo di rischiare. Ci vogliamo garantire dagli imprevisti. Sarà pure giusto lo stile aleatorio del Signore, ma intanto preferiamo la praticità terra terra dei nostri programmi. Sicché, pur declamando con la bocca i paradossi di Dio, continuiamo a fare assegnamento sulla forza e sul prestigio, sul denaro e sull'astuzia, sul successo e sul potere.Quando ci decideremo, sul tuo esempio, a fare scelte umanamente perdenti, nella convinzione che solo passando dalla tua sponda potremo redimerci e redimere?

Santa Maria, donna di parte, tienici lontani dalla tentazione di servire a due padroni. Obbligaci a uscire allo scoperto. Non farci essere così incauti da voler sperimentare impossibili conciliazioni degli opposti. Preservaci dal sacrilegio di legittimare, per un malinteso senso dell'universalità cristiana, le violenze consumate a danno degli oppressi. Quando, per non dispiacere ai potenti o per paura di alienarcene i favori, pratichiamo sconti sul prezzo della verità, coprici il volto di rossore.Liberaci dall' indifferenza di fronte alle ingiustizie e a chi le compie. Ma donaci la tolleranza. Che è un'attitudine sperimentabile solo se si sta dalla parte dove ti sei messa tu. Perché, in fondo, anche noi siamo di parte. Ma i recinti che ci racchiudono trasudano scomuniche, sanno di setta, sono privi di attese, e non hanno profumi di liberazioni imminenti.

Santa Maria, donna di parte, noi ti preghiamo per la Chiesa di Dio, che, a differenza di te, fa ancora tanta fatica ad allinearsi coraggiosamente con i poveri. In teoria essa dichiara l"'opzione preferenziale" in loro favore. Ma in pratica rimane spesso sedotta dalle manovre accaparratrici dei potenti. Nelle formulazioni dei suoi progetti pastorali decide di "partire dagli ultimi". Ma nei percorsi concreti dei suoi itinerari si mantiene prudenzialmente al coperto, andando a braccetto coi primi.Aiutala a uscire dalla sua pavida neutralità. Dalle la fierezza di riscoprirsi coscienza critica delle strutture di peccato che schiacciano gli indifesi e respingono a quote subumane i due terzi del mondo. Ispirale accenti di fiducia. E mettile sulle labbra le cadenze eversive del Magnificat, di cui, talvolta, sembra che abbia smarrito gli accordi.Solo così potrà dare testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace. E gli uomini si apriranno ancora una volta alla speranza di un mondo nuovo. Come avvenne quel giorno di duemila anni fa. Sui monti di Giuda.

Risultati immagini per Maria, donna del primo sguardo
Maria, donna del primo sguardo

Sì, è stata lei la prima a posare gli occhi sul corpo nudo di Dio.E l'ha avvolto immediatamente con lo sguardo.Prima ancora di avvolgerlo in fasce.Anzi, l'ha coperto subito nei panni, quasi per comprimere la luce di quel corpo e non rimanerne accecata.Eccolo lì, 1'atteso delle genti lambito dagli occhi di Maria, come agnello tremante sfiorato dalla lingua materna.I patriarchi ne avevano spiato 1'arrivo fin dai secoli remoti. Ma, pur inarcando i sopraccigli canuti, non ebbero la gioia di vederlo.I profeti, con vaticini carichi di mistero, ne avevano disegnato il volto. Ma i loro occhi si erano chiusi senza poterlo fissare da vicino.I poveri avevano provato mille soprassalti a ogni stormire di notizie. Ma si dovettero accontentare ogni volta di inseguirlo nei sogni.Nelle notti d'inverno i pastori, al crepitare del bivacco, parlavano di colui che sarebbe venuto. E i loro occhi, mentre si allenavano a sostenere la fiamma dei sarmenti, luccicavano di febbre.Nelle sere di primavera, dense di presagi, i padri additavano ai figli le stelle del firmamento e li cullavano con le cadenze di antiche elegie: «Oh, se tu squarciassi i cieli e scendessi...» Poi chiudevano le palpebre anche loro, stanchi di scrutare. Le fanciulle ebree, profumate di gerani e di desideri, si confidavano 1'un l' altra ingenui presentimenti di arcane maternità. Ma nel lampeggiare delle pupille balenava subito la malinconia dolcissima di chi non verrà mai esaudito.Occhi di vegliardi e di bambini. Occhi di esuli e di oppressi. Occhi di sofferenti e di sognatori.Quanti occhi protesi verso di lui! Anelanti la vista del suo volto. Delusi per ritardi imprevisti. Stanchi per lunghe vigilie. Fiammeggianti per subitanee speranze. Chiusi sottoterra per sempre, dopo l'ultima struggente invocazione: «Ostende faciem tuam!».Ed ecco lo finalmente lì, 1'Emmanuele, bagnato dalle lacrime della puerpera, che scintillano come gemme al guizzare della lanterna.Gli occhi di Maria tremano d'amore sul corpo di Gesù. Nella loro profondità si riaccende una lunga catena di sguardi inesauditi del passato. Nelle sue pupille si concentra la trepidazione di attese secolari. E nell'iride le si destano all'improvviso fuochi sopiti sotto le ceneri del tempo.Maria diventa così la donna del primo sguardo.Solo una creatura come lei, d'altra parte, poteva dare degnamente il benvenuto sulla terra al Figlio di Dio, accarezzandolo con occhi trasparenti di santità.Dopo di lei, avranno il privilegio di vederlo tanti altri. Lo vedrà Giuseppe. Lo vedranno i pastori. Più tardi, lo vedrà Simeone, che se ne morirà in pace perché i suoi occhi hanno potuto contemplare la salvezza di Dio...Ma la prima a fasciarlo con la tiepida trama del suo sguardo, nella notte profumata di muschio e di stalla, perché il fieno non lo pungesse e il freddo non lo raggelasse, fu lei.Donna del primo sguardo: prescelta, cioè, dai secoli eterni per essere, dopo una foresta di attese, riviera limpidissima bagnata dal fiume della grazia.

Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia dello stupore. Il mondo ci ha rubato la capacità di trasalire. Non c'è rapimento negli occhi. Siamo stanchi di aguzzare la vista, perché non ci sono più arrivi in programma. L'anima è riarsa come il greto di un torrente senz'acqua. Le falde profonde della meraviglia si sono prosciugate. Vittime della noia, conduciamo una vita arida di estasi. Ci sfilano sotto gli occhi solo cose già viste, come sequenze di un film ripetute più volte.Ci sfugge l'ora in cui il primo acino d'uva rosseggia tra i pampini. Viviamo stagioni senza primizie di vendemmie. Anzi, sappiamo già quale sapore ogni frutto racchiude sotto la corteccia.Tu che hai provato le sorprese di Dio, restituiscici, ti preghiamo, il gusto delle esperienze che salvano, e non risparmiarci la gioia degli incontri decisivi che abbiano il sapore della "prima volta" .

Santa Maria, donna del primo sguardo, donaci la grazia della tenerezza.Le tue palpebre, quella notte, sfiorarono 1'Agnello deposto ai tuoi piedi con un tiepido brivido d'ala. Le nostre, invece, si poggiano sulle cose, pesanti come pietre. Passano sulla pelle, ruvide come stracci di bottega. Feriscono i volti, come lame di rasoio.I tuoi occhi vestirono di carità il Figlio di Dio. I nostri invece, spogliano con cupidigia i figli dell'uomo.Al primo contatto delle tue pupille con la sorgente della luce si illuminarono gli sguardi delle generazioni passate. Quando, invece, spalanchiamo noi le nostre orbite, contaminiamo anche le cose più sante e spegniamo gli sguardi delle generazioni future.Tu che hai portato sempre negli occhi incontaminati i riverberi della trasparenza di Dio, aiutaci perché possiamo sperimentare tutta la verità delle parole di Gesù: «La lucerna del corpo è l'occhio; se dunque il tuo occhio è chiaro, tutto il tuo corpo sarà nella luce».

Santa Maria, donna del primo sguardo, grazie perché, curva su quel bambino, ci rappresenti tutti.Tu sei la prima creatura ad aver contemplato la carne di Dio fatto uomo: e noi vogliamo affacciarci alla finestra degli occhi tuoi per fruire con te di questa primizia. Ma sei anche la prima creatura della terra che Dio ha visto con i suoi occhi di carne: e noi vogliamo aggrapparci alle tue vesti per spartire con te questo privilegio.Grazie, impareggiabile amica dei nostri Natali. Speranza delle nostre solitudini. Conforto dei nostri gelidi presepi senza cori di angeli e senza schiere di pastori.Perdonaci se i nostri sguardi sono protesi altrove. Se inseguiamo altri volti. Se corriamo dietro ad altre sembianze. Ma tu sai che nel fondo dell' anima ci è rimasta la nostalgia di quello sguardo. Anzi, di quegli sguardi: del tuo e del suo.E allora, un' occhiata, daccela pure a noi, madre di misericordia. Soprattutto quando sperimentiamo che, a volerci bene, non ci sei rimasta che tu.

Risultati immagini per Maria, donna del pane
Maria, donna del pane

«Lo depose nella mangiatoia».Nel giro di poche righe, la parola mangiatoia è ripetuta tre volte. La qual cosa, tenuto conto dello stile di Luca,insospettisce non poco.L'evangelista allude: non c'è dubbio. Lui, il pittore, vuole ritrarre Maria nell' atteggiamento di chi riempie il cestino vuoto della mensa. Se è vero che nella mangiatoia si mette il pasto per gli animali, non è difficile leggere in quella collocazione l' intendimento di presentare Gesù, fin dal suo primo apparire, come cibo del mondo. Anzi, come il pane del mondo.Sotto, quindi, la paglia per le bestie.Sopra la paglia, il grano macinato e cotto per gli uomini. Sulla mangiatoia, avvolto in fasce come in candida tovaglia, il pane vivo disceso dal cielo.Accanto alla mangiatoia, come dinanzi a un tabernacolo, la fornaia di quel pane.Maria aveva capito bene il suo ruolo fin da quando si era vista condotta dalla Provvidenza a partorire lontano dal suo paese, lì a Betlem: che vuol dire, appunto, casa del pane.Per questo, nella notte del rifiuto, ha usato la mangiatoia come il canestro di una mensa. Quasi per anticipare, con quel gesto profetico, l'invito che Gesù, nella notte del tradimento, avrebbe rivolto al mondo intero: «Prendete e mangiatene tutti: questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi». Maria, portatrice di pane, dunque. E non solo di quello spirituale.Deformeremmo la sua figura se la sottraessimo alla preoccupazione umana di chi si affatica per non lasciare vuota la mensa di casa sua. Sì, ella ha tribolato per il pane materiale. E qualche volta, quando non riusciva a procurarselo, forse avrà pianto in segreto. Come quell'altra Maria, povera donna, che abita in un sottano con una nidiata di figli e col marito disoccupato, e, per insolvenza, non le fanno più credito neppure al negozio di generi alimentari.Gesù deve aver letto negli occhi splendenti di sua madre il tormento del pane quando manca, e l'estasi del suo aroma quando, caldo di cenere, si sbriciola sulla tovaglia in un arcipelago di croste.Per questo c'è nel Vangelo tanto tripudio di pane, che dividendosi si moltiplica, e passando di mano in mano sazia la fame dei poveri adagiati sull'erba, e trabocca nella rimanenza di dodici sporte.Per questo, al centro della preghiera da rivolgere al Padre, Gesù ha inserito la richiesta del pane quotidiano. E ha lasciato a noi la formula per implorare dalla Madre la grazia di una sua giusta distribuzione, in modo che nessuno dei figli rimanga a digiuno.

Santa Maria, donna del pane, chi sa quante volte all'interno della casa di Nazaret hai sperimentato pure tu la povertà della mensa, che avresti voluto meno indegna del Figlio di Dio. E, come tutte le madri della terra preoccupate di preservare dagli stenti l'adolescenza delle proprie creature, ti sei adattata alle fatiche più pesanti perché a Gesù non mancasse, sulla tavola, una scodella di legumi e, nelle sacche della sua tunica, un pugno di fichi.Pane di sudore, il tuo. Di sudore, e non di rendita. Come anche quello di Giuseppe, del resto. Il quale, nella bottega di falegname, era tutto contento quando dava gli ultimi ritocchi a una panca che avrebbe barattato con una bisaccia di grano. E nei giorni del forno, quando il profumo caldo di focacce superava quello delle vernici, ti sentiva cantare dall'altra parte, mentre Gesù, osservandoti attorno alla madia, dava anche lui gli ultimi ritocchi alle sue parabole future: «Il Regno dei Cieli è simile al lievito che una donna prende e impasta con tre misure di farina...».

Santa Maria, donna del pane, tu che hai vissuto la sofferenza di quanti lottano per sopravvivere, svelaci il senso dell' allucinante aritmetica della miseria, con la quale i popoli del Sud un giorno ci presenteranno il conto davanti al tribunale di Dio. Abbi misericordia dei milioni di esseri umani decimati dalla fame. Rendici sensibili alla provocazione del loro grido. Non risparmiarci le inquietudini dinanzi alle scene di bambini che la morte coglie tragicamente attaccati ad aridi seni materni. E ogni pezzo di pane che ci sopravanza metta in crisi la nostra fiducia sull' attuale ordinamento economico, che sembra garantire solo le ragioni dei più forti.Tu, la cui immagine, quasi fosse un amuleto, pietà di madre o tenerezza di sposa nasconde furtivamente nel bagaglio dell' emigrante o nella valigia di chi affida al mare la sua vita in cerca di fortuna, tempera le lacrime dei poveri ai quali è divenuta troppo amara la terra natale. Alleggerisci la loro solitudine. Non esporli all'umiliazione del rifiuto. Colora di speranza le attese dei disoccupati. E raffrena l'egoismo di chi si è già comodamente sistemato al banchetto della vita. Perché non sono i coperti che mancano sulla mensa. Sono i posti in più che non si vogliono aggiungere a tavola.

Santa Maria, donna del pane, da chi se non da te, nei giorni dell'abbondanza con gratitudine, e nelle lunghe sere delle ristrettezze con fiducia, accanto al focolare che crepitava senza schiuma di pentole, Gesù può aver appreso quella frase del Deuteronomio, con cui il tentatore sarebbe stato scornato nel deserto: «Non di solo pane vive l'uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio»? Ripeticela, quella frase, perché la dimentichiamo facilmente. Facci capire che il pane non è tutto. Che i conti in banca non bastano a renderci contenti. Che la tavola piena di vivande non sazia, se il cuore è vuoto di verità. Che se manca la pace dell'anima, anche i cibi più raffinati san privi di sapori.Perciò, quando ci vedi brancolare insoddisfatti attorno alle nostre dispense stracolme di beni, muoviti a compassione di noi, placa il nostro bisogno di felicità, e torna a deporre nella mangiatoia, come quella notte facesti a Betlem, il pane vivo disceso dal cielo. Perché solo chi mangia di quel pane non avrà più fame in eterno.

Risultati immagini per Maria, donna di frontiera
Maria, donna di frontiera

Compare appena sullo scenario della salvezza, e già la vediamo intenta a varcare confini.Se non proprio con i visti rilasciati dal ministero degli Esteri, deve subito vedersela con le tribolazioni che si accompagnano a ogni espatrio forzato. Come una emigrante qualsiasi del Meridione. Anzi, peggio. Perché non deve passare la frontiera per motivi di lavoro. Ma in cerca di asilo politico. Molto chiaro l'ordine trasmesso dall' angelo a Giuseppe: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo».Ed eccola lì, sul confine. Da una parte, l'ultima terra rossa di Canaan. Dall'altra, la prima sabbia dei Faraoni.Eccola lì, tremante come una cerva inseguita. È vero che gode del diritto di extraterritorialità, dal momento che stringe tra le braccia colui il cui dominio va «da mare a mare e dalfiume fino agli estremi confini della terra». Ma sa pure che, come salvacondotto, è troppo rischioso esibire quel bambino alla polizia di frontiera.Il Vangelo non ci lascia neppure una riga di quel drammatico momento. Ma non è difficile figurarsi Maria, trepida e coraggiosa, lì, sullo spartiacque di due culture così diverse. Quella foto di gruppo, che Matteo non ha scattato sulla striscia doganale, ma che si conserva ugualmente nell' album del nostro immaginario più vero, rimane una icona di incomparabile suggestione per tutti noi, che oggi siamo chiamati a confrontarci con nuovi costumi e nuovi linguaggi.Perfino nel suo congedo dalla scena biblica Maria si caratterizza come donna di frontiera. È presente, difatti, nel Cenacolo, quando lo Spirito Santo, scendendo suimembri della Chiesa nascente, li costituisce «testimoni fino agli estremi confini della terra».Noi non sappiamo se, seguendo Giovanni, ha dovuto varcare ancora una volta le frontiere. Secondo alcuni, avrebbe chiuso i suoi giorni nella città di Efeso: all' estero, cioè. Una cosa è certa: che, dal giorno di Pentecoste, Maria è divenuta madre di «una moltitudine immensa di ogni nazione, razza, popolo e lingua», e ha acquistato una cittadinanza planetaria che le permette di collocarsi su tutte le frontiere del mondo, per dire ai suoi figli che queste, prima o poi, san destinate a cadere.Ma c'è un momento ancora più forte in cui Maria si staglia, con tutta la sua grandezza simbolica, come donna di frontiera. È il momento della Croce.Quel legno non solo ha abbattuto il muro di separazione che divideva gli Ebrei dai pagani, facendo dei due un popolo solo, ma ha anche riconciliato l'uomo con Dio nell'unica carne di Cristo. La Croce rappresenta, perciò, l'ultima linea di demarcazione tra cielo e terra. Il confine, ormai valicabile, tra tempo ed eternità. La frontiera suprema, attraverso la quale la storia umana entra in quella divina e diventa l'unica storia di salvezza.Ebbene, Maria sta presso quella frontiera. E la bagna di lacrime.

Santa Maria, donna di frontiera, noi siamo affascinati da questa tua collocazione che ti vede, nella storia della salvezza, perennemente atte stata sulle linee di confine, tutta tesa non a separare, ma a congiungere mondi diversi che si confrontano.Tu stai sui crinali che passano tra Antico e Nuovo Testamento. Tu sei l'orizzonte che congiunge le ultime propaggini della notte e i primi chiarori del giorno. Tu sei l'aurora che precede il Sole di giustizia. Tu sei la stella del mattino. In te, come dice la lettera ai Galati, giunge «la pienezza dei tempi» in cui Dio decide di nascere «da donna»: con la tua persona, cioè, si conclude un processo cronologico centrato sulla giustizia, e ne matura un altro centrato sulla misericordia.

Santa Maria, donna di frontiera, grazie per la tua collocazione accanto alla Croce di Gesù. Issata fuori dell' abitato, quella Croce sintetizza le periferie della storia ed è il simbolo di tutte le marginalità della terra: ma è anche luogo di frontiera, dove il futuro si introduce nel presente allagandolo di speranza.È di questa speranza che abbiamo bisogno. Mettiti, perciò, al nostro fianco. Noi oggi stiamo vivendo l'epoca della transizione. Scorgiamo le pietre terminali delle nostre secolari civiltà. Addensàti sugli incroci, ci sentiamo protagonisti di un drammatico trapasso epocale, quasi da un'èra geologica all' altra. Ammassàti sul discrimine da cui si divaricano le culture, siamo incerti se scavalcare i paletti catastali che hanno protetto finora le nostre identità. Le "cose nuove" con cui ci obbligano a fare i conti le turbe dei poveri, gli oppressi, i rifugiati, gli uomini di colore, e tutti coloro che mettono a soqquadro le nostre antiche regole del gioco, ci fanno paura. Per difenderci da marocchini e albanesi ingrossiamo i cordoni di sicurezza. Le frontiere, insomma, nonostante il gran parlare sulle nostre panoramiche multirazziali, siamo più tentati a chiuderle che ad aprirle. Perciò abbiamo bisogno di te: perché la speranza abbia il sopravvento e non abbia a collassarci un tragico shock da futuro.

Santa Maria, donna di frontiera, c'è un appellativo dolcissimo con cui l'antica tradizione cristiana, esprimendo questo tuo stare sugli estremi confini della terra, ti invoca come «porta del Cielo».Ebbene, «nell' ora della morte», come hai fatto con Gesù, fermati accanto alla nostra solitudine. Sorveglia le nostre agonie. Non muoverti dal nostro fianco. Sull'ultima linea che separa l'esilio dalla patria, tendici la mano. Perché, se sul limitare decisivo della nostra salvezza ci sarai tu, passeremo la frontiera. Anche senza passaporto.

Risultati immagini per Maria, donna coraggiosa
Maria, donna coraggiosa

Sarà stato effetto di quel «non temere» pronunciato dall' angelo dell' annunciazione. Certo è che, da quel momento, Maria ha affrontato la vita con una incredibile forza d'animo, ed è divenuta il simbolo delle "madri-coraggio" di tutti i tempi.È chiaro: ha avuto a che fare anche lei con la paura.Paura di non essere capita. Paura per la cattiveria degli uomini. Paura di non farcela. Paura per la salute di Giuseppe. Paura per la sorte di Gesù. Paura di rimanere sola... Quante paure!Se ancora non ci fosse, bisognerebbe elevare un santuario alla "Madonna della paura". Nelle sue navate ci rifugeremmo un po' tutti. Perché tutti, come Maria, siamo attraversati da quell'umanissimo sentimento che è il segno più chiaro del nostro limite.Paura del domani. Paura che possa finire all'improvviso un amore coltivato tanti anni. Paura per il figlio che non trova lavoro e ha già superato la trentina. Paura per la sorte della più piccola di casa che si ritira sempre dopo mezzanotte, anche d'inverno, e non le si può dire niente perché risponde male. Paura per la salute che declina. Paura della vecchiaia. Paura della notte. Paura della morte...Ebbene, nel santuario eretto alla "Madonna della paura", davanti a lei divenuta la "Madonna della fiducia", ciascuno di noi ritroverebbe la forza per andare avanti, riscoprendo i versetti di un salmo che Maria avrà mormorato chi sa quante volte: «Pur se andassi per valle oscura, non avrò a temere alcun male, perché sempre mi sei vicino... lungo tutto il migrare dei giorni».Madonna della paura, dunque. Ma non della rassegnazione. Perché lei non si è mai lasciate cadere le braccia nel segno del cedimento, né le ha mai alzate nel gesto della resa. Una volta sola si è arresa: quando ha pronunciato il fiat e si è consegnata prigioniera al suo Signore.Da allora ha sempre reagito con incredibile determinazione, andando controcorrente e superando inaudite difficoltà che avrebbero stroncato le gambe a tutti. Dal disagio del parto nella clinica di una stalla all' espatrio forzato per sfuggire alla persecuzione di Erode. Dai giorni amari dell'asilo politico in Egitto alla presa d'atto della profezia di Simeone greve di cruenti presagi. Dai sacrifici di una vita grama nei trent'anni del silenzio all'amarezza del giorno in cui si chiuse per sempre la bottega del "falegname" profumata di vernici e di ricordi. Dalle strette al cuore che le procuravano certe notizie che circolavano sul conto di suo figlio al momento del Calvario quando, sfidando la violenza dei soldati e lo sghignazzo della plebe, si piantò coraggiosamente sotto la croce.Una prova difficile, la sua. Contrassegnata, come per il figlio morente, dal silenzio di Dio. Una prova senza scenografie e senza sconti sui prezzi della sofferenza, che rende ragione di quell'antifona che risuona nella liturgia del Venerdì santo: «O voi tutti che passate per via, fermatevi e vedete se c'è un dolore simile al mio».

Santa Maria, donna coraggiosa, alcuni anni fa in una celebre omelia pronunciata a Zapopan nel Messico, Giovanni Paolo II ha scolpito il monumento più bello che il magistero della Chiesa abbia mai elevato alla tua umana fierezza, quando disse che tu ti presenti come modello «per coloro che non accettano passivamente le avverse circostanze della vita personale e sociale, né sono vittime della alienazione».Dunque, tu non ti sei rassegnata a subire l'esistenza. Hai combattuto. Hai affrontato gli ostacoli a viso aperto. Hai reagito di fronte alle difficoltà personali e ti sei ribellata dinanzi alle ingiustizie sociali del tuo tempo. Non sei stata, cioè, quella donna tutta casa e chiesa che certe immagini devozionali vorrebbero farci passare. Sei scesa sulla strada e ne hai affrontato i pericoli, con la consapevolezza che i tuoi privilegi di Madre di Dio non ti avrebbero offerto isole pedonali capaci di preservarti dal traffico violento della vita.

Perciò, Santa Maria, donna coraggiosa, tu che nelle tre ore di agonia sotto la croce hai assorbito come una spugna le afflizioni di tutte le madri della terra, prestaci un po' della tua fortezza. Nel nome di Dio, vendicatore dei poveri, alimenta i moti di ribellione di chi si vede calpestato nella sua dignità. Alleggerisci le pene di tutte le vittime dei soprusi. E conforta il pianto nascosto di tante donne che, nell'intimità della casa, vengono sistematicamente oppresse dalla prepotenza del maschio.Ma ispira anche la protesta delle madri lacerate negli affetti dai sistemi di forza e dalle ideologie di potere. Tu, simbolo delle donne irriducibili alla logica della violenza, guida i passi delle "madri-coraggio" perché scuotano l'omertà di tanti complici silenzi. Scendi in tutte le "piazze di maggio" del mondo per confortare coloro che piangono i figli desaparecidos. E quando suona la diana di guerra, convoca tutte le figlie di Eva perché si mettano sulla porta di casa e impediscano ai loro uomini di uscire, armati come Caino, ad ammazzare il fratello,

Santa Maria, donna coraggiosa, tu che sul Calvario, pur senza morire hai conquistato la palma del martirio, rincuoraci col tuo esempio a non lasciarci abbattere dalle avversità. Aiutaci a portare il fardello delle tribolazioni quotidiane, non con l'anima dei disperati, ma con la serenità di chi sa di essere custodito nel cavo della mano di Dio. E se ci sfiora la tentazione di farla finita perché non ce la facciamo più, mettiti accanto a noi. Siediti sui nostri sconsolati marciapiedi. Ripetici parole di speranza.E allora, confortati dal tuo respiro, ti invocheremo con la preghiera più antica che sia stata scritta in tuo onore: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio; non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Così sia,


[Modificato da MARIOCAPALBO 12/09/2016 14:59]