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Come vadano intese le parole: se crederai, sarai salvato.

11. 22. "Ma quando viene detto: Se crederai sarai salvo 93, una di queste due cose", essi dicono, "si esige, l'altra si offre. Quella che si esige è in potere dell'uomo; quella che si offre, di Dio" 94. Ma perché non dovrebbero essere tutte e due in potere di Dio, sia quella che Egli ordina, sia quella che Egli offre? Preghiamo infatti perché Egli dia quello che comanda; i credenti pregano perché ad essi sia accresciuta la fede; pregano per i non credenti, perché la fede sia loro donata; dunque sia nei suoi accrescimenti sia nei suoi inizi la fede è dono di Dio. Ma è detto: Se crederai sarai salvo, come pure: Se farete morire le azioni della carne attraverso lo spirito, vivrete 95. Pertanto anche qui, dei due elementi uno viene richiesto, l'altro offerto. Infatti dice: Se farete morire le azioni della carne attraverso lo spirito, vivrete. Dunque da una parte si richiede che attraverso lo Spirito facciamo morire le azioni della carne; dall'altra ci si offre la vita. Per tale motivo si giudica forse giusto non considerare dono di Dio il mortificare le azioni della carne né come tale riconoscerlo, perché ascoltiamo che esso lo si esige da noi e ci si offre la vita come premio, se obbediremo? Chi partecipa della grazia e la difende si guardi bene dall'approvare simile convinzione! Questo è l'errore che bisogna condannare nei pelagiani; ma subito l'Apostolo chiude loro la bocca aggiungendo:Quanti infatti sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio 96, affinché noi non credessimo che siamo noi a far morire le opere della carne mediante il nostro spirito e non mediante lo Spirito di Dio. E di questo Spirito di Dio l'Apostolo parla nel passo seguente: Tutte queste cose le compie il solo e medesimo Spirito, distribuendo i doni a ciascuno come vuole 97. E tra tutti questi doni, come sapete, ha nominato anche la fede. Dunque benché sia dono di Dio far morire le azioni della carne, tuttavia questa azione si esige da noi, e il premio che ci si presenta è la vita; allo stesso modo dono di Dio è anche la fede, benché essa pure, quando si dice: Se crederai sarai salvo, si esiga da noi, e il premio offerto per essa è la salvezza. Perciò queste cose nello stesso tempo sono ordinate a noi e sono indicate come doni di Dio, perché si comprenda che da una parte siamo noi a farle, dall'altra è Dio a far sì che le facciamo, come dice in modo assai chiaro per bocca del profeta Ezechiele. Che c'è di più chiaro del passo ove afferma: Io farò sì che voi facciate 98? Riflettete su questo passo della Scrittura e vedrete che Dio promette di fare in modo che essi facciano quelle cose che Egli ordina di fare. Certo lì non tace ciò che essi hanno meritato, ma il loro merito è tutto nel male 99; eppure Egli mostra di cambiare nel bene il loro merito che era nel male, perché in seguito li fa entrare in possesso di opere buone, concedendo loro di mettere in pratica i precetti divini.


Nei bambini e nel nostro Mediatore non si possono ritrovare meriti precedenti.

12. 23. Con tutta questa argomentazione noi sosteniamo che la grazia di Dio attraverso Gesù Cristo nostro Signore è veramente grazia, cioè non viene data secondo i nostri meriti. E benché questa dottrina sia affermata nella maniera più evidente dalle testimonianze delle parole divine, incontra qualche difficoltà presso gli adulti che già usano l'arbitrio della volontà e pensano di essere frustrati in ogni loro sforzo religioso se non si attribuiscono qualche cosa da poter dare per primi affinché ne siano retribuiti. Ma quando si viene ai bambini e al Mediatore stesso di Dio e degli uomini, l'uomo Gesù Cristo100, ogni possibile rivendicazione di meriti umani precedenti alla grazia di Dio viene meno: non si può sostenere né che alcuni bimbi siano distinti dagli altri per qualche merito precedente, in modo da appartenere al Liberatore degli uomini, né che essendo Egli pure uomo, Cristo divenne liberatore degli uomini per un qualche merito umano.


Se i bambini vengono giudicati secondo i meriti che avrebbero avuto, se fossero vissuti...

12. 24. Non si può infatti accettare quanto dicono, e cioè che alcuni bambini escono da questa vita battezzati appunto in età infantile grazie ai loro meriti futuri, invece altri muoiono non battezzati nella stessa età perché anche di essi sono conosciuti in precedenza i meriti futuri, che saranno però nel male. Così Dio non premia o condanna in loro una vita buona o cattiva, ma una vita che non c'è mai stata 101. L'Apostolo però pose un limite che l'imprudente supposizione dell'uomo, se con alquanta indulgenza vogliamo chiamarla così, non deve oltrepassare. Dice: Tutti staremo di fronte al tribunale di Cristo, affinché ciascuno riceva la ricompensa secondo quanto compì con il suo corpo, sia di buono, sia di cattivo 102compì dice; non aggiunse: o avrebbe compiuto. Io non so come a tali uomini sia potuto venire in mente che nei fanciulli siano puniti o premiati meriti futuri che non ci saranno mai. Ma perché è detto che l'uomo dev'essere giudicato secondo quanto compì attraverso il corpo, mentre si può agire anche con l'animo soltanto, non interponendo il corpo o alcun suo membro? Anzi, tali pensieri sono sovente così gravi che spetta loro un giustissimo castigo; uno di questi pensieri, per tacere di tutto il resto, è quello che disse lo stolto in cuor suo: Dio non c'è 103Secondo quanto compì con il suo corpo significa solo questo: secondo quanto compì nel tempo in cui fu nel corpo, e l'espressione con il corpo si deve intendere: durante la vita del corpo. Ma dopo la morte del corpo nessuno sarà più rivestito di esso se non nel giorno estremo della resurrezione; e allora non sarà per procacciarci altri meriti, ma per ricevere il premio di quelli che abbiamo nel bene e per pagare la pena di quelli che abbiamo nel male. Ma durante questo tempo intermedio tra la deposizione e la riassunzione del corpo le anime o vengono tormentate o trovano pace secondo quanto compirono durante la vita del corpo. E al periodo della vita materiale appartiene anche ciò che i pelagiani negano, ma la Chiesa di Cristo riconosce: il peccato originale. Esso può essere eliminato per la grazia di Dio o non eliminato per il giudizio di Dio, e i bambini, quando muoiono, o per merito della rigenerazione passano dal male al bene, o per colpa dell'origine passano dal male al male. Questo sa la fede cattolica; in questo anche alcuni eretici sono d'accordo senza aver nulla da contraddire. Ma io resto meravigliato e stupito e non riesco a capire da dove uomini il cui ingegno non è trascurabile, come indicano le vostre lettere, abbiano potuto dedurre che qualcuno possa essere giudicato non secondo i meriti che ha avuto finché fu nel corpo, ma secondo i meriti che avrebbe riportato se fosse vissuto più a lungo nel corpo. E non lo crederei, se avessi l'ardire di non credere a voi. Ma spero che Dio li assisterà, e dopo averli ammoniti li indurrà ad aprire gli occhi sulla questione; se quei peccati che secondo loro saranno commessi si possono giustamente punire nei non battezzati attraverso il giudizio di Dio, allora si possono anche perdonare ai battezzati attraverso la grazia di Dio. Chiunque infatti dice che i peccati futuri possono soltanto essere puniti dal giudizio di Dio, mentre non possono essere perdonati dalla sua misericordia, deve pensare quanto torto fa a Dio e alla sua grazia; come se di un peccato futuro fosse possibile la prescienza, ma non il perdono! Ma se una simile ipotesi è assurda, a maggior ragione Dio dovrebbe prestare soccorso, concedendo il lavacro che purifica i peccati, ai bambini che muoiono in tenera età, ma che sarebbero divenuti peccatori se fossero vissuti più a lungo.


...oppure se sono privati del Battesimo perché Dio prevede che se vivessero non si pentirebbero.

13. 25. Ma potrebbero dire che i peccati sono rimessi a chi si pente; perciò alcuni morendo in età infantile non sono battezzati perché Dio già sa che se vivessero non si pentirebbero; al contrario quelli che vengono battezzati ed escono dal corpo da bambini, Dio già sapeva che se fossero vissuti si sarebbero pentiti. Facciano attenzione allora e si rendano conto: se fosse così, nei bambini che muoiono senza battesimo non sarebbero puniti i peccati originali, ma quelli che avrebbero commesso se fossero vissuti. Allo stesso modo ai battezzati non verrebbero rimessi i peccati originali, ma quelli che commetterebbero se vivessero. Essi non potrebbero peccare se non in età adulta, ma poiché era previsto che alcuni avrebbero fatto penitenza, altri no, alcuni escono battezzati da questa vita, altri senza battesimo. Se i pelagiani osassero sostenere ciò, non si affaticherebbero più a negare il peccato originale e a cercare quindi per i bambini un luogo di non so quale felicità al di fuori del regno di Dio, specialmente quando noi dimostriamo che i bambini non possono avere la vita eterna perché non hanno mangiato la carne e non hanno bevuto il sangue di Cristo 104. E poi, secondo quanto sostengono loro, in essi che non hanno assolutamente alcun peccato, il battesimo che si conferisce per la remissione dei peccati sarebbe falso. I pelagiani senz'altro hanno pronte le risposte: non c'è alcun peccato originale, ma quelli che vengono liberati dal corpo ancora infanti sono battezzati o no a seconda dei meriti che acquisterebbero se vivessero; a seconda dei loro futuri meriti essi ricevono o non ricevono il corpo e il sangue di Cristo, senza il quale non possono avere la vita; sono battezzati per una remissione autentica di peccati, benché essi non ne traggano alcuno da Adamo, perché sono rimessi loro i peccati dei quali Dio ha avuto prescienza che essi si sarebbero pentiti. Così con estrema facilità difenderebbero e vincerebbero la loro causa, fondata sulla negazione del peccato originale e sulla pretesa che la grazia di Dio viene assegnata unicamente secondo i nostri meriti. Ma i meriti futuri dell'uomo che non sono destinati a realizzarsi sono meriti che non esistono ed è estremamente facile capirlo. Perciò né i pelagiani hanno potuto dire una cosa simile, né a maggior ragione lo debbono dire questi nostri fratelli. Non si può esprimere quanto mi sia fastidioso da sopportare che costoro non abbiano saputo scorgere quello che i pelagiani hanno riconosciuto di una falsità e assurdità estreme. Eppure insieme con noi condannano in base all'autorità cattolica l'errore di quegli eretici.


Cipriano e il libro della Sapienza non concordano con simili convinzioni.

14. 26. Cipriano scrisse un libro Sulla mortalità, lodevolmente noto a molti e a quasi tutti quelli che prediligono la letteratura religiosa; in esso dice appunto che la morte non solo non è inutile ai fedeli, ma si può anche riconoscere utile perché sottrae l'uomo ai pericoli del peccato e lo mette nella sicurezza di non peccare. Ma a che gioverebbe la morte, se fossero puniti perfino i peccati futuri, che non saranno commessi? Invece egli sviluppa con grande ampiezza ed eccellenza di pensiero la dimostrazione che i pericoli di peccare non mancano in questa vita, ma non esistono più dopo di essa. E lì inserisce anche quella testimonianza tratta dal libro della SapienzaFu strappato affinché la malizia non cambiasse la sua mente 105. E anch'io ho addotto questo passo, ma voi mi avete fatto sapere che codesti monaci l'hanno rifiutato in quanto non era tratto da un libro canonico; come se anche tolta di mezzo l'attestazione di questo libro, la verità che con quel passo ho voluto inculcare non fosse chiara di per se stessa! Infatti quale cristiano oserebbe negare che se un giusto viene colto in anticipo dalla morte, entrerà nel refrigerio 106? Chiunque sia ad aver detto questa verità, quale uomo di fede sana penserà di rifiutarla? E mettiamo che uno dica: Se il giusto si allontana dalla giustizia nella quale ha vissuto a lungo e muore proprio nell'empietà nella quale è magari vissuto non dico un anno, ma un giorno solo, passando di qui alle pene dovute ai malvagi, a nulla gli gioverà la sua passata giustizia 107; quale fedele vorrà contraddire questa lampante verità? Per di più, se ci venisse chiesto: Se egli fosse morto allora, quando era giusto, avrebbe trovato il castigo o il riposo? Forse esiteremmo a rispondere che avrebbe trovato il riposo? Questa è tutta la ragione per cui fu detto, chiunque sia stato a dirlo: Fu strappato affinché la malizia non mutasse la sua mente. Ciò è stato detto pensando ai pericoli di questa vita, e non c'entra la prescienza di Dio, che sapeva in precedenza quello che sarebbe stato, non quello che non sarebbe stato: cioè Egli sapeva che gli avrebbe fatto dono di una morte prematura perché il giusto fosse sottratto all'incertezza delle tentazioni, non che il giusto avrebbe peccato, dato che questi non doveva restare esposto alla tentazione. E che questa vita è una tentazione si legge nel libro di Giobbe: Forse che la vita umana sulla terra non è una tentazione?108. Ma riguardo al motivo per cui ad alcuni è concesso di essere strappati ai pericoli di questa vita finché sono giusti, mentre altri sono mantenuti attraverso una vita più lunga nei medesimi pericoli finché decadano dalla loro giustizia, chi comprese il pensiero del Signore? 109. E tuttavia da qui è concesso capire che anche quei giusti che conservano costumi buoni e pii fino alla tarda vecchiaia e all'ultimo giorno di questa vita non si devono gloriare dei propri meriti, ma nel Signore, perché Colui che ha rapito il giusto dopo una vita breve, affinché la malizia non cambiasse la sua mente, è il medesimo che attraverso una vita lunga quanto si vuole salvaguarda il giusto affinché la malizia non muti la sua mente. Ma chi si chiede perché abbia mantenuto sulla terra un giusto che sarebbe caduto, mentre poteva portarlo via prima che cadesse, rammenti che i suoi giudizi sono assolutamente giusti, ma imperscrutabili.


L'affermazione del libro della Sapienza equivale alle interpretazioni degli antichi commentatori cattolici.

14. 27. Se così sta la questione, non avrebbero dovuto essere ripudiate le parole del libro della Sapienza; questo libro ha meritato di essere recitato solennemente nella Chiesa di Cristo dai lettori della Chiesa di Cristo ormai da tanti anni che tutti i cristiani, dai vescovi fino agli ultimi fedeli laici, penitenti, catecumeni, lo ascoltano venerandone la divina autorità. Ma supponiamo che io traessi dai commentatori della Scrittura vissuti prima di noi la difesa di questa dottrina che ora con più rigore ed ampiezza del solito siamo costretti a sostenere contro il nuovo errore dei pelagiani; e riassumiamo qual è il nostro pensiero: la grazia di Dio non viene data secondo i nostri meriti e a chi viene data viene data gratuitamente, perché non sta né a chi vuole né a chi corre, ma a Dio che ha misericordia; e a chi non viene data, non viene data per un giusto giudizio, perché non c'è ingiustizia in Dio 110. Se dunque io derivassi la difesa di questa dottrina dai commentatori cattolici della Scrittura che sono venuti prima di noi, certo questi monaci, a vantaggio dei quali ora discutiamo, starebbero tranquilli, e me lo avete fatto capire con le vostre lettere. Ma quale bisogno c'è che noi andiamo a frugare le loro opere, dato che prima che sorgesse l'eresia pelagiana non avevano la necessità di sprofondarsi in questa difficile questione per risolverla? Però naturalmente l'avrebbero fatto se fossero stati costretti a rispondere a simili individui. Il risultato è che in alcuni punti dei loro scritti accennano brevemente e di passaggio alla loro opinione sulla grazia di Dio; si dilungano invece sugli argomenti intorno ai quali si svolgeva allora la lotta contro i nemici della Chiesa e sulle esortazioni a tutte le virtù con le quali gli uomini servono Dio vivo e vero per ottenere la vita eterna e la vera felicità. Quale fosse la forza della grazia di Dio era indicato semplicemente nel continuo ricorso alle preghiere; infatti non s'implorerebbe da Dio di adempiere le cose che Egli ordina di fare, se l'adempierle non fosse un suo dono.


La testimonianza di Cipriano.

14. 28. Ma quelli che vogliono essere istruiti sulle opinioni dei trattatisti bisogna che antepongano a tutti costoro proprio il libro della Sapienza, dove si legge: Fu strappato, affinché la malizia non cambiasse la sua mente 111, e il motivo di ciò è che lo anteposero all'autorità propria i più illustri commentatori già dell'epoca più vicina agli Apostoli. Essi lo usavano come una prova, persuasi di addurre un'autentica testimonianza divina. E risulta con certezza che San Cipriano, per dimostrare il beneficio di una morte precoce, sostenne che si è ormai sottratti ai pericoli del peccato quando si giunge al termine di questa vita nella quale si può peccare. Nel medesimo libro, già citato, dice fra l'altro: Perché tu, che sei destinato ad essere con Cristo e sei sicuro della promessa del Signore, non accogli a braccia aperte di essere chiamato a Cristo e non ti rallegri di essere allontanato dal diavolo? 112. E in un altro passo dice: I bambini sfuggono al pericolo di un'età malsicura 113; e in un altro ancora: Perché non ci affrettiamo correndo per poter vedere la nostra patria, salutare i padri nostri? Lì un gran numero di nostri cari ci aspetta, genitori, fratelli, figli; una folla numerosa e folta ci desidera, sicura ormai della sua incolumità, ancora in ansia per la nostra salvezza 114. Con queste ed altre espressioni dello stesso genere quel famoso Dottore nella luce sfolgorante della fede cattolica testimonia in maniera adeguata e chiara che bisogna temere i pericoli e le tentazioni del peccato fino alla deposizione di questo corpo; da allora in poi nessuno rischierà più simili pericoli. Ma anche se questa testimonianza non bastasse, quale cristiano, chiunque esso sia, potrebbe dubitare di questa verità? Se un individuo cade e nella caduta conclude miseramente questa vita e va verso le pene dovute agli uomini come lui, come si potrà sostenere, dico io, che non sarebbe stato per lui un enorme, incommensurabile vantaggio, se fosse stato strappato con la morte da questo luogo di tentazioni prima che cadesse?


Conclusione.

14. 29. E con questo, a condizione che ci si astenga da una discussione per partito preso, si pone termine totalmente alla questione relativa a chi fu strappato affinché la malizia non mutasse la sua mente 115. E il libro della Sapienza, che per un così lungo numero di anni ha meritato d'essere letto nella Chiesa di Cristo, compreso questo passo, non dev'essere riprovato perché si oppone a quelli che cadono nell'inganno di sostenere i meriti dell'uomo e quindi finiscono per andare contro l'evidenza somma della grazia di Dio. Eppure essa si manifesta con tutta chiarezza nei bambini. Nel fatto che alcuni di essi muoiono battezzati, altri senza battesimo, si dimostrano adeguatamente la misericordia e il giudizio: la misericordia gratuita, il giudizio dovuto. Se infatti gli uomini fossero giudicati in base ai meriti della loro vita che non ebbero perché prevenuti dalla morte, ma che avrebbero avuto se fossero vissuti, niente gioverebbe a colui che fu strappato affinché la malizia non mutasse la sua mente; niente gioverebbe a coloro che muoiono dopo la caduta, se potessero morire prima. Ma questo nessun cristiano oserà dirlo. Di conseguenza i nostri fratelli che insieme con noi combattono il pericolo dell'eresia pelagiana a vantaggio della fede cattolica, non devono condividere la convinzione di Pelagio che la grazia di Dio viene data secondo i nostri meriti. In questa maniera essi si adoperano a demolire la convinzione assolutamente vera e accettata da sempre dai cristiani: Fu strappato affinché la malizia non mutasse la sua mente, mentre gli eretici stessi non osano tanto. Finirebbero col sostenere una teoria che secondo noi nessuno potrebbe, non dico credere, ma nemmeno sognare, cioè che chiunque muore viene giudicato in base a ciò che avrebbe fatto se fosse vissuto più a lungo. Così la verità da noi sostenuta, che la grazia di Dio non viene data secondo i nostri meriti, è evidente a tal punto che uomini d'ingegno nel contraddirla sono stati costretti a fare delle affermazioni che sono rifiutate sia dalle orecchie, sia dal senno di tutti.


Il Salvatore, luminoso esempio di predestinazione e di grazia.

15. 30. C'è anche quel lume splendidissimo di predestinazione e di grazia che è il Salvatore stesso, il Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù116. Ma per conseguire quel risultato, quali sono i meriti nelle opere o nella fede che la natura umana che è in lui si era procurata precedentemente? Si risponda, per favore: quell'uomo da dove trasse il merito per essere assunto dal Verbo coeterno al Padre in unità di persona e diventare Figlio unigenito di Dio? Quale bene, qualunque esso fosse, c'era stato in lui in precedenza? Che cosa aveva fatto prima, che cosa aveva creduto, che cosa aveva chiesto, per arrivare a questa inesprimibile sublimità? Non fu forse perché il Verbo lo creò e lo assunse, che quest'uomo cominciò ad essere Figlio unico di Dio dal momento stesso che cominciò ad esistere? Quella donna piena di grazia non lo concepì forse come Figlio unico di Dio? Non fu forse dallo Spirito Santo e dalla vergine Maria che nacque il Figlio unico di Dio, non per brama carnale, ma per singolare dono di Dio? C'era forse da temere che col progredire dell'età quell'uomo peccasse attraverso il libero arbitrio? O invece in lui la volontà non era libera? O non piuttosto egli era tanto più libero quanto meno poteva sottomettersi al peccato? Certamente la natura umana, cioè la nostra, accolse singolarmente in lui tutte queste qualità singolarmente mirabili, e quante altre in assoluta verità si possono dichiarare sue proprie, senza alcun merito precedente. Qui l'uomo risponda a Dio, se ne ha il coraggio, e dica: Perché non avviene lo stesso anche per me? E si sentirà rispondere: O uomo, chi sei tu per rispondere a Dio? 117. A questo punto accresca l'impudenza invece di frenarla ed aggiunga: Come dovrei intendere: Chi sei tu, o uomo? Se io sono quello che mi sento dire, cioè uomo, e uomo è anche Colui di cui sto parlando, perché non dovrei essere quello che è lui? E' in virtù della grazia che Egli ha tanta dignità e grandezza. Perché la grazia è diversa, quando la natura è comune? Certo non vi è parzialità per le persone presso Dio 118. Via, discorsi del genere non li farebbe mai non dico un cristiano, ma neppure un folle.


Nel nostro Capo la fonte stessa della grazia. Grazia e predestinazione sia di Cristo che di noi sono doni gratuiti di Dio.

15. 31. Ci sia manifesta dunque nel nostro Capo la fonte stessa della grazia, da cui secondo la misura assegnata a ciascuno essa si diffonde per tutte le sue membra. Fin dall'inizio della sua fede ogni uomo diviene cristiano per la medesima grazia, per la quale quell'uomo fin dall'inizio del suo esistere divenne Cristo; dal medesimo Spirito quegli è rinato e Questi è nato; per il medesimo Spirito avviene che a noi siano rimessi i peccati e che Egli non abbia alcun peccato. Dio certamente conobbe per prescienza che avrebbe compiuto queste cose. Dunque questa è la predestinazione dei santi, che si manifestò al grado più alto nel Santo dei santi. E chi potrà confutarla fra coloro che rettamente intendono le parole della verità? Infatti noi abbiamo appreso che fu predestinato lo stesso Signore della gloria, in quanto essendo uomo divenne Figlio di Dio. Proclama il Dottore delle Genti al principio delle sue epistole: Paolo servo di Gesù Cristo, chiamato ad essere Apostolo, riservato al Vangelo di Dio, che già era stato promesso per mezzo dei Profeti nelle Sante Scritture riguardanti il Figlio suo, che nacque secondo la carne dal seme di David, che fu predestinato Figlio di Dio nella sua potenza, secondo lo Spirito di santità, con la resurrezione dai morti 119. Dunque questa fu la predestinazione di Gesù: Colui che doveva essere figlio di David secondo la carne, sarebbe stato tuttavia nella sua potenza Figlio di Dio secondo lo Spirito di santità, perché nacque dallo Spirito Santo e dalla vergine Maria. Il Dio Verbo agendo in maniera ineffabile e singolare assunse l'uomo; per questo fatto con verità e precisione Egli fu detto Figlio di Dio e figlio dell'uomo insieme, figlio dell'uomo perché l'uomo veniva assunto, e Figlio di Dio perché era Dio l'Unigenito che assumeva l'uomo; altrimenti si dovrebbe credere non ad una trinità, ma ad una quaternità. E fu predestinata questa assunzione della natura umana, questa assunzione così grande, elevata e sublime che l'umanità non poteva innalzarsi a mete più alte, mentre la divinità non poteva discendere a maggiore umiltà, accogliendo la natura dell'uomo insieme all'infermità della carne fino alla morte sulla croce. Come dunque fu predestinato quell'Unico ad essere il nostro capo, così noi nella nostra moltitudine siamo predestinati ad essere le sue membra. E allora tàcciano i meriti umani che si sono dissolti in Adamo; regni, come regna, la grazia di Dio attraverso Gesù Cristo Signore nostro, unico Figlio di Dio, solo Signore. Chiunque troverà nel nostro Capo dei meriti che abbiano preceduto la sua singolare generazione, questi ricerchi anche in noi, sue membra, dei meriti che abbiano preceduto il moltiplicarsi in noi della rigenerazione. E infatti a Cristo non fu data in ricompensa ma in dono quella generazione che, estraneo ad ogni vincolo di peccato, lo fece nascere dallo Spirito e dalla Vergine. Allo stesso modo anche a noi la rinascita dall'acqua e dallo Spirito non fu data in ricompensa di qualche merito, ma concessa gratuitamente; e se la fede ci ha condotto al lavacro della rigenerazione, non per questo dobbiamo pensare che per primi noi abbiamo dato qualcosa per ricevere in cambio questa rigenerazione salutare. Certamente a farci credere in Cristo fu Colui che fece nascere per noi il Cristo in cui crediamo; a creare negli uomini il principio della fede e il suo perfezionamento in Gesù è Colui che ha fatto l'uomo Gesù autore e perfezionatore della fede 120. Così Egli è chiamato, come sapete, nell'Epistola agli Ebrei.


Quelli che sono chiamati secondo il decreto.

16. 32. Infatti Dio chiama i suoi molti figli predestinati per renderli membra del suo unico Figlio predestinato, ma non con quella vocazione che ricevettero anche coloro che non vollero venire alle nozze 121. Questo secondo genere di chiamata fu rivolto anche ai Giudei, per i quali Gesù crocifisso è scandalo, e ai Gentili, per i quali il crocifisso è stoltezza; al contrario la chiamata dei predestinati è quella che l'Apostolo distinse dicendo che egli predicava ai chiamati, Giudei e Greci, Cristo potenza e sapienza di Dio. Le parole: Appunto per i chiamati 122, servono a contraddistinguere i non chiamati. Sapeva che c'è un tipo di appello sicuro per quelli che sono stati chiamati secondo il decreto, perché Dio ne ebbe prescienza e li predestinò ad essere conformi all'immagine del Figlio suo 123. Riferendosi a questa chiamata dice: Non dalle opere, ma dal volere di Colui che chiama le fu detto: Il maggiore servirà il minore 124. Disse forse: Non dalle opere, ma da chi ha la fede? niente affatto; anche questo lo tolse all'uomo per darlo a Dio. Disse dunque: dal volere di Colui che chiama, non con qualsiasi chiamata, ma con quella che rende credenti.


I doni e la chiamata di Dio sono senza ripensamenti.

16. 33. E sempre a questa guardava l'Apostolo quando diceva: I doni e la chiamata di Dio sono senza ripensamenti. Prestate un po' di attenzione al contenuto di questo passo. Dopo aver detto: Non voglio che ignoriate, fratelli, questo mistero, perché non presumiate la sapienza da voi stessi; l'accecamento si è provocato su una parte di Israele, finché entrino tutte le nazioni, e così Israele tutto sia salvo; come è scritto: Verrà da Sion il Liberatore e distoglierà l'empietà da Giacobbe, e questa sarà l'alleanza da parte mia con loro, quando avrò tolto i loro peccati, ha aggiunto una frase su cui si deve riflettere attentamente: Secondo il Vangelo sono nemici [di Dio] a causa di voi, secondo l'elezione sono amati a causa dei padri 125. Che vuol dire: Secondo il Vangelo sono nemici a causa di voi, se non che la loro inimicizia che li spinse ad uccidere Cristo, come vediamo, giovò sicuramente al Vangelo? L'Apostolo dimostra che ciò è provenuto da una disposizione di Dio, che sa usare bene anche dei cattivi, non affinché i vasi d'ira giovino a lui stesso, ma affinché, dato che egli li usa bene, giovino ai vasi di misericordia. Come si poteva parlare più chiaramente di così: Secondo il Vangelo sono nemici [di Dio] a causa di voi? Dunque peccare è in potestà dei malvagi; ma che peccando con la loro malizia provochino questo o quell'effetto, non è in loro potestà, ma di Dio che divide le tenebre e le dirige al fine. Ne consegue che pur agendo essi contro la volontà di Dio, non si adempie che la volontà di Dio. Leggiamo negli Atti degli Apostoli che gli Apostoli messi in libertà dai Giudei tornarono dai propri fratelli e raccontarono loro tutto ciò che i sacerdoti e gli anziani avevano detto loro. Ed essi tutti concordi levarono la voce al Signore e dissero: Signore, sei tu che hai fatto il cielo e la terra e il mare e tutte le cose che sono in essi, tu che hai detto per bocca del padre nostro David, santo servo tuo: Perché fremono le nazioni e i popoli hanno macchinato disegni vani? Si sono sollevati i re della terra e i principi si sono raccolti contro il Signore e contro il Cristo suo. Infatti si sono trovati insieme in questa città contro il santo tuo servo Gesù che tu hai unto, Erode e Pilato e il popolo di Israele a fare tutto ciò che la tua mano e il tuo consiglio avevano predestinato che si facesse 126. Ecco, che significa la frase: Secondo il Vangelo sono nemici [di Dio] a causa di voi? Certamente la mano e il disegno di Dio predestinarono che i Giudei suoi nemici facessero tutto quanto era necessario per noi di fronte alla prospettiva del Vangelo. Ma che vuol dire quello che segue: Secondo l'elezione però sono amati a causa dei padri? Forse quei nemici che andarono in perdizione nelle loro inimicizie e che tra quella gente ancora oggi vanno in perdizione perché sono ostili a Cristo, questi stessi sarebbero gli eletti e gli amati? Assurdo: chi mai, anche il più stolto, potrebbe affermarlo? Ma entrambe le cose, per quanto tra loro contrarie, cioè essere nemici ed essere amati, se non si adattano ai medesimi individui, si adattano però alla medesima nazione dei Giudei e alla medesima discendenza carnale di Israele, perché alcuni appartengono allo zoppicamento, altri alla benedizione dello stesso Israele 127. E infatti ha chiarito questo significato più apertamente in precedenza, quando ha detto: Quello che Israele cercava non l'ottenne; invece la parte eletta l'ha ottenuto, mentre gli altri sono stati accecati 128. Ma tanto i primi quanto i secondi sono sempre Israele. Dunque quando ascoltiamo: Israele non l'ottenne, oppure:gli altri sono stati accecati, bisogna intendere che questi siano i nemici a causa di voi; e quando udiamo: Invece la parte eletta l'ha ottenuto, bisogna intendere che questi sono gli amati a causa dei padri, quei padri cioè ai quali erano state fatte le promesse. Appunto ad Abramo furono rivolte le promesse e alla sua discendenza 129. E poi in questo olivo fu innestato l'oleastro delle Genti 130. Ma l'elezione di cui parla l'Apostolo ci deve subito venire in mente che è secondo la grazia, non secondo il debito; difatti un residuo fu salvato per elezione della grazia 131. Questa è l'elezione che ottenne quello che cercava, mentre gli altri furono accecati. E' secondo questa elezione che gli Israeliti sono amati a causa dei padri. Infatti non furono chiamati secondo quella vocazione della quale è detto: Molti sono i chiamati 132, ma secondo quella che si rivolge agli eletti. Per cui anche in quel passo, dopo aver detto:Secondo l'elezione però sono amati a causa dei padri, subito l'Apostolo aggiunge le parole di cui trattiamo: I doni e la chiamata di Dio sono senza ripensamenti, cioè fissati stabilmente senza possibilità di mutazione. Quelli che fanno parte di questa chiamata ricevono tutti il loro insegnamento da Dio e nessuno di essi può dire: Ho creduto affinché fossi chiamato in questa maniera; no, è stata la misericordia di Dio che lo ha prevenuto; egli è stato chiamato perché credesse. Infatti tutti quelli che ricevono l'insegnamento da Dio vengono al Figlio, perché hanno udito ed appreso dal Padre per mezzo del Figlio, che dice con tanta evidenza: Chiunque ha udito dal Padre ed ha appreso, viene a me 133. Di questi nessuno si perde, perché di tutto ciò che il Padre gli diede nulla perderà 134. Chiunque fa parte di quel numero, assolutamente non si perde; e chi si perde non ne faceva parte. Perciò è detto:Sono usciti di fra noi, ma non erano dei nostri, perché se fossero stati dei nostri, sarebbero restati senz'altro con noi 135.


La chiamata degli eletti.

17. 34. Cerchiamo di capire dunque in che consista la chiamata che crea gli eletti, i quali non sono eletti perché hanno creduto, ma sono eletti perché credano. Il Signore stesso ne svela assai bene la natura con le parole: Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi 136. Infatti se fossero stati scelti perché avevano creduto, evidentemente sarebbero stati loro per primi a sceglierlo con il credere in lui, e così avrebbero meritato di essere scelti. Ma esclude completamente questa ipotesi chi dice: Non siete stati voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi. Fuor d'ogni dubbio anch'essi lo hanno scelto, quando hanno creduto in lui. Quando dice: Non siete stati voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi, questo solo ne è il significato: non sono stati loro a sceglierlo in modo da farsi scegliere da lui, ma fu lui che li scelse in maniera da farsi scegliere da loro. La sua misericordia infatti li prevenne 137, secondo la grazia, non secondo il debito. Egli li scelse dal mondo quando quaggiù viveva nella carne, ma già erano stati eletti in lui stesso prima della creazione del mondo. Questa è l'immutabile verità della predestinazione e della grazia. Infatti che significa quello che dice l'Apostolo: Ci elesse in lui prima della creazione del mondo 138? Se fosse stato detto perché Dio aveva prescienza che avrebbero creduto, non perché Egli stesso li voleva rendere credenti, contro questa prescienza parlerebbe il Figlio, dicendo: Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi. Sarebbe come dire: Dio ha avuto prescienza che essi stessi avrebbero scelto Cristo, meritando così di essere scelti da lui. In realtà essi furono scelti prima della creazione del mondo attraverso quella predestinazione per cui Dio ha prescienza di ciò che farà in futuro, e furono scelti dal mondo con quella chiamata con la quale Dio dà compimento a ciò che ha predestinato. Infatti quelli che ha predestinato, li ha anche chiamati: s'intende, con quella chiamata che è secondo il decreto; dunque non altri, ma quelli che ha predestinato, Egli ha anche chiamato; né altri, ma quelli che ha chiamato così, ha anche giustificato; né altri, ma quelli che ha predestinato, chiamato, giustificato, ha anche glorificato 139, con quella finalità che non ha fine. Dunque Dio ha scelto i fedeli, ma affinché lo siano, non perché già lo erano. L'apostolo Giacomo dice: Dio non ha scelto forse i poveri in questo mondo per farli ricchi nella fede ed eredi del regno che Dio ha promesso a coloro che lo amano? 140. Con lo sceglierli dunque li fa ricchi nella fede, come pure eredi del regno. Giustamente si può dire che sceglie in essi la fede, perché li ha scelti per farla nascere in essi. Scusate, nessuno potrebbe udire Dio che dice: Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi, e avere il coraggio di affermare che gli uomini credono per essere scelti, quando al contrario sono scelti per credere. Altrimenti contro le parole della verità risulterebbe che essi hanno scelto Cristo per primi, mentre ad essi Cristo dice: Non siete voi che mi avete scelto, ma io ho scelto voi.


Dio predestinò i suoi eletti prima della creazione del mondo.

18. 35. Mettiamo che uno ascolti le parole dell'Apostolo: Benedetto sia Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale dall'alto dei cieli in Cristo, così come ci ha eletti in lui prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e immacolati al suo cospetto in carità. Egli ci ha predestinati ad essere figli adottivi con la mediazione di Gesù Cristo, per lui stesso, secondo quanto piacque alla sua volontà, attraverso la quale ci ha gratificati nel Figlio suo diletto. In lui abbiamo la redenzione grazie al suo sangue stesso, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia, che fece ricadere in abbondanza su di noi con ogni sapienza e prudenza, per mostrarci il mistero della sua volontà, secondo la bontà del suo volere, per cui aveva prestabilito in lui, quando si fosse realizzata la pienezza dei tempi, di riunire tutte le cose in Cristo, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra. In lui abbiamo anche ottenuto l'eredità, predestinati secondo il divisamento di Colui che opera tutte le cose secondo il decreto della sua volontà, affinché serviamo di lode alla sua gloria 141. Potrebbe costui, io dico, udire con attenzione ed intelligenza queste parole e dubitare della verità tanto chiara che difendiamo? Dio elesse in Cristo le sue membra prima della creazione del mondo; e come avrebbe potuto scegliere quelli che ancora non esistevano se non predestinandoli? Dunque ci ha scelto attraverso la predestinazione. Forse avrebbe scelto degli empi e degli immondi? Se si ponesse questo problema: Egli sceglie esseri simili o piuttosto i santi e immacolati? Chi si soffermerebbe a cercare una risposta invece di esprimersi subito in favore dei santi e degli immacolati?


Dio ci scelse non perché saremmo stati santi, ma perché lo fossimo.

18. 36. "Dunque egli aveva prescienza - dice il seguace di Pelagio - di quelli che sarebbero stati santi e immacolati attraverso l'arbitrio della libera volontà; per questo li scelse prima della creazione del mondo nella sua prescienza per la quale già sapeva che sarebbero stati tali. Li scelse dunque - egli dice - prima che esistessero, predestinando ad essere figli quelli che prevedeva che sarebbero stati santi e immacolati; allora non fu lui a farli tali, né previde che li avrebbe fatti tali, ma che essi lo sarebbero stati". Allora esaminiamo le parole dell'Apostolo e vediamo se Egli ci ha eletto prima della creazione del mondo perché saremmo stati santi e immacolati, oppure affinché lo diventassimo. Benedetto sia Dio e Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale dall'alto dei cieli in Cristo, così come ci ha eletti in lui stesso prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e immacolati 142. Dunque ci scelse non perché noi lo saremmo stati, ma perché lo fossimo. Sì, è certo; sì, è manifesto: saremmo stati tali perché Egli ci aveva scelto, predestinando che fossimo santi e immacolati per la sua grazia. Così dunque ci benedisse con ogni benedizione spirituale dall'alto dei cieli in Cristo Gesù, così come ci ha eletti in lui stesso prima della creazione del mondo, perché fossimo santi e immacolati al suo cospetto per la carità, predestinandoci ad essere figli adottivi per la mediazione di Gesù Cristo per lui stesso. Fate bene attenzione a quello che aggiunge: secondo quanto piacque alla sua volontà: perché nell'immenso beneficio della grazia non ci gloriassimo come se ciò fosse piaciuto alla volontà nostra. Nella quale ci ha gratificati, dice, nel Figlio suo diletto 143 : dunque è nella sua volontà che ci ha gratificati. "Ha gratificato" è parola che viene da grazia, così come "ha giustificato" viene da giustizia.In lui abbiamo, dice, la redenzione grazie al suo sangue stesso, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia, che fece ricadere in abbondanza su di noi con ogni sapienza e prudenza, per mostrarci il mistero della sua volontà, secondo il disegno della sua buona volontà 144. In questo mistero della sua volontà ha posto la ricchezza della sua grazia, secondo la buona volontà sua, non secondo la nostra, che non potrebbe essere buona, se Egli secondo la sua buona volontà non le prestasse il soccorso per farla diventare tale. E dopo aver detto: Secondo il disegno della sua buona volontà, aggiunge: che Egli aveva prestabilito in lui, cioè nel suo diletto Figlio, e per cui aveva deciso, alla realizzazione della pienezza dei tempi, di riunire tutte le cose in Cristo, quelle che sono nei cieli e quelle che sono sulla terra. In lui abbiamo anche ottenuto l'eredità, predestinati secondo il decreto di Colui che opera tutte le cose secondo il consiglio della sua volontà, affinché serviamo di lode alla sua gloria 145.


Errore dei pelagiani che fanno precedere la grazia dai meriti umani.

18. 37. Sarebbe troppo lungo discutere sulle singole espressioni. Ma potete senza dubbio distinguere con quanta chiarezza le parole dell'Apostolo sostengano questa grazia contro la quale si vogliono esaltare i meriti umani, come se fosse l'uomo a dare qualcosa per primo perché gli sia dato qualcosa in ricompensa. Dio ci ha eletti in Cristo prima della creazione del mondo, predestinandoci ad essere figli adottivi, non perché saremmo stati santi e immacolati per noi stessi, ma ci scelse e ci predestinò affinché lo fossimo. E fece ciò secondo quanto piacque alla sua volontà, perché nessuno si glori della propria, ma della volontà di Dio nei suoi confronti. Egli ha fatto ciò secondo la ricchezza della sua grazia, secondo il disegno della sua buona volontà, che Egli aveva prestabilito nel Figlio suo diletto, nel quale abbiamo ottenuto l'eredità, predestinati secondo il decreto, non nostro, ma suo, di Colui che opera tutte le cose a tal punto che Egli opera in noi anche il volere 146. E opera secondo il consiglio della sua volontà, affinché serviamo di lode alla sua gloria. Ecco la ragione per cui procla