00 08/09/2014 19:20
La carità canta il cantico nuovo


 


Preghiera
Signore, la meditazione del mio cuore sarà sempre al tuo cospetto: la meditazione del mio cuore non ha per scopo di piacere agli uomini, perché è già annientata la superbia; ma è sempre al tuo cospetto, perché tu scruti la coscienza pura. (En. in Ps. 18, I, 15)

 Lettura

L’amore per il prossimo

Dice appunto il suo secondo precetto: Amerai il prossimo tuo come te stesso (Mt 22, 39). Ora tu ami te stesso utilmente, se ami Dio più di te. Ciò che dunque tu fai con te, bisogna che lo faccia con il prossimo, e questo perché anch’egli ami Dio con un amore perfetto. In effetti, non lo ami come te stesso, se non t’adoperi per condurlo a quel bene al quale tu stesso tendi, poiché è il solo bene che, per quanti vi tendano insieme a te, non soffre diminuzione. Da questo precetto nascono i doveri nei confronti della comunità umana, nei quali è difficile non errare. Prima di tutto però dobbiamo agire in modo da essere benevoli, cioè dobbiamo astenerci da ogni malvagità, da ogni inganno nei confronti dell’uomo. Chi infatti è più prossimo all’uomo dell’uomo stesso?

Senti anche ciò che dice Paolo: L’amore non fa nessun male al prossimo (Rom 13, 10). Mi servo di testimonianze molto brevi, ma, se non mi inganno, idonee e soddisfacenti per il mio caso. Chi ignora infatti quante parole e di quale autorità ci sono in quei libri, sparse per ogni dove, sulla carità verso il prossimo? Ma poiché contro l’uomo si pecca in due maniere, nell’una quando gli si fa torto, nell’altra quando non lo si aiuta, pur potendolo fare, e siccome sono le stesse maniere per le quali gli uomini sono giudicati cattivi, in quanto nessuna delle due è usata da chi ama, ciò che intendiamo dire lo dimostra a sufficienza questa sentenza: L’amore non fa nessun male al prossimo. E se non possiamo pervenire al bene che desistendo dall’operare il male, questi atti con i quali amiamo il prossimo sono come l’infanzia dell’amore di Dio, di modo che, siccome l’amore non fa nessun male al prossimo, da qui eleviamoci a ciò che è stato detto: Sappiamo che tutte le cose concorrono al bene di coloro che amano Dio (Rom 8, 28). (De moribus Ecclesiae cath. I, 26.49-50)

 Per la riflessione

Non dobbiamo abbandonare impunemente e crudelmente alla loro cattiva volontà coloro che amiamo, ma, se ne abbiamo la possibilità, dobbiamo tenerli lontani dal male e costringerli al bene. (Ep. 173, 2)

 Pensiero agostiniano

Tutti siamo prossimi per la condizione della nascita terrena; ma anche fratelli per la speranza della celeste eredità. (En. in Ps. 25, II, 2)

 

 

12/09

 

Preghiera

O eterna verità e vera carità e cara eternità, tu sei il mio Dio, a te sospiro giorno e notte. (Conf. VII, 10.16)

 

Lettura

La carità canta il cantico nuovo

Sta scritto: O Dio, ti canterò un cantico nuovo; salmeggerò a te sul salterio a dieci corde (Sal 143, 9). Il salterio a dieci corde è - lo si comprende - i dieci comandamenti della legge. Quanto al cantare e al salmeggiare è, di solito, occupazione di persone innamorate. Se infatti l’uomo vecchio è nel timore, il nuovo è nell’amore (Col 3, 9). In tal modo distinguiamo anche due Testamenti, il vecchio e il nuovo: Testamenti che l’Apostolo dice figurati allegoricamente già nei figli di Abramo, nati uno dalla serva e l’altro dalla donna libera. Dice: Essi sono i due Testamenti (Gal 4, 22s).Ora la schiavitù ha pertinenza col timore, la libertà con l’amore. Dice l’Apostolo: Non avete ricevuto di nuovo uno spirito di servitù nel timore, ma avete ricevuto lo Spirito dell’adozione filiale, nel quale gridiamo: Abbà, Padre (Rom 8, 15)Dice pure Giovanni: Il timore non è nella carità, ma la carità, quando è perfetta, caccia via il timore (1Gv 4, 18). La carità dunque canta il cantico nuovo. Il timore servile, viceversa, qual è posseduto dall’uomo vecchio, può sì avere il salterio a dieci corde, in quanto anche ai giudei carnali fu data la legge compendiata nei dieci comandamenti, ma con essa non può cantare il cantico nuovo. È infatti sotto la legge e non è in grado di adempiere la legge. Tiene in mano lo strumento, ma non lo usa, e viene appesantita, non abbellita, dal salterio. Colui che, invece, è sotto la grazia e non sotto la legge adempie la legge, e questa non gli è un peso, ma un pregio: non è il tormento di colui che teme, ma l’ornamento di colui che ama. Acceso infatti dallo Spirito di amore, canta ormai il cantico nuovo col salterio a dieci corde. (Sermo 33, 1)

 

Per la riflessione

Chi non vuol cantare in unione con tutta la terra non si stacca dall’uomo vecchio, non canta il cantico nuovo né salmeggia con il salterio a dieci corde. (Sermo 33, 5)

 

Pensiero agostiniano

Fratelli, non badate soltanto al suono: quando lodate Dio, lodatelo con tutto l’essere: canti la voce, canti la vita, cantino le opere. (En. in Ps. 148, 2)


[Modificato da MARIOCAPALBO 08/09/2014 19:21]