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...sui beni che non dipendono da noi.

15. 33. A. - Dunque vedi pure che non vi sarebbe pena, tanto quella che si irroga agli uomini per ingiustizia come quella che si irroga per giustizia coattiva, se essi non amassero le cose che si possono sottrarre a chi non è consenziente.
E. - Veggo anche questo.
A. - Dunque un tizio usa male ed un altro bene le medesime cose. Quegli che le usa male, con amore si aggroviglia tenacemente ad esse e diviene appunto subordinato a cose che dovevano essere a lui subordinate e le riconosce come beni per lui mentre egli stesso doveva essere il bene per esse disponendole al fine e usandole bene. Chi al contrario ne usa secondo ragione riconosce, sì, che essi sono beni, ma non per lui perché non lo rendono né buono né più buono. Esse piuttosto lo divengono da lui. Quindi non si attacca ad esse con amore e non le considera come membra della propria coscienza, e questo avviene amandole, affinché non lo rendano deforme con una dolorosa piaga, quando dovranno essere amputate. Si deve al contrario elevare integralmente al di sopra di esse, pronto, se è necessario, a disporne ordinatamente, più pronto a perderle e non disporne. Ma stando così le cose, penseresti di accusare l'argento e l'oro per colpa degli spilorci, il cibo per colpa dei ghiottoni, il vino per colpa degli ubriaconi, la bellezza femminile per colpa dei libertini e degli adulteri, e così di seguito, anche perché puoi osservare che il medico usa bene il fuoco e l'avvelenatore usa il pane per il delitto?.
E. - Verissimo che non le cose ma gli uomini i quali le usano male sono colpevoli.

Male e peccato come pervertimento...

16. 34. A. - Giusto. Oramai, come suppongo, cominciamo a comprendere la funzione della legge eterna ed è accertato fino a qual punto possa giungere la legge temporale nella sanzione. Sono state inoltre distinte con sufficiente chiarezza due categorie di cose, quelle eterne e quelle temporali, come pure due categorie di individui, gli uni che scelgono ed amano le cose eterne, gli altri le temporali. È stato anche accertato che è dato dalla volontà l'oggetto che si sceglie per il conseguimento e il possesso e che soltanto dalla volontà la ragione viene destituita dalla rocca del dominio e dalla razionale finalità. Infine è chiaro che non si deve incolpare la cosa, qualora se ne usi male, ma chi ne usa male. Riportiamoci dunque, se vuoi, al problema posto al principio di questo discorso ed esaminiamo se ha avuto la sua soluzione. Ci eravamo proposti di indagare che cos'è agire male e in vista di questo assunto abbiamo esposto tutti i temi suddetti. Ora conseguentemente è possibile riflettere ed esaminare se agir male è essenzialmente trascurare le cose eterne che la ragione da sé possiede, da sé intuisce e che non può perdere se le ama per procurarsi come grandi e ammirevoli le cose temporali e i piaceri che si provano mediante il corpo, la parte più vile dell'uomo e che non possono essere stabili. In questa categoria mi pare che siano incluse tutte le azioni malvagie, cioè i peccati. Attendo di conoscere il tuo parere.

...e scelta del bene mutevole.

16. 35. E. - È come tu dici ed io confermo che tutti i peccati sono inclusi in questo unico concetto: distogliersi dal mondo immutevole dei valori e volgersi alle cose mutevoli del divenire. Queste tuttavia sono disposte razionalmente in un proprio ordine e sono espressioni di una certa bellezza. È dunque di una coscienza pervertita e derogante dalla finalità rendersi schiava di esse nel possederle poiché dall'ordinamento e legge divina è stata resa superiore ad esse per dominarle col proprio potere. E mi pare di vedere già definitivamente risolto anche il problema del principio per cui si agisce male. L'avevamo preso in esame in seguito all'altro problema del significato dell'agire male. Salvo errore, si agisce male, come ha confermato lo svolgimento della dimostrazione, per libero arbitrio della volontà. Ma ora mi pongo il problema se era opportuno che dal nostro creatore ci fosse dato il libero arbitrio giacché è chiaro che da esso proviene il potere di peccare. Sembra proprio che non si sarebbe peccato qualora se ne fosse stati privi. S'incorre anche nella difficoltà che Dio possa esser considerato autore delle nostre cattive azioni.
A. - Non spaventarti affatto per questa difficoltà. Si richiede però un momento più opportuno per trattarne diligentemente. Questo discorso chiede ormai misura e limite e vorrei tu credessi che con esso è stato picchiato, per così dire, alle porte di un problema di ordine superiore. Ma quando, con la guida di Dio, cominceremo a penetrare nell'interno, potrai apprezzare certamente la grande differenza fra la presente disputa e le seguenti e la maggiore importanza di queste, non soltanto per l'elevatezza della indagine ma anche per la dignità dell'argomento e la splendida luce della verità. Ci soccorra la fede affinché la divina provvidenza ci consenta di continuare e portare a termine il cammino che abbiamo intrapreso.
E. - Mi rimetto alla tua volontà e nell'apprezzamento e nell'augurio le associo molto volentieri la mia.