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La Vita che Lo aveva portato sulla Terra si riavvicina al Cielo

192 Nell'ansia di darmi totalmente, nell'amore sem­pre più folle, giunse il momento di dare la vita. 193 Mi pareva di non avere più mani e piedi, tanto grandi erano le piaghe. E non avevo più cuore che potesse essere ferito oltre: 194 Io ero vittima e ostia. Prima di spirare, sentii come se fossi legata alla croce dal capo ai piedi, con spaventosi serpenti: erano come catene che mi legavano al legno. Mi causavano spavento. 195 Sulla cima della montagna, tremenda montagna, continuai a gridare; la violenza del dolore, a somiglianza di acqua che muove la ruota del mulino, fece rotolare la montagna. E questa rimase su di me. 196 Tutto il mio essere era cuore per amare e con­segnarsi al Padre. 197 Il cuore andava morendo lentamente. E quella Vita che mi aveva portato sulla Terra si avvicinava nuovamente al Cielo.

 

«Il sole si oscurò e il grande velo del tempio si squarciò a metà» (Lc 23,45)

198 L'agonia, tanto grave, faceva sì che tutto il mio essere si squassasse, proprio sino alle viscere. 199 Sentii come se mi scorressero lungo il volto e il corpo sudori freddi della morte. 200 Un urlo doloroso, soffocato, passò per il mio cuore: fu l'ultimo grido di Gesù agonizzante. 201 Fu tale lo sforzo, tale la violenza del dolore, che Gesù pareva staccarsi dalla croce. 202 Il grido di agonia, dolorosissimo, risuonò in tutto il Calvario o, meglio, io sentii come se echeggiasse nel mondo intero, e scuotesse tutto. 203 Muoveva e rimuoveva la Terra. 204 Il cielo parve aprirsi in spaccature di fuoco. Udii come un echeggiare strepitoso di tuoni. 205 Il velo del Tempio si squarciò e cadde. 206 Tutta la terra tremava. Era un potere supremo che la faceva scuotere. 207 Sentii come se il piede della croce si interrasse di più… 208 Che paura, che spavento veniva dalIa terra; che sgomento veniva dal cielo! 209 Sul Calvario era buio. Si aprirono grandi crepacci. Tutti fuggirono. Soltanto le anime amiche di Gesù rimasero. 210 Gli occhi della mia anima stettero sempre fissi al Cielo a chiedere perdono e misericordia per la Terra.

 

Il Cielo riconciliato con la Terra

211 Sentii, prima nel cuore e poi in tutto il corpo, un freddo agghiacciante: era la morte. Gesù spirò. 212  Il mistero della morte regnò sul Calvario e nella mia anima. 213 Quando Gesù spirò, il Cielo si aprì. Noi tutti già potevamo passare dal Calvario al Cielo. 214 In quel momento avvenne una prodigiosa me­scolanza tra Cielo e Terra: rimasero due in uno solo. La Terra si riconciliò con il Cielo: ora noi tutti potevamo vivere la stessa Vita. 215Il Cielo si unì alla Terra in tal modo che mi fece sentire e ricordare ciò che da piccola avevo vi­sto: l'impasto fatto dal panettiere nel cilindro; quella ruota mescolava tutto. Che movimento! Cielo e Terra, una stessa massa! 216 Rimase il Cielo riconciliato con la Terra. 217 Un suono armonioso riempì Cielo e Terra.

 

Libera le anime in attesa

218 Il Calvario stava in tenebre. E io discesi in un luogo di tenebre. E io stessa fui la luce che tutto illuminò. Dico « io » ma non fui io, perché io sono tene­bre e morte. Fu quella Vita che viveva in me, che trionfò sul Calvario e sulla Croce. 219 Discesi come in un inferno, ma non un inferno di fuoco, di maledizione e tormenti, bensì ad un inferno solo di tremenda oscurità, ove non en­trava luce né gioia: era un inferno di cecità ed ansietà. Sentii come se nostro Signore stesse in me, con­tento, a braccia aperte, comunicando la propria gioia ad una moltitudine in attesa. Sentii che di nuovo ne uscii, portando dietro di me quella schiera innumerevole di esseri che non erano corpi. 220 Sentii la gioia del Cielo e di molte anime. 221 Io sentii e vidi tutto, ma rimasi sempre immersa nel dolore, nella ce­cità e nella morte. 

 

La sua Vita divina si è saparata da me

222 Era volata la sua Anima santissima. E io ero rimasta nel medesimo dolore della Mamma, a sentire la stessa perdita. 223 La sua Vita divina si era separata da me. 224 Restai come se l'anima mi avesse lasciata e non avessi più vita: 225 quella Vita dall'alto era stata sempre la forza di tanto soffrire.226 Gesù era spirato; e io ero rimasta in questo strappo: non appartenevo a Dio; non appartenevo alla Terra. 227 La morte di Gesù oscurò il calvario della mia anima; 228 il silenzio della morte regnò nel calvario della mia anima. 229 Poco dopo, vidi dare il colpo di lancia nel suo divino costato. 230Fu dentro di me che Egli fu trafitto. 231 Il Cuore fu trafitto: diede le ultime gocce di sangue; 232 le ultime del suo preziosissimo sangue e, alla fine, gocce di acqua. 233 Rimasero raggi dal Cuore a illuminare la Terra; mentre il sole, come si vergognasse, si nasconde­va dietro le nubi che tremavano unitamente al suolo del Calvario. 234 Da tutte le piaghe uscivano raggi di luce, come raggi di sole da fessure.

 

La Madre piange tanti figli morti per il peccato

235 La mia anima vide Gesù mentre veniva deposto dalla croce: il capo penzoloni, un braccio già schiodato; la Mamma già seduta, a braccia aperte, per ri­ceverlo. Sentivo in me il corpo di Gesù senza vita, geli­do: rabbrividii. 236 Sentii come se Egli, morto, stesse in me e anch'io, con Lui, nelle braccia della Mamma: eravamo un corpo solo, un solo cadavere. 237 Sentii la Mamma stringerLo al Cuore, fargli tutto quello che poco prima aveva desiderato ardentemente fargli, nell'alto della croce. 238 Le lacrime della cara Mamma cadevano sopra il mio volto. 239 Io ero Gesù e Lei era mia Madre; io ero il mondo e Lei era la Madre del mondo. 240 Volevo consolarLa ed abbracciarLa e non po­tevo. Fu allora che Gesù, non più morto in me, ma vivo, mi disse: « Figlia mia, le lacrime della mia Madre santissima sono somiglianti a quelle che Ella sparse, in un'altra ora, sopra di me, sul Calvario. Ella oggi non piange, al vedere il Figlio morto nelle sue braccia, ma piange al vedere, in tutta l'umanità, tanti figli, la maggior parte dei suoi figli, morti per il peccato. Che dolore, quello del suo santissimo Cuore, e che dolore quello del mio divin Cuore, per la visione di questa perdita, di questa morte quasi totale! Dammi il tuo dolore: ripara i nostri Cuori tanto feriti. Abbi coraggio! ». Provai tanto dolore che mi parve di morire. 241 Fu l'amore che portò Gesù a dare la vita. E la Mamma continua la stessa missione: amare noi come Gesù.

 

«Cristo è morto ed è tornato in vita per essere il Signore dei morti e dei vivi» (Rm 4,9)

242 Fra le nere nubi della morte, Gesù irruppe: si levò in alto; andò a brillare più oltre. Vinse tutto e su tutto trionfò. Ma io non Lo accompagnai in quella vittoria, in quel trionfo, in quella luce: rimasi sempre nel mio dolore, nella mia amarez­za ed agonia. Egli andò nel gaudio di un trionfo luminoso, ma rimase sempre con me: unito a me, trasformato in me, soffriva. Vorrei saper parlare di questo sdoppiamento di Gesù: nel gaudio e, contemporaneamente, nella unione dolorosa dentro al mio corpo. Ma non so. Ciò che so, è che l'agonia continuò. 243 Gesù morì e visse sempre. Sentii che Egli morì e sentivo che continuava a vivere. O Vita, o Vita celeste!

 

«Vi chiamo con amore di Padre»

244 All'improvviso si illuminò tutta la mia anima di una luce che illuminava il mondo. 245 Sentii come se, da cima a fondo, si squarciasse un velo: Gesù mi apparve con la sua Luce e mi diede la sua Vita. 246 Risuscitò e fece risuscitare la mia anima. Sentii che nel mio cuore Egli diceva: « Udite, figli miei, la voce di Gesù che vi chiama! Vi chiama perché vi ama. Ascoltate con attenzione: è l'ora della Grazia che passa! Ricevetela, propiziatela, accettatela! Batto con insistenza, chiedo con tutto l'ardore del mio cuore: Venite a me! Vi chiamo con amore di padre ».

 

«Credo, Gesù, credo»

247 In una angustia lancinante ripetei miei atti di fede: « Credo, Gesù, credo che fu per me la tua Nascita, il tuo Orto, il tuo Calvario. Credo, Gesù, credo! ». I miei abissi erano tanto tetri e profondi che soltanto un Dio poteva penetrare in essi: fu quanto Gesù fece. Discese fino alla mia profondità, portò alla superficie il mio povero essere e lo illuminò con alcuni raggi della sua Luce.

 

CRONOLOGIA DELLA VITA E DELLA EVOLUZIONE MISTICA DELLA SERVA DI DIO

 

Presentiamo una breve cronologia, mettendo in evi­denza alcune date più significative; siamo consapevoli che la complessità di una evoluzione spirituale non si può imbri­gliare entro date precise, tuttavia pensiamo possa essere utile al lettore, come orientamento. Attingiamo dall'Autobio­grafia,dal Diario, dalle lettere ai due direttori spirituali. Dove è omessa l'indicazione della fonte, è sottintesa la Autobiografia che Alexandrina, per obbedienza, dettò succin­tamente alla maestra del paese Saozinha ed arricchita di vari fatti dal secondo direttore e dal confratello salesiano D. Ismael.

 

Alexandrina Maria da Costa nacque il 30 marzo 1904 a Balasar, modesto paese del Portogallo, appartenente alla diocesi di Braga, situato a circa 50 km da Oporto; vi morì il 13 ottobre 1955. Fin dai primi anni manifesta una costituzione forte un temperamento vivace e scherzoso: « I ricchi - diceva la mamma - hanno il buffone nei loro palazzi; io non sono ricca, ma ho ugualmente in casa chi ci tiene allegri! ». 1911-1912 Frequenta la prima elementare a Pòvoa de Varzim. Sempre a Pòvoa, preparata dal p. Alvaro Matos, riceve la prima Comunione: .... Fissai l'Ostia santa in tal modo che mi rimase impressa nella mente; ebbi l'impres­sione di unirmi a Gesù per sempre. Mi parve che Egli legas­se a sé il mio cuore. La gioia che ne provai è indicibile ». 1913-1917 Verso i nove anni inizia a lavorare nei cam­pi; più tardi è costretta a fare tale lavoro a servizio, per guadagnarsi il pane. 1918 Il sabato santo salta da una finestra, situata a m 3,35 dal suolo, per salvarsi dalla passione di un uomo penetrato in casa. Da qui ha inizio una mielite compressa alla spina dorsale, che sarà riconosciuta più tardi attraverso esami clinici; ne consegue una paralisi progressiva (referto clinico del dott. Azevedo). Passa più di sei anni ammalata, un po' in piedi, un po' a letto. 1924 In giugno, con molta fatica, partecipa al Con­gresso Eucaristico di Braga: da allora non uscirà più di casa se non trasportata! 1925  Il 14 aprile si pone a letto per sempre. Diolinda, la sorella, diviene la sua infermiera, perché la mamma deve occuparsi dei lavori di campagna; Diolinda lavora in casa come sarta. 1928 In occasione di un pellegrinaggio parrocchiale a Fatima, si riaccende in lei la speranza della guarigione; ma non ottiene la grazia. Nell'Autobiografia leggiamo: « Moriro­no i miei desideri di guarire, e per sempre, sentendo, ognor più, maggiori ansie di amore alla sofferenza e di pensare soltanto a Gesù. Un giorno, mentre ero sola, venendomi in mente che Gesù stava nel Tabernacolo, Gli dissi: "Mio buon Gesù, Tu catturato ed io pure... Tu avvinto dall'amore per mio bene, io catturata dalle Tue mani... Voglio ciò che Tu vuoi; e soffrire con rassegnazione. Non mancarmi, o buon Gesù, con la Tua protezione! "». 1930 Nel maggio scrive sulla copertina di un libretto: « O Mamma diletta del Cielo, vieni ai Tabernacoli del Tuo e mio Gesù, presentagli Tu le mie preghiere e rendi valide le mie suppliche... Digli inoltre che voglio molta sofferenza, ma che non mi lasci sola neppure un momento ». In questo periodo, ogni mattina, nelle sue preghiere dice, tra l'altro: « Mi unisco spiritualmente a tutte le S. Mes­se che, giorno e notte, si celebrano sulla Terra. Gesù, immo­lami ogni momento con Te sull'altare del Sacrificio; offrimi all'Eterno Padre secondo le Tue intenzioni ». 1931-1932 Durante le sue preghiere e offerte a Gesù comincia a sentire un forte calore che pare bruciarle il cuore; si sente come rapita. In uno di questi momenti sente la seguente ispirazione: sofirire, amare, riparare. Non comprende cosa esigessero da lei quelle parole: « O mio Gesù, cosa vuoi che io faccia? », domanda più vol­te; e ogni volta non sente se non quelle tre parole. 1933 Il 16 agosto viene a Balasar a predicare un triduo in onore del Cuore di Gesù il p. Mariano Pinho, S.J. In questa occasione Alexandrina lo ottiene come suo direttore spirituale. Tale sacerdote le ispira molta fiducia: gradata­mente gli esporrà i problemi della sua anima. 1934 « Fu in settembre che mi persuasi pienamente essere stata la voce del Signore, non uno slancio mio, a sug­gerirmi le parole soffrire, amare, riparare. Fu allora che Gesù mi chiese: "Dammi le tue mani, le voglio crocifiggere; dam­mi i tuoi piedi, li voglio inchiodare con me; dammi il tuo capo, lo voglio coronare di spine come fecero a me; dammi il tuo cuore, lo voglio trapassare con la lancia come trapas­sarono il mio. Consacrami tutto il tuo corpo; offriti tutta a me... ». La frase « mi persuasi essere stata la voce del Signore, non un mio slancio » è molto significativa. Infatti la vera esperienza mistica è caratterizzata dalla iniziativa di Dio, particolarmente forte: tale cioè che l'anima la possa avver­tire come non proveniente da lei stessa, ma da Dio. Agli inizi di ottobre Gesù le dice: « Mi servo di te perché molte anime vengano a me: per mezzo tuo molte sono stimolate ad amarmi nella santissima Eucaristia » (Lett. a p. Pinho, 4.10.34). Il 14 ottobre Alexandrina, col sangue spillato da una ferita, scrive sul retro di un'immagine: « Con il mio san­gue, o mio Gesù, Ti giuro di amarti molto. Sia tale il mio amore che io muoia abbracciata alla croce. Ti amo e muoio per Te, mio caro Gesù. Voglio abitare nei tuoi Tabernacoli ». Nella lettera a p. Pinho del 1 novembre, si legge: « Gesù mi dice che, come Lui è fedele nell'abitare in me per consolarmi, io devo essergli fedele nell'abitare in spirito nei suoi Tabernacoli e consolarLo ed amarLo ». 1935 Gesù le dice: « Dammi il tuo sangue per i pec­cati del mondo. Aiutami nella Redenzione. Senza di me non puoi far nulla; ma con me avrai potere per tutto, per soc­correre i peccatori e per molte, molte cose in più » (Lett. a p. Pinho, 3.1.35). Il 30 luglio Gesù le dice, dopo la Comunione: « Fa' sapere al tuo direttore che, in prova dell'amore che hai per la mia Madre santissima, chiedo a te che si consacri il mon­do intero a Lei con una festa solenne, come chiesi a Maria Margherita Alacoque, che si consacrasse al mio divin Cuore » (Lett. a p. Pinho, 1.8.35). Alexandrina rispose: « Sono la tua vittima, la vittima dell'Eucaristia, la piccola lampada ove risiedi in perpetuo per amore, la sentinella dei tuoi Tabernacoli. Gesù mio, voglio essere vittima per i sacerdoti, per i peccatori,... per il mondo intero, vittima per la pace, per la consacrazione del mondo a Maria ». 1936 Il giorno 7 giugno, festa della SS. Trinità, Alexan­drina sperimenta per la prima volta la morte mistica, che esteriormente si presenta come una morte apparente; feno­meno misterioso che è stato paragonato dalla teologia cri­stiana alla trasformazione del verme in farfalla, in quanto con esso Dio purifica le anime e le rende sempre più ele­vate (Santa Teresa, S. Giovanni della Croce). Il giorno 11 settembre p. Pinho spedisce al cardinai Pacelli la richiesta per la consacrazione del mondo al Cuore Immacolato di Maria. 1937  Il giorno 2 febbraio la Santa Sede incarica l'arci­vescovo di Braga di studiare il caso di Alexandrina e di inviare notizie precise circa la petizione della consacrazione del mondo a Maria (Cf Cristo Gesù in Alexandrina, p. 707) . Nell'estasi del 31 ottobre Gesù le dice: .... Figlia mia, ti ho scelta per cose molto sublimi; mi sono servito di te per comunicare al Papa il mio desiderio che il mondo sia con­sacrato alla mia Madre santissima » (Lett. a p. Pinho). 1938 Dopo un ritiro spirituale, iniziato il 30 settembre, nella sua cameretta, da p. Pinho, Gesù le predice nell'estasi del 2 ottobre, che avrebbe sofferto tutta la sua santa Pas­sione per la prima volta il giorno 3 ottobre e poi tutti i ve­nerdì dalle 12 alle 15. « Non mi rifiutai ed avvisai di tutto il mio direttore; attendevo il giorno e l'ora molto afflitta, perché né io né lui avevamo idea di quanto sarebbe avvenuto. Nella notte dal 2 al 3 ottobre, se fu grande l'agonia dell'anima, fu grande anche la sofferenza del corpo... Con queste sofferenze speri­mentai per la prima volta la Passione. Quale orrore io sen­tivo in me! che paura e terrore! ». L'esperienza della Passione rivissuta, come si rileva dal racconto di Alexandrina, non nasce, propriamente parlando, dal sentimento, dalla emotività, dalla meditazione e dalla riflessione di lei, anche se le sue disposizioni hanno potuto, sotto certi aspetti, essere un utile elemento per aprire la via al carisma divino. 1939 Il 20 gennaio, durante l'estasi, Gesù le dice che continuerà a rivivere la Passione in questa forma sino a che il mondo sarà consacrato alla Madre Immacolata (Lett. a p. Pinho). Il 20 marzo, poco dopo la elezione di Pio XII, Gesù le predice che sarà questo il Papa il quale consacrerà il mondo a Maria. Il 28 giugno Gesù le predice la guerra come castigo dei gravi peccati commessi dal mondo; ed ella si offre vit­tima per la pace (Lett. a p. Pinho). 1940 Il 4 luglio si offre vittima insieme ad altre anime in unione con la Madonna, per ottenere che almeno la sua patria sia risparmiata dalla guerra. Gesù accetta l'offerta ed afferma categoricamente: « Il Portogallo sarà risparmiato dalla guerra » (Lett. a p. Pinho). Così avvenne. A dicembre Gesù le assicura che anche il santo Padre sarebbe stato risparmiato dagli orrori della guerra, ma che avrebbe dovuto soffrire assai moralmente (Lett. a p. Pinho, 6.12.40). 1941Ha il primo incontro con il medico, dott. Ema­nuele Augusto Diaz de Azevedo, il quale la prende in cura, seguendola con generosa dedizione e spirito cristiano sino alla morte. Il giorno 29 agosto il p. José Alves Terças, dell'Ordine dei Missionari dello Spirito Santo, assiste alla Passione; ne pubblicherà la descrizione nel n. 10 della rivista « Vida de Cristo, a Paixao dolorosa » vol. V, Lisboa, 1941. 1942 E’ privata del suo direttore spirituale. Il giorno 20 marzo soffre per l'ultima volta la Passione, nella forma di partecipazione fisica. Il venerdì successivo, 27, venerdì santo, non soffre più la Passione nella forma suddetta, ma ne rivive nell'intimo le varie fasi(partecipazione interiore,). Nello stesso giorno Gesù le dice: « Non temere, figlia mia: non sarai più crocifissa. La crocifissione che hai tu è la più dolorosa di quelle che la storia può registrare » (Diario, 27.3A2). Intende dire che da allora avrebbe partecipato più intensamente anche a tutte le sofferenze morali e spiri­tuali, senza manifestazioni esterne. In questo periodo le sue condizioni fisiche si aggravano molto: a tal punto che un giorno pare moribonda e riceve l'olio santo; detta le sue ultime disposizioni. Entra invece una seconda volta nella morte mistica, che durerà circa due anni. In questo periodo inizia pure il digiuno e l'anuria com­pleti, che dureranno fino alla morte: si nutrirà della sola Ostia consacrata: più di 13 anni! Il giorno 31 ottobre il Santo Padre fa la consacrazione ufficiale del mondo al Cuore Immacolato di Maria (Cf Cristo Gesù in Alexandrina, p. 117). 1943 Dal 10 giugno al 20 luglio è degente nell'Ospe­dale « Rifugio di paralisi infantile » di Foce del Douro, presso Oporto, sotto l'osservazione del dott. Gomes de Araùjo: l'autorità ecclesiastica aveva disposto che fosse fatto un severo controllo circa il digiuno e l'anuria, cui molti non credevano; i medici pure volevano verificare con il massimo rigore. La relazione fatta dal dott. Gomes de Araùjo conclude dicendo: « E’ assolutamente sicuro che du­rante i 40 giorni di degenza nel "Rifugio" Alexandrina non mangiò né bevve, non orinò, né defecò... ». 1944 Nonostante la prova suddetta, continuano a dif­fondersi dubbi e dicerie circa il suo digiuno e la sua vita ricca di carismi; questo le causa sofferenze indicibili, tanto più che si trova priva di guida spirituale. La Provvidenza le viene incontro affidandola alla direzione di un salesiano. Questi, resosi conto che in Alexandrina c'e veramente l'ope­ra di Dio, le impone di dettare il suo diario fino alla morte. Le è segretaria eroica la sorella Diolinda, « quell'angelo che Dio le aveva posto a fianco come infermiera ». Il 1 dicembre avviene il matrimonio mistico, cioè lo stato di unione amorosa tra Dio e la sua anima. Gesù le dice: « Tu sei sposa e sei madre, madre che non cessa di essere vergine. Sei madre dei peccatori...». Sabato, 2 dicembre, la Madonna le conferma le parole del Figlio e aggiunge: « Accetta il mio santissimo manto... puoi coprire il mondo intero: basta per tutti. Accetta la mia corona... sei regina ». 1945 Soffre per la impressione di essere casa di peccato ed il peccato stesso e sconta le varie categorie dei peccati. Si rincrudiscono e si fanno più frequenti e violenti gli assalti del demonio. Contemporaneamente sperimenta vari gradi della tra­sformazione della sua anima in Cristo: « Voglio dilatarti il cuore, voglio farlo grande, grande come il mio divino amore... fallo penetrare nel mondo che ho deposto nel tuo cuore » (Diario, 3.3A5). E qualche mese dopo: « Prese nelle sue divine mani il Don Umberto Pasquale. Questi, pregato da lei, la iscrive tra le Cooperatrici salesiane il 15 agosto 1944. mio cuore e ne fece un grande globo che poco dopo mi col­locò al posto del cuore: "Mia figlia, il tuo cuore è un globo d'amore..."» (Diario, 22.6.45). « Sposa mia, mia regina; vivi di me, la tua vita è la mia, sono trasformato in te perché la tua vita è divina... Tu sei la fontana ed Io l'acqua che sgorga, lava, purifica... » (Diario, 1.9.45). 1946 Le articolazioni delle braccia e delle vertebre si sconnettono; il dott. Azevedo decide di bendarla in tutto il corpo e di collocarla su dure assi, su cui rimarrà sino alla morte (Diario, 4.10.46). Nuovi esami di teologi e di medici, che la lasciano in doloroso stato (Diario, 26.11.46). 1947 Si sente assai grave di salute e scrive di proprio pugno, con inaudito sacrificio, la sua lettera-testamento ai peccatori: « Ho passato la mia vita a soffrire e passerò il mio Cielo ad amare e a pregare per voi, o peccatori. Con­vertitevi e amate Gesù! Amate Mammina! Venite! Andiamo tutti in Cielo. Se provaste per qualche tempo i martiri che per voi ho sofferto, sono convinta che non pecchereste più. Se conosceste l'amore di Gesù, oh, allora morireste di dolore per averLo offeso. Non peccate! Ci ha creato! E’ padre! 1948 Ripiena della carità di Cristo, intensifica l'aposto­lato parrocchiale e l'aiuto ai poveri che a lei ricorrono sem­pre più numerosi; aiuta le vocazioni, il seminano e le Case Religiose di formazione. Aumenta sempre più il numero delle persone che vanno a farle visita per averne consigli. Gesù le dice: « E’ col tuo dolore che soccorri: confida che il tuo dolore è per le anime più che l'acqua per i pesci, più che il sole per la terra ». Il 14 luglio scrive di suo pugno l'epitaffio per la sua tomba: « Peccatori, se le ceneri del mio corpo possono esse­re utili per salvarvi, avvicinatevi, passatevi sopra, calpestatele fino a che spariscano, ma non peccate più! Non offen­dete più il nostro Gesù! Peccatori, vorrei dirvi tante cose! Per scriverle tutte non basterebbe questo grande cimitero. Convertitevi! Non offendete Gesù! Non vogliate perderlo per tutta l'eternità! Egli è tanto buono! Basta con il peccato! Amate Gesù, amateLo!  Il  giorno 23 settembre riceve l'ultima visita del suo secondo direttore, obbligato a ritornare in Italia. A lui però invierà i suoi diari fino alla morte. Rimasta priva anche dei secondo direttore, si sente dire da Gesù: .... Io sono l'Artista divino e nel tuo nulla io realizzo il capolavoro più meraviglioso... è con la tua oscurità che do luce alle anime » (Diario, 1.10.48). 1949 Gesù le promette di chiamare al suo tumulo molti peccatori e di convertirli (Diario, 2.9.49). La Vergine del Rosario le appare con la corona del Rosario e le dice: .... il mondo agonizza e muore nel pec­cato. Voglio orazione, voglio penitenza. Avvolgi in questa mia corona del Rosario coloro che ami... e tutto il mondo » (Diario, 1.10.49). 1950 Nell'estasi del 28 luglio Gesù le dice: « Dammi la tua riparazione e ascolta il mio urgente messaggio: "Vo­glio che il Papa faccia al mondo un supremo appello...: orazione, penitenza, rinnovamento di vita, vita pura..." E al 1 settembre aggiunge: « Unisci alla mia angoscia la tua, alla mia agonia la tua, al mio Calvario il tuo: è cal­vario di dolore, è calvario di salvezza... » (Diario). Alexandrina partecipa alle sofferenze di Cristo e ne ricevette persino le stigmate, che rimarranno sempre invisi­bili, ma dolorosissime. Gesù le dice: « Figlia mia, trasporto balsamo dalle mie piaghe alle tue, occulte ma dolorose, ben profonde, perché le tue mani seminino attraverso le piaghe dolorose la mia semente divina e perché i tuoi piedi, che non camminano per le piaghe aperte, strappino dai cam­mini errati le anime che corrono verso la perdizione... tra­sporto balsamo dalle ferite del mio capo al tuo per soaviz­zare il dolore delle tue spine, affinché, resa più forte, tu possa con queste sofferenze strappare dagli spiriti le cattive intenzioni e i pensieri iniqui... dal mio cuore trasporto balsamo amoroso, balsamo di fuoco, perché tu Mi ami e faccia amare, perché tu accenda questo fuoco, questo amore, perché tu possegga sempre la tenerezza, la dolcezza del mio » (Diario 1.9.50). 1951 Nell'estasi del 19 gennaio Gesù sollecita: « Pre­sto, presto, più orazioni, più penitenza! Presto a rinnovare la vita e i costumi! Presto, figli miei!... » (Diario). Alexandrina risponde: « Tu dici "presto"; io dico "aspetta, Gesù"... dico "aspetta; da' loro tempo, Gesù; sono la Tua vittima e voglio perdono per il mondo "» (Diario, 19.1.51). L'anima vittima si rende sempre più somigliante alla Vittima divina. L'identificazione di Alexandrina con il Cristo è da anni operante: « Tu vivi con la mia vita, soffri con il mio dolore, ami con il mio amore: vivi con la mia vita perché con essa ti faccio vivere; soffri con il mio dolore perché telo faccio sentire, in quanto vittima per riparare; ami con il mio amore perché te lo infusi nel tuo cuore affin­ché con esso Mi ami e faccia che io sia amato » (Diario,23.11.51). 1952 Il 18 gennaio nel Diario leggiamo: « Non so cosa sento nel cuore: mi pare che abbia dentro qualcuno che, come i pescatori, lancia reti e reti per catturare questo mondo immenso di anime.. Quante più reti escono dal cuore, tante più ne ha da lanciare. E quali ansie infinita­mente grandi di averle tutte colme! Che compito, che stan­chezza incessante! ». Da questo anno aumenta spaventosamente il numero delle persone che vanno a vederla e a chiederle consiglio; sono innumerevoli le conversioni. Nonostante tutto questo, sente molto acuta un'altra sofferenza: l'impressione che tutta la sua vita ed il suo marti­rio siano inutili: « Tutto il mio vivere è diventato inutile » (Diario, 16.5.52). 1953 Però il 9 gennaio dice: « Balsamo al mio soffrire sono soltanto la speranza e la fiducia; non sento di aver fiducia, ma confido... La vita senza dolore mi pare insop­portabile... Non vi è nulla che si possa paragonare alla dol­cezza della croce quando la accettiamo e la portiamo con amore » (Diario). A proposito dell'agonia sul Calvario dice: « Erano segreti e misteri di amore... erano segreti e misteri di redenzione » (Diario 1.5.53). Alexandrina ha capito il grande valore salvifico della sofferenza. E Gesù le dice: .... Sono il sole, la vita, l'amore del tuo cuore... è sole, vita e amore divino. Mi do, mi comunico per mezzo tuo alle anime... Sei nella vita pubblica di Gesù... » (Diario, 15.5.53). E nell'estasi dei 20 novembre Gesù dice: « Ho scelto questo Calvario per amore dei peccatori, per amore del­l'umanità intera; Io Gesù, lo intitolo "Calvario dei pecca­tori "» (Diario). Il 25 dicembre ha l'ultima estasi pubblica, che general­mente aveva dopo la Passione vissuta interiormente. 1954 Quest'anno ricorre il 12 anniversario dell'inizio del suo digiuno ed anuria completi; Gesù le dice: « Ti ho messa al mondo, ti faccio vivere solo di Me, per provare al mondo ciò che vale l'Eucaristia e ciò che è la mia vita nelle anime: è luce e salvezza per l'umanità » (Diario,9.4.54). Nel maggio scrive a p. Pinho: .... Quanto bisogno avrei di lei, per aprirle la mia anima, per mostrarle un libro di innumerevoli pagine che ho nel cuore! E’ un libro che si potrà comprendere e leggere tutto solamente nella luce del­l'eternità. In esso sono scritte le ansie di darmi, di consu­marmi nell'amore di Gesù e di condurre a Lui le anime tutte, proprio tutte. Non posso consentire che se ne perda neppure una.. Quanto parla questo libro! » (28.5.54). Questo libro vivo, non è se non Cristo crocifisso con cui Alexandrina si sente identificata. Nel settembre Gesù le dice: « La tua vita è la mia Pas­sione che continua... è Passione mistica, ma che racchiude tutta la mia santa Passione » (Diario, 24.9.54). Pochi giorni dopo si legge nel Diario: « In quel mo­mento, dalla piaga del suo divin Cuore uscì un lampo così grande, con raggi tanto luminosi che fecero risplendere tutto. Poco dopo, da tutte le sue piaghe divine uscirono raggi che mi trafissero i piedi e le mani; dal suo capo sacrosanto veniva verso il mio un sole che mi ha trapassato il cervello. Circa il primo lampo e i raggi che uscivano dal suo divin Cuore, Gesù mi ha detto con tutta chiarezza: « Mia figlia, a somiglianza di S. Margherita Maria voglio che tu accenda nel mondo questo amore per me, tanto spento nel cuore degli uomini... per mezzo tuo voglio che questo amore sia acceso in tutta l'umanità, così come per mezzo tuo fu consacrato il mondo alla mia Madre benedetta. Fa', sposa amata, che si diffonda nel mondo intero l'amore ai nostri Cuori » (Diario, 1.10.54). Nonostante tutto questo, soffre terribili crisi di fede e si sente nelle tenebre. Nel Diario leggiamo: « Ho ripetuto il mio credo con molta difficoltà; dicevo a Gesù il mio credo, spero e confido, però mi pareva una costante bugia » (8.10.54). 1955 Il 7 gennaio Gesù le predice la morte: « Sei nel tuo anno! sei nel tuo anno! Confida, confida in Me ». L'11 febbraio Gesù le dice: « Coraggio, figlia mia, la tua camera, la tua vita, quanti insegnamenti danno al mondo! E’ scuola divina, che insegna agli uomini; è luce di Dio che li illumina nelle tenebre » (Diario). Il giorno 13 ottobre, anniversario dell'ultima appari­zione della Madonna a Fatima, Alexandrina vola al Cielo: il suo cuore, incenerito dall'amore, cessa di battere alle ore 20 e 29 minuti. Per sua espressa volontà fu sepolta con il volto rivolto al Tabernacolo della sua parrocchia, come segno del suo amore per Gesù Eucaristico.