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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore Marzo 1989

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:25
    La risurrezione: suo valore storico e nello stesso tempo metastorico
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 1° marzo 1989



    1. La Risurrezione di Cristo ha il carattere di un evento, la cui essenza è il passaggio dalla morte alla vita. Evento unico, che, come passaggio (Pasqua), è stato inscritto nel contesto delle feste pasquali, durante le quali i figli e le figlie d’Israele ricordavano ogni anno l’esodo dall’Egitto, rendendo grazie per la liberazione dalla schiavitù, e quindi esaltando la potenza di Dio-Signore che in quel “passaggio” antico si era chiaramente manifestato.

    La Risurrezione di Cristo è il nuovo passaggio, la nuova Pasqua, da interpretare sullo sfondo della pasqua antica, che la prefigurava e la preannunciava. Così, di fatto, fu considerata nella comunità cristiana, secondo la chiave di lettura che gli apostoli e gli evangelisti offrirono ai credenti sulla base della Parola dello stesso Gesù.

    2. Sulla linea di quanto ci è stato trasmesso da quelle antiche fonti, noi possiamo vedere nella Risurrezione anzitutto un evento storico. Essa infatti si è compiuta in un quadro preciso di tempo e di luogo: “il terzo giorno” dopo la crocifissione, a Gerusalemme, nel sepolcro messo a disposizione da Giuseppe d’Arimatea (cf. Mc 15, 46), in cui era stato deposto il corpo di Cristo, tolto dalla Croce. Proprio questo sepolcro all’alba del terzo giorno (dopo il sabato pasquale) fu trovato vuoto.

    Ora Gesù aveva annunciato la sua Risurrezione il terzo giorno (cf. Mt 16, 21; 17, 23; 20, 19). Le donne che quel giorno andarono al sepolcro, trovarono un “angelo”, che disse loro: Voi “cercate Gesù il crocifisso. Non è qui. É risorto come aveva detto” (Mt 28, 5-6).

    Nel racconto evangelico la circostanza del “terzo giorno”, viene messa in relazione con la celebrazione giudaica del sabato, che escludeva lavori e spostamenti oltre una certa distanza fin dalla sera della vigilia. Perciò l’imbalsamazione del cadavere, quale era nella usanza giudaica, era stata rimandata al primo giorno dopo il sabato.

    3. Ma pur essendo un evento anche cronologicamente e spazialmente determinabile, la Risurrezione trascende e sovrasta la storia.

    Nessuno ha visto il fatto in se stesso. Nessuno poté essere testimone oculare dell’evento. Furono parecchi a vedere l’agonia e la morte di Cristo sul Golgota, alcuni presero parte alla deposizione del suo cadavere nel sepolcro, ben sigillato e vigilato dalle guardie, che “i gran sacerdoti e i farisei” si erano preoccupati di ottenere da Pilato ricordandosi che Gesù aveva detto: Dopo tre giorni risorgerò. “Ordina dunque che il sepolcro sia ben vigilato sino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli a rubare il corpo e poi dicano al popolo: É risorto da morte!” (Mt 27, 63-64). Ma i discepoli non avevano pensato a quella operazione. Furono le donne che la mattina del terzo giorno, venute con gli aromi, scoprirono che il sepolcro era vuoto, la pietra rimossa, e videro un giovane vestito di bianco che parlò loro della Risurrezione di Gesù (cf. Mc 16, 6). Certamente il corpo di Cristo non era più là. In seguito furono molti a vedere Gesù risorto. Ma nessuno è stato testimone oculare della Risurrezione. Nessuno ha potuto dire come essa sia avvenuta nella sua fisicità. Ancor meno fu percepibile ai sensi della sua più intima essenza di passaggio a un’altra vita.

    É questo valore metastorico della Risurrezione che è specialmente da considerare, se si vuole in qualche modo rendersi conto del mistero di quell’evento storico, ma anche trans-storico, come vedremo subito.

    4. Infatti la Risurrezione di Cristo non fu un ritorno alla vita terrena, come era avvenuto nel caso delle risurrezioni compiute da lui nel periodo prepasquale: la figlia di Giairo, il giovane di Nain, Lazzaro. Questi fatti erano eventi miracolosi (e dunque straordinari), ma le persone miracolate riacquistavano per la potenza di Gesù la vita terrena “ordinaria”. A un certo momento esse morirono di nuovo, come non di rado fa osservare sant’Agostino.

    Nel caso della Risurrezione di Cristo la cosa è essenzialmente diversa. Nel suo corpo risorto egli passa dallo stato di morte ad un’“altra” vita, ultra-temporale e ultra-terrestre. Il corpo di Gesù nella Risurrezione viene colmato dalla potenza dello Spirito Santo, fatto partecipe della vita divina nello stato di gloria, sicché si può dire di Cristo, con san Paolo che è l’“homo caelestis” (cf. 1 Cor 15, 47 s.).

    In questo senso la Risurrezione di Cristo si trova al di là della pura dimensione storica, è un evento che appartiene alla sfera meta-storica, e perciò sfugge ai criteri della semplice osservazione empirica umana. É vero che Gesù, dopo la Risurrezione, appare ai suoi discepoli, parla, tratta e persino mangia con loro, invita Tommaso a toccarlo perché si accerti della sua identità: ma questa reale dimensione della sua intera umanità cela l’altra vita, che ormai gli appartiene e che lo sottrae alla “normalità” della vita terrena ordinaria e lo immerge nel “mistero”.

    5. Un altro elemento misterioso della Risurrezione di Cristo è costituito dal fatto che il passaggio dalla morte alla vita nuova è avvenuto per l’intervento della potenza del Padre, che “ha risuscitato” (cf. At 2, 32) Cristo, suo Figlio, e così ha introdotto in modo perfetto la sua umanità - anche il suo corpo - nel consorzio trinitario, sicché Gesù si è rivelato definitivamente “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito . . . mediante la risurrezione dai morti” (Rm 1, 3-4). San Paolo insiste nel presentare la Risurrezione di Cristo come manifestazione della potenza di Dio (cf. Rm 6, 4; 2 Cor 13, 4; Fil 3, 10; Col 2, 12; Ef 1, 19 s; cf. etiam Eb 7, 16) ad opera dello Spirito che, ridando la vita a Gesù, lo ha collocato nello stato glorioso di Signore (Kyrios) nel quale merita definitivamente, anche come uomo, quel nome di Figlio di Dio che gli appartiene eternamente (cf. Rm 8, 11; 9, 5; 14, 9; Fil 2, 9-11; cf. etiam Eb 1, 1-5; 5, 5, etc.).

    6. É significativo che molti testi del nuovo testamento mostrino la Risurrezione di Cristo come “risurrezione dai morti”, attuata con la potenza dello Spirito Santo. Ma nello stesso tempo essi ne parlano come di un “risorgere in virtù della propria potenza” (greco: “anéste”), come del resto indica in molte lingue la parola “risurrezione”. Questo senso attivo della parola (sostantivo e verbo) si trova anche nei discorsi prepasquali di Gesù, per esempio negli annunci della Passione, quando dice che il Figlio dell’uomo dovrà molto soffrire, morire, e poi risuscitare (cf. Mc 8, 31; 9, 9. 31; 10, 34). Nel Vangelo di Giovanni Gesù afferma esplicitamente: “Io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo . . . Ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo” (Gv 10, 17-18). Anche Paolo, nella prima lettera ai Tessalonicesi, scrive: “Noi crediamo . . . che Gesù morì e risuscitò” (1 Ts 4, 14).

    Negli Atti degli Apostoli viene spesso proclamato che “Dio ha risuscitato Gesù . . .” (At 2, 24. 32; 3, 15. 26 etc.), ma vi si parla anche in senso attivo della Risurrezione di Gesù (cf. At 10, 41) e in questa prospettiva vi si riassume la predicazione di Paolo nella sinagoga di Tessalonica, dove “sulla base delle Scritture” egli dimostra che “il Cristo doveva morire e risuscitare dai morti . . .” (At 17, 3).

    Da questo insieme di testi emerge il carattere trinitario della Risurrezione di Cristo, che è “opera comune” del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, e quindi include in sé il mistero stesso di Dio.

    7. L’espressione “secondo le Scritture”, che si trova nella prima lettera ai Corinzi (1 Cor 15, 3-4) e nel Simbolo niceno-costantinopolitano, mette in rilievo il carattere escatologico dell’evento della Risurrezione di Cristo, nel quale trovano compimento gli annunci dell’antico testamento. Gesù stesso, secondo Luca, parlando della sua Passione e della sua gloria con i due discepoli di Emmaus, li rimprovera per la tardezza di cuore “nel credere alla parola dei profeti”, e poi, “cominciando da Mosé e da tutti i profeti spiegò loro in tutte le Scritture ciò che si riferiva a lui” (Lc 24, 26-27). Lo stesso avvenne nell’ultimo incontro con gli apostoli, ai quali disse: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosé, nei Profeti e nei Salmi”. Allora aprì loro la mente alla intelligenza delle Scritture, e disse: “Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme . . .” (Lc 24, 44-48).

    Era l’interpretazione messianica, data da Gesù stesso all’insieme dell’antico testamento e specialmente ai testi che più direttamente riguardavano il mistero pasquale, come quello di Isaia sulle umiliazioni e sull’“esaltazione” del servo del Signore (Is 52, 13-53, 12), e il Salmo 110 [109]. Sulla base di questa interpretazione escatologica di Gesù, che ricollegava il mistero pasquale all’antico testamento e ne proiettava la luce sul futuro (la predicazione a tutte le genti), anche gli apostoli e gli evangelisti parlarono della Risurrezione “secondo le Scritture” e in seguito venne fissata la formula del Credo. Era un’altra dimensione dell’evento come mistero.

    Da quanto abbiamo detto risulta chiaramente che la Risurrezione di Cristo è il più grande evento nella storia della salvezza, ed anzi, poiché esso dà senso definitivo al mondo, possiamo dire nella storia dell’umanità. Il mondo intero ruota intorno alla Croce, ma solamente nella Risurrezione la Croce raggiunge il suo pieno significato di evento salvifico. Croce e Risurrezione costituiscono l’unico mistero pasquale, nel quale la storia del mondo ha il suo centro. Perciò la Pasqua è la più grande solennità della Chiesa: essa celebra e rinnova ogni anno questo evento, carico di tutti gli annunci dell’antico testamento, a cominciare dal “Protovangelo” della Redenzione, e di tutte le speranze e le attese escatologiche proiettate verso la “pienezza del tempo”, che si è attuata quando il Regno di Dio è entrato definitivamente nella storia dell’uomo e nell’ordine universale della salvezza.

    Ai pellegrini francesi

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SALUE AVEC JOIE les personnes de langue française présentes à cette audience. Chers Frères et Sœurs, je vous invise à renouveler votre intention de suivre le Christ, en accueillant dans votre cœur la vie nouvelle qu’il nous offre par sa passion, sa mort et sa résurrection. Je vous bénis de grand cœur.

    Ai fedeli di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    MY SPECIAL GREETING goes to the University Chorale of Boston College and to all the English-speaking visitors and pilgrims. I pray that you will grow in your love and knowledge of Christ during this Lenten season in preparation for the joy of Easter. To all of you I cordially impart my Apostolic Blessing.

    Ad un gruppo di studentesse giapponesi

    Sia lodato Gesù Cristo!

    DILETTISSIME STUDENTESSE del collegio femminile “Seibo (Madonna)” di Kyoto.

    Voi state compiendo i vostri studi nell’antica capitale del Giappone, Kyoto. Ora, usufruendo delle vostre bellissime tradizioni, volete aggiungere nella vostra vita, le cose buone che scoprite in Europa.

    Vi affido per questo alle mani della Madonna e vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Schwestern und Brüder!

    EINEN BESONDEREN Willkommensgruß richte ich an den Seelsorger, die Ärzte, Schwestern und das Pflegepersonal des Sankt Josephs-Krankenhauses in Freiburg im Breisgau. Euer Dienst an den kranken Mitmenschen geschieht auch im Bewußtsein, daß für uns Christen das Leben und die Würde des Individuums einen besonderen Stellenwert haben. Euch und allen Pilgern deutscher Sprache, Euren Angehörigen zuhause sowie allen Hörerinnen und Hörern, die über Radio Vatikan mit uns verbunden sind, erteile ich von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli giunti dalla Spagna e da diversi Paesi dell’America Latina

    Amadisimos hermanos y hermanas

    ME ES GRATO DAR mi más cordial bienvenida a todos los peregrinos y visitantes procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

    En particular, deseo saludar con todo afecto a la numerosa peregrinación de Hermandades de Nuestra Señora del Rocío, a la que acompañan sus capellanes y el Señor Obispo de Huelva.

    Desde Andalucía y desde otros lugares de España habéis iniciado, queridos hermanos y hermanas, este verdadero “camino del Rocío” que os trae a Roma, centro de la catolicidad, para profesar vuestra comunión con toda la Iglesia, vuestro afecto al Sucesor de Pedro y como broche de oro al Año Mariano.

    Sé que estáis empeñados en dar una nueva vitalidad a la religiosidad popular mariana en la tierra de María Santísima; lo cual vaya accompañado de una creciente formación cristiana, una más activa participación en la vida litúrgica y caritativa de la Iglesia, que se traduzca en un ilusionado dinamismo apostólico.

    Quiero alentaros vivamente en vuestros propósitos, como hijos de la Iglesia y como fieles laicos asociados, a dar testimonio de los valores cristianos en la sociedad española. Que vuestras Hermandades y Cofradías sean centros de animación de la vida cristiana, que se proyecte en las realidades temporales y en la vida pública, como he señalado en la reciente Exhortación Apostólica post-sinodal “Christifideles Laici”, que vuestra devoción a la Santìsima Virgen os corrobore en vuestra fe y en vuestros compromisos cristianos como constructores de paz, fraternidad y armonía. Sed fermento del Evangelio en vuestros pueblos y ciudades con el dinamismo de la esperanza y la fuerza del amor cristiano.

    A todos bendigo de corazón.

    ¡Viva la Virgen del Rocío! ¡Viva la Blanca Paloma!

    Ai connazionali polacchi

    WITAM PlELGRZYMÓW z Polski: poszczególne osoby z kraju i z emigracji, w szczególności pielgrzymów z parafii św. Tadeusza Apostoła w Warszawie; prócz tego wszystkich innych uczestników grup turystycznych obecnych na tej audiencji.

    Ad alcuni gruppi italiani

    Saluto il gruppo di Farmacisti, appartenenti all’Ordine della Provincia di Salerno, intervenuti a questa Udienza con i loro familiari e con il Vescovo di Nocera Inferiore - Sarno, S. E. Monsignor Gioacchino Illiano. Ad essi e a quanti, memori della Parola e dell’esempio di Gesù, operano per la promozione della salute nella vita dei singoli e delle comunità, va il mio incoraggiamento, con l’Apostolica Benedizione.

    * * *

    Mi è gradito salutare anche gli Allievi della Scuola Ufficiali del Genio e quelli della Scuola Sottufficiali della Marina Militare, provenienti i primi dalla Cecchignola in Roma e gli altri da San Vito in Taranto. A voi, giovani, e alle vostre famiglie, come pure ai vostri Superiori e ai vostri Insegnanti, va il mio pensiero affettuoso, perché questo tempo della vostra specifica formazione sia già lavoro consapevole e generoso al servizio dell’uomo d’oggi; illuminati dal senso cristiano della vita, date il vostro contributo per rispondere alle inquietanti sfide che pongono i problemi della pacificazione e della giustizia.

    * * *

    Un saluto particolare rivolgo, ora, agli operatori dello Spettacolo Viaggiante, riuniti in congresso a Roma in questi giorni. Il vostro lavoro vi rende amici dei piccoli e delle famiglie di tante città e paesi. Siate sempre portatori di spettacoli gioiosi e sani, inventori di occasioni di incontro tra le generazioni, promotori di un arricchente scambio umano e culturale, nel rispetto delle diverse realtà sociali che incontrate.

    * * *

    Il mio saluto, infine, va alle Piccole Sorelle dei Poveri e a tutte le Religiose presenti. Il vostro lavoro al servizio dell’uomo, in ogni età e situazione della vita, sia illuminato e confortato dalla presenza di Cristo, redentore dell’uomo, al quale sono orientati tutti i vostri giorni.

    Ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli

    Mi è gradito concludere questa Udienza con una parola di saluto e di esortazione ai giovani, agli ammalati ed agli sposi novelli, per manifestare la mia affettuosa attenzione alle loro persone, che si trovano in un momento significativo dell’esistenza.

    In esso Dio manifesta in modo particolare la Sua predilezione e voi, sorelle e fratelli carissimi, che - o nell’entusiasmo della giovinezza, o nello stato crocifiggente della sofferenza, o dell’inizio della vita a due nel matrimonio - dovete sentire l’esigenza di rispondere all’iniziativa di Dio vivendo - come del resto ricorda il presente periodo quaresimale - l’amore e l’impegno, la preghiera e la sofferenza nella carità di Dio.

    Il Signore ascolti le vostre invocazioni e corrisponda alle vostre aspirazioni facendovi crescere nella pace nuova e nella libertà vera del Redentore.

    Di vero cuore a tutti imparto la mia Apostolica Benedizione.



    © Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana
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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:26
    La risurrezione di Cristo, apice della rivelazione
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 8 marzo 1989



    1. Nella lettera di san Paolo ai Corinzi, più volte ricordata nel corso di queste catechesi sulla Risurrezione di Cristo, leggiamo queste parole dell’Apostolo: “Se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede” (1 Cor 15, 14). Evidentemente san Paolo vede nella Risurrezione il fondamento della fede cristiana e quasi la chiave di volta dell’intera costruzione di dottrina e di vita innalzata sulla Rivelazione, in quanto definitiva conferma di tutto l’insieme della verità portata da Cristo. Per questo tutta la predicazione della Chiesa, dai tempi apostolici, attraverso tutti i secoli e tutte le generazioni, fino ad oggi, si appella alla Risurrezione e attinge da essa la forza propulsiva e persuasiva, e il suo vigore. É facile capire il perché.

    2. La Risurrezione costituisce prima di tutto la conferma di tutto ciò che Cristo stesso aveva “fatto e insegnato”. Era il sigillo divino posto sulle sue parole e sulla sua vita. Egli stesso aveva indicato ai discepoli e agli avversari questo segno definitivo della sua verità. L’angelo del sepolcro lo ricordò alle donne la mattina del “primo giorno dopo il sabato”: “É risorto come aveva detto” (Mt 28, 6). Se questa sua parola e promessa si è rivelata come verità, dunque anche tutte le altre sue parole e promesse possiedono la potenza della verità che non passa, come egli stesso aveva proclamato: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” (Mt 24, 35; Mc 13, 31; Lc 21, 33). Una prova più autorevole, più forte, più decisiva della Risurrezione da morte, nessuno avrebbe potuto immaginarla e pretenderla. Tutte le verità, anche le più impervie alla mente umana, trovano invece la loro giustificazione, anche al foro della ragione, se Cristo risorto ha dato la prova definitiva, da lui promessa, della sua autorità divina.

    3. Così la verità della sua stessa divinità è confermata dalla Risurrezione. Gesù aveva detto: “Quando avrete innalzato (sulla Croce) il Figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8, 28). Coloro che ascoltarono queste parole volevano lapidare Gesù, poiché “Io Sono” era per gli Ebrei l’equivalente del nome ineffabile di Dio. Difatti, chiedendo a Pilato la sua condanna a morte, presentarono come principale accusa quella di essersi “fatto figlio di Dio” (Gv 19, 7). Per questa stessa ragione lo avevano condannato nel sinedrio come reo di bestemmia dopo che alla richiesta del sommo sacerdote aveva dichiarato di essere il Cristo, il Figlio di Dio (Mt 26, 63-65; Mc 14. 62; Lc 22, 70): ossia non solo il Messia terreno com’era concepito e atteso dalla tradizione giudaica, ma il Messia-Signore annunciato dal Salmo 110 [109] (cf. Mt 22, 41 ss.), il personaggio misterioso intravisto da Daniele (Dn 7,13-14). Questa era la grande bestemmia, l’imputazione per la condanna a morte: l’essersi proclamato Figlio di Dio! E ora la sua Risurrezione confermava la veridicità della sua identità divina, e legittimava l’attribuzione fatta a se stesso, prima della Pasqua, del “nome” di Dio: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8, 58). Per i Giudei questa era una pretesa passibile di lapidazione (cf. Lv 24, 16), e infatti essi “raccolsero pietre per scagliarle contro di lui, ma Gesù si nascose e uscì dal tempio” (Gv 8, 59). Ma se allora non avevano potuto lapidarlo, in seguito riuscirono a farlo “innalzare” sulla Croce: la Risurrezione del Crocifisso dimostrava però che egli veramente era Io Sono, il Figlio di Dio.

    4. In realtà, Gesù, pur chiamando se stesso Figlio dell’uomo, aveva non solo affermato di essere il vero Figlio di Dio, ma nel Cenacolo, prima della Passione, aveva pregato il Padre di rivelare che il Cristo Figlio dell’uomo era il suo eterno Figlio: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te” (Gv 17, 1). “. . . Glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse” (Gv 17, 5). E il mistero pasquale fu l’esaudimento di questa richiesta, la conferma della figliolanza divina di Cristo, e anzi la sua glorificazione con quella gloria che “aveva presso il Padre prima che il mondo fosse”: la gloria del Figlio di Dio.

    5. Nel periodo pre-pasquale Gesù, secondo il Vangelo di Giovanni, aveva alluso più volte a questa gloria futura, che si sarebbe manifestata nella sua morte e Risurrezione. I discepoli compresero il significato di quelle sue parole solo ad evento compiuto.

    Così leggiamo che durante la prima pasqua passata a Gerusalemme, dopo aver scacciato dal tempio i mercanti e i cambiavalute, ai Giudei che gli chiedevano un “segno” del potere con cui operava in quel modo, Gesù rispose: “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere . . . Ora egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù” (Gv 2, 19-22).

    Anche la risposta data da Gesù ai messi delle sorelle di Lazzaro, che lo pregavano di venire a visitare il fratello infermo, faceva riferimento agli eventi pasquali: “Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato” (Gv 11, 4).

    Non era solo la gloria che gli poteva venire dal miracolo, tanto più che esso avrebbe provocato la sua morte (cf. Gv 11, 46-54); ma la sua vera glorificazione sarebbe venuta proprio dalla sua elevazione sulla Croce (cf. Gv 12, 32). I discepoli compresero bene tutto ciò dopo la Risurrezione.

    6. Particolarmente interessante è la dottrina di san Paolo sul valore della Risurrezione come elemento determinante della sua concezione cristologica, legata anche alla sua personale esperienza del Risorto. Così all’inizio della lettera ai Romani egli si presenta: “Paolo, servo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, prescelto per annunciare il Vangelo di Dio, che egli aveva promesso per mezzo dei profeti nella Sacra Scrittura, riguardo al Figlio suo nato dalla stirpe di Davide secondo la carne, costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti, Gesù Cristo, nostro Signore” (Rm 1, 1-4).

    Ciò significa che fin dal primo momento del suo concepimento umano e della nascita (dalla stirpe di Davide), Gesù era l’eterno Figlio di Dio, fattosi Figlio dell’uomo. Ma nella Risurrezione questa divina figliolanza si è manifestata in tutta la pienezza, per la potenza di Dio che con l’opera dello Spirito Santo ha restituito a Gesù la vita (cf. Rm 8, 11) e lo ha costituito nello stato glorioso di “Kyrios” (cf. Fil 2, 9-11; Rm 14, 9; At 2, 36), sicché Gesù merita a un titolo nuovo, messianico, il riconoscimento, il culto, la gloria del nome eterno di Figlio di Dio (cf. At 13, 33; Eb 1, 1-5; 5, 5).

    7. Paolo aveva esposto questa stessa dottrina nella sinagoga di Antiochia di Pisidia, in giorno di sabato, quando, invitato dai responsabili, prese la parola per annunciare che al culmine dell’economia della salvezza, attuata tra luci e ombre nella storia di Israele, Dio aveva risuscitato dai morti Gesù, che era apparso per molti giorni a quelli che erano saliti con lui dalla Galilea a Gerusalemme e questi ora erano i suoi testimoni davanti al popolo. “E noi - concludeva l’Apostolo - vi annunziamo la buona novella che la promessa fatta ai padri si è compiuta, poiché Dio l’ha attuata per noi, loro figli, risuscitando Gesù, come anche sta scritto nel Salmo secondo: «Mio figlio sei tu, oggi ti ho generato»” (At 13, 32-34; cf. Sal 2, 7).

    Per Paolo vi è una specie di osmosi concettuale tra la gloria della Risurrezione di Cristo e l’eterna figliolanza divina di Cristo, che si rivela, in pienezza, in quella conclusione vittoriosa della sua missione messianica.

    8. In questa gloria del “Kyrios” si manifesta quella potenza del Risorto (uomo-Dio), che Paolo ha conosciuto per esperienza al momento della sua conversione sulla via di Damasco, quando anch’egli si sentì chiamato ad essere apostolo (anche se non uno dei dodici), in quanto testimone oculare del Cristo vivente, e ricevette da lui la forza di affrontare tutte le fatiche e di sopportare tutte le sofferenze della propria missione. Lo spirito di Paolo rimase talmente segnato da quella esperienza, che egli nella sua dottrina e nella sua testimonianza antepone l’idea della potenza del Risorto a quella della partecipazione alle sofferenze di Cristo, che pure gli è cara: ciò che si era verificato nella sua esperienza personale, lo proponeva anche ai fedeli come una regola di pensiero e una norma di vita: “Tutto ormai io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore . . . al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui . . . perché io possa conoscere lui, la potenza della sua risurrezione, la partecipazione alle sue sofferenze, diventandogli conforme nella morte, con la speranza di giungere alla risurrezione dai morti” (Fil 3, 8-11). E a questo punto il suo pensiero si rivolge all’esperienza della via di Damasco: “. . . perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo” (Fil 3, 12).

    9. Come appare dai testi riportati, la Risurrezione di Cristo è strettamente connessa col mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio. É il suo compimento, secondo l’eterno disegno di Dio. É anzi il coronamento supremo di quanto Gesù ha manifestato e operato in tutta la sua vita, dalla nascita alla Passione e morte, con le opere, i prodigi, il magistero, l’esempio di una santità perfetta, e soprattutto con la Trasfigurazione. Egli non ha mai rivelato in modo diretto la gloria che aveva presso il Padre “prima che il mondo fosse” (Gv 17, 5), ma celava questa gloria nella sua umanità, fino al definitivo spogliamento (cf. Fil 2, 7-8) mediante la morte in Croce.

    Nella Risurrezione si è rivelato il fatto che “in Cristo abita corporalmente tutta la pienezza della divinità” (Col 2, 9; cf. Col 1, 19). Così la Risurrezione “completa” la manifestazione del contenuto della Incarnazione. Perciò può dirsi che è anche la pienezza della Rivelazione. Essa dunque, come abbiamo detto, sta al centro della fede cristiana e della predicazione della Chiesa.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SUIS HEUREUX de saluer les groupes internationaux de religieuses qui sont venus aujourd’hui, en particulier les Sœurs de Saint-Paul de Chartres, les Franciscaines Missionnaires de Marie, les Missionnaires du Cœur Immaculé de Marie; je les remercie de travailler ardemment à répandre la Bonne Nouvelle du Christ dans tant de pays différents et je demande à Notre-Dame de soutenir leur généreux apostolat.

    * * *

    J’ADRESSE un cordial salut aux membres du Séminaire français de Rome. Votre visite annuelle m’est très agréable. Je remercie chacun d’entre vous, ainsi que votre Supérieur et vos Directeurs spirituels. Déjà ordonnés au ministère presbytéral ou vous y préparant, continuez de vous laisser saisir par le Christ, à la manière de l’Apôtre Paul. Brûlez du désir de vous consacrer aux tâches pastorales que vos évêques vous confieront. Cette motivation, au-delà de vos études sérieusement effectuées, doit habiter tout votre être. Certes, le monde présent peut paraître s’éloigner de l’Eglise et même de l’Evangile. Poutant, n’ayez pas peur de votre mission, le Seigneur vous guidera sur la route.

    A vous tous, pèlerins de langue française ici présents, je souhaite un fervent Carême, une Semaine Sainte très recueillie et une radieuse célébration de Pâques. Je vous bénis de tout cœur.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I AM PLEASED to welcome the English-speaking visitors and pilgrims, in particular the “World Brotherhood Choir”, the group of young people from Denmark, and the Italian Chapter of the National Catholic Women’s Association. I pray that this Lenten season will be a time of spiritual renewal for each of us as we prepare to celebrate the Lord’s Death and Resurrection.

    To all of you and your loved ones I cordially impart my Apostolic Blessing.

    A un gruppo di studenti di musica giapponesi

    Sia lodato Gesù Cristo!

    SANT’AGOSTINO afferma: “Chi canta prega due volte”. Carissimi studenti di musica di Hiroshima, la città devastata dalla bomba atomica, continuate a cantare sempre per la pace del mondo.

    Con questo auspicio vi benedico volentieri.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai numerosissimi pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    MIT DIESER KURZEN Betrachtung grüße ich euch, liebe Brüder und Schwestern, zur heutigen Audienz. Unter den Anwesenden grüße ich namentlich die Gruppe von Priestern und Diakonen aus Bendorf sowie die Studenten des Seminars für katholische Theologie der Freien Universität Berlin. Einen besonderen Willkommensgruß richte ich ferner an die Ordensschwestern verschiedener Kongregationen, die z. Z. an einem theologischen Kurs am Päpstlichen Institut”Regina Mundi“teilnehmen. Euch, den Theologiestudenten, Priestern und Ordensfrauen empfehle ich in einer besonderen Weise unsere heutigen österlichen Überlegungen. Seid ihr doch besonders dazu berufen. Zeugen von der Auferstehung und der göttlichen Heilssendung Christi zu sein. Ich wünsche und erbitte euch durch eure theologischen Studien, in Gebet und Betrachtung eine persönliche Begegnung mit dem auferstandenen Herrn, der noch heute in seiner Kirche fortlebt. Laßt euch von ihm im Glauben neu erfassen, euer Herz in Liebe entzünden und neu aussenden als seine Boten, als Zeugen seiner Auferstehung, in der er als unser Erlöser Sünde und Tod endgültig besiegt und auch uns zur Teilnahme an seinem nie endenden göttlichen Leben berufen hat.

    Euch und allen anwesenden Pilgern deutscher Sprache erbitte ich eine gnadenreiche vorösterliche Bußzeit als Vorbereitung auf das Fest der Auferstehung unseres Herrn und erteile euch allen von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli di lingua castigliana

    Amadisímos hermanos y hermanas,

    SALUDO CORDIALMENTE a todos los peregrinos y visitantes de lengua española. En particular, al grupo de religiosas Esclavas del Sagrado Corazón de Jesús, que se preparan en Roma a su profesión perpetua, y a la Asociación Cristiana de Viudas, de Burgos.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ad un gruppo di fedeli brasiliani

    Amados irmãos e irmãs de língue portuguesa

    SÁUDO OS PEREGRINOS e visitantes e quantos me escutam i mormente os Brasileiros vindos do Rio e de São Paulo - com votos de felicidade, graça e paz na caminhada quaresmal, à luz pascal de Cristo ressuscitado.

    Ai fedeli polacchi

    WITAM PIELGRZYMÓW Z POLSKI: w szczególności grupę z IX Liceum Ogólnokształcącego z Poznania - grupa ta przebywa w Bergamo na zaproszenie Liceo Scientifico Statale Lorenzo Mascheroni: prócz tego grupę kolejarzy z Warszawy; grupę marynarzy ze statku „Sonia” ze Szczecina; uczestników grup turystycznych Orbisu, Turysty, PKS z Warszawy, grupę „Traveler” z Gdańska oraz wszystkich innych obecnych pielgrzymów indywidualnych z kraju i z emigracji . . .Wszystkim obecnym Rodakom życzę błogosławieństwa Bozego w Wielkim Poście i na Wielkanoc.

    Ai numerosi gruppi di lingua italiana

    DESIDERO ORA porgere il mio saluto al qualificato gruppo di donne italiane qui presenti insieme col Ministro per gli Affari Sociali del Governo Italiano, Senatrice Rosa Jervolino Russo: sia alle aderenti alla Democrazia Cristiana, sia a quelle che sono impegnate nelle attività sociali e nei vari movimenti di ispirazione cristiana.

    Saluto con loro anche il gruppo del Movimento Femminile della Confederazione Nazionale dei Coltivatori Diretti di Pisa.

    Vi ringrazio per la visita, in questa Festa Internazionale della Donna.

    A voi e per mezzo vostro a tutte le donne rivolgo l’augurio che sempre più si comprenda e si valorizzi il contributo indispensabile della donna nell’edificazione della società e della Chiesa. La presenza attiva delle donne nelle strutture della vita politica e sociale di ogni Paese è certamente un “segno dei tempi”: possa ad essa accompagnarsi l’impegno di tutti per la difesa e la promozione della dignità della donna, della sua uguaglianza, in quanto persona umana, con l’uomo, dei suoi inalienabili diritti. Il riconoscimento della sublime vocazione della donna nella comunità civile ed in quella ecclesiale è una conquista che deve favorire una più larga partecipazione delle donne allo sviluppo del bene comune, affinché sia sempre meglio apprezzato lo specifico carisma femminile e la sua importanza per l’avvento di un mondo nel quale sia pienamente accolta la poliedrica ricchezza dell’essere umano, quale uscì dalle mani di Dio nel mattino della creazione.

    * * *

    IL MIO PENSIERO va poi al Signor Ministro dei Lavori Pubblici del Governo Italiano, l’Onorevole Enrico Ferri, qui presente con il Presidente dell’Automobil Club di Italia, Avvocato Rosario Alessi, e numerosi componenti dell’Azienda Nazionale Autonoma delle Strade, il Direttore dell’ACI-Soccorso Stradale, il gruppo dei Cantonieri, e, infine, i rappresentanti dei Carabinieri e della Polizia Stradale.

    A voi tutti un cordiale saluto e il vivo apprezzamento per il contributo che offrite al buon funzionamento della viabilità pubblica, e per il servizio che svolgete a tutela di tutti gli utenti della strada.

    Desidero approfittare di questa circostanza per ribadire il principio morale che vi sta tanto a cuore, e che dovrebbe essere argomento di riflessione per tutti coloro che usano delle strade: il rispetto della vita umana. Esso è simultaneamente istanza di ordine religioso, giacché la vita è dono prezioso di Dio. Proteggere la vita, non esponendola a rischi sconsiderati è un dovere grave, strettamente connesso con la condotta corretta e prudente di quanti adoperano i mezzi moderni di trasporto. Di questa condotta ogni uomo dovrà rispondere anche di fronte a Dio: non solo per le azioni azzardate che mettono a repentaglio la vita propria ed altrui, ma anche per le omissioni che, trascurando le norme di sicurezza stradale, sono vere e proprie condizioni previe per gli incidenti.

    Vi esorto pertanto a compiere ogni sforzo perché la coscienza del corretto rapporto tra persone e del rispetto dovuto alla vita si sviluppi sempre di più, a partire dalla educazione dei ragazzi e dei giovani. Fate di tutto perché si consideri opportunamente che gli incidenti mortali non sono soltanto dovuti al caso, ma molto più spesso nascono dalla responsabilità personale. Fate in modo che si sviluppi un comportamento sempre più scrupoloso nel rispetto delle norme della circolazione, che, nel loro insieme, non corrispondono a doveri soltanto giuridici, ma anche e soprattutto morali e religiosi. La violenza deve essere sempre condannata, anche quando si manifesta nella conduzione del mezzo meccanico, trasformato in strumento di distruzione e di morte.

    * * *

    DESIDERO ANCHE porgere un cordiale saluto ai familiari, qui presenti, degli operatori del soccorso stradale, dei cantonieri, della polizia e dei carabinieri caduti nel compimento del loro dovere.

    * * *

    UN SALUTO, INFINE, alle Superiore e Direttrici della Federazione Italiana Religiose dell’Assistenza Sociale ed alle Figlie di Maria Ausiliatrice presenti in Roma per un corso di aggiornamento.

    A tutti la mia Benedizione Apostolica, estensibile alle persone care.

    Ai giovani, agli ammalati, agli sposi novelli

    Mi rivolgo ora a voi, giovani, ammalati, e sposi novelli con un cordiale saluto e con un grazie per la vostra presenza.

    AI GIOVANI AUGURO di vivere con saggezza questi loro anni preziosi e decisivi. Invito i malati, specialmente in questo scorcio della santa Quaresima, a unire le loro croci alla Croce di Gesù, perché la loro sofferenza sia addolcita, santificata e diventi fonte di incalcolabile merito. Raccomando, infine, agli sposi novelli di fondare il loro reciproco amore sulla stima, sulla fiducia, sul rispetto, facendosi guidare dalla fede in Dio e dalla fiducia nella sua Madre Santissima.

    Per tutti invoco il sostegno della grazia divina, e tutti con affetto vi benedico, come benedico quanti a voi sono cari.

    Un augurio a tutte le donne è rivolto dal Papa nel corso dell’udienza generale di oggi, mercoledì 8 marzo, giorno in cui si celebra la Festa Internazionale della Donna. Destinatarie dirette dell’augurio sono le componenti di un gruppo di donne italiane impegnate nella vita politica, nelle attività sociali e nei movimenti di ispirazione cristiana, presenti all’udienza con il Ministro per gli Affari Sociali del Governo Italiano, Senatrice Rosa Jervolino Russo. Tramite loro, l’augurio è esteso a tutte le donne.
    Queste le parole del Santo Padre.

    A voi e per mezzo vostro a tutte le donne rivolgo l’augurio che sempre più si comprenda e si valorizzi il contributo indispensabile della donna nell’edificazione della società e della Chiesa. La presenza attiva delle donne nelle strutture della vita pubblica e sociale di ogni Paese è certamente un “segno dei tempi”: possa ad essa accompagnarsi l’impegno di tutti per la difesa e la promozione della dignità della donna, della sua uguaglianza, in quanto persona umana, con l’uomo, dei suoi inalienabili diritti. Il riconoscimento della sublime vocazione della donna nella comunità civile ed in quella ecclesiale è una conquista che deve favorire una più larga partecipazione delle donne allo sviluppo del bene comune, affinché sia sempre meglio apprezzato lo specifico carisma femminile e la sua importanza per l’avvento di un mondo nel quale sia pienamente accolta la poliedrica ricchezza dell’essere umano, quale uscì dalle mani di Dio nel mattino della creazione.



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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:26
    Il valore salvifico della risurrezione
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 15 marzo 1989



    1. Se la fede cristiana e la predicazione della Chiesa hanno il loro asse nella Risurrezione di Cristo perché è la definitiva conferma e il definitivo complemento della Rivelazione, come abbiamo visto nella precedente catechesi, occorre anche aggiungere che, in quanto integrazione del mistero pasquale, essa è fonte della potenza salvifica del Vangelo e della Chiesa. Gesù Cristo, infatti, secondo san Paolo, “mediante la risurrezione dai morti” si è rivelato “Figlio di Dio con potenza . . . costituito secondo lo Spirito di santificazione” (cf. Rm 1, 4). Ed egli trasmette agli uomini questa santità, perché “è stato messo a morte per i nostri peccati ed è stato risuscitato per la nostra giustificazione” (Rm 4, 25). Vi è come un duplice aspetto nel mistero pasquale: la morte per la liberazione dal peccato, la risurrezione per aprire l’accesso alla nuova vita.

    Certo il mistero pasquale, come tutta la vita e l’opera di Cristo, ha una profonda unità interna nella sua funzione redentiva e nella sua efficacia, ma ciò non toglie che se ne possano distinguere vari aspetti in rapporto agli effetti che ne provengono nell’uomo. Di qui l’attribuzione dello specifico effetto della “nuova vita” alla risurrezione, come afferma san Paolo.

    2. In questa dottrina occorre fare alcune annotazioni che, sempre in riferimento ai testi del nuovo testamento, ci permettono di rilevarne tutta la verità e la bellezza.

    Anzitutto, possiamo ben dire che il Cristo risorto è principio e fonte di una vita nuova per tutti gli uomini. Ciò appare anche dalla stupenda preghiera di Gesù alla vigilia della sua Passione, che Giovanni riporta con queste parole: “Padre, . . . glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato” (Gv 17, 1-2).

    Nella sua preghiera Gesù vede e abbraccia anzitutto i suoi discepoli, che egli ha avvertito del doloroso distacco prossimo a verificarsi mediante la sua Passione e morte, ma ai quali ha pure promesso: “Io vivo e voi vivrete” (Gv 14,19). Cioè: avrete parte alla mia vita che si rivelerà dopo la Risurrezione. Ma lo sguardo di Gesù si estende ad un raggio di ampiezza universale: “Non prego solo per questi (miei discepoli) - egli dice - ma anche per quelli che per la loro parola crederanno in me . . .” (Gv 17, 20): di tutti deve farsi una cosa sola nella partecipazione alla gloria di Dio in Cristo.

    La nuova vita concessa ai credenti in virtù della Risurrezione di Cristo, consiste nella vittoria sulla morte del peccato e nella nuova partecipazione alla grazia. Lo afferma lapidariamente san Paolo: “Dio, ricco di misericordia . . . da morti che eravamo per il peccato, ci fa fatti rivivere con Cristo” (Ef 2, 4-5). Analogamente san Pietro: “Dio e Padre del Signore nostro . . . nella sua grande misericordia ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una speranza viva” (1 Pt 1, 3).

    Questa verità si riflette nell’insegnamento paolino sul Battesimo: “Per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui (Cristo) nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4).

    3. Questa vita nuova - la vita secondo lo Spirito - manifesta l’adozione a figli, altro concetto paolino di fondamentale importanza. É “classico”, su questo punto il passo della lettera ai Galati: “(Dio) mandò il suo Figlio, . . . per riscattare quelli che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4, 4-5). Questa adozione divina per opera dello Spirito Santo rende l’uomo simile al Figlio unigenito: “. . . tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8, 14). Nella lettera ai Galati san Paolo si appella alla esperienza che i credenti fanno della nuova condizione, in cui si trovano: “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei vostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre! Quindi non sei più schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontà di Dio” (Gal 4, 6-7). Vi è dunque nell’uomo nuovo un primo effetto della Redenzione: la liberazione da schiavo; ma l’acquisto della libertà avviene col divenire figlio adottivo, non tanto su un piano di accesso legale all’eredità, ma col dono reale della vita divina, che le tre Persone della Trinità infondono nell’uomo (cf. Gal 4, 6; 2 Cor 13, 13). Di questa nuova vita dell’uomo in Dio, la sorgente è la Risurrezione di Cristo.

    La partecipazione alla vita nuova fa anche sì che gli uomini diventino “fratelli” di Cristo, come Gesù stesso chiama i discepoli dopo la Risurrezione: “Andate ad annunciare ai miei fratelli . . .” (Mt 28, 10; Gv 20, 17). Fratelli non per natura, ma per dono di grazia, poiché tale figliolanza adottiva dà una vera e reale partecipazione alla vita del Figlio unigenito, quale si è rivelata pienamente nella sua Risurrezione.

    4. La Risurrezione di Cristo - e anzi, il Cristo risorto - è infine principio e fonte della nostra futura risurrezione. Preannunciando l’istituzione dell’Eucaristia, Gesù stesso ne parlò come di sacramento della vita eterna, della risurrezione futura: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 54). E poiché gli uditori “mormoravano”, Gesù replicò loro: “Questo vi scandalizza? E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?” (Gv 6, 61-62).

    In questo modo egli indicava indirettamente che sotto le specie sacramentali della Eucaristia viene dato a coloro che la ricevono di partecipare al Corpo e Sangue di Cristo glorificato.

    Anche san Paolo mette in risalto il collegamento tra la Risurrezione di Cristo e la nostra soprattutto nella sua prima lettera ai Corinzi. Scrive infatti: “Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo” (1 Cor 15, 20-22). “É necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. Quando poi questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata ingoiata per la vittoria»” (1 Cor 15, 53-54). “Siano rese grazie a Dio che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo” (1 Cor 15, 57).

    La definitiva vittoria sulla morte, già riportata da Cristo, viene da lui partecipata alla umanità nella misura in cui questa riceve i frutti della Redenzione. É un processo di ammissione alla “vita nuova”, alla “vita eterna”, che dura sino alla fine dei tempi. Grazie a tale processo si va formando lungo il corso dei secoli una umanità nuova, il popolo dei redenti, raccolti nella Chiesa, vera comunità della risurrezione. Al punto conclusivo della storia, tutti risorgeranno, e quelli che saranno stati di Cristo, avranno la pienezza della vita nella gloria, nella definitiva attuazione della comunità dei redenti da Cristo, “perché Dio sia tutto in tutti” (1 Cor 15, 28).

    5. L’Apostolo insegna pure che il processo redentivo, che si conclude con la risurrezione dei morti, avviene in una sfera di ineffabile spiritualità, che supera tutte le possibilità di concezione e di operazione umana. Se, infatti, da una parte egli scrive: “La carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l’incorruttibilità” (1 Cor 15, 50), - ed è la constatazione della nostra incapacità naturale alla nuova vita - dall’altra, nella lettera ai Romani così rassicura i credenti: “Se lo Spirito di colui che ha risuscitato Gesù dai morti abita in voi, colui che ha risuscitato Cristo dai morti darà la vita anche ai vostri corpi mortali per mezzo del suo Spirito che abita in voi” (Rm 8, 11). É un misterioso processo di spiritualizzazione, che al momento della risurrezione raggiungerà anche i corpi, per la potenza di quello stesso Spirito Santo, che ha operato la Risurrezione di Cristo.

    Si tratta senza dubbio di realtà che sfuggono alla nostra capacità di comprensione e di dimostrazione razionale, e perciò sono oggetto della nostra fede fondata sulla Parola di Dio, che, mediante san Paolo, ci fa penetrare nel mistero che supera tutti i confini dello spazio e del tempo: “Il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l’ultimo Adamo divenne spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45). “E come abbiamo portato l’immagine dell’uomo di terra, così porteremo l’immagine dell’uomo celeste” (1 Cor 15, 49).

    6. In attesa di quella trascendente completezza finale, il Cristo risorto vive nei cuori dei suoi discepoli e seguaci come fonte di santificazione nello Spirito Santo, fonte della vita divina e della divina figliolanza, fonte della futura risurrezione.

    Tale certezza fa dire a san Paolo nella lettera ai Galati: “Sono stato crocifisso con Cristo, e non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me. Questa vita che vivo nella carne io la vivo nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20). Anche ogni cristiano, come l’Apostolo, pur vivendo ancora nella carne (cf. Rm 7, 5), vive una vita già spiritualizzata con la fede (cf. 2 Cor 10, 3), perché il Cristo vivente, il Cristo risorto è diventato come il soggetto di tutte le sue azioni: Cristo vive in me (cfr. Rm 8, 2. 10-11; Fil 1, 21; Col 3, 3). Ed è la vita nello Spirito Santo.

    Questa certezza sostiene l’Apostolo, come può e deve sostenere ogni cristiano tra le fatiche e le sofferenze della vita presente, come raccomandava Paolo al discepolo Timoteo nel brano di una sua lettera col quale vogliamo suggellare - a nostra istruzione e a nostro confronto - la nostra catechesi sulla Risurrezione di Cristo: “Ricordatevi - egli scrive - che Gesù Cristo, della stirpe di Davide, è risuscitato dai morti, secondo il mio vangelo . . . Perciò sopporto ogni cosa per gli eletti, perché anche essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. Certa è questa parola (forse frammento di un inno dei primi cristiani): Se moriamo con lui, vivremo anche con lui; se con lui perseveriamo, con lui anche regneremo; se lo rinneghiamo, anch’egli ci rinnegherà; se noi manchiamo di fede, egli però rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso . . .” (2 Tm 2, 8-13).

    “Ricordati che Gesù Cristo è risuscitato dai morti”: questa parola dell’Apostolo ci dà la chiave della speranza per la vera vita nel tempo e nell’eternità.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Schwestern und Brüder!

    MET DIESEN KURZEN Ausführungen über das Glaubensgeheimnis der Auferstehung, das wir in wenigen Tagen, am Osterfest feiern, grüß ich alle Pilger und Besucher aus den Ländern der deutschen Sprache, die yhr Euch hier im Petersdom versammelt habt. Ein besonderer Gruß gilt hierbei den Alumnen aus dem Priesterseminar in Mainz.

    Mögen die bevorstehenden heiligen Tage der Karwoche und des Osterfestes uns Christus wieder näher bringen, auf daß wir Ihm Raum in unserem Leben zu geben vermögen: IHM, der gekommen ist,”damit wir das Lebn haben und es in Fülle haben“. Hierfür und für Gottes steten Schutz und Beistand auf Eurem weiteren Lebensweg erteile ich Euch allen, Euren Lieben in der Heimat sowie den mit uns über Radio Vatikan verbundenen Hörern von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai giovani studenti italiani

    PORGO IL MIO AFFETTUOSO SALUTO al numeroso gruppo di Alunni ed Insegnanti delle Scuole Medie “Lucrezio Caro” di Napoli Secondigliano e “Giuseppe Garibaldi” di Campi Bisenzio, che non ha potuto trovare posto nell’Aula Paolo VI.

    Vi esorto a vivere intensamente e con impegno questo periodo liturgico di preparazione alla Santa Pasqua, realizzando giorno dopo giorno concretamente e generosamente il messaggio di amore di Gesù, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione.

    A voi tutti ed ai vostri familiari la mia Benedizione Apostolica.

    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SALUE DE TOUT CŒUR les pèlerins de langue française. Je dis mes encouragements et mes vœux aux Sœurs dominicaines de la Présentation de Tours, actuellement en formation. Que le Seigneur vous soutienne dans la vie religieuse et rende fécond votre apostolat!

    * * *

    J’ADRESSE AUSSI un cordial salut au nombreux pèlerinage des anciens des Chantiers de jeunesse de France. Chers amis, vous demeurez fidèles à la fraternité exigeante que vous avez connue en d’autres temps. En ce lieu marqué par le martyre de Pierre et de tant d’autres chrétiens, le Pape vous invite aujourd’hui à vivre intensément votre foi, dans l’espérance mise en nos coeurs par l’Esprit du Christ! Soyez des témoins ardente pour les jeunes!

    A tous, je souhaite de vivre le mystère pascal, dont la célébration est toute proche, dans une fervente union au Christ et en communion avec toute l’humanité qu’il est venu sauver. Et que Dieu vous bénisse!

    Ai fedeli e ai visitatori di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I EXTEND A WARM welcome today to the groups from Canada: to the Albert College Choir and to the Catholic Youth Concert Band from McNeil High School. My cordial greeting also goes to the members of the Paasikivi Institute, whom I will have the pleasure of addressing during my Pastoral Visit to Finland next June.

    As Easter draws near I invite all the English-speaking visitors and pilgrims to persevere in their preparation for the celebration of the Lord’s Death and Resurrection through prayer, penance, and works of charity. To all of you and to your loved ones I impart my Apostolic Blessing.

    A studentesse nipponiche provenienti da Kagoshima, da Nagasaki e da Sapporo

    Sia lodato Gesù Cristo!

    DILETTISSIME STUDENTESSE dei collegi “Junshin” di Kagoshima e di Nagasaki, e del collegio “Fuji” di Sapporo.

    La festa della Pasqua è ormai imminente. Ora, mi auguro che come questa Festa è diventata la fonte della gioia per tutti, così il vostro studio di aggiornamento annuale in Europa contribuisca ad aumentare la gioia nel mondo.

    Con questo auspicio vi benedico di cuore.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai numerosi fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    DESEO AHORA SALUDAR cordialmente a todos los peregrinos de y visitantes de lengua española.

    En particular a las Hermanas de la Compañía de Santa Teresa de Jesús, que hacen un curso de renovación espiritual aquí en Roma. Que el Señor os bendiga e infunda renovado entusiasmo para vivir con alegría vuestra vocación religiosa, que se haga fecunda en vuestro apostolado. Saludo igualmente a los miembros de la Cooperativa Agraria San Abdón, venidos de Albacete (España).

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

    SAÚDO E ABENÇOO quantos me escutam, em especial o grupo vindo do Brasil-de Salvador da Bahia-com votos de felicidades; e, depois de uma Quaresma santificada, que tenham participação abundante nas alegrias da Páscoa da Ressurreição.

    Ai fedeli polacchi

    WITAM W SZCZEGÓLNOSCI Księdza Kardynała Metropolite Krakowskiego, który przybył do Rzymu, by uczestniczyć w konsystorzu, na którym zapowiedziana została min. kanonizacja błogosławionego brata Alberta. Witam pielgrzymów z parafii polonijenej z Michigan w Stanach Zjednoczonych, uczestników grup turystycznych oraz indywidualnych pielgrzmów zarówno z Polski, jak i z emigracji.

    Ai numerosi gruppi italiani

    UN CORDIALE SALUTO rivolgo ora agli appartenenti all’Istituto Secolare “Apostoli della Santificazione Universale”. Mentre li esorto a perseverare nel dono di se stessi a Dio, invoco su ciascuno di loro quelle grazie, che rendano sempre più fervorosi nella partecipazione alla missione salvifica del Cristo. Auguro altresì che la loro attività rechi ai fratelli l’annuncio evangelico di verità, di giustizia e di misericordia.

    Ai giovani, agli ammalati, agli sposi novelli

    DESIDERO ORA rivolgere alcune brevi parole ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli, presenti a questa Udienza, richiamandomi alla prossima solennità liturgica di S. Giuseppe, che celebreremo sabato prossimo.

    San Giuseppe è un grandissimo santo: modello delle più alte virtù umane e cristiane, esempio di perfetta ubbidienza a Dio, di amore al Figlio di Dio e alla sua Madre purissima, protettore delle famiglie nelle difficoltà della vita, e Patrono della Chiesa universale.

    Pensando alla casa di Nazareth, dove S. Giuseppe trascorse la vita terrena nella preghiera, nel lavoro, nel silenzio, nell’amore di Dio, nella dedizione alla famiglia, nel sacrificio disinteressato, esprimo l’augurio che anche la vostra casa abbia lo stesso profumo di virtù.

    Con tali voti, vi benedico di cuore!



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