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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Agosto 1988 Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:04
    Gesù Cristo libera l'uomo dalla schiavitù del peccato per dargli la libertà nella verità


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Castel Gandolfo - Mercoledì, 3 agosto 1988



    1. Cristo è il salvatore, è venuto infatti nel mondo per liberare, a prezzo del suo sacrificio pasquale, l’uomo dalla schiavitù del peccato. Lo abbiamo visto nella catechesi precedente. Se il concetto di “liberazione” fa riferimento da un lato al male, liberati dal quale troviamo “la salvezza”, dall’altro lato fa riferimento al bene, per il cui conseguimento siamo stati liberati da Cristo, redentore dell’uomo e del mondo con l’uomo e nell’uomo. “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 32). Queste parole di Gesù precisano in modo molto conciso il bene, per il quale l’uomo è stato liberato ad opera del Vangelo nell’ambito della redenzione di Cristo. È la libertà nella verità. Essa costituisce il bene essenziale della salvezza, operata da Cristo. Attraverso questo bene il regno di Dio realmente “è vicino” all’uomo e alla sua storia terrena.

    2. La liberazione salvifica che Cristo opera nei riguardi dell’uomo contiene in sé, in un certo senso, le due dimensioni: liberazione “dal” (male) e liberazione “per il” (bene), che sono intimamente unite, si condizionano e si integrano reciprocamente.

    Tornando ancora al male dal quale Cristo libera l’uomo - cioè al male del peccato - bisogna aggiungere che mediante i “segni” straordinari della sua potenza salvifica (cioè: i miracoli), da lui operati guarendo i malati dalle varie infermità, egli indicava sempre, almeno indirettamente, questa essenziale liberazione, che è la liberazione dal peccato, la sua remissione. Ciò appare chiaramente nella guarigione del paralitico, al quale Gesù, prima disse: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”, e solo dopo: “Alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (Mc 2, 5. 11). Compiendo questo miracolo Gesù si rivolse a coloro che lo circondavano (specialmente a coloro che lo tacciavano di bestemmia, poiché solamente Dio può rimettere i peccati): “Perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati” (Mc 2, 10).

    3. Negli Atti degli Apostoli leggiamo che Gesù “passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” (At 10, 38). Infatti appare dai Vangeli che Gesù sanava i malati da molte infermità (come per esempio quella donna curva che “non poteva drizzarsi in nessun modo” [cf. Lc 13, 10-16]). Quando gli accadeva di “scacciare gli spiriti cattivi”, se lo accusavano di far questo con l’aiuto del maligno, egli rispondeva dimostrando il non senso di una tale insinuazione e diceva: “Ma se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12, 28; cf. Lc 11, 20). Col liberare gli uomini dal male del peccato, Gesù smaschera colui che è il “padre del peccato”. Proprio da lui, dallo spirito maligno, ha inizio “la schiavitù del peccato” nella quale si trovano gli uomini. “In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8, 34-36).

    4. Di fronte all’opposizione dei suoi ascoltatori, Gesù aggiungeva: “. . . Da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato. Perché non comprendete il mio linguaggio? Perché non potete dare ascolto alle mie parole, voi che avete per padre il diavolo, e volete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna” (Gv 8, 42-44). È difficile trovare un testo in cui il male del peccato sia mostrato in modo così forte nella sua radice di falsità diabolica.

    5. Sentiamo ancora una volta le parole di Gesù: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8, 36). “Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli: conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8, 31-32). Gesù Cristo venne per liberare l’uomo dal male del peccato. Questo male fondamentale ha il suo inizio nel “padre della menzogna” (come si vede già nel libro della Genesi) (cf. Gen 3, 4). Per questo la liberazione dal male del peccato, operata sino alle sue stesse radici, deve essere la liberazione verso la verità e per mezzo della verità. Gesù Cristo rivela questa verità. Egli stesso è “la verità” (Gv 14, 6). Questa verità porta con sé la vera libertà. È la libertà dal peccato e dalla menzogna. Coloro che erano “schiavi del peccato” perché si trovavano sotto l’influsso del “padre della menzogna”, vengono liberati mediante la partecipazione alla verità, che è il Cristo - e nella libertà del Figlio di Dio essi stessi raggiungono “la libertà dei figli di Dio” (cf. Rm 8, 21). San Paolo può assicurare; “La legge dello Spirito che dà la vita in Cristo Gesù ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte” (Rm 8, 2).

    6. Nella stessa lettera ai Romani l’Apostolo presenta in modo eloquente la decadenza umana, che il peccato porta con sé. Guardando il male morale dei suoi tempi, scrive che gli uomini, avendo dimenticato Dio, “hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa” (Rm 1, 21). “Hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del Creatore” (Rm 1, 25). “E poiché hanno disprezzato la conoscenza di Dio, Dio li ha abbandonati in balia d’una intelligenza depravata, sicché commettono ciò che è indegno” (Rm 1, 28).

    7. In altri passi della sua lettera l’Apostolo passa dalla descrizione esterna all’analisi dell’interno umano, dove si combattono tra loro il bene e il male. “Io non riesco a capire neppure ciò che faccio: infatti non quello che voglio io faccio, ma quello che detesto. Ora, se faccio quello che non voglio, io riconosco che la legge è buona; quindi non sono più io a farlo, ma il peccato che abita in me” (Rm 7, 15-17). “Nelle mie membra vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente e mi rende schiavo della legge del peccato . . .”. “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore!” (Rm 7, 23-25). Da questa analisi paolina risulta che il peccato costituisce una profonda alienazione; in un certo senso “rende estraneo” l’uomo a se stesso nel suo intimo “io”. La liberazione viene con la “grazia e la verità” (cf. Gv 1, 17) portata da Cristo.

    8. Si vede chiaro in che cosa consiste la liberazione operata da Cristo: verso quale libertà egli ci ha resi liberi. La liberazione operata da Cristo si distingue da quella attesa dai suoi contemporanei in Israele. Infatti ancora prima di andare definitivamente al Padre, Cristo veniva interrogato da coloro che erano i suoi più intimi: “Signore è questo il tempo in cui ricostruirai il regno di Israele?” (At 1, 6). E dunque ancora allora - dopo l’esperienza degli eventi pasquali - essi continuavano a pensare alla liberazione in senso politico: sotto questo aspetto veniva atteso il Messia, discendente di Davide.

    9. Ma la liberazione operata da Cristo a prezzo della sua passione e morte in croce, ha un significato essenzialmente diverso: è la liberazione da ciò che nel più profondo dell’uomo ostacola il suo rapporto con Dio. A quel livello il peccato significa schiavitù; e Cristo ha vinto il peccato per innestare nuovamente nell’uomo la grazia della divina figliolanza, la grazia liberatrice. “E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto uno spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: «Abbà, Padre!»” (Rm 8, 15).

    Tale liberazione spirituale, cioè “la libertà nello Spirito Santo”, è dunque il frutto della missione salvifica di Cristo: “Dove c’è lo Spirito del Signore ivi è la libertà” (2 Cor 3, 17). In questo senso siamo “stati chiamati alla libertà” (Gal 5, 13) in Cristo e per mezzo di Cristo. “La fede che opera per mezzo della carità” (Gal 5, 6) è l’espressione di questa libertà.

    10. Si tratta della liberazione dell’uomo interiore, della “libertà del cuore”. La liberazione in senso sociale e politico non è la vera opera messianica di Cristo. D’altra parte bisogna constatare che senza la liberazione da lui operata, senza la liberazione dell’uomo dal peccato, e quindi da ogni specie di egoismo, non si può compiere neppure alcuna reale liberazione in senso socio-politico. Nessun cambiamento puramente esteriore delle strutture porta a una vera liberazione della società, sino a quando l’uomo è sottomesso al peccato e alla menzogna, fino a quando dominano le passioni, e con esse lo sfruttamento e le varie forme di oppressione.

    11. Anche quella che si potrebbe chiamare liberazione in senso psicologico non si può compiere pienamente, se non con le forze liberatrici che provengono da Cristo. Essa fa parte della sua opera di redenzione. Solamente il Cristo è “la nostra pace” (Ef 2, 14). La sua grazia e il suo amore liberano l’uomo dalla paura esistenziale davanti alla mancanza di senso della vita e da quel tormento della coscienza che è il retaggio dell’uomo caduto nella schiavitù del peccato.

    12. La liberazione operata da Cristo con la verità del suo Vangelo, e definitivamente con il vangelo della sua croce e risurrezione, conservando il suo carattere soprattutto spirituale ed “interiore”, può estendersi su di un raggio d’azione universale, ed è destinata a tutti gli uomini. Le parole “per grazia infatti siete stati salvati” (Ef 2, 5) riguardano tutti. Nello stesso tempo, però, questa liberazione, che è “una grazia”, cioè un dono, non può compiersi senza la partecipazione dell’uomo. L’uomo deve accoglierla con fede, speranza e carità. Deve “attendere alla sua salvezza con timore e tremore” (cf. Fil 2, 12). “È Dio infatti che suscita in voi il volere e l’operare secondo i suoi benevoli disegni” (Fil 2, 13). Consapevoli di questo dono soprannaturale, noi stessi dobbiamo collaborare con la potenza liberatrice di Dio, che col sacrificio redentore di Cristo è entrata nel mondo come fonte eterna di salvezza.

    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SUIS HEUREUX d’accueillir tous les pèlerins de langue française. Dans cette langue, j’adresse un cordial salut au groupe des scouts de la Cathédrale d’Athène; je leur offre tous mes vœux pour leur avenir de jeunes chrétiens.

    * * *

    JE SOUHAITE la bienvenue à Rome aux pèlerins de Tahiti qui reviennent de Terre Sainte et de Lourdes. Portez dans vos communautés les fruite de cette expérience de foi, et dites à vos frères du diocèse de Papeete les vœux du successeur de Pierre!

    * * *

    JE VOUDRAIS AUSSI exprimer mes félicitations et mes encouragemenes aux membres de l’Union mondiale des enseignants catholiques qui tiennent à Rome leur congrès. Je tiens à souligner combien leur tâche est importante: ils ont un rôle irremplaçable auprès des jeunes qu’ils aident à mûrir humainement et dans la foi, à qu’ils témoignent de la vérité du Christ, qu’ils ouvrent au sens de l’Eglise et aux formes diverses des engagements missionnaires. Qu’ils soient assurés de la confiance du Successeur de Pierre!

    A tous, je donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

    Ai fedeli di espressione inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I EXTEND A SPECIAL word of welcome to all the priests and religious who are present today, in particular to the Franciscan Sisters of the Heart of Jesus from Malta who are celebrating their Twenty-fifth and Fiftieth Anniversary of Religious Profession.

    * * *

    IT IS A PLEASURE to welcome the Methodist Youth Choir from England. Thank you for your presence and your singing. I assure you of my prayers.

    And I greet most cordially all the English-speaking visitors and pilgrims, especially those from Malaysia, Taiwan, Korea, Indonesia, England and the United States. To all of you I impart my Apostolic Blessing.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    BEMÜHEN WIR uns also, liebe Brüder und Schwestern, dieser Freiheit der Kinder Gottes in Christus immer voller teilhaftig zu werden, indem wir seine Frohe Botschaft mit lebendigem Glauben annehmen und ihr in unserem Leben zum Durchbruch verhelfen. Nehmt dies als geistliche Anregung von der heutigen Audienz, zu der ich euch alle sehr herzlich begrüße. Euch allen wünsche ich erholsame Ferientage für Leib und Seele und erbitte euch dazu Gottes besonderen Schutz und Segen.

    Ai pellegrini di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    DOY AHORA mi más cordial bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

    En particular al grupo de Religiosas Adoratrices, que hacen en Roma un curso de espiritualidad. Asimismo a la peregrinación “Fraternidad Cristiana de Enfermos de la Diócesis de Gerona”; queridos enfermos, que el Señor os haga descubrir la dimensión redentora del dolor con el que os asociáis a la cruz de Cristo.

    * * *

    FINALMENTE, mi saludo se dirige al grupo del Movimiento Schönstatt, de Puerto Rico, y de las parroquias de “Santa Luisa de Marillac” (Madrid) y de Nuestra Señora de Belén (Orihuela Alicante).

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

    SAÚDO TODOS OS caríssimos ouvintes de língua portuguesa, em especial os peregrinos anunciados, vindos de Portugal:

    - no contexto do Ano Mariano, os fiéis da paróquia de Nossa Senhora de Fátima, de Viana do Castelo; as afiliadas no movimento “Esperança e Vida”, provenientes de Fátima; e o “Grupo Coral Juvenil” da Maia, Diocese do Porto. Sede bem-vindos!

    Em conjunto, as vossas designaçoes já são mensagem: Jovens, vamos coralmente glorificar a Deus pela nossa fé, que age pela caridade! E todos, pelos caminhos da esperança e da vida, vamos fazer o que de Fátima nos diz a “Senhora da Mensagem”: rezar e converternos, para a salvação do mundo. Com a minha Bênçao Apostólica.

    Ad un gruppo di pellegrini provenienti dal Giappone

    Sia lodato Gesù Cristo!

    SALUTO CORDIALMENTE Sua Eccellenza Monsignor Hamao con il gruppo dei fedeli di Yokohama, giunti a Roma in pellegrinaggio per celebrare il 50° di fondazione della loro Diocesi.

    Vi auguro che la vostra vita di fede e quella degli altri fedeli di Yokohama sia un’autentica testimonianza per tutti i cittadini della vostra amata nazione.

    Saluto pure gli altri due gruppi di pellegrini provenienti dal Giappone e imparto volentieri a tutti la mia Benedizione Apostolica.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai pellegrini provenienti dalla Polonia

    PRAGNE TERAZ pozdrović polskich pielgrzymów: pomocników salezjańskich z parafii św. Stanisława Kostki - Kraków Dębniki; z bazyliki Matki Bożej Piekarskiej; pielgrzymów z bazyliki katedralnej w Tarnowie; z parafii św. Piotra i Pawła w Opolu; z parafii św. Jana Bosco z Poznania, Księża salezjanie; przedstawicieli Ruchu Kultury Chrześcijańskiej “Odrodzenie” z Poznania; współpracowników Sekretariatu Misyjnego księży pallotynów z całej Polski; grupę profesorów, uczestników piątego seminarium “Nauka, Religia, Dzieje” w Castel Gandolfo - z Krakowa, Warszawy, Torunia, Poznania i Wrocławia; pielgrzymów Polonii Amerykanskiej z Utica, Nowy Jork, z okazji Roku Maryjnego; grupę Towarzystwa Prźyjazni Polsko-Włoskiej z Poznania; grupę nauczycieli z Poznania; załoge jachtu “Oskar” z Zabrza; kolejarzy ze Szczecina; esperantystów z Grudziądza oraz uczestników grup turystycznych Almaturu, PTTK i Orbisu.

    Ai pellegrini italiani

    SALUTO ORA i pellegrini di lingua italiana ed in particolare il gruppo dei giovani atleti tedofori di Forino di Montoro, in provincia di Avellino, e dei loro accompagnatori. Ben volentieri accenderò la “fiaccola” che essi hanno qui recato per portarla poi, secondo la tradizione, presso la statua di San Nicola di Bari, loro Protettore, in occasione degli annuali festeggiamenti. Mentre li invito ad essere testimoni coerenti della fede tra i fratelli, con generoso impegno e grande amore per Cristo, luce delle genti, imparto a tutti loro la mia Benedizione.

    Ai giovani

    Rivolgo ora, come di consueto, il mio cordiale saluto ai giovani, ai ragazzi ed alle ragazze, qui presenti.

    CARISSIMI, in questo tempo delle vacanze estive, in cui siete liberi dagli impegni della scuola o dalle occupazioni del vostro lavoro, profittate per approfondire la vostra cultura religiosa mediante la lettura di buoni libri. Siate assidui nella esplorazione delle zone più riposte del vostro mondo interiore. Affinate la vostra spiritualità e vivete la vostra giovinezza secondo lo stile cristiano: così costruirete il vostro futuro con i tesori della tradizione bimillenario della Chiesa, e imparerete ad amare sempre di più Gesù che è vostro contemporaneo, come lo è stato di ogni epoca, e di ogni generazione essendo egli il Vivente, il compagno di viaggio e l’amico di ogni uomo. Siate autentici amici di Gesù e fate conoscere la sua vita, la sua speranza e il suo Regno.

    A tutti imparto la mia Benedizione.

    Agli ammalati

    UN PENSIERO PARTICOLARE a tutti voi, fratelli e sorelle ammalati, che partecipate a questa Udienza, e a quanti soffrono nelle corsie degli ospedali o nella solitudine delle proprie case.

    Vi invito ad offrire le vostre infermità e le prove, al Crocifisso, perché possiate, in unione con lui, portare il vostro contributo alla redenzione del mondo. Il dolore infatti, se accettato con fede, non cade invano, ma edifica la Chiesa.

    Vi sia di sostegno la mia particolare Benedizione.

    Agli sposi novelli

    UNA PAROLA di felicitazione e di augurio voglio esprimere pure a voi, sposi novelli, che avete voluto prendere parte a questo incontro per suggellare la vostra Unione matrimoniale con la Benedizione del Successore di Pietro. Vi auguro di essere sempre fedeli alla grazia del sacramento e di far sì che la vostra fede cristiana sia il fondamento stabile della vostra nascente famiglia. Vi benedico e vi assicuro la mia preghiera.

    Prima di concludere l’udienza generale di oggi, il Santo Padre esprime ai fedeli presenti all’incontro la sua partecipazione alla gioia della famiglia di Marco Fiora, il ragazzo torinese liberato ieri mattina, 2 agosto, in Calabria. Giovanni Paolo II rivolge un appello in favore della liberazione delle altre persone tuttora in mano ai loro sequestratori.
    Queste le parole del Santo Padre.

    Desidero esprimere a voi qui presenti la mia partecipazione alla gioia della famiglia di Marco Fiora, il ragazzo liberato proprio ieri dopo un sequestro durato lungo tempo. Già nel febbraio scorso anch’io avevo implorato la sua liberazione.

    Ora ringraziamo il Signore perché nella sua provvidenza e bontà ha disposto gli eventi nel senso buono e desiderato, mentre porgo al piccolo Marco ed ai suoi cari l’augurio di ogni bene.

    Rimane ancora, tuttavia, l’ansia e il desiderio per la liberazione di tante altre persone, tutt’ora misteriosamente sequestrate, e per queste chiedo ancora ai responsabili la liberazione.

    Prevalga il sentimento della giustizia e della fraternità sulla suggestione del ricatto.



    © Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana
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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:05
    Gesù Cristo libera l'uomo e l'umanità verso una «nuova vita»


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Castel Gandolfo - Mercoledì, 10 agosto 1988



    1. È bene ribadire ciò che abbiamo detto nelle ultime catechesi considerando la missione salvifica di Cristo come liberazione, e Gesù come liberatore. Si tratta della liberazione dal peccato come male fondamentale, che “imprigiona” l’uomo dal di dentro, sottoponendolo alla schiavitù di colui che da Cristo viene chiamato il “padre della menzogna” (Gv 8, 44). Si tratta, nello stesso tempo, della liberazione verso la verità, che ci dà la partecipazione alla “libertà dei figli di Dio” (cf. Rm 8, 21). Gesù dice: “Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero” (Gv 8, 36). La “libertà dei figli di Dio” proviene dal dono di Cristo, che porta all’uomo la partecipazione alla figliolanza divina, cioè la partecipazione alla vita di Dio.

    Dunque l’uomo liberato da Cristo, non solo riceve la remissione dei peccati, ma viene elevato a “una nuova vita”. Cristo, come autore della liberazione dell’uomo, è il creatore della “nuova umanità”. In lui diventiamo “una creatura nuova” (cf. 2 Cor 5, 17).

    2. Nella presente catechesi chiariamo ulteriormente questo aspetto della liberazione salvifica, che è opera di Cristo. Essa appartiene all’essenza stessa della sua missione messianica.

    Gesù stesso ne parlava, per esempio, nella parabola del Buon Pastore, quando diceva: “Io sono venuto perché (le pecore) abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza” (Gv 10, 10). Si tratta di quella abbondanza di vita nuova, che è la partecipazione alla vita stessa di Dio.

    Anche in questo modo si realizza nell’uomo “la novità” dell’umanità di Cristo: l’essere “una creatura nuova”.

    3. È ciò che con un parlare figurato e molto suggestivo, Gesù dice nel suo colloquio con la Samaritana presso il pozzo di Sicar: “Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: «Dammi da bere!», tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva. Gli disse la donna: «Signore, tu non hai un mezzo per attingere e il pozzo è profondo; da dove hai dunque quest’acqua viva?» . . . Rispose Gesù: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete, anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna»” (Gv 4, 10-14).

    4. Anche alla folla Gesù ripeté questa verità con parole molto simili, insegnando durante la festa delle Tende: “Chi ha sete venga a me e beva, chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno” (Gv 7, 37-38). I “fiumi di acqua viva” sono l’immagine della nuova vita a cui partecipano gli uomini in virtù della morte in croce di Cristo. In questa visuale la Tradizione patristica e la liturgia leggono anche il testo di Giovanni, secondo il quale dal costato (dal cuore) di Cristo, dopo la sua morte in croce, “uscì sangue e acqua”, quando un soldato romano “gli colpì il costato” (Gv 19, 34).

    5. Ma, secondo un’interpretazione cara a gran parte dei padri orientali e tuttora seguita da vari esegeti, fiumi di acqua viva sgorgheranno anche “dal seno” dell’uomo che beve l’“acqua” della verità e della grazia di Cristo. “Dal seno” significa: dal cuore. Viene infatti creato “un cuore nuovo” nell’uomo, come annunziavano - in modo molto chiaro - i profeti, e in particolare Geremia ed Ezechiele.

    Leggiamo in Geremia: “Questa sarà l’alleanza che io concluderò con la casa di Israele dopo quei giorni, dice il Signore: Porrò la mia legge nel loro animo, la scriverò nel loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi il mio popolo” (Ger 31, 33). In Ezechiele, ancora più esplicitamente: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo i miei precetti e vi farò osservare e mettere in pratica le mie leggi” (Ez 36, 26-27).

    Si tratta dunque di una profonda trasformazione spirituale, che Dio stesso realizza dentro l’uomo mediante “il soffio del suo Spirito” (cf. Ez 36, 26). I “fiumi di acqua viva” di cui parla Gesù significano la fonte di una vita nuova che è la vita “in Spirito e verità”, vita degna dei “veri adoratori del Padre” (cf. Gv 4, 23-24).

    6. Gli scritti degli apostoli, e in particolare le lettere di san Paolo, abbondano di testi su questo tema: “Se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco, ne sono nate di nuove” (2 Cor 5, 17). Il frutto della redenzione compiuta da Cristo è proprio questa “novità di vita”: “Vi siete infatti spogliati dell’uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza (di Dio), ad immagine del suo Creatore” (Col 3, 9-10). “L’uomo vecchio” è “l’uomo del peccato”. “L’uomo nuovo” è colui che grazie a Cristo ritrova in sé l’originale “immagine e somiglianza” del suo Creatore. Di qui anche quella energica esortazione dell’Apostolo a superare tutto ciò che in ciascuno di noi è peccato e retaggio del peccato: “Deponete anche voi tutte queste cose: ira, passione, malizia, maldicenze, e parole oscene dalla vostra bocca. Non mentitevi gli uni gli altri . . .” (Col 3, 8-9).

    7. Una simile esortazione si trova nella lettera agli Efesini: “Dovete deporre l’uomo vecchio con la condotta di prima, l’uomo che si corrompe dietro le passioni ingannatrici. Dovete rinnovarvi nello spirito della vostra mente e rivestire l’uomo nuovo, creato secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 22-24). “Siamo infatti opera sua, creati in Cristo Gesù per le opere buone che Dio ha predisposto perché noi le praticassimo” (Ef 2, 10).

    8. La redenzione è dunque la nuova creazione in Cristo. Essa è il dono di Dio - la grazia - e nello stesso tempo porta in sé una chiamata rivolta all’uomo. L’uomo deve cooperare all’opera di liberazione spirituale, compiuta in lui da Dio per mezzo di Cristo. È vero che “per questa grazia siete salvi mediante la fede; e ciò non viene da voi, ma è dono di Dio; né viene dalle opere, perché nessuno possa vantarsene” (Ef 2, 8). Certo l’uomo non può attribuire a se stesso la salvezza, la liberazione salvifica, che è dono di Dio in Cristo, ma nello stesso tempo deve vedere in questo dono anche la fonte di una incessante esortazione a compiere opere degne di un tale dono. Il quadro completo della liberazione salvifica dell’uomo comporta una profonda consapevolezza del dono di Dio nella croce di Cristo e nella risurrezione redentrice, e, nello stesso tempo, la consapevolezza della propria responsabilità per questo dono: consapevolezza degli impegni di natura morale e spirituale, che quel dono e quella chiamata impongono. Tocchiamo qui le radici di quello che possiamo chiamare l’“ethos della redenzione”.

    9. La redenzione compiuta da Cristo, che opera con la potenza del suo Spirito di verità (Spirito del Padre e del Figlio, Spirito di verità), ha una dimensione personale, che riguarda ogni uomo, e nello stesso tempo una dimensione inter-umana e sociale, comunitaria e universale.

    È un tema che vediamo svolto nella lettera agli Efesini, dove è descritta la riconciliazione delle due “parti” dell’umanità in Cristo: cioè di Israele, popolo eletto dell’antica alleanza, e di tutti gli altri popoli della terra: “Egli infatti (Cristo) è la nostra pace, colui che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, annullando, per mezzo della sua carne, la legge fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due (generi di uomini) un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, distruggendo in se stesso l’inimicizia” (Ef 2, 14-16).

    10. Ecco la definitiva dimensione della “creatura nuova” e della “novità di vita” in Cristo: la liberazione dalla divisione, l’“abbattimento del muro” che separa Israele dagli altri. In Cristo tutti sono il “popolo eletto”, perché in Cristo l’uomo è eletto. Ogni uomo, senza eccezione e differenza, viene riconciliato con Dio e - per ciò stesso - chiamato a partecipare all’eterna promessa di salvezza e di vita. L’umanità intera è nuovamente creata come “l’uomo nuovo . . . secondo Dio nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 24). La riconciliazione di tutti con Dio per mezzo di Cristo deve diventare la riconciliazione di tutti tra di loro; una dimensione comunitaria e universale della redenzione, piena espressione dell’“ethos della redenzione”.

    Ai fedeli di lingua francese

    JE SUIS HEUREUX d’accueillir à cette audience un pèlerinage œcuménique d’Athènes, organisé par les Sœurs de la Pammacaristos. Que la Mère du Seigneur vous accompagne sur votre route et vous fortifie dans la foi et l’amour de son Fils!

    * * *

    JE SALUE affectueusement le groupe de personnes handicapées venu de Vaux-sur-Seine en France; je prie pour que le Christ Sauveur vous aide à faire face à vos difficultés et soulage vos souffrances.

    * * *

    J’ADRESSE AUSSI mes encouragements aux Religieuses Dominicaines du Canada. Je leur souhaite de vivre leur consécration et leur apostolat avec l’aide de Marie et avec la générosité qui fut celle de la Servante du Seigneur.

    A toutes les personnes de langue française, les jeunes et les aînés, je dis mes vœux cordiaux. Je leur donne bien volontiers ma Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I AM PLEASED to welcome all the English-speaking pilgrims, especially those who have come to Rome for the close of the Marian Year.

    I extend my cordial greetings to the Sisters of the Presentation of Mary, who are celebrating the hundred and fiftieth anniversary of the death of their Foundress. Dear Sisters, may the example of Mary inspire you to be open to the word of God and as faithful in serving him as she was.

    * * *

    TO THE PHILIPPINE pilgrims from the Diocese of Legazpi I express my best wishes that your visit to Rome on this occasion may strengthen you in your faith and Christian life. I also greet the Nigerian pilgrims from Bendel State. On all the English-speaking visitors I invoke God’s abundant blessings.

    Ai numerosi pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    UNSERE ERLÖSUNG in Jesus Christus kennt auch nicht nur eine persönlich-individuelle Dimension, sondern sie ist endgültig zwischenmenschlich, sozial und universal angelegt. Es gibt keine Trennung mehr zwischen Völkern, Geschlechtern und Gruppen. ” Denn er (Christus) ist unser Friede “. Ja, mögen wir Christus wirklich immer mehr zu unserem Frieden werden lassen, in unserem Herzen, in unseren Familien, unter uns Christen und auf unserer weiten und schönen Welt.

    Mit diesen Ausführungen über unseren Glauben grüße ich alle deutschsprachigen Pilger und Besucher. Ich wünsche euch einen frohen und bereichernden Romaufenthalt und erteile euch und euren Lieben in der Heimt für Gottes steten Schutz und Beistand von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai numerosi fedeli di espressione spagnola

    TRAS LA REFLEXIÓN sobre los contenidos de nuestra fe, deseo ahora saludar cordialmente a los peregrinos y visitantes procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

    En particular, saludo a los neosacerdotes de la diócesis de Cartagena -Murcia y a las Religiosas de la Sagrada Familia de Urgel. A todos aliento a una entrega generosa e ilusionada a los ideales de vocacion.

    * * *

    IGUALMENTE, SALUDO a las peregrinaciones procedentes de Argentina, Barcelona, Gerona, Bilbao, Madrid y Córdoba. A todos bendigo de corazón.

    Ai fedeli polacchi

    SERDECZNIE POZDRAWIAM wszystkich pielgrzymów obecnych na tej audiencji, w szczególności grupy, które po kolei wymienię: pielgrzymkę z sanktuarium Krzyża Swiętego - Kraków Mogiła; Teatr Słowa pod Krzyżem; pielgrzymkę Przyjaciół Seminarium Warszawskiego; młodzież z parafii św. Andrzeja Boboli z Warszawy, Księża jezuici, na pięćdziesięciolecie kanonizacji; pielgrzymkę młodzieżową z parafii św. Wawrzyńca z Sochaczewa koło Warszawy; pielgrzymkę wspólnoty “Swiatło-Zycie” od księży zmartwychwstańców z Warszawy; również z Warszawy, pielgrzymkę Przymierza Rodzin z parafii Sw. Krzyża, księża misjonarze; z parafii św. Marii Magdaleny z Tych, diecezja katowicka; z diecezji lubelskiej - pielgrzymkę z parafii Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny z Kraśnika; z diecezji chełmińskiej - pielgrzymkę duszpasterstwa akademickiego z Gdyni, parafia Najświętszego Serca Pana Jezusa; z diecezji siedleckiej, pielgrzymkę z parafii św. Antoniego z Wandowa; z diecezji warmińskiej, pielgrzymów z parafii św. Józefa - Olsztyn; również pielgrzymów z parafii Matki Bożej Różańcowej z Olsztyna; z parafii bł. Brata Alberta - Szczecin; z dekanatu Police - diecezja szczecińsko-kamieńska; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa, Bytom - księża zmartwychwstańcy; chór dziewczęcy “Canzona” z Murowanej Gośliny, archidiecezja poznańska; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej, Szczecin-Dąbie; współpracowników księży pallotynów z całej Polski; Polski Związek Katolicko-Społeczny z Lublina; grupę nauczycieli z Warszawy; również grupę nauczycieli z Poznania; duszpasterstwo akademickie z Rzeszowa; grupę Przyjazńi Polsko-Włoskiej z Łodzi; prócz tego uczestników grup turystycznych Orbisu, PKS z Warszawy i Turysty.

    Ad un gruppo di pellegrini giapponesi

    Sia lodato Gesù Cristo!

    CARISSIMI TERZIARI francescani e voi tutti giovani pieni di vitalità, vi saluto cordialmente.

    In questi giorni voi sicuramente avete goduto della esperienza del pellegrinaggio, e avete approfondito la conoscenza nel campo delle vostre attività.

    Ora desidero che il frutto di questi giorni giovi ancor più a voi stessi e ai vostri connazionali.

    Con questo augurio vi benedico volentieri.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai giovani

    ED ORA RIVOLGO una parola di saluto e di augurio a voi, giovani, che siete qui presenti per manifestare la vostra testimonianza di fede cristiana e per essere incoraggiati a crescere in essa.

    Carissimi, vi accolgo con gioia e, mentre assicuro il mio particolare ricordo nella preghiera, perché ciascuno di voi sappia scorgere i segni della Provvidenza in ogni circostanza della vita quotidiana, vi invito ad essere testimoni convinti della lieta e buona verità evangelica, nutrendovi della Parola di Dio e del Cibo Eucaristico, che dona la vita divina e la forza di portare agli altri la novità e la pienezza di un’esistenza redenta.

    La Vergine Santa, che nulla antepose all’amore del Signore e divenne la Madre della Vita, sostenga la vostra fedeltà ai propositi di bene, da cui siete animati, ed ottenga per voi la grazia di aderire con tutto il cuore a Cristo, servendolo nei fratelli.

    Vi sono spiritualmente vicino con la Benedizione Apostolica.

    Agli ammalati

    SALUTO VOI, cari ammalati, a cui ricordo che il Redentore è vostro conforto e vostra consolazione; in ogni circostanza Egli è il Dio vicino, che santifica il soffrire, e che lenisce le vostre ferite fisiche e morali, rendendole luminose come le stigmate della sua Risurrezione.

    La Vergine Maria, “Salute degli infermi”, vi assista con la sua materna sollecitudine, vi sia di sostegno la mia Apostolica Benedizione che imparto a voi ed a quanti vi sono cari.

    Agli sposi novelli

    GIUNGA INFINE la mia parola di saluto e di benvenuto a voi, sposi novelli. Carissimi, all’augurio di una vita familiare gioiosa e serena unisco l’esortazione a vivere il vostro reciproco amore, reso santo dal sacramento del matrimonio, per una costante crescita nella carità di Cristo e per contribuire all’edificazione della Chiesa.

    Mediante Maria, che non delude quanti a Lei si affidano, ponete quotidianamente la vostra esistenza nelle mani provvide di Dio.

    Vi accompagno con la mia Benedizione.



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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:06
    Gesù Cristo modello perfetto ed efficace della trasformazione salvifica dell'uomo


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Castel Gandolfo - Mercoledì, 17 agosto 1988



    1. Nel graduale sviluppo della catechesi sul tema della missione di Gesù Cristo, abbiamo visto che egli è colui che opera la liberazione dell’uomo per mezzo della verità del suo Vangelo, la cui ultima e definitiva parola è la croce e la risurrezione. Cristo libera l’uomo dalla schiavitù del peccato e gli dona una nuova vita mediante il suo sacrificio pasquale. La redenzione è divenuta una nuova creazione. Dal sacrificio redentore e dalla risurrezione del Redentore prende inizio una “umanità nuova”. Dio accogliendo il sacrificio di Cristo, “crea” l’uomo nuovo “nella giustizia e nella santità vera” (Ef 4, 24): l’uomo che diventa adoratore di Dio “in spirito e verità” (Gv 4, 23).

    Nella sua figura storica Gesù Cristo ha per questo “uomo nuovo” il significato di un perfetto modello - cioè dell’ideale. Colui, che nella sua propria umanità era la perfetta “immagine del Dio invisibile” (Col 1, 15), diventa per mezzo della sua vita terrena - per mezzo di tutto ciò che “fece e insegnò” (At 1, 1) - e soprattutto mediante il sacrificio - un modello visibile per gli uomini. Il modello più perfetto.

    2. Entriamo qui nell’ambito del tema della “imitazione di Cristo” che è chiaramente presente nei testi evangelici e in altri scritti apostolici, anche se la parola “imitazione” non appare nei vangeli. Gesù esorta i suoi discepoli a “seguirlo (greco [termine greco]) (cf. Mt 16, 24), “Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua” (cf. anche Gv 12, 26).

    Solo in Paolo troviamo questa parola, quando l’Apostolo scrive: “Fatevi miei imitatori, come io lo sono di Cristo” (greco [termine greco]) (1 Cor 11, 1). E altrove: “E voi siete diventati imitatori nostri e del Signore, avendo accolto la parola con la gioia dello Spirito Santo anche in mezzo a grande tribolazione” (1 Ts 1, 6).

    3. Ma bisogna osservare che la parola “imitazione” non è la cosa più importante qui. Importantissimo è il fatto, ad essa soggiacente: cioè, che l’intera vita e opera di Cristo, coronata dal sacrificio della croce, compiuto per amore, “per i fratelli”, rimane un duraturo modello e ideale. Induce dunque ed esorta non solo a conoscere ma anche e soprattutto ad imitare. Gesù stesso, del resto, dice nel cenacolo, dopo aver lavato i piedi agli apostoli: “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13, 15).

    La parola di Gesù non si riferisce solo al gesto di lavare i piedi, ma, mediante tale gesto, a tutta la sua vita, considerata un umile servizio. Ciascun discepolo viene invitato a seguire le orme del “Figlio dell’uomo”, il quale “non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per la moltitudine” (Mt 20, 28). È proprio alla luce di questa vita, di quest’amore, di questa povertà, infine di questo sacrificio, che l’“imitazione” di Cristo diventa un’esigenza per tutti i suoi discepoli e seguaci. Diventa in un certo senso la “struttura portante” dell’“ethos” evangelico, cristiano.

    4. Proprio in questo consiste quella “liberazione” per la vita nuova, di cui abbiamo parlato nelle precedenti catechesi. Cristo non ha trasmesso all’umanità solamente una magnifica “teoria”, ma ha rivelato in che senso e in quale direzione deve compiersi la trasformazione salvifica dell’uomo “vecchio” - l’uomo del peccato - nell’uomo “nuovo”. Questa trasformazione esistenziale, e in conseguenza morale, deve arrivare a conformare l’uomo a quel “modello” originalissimo, secondo il quale egli è stato creato. Solamente ad un essere creato “ad immagine e somiglianza di Dio” possono essere rivolte le parole che leggiamo nella lettera agli Efesini: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi, e camminate nella carità, nel modo che anche Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio” (Ef 5, 1-2).

    5. Cristo dunque è il modello sulla via di questa “imitazione di Dio”. Nello stesso tempo è lui solo che rende realizzabile questa imitazione, quando, mediante la redenzione, ci offre la partecipazione alla vita di Dio. A questo punto Cristo diventa non solo il modello perfetto, ma il modello efficace. Il dono, cioè la grazia della vita divina, per opera del mistero pasquale della redenzione diventa la radice stessa della nuova somiglianza con Dio in Cristo, e dunque è anche la radice dell’imitazione di Cristo come modello perfetto.

    6. Da questo fatto attingono la loro forza ed efficacia esortazioni come quella di san Paolo (ai Filippesi): “Se c’è . . . qualche consolazione in Cristo, se c’è conforto derivante dalla carità, se c’è qualche comunanza di spirito, se ci sono sentimenti di amore e di compassione, rendete piena la mia gioia con l’unione dei vostri spiriti, con la stessa carità, con i medesimi sentimenti. Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ognuno di voi con tutta l’umiltà, consideri gli altri superiori a se stesso. Non cerchi ciascuno il proprio interesse, ma anche quello degli altri” (Fil 2, 1-4).

    7. Dove fa riferimento una tale “parenesi”? Dove fanno riferimento tali esortazioni e tali esigenze poste ai Filippesi? Tutta la risposta è contenuta nei successivi versetti della lettera: “Tali sentimenti . . . erano in Gesù Cristo . . . e abbiate in voi gli stessi sentimenti” (cf. Fil 2, 5). Cristo, infatti, “assumendo la condizione di servo umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 7-8).

    L’Apostolo tocca ciò che costituisce il punto centrale e nevralgico di tutta l’opera della redenzione, compiuta da Cristo. Qui si trova anche la pienezza del modello salvifico per ognuno dei redenti. Qui c’è il punto culminante dell’imitazione del Maestro. Lo stesso principio di imitazione troviamo enunciato anche nella lettera di san Pietro: “Ma se facendo il bene sopporterete con pazienza la sofferenza, ciò sarà gradito davanti a Dio. A questo infatti siete stati chiamati, poiché anche Cristo pati per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme” (1 Pt 2, 20-21).

    8. Nella vita umana la sofferenza ha il significato di una prova morale. Ciò significa soprattutto una prova delle forze dello spirito umano. Una tale prova ha un significato “liberatorio”: essa libera le forze nascoste dello spirito, permette loro di manifestarsi, e contemporaneamente diventa occasione di purificazione interiore. Qui si applicano le parole della parabola della vite e dei tralci proposta da Gesù, quando presenta il Padre come colui che coltiva la vigna: “Ogni tralcio che in me non porta frutto lo pota perché porti più frutto” (Gv 15, 2). Quel frutto infatti, dipende dal rimanere (come i tralci) in Cristo, la vite, nel suo sacrificio redentore, poiché “senza di lui non possiamo far nulla” (cf. Gv 15, 5). Invece, come afferma l’apostolo Paolo: “Tutto posso in colui che mi dà la forza” (Fil 4, 13). E Gesù stesso dice: “Chi crede in me, compirà le opere che io compio” (Gv 14, 12).

    9. La fede in questa potenza trasformatrice di Cristo nei riguardi dell’uomo ha le sue più profonde radici nell’eterno disegno di Dio circa la salvezza umana: “Quelli che egli (Dio) da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati ad essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli” (Rm 8, 29). In questa direzione il Padre “pota” ogni tralcio, come leggiamo nella parabola (Gv 15, 2). E per questa via si compie la graduale trasformazione del cristiano secondo il modello di Cristo, fino al punto che in lui, “riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore”. Così l’Apostolo nella seconda lettera ai Corinzi (2 Cor 3, 18).

    10. Si tratta di un processo spirituale, da cui scaturisce la vita: e, in tale processo, è la morte generosa di Cristo che porta frutti, introducendo nella dimensione pasquale della sua risurrezione. Esso viene iniziato in ciascuno di noi dal Battesimo, sacramento della morte e risurrezione di Cristo, come leggiamo nella lettera ai Romani: “Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (Rm 6, 4). Da quel momento, il processo di questa trasformazione salvifica in Cristo si sviluppa in noi “finché arriviamo tutti . . . allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4, 13).

    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SALUE AVEC JOIE les personnes de langue française présentes à cette audience. Je suis heureux d’accueillir les pèlerins grecs, catholiques et orthodoxes, venus de l’île de Tinos, connue sous le nom de “Lourdes de l’Orient”. Que la Mère du Seigneur vous fortifie dans la foi et l’amour de son Fils!

    Je salue également les pèlerins venus des îles lointaines de la Réunion et de la Martinique, ainsi que les membres du pèlerinage du Cameroun.

    Enfin, aux pèlerins du Liban, je dis mon affection et l’assurance de ma prière.

    A tous et à toutes, j’offre mes vœux cordiaux et je leur donne bien volontiers ma Bénédiction Apostolique.

    Ad un folto gruppo di visitatori provenienti da Hong Kong, da Taiwan, da Singapore e dalla Malaysia

    Dear Brothers and Sisters,

    I WISH TO EXTEND a warm welcome to the Chinese pilgrims from Taiwan, Hong Kong, Singapore and Malaysia. My cordial greeting also goes to the group of American students and professors from Saint Mary’s University in San Antonio, Texas. And to all the English-speaking visitors and pilgrims I offer my heartfelt greeting and I gladly impart my Apostolic Blessing.

    Ad un gruppo di insegnanti ed alunni del Collegio femminile di Kyoto

    Sia lodato Gesù Cristo!

    VI SALUTO CORDIALMENTE, carissimi Insegnanti del Collegio femminile di Kyoto. Siate i benvenuti a questo incontro.

    Kyoto richiama subito l’antica e nobile capitale e il centro delle migliori tradizioni giapponesi. Sta a voi, ora, carissimi, trasmettere nell’insegnamento tali tradizioni alle nuove generazioni, adattandole alle esigenze della odierna società giapponese.

    Vi auguro di cuore di poter adempiere questo ufficio trovando la migliore cooperazione delle vostre alunne.

    A Voi e a Loro ogni augurio di bene.

    A gruppi di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    MIT DIESER BRÜDERLICHEN Ermutigung verbinde ich meine besten Segenswünsche für eure Urlaubstage hier in der Ewigen Stadt. Dazu erbitte ich euch eine gesunde Rückkehr zu euren Familien in der Heimat. Gelobt sei Jesus Christus!

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    ME COMPLACE SALUDAR ahora a los numerosos peregrinos de lengua española, venidos de España y de América Latina. De modo particular, saludo al grupo de Hermanas Franciscanas Misioneras de María, a los feligreses de la parroquia Santa María de Onteniente de Valencia (España), y a un grupo de fieles mexicanos.

    * * *

    ENTRE LOS GRUPOS juveniles, saludo cordialmente a los miembros del Centro Juvenil de la Trinidad de Sevilla y al grupo de jóvenes de la archidiócesis de Toledo (España). Saludo igualmente a los dirigentes y jugadores del Club de Futbol “Newell’s Old Boys” de Rosario (Argentina).

    Muchos de vosotros habéis asistido a la conclusión del Ano Mariano. Este magno acontecimiento eclesial debe significar para todos y cada uno una llamada más profunda a sentirnos verdaderos hijos de María Santísima y a manifestarlo cada día con el ejemplo de nuestra vida cristiana.

    En prueba de mi afecto, os imparto a todos mi Bendición Apostólica.

    Ai numerosi fedeli di espressione portoghese

    Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa

    SAÚDO CORDIALMENTE quantos me escutam de língua portuguesa e desejo-lhes todo o bem no Senhor. Em particular, saúdo os Brasileiros anunciados, vindos de Belo Horizonte, assim como a peregrinação que veio ao encerramento do Ano Mariano, de Aparecida - santuário mariano nacional do Brasil - tendo à frente o Senhor Arcebispo, Dom Geraldo Penido: sede bem-vindos!

    Que também nas vossas terras perdurem os frutos espirituais do Ano Mariano! E que a Mãe da Igreja, que invocais como Nossa Senhora Aparecida, vos ajude a crescer na fé, imitando Jesus Cristo, e vos abençoe a vós, às vossas famílias e ao Brasil.

    Ai pellegrini polacchi

    WITAM SERDECZNIE pielgrzymów z duszpasterstwa Oazy Rodzin z Krakowa; chorych z Warszaway; piélgrzymów z parafii Matki Boskiej Saletyńskiej z Rzeszowa; pracowników naukowyck Akademii Rolniczej z Lublina; pielgrzymów z parafii św. Praksedy z Dokudowa, diecezja siedlecka; z parafii Swiętej Trójcy z Radzynia Podlaskiego, diecezja siedlecka; z parafii św. Mateusza, Łódz-Pabianice; pielgrzymów z Katolickiego Uniwersytetu Lubelskiego oraz innych uczelni Lublina; pielgrzymów z parafii Swiętej Trójcy, Starachowice; z Białegostoku - duszpasterstwo akademickie; z parafii Matki Boskiej Częstochowskiej z Moniek, archidiecezja w Białymstoku; z parafii Matki Bożej Królowej Różańca św., Gdańsk-Przymorze; Zrzeszenie Kaszubsko-Pomorskie, Gdańsk; Maksymiliański Ruch Trzeźwości, Gdańsk; współpracowników świeckich parafii św. Michała Archanioła, Sopot; z parafii Swiętej Rodziny ze Słupska, Księża salezjanie; chór katedralny, “De profundis” ze Szczecinka; pielgrzymów Oazy Rodzin ze Szczecina; diecezjalnej służby zdrowia również ze Szczecina; pielgrzymów z duszpasterstwa ojców franciszkanów, Wrocław i Opole; byłych maturzystów na dwudziestolecie matury z Tarnowa; Zespół Pieśni i Tańca “Kortowo” - Olsztyn, Akademia Rolnicza; grupę studentów i pracowników naukowych z Akademii Medycznej z Krakowa; grupę diakonów franciszkańskiej prowincji Matki Bożej Anielskiej, Kraków; prócz tego uczestników grup turystycznych Turysta z Wrocławia, PKS z Warszawy, Orbis, Juventur z Opola i Almatur z Lublina . . . Przyjmijcie tę katechezę drodzy Rodacy, podczas pierwszej audiencji, która ma miejsce, gdy zakończył się iuż Rok Maryjny. Zbliża się też w Polsce uroczystość jasnogórska. Z Jasnej Góry Matka Boża wciąż mówi do wszystkich Polaków: “czyńcie, co On wam nakazuje”. Niech katecheza dzisiejsza będzie jak gdyby wstępnym przygotowaniem do uroczystości Jasnogórskiej Królowej Polski.

    Ad alcuni gruppi di pellegrini italiani

    Rivolgo ora un particolare saluto ai pellegrini italiani.

    ANZITUTTO A VOI della diocesi di Acireale, venuti dalla Sicilia a Roma sotto la guida del vostro Pastore, Sua Eccellenza Monsignor Giuseppe Malandrino.

    Saluto anche le religiose presenti:

    - le Suore Domenicane del SS.mo Sacramento, guidate dalla nuova Madre Generale, Suor Tarcisia Ippolito;

    - e il gruppo di Ancelle dell’Amore Misericordioso, che ha partecipato a Collevalenza ad una intensa esperienza di preghiera e di rinnovamento.

    A tutti auguro di proseguire il cammino di fede illuminati dallo Spirito Santo, sostenuti da Maria e rafforzati dalla testimonianza degli Apostoli Pietro e Paolo.

    Ai giovani

    RIVOLGO ORA un affettuoso saluto ai giovani qui presenti. Voi sapete che il Papa vi vuole bene, vi vuole buoni, vi vuole lieti sempre. Mi è perciò gradito rivolgere a voi l’invito dell’Apostolo ai Filippesi: “Rallegratevi nel Signore, sempre; ve lo ripeto ancora: rallegratevi”. Affinché la vostra gioia sia piena e duratura bisogna che essa scaturisca da un cuore puro, da una coscienza retta e, in particolare, dall’amicizia sincera con Cristo Gesù. Da tale amicizia imparerete ad essere veramente buoni, lieti e generosi.

    Concludo questa mia affettuosa esortazione benedicendovi di cuore.

    Agli ammalati

    UN SALUTO e un abbraccio a voi, cari ammalati qui presenti, che rappresentate i tanti fratelli che soffrono nelle loro case, negli ospedali, nelle case di cura.

    Dal vangelo sappiamo quanto Gesù abbia prediletto gli infermi, riservando ad essi i palpiti più teneri del suo cuore, i miracoli più grandi della sua potenza ed assicurando loro “la consolazione” del suo Regno. Questo pensiero vi conforti nelle presenti tribolazioni, vi stimoli ad offrire le vostre pene al Signore e vi impegni a soffrire con Cristo, per purificare le vostre anime e, in pari tempo, contribuire al bene della Chiesa.

    Con tali pensieri vi benedico di cuore.

    Agli sposi novelli

    CARI SPOSI NOVELLI vi rivolgo un grazie per la vostra presenza, insieme ad un cordiale saluto e ad un fervido augurio.

    Il Signore benedica il vostro amore, suggellato dal Sacramento del Matrimonio, sostenga il vostro generoso proposito di dare testimonianza di vita cristiana esemplare, vi sia vicino, col suo aiuto, lungo il cammino che avete scelto di percorrere insieme sino alla fine.

    La Vergine Santa vi protegga sempre e vi conceda di vivere secondo giustizia, cioè virtuosamente, nella fedeltà vicendevole e nel serio impegno di trasmettere la vita e di educare cristianamente i figli.

    Confermo tali voti con la mia Benedizione.



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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:07
    Gesù Cristo modello di preghiera e di vita unita in modo filiale col Padre


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Castel Gandolfo - Mercoledì, 24 agosto 1988



    1. Gesù Cristo è il Redentore. Ciò che costituisce il centro e l’apice della sua missione, cioè l’opera della redenzione, comprende anche questo aspetto: egli è diventato il perfetto modello della trasformazione salvifica dell’uomo. A dire il vero già tutte le precedenti catechesi di questo ciclo si sono svolte nella prospettiva della redenzione. Abbiamo visto che Gesù annuncia il Vangelo del regno di Dio, ma abbiamo pure appreso da lui che solo nella redenzione per mezzo della croce e risurrezione il regno entra definitivamente nella storia dell’uomo. Allora egli “consegnerà” questo regno agli apostoli, perché esso perduri e si sviluppi nella storia del mondo mediante la Chiesa. È la redenzione, infatti, che porta in sé la “liberazione” messianica dell’uomo, che dalla schiavitù del peccato passa alla vita nella libertà dei figli di Dio.

    2. Gesù Cristo è il più perfetto modello di tale vita, come abbiamo appreso dagli scritti apostolici citati nella precedente catechesi.

    Colui, che è il Figlio consostanziale al Padre, unito con lui nella divinità “Io e il Padre siamo una cosa sola”(Gv 10, 30), mediante tutto quello che “fa e insegna” (cf. At 1, 1) costituisce l’unico modello, nel suo genere, di vita filiale rivolta e unita al Padre. Riferendoci a questo modello, rispecchiandolo nella nostra coscienza e nel nostro comportamento, possiamo sviluppare in noi una tale forma e direzione di vita “Cristo-somigliante”, nella quale si esprima e si realizzi la vera “libertà dei figli di Dio” (cf. Rm 8, 21).

    3. Di fatto tutta la vita di Gesù di Nazaret era, come più volte abbiamo fatto notare, rivolta al Padre. Ciò appare già nella risposta data ai genitori dal dodicenne Gesù in occasione del “ritrovamento nel tempio”: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio” (Lc 2, 49). Verso la fine della sua vita, il giorno prima della passione, “sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre” (Gv 13, 1), quello stesso Gesù dirà agli apostoli: “Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io . . . Nella casa del Padre mio vi sono molti posti” (Gv 14, 2-3).

    4. Dall’inizio sino alla fine questa direzione teocentrica della vita e dell’azione di Gesù è chiara e univoca. Egli conduce i suoi “verso il Padre”, creando un chiaro modello di vita orientata verso il Padre. “Io ho osservato il comandamento del Padre mio e rimango nel suo amore”. E Gesù ritiene suo “cibo” questo “rimanere nell’amore” del Padre, cioè il compimento della sua volontà: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera” (Gv 4, 34). Così egli dice ai suoi discepoli presso il pozzo di Giacobbe a Sicar. E già prima, nel corso del dialogo con la Samaritana, egli ha indicato che lo stesso “cibo” dovrà diventare il retaggio spirituale dei suoi discepoli e seguaci: “Ma e giunto il momento, ed è questo, in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; perché il Padre cerca tali adoratori” (Gv 4, 23).

    5. I “veri adoratori” sono anzitutto coloro che imitano Cristo in ciò che fa. E lui fa ogni cosa imitando il Padre: “Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato” (Gv 5, 36). Anzi: “Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa” (Gv 5, 19).

    In questo modo troviamo un perfetto fondamento alle parole dell’Apostolo, secondo le quali siamo chiamati ad imitare Cristo (cf. 1 Cor 11, 1; 1 Ts 1, 6), e, di conseguenza, Dio stesso: “Fatevi dunque imitatori di Dio, quali figli carissimi” (Ef 5, 1). La vita “Cristo-somigliante” è al tempo stesso una vita simile a quella di Dio, nel senso più pieno della parola.

    6. Il concetto del “cibo” di Cristo, che durante la sua vita è stato il compimento della volontà del Padre, ci introduce nel mistero della sua obbedienza, che giunse fino alla morte in croce. Fu allora un cibo amaro, come appare soprattutto durante la preghiera nel Getsemani, e poi nel corso di tutta la passione e l’agonia della croce: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice. Però non ciò che io voglio, ma ciò che vuoi tu” (Mc 14, 36). Per comprendere questa obbedienza, per comprendere anche perché questo “cibo” dovette essere così amaro, bisogna guardare a tutta la storia dell’uomo sulla terra, segnata dal peccato, ossia dalla disobbedienza nei riguardi di Dio, Creatore e Padre. “Il Figlio che libera” (cf. Gv 8, 36), libera dunque mediante la sua obbedienza fino alla morte. E lo fa, rivelando sino alla fine la sua dedizione piena di amore: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). In questo donarsi, in questo completo “abbandonarsi” al Padre si afferma sopra tutta la storia della disobbedienza umana la contemporanea unione divina del Figlio con il Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). E qui si esprime quello che possiamo definire il profilo centrale della imitazione, alla quale l’uomo è chiamato in Cristo: “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 50; Mc 3, 35).

    7. Nella vita orientata completamente “verso il Padre”, e a lui profondamente unita, Gesù Cristo è anche modello della nostra preghiera, della nostra vita di orazione mentale e vocale. Egli non solo ci ha insegnato a pregare, principalmente nel Padre nostro (cf. Mt 6, 9 ss), ma l’esempio della sua preghiera ci si offre come momento essenziale della rivelazione del suo legame e della sua unione col Padre. Si può dire che nella sua preghiera viene confermato in modo tutto particolare il fatto che “solo il Padre conosce il Figlio” - “e solo il Figlio conosce il Padre” (cf. Mt 11, 27; Lc 10, 22).

    Ricordiamo i momenti più significativi della sua vita di orazione. Gesù passa molto tempo in preghiera (per esempio Lc 6, 12; 11, 1), specialmente le ore notturne, cercando i luoghi adatti per questo (per esempio Mc 1, 35; Mt 14, 23; Lc 6, 12). Con la preghiera si prepara al battesimo nel Giordano (Lc 3, 21) e all’istituzione dei dodici apostoli (cf. Lc 6, 12-13). Per il tramite della preghiera nel Getsemani si dispone ad affrontare la passione e morte in croce (cf. Lc 22, 42). L’agonia sul Calvario è completamente attraversata dalla preghiera: dal salmo 22,1: “Dio mio, perché mi hai abbandonato?”, al “Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno” (Lc 23, 34), all’abbandono finale: “Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito” (Lc 23, 46). Sì, in vita e in morte Gesù è modello di preghiera.

    8. Della preghiera di Cristo leggiamo nella lettera agli Ebrei che “Egli nei giorni della sua vita terrena offrì preghiere e suppliche con forti grida e lacrime a colui che poteva liberarlo da morte e fu esaudito per la sua pietà. Pur essendo Figlio, imparò l’obbedienza dalle cose che patì” (Eb 5, 7-8). Questa affermazione significa che Gesù Cristo ha compiuto in modo perfetto la volontà del Padre, l’eterno disegno di Dio sulla redenzione del mondo a prezzo del supremo sacrificio per amore. Secondo il Vangelo di Giovanni questo sacrificio era non solo una glorificazione del Padre da parte del Figlio ma anche la glorificazione del Figlio, conformemente alle parole della preghiera “sacerdotale” nel cenacolo: “Padre, è giunta l’ora, glorifica il Figlio tuo, perché il Figlio glorifichi te. Poiché tu gli hai dato potere sopra ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato” (Gv 17, 1-2). È ciò che si è adempiuto sulla croce. La risurrezione dopo i tre giorni fu la conferma e quasi lo esternarsi della gloria con cui “il Padre glorificò il Figlio” (cf. Gv 17,1). Tutta la vita d’obbedienza e di “pietà” filiale di Cristo si fondeva con la sua preghiera, che gli ottenne quindi la definitiva glorificazione.

    9. Questo spirito di figliolanza amorosa, obbediente e pia, spicca anche nell’episodio già ricordato, quando i discepoli chiesero a Gesù di “insegnar loro a pregare” (cf. Lc 11, 1-2), egli trasmise loro, e a tutte le generazioni dei suoi seguaci, una preghiera che comincia con quella sintesi verbale e concettuale così espressiva: “Padre nostro”. In queste parole è la manifestazione dello spirito di Cristo rivolto filialmente al Padre, e preso fino in fondo dalle “cose del Padre” (cf. Lc 2, 49). Dandoci per tutti i tempi quella preghiera, Gesù ci ha trasmesso in essa e con essa un modello di vita unita in modo filiale col Padre. Se dobbiamo far nostro per la nostra vita questo modello, se dobbiamo, in particolare, partecipare al mistero della redenzione imitando Cristo, bisogna che non cessiamo di pregare il Padre come lui ci ha insegnato.

    A gruppi di espressione linguistica francese

    JE SALUE CORDIALEMENT les personnes de langue française venues à cette audience. En particulier, j’adresse mes encouragements aux Sœurs de Saint-Paul de Chartres qui font une session de renouveau spirituel à Rome: que l’Apôtre Paul vous soutienne dans votre vie religieuse, dans vos services quotidiens et votre activité missionnaire!

    * * *

    JE DIS AMICALEMENT mes vœux aux jeunes, notamment ceux du Groupement d’Activités catholiques internationales, et les scouts de Saint-Lupicin. Que l’expérience de votre pèlerinage vous entraîne à prendre résolument la suite du Christ et à participer activement à la vie de son Eglise!

    A tous, je donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

    Ai gruppi di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I GREET MOST cordially the English-speaking visitors present at today’s audience. In particular, I welcome those who have entertained us with their musical talents: the “Vocalista Sonora” from Indonesia and the Choristers of Saint Cecilia from Dublin, Ireland. I offer special greetings to the group of Catholic and Orthodox priests from southern India. Likewise, I am pleased to welcome the Ecumenical Society of the Blessed Virgin Mary from England. My greetings go to the Chinese Catholic Pilgrimage from the United States and to the group of Filipino and American doctors and nurses.

    I AM PARTICULARLY happy to greet the group of Coptic faithful led by Bishop Amba Taadros, who have come to Rome to venerate the tombs of the Apostles Peter and Paul. From earliest times, the Churches of Alexandria and Rome have enjoyed a special relationship of brotherhood and love. And so I warmly welcome you today and I assure you of my prayers that the next meeting in October of the International Commission between the Catholic Church and the Coptic Church will help to make true progress towards full communion.

    To all the pilgrims and visitors I offer a hearty welcome, including those from Malaysia and Singapore. May our Saviour and Lord bless you with his peace and joy.

    Ad alcuni pellegrini della Chiesa Cattolica di Honjo, in Giappone

    Diletti parrocchiani della parrocchia Honjo di Tokyo. Siate i benvenuti a questo incontro.

    HO SENTITO DIRE che la vostra parrocchia è assai attiva e compie molte opere di bene a favore dei parrocchiani. Sappiate allargare sempre più il cerchio del vostro lavoro di cristiani impegnati affinché, sotto lo sguardo benedicente della Madonna, il Regno di Cristo venga presto in Giappone.

    Con questo desiderio Vi imparto paternamente la mia Benedizione Apostolica.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    MIT DIESER GEISTLICHEN Erinnerung, die ich eurer weiteren Betrachtung anvertraue, grüße ich alle deutschsprachigen Besucher von Herzen, unter ihnen eine Gruppe von Schwestern aus verschiedenen Ländern, die ihr Glaubens - und Ordensleben hier in Rom vertiefen und erneuern. Euch allen gelten meine besten Segenswünsche!

    Ai numerosissimi pellegrini provenienti da Paesi di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas.

    DIRIJO AHORA mi más cordial saludo a los sacerdotes, religiosos y religiosas, así como a los numerosos peregrinos de América Latina y España, presentes en esta Audiencia. Asimismo me es particularmente grato saludar a las Religiosas “Siervas del Sagrado Corazón”, a las cuales invito a seguir siempre, al igual que la Bienaventurada Virgen María, la luz diáfana y constante del Señor en su silencioso y meritorio servicio a la Iglesia.

    * * *

    NO PUEDE FALTAR en esta circunstancia mi saludo afectuoso a los diversos grupos llegados de Venezuela, Colombia y Argentina. Como colofón espiritual de este encuentro, os exhorto a vosotros y a las demás personas de habla castellana a mantener firme vuestra fe y amor a Dios, que nos ha dado a su único Hijo, y a permanecer en todo momento fieles a las promesas del bautismo.

    A todos imparto mi Bendición Apostólica.

    A diversi gruppi di espressione linguistica portoghese

    Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

    SAÚDO CORDIALMENTE todas as pessoas de língua portuguesa que me escutam, com votos de graça e paz em Cristo Senhor.

    Em particular, aos grupos de peregrinos presentes, de Braga, de Valado dos Frades e dos Religiosos Franciscanos estudantes de Filosofia e Teologia, de Portugal desejo todo o bem! E que a vinda a Roma, aos túmulos dos Apóstolos São Pedro e São Paulo, vos fortaleça na caminhada de fé, seguindo a Cristo, em constante aderência a Deus na vide e assiduidade na oração. Com a minha Bênção a todos.

    Ai numerosi pellegrini provenienti dalla Polonia

    POZDRAWIAM SERDECZNIE wszystkie grupy: pielgrzymów z parafii Kozy, archidiecezja krakowska; duszpasterstwo akademickie ojców dominikanów, Warszawa; z parafii św. Małgorzaty, Nowy Sącz; z parafii św. Jerzego, Biłgoraj; pielgrzymów z diecezji siedleckiej; z parafii św. Antoniego, Gdańsk-Brzezie; pielgrzymkę międzydekanalną z Rawska Pomorskiego; pielgrzymkę międzyparafialną z Bydgoszczy; ze Swiebodzina, diecezja gorzowska, z parafii Matki Bożej Królowej Polski; również z diecezji gorzowskiej pielgrzymkę Oazy Rodzin trzeciego stopnia; pielgrzymkę dekanatu św. Rocha z Poznania; z Wrocławia - pielgrzymów z parafii św. Augustyna; pielgrzymów dekanatu oławskiego, archidiecezja wrocławska; z parafii Matki Bożej Różáncowej w Radwanicach, archidiecezja wrocławska; współpracowników misyjnych księży pallotynów z całej Polski; Klub inteligencji Katolickiej z Warszawy; przedstawicieli Polskiego Stowarzyszenia Kulturalnego im. Józefa Bema na Węgrzech; grupę esperantystów z Płocka; grupę Związku Nauczycielstwa Polskiego z Warszawy; grupę policjantów polskiego pochodzenia z rodzinami z Nowego Jorku; z diecezji szczecińskokamieńskiej, z parafii Przemienienia Pańskiego w Mieszkowicach; z Wrocławia, z parafii św. Michała, księża salezjanie; prócz tego uczestników grup turystycznych Almatur - Opole; Logostour - Rzeszów; PTTK - Poznań; Orbis, Turysta, Pekaes z różnych miast . . . Starajmy się tą modlitwą “Ojcze nasz” wspierać wszystkich naszych bliskich, zwłaszcza naszych rodaków, w ciągu tego miesiąca, w ciągu tych dni. Mówiłem o tym już w niedzielę, a pojutrze mamy uroczystość Matki Bożej Częstochowskiej. Polecimy te wszystkie trudne sprawy naszego polskiego życia naszej Matce i Królowej.

    Ad alcuni gruppi di fedeli di lingua italiana

    DESIDERO PORGERE il mio cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana, ed in particolare alle numerose Suore che frequentano la Settimana Biblica, organizzata dalla Associazione Biblica Italiana, per approfondire la “Lettera agli Ebrei”.

    Esprimo il mio compiacimento per tale iniziativa, auspicando per tutte le Religiose partecipanti al corso un incremento della loro fede nel mistero del Sacerdozio di Cristo, e ciò anche per un migliore servizio ecclesiale che esse svolgono nei vari campi dell’apostolato.

    A tutti la mia Benedizione.

    Ai giovani

    DESIDERO ORA rivolgere il mio saluto a voi, cari giovani, insieme con l’invito a utilizzare il periodo estivo per un ulteriore arricchimento della mente e nuove ascensioni nello spirito. Può succedere che, in questa stagione, si effettuino scalate anche ardue sulle montagne, ma, a volte spiritualmente e moralmente si scenda in basso, verso i fondali inquinati, mettendo da parte gli imperativi del dovere.

    Non sia così per voi. Non venite mai meno ai vostri impegni verso Dio, e così non verrete neppure meno agli impegni verso gli altri e verso voi stessi. Ritemprate le vostre forze fisiche, senza debilitare le energie più nobili dello spirito. Fate in modo che l’estate non sia solo un periodo di spensieratezza, ma anche di gioia e di elevazione.

    Vi benedico di cuore.

    Agli ammalati

    UN PENSIERO particolarmente affettuoso a voi, carissimi malati, per cui la sofferenza non ha tregua, ed anzi, proprio in questo periodo di calura, conosce in certi casi un aggravamento. Per voi non ci sono ferie. Ma se considerate il dolore fisico e morale, quale veramente è, inserito nel tessuto di un disegno di amore e carico d’incalcolabili frutti per voi stessi, per la Chiesa, per il mondo, potete misurarne tutta la preziosità. Pensate che Dio vi è sempre vicino; Egli mostra preferenza per coloro che hanno più bisogno del suo aiuto. Anch’io mi sento vicino a voi e vi chiedo di offrire le vostre sofferenze per la Chiesa, per i sacerdoti, per la perseveranza dei buoni e la conversione di quanti sono lontani dal Signore.

    Vi do la mia particolare Benedizione.

    Agli sposi novelli

    ANCHE A VOI, sposi novelli, un caro saluto con l’augurio che la vostra vita a due, da poco incominciata e benedetta da Dio nel Sacramento, possa essere una continua ascesa verso le vette dell’amore sulle orme della Vergine Madre.

    Anche Maria disse il suo “Sì” davanti all’inviato del Signore. E “sì” disse pure Giuseppe all’invito dell’Angelo a prendere Maria come sposa. Da quel momento la loro esistenza cambiò e fu tutta per Chi li aveva scelti a vivere insieme con Lui. La loro fu una vita non facile, provata dal duro lavoro ed esposta, all’inizio, a vari pericoli e alla solitudine dell’esilio. Ma fu ricca di beatitudine: “Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Il loro duplice Sì fu inserito da Dio nel disegno di salvezza del mondo. E così l’Addolorata divenne l’Assunta, che tutto il mondo ha celebrato e onorato proprio in questi giorni.

    Vi benedico nel nome di Maria.

    Profondo dolore per le vittime del terremoto in India e in Nepal è espresso dal Papa nel corso dell’udienza odierna. Nell’elevare la sua preghiera per i poveri morti, il Santo Padre manifesta la sua solidarietà con quanti sono impegnati nella generosa opera di soccorso. Queste le sue parole.

    I WISH TO TAKE this occasion to express my deep pastoral concern for all our brothers and sisters who are suffering from the earthquake in India and Nepal. I offer my fervent prayers for the victims and their families and extend my solidarity to the many individuals and organizations assisting in rescue and recovery efforts.

    Della difficile situazione della Polonia il Papa parla anche oggi, al temine dell’udienza generale. Queste le sue parole.

    CON LA PREGHIERA del “ Padre nostro ” cerchiamo di sostenere durante questo mese, in questi giorni, tutti i nostri cari, soprattutto i nostri connazionali. Ne ho parlato già Domenica. Dopodomani e la festa della Madonna di Czestochowa. Tutti questi difficili problemi della nostra vita polacca li affideremo alla nostra Madre e Regina.

    Al termine dell’udienza generale di questa mattina il Santo Padre esprime il suo profondo dolore per le vittime causate dagli scontri etnici nel Burundi e chiede di pregare perché torni presto la pace. Queste le sue parole.

    Nei giorni scorsi, sono giunte dal Burundi notizie di scontri a carattere etnico, avvenuti nella regione settentrionale del Paese, con molte vittime ed un gran numero di persone costrette a trovare rifugio oltre frontiera.

    Vi invito ad unirvi a me nella preghiera, per affidare alla misericordia di Dio le anime dei morti ed implorare conforto per quanti portano ferite nel corpo e nello spirito, per i quali auspichiamo anche fraterna solidarietà ed efficace assistenza.

    La nostra invocazione ottenga dal Signore, per intercessione della Vergine Maria, che nei cuori prevalgano sentimenti di riconciliazione e di fratellanza e la pace ritorni al più presto in quella cara nazione, così che tutti i suoi figli possano ritrovare, nell’ordine e nella giustizia, la certezza di una convivenza serena e di un promettente sviluppo.

    Al termine dell’udienza generale, il Santo Padre incontra in una sala privata dell’Aula Paolo VI, un gruppo di Monaci Buddisti di Shingon, ai quali rivolge un breve saluto. Queste le parole pronunciate dal Papa.

    Reverendissimi Monaci Buddisti di Shingon,
    Vi do il benvenuto e Vi ringrazio vivamente di aver desiderato questo incontro.

    Due anni fa, quando ci siamo riuniti assieme in Assisi per pregare per la Pace del mondo, anche diversi di Voi si sono uniti alla nostra iniziativa. In collegamento ideale con quell’Incontro, vi invito a continuare a pregare, come allora, per la Pace del mondo.

    Anche per questo vi sono grato e vi auguro ogni bene.



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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:08
    Gesù Cristo, modello del perfetto amore che raggiunge il suo culmine nel sacrificio della croce


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Castel Gandolfo - Mercoledì, 31 agosto 1988



    1. L’unione filiale di Gesù col Padre si esprime nel perfetto amore di cui egli ha fatto anche il principale comandamento del Vangelo: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti” (Mt 22, 37 s). Com’è noto, a questo comandamento Gesù ne affianca un secondo “simile al primo”, quello dell’amore per il prossimo (cf. Mt 22, 39). E di questo amore egli si propone come esempio: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 13, 34). Egli insegna e consegna ai suoi seguaci un amore esemplato sul modello del suo.

    A questo amore si possono veramente applicare le doti della carità elencate da san Paolo: “La carità è paziente, . . . benigna, . . . non è invidiosa, non si vanta, non si gonfia, . . . non cerca il suo interesse, . . . non tiene conto del male ricevuto, . . . si compiace della verità, . . . Tutto copre, . . . tutto sopporta” (1 Cor 13, 4-7). Quando, nella sua lettera, l’Apostolo presentava ai suoi destinatari di Corinto una tale immagine della carità evangelica, certamente nella mente e nel cuore era pervaso dal pensiero dell’amore di Cristo, verso il quale desiderava orientare la vita delle comunità cristiane, sicché il suo inno della carità può considerarsi un commento al precetto dell’amarsi sul modello di Cristo amore (come avrebbe detto, tanti secoli dopo, santa Caterina da Siena): “(così) io vi ho amato” (Gv 13, 34).

    San Paolo sottolinea in altri testi che il culmine di questo amore è il sacrificio della croce: “Cristo vi ha amato e ha dato se stesso per noi, offrendosi a Dio in sacrificio” . . . “Fatevi dunque imitatori di Dio . . . camminate nella carità” (Ef 5, 1-2).

    Per noi è ora istruttivo, costruttivo e consolante considerare queste proprietà dell’amore di Cristo.

    2. L’amore, con cui Gesù ci ha amati, è umile e ha carattere di servizio. “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45). La vigilia della passione, prima dell’istituzione dell’Eucaristia, Gesù lava i piedi agli apostoli e dice loro: “Vi ho dato l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13, 15). E in un’altra occasione li ammonisce: “Chi vuole essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo fra voi sarà il servo di tutti” (Mc 10, 43-44).

    3. Alla luce di questo modello di umile disponibilità che giunge fino al definitivo “servizio” della croce, Gesù può invitare i discepoli: “Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore” (Mt 11, 29).

    L’amore insegnato da Cristo si esprime nel servizio reciproco, che porta a sacrificarsi gli uni per gli altri, e la cui definitiva verifica sta nell’offrire la propria vita “per i fratelli” (1 Gv 3, 16). È ciò che san Paolo pone in risalto quando scrive che “Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei (Ef 5, 25).

    4. Un’altra dote esaltata nell’inno paolino alla carità è che il vero amore “non cerca il suo interesse” (1 Cor 13, 5): e noi sappiamo che Gesù ci ha lasciato il modello più perfetto di un tale amore disinteressato. San Paolo lo dice chiaramente in un altro passo: “Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo. Cristo infatti non cercò di piacere a se stesso . . .” (Rm 15, 2-3). Nell’amore di Gesù si concretizza e raggiunge il suo culmine il “radicalismo” evangelico delle otto beatitudini da lui proclamate: l’eroismo di Cristo sarà sempre il modello delle virtù eroiche dei santi.

    5. Sappiamo infatti che l’evangelista Giovanni, quando ci presenta Gesù sulla soglia della passione, scrive di lui che “. . . dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13, 1). Quel “sino alla fine” sembra testimoniare qui il carattere definitivo - ed insuperabile - dell’amore di Cristo. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13), dice Gesù stesso nel discorso riportato dal suo discepolo prediletto.

    Lo stesso evangelista scriveva nella sua lettera: “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi”. E aggiungerà: anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli (1 Gv 3, 16). L’amore di Cristo, che si manifestò definitivamente nel sacrificio della croce - ossia nel “dare la vita per i fratelli” - è il definitivo modello per ogni autentico amore umano. Se esso in non pochi seguaci del Crocifisso raggiunge la forma del sacrificio eroico, come vediamo spesso nella storia della santità cristiana, questa misura dell’“imitazione” del Maestro si spiega con la potenza dello Spirito di Cristo, da lui ottenuto e “mandato” dal Padre anche per i discepoli (cf. Gv 15, 26).

    6. Il sacrificio di Cristo è divenuto il “prezzo” ed il “compenso” per la liberazione dell’uomo: la liberazione dalla “schiavitù del peccato” (cf. Rm 6, 6-17), il passaggio alla “libertà dei figli di Dio” (cf. Rm 8, 21). Con questo sacrificio, derivato dal suo amore per noi, Gesù Cristo ha completato la sua missione salvifica. L’annuncio di tutto il nuovo testamento trova la sua espressione più concisa in quel passo del Vangelo di Marco: “Il Figlio dell’uomo . . . non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45).

    Questa parola “riscatto” ha favorito la formazione del concetto e dell’espressione “redenzione” (greco: [termine greco] = riscatto, [termine greco] = redenzione). Questa verità centrale della nuova alleanza costituisce nello stesso tempo il compimento dell’annuncio profetico di Isaia riguardo al servo del Signore: “Egli è stato trafitto per i nostri delitti . . ., per le sue piaghe noi siamo stati guariti” (Is 53, 5); “Egli ha portato i peccati di molti (Is 53, 12). Si può dire che la redenzione era l’attesa di tutta l’antica alleanza.

    7. Così dunque, “avendo amato sino alla fine” (cf. Gv 13, 1) coloro che il Padre gli “ha dato” (Gv 17, 6), Cristo ha offerto la sua vita sulla croce come “sacrificio per i peccati” (secondo le parole di Isaia). La consapevolezza di questo compito, di questa suprema missione, è sempre stata presente nel pensiero e nella volontà di Gesù. Ce lo dicono quelle sue parole sul “buon pastore”, che “offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11). E quella sua misteriosa ma trasparente aspirazione: “C’è un battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato, finché non sia compiuto!” (Lc 12, 50). E quella suprema dichiarazione sopra il calice del vino durante l’ultima cena: “Questo è il mio sangue dell’alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati” (Mt 26, 28).

    8. La predicazione apostolica sin dall’inizio inculca la verità che “Cristo morì - conformemente alla Scrittura - per i nostri peccati” (1 Cor 15, 3).

    Paolo lo diceva risolutamente ai Corinzi: “Così predichiamo e così avete creduto” (1 Cor 15, 11). Lo stesso predicava agli anziani ad Efeso: “. . . Io Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue” (At 20, 28). E la predicazione di Paolo è pienamente consona con la voce di Pietro: “Cristo è morto una volta per sempre per i peccati, giusto per gli ingiusti, per ricondurvi a Dio” (1 Pt 3, 18).

    Paolo ricalca lo stesso concetto, ossia che in Cristo “abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia” (Ef 1, 7).

    Per la sistematicità e continuità di questo insegnamento l’Apostolo proclama con risolutezza: “Noi predichiamo Cristo crocifisso, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani” (1 Cor 1, 23). “Perché ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1, 25). L’Apostolo è consapevole della “contraddizione” svelata dalla croce di Cristo. Perché dunque questa croce è la suprema potenza e sapienza di Dio? La risposta è una sola: perché nella croce si è manifestato l’amore: “Dio dimostra il suo amore per noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5, 8); “Cristo vi ha amati e ha consegnato se stesso per voi” (Ef 5, 2). Le parole di Paolo riecheggiano quelle di Cristo stesso: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita” (Gv 15, 13) per i peccati del mondo.

    9. La verità sul sacrificio redentore di Cristo amore rientra nella dottrina contenuta nella lettera agli Ebrei. Cristo vi è mostrato come “sommo sacerdote dei beni futuri”, che “entrò una volta per sempre nel santuario . . . con il proprio sangue, dopo averci ottenuto una redenzione eterna” (Eb 9, 11-12). Infatti egli non ha presentato solo quel sacrificio rituale del sangue degli animali, che nell’antica alleanza veniva offerto nel santuario “fatto da mani d’uomo”: ha offerto se stesso, trasformando la propria morte violenta in mezzo di comunione con Dio. In questo modo, mediante le “cose che patì” (Eb 5, 8), Cristo divenne “causa di salvezza eterna per tutti coloro che gli obbediscono” (Eb 5, 9). Questo solo sacrificio ha il potere di “purificare la nostra coscienza dalla opere morte” (cf. Eb 9, 14). Solo esso “rende perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (cf. Eb 10, 14). In questo sacrificio, in cui Cristo, “con uno Spirito eterno offrì se stesso . . . a Dio” (Eb 9, 14), ha trovato espressione definitiva il suo amore: l’amore con cui “amò sino alla fine” (Gv 13, 1); l’amore che egli ha comandato di farsi obbediente “fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2, 8).

    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    J’ACCUEILLE AVEC JOIE les personnes de langue française venues à cette audience, en particulier le groupe de Lugny, du diocèse d’Autun. Chers pèlerins, à l’occasion du cinquantième anniversaire de la fondation des “Pèlerinages, de Lugny”, je remercie Dieu avec vous des grâces accordées à votre diocèse par les visites à Rome. J’adresse aux membres handicapés de votre groupe un salut cordial et mes encouragements à prendre toute leur place dans la société et dans l’Eglise.

    Enfin, à toutes les personnes ici présentes, jeunes et adultes, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ai fedeli di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I WISH TO OFFER a cordial greeting to the ecumenical pilgrimage from Los Angeles, California, as well as to the members of the parish choir from Uganda.

    * * *

    IT IS A PLEASURE for me to welcome a delegation from the Committee on Science, Space and Technology of the United States House of Representatives.

    I assure you of the interest of the Church in your efforts to protect the environment and to enhance the quality of life in every country around the world.

    * * *

    I EXTEND very special greetings to the new students of the North American College. To each of you the Lord says, as recorded in the prophecy of Isaiah: “Fear not, for I have redeemed you; I have called you by name, you are mine”. As you begin your preparation for the priesthood here in Rome, I invite you to meditate on these words and to deepen your awareness of the love of God for you. With the help of divine grace and the practice of regular prayer, may you grow each day in your desire to give your whole life for the sake of Jesus and the Gospel.

    To all the English-speaking visitors and pilgrims, I offer a warm welcome.

    May the Lord bless you all with his gifts of peace and joy.

    A pellegrini della parrocchia Senri di Osaka ed ad universitari di altre città del Giappone

    Sia lodato Gesù Cristo!

    SALUTO I FEDELI della parrocchia Senri di Osaka e gli studenti dell’Università “Nanzan” di Nagoya e dell’Università Femminile “Kaisei” di Kobe.

    State facendo un pellegrinaggio o dei corsi di aggiornamento. Auspico che i frutti del vostro pellegrinaggio o del vostro studio portino dei benefici nell’ambiente in cui vivete, così che la vostra fatica abbia uno scopo valido.

    Mentre vi incoraggio a dedicarvi al bene della società nella quale siete inseriti, vi imparto ben volentieri la mia Benedizione Apostolica.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    MIT DIESEN Anregungen aus der Mitte unseres Glaubens grüße ich die Besucher deutscher Sprache und wünsche ihnen Gottes weise Führung auf ihrem Lebensweg. Möge er für euch alle an sein gottgewolltes Ziel gelangen! - Gelobt sei Jesus Christus!

    A gruppi di espressione linguistica spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    ME ES GRATO saludar ahora a los peregrinos de lengua española, procedentes de España y de América Latina, especialmente a los grupos parroquiales y asociaciones, así como a los diversos grupos de jóvenes.

    De modo particular saludo al grupo de ciudadanos de Benifayó, ciudad valenciana que se ha hermanado con la localidad italiana de Valmonte. Que vuestro noble gesto de fraternidad sea un ejemplo para fomentar los valores de amistad y convivencia entre las personas y los pueblos.

    * * *

    TAMBIÉN QUIERO saludar con afecto a los miembros representantes de la Escuela Familiar Agraria “Quintanes” de Vic (España). Os animo a seguir manteniendo los valores de vuestra vida rural, enriquecidos siempre por los valores evangélicos.

    Al desearos a todos que vuestra vida sea modelo de amor desinteresado por los demás, os imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Amados irmãos e irmãs de língua portuguesa,

    UMA SAUDAÇAO particular aos peregrinos vindos de Portugal:
    - do Porto;
    - do Sameiro de Braga;
    - e aos diversos grupos vindos de vários lugares do Brasil: que a sua visita aos “vestígios” dos santos Apóstolos Pedro e Paulo seja estímulo a reavivar a fé em Cristo cujo amor nos redimiu e nos acompanha sempre. Dou a todos, de coração, extensiva aos seus familiares e pessoas amigas, a minha Bênção.

    Ai numerosi pellegrini provenienti dalla Polonia

    POZDRAWIAM WSZYSTKICH pielgrzymów z Polski: pielgrzymów z dekanatu Zywiec II; z parafii św. Michała z Katowic; z duszpasterstwa akademickiego parafii św. Krzyża z Gdańska-Wrzeszcza, księża jezuici; z diecezji koszalińskokołobrzeskiej; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa - Gorzów Wielkopolski; młodych salezjanów w pielgrzymke do Rzymu i Turynu; “Cantores” - chór akademicki Zielonogórskiego Towarzystwa Spiewaczego, członków Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej z Gdańska i Torunia; prócz tego uczestników grup turystycznych Orbisu z Sanoka i Warszawy, Pekaesu z Warszawy, Almaturu z Poznania, Turysty z Gdańska, Gromady z Tych; na koniec esperantystów z Inowrocławia.

    A vari gruppi di fedeli di lingua italiana

    DESIDERO ORA rivolgere un cordiale saluto ai parrocchiani di Maria SS.ma Incoronata e dell’Immacolata Concezione di Minervino Murge, in diocesi di Andria, i quali festeggiano il centenario di fondazione delle rispettive Parrocchie e i giubilei sacerdotali dei propri parroci.

    Al gruppo parrocchiale di Rosà, in diocesi di Vicenza, che ha compiuto un pellegrinaggio in bicicletta al Santuario della Madonna del Divino Amore; e al gruppo parrocchiale dei Ss. Pietro Apostolo e Giovanni Battista, di Grotte di Castro, in diocesi di Viterbo. Quest’ultimo gruppo mi ha chiesto di accendere una simbolica fiaccola, che verrà portata in parrocchia; ben volentieri accondiscendo alla richiesta.

    * * *

    A VOI TUTTI cari fratelli e sorelle, un caloroso benvenuto, e l’augurio che questo vivo senso della realtà parrocchiale, del quale date testimonianza, possa consolidarsi in voi ed allargarsi ad una cerchia sempre più vasta di fratelli in una forte spinta missionaria ed evangelizzatrice.

    Con la mia affettuosa Benedizione.

    * * *

    UN PENSIERO e un saluto cordiale anche ai seminaristi di Bergamo, qui presenti, insieme con i superiori ed alcuni familiari.

    Il vostro pellegrinaggio, cari fratelli, è divenuto quasi una tradizione, e conosco bene l’affettuosa devozione che vi lega alla Sede di Pietro, nella quale vedete una guida sicura nella preparazione al sacerdozio e nella ricerca del Regno di Dio. Gioisco con voi per la vostra fede e ne ringrazio il Signore, pregandolo per la vostra fedeltà alla vocazione.

    Vi accompagno con la mia Benedizione.

    * * *

    UN CARO SALUTO, infine, alle Suore Pie Operaie dell’Immacolata Concezione, che hanno partecipato ad un corso di esercizi spirituali.

    Vi auguro che possiate riprendere, care sorelle, il vostro cammino di fede e di amore con rinnovato fervore, facendo tesoro delle esortazioni che avete ricevuto in questo periodo di più intenso colloquio con Dio, perché possiate vivere con maggior frutto e convinzione la missione che vi attende al servizio della Chiesa e delle anime.

    Vi sono vicino con la mia Benedizione.

    Ai giovani

    CARI GIOVANI, Vi accolgo e vi saluto tutti con affetto e fede nel vostro incontro con Roma cristiana.

    Rivolgo con voi lo sguardo a Cristo, sapienza eterna e sole di giustizia.

    In ogni stagione della vita, e particolarmente nella vostra, Cristo è sapore e luce, signore del tempo e centro della storia. Egli è la Parola eterna del Padre, che si fa storia nella vostra storia, nella vostra chiamata e nelle vostre scelte, mediante il suo Spirito di vita.

    In ogni situazione gioiosa o difficile, quando gli orizzonti umani vi stimolano e ancor più quando sembrano schiacciarvi, insieme con la Chiesa dite: “Cristo, sapienza eterna, / donaci di gustare / la tua dolce amicizia” . . . È l’amicizia dell’Uomo-Dio, di colui che si è fatto “punto focale dei desideri della storia e della civiltà”. A Lui, Cuore più grande del nostro cuore, aprite la vostra esistenza, oggi e sempre, voi giovani e voi tutti che volete restare giovani.

    Con grande affetto vi benedico.

    Agli ammalati

    SALUTO POI i malati, presenti a questa udienza, e tutti quelli che, da casa o dagli ospedali, si uniscono alla nostra preghiera.

    L’esperienza della malattia spesso costringe all’isolamento, rende più difficile la sopportazione del dolore e la maturazione delle proprie decisioni. Sì, perché anche un malato ha tante cose da decidere in cuor suo.

    È per questo che oggi faccio mie le parole della “Liturgia delle Ore” e con voi invoco Cristo “angelo del consiglio”: è Lui che “guida e protegge il popolo che spera nel suo nome”; è Lui “la nostra forza, la roccia che ci salva dagli assalti del male”.

    In lui ritroviamo il fondamento della vera comunione con gli altri, la luce per vedere nella nostra situazione il limite e il dono, il coraggio per decidere nel nostro cuore i “Sì” più difficili al nostro dolore e alla sua offerta per amore.

    Vi benedico e prego per voi.

    Agli sposi novelli

    CARI SPOSI NOVELLI, il mio saluto si rivolge a voi con particolare affetto. Davanti all’altare, ai familiari e agli amici vi siete detto il vostro sì. In ascolto di quel sì, era lì presente tutta la Chiesa, che oggi, col Papa, ancora una volta, prega per voi e con voi.

    Il sacramento del matrimonio vi rende capaci di essere segno credibile dell’alleanza di Dio con gli uomini, in Cristo. La grazia del sacramento continuamente vi sollecita a tale credibilità; ma vi sollecita anche la società in cui vivete, così spesso disorientata dalla banalizzazione dei sentimenti e dell’amore umano.

    La Chiesa vi dice: siate autentici, siate fedeli, siate coraggiosi. Le vostre famiglie siano strumenti di unità e scuole di pace, nel nome di Cristo e insieme con Maria.

    Di cuore vi benedico.



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