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La trasmissione del peccato


Preghiera

Insegnami a fare la tua volontà, poiché tu sei il mio Dio. O confessione, o ammonimento [salutare]! Dice:Poiché tu sei il mio Dio. Correrò da un altro perché mi riformi se è stato un altro a formarmi. Ma tu sei il mio tutto, poiché tu sei il mio Dio. Cercherò un padre per ottenere l’eredità? Tu sei il mio Dio: non solo quindi colui che mi dona l’eredità, ma colui che costituisce l’eredità stessa. Il Signore è la porzione della mia eredità (Sal 15, 5). Cercherò un padrone per il riscatto? Tu sei il mio Dio. Cercherò un patrono per la liberazione? Tu sei il mio Dio. E finalmente, voglio essere una nuova creatura dopo essere stato già una prima volta creato? Tu sei il mio Dio: tu il mio creatore, che col tuo Verbo mi creasti e con lo stesso Verbo mi hai ricreato. Mi creasti col tuo Verbo esistente presso di te, mi hai ricreato con lo stesso Verbo fattosi carne per amore nostro. (En. in Ps. 142, 17)

Lettura

La trasmissione del peccato

Dio ha creato onesto l’uomo perché è principio dell’essere e non della depravazione. L’uomo volontariamente pervertito e giustamente condannato ha generato individui pervertiti e condannati. Tutti fummo in quell’uno, quando tutti fummo quell’uno che cadde nel peccato tramite la donna, che da lui era stata prelevata prima del peccato. Non ancora per noi singolarmente era stata data all’esistenza e distribuita la forma in cui ognuno doveva vivere, ma vi era già la natura seminale da cui dovevamo provenire. Poiché essa era viziata per il peccato, irretita nel laccio della morte e giustamente condannata, l’uomo non poteva provenire dall’uomo in condizione diversa. Dal cattivo uso del libero arbitrio ebbe inizio la trasmissione di questa condanna. Essa, poiché è depravata l’origine, come una radice marcita, conduce il genere umano in un contesto d’infelicità alla rovina della seconda morte che non ha fine, fatta eccezione soltanto per quelli che sono stati liberati dalla grazia di Dio. (De civ. Dei XIII, 14)

Per la riflessione

Dio ti creò animale ragionevole, ti dette il dominio sulle bestie, ti formò a sua immagine. E così dunque devi servirti degli occhi quale bestia, solo per vedere di che riempire il ventre, non la mente? Cerca in alto l’orizzonte della ragione, fa’ valere gli occhi dell’uomo che sei, guarda il cielo e la terra, gli splendori del firmamento, la fertilità della terra, il volare degli uccelli, il nuotare dei pesci, la vitalità dei semi, il succedersi regolare delle stagioni. Volgi l’attenzione al creato e pensa al Creatore. Ammira le cose che vedi e tendi a ciò che non vedi. (Sermo 126, 2.3)

Pensiero agostiniano

Questa è la prima grazia del dono di Dio, ricondurci a confessare la debolezza, affinché qualunque cosa di buono possiamo fare, in qualunque cosa siamo capaci, lo siamo in Lui. (En. in Ps. 38, 18)