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Con la carità si onora Dio


Preghiera

Ti supplico, o Dio, col cui aiuto sappiamo distinguere il bene dal male; o Dio, col cui aiuto fuggiamo il male e operiamo il bene. (Sol. I, 1, 3)

Lettura

Con la carità si onora Dio

Che cos’è la pietà religiosa se non il culto di Dio? E in qual modo Iddio può essere onorato se non con la carità? In effetti, la carità, che nasce dal cuore puro, dalla coscienza retta e dalla fede sincera, è una grande e autentica virtù, poiché è proprio essa il compimento della Legge. Essa è giustamente forte come la morte (Ct 8,6):non solo perché non la vince nessuno come nessuno vince la morte, ma anche perché in questa vita la misura della carità è quella di amare fino alla morte, come ha detto il Signore: Nessuno ha carità più grande di chi dà la propria vita per gli amici (Gv 15, 13); e infine - forse soprattutto - perché allo stesso modo che la morte strappa l’anima alla sensibilità carnale, la carità la strappa alle passioni carnali. Al suo servizio è la scienza quando è utile, poiché senza di essa la scienza serve solo a gonfiare (1Cor 8, 1). Quando invece la carità, che edifica, ha riempito una cosa, la scienza non vi trova alcun vuoto da gonfiare. L’apostolo ha mostrato quale sia la scienza utile laddove, dopo aver detto: Ecco,la sapienza è il timor di Dio, subito soggiunge: La scienza invece consiste nell’astenersi dal male (Gb 28, 28). Perché mai, dunque, non diciamo che, se uno ha questa virtù, ha pure tutte le altre, dal momento che la carità è il compimento della Legge? (Rom 13, 10) Oppure che quanto più essa è radicata in una persona, tanto più questa è fornita di virtù e al contrario quanto meno lo è, tanto meno è ricco di virtù, poiché è proprio essa la virtù? Non è forse vero che quanto minore è la virtù che uno possiede, tanto più grande è il vizio? Ove dunque la virtù si trova nella sua pienezza e perfezione, non si trova più alcuna traccia di vizio. (Ep. 167, 3.11)

Per la riflessione

Vedete quanto sono perversi e fuori da ogni ordine coloro che ritengono di trasmetterci la conoscenza di Dio per renderci perfetti, quando è proprio essa la ricompensa dei perfetti. Che cosa dunque si deve fare, che cosa, io domando, se non amare prima con piena carità quello stesso che desideriamo conoscere? (De moribus Ecclesiae cath. I, 25.47)

Pensiero agostiniano

E’ lui che amandoci quando noi non lo amavamo, ci ha dato di amarlo. (In Io. Ev. 102, 5)