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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Settembre1988 Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:10
    Il sacrificio di Cristo come compimento del disegno d'amore di Dio stesso


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 7 settembre 1988



    1. Nella missione messianica di Gesù vi è un punto culminante e centrale, al quale ci siamo man mano avvicinati nelle precedenti catechesi: Cristo è stato inviato da Dio nel mondo per compiere la redenzione dell’uomo mediante il sacrificio della propria vita. Questo sacrificio doveva prendere la forma di “spogliamento” di sé nell’obbedienza fino alla morte in croce: una morte che, nell’opinione dei contemporanei, presentava una particolare impronta di ignominia.

    In tutta la sua predicazione, in tutto il suo comportamento Gesù è guidato dalla profonda consapevolezza che ha dei disegni di Dio sulla sua vita e la sua morte nell’economia della missione messianica, con la certezza che essi scaturiscono dall’amore eterno del Padre verso il mondo e in particolare verso l’uomo.

    2. Se consideriamo gli anni della sua adolescenza, fanno molto pensare quelle parole di Gesù dodicenne, rivolte a Maria e a Giuseppe al momento del suo “ritrovamento” nel tempio di Gerusalemme: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 49). Quali cose aveva nella mente e nel cuore? Possiamo dedurlo da tante altre espressioni del suo pensiero lungo tutto l’arco della sua vita pubblica. Fin dall’inizio della sua attività messianica, Gesù insiste nell’inculcare ai suoi discepoli il concetto che “Il Figlio dell’uomo . . . deve soffrire molto” (Lc 9, 22), cioè che deve essere “riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, per poi venire ucciso, (e, dopo tre giorni risuscitare)” (Mc 8, 31). Ma tutto questo non proviene solamente dagli uomini, dalla loro ostilità nei riguardi della sua persona e del suo insegnamento, ma costituisce il compimento degli eterni disegni di Dio, come è stato annunciato nelle Scritture contenenti la rivelazione divina: “Come sta scritto del Figlio dell’uomo? Che deve soffrire molto ed essere disprezzato” (Mc 9, 12).

    3. Quando Pietro tenta di negare questa eventualità (“. . . questo non ti accadrà mai”) (Mt 16, 22), Gesù lo rimprovera con parole particolarmente severe: “Lungi da me, satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini” (Mc 8, 33). È impressionante l’eloquenza di queste parole, con le quali Gesù vuol far capire a Pietro che opporsi alla via della croce vuol dire respingere i disegni di Dio stesso. “Satana” è proprio colui che “sin dall’inizio” sta in contrasto con ciò “che è di Dio”.

    4. Gesù è dunque consapevole, sia della responsabilità degli uomini per la sua morte in croce, che dovrà affrontare a causa di una condanna pronunciata da tribunali terreni; sia del fatto che per mezzo di questa condanna umana si compirà l’eterno disegno divino: quello “che è di Dio”, cioè il sacrificio offerto sulla croce per la redenzione del mondo. E anche se Gesù (come Dio stesso) non vuole il male del “deicidio” commesso dagli uomini, tuttavia accetta questo male, per trarne il bene della salvezza del mondo.

    5. Dopo la risurrezione, camminando senza essere riconosciuto con due dei suoi discepoli verso Emmaus, spiega loro le “Scritture” dell’antico testamento in questi termini: “Non bisognava che il Cristo sopportasse queste sofferenze per entrare nella sua gloria?” (Lc 24, 26). E in occasione dell’ultimo incontro con gli apostoli dichiara: “Sono queste le parole che vi dicevo quando ero ancora con voi: bisogna che si compiano tutte le cose scritte su di me nella legge di Mosè, nei profeti e nei salmi” (Lc 24, 44).

    6. Alla luce degli eventi pasquali gli apostoli comprendono quello che Gesù ha detto loro in antecedenza. Pietro, che per amore verso il Maestro, ma anche per mancanza di comprensione, sembrava opporsi in modo particolare al suo destino crudele, dirà ai suoi uditori di Gerusalemme, nel giorno di Pentecoste, parlando di Cristo: “L’uomo . . . che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l’avete inchiodato sulla croce, per mano di empi e l’avete ucciso . . .” (At 2, 22-23). E aggiungerà un’altra volta: “Dio ha adempiuto così ciò che aveva annunziato per bocca di tutti i profeti, che cioè il suo Cristo sarebbe morto” (At 3, 18).

    7. La passione e la morte di Cristo erano annunziate nell’antico testamento non come il termine della sua missione, ma come l’indispensabile “passaggio” richiesto per essere esaltato da Dio. Ce lo dice specialmente il canto di Isaia parlando del servo di Jahvè come dell’uomo dei dolori: “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà innalzato, onorato, esaltato grandemente” (Is 52, 13). E Gesù stesso quando avverte che “il Figlio dell’uomo . . . verrà ucciso”, aggiunge anche che “dopo tre giorni risusciterà” (cf. Mc 8, 31).

    8. Ci troviamo dunque davanti a un disegno divino che, anche se appare così evidente, considerato nel corso degli eventi descritti dai Vangeli, rimane pur sempre un mistero che non può essere spiegato in modo esauriente dalla ragione umana. In questo spirito l’apostolo Paolo si esprimerà con quel magnifico paradosso: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1, 25). Queste parole di Paolo riguardo alla croce di Cristo sono insostituibili. Ma è anche vero che se è difficile all’uomo trovare una risposta razionalmente soddisfacente alla domanda “perché la croce di Cristo?”, tuttavia la risposta a questo interrogativo ci viene ancora una volta dalla Parola di Dio.

    9. Gesù stesso formula tale risposta: “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna” (Gv 3, 16). Quando Gesù pronunciava queste parole nel colloquio notturno con Nicodemo, probabilmente il suo interlocutore non poteva ancora supporre che la frase “dare suo Figlio” significasse “darlo alla morte in croce”. Ma Giovanni, che la narra nel suo Vangelo, ne conosceva bene il significato. Lo sviluppo degli eventi aveva dimostrato che era proprio quello il senso della risposta a Nicodemo: Dio “ha dato” il suo Figlio unigenito per la salvezza del mondo, dandolo alla morte di croce per i peccati del mondo, dandolo per amore: “Dio . . . ha tanto amato il mondo”, la creazione, l’uomo! L’amore rimane la definitiva spiegazione della redenzione mediante la croce. Esso è l’unica risposta alla domanda “perché?” a proposito della morte di Cristo compresa nell’eterno disegno di Dio.

    L’autore del quarto Vangelo, nel quale troviamo il testo della risposta di Cristo a Nicodemo, ritornerà ancora sullo stesso concetto in una sua lettera: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10).

    10. Si tratta di un amore che supera la stessa giustizia. La giustizia può riguardare e raggiungere colui che ha commesso una colpa. Se a soffrire è un innocente, allora non si parla di giustizia. Se un innocente che è santo, come Cristo, si consegna liberamente alla sofferenza e alla morte di croce, per compiere l’eterno disegno del Padre, ciò significa che Dio nel sacrificio del suo Figlio passa in un certo senso oltre l’ordine della giustizia per rivelarsi in questo Figlio e per suo mezzo in tutta la ricchezza della sua misericordia - Dives in Misericordia (Ef 2, 4), - quasi per introdurre, insieme a questo Figlio crocifisso e risorto, la sua misericordia, il suo amore misericordioso, nella storia dei rapporti tra l’uomo e Dio.

    Proprio per mezzo di questo amore misericordioso l’uomo viene chiamato a sconfiggere il male e il peccato in sé e riguardo agli altri: “Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia” (Mt 5, 7). “Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi”, scriverà san Paolo (Rm 5, 8).

    11. L’Apostolo torna su questo tema in diversi punti delle sue lettere, nelle quali ricorre spesso il trinomio: redenzione - giustizia - amore.

    “Tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, in virtù della redenzione realizzata da Cristo Gesù . . . nel suo sangue . . .” (Rm 3, 23-25). In questo modo Dio dimostra di non volersi accontentare del rigore della giustizia, che vedendo il male lo punisce, ma di aver voluto trionfare altrimenti sul peccato, dando cioè la possibilità di uscirne. Dio ha voluto mostrarsi giusto in modo positivo dando ai peccatori la possibilità di diventare giusti per mezzo della loro adesione di fede a Cristo redentore. Così Dio “è giusto e rende giusti” (Rm 3, 26). Ciò avviene in modo sconvolgente poiché “Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio” (2 Cor 5, 21).

    12. Colui che “non aveva conosciuto peccato” - il Figlio consostanziale al Padre - portò su di sé il terribile giogo del peccato di tutta l’umanità, per ottenere la nostra giustificazione e santificazione. Ecco l’amore di Dio rivelato nel Figlio. Per mezzo del Figlio si è manifestato l’amore del Padre “che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi” (Rm 8, 32). Per comprendere la portata di queste parole: “non ha risparmiato”, può servire il ricordo del sacrificio di Abramo, il quale si era mostrato pronto a “non risparmiare il suo figlio diletto” (Gen 22, 16); Dio, però, l’aveva risparmiato (Gen 22, 12). Invece, il suo proprio unigenito Figlio, Dio “non l’ha risparmiato, ma l’ha consegnato” alla morte per la nostra salvezza.

    13. Di qui scaturisce la certezza dell’Apostolo che nessuno e niente, “éè morte, né vita, né angeli . . . né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù nostro Signore” (Rm 8, 38-39). Insieme con Paolo la Chiesa intera è certa di questo amore di Dio “che supera ogni cosa”, ultima parola dell’autorivelazione di Dio nella storia dell’uomo e del mondo, suprema autocomunicazione che avviene mediante la croce, al centro del mistero pasquale di Gesù Cristo.

    Ai fedeli tedeschi

    Liebe Brüder und Schwestern!

    EINE BESONDEREN GRUß und Segenswunsch richte ich heute an eine Gruppe von Mission western vom Heiligsten Herzen Jesu. Möge euer Aufenthalt in Rom und seiner Umgebung dazu beitragen, daß sich eure Freude an eurem Ordensweg erneuere und vertiefe. Ein herzliches Willkommen gilt auch der Pilgerfahrt der Bistumszeitung der Diözese Trier. Brüderliche Verbundenheit bezeuge ich der Gruppe vom Bundesgrenzschutz aus Bonn, den Soldaten aus Kempten und aus Salzburg sowie der Polizeigruppe aus Paderborn. In angenehmer Erinnerung an meinen kürzlichen Österreichbesuch nenne ich schließlich noch die große Pilgergruppe der Katholischen Männerbewegung der Steiermark.

    Allen Besuchern aus den Ländern deutscher Sprache erbitte ich von Herzen einen segensreichen Aufenthalt hier in der Ewigen Stadt sowie eine gesunde Heimkehr zu euren Familien in der Heimat.

    Ai pellegrini di espressione francese

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SUIS HEUREUX d’accueillir les pèlerins et visiteurs de langue française. Je salue en particulier les journalistes qui participent à la session organisée par l’Union catholique internationale de la presse et je souhaite que leurs contacts avec les organismes de la Curie romaine leur donnent une meilleure connaissance de l’organisation de l’Eglise et surtout de sa vitalité.

    * * *

    JE FORME les meilleurs vœux pour les membres de la Maîtrise de la Cathédrale Saint-Paul d’Abidjan. Puissent leurs chants, dont j’ai déjà eu l’occasion d’apprécier la qualité, contribuer toujours à la beauté de la liturgie et aider les fidèles à mieux prier!

    A vous tous ici présents à cette audience, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ai visitatori di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I OFFER A VERY warm welcome to the group of Bishops from the United States who are making their ad Limina visits. Thank you for your presence at this audience. I extend a special greeting to the pilgrimage from the Diocese of Phoenix, led by Bishop O’Brien.

    * * *

    IT IS A JOY to greet all the priests and religious, in particular the Sisters of the Divine Savior who are celebrating the seventieth anniversary of the death of their Founder. With the help of the Virgin Mary’s prayers may you grow each day in your love for Christ and the Church and in your consecrated zeal for the Gospel.

    * * *

    I WISH TO EXTEND a warm welcome to the participants in the Across pilgrimage of the Sick, to the Fodo pilgrims, and to all the sick and handicapped. I assure you that you have a special place in the Church and in my own heart. Whatever suffering you endure in union with Christ our Redeemer contributes to the Church’s mission in the world and to her growth in holiness. May Christ fill you with his grace and strength.

    My cordial greetings also go to the many young people who are present today, in particular to the students who have come from England and Scotland.

    And I welcome all the English speaking visitors and pilgrims. To you and your loved ones I gladly impart my Apostolic Blessing.

    Ai fedeli giunti dall’America Latina e dalla Spagna

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    CON AFECTO dirijo ahora mi saludo a los peregrinos de América Latina y de España presentes en este encuentro. De modo especial, mi más cordial saludo deseo dirigirlo al grupo de Sacerdotes y hermanos Claretianos misioneros, que participan en Roma en un curso de renovación espiritual. Que este período de estudio y oración sea un estímulo más para que vosotros, que anunciáis generosamente en los diversos continentes la Buena Nueva del Reino de Dios, estéis siempre en íntimo contacto con la persona de Cristo: camino, verdad y vida.

    * * *

    ASIMISMO ME ES GRATO saludar a los peregrinos de la población navarra de Tafalla, a los de la parroquia “San Pedro” de Caracas, al grupo de matrimonios de Colombia, así como a la peregrinación uruguaya, organizada por el Instituto “María Auxiliadora” de Montevideo. Que la Palabra de Dios renueve y santifique siempre vuestras vidas y vuestros hogares. Y que la Virgen María sea vuestra Madre y Señora.

    A todos imparto complacido mi Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini di lingua portoghese

    Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

    UMA SAUDAÇÃO ESPECIAL aos peregrinos vindos de Portugal:

    - um grupo de Religiosas da Congregação das Irmãs Franciscanas Hospitaleiras da Imaculada Conceição;

    - um grupo “Mensagem de Fátima” da Paróquia de Pínzio; aos numerosos visitantes vindos do Brasil: - do Rio de Janeiro, de Sao Paulo e de Sao Salvador: que a visita à cidade onde foram martirizados os Apóstolos Sao Pedro e Sao Paulo reavive a vossa fé em Cristo Jesus, que por amor nos redimiu e nos chamou a ser filhos de Deus e a viver como irmaos na justiça e na paz. A todos, de coração, dou a minha Bênçao, que faço extensiva aos vossos familiares e pessoas amigas.

    Ai fedeli polacchi

    WITAM SERDECZNIE pielgrzymów z różnych parafii i diecezji: z dekanatu i parafii Mszana Dolna; z archidiecezji warszawskiej, z Warszawy przedstawicieli Klubu Inteligencji Katolickiej; z Mysłowic, Janów Miejski, z parafii św. Maksymiliana Kolbe; z Sandomierza - parafia św. Józefa; pielgrzymkę Klubu Inteligencji Katolickiej z parafii Podwyższenia Krzyża w Jeleniej Górze; pracowników nauki i studentów Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego; pielgrzymkę sióstr franciszkanek szpitalnych z Ołdrzychowic Kłodzkich; współpracowników misyjnych pallotynów z całej Polski; pielgrzymkę Polskiej Misji Katolickiej z Niemiec Zachodnich, Delmenhorst-Oldenburg; grupę rowerową z parafii św. Stanisława i św. Doroty we Wrocławiu; grupę górników z kopalni “Wesoła” z Mysłowic; grupę przewodników oddziału warszawskiego; grupę pracowników Szkoły Głównej Planowania i Statystyki w Warszawie; uczestników grup turystycznych: kolejarzy z Zamościa, Orbisu z Bydgoszczy, PKS-u z Rybnika, PKS-u z okręgu Górnego Sląska i Katowic, Turysty.

    A differenti gruppi di lingua italiana

    Desidero ora rivolgere un cordiale saluto ai gruppi di lingua italiana presenti all’Udienza: ai pellegrini della diocesi di Mazara del Vallo, e delle parrocchie di Rocca Canterano (Abbazia territoriale di Subiaco) e di Santa Maria Assunta in Riccia (archidiocesi di Campobasso). Il gruppo di Subiaco ha portato una fiaccola perché io la benedica - cosa che farò volentieri -; mentre il gruppo di Riccia mi ha presentato un quadro della Madonna del S. Rosario - anche esso da benedire, e volentieri accondiscendo alla richiesta.

    Mi auguro, cari fratelli e sorelle, che questi vostri gesti di devozione vi spronino ad un più intenso impegno nella vostra partecipazione alla vita diocesana e parrocchiale, sentita come il normale spazio di attuazione della vostra testimonianza cristiana. Di cuore vi benedico tutti!

    * * *

    Così pure benedico e saluto cordialmente i gruppi di Religiosi e Religiose qui convenuti: le Suore della Congregazione della Divina Provvidenza, presenti a Roma per un corso di Esercizi spirituali, le Suore Nazarene di Torino, giunte con alcuni loro parenti; i Religiosi della Famiglia Salesiana, come pure i Sacerdoti ed i laici della medesima Famiglia, tutti presenti nell’Urbe per un corso propedeutico all’Università Salesiana.

    La consacrazione religiosa, cari fratelli e sorelle, è un dono prezioso da custodire e far fruttare giorno per giorno, con gratitudine a Dio ed instancabile volontà di adempiere alla missione affidata. Lo Spirito Santo vi consolidi sempre più nella vostra vocazione e la renda attraente per nuove schiere di giovani!

    * * *

    Un caro saluto inoltre, ai partecipanti al 131° Corso Allievi Ufficiali di Complemento della Scuola del Genio di Roma e al gruppo folcloristico “Stelutis in Udin”, proveniente da Udine. Sono tutti giovani che vogliono rendersi utili alla società: i primi, mediante quella disciplina che è ordinata alla difesa della pace e della sicurezza dei cittadini; i secondi, con i loro artistici canti della tradizione popolare friulana.

    Grazie a tutti voi, cari giovani, per quello che fate: siate di esempio a molti giovani e ragazzi, sedotti non di rado da attrattive fallaci. Continuate nel vostro impegno e il Signore premierà la vostra buona volontà. Io vi benedico tutti, insieme con i vostri genitori e tutti i vostri cari.

    Ai giovani

    Desidero rivolgere un particolare saluto ai giovani che sono convenuti, pellegrini, in questa nostra cara Città.

    Carissimi, a Roma voi siete giunti per venerare le tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo e per incontrare il Papa, successore di Pietro. Sappiate andare alla ricerca ed alla riscoperta dei valori per cui gli Apostoli e i Martiri sono vissuti e sono morti. La Città conserva tracce eloquenti della loro testimonianza. Sentite la responsabilità di raccogliere dalle loro mani la fiaccola della Fede, per farla brillare nel mondo contemporaneo. Siate fra i vostri coetanei testimoni del Vangelo vissuto nella sua integrità, secondo l’insegnamento della Chiesa. Vi benedico di cuore.

    Agli ammalati

    Saluto ora gli ammalati, qui presenti con la croce della sofferenza, e desiderosi di trovare, nella Fede, conforto, sostegno e speranza.

    CARISSIMI, CRISTO abita nei vostri cuori in un modo del tutto speciale e privilegiato. Egli vi assicura che le croci portate con Lui e per amore suo, sono strumento di salvezza per voi e per quanti vi sono cari. La sua Parola e la sua Grazia vi siano di guida e di aiuto. La presenza di Cristo in ogni momento della giornata sia per voi sorgente di forza e di serenità. Con la mia benedizione.

    Agli sposi novelli

    Mi rivolgo infine agli sposi novelli che da poco hanno ricevuto la grazia sacramentale nel rito nuziale.

    LA BEATA VERGINE Maria, di cui domani celebriamo la Festa della Natività, sia sempre presente nella vostra vita coniugale e familiare. A Lei, come a mamma carissima, affidate la vostra nascente famiglia. In Lei trovate il sostegno nelle prove. A Lei ricorrete con costanza nella preghiera. Ella vi sia di modello e di sostegno nella Fede e nell’Amore. Nel suo nome vi benedico con affetto.

    Ai partecipanti ai Giochi Olimpici di Seoul, il Santo Padre durante l’udienza generale di stamane, invia il seguente saluto in lingua inglese.

    IN VIEW OF THE FACT that the Olympic Games will soon begin in Seoul, Korea, I wish to extend my special greetings to all the athletes who will take part in the competition, and I also send cordial good wishes to the Korean people and to the organizers and spectators of these sporting events. The Twenty-fourth Olympiad provides an excellent occasion for promoting mutual understanding within the family of nations. I pray that the Games will forge new bonds of friendship, harmony and good will, and further the cause of peace. Upon all the participants I cordially invoke the abundant blessings of Almighty God.



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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:11
    La morte di Cristo come evento storico


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 28 settembre 1988



    1. Noi professiamo la nostra fede nella verità centrale della missione messianica di Gesù Cristo: egli è il redentore del mondo mediante la sua morte in croce. La professiamo con le parole del Simbolo Niceno-Costantinopolitano, secondo il quale Gesù “fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto”. Nel professare questa fede, commemoriamo la morte di Cristo anche come un evento storico, che, come la sua vita, ci è dato conoscere da fonti storiche sicure e autorevoli. In base a queste stesse fonti noi possiamo e vogliamo conoscere e comprendere anche le circostanze storiche di quella morte, che crediamo essere stata “il prezzo” della redenzione dell’uomo di tutti i tempi.

    2. E prima di tutto: come si è giunti alla morte di Gesù di Nazaret? Come si spiega il fatto che egli è stato dato a morte dai rappresentanti della sua nazione, che lo hanno consegnato al “procuratore” romano, il cui nome, trasmesso dai Vangeli, figura anche nei Simboli di fede? Per ora cerchiamo di raccogliere le circostanze, che “umanamente” spiegano la morte di Gesù. L’evangelista Marco, descrivendo il processo di Gesù davanti a Ponzio Pilato, annota che egli era stato “consegnato per invidia” e che Pilato era cosciente di questo fatto: “Sapeva . . . che i sommi sacerdoti glielo avevano consegnato per invidia” (Mc 15,10). Chiediamoci: perché questa invidia? Noi possiamo trovarne le radici nel risentimento non solo per ciò che Gesù insegnava, ma per il modo in cui lo faceva. Se, al dire di Marco, egli insegnava “come uno che ha autorità, e non come gli scribi” (Mc 1, 22), questa circostanza doveva mostrarlo agli occhi di questi ultimi come una “minaccia” per il loro proprio prestigio.

    3. Di fatto, sappiamo che già l’inizio dell’insegnamento di Gesù nella sua città natale porta a un conflitto. Il trentenne nazareno infatti, prendendo la parola nella sinagoga, indica se stesso come colui sul quale si compie l’annunzio del Messia, pronunciato da Isaia. Ciò provoca negli uditori stupore e in seguito indignazione, così che essi vogliono gettarlo giù dal monte “sul quale la loro città era situata” . . . “ma egli, passando in mezzo a loro, se ne andò” (Lc 4, 29-30).

    4. Questo incidente è solo l’inizio: è il primo segnale delle successive ostilità. Ricordiamo le principali. Quando Gesù fa capire di avere il potere di rimettere i peccati, gli scribi vedono in questo una bestemmia, perché solo Dio ha un tale potere (cf. Mc 2, 6). Quando compie i miracoli in giorno di sabato, asserendo che “il Figlio dell uomo è signore del sabato” (Mt 12, 8), la reazione è analoga alla precedente. Ed è già da allora che traspare l’intenzione di far morire Gesù (cf. Mc 3, 6): “Cercavano . . . di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Gv 5, 18). Che cosa altro potevano significare le parole: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse Io Sono”? (Gv 8, 58). Gli ascoltatori sapevano che cosa significava quella denominazione: “Io Sono”. Perciò di nuovo Gesù corre il rischio della lapidazione. Questa volta, però, egli “. . . si nascose e uscì dal tempio” (Gv 8, 59).

    5. Il fatto che in definitiva fece precipitare la situazione e portò alla decisione di far morire Gesù, fu la risurrezione di Lazzaro in Betania. Il Vangelo di Giovanni ci fa sapere che nella successiva riunione del sinedrio fu constatato: “Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione”. Di fronte a queste previsioni e a questi timori Caifa, il sommo sacerdote, si pronunciò con questa sentenza: “Meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera” (Gv 11, 47-50). L’evangelista aggiunge: “Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”. E conclude: “Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo” (Gv 11, 51-53).

    Giovanni ci fa conoscere in questo modo un duplice aspetto di quella presa di posizione di Caifa. Dal punto di vista umano, che più precisamente si potrebbe dire opportunistico, essa era un tentativo di giustificare la decisione di eliminare un uomo ritenuto politicamente pericoloso, senza preoccuparsi della sua innocenza. Da un punto di vista più alto, fatto proprio e annotato dall’evangelista, le parole di Caifa, indipendentemente dalle sue intenzioni, avevano un contenuto autenticamente profetico, riguardante il mistero della morte di Cristo secondo il disegno salvifico di Dio.

    6. Qui consideriamo lo svolgimento umano degli avvenimenti. In quella riunione del sinedrio fu presa la decisione di uccidere Gesù di Nazaret. Si approfittò della sua presenza a Gerusalemme durante le feste pasquali.

    Giuda, uno dei dodici, per trenta monete d’argento, tradì Gesù, indicando il luogo dove si poteva arrestarlo. Una volta preso, Gesù fu condotto davanti al sinedrio. All’essenziale domanda del sommo sacerdote: “Ti scongiuro per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”, Gesù diede la grande risposta: “Tu l’hai detto” (Mt 26, 63-64; cf. Mc 14, 62; Lc 22, 70). In questa dichiarazione il sinedrio vide una bestemmia palese, e sentenziò che Gesù era “reo di morte!” (Mc 14, 64).

    7. Il sinedrio non poteva però eseguire la condanna senza il consenso del procuratore romano. E Pilato è personalmente convinto che Gesù è innocente, e lo fa capire più volte. Dopo aver opposto una incerta resistenza alle pressioni del sinedrio, alla fine cede per timore di rischiare la disapprovazione di Cesare, tanto più che anche la folla, aizzata dai fautori della eliminazione di Gesù, ora pretende la crocifissione. “Crucifige eum!”. E così Gesù viene condannato a morte mediante la crocifissione.

    8. Storicamente responsabili di questa morte sono gli uomini indicati dai Vangeli, almeno in parte, per nome. Lo dichiara Gesù stesso quando dice a Pilato durante il processo: “Chi mi ha consegnato nelle tue mani ha una colpa più grande” (Gv 19, 11). E in un altro passo; “Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui, ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo è tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!” (Mc 14, 21; Mt 26, 24; Lc 22, 22). Gesù allude alle varie persone che, in diversi modi, saranno gli artefici della sua morte: a Giuda, ai rappresentanti del sinedrio, a Pilato, agli altri . . . Anche Simon Pietro, nel discorso tenuto dopo la Pentecoste, contesterà ai capi del sinedrio l’uccisione di Gesù: “Voi l’avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l’avete ucciso” (At 2, 23).

    9. Tuttavia non si può allargare questa imputazione oltre la cerchia delle persone veramente responsabili. Leggiamo in un documento del Concilio Vaticano II: “Se autorità ebraiche con i propri seguaci si sono adoperate per la morte di Cristo, tuttavia quanto è stato commesso durante la sua passione, non può essere imputato né indistintamente a tutti gli ebrei allora viventi, né (tanto meno) agli ebrei del nostro tempo” (Nostra Aetate, 4).

    Se poi si tratta di valutare la responsabilità delle coscienze, non si possono dimenticare le parole di Cristo sulla croce: “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34). Troviamo l’eco di quelle parole in un altro discorso pronunciato da Pietro dopo la Pentecoste: “Ora, fratelli, io so che voi avete agito per ignoranza, così come i vostri capi” (At 3, 17). Quale senso di riserbo dinanzi al mistero della coscienza umana, anche nel caso del più grande delitto commesso nella storia, l’uccisione di Cristo!

    10. Sull’esempio di Gesù e di Pietro, anche se è difficile negare la responsabilità di quegli uomini che provocarono volutamente la morte di Cristo, anche noi guarderemo le cose alla luce dell’eterno disegno di Dio, che richiedeva dal suo Figlio prediletto l’offerta di sé come vittima per i peccati di tutti gli uomini. In questa superiore prospettiva ci rendiamo conto che tutti, a motivo dei nostri peccati, siamo responsabili della morte in croce di Cristo: tutti, nella misura in cui mediante il peccato abbiamo contribuito a far sì che Cristo morisse per noi come vittima di espiazione. Si possono intendere anche in questo senso le parole di Gesù: “Il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini, e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà” (Mt 17, 22).

    11. La croce di Cristo è dunque per tutti un richiamo realistico al fatto espresso dall’apostolo Giovanni con le parole: “Il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato. Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi” (1 Gv 1, 7-8). La croce di Cristo non cessa di essere per ciascuno di noi questo richiamo misericordioso e nello stesso tempo severo, a riconoscere e confessare la propria colpa. È una chiamata a vivere nella verità.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I EXTEND A CORDIAL WELCOME to the English-speaking pilgrims and visitors. In particular I greet the members of the Choir of the Cathedral of Saint Raymond Nonnatus, in Joliet. I encourage you to continue to praise God with your song and music, and above all with renewed faith and Christian love for all those in need.

    May God bless all of you present here.

    Ad un gruppo di visitatori giapponesi

    DO IL BENVENUTO ai componenti della “Missione buddista in Europa per la pace” di Risshokosei-kai.

    Siete venuti in Europa per promuovere la pace e la comunicazione amichevole.

    Io pure vi benedico volentieri, affinché questa vostra finalità si realizzi sia in Oriente che in Occidente, ed estendo il mio saluto a tutti i vostri cari.

    Ai numerosissimi pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    INDEM ICH, LIEBE BRÜDER und Schwestern, euch diese tröstliche Glaubenswahrheit erneut in Erinnerung rufe und eurer Betrachtung empfehle, grüße ich euch alle sehr herzlich zu der heutigen Audienz: alle genannten und ungenannten Gruppen, die Familien, die Priester und Ordensleute.

    Mit besonderer Freude grüße ich alle Teilnehmer an der diesjährigen Pilgerfahrt ”Rom im Rollstuhl“ aus der Schweiz. Den Veranstaltern bekunde ich meine Anerkennung und meinen Dank für diese lobenswerte Initiative christlicher Nächstenliebe, die sich schon seit mehreren Jahren jährlich wiederholt. Die Kranken und Behinderten ermutige ich in ihrer Treue zu Christus und der Kirche, in der sie gerade in ihrem Leid Trest und Geborgenheit finden. Gott segne und behüte euch und alle die euch hilfsbereit zur Seite stehen!

    * * *

    EINEN HERZLICHEN Willkommensgruß richte ich sodann an die Pilgergruppe des Katholischen Siedlungsdienstes, die aus allen deutschen Diözesen unter der Leitung von Bischof Hermann Josef Spital und Weihbischof Wilhelm Wöste nach Rom gekommen ist. Die kirchlichen Siedlungswerke haben in den vergangenen Jahrzehnten vielen Menschen ein würdiges Zuhause und familiengerechtes Heim gegeben. Für diesen anerkennenswerten Dienst an der Familie, der zugleich ein Dienst am Leben und für die Kirche ist, möchte ich Ihnen aufrichtig danken. Ebenso ermutige ich Ihre Verbände auch, die Leistungen für die Weltwohnungshilfe verstärkt fortzusetzen. Ich wünsche Ihren Bemühungen Erfolg und erteile Ihnen und allen hier anwesenden Pilgern deutscher Sprache für Gottes Beistand von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    SALUDO AHORA con afecto a todos los peregrinos de lengua española.

    En particular, a los Religiosos Terciarios Capuchinos; al numeroso grupo de seminaristas Legionarios de Cristo; y a las Religiosas Mercedarias del Santísimo Sacramento. A todos aliento a una entrega sin reservas a su vocación y ministerio eclesial.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados irmaos e irmãs de língua portuguesa,

    SAUDO CORDIALMENTE quantos me escutam de língua portuguesa, em particular os grupos de visitantes e peregrinos do Brasil, provenientes de várias cidades capitais dos Estados de Rio de Janeiro, São Paulo, Minas Gerais, Paraná e Rio Grande do Sul.

    Sede bem-vindos! E que leveis desta visita a Roma mais viva a certeza que é apelo: Jesus Cristo morreu por mim, para minha salvação! Que vos iluminem os testemunhos de São Pedro e São Paulo e vos assista a graça de Deus, que imploro para vós e vossas famílias, com a Bênção Apostólica.

    Ai fedeli polacchi

    WITAM SERDECZNIE wszystkich przybyłych na dzisiejszą audiencję księży biskupów: księdza biskupa Rozwadowskiego, księdza biskupa Szymeckiego, księdza biskupa Szlagę; oraz grupy pielgrzymów: z Krakowa, parafia św. Jana Kantego; z Mogiły-Nowej Huty, z sanktuarium parafii Swiętego Krzyża; z Andrychowa, parafia św. biskupa i męczennika Stanisława; z Warszawy z parafii św. Klemensa, ojcowie redemptoryści; również z Warszawy, z kościoła Ducha Swiętego, ojcowie paulini; z Kielc, z parafii św. Maksymiliana Kolbe; z Radomia z parafii Chrystusa Nauczyciela; z Grzmucina, diecezja sandomiersko-radomska, z parafii św. Maksymiliana Kolbe; z tejże diecezji, ze Searachowich, z parafii Matki Bożej Nieustającej Pomocy; z diecezji, łódzkiej - parafia Matki Bożej Królowej Polski z Włodzimierzowa k. Piotrkowa Trybunalskiego; duszpasterstwo akademickie z Olsztyna; z diecezji chełmińskiej - pielgrzymówz parafii św. Tomasza, Nowe Miasto Lubawskie; studentów z diecezji łomżyńskiej: z archidiecezji poznańskiej pielgrwymkę z parafii krotoszyńskich i dekanatu; również uczestników pieszej pielgrzymki duszpasterstwa księży pallotynów z Warszawy do Częstochowy; przedstawicieli wspólnot katechumenalnych w Polsce; szczegolnie pozdrawiam przyjaciół i dobrodziejów Fundacji Jana Pawła II; prócz tego polskoamerykańską pielgrzymkę z księdzem biskupem Maidą z Green Bay; z kościoła św. Alojzego z Indian Ochard również pielgrzymkę polonijną z Chicago z parafii św. Stanisława biskupa męczennika, ojcowie franciszkanie konwentualni; z Krakowa uczniów i profesorów X Liceum Ogólnokształcącego; członków Towarzystwa Przyjazni Polsko-Włoskiej; studentów i pracownikow naukowych Uniwersytetu Warszawskiego; kolejarzy z Katowic; uczestnikow grup turystycznych PKS, Orbisu, Turysty, Sport-Turysty i mnych, poza tymi pielgrzymów zarówno z kraju, iak i z emigracji . . . Serdecznie pozdrawiam wszystkich obecnych tutaj moich rodaków, życzę błogosławieństwa Bożego dla nich samych, dla tych, których tutaj reprezentują.

    Ai gruppi di lingua italiana

    DESIDERO ORA porgere il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana, ed anzitutto ai fedeli della diocesi di Belluno-Feltre, venuti a Roma per ricordare il decimo anniversario della morte del mio predecessore Giovanni Paolo I. Mi compiaccio con loro per questo gesto di affetto e di devozione verso un Pontefice tanto amato da tutta la cristianità, e li esorto a tenere sempre presente il suo messaggio, breve ma essenziale, fondato sulle virtù teologali della fede, speranza e carità, le prime tre di quelle “sette lampade” - come egli le chiamò - che sono le virtù cristiane.

    * * *

    SALUTO POI il numeroso gruppo dei pellegrini di Patti, venuti per ricambiare la visita da me fatta al santuario di Tindari, durante il recente viaggio apostolico in Calabria ed a Messina. Saluto il loro Vescovo Monsignor Carmelo Ferraro, i sindaci dei comuni del territorio diocesano, gli artisti che hanno voluto donare una loro opera di soggetto mariano. A tutti il mio augurio e la mia Benedizione.

    * * *

    UNO SPECIALE PENSIERO va ai Padri della Confederazione dell’Oratorio di San Filippo Neri, presenti in Roma per la definitiva approvazione delle nuove Costituzioni. Invoco su di loro una copiosa effusione di doni divini per un rinnovato impegno nella diffusione del prezioso carisma del loro Fondatore, da cui tanto bene può venire anche agli uomini del nostro tempo.

    * * *

    UN SALUTO, POI, alle Capitolari della Congregazione Missionaria delle Sorelle di Santa Gemma, alle quali rivolgo un augurio per le opere caritative e missionarie svolte secondo lo spirito Passionista. Saluto anche le suore e le novizie delle Francescane dei Sacri Cuori e benedico le loro molteplici opere ed istituti di educazione, di assistenza, di servizio ospedaliero, di aiuto alle parrocchie.

    * * *

    SONO QUI PRESENTI anche tre pellegrinaggi parrocchiali: i fedeli di Armento, in Diocesi di Tricarico, accompagnati dal parroco, che celebra il 50° anniversario di ordinazione sacerdotale; i fedeli di Galàtone, in diocesi di Nardò, con il loro parroco; ed i fedeli della parrocchia di San Francesco in Cagnano-Varano, diocesi di Manfredonia, i quali stanno per iniziare la costruzione della nuova chiesa parrocchiale. Benedico volentieri la prima pietra che essi collocheranno nelle fondamenta dell’edificio sacro, e tutti esorto a generosa coerenza cristiana perché, grazie anche alla loro testimonianza, il regno di Dio possa crescere nel mondo di oggi.

    * * *

    SALUTO I SOCI del Lions Club di Catania-Nord; gli operai della fabbrica “Dalmacija”, provenienti da Dugi-Rat, vicino a Split; l’Associazione Nazionale Famiglie dei Caduti e Dispersi in guerra; l’Associazione degli ex-internati della sezione Padova. A tutti raccomando di essere sempre messaggeri di pace, costruttori di amicizia e di solidarietà, mentre invoco il conforto del Signore a sostegno dei buoni propositi di ciascuno.

    * * *

    RIVOLGO INFINE una parola di incoraggiamento alle socie della “Federazione Italiana Donne nelle Arti e nelle Professioni” del Club di Roma, mentre le esorto ad operare sempre con impegno per l’elevazione culturale della donna, e per la sua affermazione, al di la di ogni discriminazione, in una società più giusta ed umana.

    Ai giovani, ai malati e agli sposi novelli

    COME DI CONSUETO desidero infine rivolgere un particolare, affettuoso saluto ai giovani, ai malati e agli sposi novelli presenti in questa Udienza.

    Voi siete sempre i benvenuti. A tutti auguro ogni bene ed assicuro il mio ricordo nella preghiera. Il Signore conceda a ciascuno di voi quanto gli sta a cuore.

    Vi accompagni sempre la mia Benedizione Apostolica.



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