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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Chiesa Settembre 1991

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    MARIOCAPALBO
    00 13/04/2013 12:33
    Regno di Dio, regno di Cristo

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 4 settembre 1991

     

    1. Leggiamo nella Costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II che “i credenti in Cristo (Dio) li ha voluti chiamare nella Santa Chiesa, la quale . . . preparata nella storia del popolo d’Israele e nell’antica Alleanza . . . è stata manifestata dalla effusione dello Spirito (Santo)” (Lumen Gentium, 2). A questa preparazione della Chiesa nell’antica Alleanza abbiamo dedicato la catechesi precedente, nella quale abbiamo visto che, nella progressiva coscienza che Israele prendeva del disegno di Dio attraverso le rivelazioni dei profeti e i fatti stessi della sua storia, si faceva sempre più chiaro il concetto di un futuro regno di Dio, ben più alto ed universale di ogni previsione circa le sorti della dinastia davidica. Oggi passiamo alla considerazione di un altro fatto storico, denso di significato teologico: Gesù Cristo dà inizio alla sua missione messianica con l’annuncio: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” (Mc 1, 15). Quelle parole segnano l’ingresso “nella pienezza del tempo”, come dirà San Paolo (cf. Gal 4, 4), e preparano il passaggio alla Nuova Alleanza, fondata sul mistero dell’incarnazione redentrice del Figlio e destinata ad essere Alleanza eterna. Nella vita e nella missione di Gesù Cristo il regno di Dio non solo “è vicino” (Lc 10, 9), ma è già presente nel mondo, già agisce nella storia dell’uomo. Lo dice Gesù stesso: “Il regno di Dio è in mezzo a voi” (Lc 17, 21).

    2. La differenza di livello e di qualità tra il tempo della preparazione e quello del compimento - tra l’antica e la nuova Alleanza - è fatta conoscere da Gesù stesso quando, parlando del suo precursore Giovanni Battista, così si esprime: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui” (Mt 11, 11). Giovanni, dalle rive del Giordano (e dal suo carcere), certamente ha contribuito più di chiunque altro, anche più degli antichi profeti (cf. Lc 7, 26-27), alla immediata preparazione delle vie del Messia. Tuttavia egli rimane in un certo senso ancora sulla soglia del nuovo regno, entrato nel mondo con la venuta di Cristo e in via di manifestazione col suo ministero messianico. Soltanto per mezzo di Cristo gli uomini diventano i veri “figli del regno”: cioè del nuovo regno ben superiore a quello di cui i giudei contemporanei si ritenevano gli eredi naturali (cf. Mt 8, 12).

    3. Il nuovo regno ha un carattere eminentemente spirituale. Per entrarvi occorre convertirsi e credere al Vangelo, liberarsi dalle potenze dello spirito delle tenebre, sottomettendosi al potere dello Spirito di Dio che Cristo porta agli uomini. Come dice Gesù: “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito Santo, è certo giunto tra voi il regno di Dio” (Mt 12, 28; cf. Lc 11, 20).

    La natura spirituale e trascendente di questo regno è espressa anche nell’equivalente linguistico che troviamo nei testi evangelici: “Regno dei cieli”. Stupenda immagine che lascia intravedere l’origine e il fine del regno - i “cieli” - e la stessa dignità divino-umana di Colui nel quale il Regno di Dio si concretizza storicamente con l’Incarnazione: Cristo.

    4. Questa trascendenza del regno di Dio è data dal fatto che esso ha origine non da un’iniziativa soltanto umana, ma dal piano, dal disegno e dalla volontà di Dio stesso. Gesù Cristo, che lo rende presente e lo attua nel mondo, non è soltanto uno dei profeti mandati da Dio, ma il Figlio consostanziale al padre, che si è fatto uomo con l’Incarnazione. Il regno di Dio è dunque il regno del Padre e del suo Figlio. Il regno di Dio è il regno di Cristo; è il regno dei cieli che si sono aperti sulla terra per concedere agli uomini di entrare in questo nuovo mondo di spiritualità e di eternità. Afferma Gesù: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio . . . e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27). “Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo” (Gv 5, 26-27).

    Insieme con il Padre e con il Figlio, anche lo Spirito Santo opera per l’attuazione del Regno già in questo mondo. Gesù stesso lo rivela: il Figlio dell’uomo “scaccia i demoni per virtù dello Spirito di Dio”, e per questo “è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12, 28).

    5. Ma pur attuandosi e sviluppandosi in questo mondo, il Regno di Dio ha la sua finalità nei “cieli”. Trascendente nella sua origine, lo è anche nel suo fine, che si raggiunge nell’eternità, a condizione di essere fedeli a Cristo nella vita presente e lungo tutto il divenire del tempo. Ce ne avverte Gesù quando dice che, in conformità al suo potere di “giudicare” (Gv 5, 27), il Figlio dell’uomo comanderà alla fine del mondo di raccogliere “dal suo regno tutti gli scandali”, ossia tutte le iniquità commesse anche nell’ambito del regno di Cristo. E “allora - aggiunge Gesù - i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre loro” (Mt 13, 41.43). Sarà allora la piena e definitiva realizzazione del “regno del Padre”, al quale il Figlio rimetterà gli eletti da lui salvati in virtù della Redenzione e con l’opera dello Spirito Santo. Il regno messianico rivelerà allora la sua identità col Regno di Dio (cf. Mt 25, 34; 1 Cor 15, 24).

    Vi è dunque un ciclo storico del regno di Cristo, Verbo incarnato, ma l’alfa e l’omega di questo regno, e anzi si direbbe il fondo nel quale esso si apre, vive, si sviluppa e raggiunge il suo pieno compimento, è il “mysterium Trinitatis”. Abbiamo già detto, e ancora vedremo a suo tempo, che in questo mistero affonda le sue radici il “mysterium Ecclesiae”.

    6. Punto di passaggio e di collegamento da un mistero all’altro è Cristo, che già nell’antica Alleanza era preannunciato e atteso come un Re-Messia col quale si identificava il Regno di Dio. Nella nuova Alleanza Cristo identifica il regno di Dio con la propria persona e con la propria missione. Infatti egli non solo proclama che, con lui, il regno di Dio è nel mondo, ma insegna a “lasciare per il regno di Dio” tutto ciò che è più caro all’uomo (cf. Lc 18, 29-30) e, in un altro punto, a lasciare tutto questo “per il suo nome” (cf. Mt 19, 29), oppure “a causa mia e a causa del Vangelo” (Mc 10, 29).

    Il regno di Dio si identifica dunque con il regno di Cristo. È presente in lui, e in lui si attua. E da lui passa, per sua stessa iniziativa, agli Apostoli, e per loro mezzo a tutti quelli che crederanno in lui: “Io preparo per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me” (Lc 22, 29). È un regno che consiste in una espansione di Cristo stesso nel mondo, nella storia degli uomini, come vita nuova che si attinge da lui e che viene comunicata ai credenti in virtù dello Spirito Santo-Paraclito, mandato da lui (cf. Gv 1, 16; 7, 38-39 15, 26; 16, 7).

    7. Il regno messianico, attuato da Cristo nel mondo, si rivela e precisa definitivamente il suo significato nel contesto della passione e morte in croce. Già all’entrata in Gerusalemme avviene un fatto, disposto da Cristo, che Matteo presenta come realizzazione di una predizione profetica, quella di Zaccaria sul “re che cavalca un asino, un puledro figlio di asina” (Zc 9, 9; Mt 21, 5). Nella mente del profeta, nell’intento di Gesù e nella interpretazione dell’evangelista, l’asinello significava mitezza e umiltà. Gesù era il re mite e umile che entrava nella città davidica, dove col suo sacrificio avrebbe realizzato le profezie sulla vera regalità messianica.

    Questa regalità diventa ben chiara durante l’interrogatorio subìto da Gesù al tribunale di Pilato. Le accuse fatte a Gesù sono “che sobillava il . . . popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo re” (Lc 23, 2). Perciò Pilato domanda all’Imputato se egli è re. Ed ecco la risposta di Cristo: “Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù”. L’evangelista narra che “allora Pilato gli disse: - Dunque tu sei re? - Rispose Gesù: - Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce” (Gv 18, 36-37).

    8. È una dichiarazione che conclude tutta l’antica profezia che scorre lungo la storia d’Israele e diventa fatto e rivelazione in Cristo. Le parole di Gesù ci fanno afferrare i bagliori di luce che solcano l’oscurità del mistero condensato nel trinomio: Regno di Dio, Regno messianico, Popolo di Dio convocato nella Chiesa. Su questa scia di luce profetica e messianica, possiamo meglio capire e ripetere, con più chiara comprensione delle parole, la preghiera insegnataci da Gesù (Mt 6, 10): “Venga il tuo Regno”. È il regno del Padre, entrato nel mondo con Cristo; è il regno messianico che per opera dello Spirito Santo si sviluppa nell’uomo e nel mondo per risalire nel seno del Padre, nella gloria dei cieli.


    Ai fedeli francesi

    Chers Frères et Sœurs,

    J’accueille avec plaisir toutes les personnes de langue française présentes à cette audience. Aux pèlerins venus du Liban, je redis ma sympathie et mon affection en les assurant de ma prière fervente pour leur pays. J’offre mes vœux aux jeunes de Poitiers et je les invite à poursuivre leur chemin à la suite du Christ, dans l’élan de Saint-Jacques et de Czêstochowa.

    Je vous souhaite à tous un bon séjour à Rome en espérant que vous rentrerez dans vos pays fortifiés par ce que vous aurez reçu au cœur de l’Église. Que le Seigneur vous bénisse et vous garde!

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience. May your visit to Rome deepen your love of the Church and your desire to bear effective witness to Jesus Christ our Saviour. Upon all of you I cordially invoke God’s abundant blessings of grace and peace.

    Ai fedeli provenienti dal Giappone

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Carissime studentesse del collegio femminile Seibo di Kyoto. So che voi avete la Madre di Dio come vostra Patrona. Perciò vi esorto ad imitarla in tutte le virtù, specialmente nella carità verso il prossimo. Con questo auspicio vi benedico di cuore.

    Desidero anche salutare cordialmente il gruppo di monaci buddisti provenienti dal Monte Koya.

    Carissimi, auspico che Dio accompagni sempre i vostri propositi e le vostre aspirazioni.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Schwestern und Brüder!

    Mit dieser Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Mein besonderer Gruß gilt den Ordensschwestern aus verschiedenen Kongregationen, die an einem geistlichen Kurs in La Storta teilnehmen; ferner den Teilnehmern an der Pilgerfahrt des Bistumsblattes der Diözese Trier Paulinus, der Pilgergruppe der Pfarreien Astheim, Rimpar, Volkach und Juliusspital Würzburg, dem Chor der Bayerwerke aus Wuppertal sowie der Pilgergruppe des Turnund Sportvereins Pressath.

    Aus der Republik Österreich begrüße ich die Alumnen des Priesterseminars in Linz, die Mitglieder der Katholischen Männerbewegung aus Graz und Umgebung sowie die Pilgergruppe der Bewegung ”Für eine bessere Welt“ aus der Erzdiözese Salzburg.

    Euch allen, Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Rundfunk und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Me es grato saludar ahora a los peregrinos y visitantes de lengua española, procedentes de España y de América Latina. De modo particular saludo al grupo de formadores Legionarios de Cristo y seminaristas del Colegio Internacional “María Mater Ecclesiae”. Que la Virgen os vaya modelando un corazón semejante al de Cristo, Buen Pastor.

    Saludo igualmente al grupo de sacerdotes y cooperadores salesianos de Valencia y a la numerosa peregrinación de la parroquia del Corpus Christi de Zaragoza (España). Que el Señor os mantenga fieles constructores de su Reino. Por último, dirijo mi saludo al grupo de “Nois de la Torre humana” de Torredembarra (Tarragona), que vuestro bello folclore realizado con solidaridad y armonía, os ayude también a levantar vuestro corazón a Dios Padre.

    A todos bendigo de corazón.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados Irmãos e Irmãs,

    Uma saudação particular às religiosas franciscanas e aos outros peregrinos do Brasil, vindos de São Paulo, Bahia e Porto Alegre; saúdo cordialmente o grupo de católicos portugueses da cidade de Chaves, aqui presente. Procurai ser fortes e perseverantes nos compromissos por vós assumidos, ao serviço deste Reino de Cristo que cresce no coração da gente. Com este voto, abençoo todos vós, bem como as vossas famílias e as vossas comunidades locais.

    Ai gruppi di lingua italiana

    Rivolgo ora un particolare pensiero al gruppo di Suore Francescane Ospedaliere della Immacolata Concezione, ai Dirigenti e Giocatori della Squadra di Calcio “Fidelis Andria”, e al Presidente e ai membri dell’Associazione Commercianti di Assisi, che accompagnati dal Sindaco e dal Vescovo, Monsignor Sergio Goretti, intendono organizzare la Prima Conferenza Nazionale su “Sorella Acqua”. Carissimi, vi esprimo la mia gratitudine per la vostra partecipazione e formulo voti perché il Signore accompagni con la sua grazia le vostre aspirazioni e i vostri propositi.

    Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

    Infine un saluto a voi amati Giovani, diletti Ammalati, cari Sposi novelli. Rinnovate con generosità l’impegno di servire Dio e i fratelli: la freschezza delle vostre energie, il mistero del vostro dolore, la fecondità del vostro amore possano contribuire a realizzare, per grazia divina e con l’ausilio della Vergine Santissima, la nuova civiltà dell’amore, che ogni uomo attende con viva speranza. Con tali auspici vi benedico tutti di cuore.

     

    © Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

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    MARIOCAPALBO
    00 13/04/2013 12:34
    L'opera di Gesu' Cristo nella fondazione della chiesa
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 11 settembre 1991



    1. Concepita e voluta nell’eterno disegno del Padre come regno di Dio e del suo Figlio Verbo incarnato Gesù Cristo, la Chiesa si attua nel mondo come un fatto storico, carica senza dubbio di mistero e accompagnata da miracoli nella sua origine e si può dire lungo tutta la sua storia, e che tuttavia rientra nell’ambito dei fatti constatabili, sperimentabili, documentabili.

    Sotto questo aspetto, la Chiesa ha inizio con il gruppo di dodici discepoli che Gesù stesso sceglie tra la moltitudine dei suoi seguaci (cf. Mc 3, 13-19; Gv 6, 70; At 1, 2) e che vengono denominati Apostoli (cf. Mt 10, 1-5; Lc 6, 13). Gesù li chiama, li forma in modo tutto particolare e alla fine li manda nel mondo come testimoni e annunciatori del suo messaggio, della sua Passione e Morte e della sua Risurrezione, e, su questa base, fondatori della Chiesa come Regno di Dio, che tuttavia ha sempre il suo fondamento (cf. 1 Cor 3, 11; Ef 2, 20) in lui, Cristo.

    Dopo l’Ascensione, un gruppo di discepoli si trova riunito intorno agli Apostoli e a Maria in attesa dello Spirito Santo promesso da Gesù. Veramente dinanzi alla “promessa del Padre” enunciata ancora una volta da Gesù, mentre erano a tavola, promessa che riguardava un “battesimo nello Spirito Santo” (At 1, 4-5), essi domandarono al Maestro risorto: “Signore, è questo il tempo in cui ristabilisci il regno per Israele?” (At 1, 6). Evidentemente agivano ancora sulla loro psicologia le speranze di un regno messianico consistente nella restaurazione temporale del regno davidico (cf. Mc 11, 10; Lc 1, 32-33), attesa da Israele. Gesù li aveva dissuasi da questa aspettativa, e aveva ribadito la promessa: “avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8).

    2. Nel giorno della Pentecoste, che, da primitiva festa della mietitura (cf. Es 23,16), per Israele era divenuta anche festa della rinnovazione dell’Alleanza (cf. 2 Cr 15, 10-13), la promessa di Cristo si compie nel modo risaputo: e sotto l’azione dello Spirito Santo il gruppo degli Apostoli e dei discepoli si rassoda, e intorno ad essi si riuniscono i primi convertiti dall’annuncio degli Apostoli e specialmente di Pietro. Così inizia la crescita della prima Comunità cristiana (At 2, 41) e viene costituita la Chiesa di Gerusalemme (cf. At 2, 42-47), che ben presto si ingrandisce e si estende anche ad altre città, regioni, nazioni - fino a Roma! - sia in virtù del proprio dinamismo interno, impressole dallo Spirito Santo, sia per le circostanze che costringono i cristiani a fuggire da Gerusalemme e dalla Giudea e a spargersi in varie località, sia per l’impegno con cui specialmente gli Apostoli intendono eseguire il mandato di Cristo sulla evangelizzazione universale.

    Questo è il fatto storico delle origini, descritto da Luca negli Atti degli Apostoli e confermato dagli altri testi cristiani e non cristiani che documentano la diffusione del Cristianesimo e l’esistenza delle varie Chiese in tutto il bacino del Mediterraneo - ed oltre - entro gli ultimi decenni del primo secolo.

    3. Nell’involucro storico di questo fatto, è contenuto l’elemento misterioso della Chiesa, di cui parla il Concilio Vaticano II quando scrive che “Cristo, per adempiere la volontà del Padre, ha inaugurato in questa terra il regno dei cieli e ci ha rivelato il mistero di Lui, e con la sua obbedienza ha operato la redenzione. La Chiesa, ossia il regno di Cristo già presente in mistero, per virtù di Dio cresce visibilmente nel mondo” (Lumen Gentium, 3). Queste parole sono la sintesi della precedente catechesi sull’inizio del regno di Dio sulla terra, in Cristo e per Cristo, e nello stesso tempo indicano che la Chiesa è chiamata da Cristo all’esistenza, affinché tale regno perduri e si sviluppi in essa e per essa nel corso della storia dell’uomo sulla terra.

    Gesù Cristo, che sin dall’inizio della sua missione messianica proclamava la conversione e chiamava alla fede: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15), ha affidato agli Apostoli e alla Chiesa il compito di radunare gli uomini nell’unità di questa fede, invitandoli ad entrare nella comunità di fede da Lui fondata.

    4. La comunità di fede è nello stesso tempo una comunità di salvezza. Gesù aveva ripetuto tante volte: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10). Sapeva e dichiarava fin da principio che la sua missione era quella di “annunziare ai poveri un lieto messaggio, proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista” (cf. Lc 4, 18). Sapeva e dichiarava di essere stato mandato dal Padre come salvatore (cf. Gv 3, 17; 12, 47). Da qui derivava la sua particolare sollecitudine per i poveri e per i peccatori.

    Di conseguenza anche la sua Chiesa doveva sorgere e svilupparsi come una comunità di salvezza. Lo sottolinea il Concilio Vaticano II nel decreto Ad gentes: “Ora tutto quanto il Signore ha una volta predicato o in lui si è compiuto per la salvezza del genere umano, deve essere annunziato e diffuso fino all’estremità della terra, a cominciare da Gerusalemme. In tal modo quanto una volta è stato operato per la comune salvezza, si realizza compiutamente in tutti nel corso dei secoli” (Ad gentes, 3). Da questa esigenza di espansione della salvezza, espressa dal Vangelo e dagli Atti degli Apostoli, derivano la missione e le missioni della Chiesa nel mondo intero.

    5. Gli Atti degli Apostoli ci attestano che nella prima Chiesa, la comunità di Gerusalemme, ferveva una vita di preghiera, e che i cristiani si riunivano per la “frazione del pane” (At 2, 42ss): parola che nel linguaggio cristiano aveva il senso di un iniziale rito eucaristico (cf. 1 Cor 10, 16; 11, 24; Lc 22, 19).

    Infatti Gesù aveva voluto che la sua Chiesa fosse la comunità del culto di Dio in spirito e verità. Questo era il nuovo significato del culto da Lui insegnato: “È giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: perché il Padre cerca tali adoratori” (Gv 4, 23).Lo aveva detto Gesù nel colloquio con la Samaritana. Ma tale culto in spirito e verità non escludeva l’aspetto visibile, non escludeva quindi i segni e i riti liturgici, per i quali i primi cristiani si riunivano sia nel Tempio (cf. At 2, 46), sia nelle case (cf. At 2, 46; 12, 12). Gesù stesso, parlando con Nicodemo, aveva alluso al rito battesimale: “In verità, in verità ti dico; se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5). Era il primo sacramento della nuova comunità, in cui avveniva la rinascita dallo Spirito Santo e l’entrata nel regno di Dio, significata dal rito visibile del lavacro con l’acqua (cf. At 2, 38.41).

    6. Il momento culminante del nuovo culto - in spirito e verità - era l’Eucaristia. L’istituzione di questo sacramento era stata il punto-chiave nella formazione della Chiesa. In relazione col banchetto pasquale di Israele, Gesù l’aveva concepita e attuata come un convito, nel quale egli si donava sotto le specie di cibo e bevanda: pane e vino, segni della condivisione della sua vita divina - vita eterna - con i partecipanti al banchetto. San Paolo esprime bene l’aspetto ecclesiale della partecipazione all’Eucaristia, quando scrive ai Corinzi: “Il pane che noi spezziamo non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1 Cor 10, 16-17).

    Fin dalle origini la Chiesa capì che l’istituzione del sacramento avvenuta nell’ultima Cena significava l’introduzione dei cristiani nel cuore stesso del regno di Dio, che Cristo con la sua incarnazione redentrice aveva iniziato e costituito nella storia dell’uomo. I cristiani sapevano fin dall’inizio che questo regno permane nella Chiesa, particolarmente mediante l’Eucaristia. E questa - come sacramento della Chiesa - era ed è anche l’espressione culminante di quel culto in spirito e verità, di cui Gesù aveva parlato nel colloquio con la Samaritana. Nello stesso tempo l’Eucaristia-Sacramento era ed è un rito che Gesù aveva istituito perché fosse celebrato dalla Chiesa. Infatti aveva detto nell’ultima Cena: “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19; cf.1 Cor 11, 24-25). Sono parole dette alla vigilia della passione e morte in croce, nel contesto di un discorso agli Apostoli con cui Gesù li istruiva e preparava al proprio sacrificio. Essi le capirono in questo senso. La Chiesa ne trasse la dottrina e la pratica dell’Eucaristia come rinnovamento incruento del sacrificio della Croce. Questo aspetto fondamentale del sacramento eucaristico è stato espresso da San Tommaso d’Aquino nella famosa antifona: “O Sacrum Convivium, in quo Christus sumitur, recolitur memoria passionis eius”; aggiungendovi ciò che l’Eucaristia produce nei partecipanti al banchetto, secondo l’annuncio di Gesù sulla vita eterna: “mens impletur gratia, et futurae gloriae nobis pignus datur” . . .

    7. Il Concilio Vaticano II così riassume la Dottrina della Chiesa su questo punto: “Ogni volta che il sacrificio della croce, col quale Cristo, nostro agnello pasquale, è stato immolato (1 Cor 5, 7), viene celebrato sull’altare, si rinnova l’opera della nostra redenzione. E insieme, col sacramento del pane eucaristico, viene rappresentata ed effettuata l’unità dei fedeli, che costituiscono un solo corpo in Cristo (cf. 1 Cor 10, 17)” (Lumen Gentium, 3).

    Secondo il Concilio, l’ultima Cena è il momento in cui Cristo, anticipando la morte in croce e la risurrezione, dà inizio alla Chiesa: la Chiesa è generata insieme all’Eucaristia, in quanto chiamata “a questa unione con Cristo, che è la luce del mondo; da Lui veniamo, per Lui viviamo, a Lui siamo diretti” (Lumen Gentium, 3). Cristo è tale soprattutto nel suo sacrificio redentivo. È allora che egli attua in pieno le parole dette un giorno: “Il Figlio dell’uomo . . . non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45; Mt 20, 28). Attua allora l’eterno disegno del Padre, per il quale Cristo “doveva morire . . . per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (Gv 11, 51-52). E dunque il Cristo nel sacrificio della croce è il centro dell’unità della Chiesa, come aveva predetto: “Quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me” (Gv 12, 32). Il Cristo nel sacrificio della croce rinnovato sull’altare rimane il centro generatore perenne della Chiesa, nella quale gli uomini sono chiamati a partecipare alla sua vita eterna per raggiungere un giorno la partecipazione alla sua eterna gloria. “Et futurae gloriae nobis pignus datur”.

    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    Je salue cordialement les personnes de langue française présentes à cette audience. En particulier, je souhaite aux participants des Semaines universitaires d’été de remporter, après leur séjour studieux, une vision renouvelée du rôle de Rome dans la vie de l’Église. J’adresse mes encouragements aux groupes de prière, notamment de Monaco, pour qu’ils poursuivent fidèlement leur expérience spirituelle ouverte à tous leurs frères. Et je salue les nombreux pèlerins venus parcourir un itinéraire franciscain: que le Pauvre d’Assise vous rende plus proches de l’Évangile!

    Pour tous, j’invoque la Bénédiction du Seigneur.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I extend a warm welcome to all the English-speaking pilgrims and visitors, especially those from England, Ireland, Malta and the United States. My special greeting goes to the group of officers and men of the Irish Navy. Upon all of you I cordially invoke the grace and peace of God our Father and the Lord Jesus Christ.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Schwestern und Brüder!

    Mit dieser kurzen Betrachtung richte ich einen herzlichen Willkommensgruß an die deutschsprachigen Pilger und Besucher. Mein besonderer Gruß gilt der Gruppe der Pfarrbrief-Redakteure aus der Erzdiözese Köln sowie den Schülern des Katholischen Clara Fey-Gymnasiums in Bonn.

    Euch allen, Euren lieben Angehörigen daheim sowie den uns über Radio Vatikan und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Saludo con particular afecto a los peregrinos y visitantes de lengua española, procedentes de España y de América Latina. De modo particular dirijo mi saludo al grupo de peregrinos de la Basílica de Maipú (Chile), que peregrinan a Tierra Santa con una imagen de la Virgen del Carmen su Patrona; sed portadores de mis deseos de paz y reconciliación entre todos los pueblos de la tierra.

    También me es grato saludar al grupo de peregrinos de la arquidiócesis de Monterrey (México), así como a los peregrinos procedentes de Málaga, San Sebastián, Pamplona y de otros puntos de España. Os aliento a que seáis miembros vivos y comprometidos en vuestras respectivas diócesis y parroquias, siendo constructores del Reino de Dios.

    A todos os bendigo de corazón.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados Irmãos e Irmãs,

    Saúdo todos os peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os brasileiros vindos de São Paulo, Rio de Janeiro, Paraná, Santa Catarina, Bahia, Minas Gerais, Goiás, e Brasília. Dentro de um mês, se Deus quiser, encontrar-me-ei na vossa nação amada. Unamo-nos em oração pelo êxito dessa Visita. Sobre todos vós e os vossos caros, derrame o Senhor abundantes graças e bênçãos.

    Ai gruppi di lingua italiana

    Saluto cordialmente il pellegrinaggio dei giovani dell’Oratorio maschile “San Filippo Neri” di Gerenzano (Varese), nell’Arcidiocesi di Milano; il gruppo di coppie della parrocchia San Francesco d’Assisi di Ruffano, nella Diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, che celebrano il 25° e 50° di Matrimonio; come pure i pellegrini della Parrocchia di Sant’Alessandro in Colonna insieme con le Insegnanti e le Allieve della Scuola di Arte Culinaria “Cordon Bleu”, di Bergamo.

    Carissimi, vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione a questa Udienza e vi auguro ogni bene nel Signore.

    Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

    Rivolgo ora a voi carissimi Giovani, Ammalati e Sposi novelli il mio particolare pensiero e vi saluto con profondo affetto.

    Sono lieto della vostra presenza, che è segno di viva fede cristiana e di sentito amore alla Chiesa e al Papa. A tutti auguro la pace e la serenità che nascono dalla fiducia nel Signore e dall’impegno della carità fraterna.

    Come sapete, domani la Chiesa celebra la Memoria liturgica del “Nome di Maria”. Nel cantico del Magnificat l’umile Vergine di Nazaret, che sarebbe diventata la Madre di Gesù il Redentore, pronunziò una profezia allora sbalorditiva, che invece si è perfettamente realizzata: “D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata!” (Lc 1, 48).

    Nella gioia e nella sofferenza anche voi, carissimi Giovani, Ammalati e Sposi novelli, invocate ogni giorno il Nome di Maria, specialmente con la recita del Rosario. Vi accompagni sempre questo soave Nome per infondervi conforto, fiducia e coraggio.

    A tutti la mia Benedizione.



    © Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana
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    MARIOCAPALBO
    00 13/04/2013 12:35
    Il significato del regno di Dio nelle parabole evangeliche
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 18 settembre 1991



    1. I testi evangelici documentano l’insegnamento di Gesù sul Regno di Dio in relazione alla Chiesa. Documentano altresì come lo predicavano gli Apostoli, e come era concepito e creduto nella Chiesa delle origini. Da quei testi traspare il mistero della Chiesa come Regno di Dio. Scrive il Concilio Vaticano II: “Il mistero della santa Chiesa si manifesta nella sua stessa fondazione. Il Signore Gesù, infatti, diede inizio alla sua Chiesa predicando la buona novella, cioè l’avvento del Regno di Dio . . . Questo Regno si manifesta chiaramente agli uomini nelle parole, nelle opere e nella presenza di Cristo” (Lumen Gentium, 5). A quanto abbiamo detto a questo riguardo nelle catechesi precedenti, specialmente nell’ultima, aggiungiamo oggi qualche altra riflessione sull’insegnamento che sul Regno di Dio imparte Gesù nelle parabole, specialmente in quelle che in modo particolare sono dedicate a far capire il suo significato, il suo valore essenziale.

    2. Dice Gesù: “Il regno dei cieli è simile a un re che fece un banchetto di nozze per suo figlio” (Mt 22, 2). La parabola del banchetto nuziale presenta il Regno di Dio come un’iniziativa regale - e dunque sovrana - di Dio stesso. Essa include anche il tema dell’amore, e precisamente dell’amore sponsale: il figlio per il quale il padre prepara il banchetto di nozze è lo sposo.

    Anche se in questa parabola non viene chiamata per nome la sposa, le circostanze indicano la sua presenza, e lasciano capire bene chi è. Ciò apparirà chiaramente in altri testi del Nuovo Testamento, che identificano la Chiesa con la Sposa (Gv 3, 29; Ap 21, 9; 2 Cor 11, 2; Ef 5, 23-27.29).

    3. Invece nella parabola è contenuta chiaramente l’indicazione dello Sposo, che è il Cristo, il quale attua l’Alleanza nuova del Padre con l’umanità. Questa è un’alleanza d’amore, e il Regno stesso di Dio appare come una comunione (comunità d’amore), che il Figlio attua per volere del Padre. Il “banchetto” è l’espressione di questa comunione. Nel contesto dell’economia della salvezza descritta dal Vangelo, non è difficile scorgere in questo banchetto nuziale in riferimento all’Eucaristia: il sacramento della nuova ed eterna Alleanza, il sacramento delle nozze sponsali di Cristo con l’umanità nella Chiesa.

    4. Anche se la Chiesa come Sposa non è nominata nella parabola, si trovano nel contesto di questa altri elementi che richiamano ciò che il Vangelo ci dice sulla Chiesa come Regno di Dio. Così l’universalità dell’invito divino: “Il Re dice ai suoi servi: “Tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”” (Mt 22, 9).

    Tra gli invitati al banchetto nuziale del Figlio mancano quelli scelti per primi: quelli che dovevano essere ospiti secondo la tradizione dell’antica Alleanza. Questi si rifiutano di andare al banchetto della nuova Alleanza, adducendo diversi pretesti. Allora Gesù fa dire al Re, padrone di casa: “Molti sono chiamati, ma pochi eletti” (Mt 22, 14). Al loro posto l’invito viene rivolto a molti altri, che affollano la sala del banchetto. Il particolare fa pensare a quell’altra parola ammonitrice che aveva pronunciato Gesù: “Ora vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori” (Mt 8, 11-12). Qui si vede bene come l’invito diventa universale: Dio intende stringere la nuova Alleanza nel suo Figlio non più con il solo popolo eletto, ma con l’intera umanità.

    5. Il seguito della parabola indica che la partecipazione definitiva al banchetto nuziale è legata a certe condizioni essenziali. Non basta essere entrati nella Chiesa per essere sicuri della salvezza eterna: “Amico, come hai potuto entrare qui senza abito nuziale?” (Mt 22, 12), domanda il Re ad uno degli invitati. La parabola, che a questo punto sembra passare dal problema del rifiuto storico della elezione da parte del popolo d’Israele al comportamento individuale di chiunque sia chiamato e sul giudizio che su di lui sarà pronunciato, non precisa il significato di quell’“abito”. Ma si può dire che la spiegazione si trova nell’insieme dell’insegnamento di Cristo. Il Vangelo, in particolare il discorso della montagna, parla del comandamento dell’amore, che è il principio della vita divina e della perfezione sul modello del Padre: “Siate . . . perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). Si tratta di quel “comandamento nuovo”, che, come insegna Gesù, consiste in questo: “Come io vi ho amato così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34). Sembra dunque si possa concludere che l’“abito nuziale”, come condizione per partecipare al banchetto, è proprio quest’amore.

    Il che viene confermato da un’altra grande parabola, riguardante il giudizio finale, e quindi di carattere escatologico. Soltanto coloro che attuano il comandamento dell’amore nelle opere di misericordia spirituale e corporale verso il prossimo possono prendere parte al banchetto del Regno di Dio: “Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34).

    6. Un’altra parabola ci fa capire che non è mai troppo tardi per entrare nella Chiesa. L’invito di Dio può essere rivolto all’uomo sino all’ultimo momento della vita. È la nota parabola degli operai della vigna: “Il regno dei cieli è simile a un padrone di casa che uscì all’alba per prendere a giornata lavoratori per la sua vigna” (Mt 20, 1). Uscì poi ancora alcune volte in diverse ore del giorno, fino all’ultima ora. E a tutti fu dato un salario nel quale, oltre il limite del rapporto di stretta giustizia, il padrone volle manifestare tutto il suo generoso amore.

    Viene in mente, a questo riguardo, il commovente episodio, narrato dall’evangelista Luca, sul “buon ladrone” crocifisso accanto a Gesù sul Golgota. A lui l’invito si è manifestato come iniziativa misericordiosa di Dio, mentre diceva ormai quasi spirando: “Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”. Egli udì dalla bocca del Redentore-Sposo, condannato alla morte in croce: “In verità ti dico, oggi sarai con me in paradiso” (Lc 23, 42-43).

    7. Citiamo ancora una parabola di Gesù: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44). Analogamente, anche il commerciante in cerca di belle perle, “trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13, 45). Questa parabola inculca ai chiamati una grande verità: per essere degni dell’invito al banchetto regale dello Sposo occorre dimostrare la comprensione del supremo valore di ciò che viene offerto. Da qui anche la disponibilità a sacrificare ogni cosa per il regno dei cieli, che vale più di tutto. Nessun prezzo di beni terreni gli è comparabile. Tutto si può abbandonare, senza rimetterci, pur di prendere parte al banchetto di Cristo-Sposo.

    È l’essenziale condizione di distacco e di povertà, che con tutte le altre ci viene indicata da Gesù, sia quando chiama beati “i poveri in spirito”, “i miti”, “i perseguitati per causa della giustizia”, perché “a tutti loro appartiene il regno dei cieli” (cf. Mt 5, 3.10); sia quando presenta un bambino come “il più grande nel regno dei cieli”: “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18, 2-4).

    8. Col Concilio Vaticano II, possiamo concludere che nelle parole e nelle opere di Cristo, specialmente nell’insegnamento attraverso le parabole, “si è manifestato chiaramente agli uomini il Regno di Dio” (Lumen Gentium, 5). Predicando l’avvento di quel Regno, Cristo fondò la sua Chiesa e manifestò ciò che era il suo intimo mistero divino (cf. Lumen Gentium, 5).

    Il Papa ha aggiunto queste parole, un appello per il “cessate il fuoco” in Jugoslavia:

    Tra le ultime notizie che pervengono dalla Jugoslavia, ce n’è una che invita alla speranza: un Accordo di cessate il fuoco sarebbe stato raggiunto dalle parti interessate grazie al dedicato impegno di mediazione della comunità internazionale. Desidero fare appello al senso di responsabilità di chi ha dato la propria parola perché non vengano deluse le aspettative delle popolazioni in preda alla paura e alla sofferenza. Mentre ringraziamo il Signore per questi nuovi sviluppi, chiediamogli insieme di sostenere la buona volontà di tanti e di ispirare a tutti pensieri di pace.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Schwestern und Brüder!

    Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Mein besonderer Willkommensgruß gilt den Missionsschwestern der Kongregation ”Dienerinnen des Heiligen Geistes“, die an einem Erneurungskurs in Spiritualität in Nemi teilnehmen, der Gruppe der Bildungsakademie des Österreichischen Cartellverbandes sowie den Mitarbeitern kirchlicher Gerichte aus Berlin und den östlichen Bundesländern, die zu einem kanonistischen Fortbilungskurs gekommen sind, und nicht zuletzt den zahlreichen Schülerinnen und Schülern, die an dieser Audienz teilnehmen.

    Euch allen, Euren lieben Angehörigen daheim sowie den mit uns über Radio und Fernsehen verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    J’accueille avec plaisir à cette audience les personnes de langue française. Je voudrais adresser un salut spécial aux Frères des Écoles chrétiennes qui célèbrent le tricentenaire du “Vœu héroïque” de leur fondateur, saint Jean-Baptiste de La Salle, par une session de ressourcement spirituel. Et je salue de même les Sœurs franciscaines Missionnaires de Marie. Aux uns et aux autres, je souhaite de trouver dans la vie religieuse la joie d’appartenir au Seigneur, et je les encourage pour les divers apostolats par lesquels ils contribuent à l’annonce du Royaume de Dieu.

    A tous je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters, I extend a cordial welcome to the new students at the Pontifical North American College. As you begin your studies for the priesthood in the Eternal City, may you grow in awareness and esteem of the mystery of holiness and grace which you will be called to serve in your future priestly ministry in the Church. My greeting also goes to the Franciscan Sisters of Christ the King from the United States and to the pilgrimage groups from England, Norway, India, Korea and the Philippines. Upon all the English-speaking pilgrims and visitors I invoke God’s abundant blessings.

    A un gruppo proveniente dal Giappone

    Saluto cordialmente i componenti del gruppo buddista “Risshokosei-kai” e del gruppo di studio della Bibbia. Considero assai utile la reciproca conoscenza e la collaborazione tra le religioni; inoltre, per i cristiani, è indispensabile l’approfondimento della parola di Dio. Tutto questo aiuta sicuramente anche nel ricercare e stabilire la pace nel mondo. Per questo auspico uno sforzo costante in questi campi.

    Con questo augurio vi benedico di cuore.

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Deseo dirigir mi cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española procedentes de España y de América Latina. De modo particular saludo al grupo de sacerdotes de la arquidiócesis de Morelia (México), que celebran sus Bodas de Plata Sacerdotales; así como al numeroso grupo de Legionarios de Cristo y al nuevo grupo de sacerdotes del Colegio Mexicano, que inician sus estudios en Roma. Pido al Señor que siempre seáis fieles e incansables trabajadores en su viña.

    Igualmente me es grato dar la bienvenida a un grupo de parlamentarios, autoridades regionales y otros peregrinos de Chile, entre ellos los del movimiento de Schoenstatt, presentes en Roma, en este día de su Fiesta Nacional. En esta particular circunstancia elevo mi plegaria a Dios por el bienestar y la paz del querido pueblo chileno.

    Entre los grupos españoles quiero saludar a los feligreses de la Insigne Colegiata de Gandía, de Valencia, que conmemoran el cincuenta aniversario de fundación de la Acción Católica, así como a los miembros del Coro “Francisco Salinas” de Salamanca. Que vuestro compromiso cristiano y la participación litúrgica por medio del canto os ayude al crecimiento del Reino de Dios en vuestra vida y en la sociedad.

    A todos los peregrinos de lengua española os otorgo de corazón la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Estimados Irmãos e Irmãs,

    Amados peregrinos de língua portuguesa, nomeadamente os brasileiros vindos de Santa Catarina, São Paulo, Rio de Janeiro, Rio Grande do Norte, Recife, Paraná, Minas Gerais, Maceió, Goiás, Espírito Santo, Brasília e Bahia, de todo o coração vos saúdo e abençoo, bem como aos vossos familiares. Que a passagem por Roma vos confirme na vossa adesão vital à Igreja, segundo o testemunho e os ensinamentos que nos deixaram os Apóstolos Pedro e Paulo.

    Ai gruppi di lingua italiana

    Rivolgo ora un cordiale saluto ai pellegrini di lingua italiana e in particolare al Gruppo di Emigranti, provenienti dal Canada, in pellegrinaggio a Roma e a Lourdes; all’Associazione Anziani, Pensionati, Invalidi della “Organizzazione Cristiano-Sociale Ticinese” di Locarno; ai Dirigenti e Membri dell’Associazione “Verde Sport” di Roma, che ha predisposto il progetto “Mongolfiera Verde”.

    Carissimi, vi ringrazio di cuore per la vostra partecipazione e vi auguro ogni bene nel Signore.

    Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

    E ora un particolare pensiero a tutti i giovani, ammalati e sposi novelli presenti a questa Udienza.

    Abbiamo recentemente celebrato nella Liturgia la festa dell’Esaltazione della Santa Croce.

    La Croce, segno della fede in Cristo e indice della testimonianza che dobbiamo al mistero della Redenzione, sia per tutti voi giovani un vessillo innalzato sul vostro cammino, un segno da “piantare” nella esistenza e nelle profondità dell’anima. Sia la Croce di Cristo conforto e immagine di un’incrollabile speranza per tutti voi che soffrite. Sia nelle nascenti famiglie un messaggio d’amore, poiché ogni amore coniugale deve esprimere l’eterno ed infinito amore divino, che si è rivelato pienamente nella Croce di Cristo.

    A tutti la mia benedizione apostolica.



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    MARIOCAPALBO
    00 13/04/2013 12:36
    La crescita del regno di Dio secondo le parabole evangeliche
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 25 settembre 1991



    1. Come abbiamo detto nella catechesi precedente, non è possibile capire l’origine della Chiesa senza tener conto di tutto quello che Gesù predicò e operò (cf. At 1,1). E proprio su questo tema egli ha rivolto ai suoi discepoli e ha lasciato a noi tutti un fondamentale insegnamento nelle parabole sul Regno di Dio. Tra queste, hanno particolare importanza quelle che enunciano e ci fanno scoprire il carattere di sviluppo storico e spirituale che è proprio della Chiesa secondo il progetto dello stesso suo Fondatore.

    2. Gesù dice: “Il Regno di Dio è come un uomo che getta un seme nella terra: dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non sa. Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura” (Mc 4, 26-29). Dunque il Regno di Dio cresce qui sulla terra, nella storia dell’umanità, in virtù di una semina iniziale, cioè di una fondazione, che viene da Dio, e di un misterioso operare di Dio stesso, che continua a coltivare la Chiesa lungo i secoli. Nell’azione di Dio in ordine al Regno è presente anche la falce del sacrificio: lo sviluppo del Regno non si realizza senza sofferenza. Questo è il senso della parabola riportata dal Vangelo di Marco.

    3. Ritroviamo lo stesso concetto anche in altre parabole, specialmente in quelle riunite nel testo di Matteo (Mt 13, 3-50).

    “Il regno dei cieli - leggiamo in questo Vangelo - si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi, ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un albero, tanto che gli uccelli del cielo si annidano fra i suoi rami” (Mt 13, 31). È la crescita del regno in senso “estensivo”.

    Un’altra parabola invece ne mostra la crescita in senso “intensivo” o qualitativo, paragonandolo al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti” (Mt 13, 32).

    4. Nella parabola del seminatore e della semina la crescita del Regno di Dio appare certamente come frutto dell’operato del seminatore, ma è in rapporto al terreno e alle condizioni climatiche che la semina produce raccolto: “dove il cento, dove il sessanta, dove il trenta” (Mt 13, 8). Il terreno significa la disponibilità interiore degli uomini. Dunque, secondo Gesù, la crescita del Regno di Dio è condizionata anche dall’uomo. La libera volontà umana è responsabile di questa crescita. Per questo Gesù raccomanda a tutti di pregare: “Venga il tuo regno” (cf. Mt 6, 10; Lc 11, 2): è una delle prime domande del Pater noster.

    5. Una delle parabole narrate da Gesù sulla crescita del Regno di Dio sulla terra ci fa scoprire con molto realismo il carattere di lotta che il regno comporta, per la presenza e l’azione di un “nemico”, che “semina la zizzania (o gramigna) in mezzo al grano”. Dice Gesù che, quando “la messe fiorì e fece frutto, ecco apparve anche la zizzania”. I servi del padrone del campo vorrebbero strapparla, ma il padrone non glielo consente, “perché non succeda che . . . sradichiate anche il grano. Lasciate che l’una e l’altra crescano insieme fino alla mietitura e al momento della mietitura dirò ai mietitori: Cogliete prima la zizzania e legatela in fastelli per bruciarla; il grano invece riponetelo nel mio granaio” (Mt 13, 24-30). Questa parabola spiega la coesistenza e spesso l’intreccio del bene e del male nel mondo, nella nostra vita, nella stessa storia della Chiesa. Gesù ci insegna a veder le cose con realismo cristiano e a trattare ogni problema con chiarezza di principi, ma anche con prudenza e con pazienza. Ciò suppone una visione trascendente della storia, nella quale si sa che tutto appartiene a Dio e ogni esito finale è opera della sua Provvidenza. Non è però nascosta la sorte finale - di dimensione escatologica - dei buoni e dei cattivi: la simboleggiano la raccolta del grano nel deposito e la bruciatura della zizzania.

    6. La spiegazione della parabola sulla semina la dà Gesù stesso, su richiesta dei discepoli (cf. Mt 13, 36-43). Nelle sue parole emerge la dimensione sia temporale che escatologica del Regno di Dio.

    Egli dice ai suoi: “A voi è stato confidato il mistero del Regno di Dio” (Mc 4, 11). Su questo mistero li istruisce e, al tempo stesso, con la sua parola e la sua opera “prepara per loro un regno, così come a lui (Figlio) l’ha preparato il Padre” (cf. Lc 22, 29). Questa preparazione viene ripresa anche dopo la sua risurrezione: leggiamo infatti negli Atti degli Apostoli che “appariva loro per quaranta giorni e parlava del Regno di Dio” (cf. At 1, 3) sino al giorno in cui “fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio (Mc 16, 19). Erano le ultime istruzioni e disposizioni agli Apostoli su ciò che dovevano fare dopo l’Ascensione e la Pentecoste per dare concreto inizio al Regno di Dio nella origine della Chiesa.

    7. Anche le parole rivolte a Pietro a Cesarea di Filippo si inscrivono nell’ambito della predicazione sul regno. Gli dice infatti: “A te darò le chiavi del regno dei cieli” (Mt 16, 19), subito dopo averlo chiamato pietra, sulla quale edificherà la sua Chiesa, che sarà invincibile per “le porte degli inferi” (cf. Mt 16, 18). È una promessa espressa allora col verbo al futuro: “edificherò”, perché la fondazione definitiva del Regno di Dio in questo mondo doveva ancora compiersi mediante il sacrificio della Croce e la vittoria della Risurrezione. Dopo di che Pietro, con gli altri Apostoli, avrà la coscienza viva della loro chiamata a “proclamare le opere meravigliose di colui che li ha chiamati dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (cf. 1 Pt 2, 9). Al tempo stesso, tutti avranno altresì la coscienza della verità che emerge dalla parabola del seminatore, e cioè che, “né chi pianta, né chi irriga è qualche cosa, ma Dio che fa crescere”, come scriverà San Paolo (1 Cor 3, 7).

    8. L’autore dell’Apocalisse esprime questa stessa coscienza del regno quando riferisce il canto indirizzato all’Agnello: “Sei stato immolato e hai riscattato per Dio con il tuo sangue uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione e li hai costituiti per il nostro Dio un regno di sacerdoti” (Ap 5, 9-10). L’apostolo Pietro precisa che sono stati costituiti tali “per offrire sacrifici graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo” (cf. 1 Pt 2, 5). Sono tutte espressioni delle verità apprese da Gesù che, nelle parabole sul seminatore e sulla semina, sulla crescita del grano e dell’erba cattiva, sul granellino di senapa che viene seminato e diventa poi pianta abbastanza estesa, parlava di un Regno di Dio che, sotto l’azione dello Spirito, cresce nelle anime grazie alla forza vitale derivante dalla sua morte e dalla sua risurrezione: un regno che cresce sino al tempo previsto da Dio stesso.

    9. “Poi sarà la fine - annuncia San Paolo - quando egli (Cristo) consegnerà il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto a nulla ogni principato e ogni potestà e potenza” (1 Cor 15, 24). Quando infatti “tutto gli sarà stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sarà sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

    In mirabile prospettiva escatologica del Regno di Dio è inscritta l’esistenza della Chiesa dall’inizio sino alla fine, e si svolge la sua storia dal primo all’ultimo giorno.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    J’accueille avec joie les personnes de langue française venues à cette audience. En particulier, j’adresse un salut cordial aux Frères de Saint-Gabriel et aux pèlerins de l’Apostolat mondial de Fatima de la Région d’Alsace. Que la Vierge Marie vous aide à être missionnaires sur les routes de la terre, à l’école de son fidèle serviteur, saint Louis-Marie Grignion de Montfort!

    A tous, jeunes et adultes, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I extend a warm welcome to the new students of the Pontifical Irish College. As you make your studies for the priesthood in Rome may you grow in holiness and love for Christ’s Church so as to be able to serve his People as faithful ministers of the Gospel.

    I thank the members of the Children’s Choir from Australia for their praise of God in song. And upon all the English-speaking pilgrims and visitors I invoke the grace and peace of the Lord Jesus Christ.

    Ai fedeli provenienti dal Giappone

    Sia lodato Gesù Cristo!
    Rivolgo un cordiale saluto ai due gruppi giapponesi.

    A voi dilettissime figlie di S. Paolo che commemorate il 25 di professione religiosa auguro di perseverare e progredire nella via della perfezione avendo sempre davanti a voi il modello della Beata Vergine Maria.

    E a voi studiosi di arte auguro che i vostri studi contribuiscano ad elevare la vita umana espressa nelle molteplici forme che ammirate. Con questo augurio vi benedico di cuore.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Schwestern und Brüder!

    Indem ich am Ende dieser meiner Worte dazu einlade, für das Kommen des Reiches Gottes zu beten und auf die göttliche Vorsehung zu vertrauen, grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher sehr herzlich. Mein besonderer Willkommensgruß gilt den Mitgliedern des Caritas-Helferkreises der Pfarrei St. Peter und Paul in Erlangen, dem Musikkreis ”Lassus“ aus München, den Seminaristen aus dem Bischöflichen Priesterseminar in Trier und der Gruppe ”Frauenselbsthilfe nach Krebs“, Neuwied.

    Euch allen, Euren lieben Angehörigen in der Heimat sowie den mit uns über Fernsehen und über Radio Vatikan verbundenen Gläubigen erteile ich von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Saludo con afecto a todos los peregrinos de lengua española. De modo particular doy mi bienvenida al grupo de religiosos Terciarios Capuchinos, de diversos países de Europa y de América Latina; también saludo a las Religiosas Oblatas al Divino Amor, de Costa Rica, y a las Siervas del Sagrado Corazón de Jesús y de los Pobres, de México. Seguid viviendo todos vuestra consagración religiosa como testigos de los valores del Reino de Dios.

    Entre los grupos españoles, doy mi cordial bienvenida, de modo particular, a la Coral del Colegio de la Presentación de María, de Granada, a la Coral “Gaudeamus”, de Trigueros (Huelva), al grupo de la Cooperativa Católica de Ferreteros, de Alicante, y al grupo “Monumento a la Paz”, de Valencia. Que vuestro apostolado y el canto que ejecutáis os ayuden al crecimiento del Reino de Dios en vosotros y en la sociedad.

    A todos los peregrinos de lengua española, de Latinoamérica y de España, imparto mi cordial Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados Irmãos e Irmãs,

    Caros peregrinos vindos à Cidade Eterna, de Alagoas, Bahia, Minas Gerais, Paraná, Rio Grande do Sul, Rio de Janeiro, Santa Catarina, São Paulo e Sergipe, e todos os presentes de língua portuguesa, saúdo-vos cordialmente e, por meio de vós, faço extensiva a minha saudação e bênção aos vossos entes queridos, às paróquias e à inteira Nação Brasileira, a quem desejo uma profunda renovação espiritual e reencontro com Jesus Cristo, para que o Reino de Deus se consolide na vossa vida e na vossa terra.

    Ai gruppi di lingua italiana

    Nel salutare i pellegrini di lingua italiana, rivolgo anzitutto il mio pensiero al Vescovo di Orvieto-Todi, Monsignor Decio Lucio Grandoni, che guida i rappresentanti della Comunità diocesana, qui convenuti per restituire la visita che ho compiuto alla loro città nella festa del “Corpus Domini”.

    Saluto quindi, con lui, tutti i fedeli della cara Diocesi, le Autorità civili, il clero, le persone che ho incontrato nella Casa di Pena e i componenti del tradizionale Corteo Storico.

    Rinnovo l’espressione del mio augurio per il buon esito dei programmi pastorali, specialmente di quelli concernenti la celebrazione del Sinodo e la commemorazione centenaria della nascita del papa Martino I.

    Cari fedeli, conservate le sane tradizioni della vostra terra ancorata saldamente alla fede cristiana. Alimentate sempre più le vostre anime alle sorgenti dell’Eucaristia, del Corpo e Sangue del Signore, per poter vivere in pienezza il mistero di Dio in mezzo a noi.

    Saluto, inoltre, il Vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti, Monsignor Tarcisio Pisani, che accompagna i fedeli della Parrocchia di Santa Maria delle Grazie, in Gravina di Puglia, e volentieri benedico l’effigie della Vergine, Patrona di quella Comunità.

    Sono grato al Comitato del Cimitero di Guerra di Forno di Coazze e alla Comunità Montana Val Sangore, diocesi di Torino, per la solidarietà manifestata nelle iniziative della Chiesa per la pace.

    Saluto poi i rappresentanti dell’Associazione Assicuratori, convenuti a Roma per un Seminario di studi sulla Rerum novarum, e il gruppo delle Suore Figlie di Maria Ausiliatrice, che frequentano un corso presso il Centro Salesiano. Un cordiale pensiero, infine, ai piccoli Cantori della Parrocchia di Santa Maria in Calisese (Cesena).

    Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

    Il mio saluto giunga pure ai giovani, ai malati e agli sposi novelli.

    Carissimi, siate pieni di gratitudine a Cristo, che vi comunica l’amore redentivo di Dio.

    Là dove sono coloro che si offrono al Signore nel cristiano impegno per un futuro migliore o nell’accettazione del dolore o nel mutuo amore per l’edificazione di una famiglia concorde e vera, ivi si trovano certamente persone che, lungi dall’essere isolate dal mondo, collaborano per costruire la Chiesa, dimora di Dio e centro di salvezza.

    A tutti imparto la mia Benedizione.



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