00 07/04/2015 13:14

Ciò che trattiene ancora il mistero dell’iniquità è la Santa Messa è il Sacrificio di Cristo Gesù sull’altare.


Però è necessario che con la preghiera, la testimonianza, le opere sempre imploriamo la Misericordia di Dio per la Chiesa intera per la conversione delle anime e perché Dio ci doni santi sacerdoti, ministri della sua misericordia, in Persona Christi: per celebrare il mistero della Fede il mistero della salvezza per portare a Dio le anime da lui create.


Meditazione e preghiera di Joseph Ratzinger


Via Crucis Venerdi Santo 2005 (Nona Stazione Gesù cade per la terza volta)


Che cosa può dirci la terza caduta di Gesù sotto il peso della croce? Forse ci fa pensare alla caduta dell’uomo in generale, all’allontanamento di molti da Cristo, alla deriva verso un secolarismo senza Dio. Ma non dobbiamo pensare anche a quanto Cristo debba soffrire nella sua Chiesa? A quante volte si abusa del Santo Sacramento della sua presenza, in quale vuoto e cattiveria del cuore spesso egli entra! Quante volte celebriamo soltanto noi stessi senza neanche renderci conto di lui! Quante volte la sua Parola viene distorta e abusata! Quanta poca fede c’è in tante teorie, quante parole vuote! Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza! Quanto poco rispettiamo il sacramento della riconciliazione, nel quale egli ci aspetta, per rialzarci dalle nostre cadute! Tutto ciò è presente nella sua passione. Il tradimento dei discepoli, la ricezione indegna del suo Corpo e del suo Sangue è certamente il più grande dolore del Redentore, quello che gli trafigge il cuore. Non ci rimane altro che rivolgergli, dal più profondo dell’animo, il grido: Kyrie, eleison- Signore, salvaci (cfr.Mt8,25).


Preghiera


Signore, spesso la tua Chiesa ci sembra una barca che sta per affondare, una barca che fa acqua da tutte le parti. E anche nel tuo campo di grano vediamo più zizzania che grano. La veste e il volto così sporchi della tua Chiesa ci sgomentano. Ma siamo noi stessi a sporcarli! Siamo noi stessi a tradirti ogni volta, dopo tutte le nostre grandi parole, i nostri grandi gesti. Abbi pietà della tua Chiesa: anche all’interno di essa, Adamo cade sempre di nuovo. Con la nostra caduta ti trasciniamo a terra, e Satana se la ride, perché spera che non riuscirai più a rialzarti da quella caduta; spera che tu, essendo stato trascinato nella caduta della tua Chiesa, rimarrai per sempre sconfitto. Tu, però, ti rialzerai. Ti sei rialzato, sei risorto e puoi rialzare anche noi.  Salva e santifica la tua Chiesa. Salva e santifica tutti noi


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IL PRECETTO DELLA MESSA FESTIVA


NEL PENSIERO DI ALESSANDRO MANZONI


(Osservazioni sulla morale cattolica, cap.VI, Alessandro Manzoni).


È peccato mortale il non assistere alla Messa il giorno festivo. Chi non sa che la sola enunciazione di questo precetto eccita le risa di molti? Ma guai a noi se volessimo abbandonare tutto ciò che ha potuto essere soggetto di derisione!


È notissimo che la Chiesa non ripone l’adempimento del precetto nella materiale assistenza dei fedeli al sacrificio, ma nella volontà di assistervi; essa ne dichiara disobbligati gli infermi e quelli che sono trattenuti da una occupazione necessaria, e ritiene trasgressori quelli che, presenti colla persona, ne stanno lontani col cuore tanto è vero che, anche nelle cose più essenziali, vuole principalmente il cuore de’fedeli.


La santificazione del giorno del Signore è uno di que’comandamenti che il Signore stesso ha dato all’uomo. Certo, nessun comandamento divino ha bisogno d’apologia; ma non si può a meno di non vedere la bellezza e la convenienza di questo, che consacra specialmente un giorno al dovere più nobile e più stretto, e richiama l’uomo al suo Creatore.


Il povero, curvato verso la terra, depresso dalla fatica, e incerto se questa gli produrrà il sostentamento, costretto non di rado a misurare il suo lavoro con un tempo che gli manca; il ricco, sollecito per lo più di passarlo senza avvedersene circondato da quelle cose in cui il mondo predica essere la felicità, e stupito ogni momento di non trovarsi felice, disingannato dagli oggetti da cui sperava un pieno contento, e ansioso dietro altri oggetti de’quali si disingannerà quando li avrà posseduti; l’uomo prostrato dalla sventura e l’uomo inebriato da un prospero successo; l’uomo ingolfato negli affari e l’uomo assorto nelle attrazioni delle scienze; il potente, il privato, tutti insomma troviamo in ogni aggettivo un ostacolo alla Divinità, una forza che tende ad attaccarci a quelle cose per cui non siamo creati, a farci dimenticare la nobiltà della nostra origine, e l’importanza del nostro fine. E risplende manifesta la sapienza di Dio in quel precetto che ci toglie alle cure mortali, per richiamarci al culto; ai pensieri del cielo; che impiega tanti giorni dell’uomo indotto nello studio più alto, e il solo necessario; che santifica il riposo del corpo, e lo rende figura di quel riposo d’eterno contento a cui aneliamo, e di cui l’anima nostra sente d’essere capace; in quel precetto che ci riunisce in un tempio, dove le comuni preghiere, rammentandoci le comuni miserie e i comuni bisogni, ci fanno sentire che siamo fratelli. La Chiesa, conservatrice perpetua di questo precetto, prescrive a’suoi figli la maniera d’adempierlo più ugualmente e più degnamente. E tra i mezzi che ha scelti, poteva mai dimenticare il rito più necessario, il più essenzialmente cristiano, il Sacrificio di Gesù Cristo, quel sacrificio dove sta tutta la fede, tutta la scienza, tutte le norme, tutte le speranze?


Il cristiano che volontariamente s’astiene in un tal giorno da un tal Sacrificio, può mai essere un giusto che viva della fede? Può far vedere più chiaramente la noncuranza del precetto divino della santificazione? Non ha evidentemente nel cuore una avversione al cristianesimo? Non ha rinunciato a ciò che la fede rivela di più grande, di più sacro e di più consolante? Non ha rinunciato a Gesù Cristo? Pretendere che la Chiesa non dichiari prevaricatore chi si trova in tali disposizioni, sarebbe un volere che dimenticasse il fine per cui è istituita, che ci lasciasse ricadere nell’aria del gentilismo.


 


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Capitolo secondo

Necessità dell’apostolato

LA DIVINA MISERICORDIA

E LA COMUNIONE EUCARISTICA

Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

La Comunione

Dice Gesù: “Desidero unirMi con le anime umane; la Mia delizia è unirMi con la anime. Sappi, figlia Mia, che quando nella santa Comunione vengo in un cuore umano, ho le mani piene di grazie di ogni genere e desidero donarle all’anima, ma le anime non Mi prestano nemmeno attenzione, Mi lasciano solo e si occupano d’altro.

Oh, quanto è triste per Me che le anime non conoscano l’Amore!

Si comportano con Me come qualche cosa inerte”. ….

“Quanto mi addolora che le anime si uniscano così poco a Me nella santa Comunione! Attendo le anime ed esse sono indifferenti per Me. Le amo con tanta tenerezza e sincerità ed esse non si fidano di Me.

Voglio colmarle di grazie, ma esse non vogliono riceverle. Trattano con Me come una cosa inerte eppure ho un cuore pieno d’amore e di Misericordia. Affinché tu possa conoscere almeno un po’ il Mio dolore, pensa alla più tenera delle madri, che ama molto i suoi figli, ma i figli disprezzano l’amore della madre. Immagina il suo dolore, nessuno riuscirà a consolarla. Questa è un’immagine ed una pallida somiglianza del Mio amore”. …

Santa Faustina: + Oggi mi preparo alla venuta del Re.

Chi sono io e chi sei Tu, o Signore, Re della Gloria e della gloria immortale? O mio cuore, lo sai chi è colui che oggi viene da te?

Si lo so, ma stranamente non riesco a comprenderlo. Oh, se si trattasse solo di un re!… Ma è il Re dei re, il Signore dei signori. Davanti a Lui trema ogni potenza ed ogni autorità. Ed è Lui che oggi viene nel mio cuore!

Sento che si avvicina, esco ad incontrarLo e L’invito. Appena è entrato nella dimora del mio cuore, la mia anima è stata presa da un così profondo sentimento di ossequio che per timore è svenuta cadendo ai Suoi piedi.

Gesù le porge la mano e la fa benignamente sedere accanto a Sé. La tranquillizza:

Dice Gesù: “Vedi, ho lasciato il trono del cielo per unirMi a te. Quello che vedi ora è appena un lembo e la tua anima già sviene d’amore, allora come si sbalordirà il tuo cuore quando Mi vedrai in tutta la Mia gloria? Ma voglio dirti che la vita eterna deve cominciare già su questa terra per mezzo della santa Comunione. Ogni santa Comunione ti rende più idonea a trattare familiarmente con Dio per tutta l’eternità”.

La Parola di Dio

Dal Vangelo secondo San Giovanni (6, 22-70)

Il pane del cielo. – Il giorno dopo, la folla, rimasta dall’altra parte del mare, notò che c’era una barca sola e che Gesù non era salito con i suoi discepoli sulla barca, ma soltanto i suoi discepoli erano partiti.

Altre barche erano giunte nel frattempo da Tiberiade, presso il luogo dove avevano mangiato il pane dopo che il Signore aveva reso grazie. Quando la folla vide che Gesù non era più là e nemmeno i suoi discepoli, salì sulle barche e si diresse alla volta di Cafarnao alla ricerca di Gesù.

Trovatolo di là del mare gli dissero: “Rabbi, quando sei venuto qua?”. Gesù rispose: “In verità, in verità vi dico, voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati. Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo vi darà.

Perché su di lui il Padre, Dio, ha messo il suo sigillo”. Gli dissero allora: “Che cosa dobbiamo fare per compiere le opere di Dio?”. Gesù rispose: “Questa è l’opera di Dio: credere in colui che egli ha mandato”. Allora gli dissero: “Quale segno dunque tu fai perché vediamo e possiamo crederti? Quale opera compi? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: Diede loro da mangiare un pane dal cielo”. Rispose loro Gesù: “In verità in verità vi dico: non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, quello vero; il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo”. Allora gli dissero: “Signore, dacci sempre questo pane”.

Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete.Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo resusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo resusciterò nell’ultimo giorno”.

Intanto i giudei mormoravano di lui perché aveva detto: “Io sono il pane disceso dal cielo”. E dicevano: “Costui non è forse Gesù, il figlio di Giuseppe? Di lui conosciamo il padre e la madre. Come può dunque dire: Sono disceso dal cielo?”

Gesù rispose: “Non mormorate tra voi. Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo resusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio.

Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.

Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”.

Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro; “Come può costui darci la sua carne da mangiare?”. Gesù disse: “In verità, in verità vi dico; se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mia sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno.

Scandalo e abbandono dei discepoli.- Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao. Molti dei suoi discepoli, dopo aver ascoltato, dissero: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?”. Gesù, conoscendo dentro di sé che i suoi discepoli proprio di questo mormoravano, disse loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima? È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho detto sono spirito e vita. Ma vi sono alcuni tra voi che non credono”. Gesù infatti sapeva fin da principio chi erano quelli che non credevano e chi era colui che lo avrebbe tradito. E continuò: “Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è concesso dal Padre mio”. Da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui. Disse allora Gesù ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Gli rispose Simon Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna; noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio”. Rispose Gesù: “Non ho forse scelto io voi, i Dodici? Eppure uno di voi è un diavolo!”. Egli parlava di Giuda, figlio di Simone Iscariota: questi infatti stava per tradirlo, uno dei Dodici.

Prima Lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (11,23-28)

Istituzione della SS. Eucaristia. – Io, infatti, ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzo e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finchè egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

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Meditazione

Gesù è rimasto con noi, non se ne è andato, solo che la sua presenza si è mimetizzata nell’Eucaristia, credere e pensare che il Signore sia presente in un piccolissimo dischetto di pane e nel calice sotto la specie di vino può sembrare una pazzia e può far pensare alla stessa maniera dei suoi discepoli: (“Come può costui darci la sua carne da mangiare?” ) che si scandalizzarono e lo abbandonarono.

Quanti abusi, per incredulità: gente che strappa l’Ostia Consacrata di mano al sacerdote, frammenti che si perdono e finiscono calpestati, gente che ci gioca con l’Ostia, che la divide con gli amici che non vogliono fare la fila, la mancanza di riguardo verso Gesù Eucaristia ricevendolo con le mani sporche, si perde sempre più la fede e la devozione il senso del Sacro per arrivare piano piano a credere che l’Eucaristia sia solo un simbolo, un pezzo di pane, da distribuire in segno di semplice fratellanza mondiale. Mentre S. Paolo ci mette in guardia e ci dice: Chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna.

Il demonio invece sa chi si nasconde dietro le specie Eucaristiche, e allora c’è chi come Giuda, che profana e trafuga particole per venderle per le malfamate messe nere.

L’Eucaristia è veramente la presenza di Dio con noi, la grazia del Signore ci dà questa certezza.

Il Signore stesso poi vuole anche togliere i molti dubbi ai tanti San Tomaso, e così, si manifesta nei tantissimi Miracoli Eucaristici avvenuti nel corso degli anni, per dimostrare che il Pane della Vita che Dio ci dona è la stessa Carne e lo stesso Sangue del Signore Gesù.

I Miracoli Eucaristici:

750, Lanciano: Un monaco dubitava se nell’Ostia consacrata vi fosse il vero corpo di Cristo e se nel vino vi fosse il suo vero Sangue, però continuava a pregare e a chiedere a Dio di cancellare i suoi dubbi che gli avvelenavano l’anima. Una mattina mentre celebrava la Santa Messa vide il pane trasformato in Carne e il vino in Sangue. Atterrito e confuso dopo essere rimasto per lungo tempo in estasi felice e piangente chiamò i fedeli a vedere e disse: “Per confondere la mia incredulità, benedetto Dio ha voluto svelarsi in questo Santissimo Sacramento e rendersi visibile ai vostri occhi”. Il miracolo è ancora visibile, gli scienziati hanno confermato che la sostanza conservata nella chiesa di Lanciano è costituita da vera carne e vero sangue umani; entrambi sono dello stesso gruppo sanguigno, la carne è del muscolo cardiaco, ed è viva.

1988 Roma: Alla sud coreana Julia Kim il giorno della festa del Corpus Domini nel momento in cui riceveva la Comunione sulla lingua dalle mani del Santo Padre Giovanni Paolo II l’Ostia le si trasformò in carne e sangue. 

1294 Valvasone: Nei lavatoi del Tagliamento una donna stava lavando delle tovaglie della chiesa, improvvisamente, vide quella che stava strofinando, tingersi di Sangue, smise di strofinare e si rese conto che il Sangue usciva da una particola consacrata che era rimasta prigioniera tra le pieghe della tovaglia. La tovaglia macchiata di Sangue si conserva ancora nella Chiesa del Sacratissimo Corpo di Cristo a Valvasone Pordenone

 


 

 

Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Siamo ammaestrati da Dio con la Sacra Scrittura. “In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna”. Vogliamo credere alle sue Parole.

“Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo”. Vogliamo alimentarci con il Pane della Vita, il Corpo ed il Sangue del Signore. Per dire come San Pietro “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

Dall’ Insegnamento della Chiesa

Dall’omelia di Giovanni Paolo II in occasione della Celebrazione Eucaristica alla XV° G.M.G.  2000

…. Gesù ci introduce nella conoscenza di un particolare aspetto del suo mistero  (…) nel Vangelo, in un brano del discorso da Lui tenuto nella Sinagoga di Cafarnao dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani.

In esso Egli si rivela come il pane della vita, il pane disceso dal cielo per dare la vita al mondo (cfr.Gv6,51).

È un discorso che gli ascoltatori non comprendono. La prospettiva in cui si muovono è troppo materiale per poter raccogliere il vero intendimento di Cristo. Essi ragionano nell’ottica della carne, che “non giova a nulla” (Gv6,63).

Gesù, invece apre il discorso sugli orizzonti sconfinati dello spirito: “Le parole che vi ho detto – Egli insiste - sono spirito e vita”.

Ma l’uditorio è refrattario: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (Gv6,60).

Si ritengono persone di buon senso, con i piedi sulla terra, per questo scuotono il capo e brontolando, se ne vanno uno dopo l’altro.

Ma sul “pane della vita” Gesù non è disposto a transigere. È pronto piuttosto ad affrontare il distacco anche dei più intimi: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv6,67).

“Forse anche voi?”

La domanda di Cristo scavalca i secoli e giunge fino a noi, ci interpella personalmente e sollecita una decisione.

Qual è la nostra risposta? Di parole intorno a voi ne risuonano tante ma Cristo soltanto ha parole che resistono all’usura del tempo e restano per l’eternità.

È importante rendersi conto che, tra le tante domande affioranti al vostro spirito, quelle decisive non riguardano il “che cosa”.

La domanda di fondo è “chi”: verso “chi” andare, “chi” seguire, a “chi” affidare la propria vita. – attenti, però! Ogni persona umana è inevitabilmente limitata: anche nel matrimonio più riuscito: non si può non mettere in conto una certa misura di delusione.

Ebbene cari amici: non c’è in questo la conferma di quanto abbiamo ascoltato dall’apostolo Pietro?

Ogni essere umano, prima o poi, si ritrova ad esclamare con lui:

“Da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna”.

Solo Gesù è in grado di soddisfare le aspirazioni più profonde del cuore umano. – Nel Sacrificio Eucaristico noi possiamo entrare in contatto, in modo misterioso ma reale con la sua persona -.

Questa è la stupenda verità, carissimi amici: il verbo, che si è fatto carne 2000 anni fa, è presente oggi nell’Eucaristia. – L’Eucaristia è il Sacramento della presenza di Cristo che si dona a noi perché ci ama, ciascuno di noi in maniera personale ed unica nella vita concreta di ogni giorno. – ci ama quando riempie di freschezza le giornate della nostra esistenza e quando, nell’ora del dolore, permette che la prova si abbatta su di noi: anche attraverso le prove più dure, infatti, Egli ci fa sentire la sua voce.

Si, cari amici, Cristo ci ama e ci ama sempreCi ama anche quando lo deludiamo. – Egli non ci chiude mai le braccia della sua misericordia. Come non essere grati a questo Dio che ci ha redenti spingendosi fino alla follia della Croce? – Celebrando l’Eucaristia “Mangiando la sua carne e bevendo il suo sangue” Significa accettare la logica della Croce e del servizio. Significa cioè testimoniare la propria disponibilità a sacrificarsi per gli altri, come ha fatto Lui.

Di questa testimonianza ha estremo bisogno la nostra società.

Ne hanno bisogno più che mai i giovani, spesso tentati dai miraggi di una vita facile e comoda. – È urgente cambiare strada nella direzione di Cristo, che è anche la direzione della giustizia, della solidarietà, dell’impegno per una società ed un futuro degni dell’uomo.

Questa è la nostra Eucaristia. Questa è la risposta che Cristo attende da noi, da voi giovani – Gesù non ama le mezze misure, e non esita ad incalzarci con la domanda: “volete andarvene anche voi?” Con Pietro davanti a Cristo, Pane di vita, anche noi oggi, vogliamo ripetere: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna!” (Gv6,68).

Carissimi mettete l’Eucaristia al centro della vostra vita personale e comunitaria: amatela, adoratela, celebratela,

soprattutto la Domenica giorno del Signore. Vivete l’Eucaristia testimoniando l’amore di Dio per gli uomini. Siate voi stessi ferventi testimoni della presenza di Cristo sui nostri altari….

….Il Papa vi accompagna con affetto e,

parafrasando un espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice:

“Se sarete quello che dovete essere metterete fuoco in tutto il mondo!”

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Alcuni articoli dallaIstruzione Redemptionis Sacramentum

su alcune cose che si devono osservare ed evitare

circa la Santissima Eucaristia.

Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti

7) Gli abusi non di rado si radicano in un falso concetto di libertà. Dio, però, ci concede in Cristo non quella illusoria libertà in base alla quale facciamo tutto ciò che vogliamo, ma la libertà, per mezzo della quale possiamo fare ciò che è degno e giusto. Ciò vale invero non soltanto per quei precetti derivati direttamente da Dio, ma anche, considerando conveniente l’indole di ciascuna norma, per le leggi promulgate dalla Chiesa. Da ciò la necessità che tutti si conformino agli orientamenti stabiliti dalla legittima autorità ecclesiastica.

8) Si deve, inoltre, notare con grande amarezza la presenza di “iniziative ecumeniche che, pur generose nelle intenzioni, indulgono qua e là a prassi eucaristiche contrarie alla disciplina nella quale la Chiesa esprime la sua fede”. Il dono dell’Eucaristia, tuttavia, “è troppo grande per sopportare ambiguità e diminuzioni”. È, pertanto, opportuno correggere e definire con maggiore accuratezza alcuni elementi, di modo che anche in questo ambito “l’Eucaristia continui a risplendere in tutto il fulgore del suo mistero”.

11) Troppo grande è il Mistero dell’Eucaristia “perché qualcuno possa permettersi di trattarlo con arbitrio personale, che non ne rispetti il carattere sacro e la dimensione universale”. ….

La distribuzione della Santa Comunione

88) I fedeli di solito ricevano la Comunione sacramentale dell’Eucaristia nella stessa Messa e al momento prescritto dal rito stesso della celebrazione, vale a dire immediatamente dopo la Comunione del Sacerdote celebrante. Spetta al Sacerdote celebrante, eventualmente coadiuvato da altri Sacerdoti o dai Diaconi, distribuire la Comunione e la Messa non deve proseguire, se non una volta ultimata la Comunione dei fedeli. Soltanto laddove la necessità lo richieda, i ministri straordinari possono, a norma del diritto, aiutare il Sacerdote celebrante.

89) Affinché, anche “per mezzo dei segni, la Comunione appaia meglio come partecipazione al Sacrificio che si celebra”, è da preferirsi che i fedeli possano riceverla con ostie consacrate nella stessa Messa.

90) “I fedeli si comunicano in ginocchio o in piedi, come stabilito dalla conferenza dei Vescovi”. E confermato da parte della Sede Apostolica. “Quando però si comunicano stando in piedi  si raccomanda che, prima di ricevere il Sacramento, facciano la debita riverenza, da stabilire dalle stesse norme”.

91) Nella distribuzione della santa Comunione è da ricordare che “i ministri sacri non possono negare i sacramenti a coloro che li chiedano opportunamente, siano disposti nel debito modo e non abbiano dal diritto la proibizione di riceverli”. Pertanto, ogni cattolico battezzato, che non sia impedito dal diritto, deve essere ammesso alla sacra Comunione. Non è lecito, quindi, negare a un fedele la santa Comunione, per la semplice ragione, ad esempio, che egli vuole ricevere l’Eucaristia in ginocchio oppure in piedi.

92) Benché ogni fedele abbia sempre il diritto di ricevere, a sua scelta la santa Comunione in bocca, se un comunicando, nelle regioni in cui la Conferenza dei Vescovi, con la conferma da parte della Sede Apostolica, lo abbia permesso, vuole ricevere il Sacramento sulla mano, gli sia distribuita la sacra ostia. Si badi, tuttavia, con particolare attenzione che il comunicando assuma subito l’ostia davanti al ministro, di modo che nessuno si allontani portando in mano le specie eucaristiche. Se c’è pericolo di profanazione, non sia distribuita la santa Comunione sulla mano dei fedeli.

93) È necessario che si mantenga l’uso del piattino per la Comunione dei fedeli, per evitare che la sacra ostia e qualche suo frammento cada.

94) Non è consentito ai fedeli di “prendere da sé e tanto meno passarsi tra loro di mano in mano” la sacra ostia o il sacro calice. In merito, inoltre va rimosso l’abuso che gli sposi durante la Messa nuziale si distribuiscano in modo reciproco la santa Comunione.

95) Il fedele laico “ che ha già ricevuto la Santissima Eucaristia, può riceverla una seconda volta nello stesso giorno, soltanto entro la celebrazione eucaristica alla quale partecipa, salvo il disposto del can. 921§2”.   

 

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Dal Diario di Santa Faustina Kowalska

O mio Gesù, Tu solo sai quante persecuzioni sto sopportando per il fatto che Ti sono fedele e che mi attengo decisamente alle Tue richieste. Tu sei la mia forza; sostienimi, affinché possa sempre fedelmente adempiere tutto quello che richiedi da me. Io da sola non sono capace di nulla, ma se Tu mi sostieni, tutte le difficoltà non contano niente. O Signore, vedo bene che la mia vita, dal primo momento in cui la mia anima ricevette la capacità di conoscerTi, è una lotta incessante e sempre più accanita. Ogni mattina durante la meditazione mi preparo alla lotta per tutto il giorno e la S. Comunione mi dà la sicurezza che vincerò e così avviene. Ho paura di quel giorno in cui non ho la S. Comunione. Questo Pane dei Forti mi dà ogni energia per portare avanti quest’opera ed ho il coraggio di eseguire tutto quello che richiede il Signore. Il coraggio e l’energia, che sono dentro di me, non sono miei, ma di Chi abita in me: l’Eucaristia. O Gesù mio, quanto sono grandi le incomprensioni! Talvolta, se non ci fosse L’Eucaristia, non avrei il coraggio di proseguire sulla strada che mi hai indicato.

10.I.37. Oggi ho pregato il Signore di darmi la forza la mattina, per poter andare a ricevere la santa Comunione. O mio Maestro, Ti prego con tutto il mio cuore assetato, se ciò è conforme alla Tua santa volontà, dammi tutte le sofferenze ed i malanni che vuoi; io desidero soffrire giorno e notte. Ma te ne prego ardentemente, dammi la forza nel momento in cui debbo accostarmi alla santa Comunione. Vedi bene, Gesù, che non portano la santa Comunione ai malati, e perciò se non mi dai la forza in questo momento per poter scendere in cappella, come posso riceverTi nel Tuo mistero d’amore? E Tu sai quant’è la nostalgia del mio cuore per Te. O mio dolce Sposo, a che scopo tanti ragionamenti? Tu lo sai quanto ardentemente Ti desidero e se vuoi, puoi farmi questo. La mattina del giorno dopo mi sono sentita come se fossi guarita completamente; non avevo più svenimenti né altri malanni. Però, appena sono ritornata dalla cappella, tutte le sofferenze ed i malanni hanno ripreso subito, come se fossero stati lì ad aspettarmi. Io però non ho avuto paura di loro / nel modo più assoluto, poiché mi ero nutrita del Pane dei Forti. Guardo con coraggio a tutto, anche negli occhi della morte stessa.

+ O Gesù nascosto nell’Ostia, mio dolce Maestro e fedele Amico, oh, quanto è felice la mia anima, perché ho un tale Amico, che mi tiene sempre compagnia. Non mi sento sola, anche se sono in isolamento. O Gesù Ostia, noi ci conosciamo, questo mi basta.

 

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Testimonianza

Dalla mia prima Comunione, sempre si mescolano in me sentimenti e sensazioni quali lo stupore, il timore, lo smarrimento, il desiderio, la gioia, quando ricevo il Signore nella Santa Comunione

È stupefacente il fatto che Dio si faccia così piccolo per venire nel mio cuore, e nonostante metta in moto tutte le forze per comprendere, non riesco a capacitarmi di questa grandezza, di questo privilegio, di questa bontà, di questo abbassamento della Potenza più potente che si china verso di me e mi permette di riceverlo. Il timore nella mia assolutissima miseria e l’indegna mia condizione di peccato, di quanto si vorrebbe essere perfetti ed invece sempre si cede a compromessi interiori ed esteriori, la paura di ferirlo nell’atto stesso dell’assumerlo, lo smarrimento nel trovarsi al cospetto di Dio, Dio che tutto può, che tutto fa, che tutto vede, che tutto, che tutto, che tutto, che tutto, che tutto ….. e nello stesso momento la grande gioia di avere il privilegio, la possibilità, il favore il consenso di poter  ricevere Gesù con la Comunione

Il desiderio sempre di riceverlo, di sentirlo vicino, di piangere con Lui, di ringraziarLo, di chiederGli, di offrirGli, di amarLo.

La gioia che fa sentire il cuore che batte, il pianto che trabocca, l’anima che trasale con quella sensazione d’immenso perché Gesù dimora in me.

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Preghiere

Invocazioni e lodi a Gesù Eucaristia  (Santa Faustina)

O Ostia Santa, in cui è contenuto il testamento della Divina Misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, In cui è contenuto il Corpo ed il Sangue del Signore Gesù, come dimostrazione dell’infinita Misericordia verso di noi, ma specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la vita eterna e l’infinita Misericordia elargita in abbondanza a noi, ma specialmente ai poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la Misericordia del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo verso di noi, ma specialmente verso i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuto il prezzo infinito della Misericordia, che ripagherà tutti i nostri debiti, ma specialmente quelli dei poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la sorgente di acqua viva, che scaturisce dalla Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuto il fuoco dell’amore più puro, che arde dal seno dell’Eterno Padre, come da un abisso di Misericordia infinita per noi, ma specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuta la medicina per tutte le nostre debolezze, che sgorga dalla Misericordia infinita come da una sorgente, per noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui è contenuto il vincolo di unione fra Dio e noi, grazie all’infinita misericordia per noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, in cui sono contenuti tutti i sentimenti del Cuore dolcissimo di Gesù verso di noi e specialmente per i poveri peccatori.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in tutte le sofferenze e contrarietà della vita.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le tempeste interiori ed esteriori.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in vita e nell’ora della morte.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra gli insuccessi e nell’abisso della disperazione.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alle menzogne ed ai tradimenti.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra le tenebre e le empietà che sommergono la terra

O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alla nostalgia ed al dolore, per il quale nessuno ci comprende.

O Ostia Santa, nostra unica speranza in mezzo alle fatiche ed al grigiore della vita di ogni giorno.

O Ostia Santa, nostra unica speranza quando le nostre aspirazioni e le nostre fatiche vanno in fumo.

O Ostia Santa, nostra unica speranza fra i colpi dei nemici e gli assalti dell’inferno.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando le difficoltà della vita supereranno le mie forze ed i miei sforzi risulteranno inutili.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando le tempeste sconvolgeranno il mio cuore ed il mio spirito atterrito comincerà a piegarsi verso il dubbio che corrode.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando il mio cuore comincerà a tremare ed un sudore mortale mi bagnerà la fronte.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando tutto si rivolgerà contro di me e la nera disperazione s’insinuerà nella mia anima.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando il mio sguardo si spegnerà per tutto ciò che è terreno, ed il mio spirito vedrà per la prima volta mondi sconosciuti.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando i miei impegni saranno al di sopra delle mie forze e l’insuccesso sarà per me la sorte abituale.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando l’osservanza delle virtù mi apparirà difficile e la mia natura si ribellerà.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando i colpi dei nemici saranno diretti contro di me.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando le mie fatiche ed i miei sforzi non verranno approvati dalla gente.

O Ostia Santa, confiderò in Te quando sopra di me risuonerà il Tuo giudizio; in quel momento confiderò nell’oceano della Tua Misericordia.

+ O Santissima Trinità, confido nella Tua infinita Misericordia.

Iddio è mio Padre, quindi io, come Sua Figliola, ho ogni diritto sul Suo Cuore divino e quanto più grandi sono le tenebre, tanto più decisa dev’essere la nostra fiducia.

Non riesco a comprendere come si possa non avere fiducia in Colui che può tutto. Con Lui tutto, senza di Lui nulla. Egli, il Signore, non permetterà né lascerà che restino confusi coloro che hanno posto in Lui tutta la loro fiducia.

 

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