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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Luglio1988 Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:01
    Gesù fondatore della struttura sacramentale nella vita della Chiesa

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 13 luglio 1988

     

    1. “Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20). Queste parole pronunciate da Gesù risorto in occasione dell’invio degli apostoli in tutto il mondo, attestano che il Figlio di Dio, il quale, venendo nel mondo, diede inizio al Regno di Dio nella storia dell’umanità, lo trasmise agli apostoli in stretto collegamento con la continuazione della sua missione messianica “io assegno a voi un Regno, come il Padre l’ha assegnato a me” (Lc 22, 29). Per la realizzazione di questo Regno e il compimento della sua stessa missione, egli istituì nella Chiesa una visibile struttura “ministeriale”, che doveva durare “fino alla fine del mondo”, secondo il principio di trasmissione nei successori degli apostoli suggerito da queste stesse parole di Gesù risorto. È un “ministerium” legato al “mysterium”, per cui gli apostoli si ritengono e vogliono essere ritenuti “ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio”, come dice san Paolo (1 Cor 4, 1). La struttura ministeriale della Chiesa suppone e include una struttura sacramentale ed è “di servizio” nei suoi riguardi (“ministerium” = servizio).

    2. Questo rapporto tra “ministerium” e “mysterium” richiama una verità teologica fondamentale: Cristo ha promesso non solo di essere “con” gli apostoli, cioè “con” la Chiesa, fino alla fine del mondo, ma di essere egli stesso “nella” Chiesa, come fonte e principio di vita divina: di quella “vita eterna” che appartiene a colui che ha confermato, per mezzo del mistero pasquale, la sua potenza vittoriosa sul peccato e sulla morte. Mediante il servizio apostolico della Chiesa, Cristo desidera trasmettere agli uomini questa vita divina, perché possano “rimanere in lui e lui in loro”, come egli si esprime nella parabola della vite e dei tralci che fa parte del suo discorso d’addio, riportato nel Vangelo di Giovanni: “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” (Gv 15, 5).

    3. Perciò, per istituzione di Cristo, la Chiesa possiede non solo la sua struttura ministeriale, visibile ed “esterna”, ma contemporaneamente (e soprattutto) una capacità “interiore”, appartenente a una sfera invisibile, ma reale, dove è la fonte di ogni elargizione della vita divina, della partecipazione alla vita trinitaria di Dio: di quella vita, che è in Cristo e che da Cristo, mediante l’azione dello Spirito Santo, viene comunicata agli uomini per il compimento del disegno salvifico di Dio. I sacramenti, istituiti da Cristo, sono i segni visibili di questa capacità di trasmettere la nuova vita, il nuovo dono di sé che Dio stesso fa all’uomo - cioè della grazia. Essi la significano e allo stesso tempo la comunicano. Anche ai sacramenti della Chiesa dedicheremo in seguito un apposito ciclo di catechesi. Ciò che ora ci preme è di far notare prima di tutto l’essenziale unione dei sacramenti con la missione di Cristo, il quale nel fondare la Chiesa, la munisce di una struttura sacramentale. Come segni, i sacramenti appartengono all’ordine visibile della Chiesa; contemporaneamente, ciò che essi significano e comunicano - la vita divina - appartiene al “mysterium” invisibile da cui deriva la soprannaturale vitalità del Popolo di Dio nella Chiesa. Questa è la dimensione invisibile della vita della Chiesa, che nella partecipazione al mistero di Cristo attinge questa vita da lui, come da fonte inesausta e inesauribile, e s’immedesima sempre più a lui come unica “vite” (cf. Gv 15, 1).

    4. A questo punto dobbiamo almeno accennare all’inserimento specifico dei sacramenti nella struttura ministeriale della Chiesa.

    Sappiamo che durante la sua attività pubblica, Gesù “faceva dei segni” (cf. ex. gr.,Gv 2, 23; 6, 2 ss). Ciascuno di essi costituiva la manifestazione della potenza salvifica (onnipotenza) di Dio, con la liberazione degli uomini dal male fisico. Ma nello stesso tempo questi segni, cioè i miracoli, appunto come “segni” indicavano il superamento del male morale, la trasformazione e il rinnovamento dell’uomo nello Spirito Santo. I segni sacramentali, di cui Cristo ha dotato la sua Chiesa, devono servire allo stesso scopo. Ciò risulta chiaramente dal Vangelo.

    5. Anzitutto per ciò che riguarda il Battesimo. Questo segno della purificazione spirituale era usato già da Giovanni Battista, dal quale anche Gesù ha ricevuto “il Battesimo di penitenza” sul Giordano (cf. Mc 1, 9). Ma lo stesso Giovanni distingueva chiaramente il Battesimo, da lui amministrato, da quello che sarebbe stato amministrato da Cristo: “Colui che viene dopo di me . . . vi battezzerà in Spirito Santo” (Mt 3,11). Inoltre nel quarto Vangelo troviamo un cenno interessante al “Battesimo” che veniva amministrato da Gesù, e più precisamente dai suoi discepoli, “nella regione della Giudea”, distintamente da Giovanni (cf. Gv 3, 22. 26; 4, 2).

    A sua volta Gesù parla del Battesimo che lui stesso deve ricevere, indicando con queste parole la sua futura passione e morte in croce: “C’è un Battesimo che devo ricevere; e come sono angosciato finché non sia compiuto!” (Lc 12, 50). E ai due fratelli, Giovanni e Giacomo, domanda: “Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il Battesimo con cui sono battezzato?” (Mc 10, 38).

    6. Se vogliamo riferirci propriamente al sacramento che verrà trasmesso alla Chiesa, lo troviamo indicato specialmente nelle parole di Gesù a Nicodemo: “In verità, in verità ti dico, se uno non nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio” (Gv 3, 5).

    Inviando gli apostoli a predicare il Vangelo in tutto il mondo, Gesù comandò loro di amministrare proprio questo Battesimo: il Battesimo “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19). E precisò: “Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo” (Mc 16, 16). L’“essere salvati”, l’“entrare nel Regno di Dio”, vuol dire avere la vita divina, che Cristo dona come “la vite ai tralci”, (Gv 15, 1) per opera di questo “Battesimo” con cui egli stesso è stato “battezzato” nel mistero pasquale della sua morte e risurrezione. San Paolo presenterà magnificamente il Battesimo cristiano come “immersione nella morte di Cristo” per rimanere uniti a lui nella risurrezione e vivere una vita nuova (cf. Rm 6, 3-11). Il Battesimo costituisce l’inizio sacramentale di questa vita nell’uomo.

    L’importanza fondamentale del Battesimo per la partecipazione alla vita divina viene messa in rilievo dalle parole, con cui Cristo invia gli apostoli a predicare il Vangelo al mondo intero (cf. Mt 28,19).

    7. Gli stessi apostoli - in stretta unione con la Pasqua di Cristo - sono stati muniti dell’autorità di rimettere i peccati. Anche Cristo naturalmente possedeva questa autorità: “Il Figlio dell’uomo ha il potere in terra di rimettere i peccati” (cf. Mt 9, 6). Lo stesso potere egli lo trasmise agli apostoli dopo la risurrezione, quando alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi” (Gv 20, 22-23). “Rimettere i peccati” significa, in positivo, restituire all’uomo la partecipazione alla vita che è in Cristo. Il sacramento della Penitenza (o riconciliazione) è dunque connesso in modo essenziale con il mistero “della vite e dei tralci”.

    8. Tuttavia la piena espressione di questa comunione di vita con Cristo è l’Eucaristia. Gesù istituì questo sacramento il giorno prima della sua morte redentrice sulla croce, durante l’ultima cena (la cena pasquale) nel cenacolo di Gerusalemme (cf. Mc 14, 22-24; Mt 26, 26-30; Lc 22, 19-20 e 1 Cor 11, 23-26). Il sacramento costituisce il duraturo segno della presenza del suo corpo dato alla morte e del suo sangue versato “in remissione dei peccati”, e, nello stesso tempo, ogni volta che viene celebrato, rende presente il sacrificio salvifico del Redentore del mondo. Tutto ciò avviene sotto il segno sacramentale del pane e del vino, e quindi del banchetto pasquale, connesso da Gesù stesso al mistero della croce, come ci ricordano le parole istitutive, ripetute nella formula sacramentale: “Questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi; questo è il calice del mio sangue . . . versato per voi e per tutti, in remissione dei peccati”.

    9. Il cibo e la bevanda, che nell’ordine temporale servono al sostentamento della vita umana, nel loro significato sacramentale indicano e producono la partecipazione alla vita divina, che è in Cristo, “la vite”. Egli a prezzo del suo sacrificio redentivo, trasmette questa vita ai “tralci”: i suoi discepoli e seguaci. Lo mettono in evidenza le parole dell’annuncio eucaristico pronunciate nella sinagoga di Cafarnao: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6, 51). “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 54).

    10. L’Eucaristia come segno del banchetto fraterno, è strettamente connessa con la promulgazione del comandamento dell’amore reciproco (cf. Gv 13, 34; 15, 12).

    Secondo l’insegnamento paolino quest’amore unisce intimamente tutti i componenti della comunità nella Chiesa: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo” (1 Cor 10, 17). In questa unione, frutto dell’amore fraterno, si riflette in qualche modo l’unità trinitaria, formata dal Figlio con il Padre, come risulta dalla preghiera di Gesù: “Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me e io in te . . .” (Gv 17, 21). Ed è l’Eucaristia che fa partecipi dell’unità della vita di Dio secondo le parole di Gesù stesso: “Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me” (Gv 6, 57).

    Proprio per questo l’Eucaristia è il sacramento che in modo particolarissimo “edifica la Chiesa” come comunità della partecipazione alla vita di Dio mediante Cristo, unica “Vite”.


    Ai numerosi pellegrini spagnoli

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    JUNTO A ESTAS reflexiones de la catequesis de hoy, deseo presentar mi más cordial saludo de bienvenida a todas las personas, familias y grupos de España y de los diversos Países de América Latina.

    Veo complacido que se halla presente una numerosísima peregrinación de la Familia Salesiana, procedente de España: Salesianos, Hijas de María Auxiliadora, Cooperadores, Ex-alumnos, Voluntarios de Don Bosco.

    Con vuestra visita a Roma deseáis testimoniar vuestra condición católica, universal, en el seno de la Iglesia de Cristo. Agradezco vivamente vuestras expresiones de adhesión y cercanía al Sucesor de Pedro y aliento a todos a una renovada fidelidad y entusiasmo apostólico en vuestras respectivas Comunidades y Asociaciones.

    En este Año Mariano os encomiendo de manera particular a la protección de María Auxiliadora y os exhorto a seguir las enseñanzas y el ejemplo de entrega generosa a la Iglesia y a las almas que caracterizó a vuestro Fundador, San Juan Bosco, de quien conmemoramos el primer Centenario de su muerte.

    Deseo también saludar a los miembros de la Hermandad de la Santísima Virgen de Gracia, de Carmona (Sevilla), así como a las peregrinaciones procedentes de Salamanca, Teruel, Granada y México.

    A todos imparto una especial Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini di lingua portoghese  

    SAÚDO, CORDIALMENTE, quantos me ouvem, de língua portuguesa; em particular, os grupos nomeados provenientes de diversas cidades do Brasil, a peregrinaçao de Belém do Pará, e os peregrinos de Portugal à Terra Santa e hoje aqui: sejam todos bem-vindos! E que desta visita ao túmulo de Sao Pedro, leveis renovada a vossa fé na Igreja e no seu divino Fundador, Jesus Cristo! Com votos de felicidades, graça e paz, vos abençoo, a vós às vossas famílias.

    Ai pellegrini francesi

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SUIS HEUREUX d’accueillir les pèlerins et visiteurs de langue française, et de leur souhaiter des vacances bénéfiques, aussi bien pour l’esprit et l’âme que pour le corps.

    J’offre mes vœux aux Sœurs de la Divine Providence de Saint-Jean-de-Bassel qui célèbrent le vingt-cinquième anniversaire de leur profession religieuse. Je salue les paroissiens de Deinz, en Belgique, et le pèlerinage marial “Triomphe de Marie” venant de l’Ile de la Réunion.

    Enfin j’ai une pensée spéciale pour les Scouts de Clécy, en Normandie, qui ont été éprouvés récemment par la mort tragique d’une de leur camarade. Ma prière s’unit à la vôtre, chers amis, pour Marie-Hélène, pour sa famille, et aussi pour son agresseur. Je vous bénis de grand cœur, vous et tous ceux qui sont ici présents.

    Ai fedeli di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I EXTEND A SPECIAL WORD of welcome to the groups of musicians who are present today, in particular the Vocal Ensemble of the College of the Desert, the New York Young Musicians Ensemble, and the Saint John the Evangelist Choir from Honesdale, Pennsylvania. As you lift up the hearts of others through music and song, may God fill your own hearts with the fullness of his peace.

    * * *

    I OFFER CORDIAL GREETINGS to the group of pilgrims who have come from the Holy Rosary Church in Bangkok, Thailand. Dear friends: As you visit the various Shrines of Our Lady during this Marian Year, may the Mother of God lead you to an ever greater love of her divine Son.

    * * *

    IT IS A JOY to welcome the many priests and religious who are present at this audience. In particular my greetings go to the School Sisters of Notre Dame who are celebrating the Twenty-fifth Anniversary of Religious Profession, and to the Resurrectionist priests and Sisters who are taking part in renewal courses in Rome. May the Risen Christ renew within each of you the joy and grace of your vocation.

    And to all the English-speaking visitors. I extend a very warm welcome, especially to those from Ireland, Korea, Canada and the United States.

    To you and your loved ones I impart my Apostolic Blessing.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    MIT DIESEN KURZEN Überlegungen grüße ich herzlich alle heutigen Audienzteilnehmer deutscher Sprache. Alle Einzelpilger und die genannten Gruppen, darunter besonders die zahlreichen Jugendlichen; vor allem die große Jugendgruppe aus Vechta. Mit besten Ferienwünschen erteile ich euch allen von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini polacchi

    WITAM SERDECZNIE wszystkich pielgrzymów z Polski: wszystkie grupy, które już wczoraj wieczór pozdrowiłem, tych, z którymi wczoraj wieczór miałem sposobność się spotkać, a także te grupy, które doszły. Są to mianowicie: uczestnicy Uniwersytetu Letniego zorganizowanego przez Polski Instytut Kultury Chrześcijańskiej w Rzymie; pielgrzymi z Wieliczki od ojców reformatorów, a także z Krakowa, Warszawy i Kazimierza, szlakiem sanktuariów maryjnych; księża z diecezji katowickiej; poza tym uczestnicy grup turystycznych z Warszawy, PKS, Turysta i Orbis. Wszystkich serdecznie pozdrawiam, zarówno tych, których spotkałem wczoraj, jaki nowo przybyłych . . . Wszystkim zgromadzonym serdecznie życzę, ażeby wiara w Kościół stale się w nich pogłębiała i dojrzewała.

    Ad alcuni pellegrinaggi italiani ed al gruppo internazionale dei partecipanti al “Festival della Collina”

    DESIDERO ORA rivolgere un cordiale saluto alle rappresentanze di alcuni Istituti Religiosi, che stanno celebrando o che hanno appena celebrato il loro Capitolo Generale: i Canonici Regolari dell’Immacolata Concezione, le Suore Francescane Missionarie di Gesù Bambino, le Suore Domenicane Insegnanti e Infermiere di S. Caterina da Siena e le Suore dell’Istituto dei Sacri Cuori di Gesù e Maria.

    A tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, l’espressione del mio compiacimento per tali momenti così significativi nella vita dei vostri Istituti. Sono i momenti della riflessione, della revisione, della crescita, della speranza. I Capitoli Generali sono punti di arrivo e di partenza, durante i quali vi specchiate nella vostra Regola e vi proponete di osservarla meglio. Benedico i vostri lavori, i vostri propositi, le vostre speranze.

    * * *

    SALUTO CORDIALMENTE il gruppo di Religiose, provenienti da diverse Nazioni ed Istituti, ospiti della Comunità “Mater Ecclesiae” delle Suore Dorotee da Cemmo. La vostra permanenza romana, care Sorelle, vi sia di sollievo nel corpo e nello spirito. Possiate ripartire da qui con nuove energie, per essere ancora più operose nel bene.

    * * *

    UN CARO E AFFETTUOSO saluto anche agli alunni del Seminario di Cuneo. Grazie, cari giovani, per la vostra visita. Mi auguro che questa vostra permanenza a Roma parli alla vostra fede e vi dia motivi in più per proseguire la vostra formazione sacerdotale con maggior convinzione ed entusiasmo.

    * * *

    SALUTO CORDIALMENTE anche i gruppi “folk”, provenienti da vari Paesi dell’Est e dell’Ovest, che partecipano al “Festival della Collina”. Mi compiaccio per la vostra iniziativa, che tiene vive antiche tradizioni popolari, che spesso hanno origini cristiane e che comunque testimoniano delle peculiari caratteristiche culturali dei vari popoli e sono una ricchezza per il bene comune dell’umanità. Iniziative che affratellano, che favoriscono la pace, che promuovono l’arte e la cultura.

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    UN SALUTO, ANCORA, agli Allievi Ufficiali della Scuola delle Trasmissioni di Roma. Dice il vostro motto: “Spatia devinco disiuncta coniungo”. Questo certo è opera della tecnica, ma quanto più dev’essere opera dell’amore, e quanto bisogno c’è di quest’opera! Nel compimento del vostro dovere, voi favorite la concordia, la pace, l’unione degli spiriti. Vi auguro buon lavoro!

    A tutti la mia affettuosa Benedizione.

    Ai giovani

    CARISSIMI GIOVANI a voi ora rivolgo un cordiale saluto. Tra pochi giorni ricorrerà la memoria della Madonna del Carmelo, una festa che spicca in modo particolare in quest’Anno Mariano che si avvia alla conclusione, e che da essa trae nuovi motivi di bellezza e di arricchimento.

    Quanti sono i titoli della Vergine Santissima! Attorno a ciascuno di essi si raccoglie una tradizione, un movimento spirituale, una liturgia, potremmo dire addirittura una certa cultura ed un certo modo di vivere il cristianesimo. Mille sono le angolature sotto le quali possiamo rendere culto a Maria. E voi, cari giovani, avete qualche concreta forma di devozione alla Madonna? Cercatela, se ancora non l’avete, e restatele fedeli. Vi aiuti in ciò la mia Benedizione.

    Agli ammalati

    CARISSIMI MALATI qui presenti, vi saluto tutti con affetto e rispetto profondo. Se pensiamo che la sofferenza umana è stata assunta dal Verbo divino per salvare l’uomo peccatore, qualunque tipo di sofferenza non può non farci pensare alle sofferenze di Cristo. La Vergine Maria, che ha vissuto così da vicino la Croce del Figlio, ci aiuti e vi aiuti, cari malati, a penetrare il significato salvifico della sofferenza. La Madonna del Carmelo vi illumini sulla bellezza di questo mistero, mentre io vi benedico di tutto cuore.

    Agli sposi novelli

    CARISSIMI SPOSI NOVELLI, siate i benvenuti. Il pensiero che mi viene spontaneo in questo momento, è quello di esortarvi a mettere il vostro amore sotto la protezione della Vergine del Carmelo. Il segreto della buona riuscita del matrimonio consiste nel vivere questo sacramento nella luce di Maria. È la sua preghiera, è la sua intercessione che proteggerà il vostro amore dai pericoli, che lo renderà sempre fedele e fecondo, sempre più puro e più bello. Lasciatevi guidare da Maria. Il vostro amore diverrà così via di salvezza e di santificazione. Per Maria ed in Maria.

    Vi accompagno con la mia Benedizione.

     

    © Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana



     

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:02
    Gesù,Cristo trasmette alla Chiesa il patrimonio della santità


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Sabato, 23 luglio 1988



    1. “Rimanete in me e io in voi . . .” (Gv 15, 4). Queste parole della parabola sulla vite e i tralci raffigurano ciò che per volontà di Cristo deve essere la Chiesa nella sua struttura interiore. Il “rimanere” in Cristo significa un legame vitale con lui come fonte di vita divina. Dato che Cristo chiama all’esistenza la Chiesa, dato che le concede anche una struttura ministeriale “esterna”, “edificata” sugli apostoli, non c’è dubbio che il “ministerium” degli apostoli e dei loro successori, come di tutta la Chiesa, deve rimanere al servizio del “mysterium”: e questo è il “mysterium” della vita, la partecipazione alla vita di Dio che fa della Chiesa la comunità degli uomini vivi. A questo scopo la Chiesa riceve da Cristo la “struttura sacramentale”, di cui abbiamo parlato nell’ultima catechesi. I sacramenti sono “segni” dell’azione salvifica di Cristo che sconfigge le potenze del peccato e della morte, innestando e fortificando negli uomini le potenze della grazia e della vita, la cui pienezza è in Cristo.

    2. Questa pienezza di grazia (cf. Gv 1, 14), e questa sovrabbondanza di vita (cf. Gv 10, 10) si identificano con la santità. La santità è in Dio, e solo da Dio può passare nella creatura, in particolare nell’uomo. È una verità che pervade tutta l’antica alleanza: Dio è santo e chiama alla santità. Sono memorabili queste esortazioni della legge mosaica: “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo” (Lv 19, 2). “Osservate le mie leggi e mettetele in pratica. Io sono il Signore che vi vuole fare santi” (Lv 20, 8). Anche se queste citazioni provengono dal Levitico, che era come un codice del culto in Israele, la santità comandata e raccomandata da Dio non è da intendere solo in senso rituale, ma anche in senso morale: si tratta di ciò che rende l’uomo, nel modo più essenziale, simile a Dio e degno di accostarsi a Dio nel culto: la giustizia e la mondezza interiore.

    3. Gesù Cristo è la viva incarnazione di questa santità. Egli stesso si presenta come “colui che il Padre ha santificato e mandato nel mondo” (Gv 10, 36). Di lui il messaggero della sua nascita terrena dice a Maria: “Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 35). Gli apostoli sono i testimoni di questa santità, come proclama per tutti Pietro: “Noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (Gv 6, 69).

    È una santità che si è manifestata sempre di più nella sua vita, a cominciare dagli anni dell’infanzia (cf. Lc 2, 40. 52), per raggiungere le vette nel sacrificio offerto “per i fratelli” secondo le stesse parole di Gesù: “Per loro io santifico me stesso, perché siano anch’essi santificati nella verità” (Gv 17, 19), in armonia con l’altra sua dichiarazione: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).

    4. La santità di Cristo deve diventare l’eredità vivente della Chiesa. Questo è lo scopo dell’opera salvifica di Gesù, enunziata da lui stesso: “Perché siano anch’essi santificati nella verità . . .” (Gv 17, 19). Lo ha compreso san Paolo, il quale nella lettera agli Efesini scrive che Cristo “ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei, per renderla santa” (Ef 5, 25-26), “santa e immacolata” (Ef 5, 27).

    Gesù ha fatto sua la chiamata alla santità già rivolta da Dio al suo popolo nell’antica alleanza: “Siate santi, perché io, il Signore, Dio vostro, sono santo”. Con tutta la forza l’ha ripetuta ininterrottamente con la parola e con l’esempio della sua vita. Specialmente nel discorso della montagna ha lasciato alla sua Chiesa il codice della santità cristiana. Proprio in quella pagina leggiamo che, dopo aver detto “di non essere venuto ad abolire la legge o i profeti, ma a dare compimento” (cf. Mt 5, 17), Gesù esorta i suoi seguaci ad una perfezione sul modello di Dio stesso: “Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste” (Mt 5, 48). E poiché il Figlio rispecchia nel modo più completo questa perfezione del Padre, Gesù può dire in un’altra occasione: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (Gv 14, 9).

    5. Alla luce di questa esortazione di Gesù, si può capire meglio come il Concilio Vaticano II abbia voluto mettere in rilievo la chiamata universale alla santità. È una questione su cui ritorneremo a suo tempo, nell’apposito ciclo di catechesi sulla Chiesa. Ma qui ora è bene attirare l’attenzione sui suoi punti essenziali, dove si scorge meglio il legame della chiamata alla santità con la missione di Cristo, e soprattutto con il suo esempio vivente.

    “Tutti nella Chiesa - dice il Concilio - . . . sono chiamati alla santità, secondo il detto dell’Apostolo: «Certo la volontà di Dio è questa, che vi santifichiate» (1 Ts 4, 3; cf. Ef 1, 4) (Lumen Gentium, 39). Le parole dell’Apostolo sono un’eco fedele dell’insegnamento di Cristo maestro che, secondo il Concilio, “mandò a tutti lo Spirito Santo, che li muova internamente ad amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutta la mente, con tutte le forze (cf. Mc 12, 30), e ad amarsi a vicenda come Cristo ha amato loro” (cf. Gv 13, 34; 15, 12) (Lumen Gentium, 40).

    6. La chiamata alla santità riguarda dunque tutti, “sia che appartengano alla gerarchia sia che da essa siano diretti” (Lumen Gentium, 39): “Tutti i fedeli di qualsiasi stato o grado sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità” (Lumen Gentium, 40).

    Il Concilio fa pure notare che la santità dei cristiani scaturisce da quella della Chiesa e la manifesta. Dice infatti che la santità “si esprime in varie forme presso i singoli, i quali nei loro gradi di vita tendono alla perfezione della carità ed edificano gli altri” (Lumen Gentium, 39).

    In questa varietà si realizza un’unica santità da parte di quanti sono mossi dallo Spirito di Dio “e seguono Cristo povero, umile e carico della croce per meritare di essere partecipi della sua gloria” (Lumen Gentium, 41).

    7. Coloro che Gesù esortava “a seguirlo” - a cominciare dagli apostoli - erano disposti a lasciare ogni cosa per lui, come gli protestò Pietro: “Ecco noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito” (Mt 19, 27). “Tutto” significa in questo caso non solamente “i beni temporali”, (“la casa . . . la terra”), ma anche le persone care: “fratelli, sorelle, padre, madre, figli” (cf. Mt 19, 29) e dunque la famiglia.

    Gesù stesso era il più perfetto modello di una tale rinuncia. Per questo poteva esortare i suoi discepoli a rinunce simili, compresa quella del “celibato per il regno dei cieli” (cf. Mt 19, 12).

    Il programma di santità di Cristo, rivolto sia agli uomini che alle donne, che pure lo seguivano (cf. per esempio Lc 8, 1-3), si esprime in modo particolare nei consigli evangelici. Come ricorda il Concilio, “i consigli evangelici (della castità consacrata a Dio, della povertà e dell’obbedienza) essendo fondati sulle parole e sugli esempi del Signore . . . sono un dono divino, che la Chiesa ha ricevuto dal suo Signore e colla sua grazia sempre conserva” (Lumen Gentium, 43).

    8. Tuttavia dobbiamo subito aggiungere che la vocazione alla santità nella sua universalità comprende anche le persone che vivono nel matrimonio (come pure i vedovi e le vedove), e coloro che conservano il possesso e l’amministrazione dei loro beni, si occupano degli affari terreni, svolgono le loro professioni, missioni e mestieri con libera disposizione di sé, secondo le loro coscienze e nella loro libertà. Gesù ha indicato la strada della santità che, è loro propria, già per il fatto di aver dato inizio alla sua attività messianica con la partecipazione alle nozze di Cana (cf. Gv 2, 1-11) e in seguito ricordando gli eterni principi della legge divina che valgono per gli uomini e le donne di ogni condizione, e in particolare quelli dell’amore, dell’unità e dell’indissolubilità del matrimonio (cf. Mc 10, 1-12; Mt 19, 1-9), e della castità (cf. Mt 5, 28-30). Perciò anche il Concilio, parlando dell’universale vocazione alla santità, dedica un posto speciale alle persone legate dal sacramento del Matrimonio: “I coniugi e i genitori cristiani, seguendo la loro propria via, devono con costante amore sostenersi a vicenda nella grazia per tutta la vita, e istruire nella dottrina cristiana e nelle virtù evangeliche la prole, che hanno amorosamente accettata da Dio. Così infatti offrono a tutti l’esempio di un amore instancabile e generoso . . .” (Lumen Gentium, 41).

    9. In tutti i comandamenti e le esortazioni di Gesù e della Chiesa, emerge il primato della carità. Infatti la carità, secondo san Paolo, è “il vincolo della perfezione” (Col 3, 14). La volontà di Gesù è che “ci amiamo gli uni gli altri, come egli ci ha amati” (Gv 15, 12): dunque di un amore che, come il suo, va “sino alla fine” (Gv 13, 1). Questo è il patrimonio di santità lasciato da Gesù alla sua Chiesa. Tutti siamo chiamati a parteciparvi, e ad attingere in tal modo alla pienezza di grazia e di vita, che è in Cristo. La storia della santità cristiana è la riprova che vivendo nello spirito delle beatitudini evangeliche, proclamate nel discorso della montagna (cf. Mt 5, 3-12), si attua l’esortazione di Cristo che è al centro della parabola sulla vite e i tralci: “Rimanete in me e io in voi. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto” (Gv 15, 4. 5). Queste parole si attuano, rivestendosi di forme molteplici nella vita dei singoli cristiani, e mostrando così, lungo i secoli, la multiforme ricchezza e bellezza della santità della Chiesa, la “figlia del Re” ornata di splendide vesti (cf. Sal 45 [44], 14).

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    J’ADRESSE UN SALUT spécial aux étudiants de l’Université de Bordeaux, ainsi qu’à leurs aumôniers. A tous et à chacun, je souhaite une grâce de première importance: qu’au fil de vos journées romaines, vous découvriez le mystère unique de l’Eglise du Christ, toujours en état de mission comme son Fondateur, pour éclairer et baliser les routes de l’histoire humaine en mutation incessante, et pour faire avancer, contre vents et marées, le plan de Dieu sur l’humanité, qui est un plan de rassemblement et de solidarité dans la diversité des races et des cultures.

    * * *

    AUX SŒURS canadiennes “Missionnaires de Notre-Dame des Apôtres” de passage à Rome, j’exprime mes vœux fervents pour leur beau travail d’évangélisation, la où le Seigneur les appelle a œuvrer.

    * * *

    ENFIN, AUX JEUNES Belges, élèves des Salésiens, venus en bicyclette à Rome, j’adresse mes cordiales félicitations. Je les exhorte également à découvrir, spécialement lors de leur pèlerinage à Turin, tout ce qu’ils doivent à saint Jean Bosco et à l’admirable pédagogie déployée par ses fils, qui sont aujourd’hui leurs éducateurs.

    A tous les pèlerins de langue française, mon chaleureux merci pour leur sympathique visite et, au terme de cette audience, mon affectueuse Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di espressione inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I WISH TO OFFER a special word of welcome to the Pastors and Professors of Theology, guests of the Waldensian Faculty in Rome, who are taking part in the American Summer Institute. To all of you and your families go my prayerful good wishes in the name of Christ our Lord.

    * * *

    I GREET MOST CORDIALLY the members of the Marian Year Pilgrimage from the Diocese of Gallup. Like Mary, the Mother of our Redeemer, may you always be ready to obey God’s word and to believe most firmly that “nothing is impossible with God”.

    * * *

    IT IS A JOY to welcome all the young people who are present at the audience today, in particular the Dover College Junior School Choir from Folkestone, and the Youth Choir of Saint Eugene’s Cathedral in Derry. How good it is to sing and give glory to God! Even better to promote harmony in society, to silence the discordant sounds of violence, to live in a way that fosters justice and that give praise to God. As you bring joy to others by your singing, may the Lord bless your own hearts with the fullnes of his peace.

    And to all the English-speaking visitors I extend very cordial greetings, especially those from England, Scotland, Ireland and the United States. I gladly impart to you and your loved ones my Apostolic Blessing.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    MIT DIESER EINLADUNG grüße ich euch alle sehr herzlich; alle Gruppen und Familien. Euch allen wünsche ich erholsame Ferientage in der Ewigen Stadt und erteile euch von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai numerosi pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    DESEO AHORA dar mi más cordial bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española, a quienes deseo que su estancia en Roma, centro de la catolicidad, sean días de provecho para su fe y de merecido descanso para el espíritu.

    En particular, saludo a la peregrinación procedente de Colombia denominada “Europa Cultural”, así como a los grupos de México, Venezuela y otros Países de América Latina.

    * * *

    VAYA IGUALMENTE mi saludo cordial a las demás peregrinaciones de las diversas regiones y ciudades españolas: de Asturias, Barcelona, Madrid, Bilbao, San Sebastián, Castellón y Zaragoza.

    A todos bendigo de corazón.

    Ai fedeli polacchi

    SERDECZNIE POZDRAWIAM wszystkich pielgrzymów z Polski, zgromadzonych tutaj w wielkiej liczbie: w szczególnosći pielgrzymów z bazyliki katedralnej w Tarnowie; z paraffi Matki Bożej Bolesnej w Limanowej; z parafii Bożego Ciała w Bieczu; nauczycieli z Zakładu dla Niewidomych w Laskach; z parafii św. Józefa z Ursusa koło Warszawy; z parafii św. Łukasza z Surchowa, diecezja lubelska; pielgrzymów Klubu Inteligencji Katolickiej w Lublinie; z Duszpasterstwa Akademickiego diecezji siedleckiej; pielgrzymkę młodzieży z Gdańska, i Pruszcza Gdańskiego; również z Gdańska, z parafii Niepokalanego Poczęcia Matki Boskiej; z Kalisza, z parafii Królowej Polski; z diecezji gorzowskiej, pielgrzymkę Klubu Inteligencji Katolickiej w Trzcielu; z diecezji opolskiej, z parafii św. Jadwigi, Łagiewniki Małe; z tejże diecezji pielgrzymkę trzeciego zakonu św. Franciszka z Góry św. Anny; z Legnicy, pielgrzymów z parafii św. Jana Chrzciciela, ojcowie franciszkanie; współpracowników misyjnych sióstr pallotynek z całej Polski; przedstawicieli Wielkiej Orkiestry symfonicznej Polskiego Radia i Telewizji z Katowic. Spoza Polski: pielgrzymkę parafii polonijnej Matki Bożej Jutrzenkj Wolności i Pokoju w Moguncji, a także Polaków ze Wschodniej Francji; Chór “Stokrotka” z Kanady; prócz tego grupę projektantów i wykonawców Klubu Miast Metrowskich w Polsce; wreszcie innych pielgrzymów zarówno z kraju, jak i z zagranicy nie objętych tymi grupami. Wszystkich serdecznie pozdrawiam . . . Starajmy się żyć życiem Kościoła do wewnętrz, to znaczy trwać w jedności z Chrystusem jak latorośle w szczepie winnym. Zyczę tego wszystkim zgromadzonym tutaj, pielgrzymom z mojej Ojczyzny, a także i rodakom z emigracji. Niech Pan Bóg pozwala nam trwać w Jezusie Chrystusie, tak jak latorośle w szczepie winnym, ażebyśmy mogli przynieść wiele owocu.

    Ad alcuni gruppi italiani

    RIVOLGO UN PARTICOLARE saluto alle Suore Francescane Immacolatine, presenti all’Udienza in occasione del Capitolo generale dell’Istituto, e alle Suore Figlie di Maria SS. dell’Orto, venute a Roma per celebrare il 50° o il 25° di professione religiosa.

    Carissime Sorelle, la vocazione religiosa, con cui Gesù vi ha scelte un giorno tra tante coetanee, costituisce una singolare manifestazione di amore verso ciascuna di voi. Questa sosta presso la Tomba di Pietro vi offra occasione di prendere rinnovata consapevolezza della predilezione del Signore e vi spinga a confermare i propositi di generosa corrispondenza alla chiamata divina mediante l’impegno della personale santificazione e la dedizione generosa alle finalità apostoliche dei rispettivi Istituti.

    Vi conforti la mia Benedizione.

    * * *

    IL MIO SALUTO si volge, poi, a tutti i fedeli di lingua italiana presenti all’Udienza, ed in special modo ai pellegrini dell’arcidiocesi di Monreale venuti con il loro Vescovo, Monsignor Salvatore Cassisa, in visita alle memorie dei Santi Martiri, che Roma gelosamente custodisce.

    Carissimi, auspico che questo pellegrinaggio vi aiuti a vivere più in profondità la vostra fede e la comunione con la Chiesa, che proprio qui ha il suo centro visibile. Gli esempi degli Apostoli Pietro e Paolo, che hanno fecondato la Chiesa di Roma con il loro sangue, vi stimolino ad essere testimoni coraggiosi e franchi del Vangelo nel mondo di oggi.

    Benedico di cuore voi ed i vostri cari.

    Ai giovani

    Carissimi giovani!

    SONO MOLTO LIETO di salutarvi in modo speciale: la vostra presenza all’Udienza durante le vacanze estive dimostra la vostra fede e la vostra sensibilità cristiana! Colgo l’occasione di questo incontro con voi per ricordare un avvenimento significativo: due secoli fa un geologo francese, il Signor Deodat De Dolomieu, risalendo la valle dell’Adige diretto ad Innsbruch, raccolse alcuni sassi che in seguito esaminò, scoprendo che non erano formati di semplice calcare, ma di carbonato di calcio e di magnesio. Da lui hanno poi preso nome le caratteristiche montagne, da cui quei sassi provenivano. La stupenda magnificenza di quei picchi arditi, come anche la meravigliosa bellezza di tanti altri luoghi che le vacanze vi consentono di visitare, siano anche per voi, cari giovani, uno stimolo ad elevare sempre in alto il vostro spirito, i vostri ideali, la vostra vita! Vi accompagno con la mia Benedizione.

    Agli ammalati

    Carissimi ammalati e amici infermieri ed accompagnatori!

    ANCHE A VOI GIUNGA il mio cordiale saluto, con l’assicurazione della mia costante preghiera e con l’augurio che la vostra visita a Roma, alla tomba di Pietro e alla persona del suo Successore, vi sia di sollievo spirituale e anche fisico, di rinnovato, stimolo ad amare il Signore e a confidare totalmente in Lui! La vostra sofferenza é sempre tanto preziosa: sappiate che tutta la Chiesa usufruisce del vostro nascosto, ma autentico apostolato. Oggi la liturgia ci ricorda Santa Brigida di Svezia, una grande mistica vissuta in tempi difficili per la Chiesa. Essa conobbe davvero “la sapienza della Croce nella contemplazione amorosa della passione di Cristo”, come è detto nella Orazione della Messa. Santa Brigida illumini ed aiuti anche voi a compiere sempre con grande fervore la vostra missione per il Corpo Mistico della Chiesa! Benedico tutti di cuore.

    Agli sposi novelli

    Carissimi sposi novelli!

    ACCOGLIETE IL MIO SALUTO gioioso ed il mio augurio per la vostra nuova vita! Vi sono riconoscente per la vostra presenza ed invoco su di voi i più eletti favori celesti, affinché la vostra vita coniugale sia sempre serena, lieta, fervorosa, unita dall’amore reciproco, dalla fede e dalla preghiera. Desidero oggi, ricordarvi l’Enciclica “Humanae Vitae”, che Paolo VI pubblicò vent’anni fa, il 25 luglio 1968, ed esortarvi alla lettura ed alla meditazione di questo importante documento della Chiesa, che con illuminata sicurezza dottrinale e con profonda sensibilità umana traccia le direttive necessarie per realizzare una paternità responsabile, nella grazia di Dio e nella pace della coscienza. Sia questo per voi un fermo proposito, che sgorghi dal vostro pellegrinaggio a Roma; e vi sostenga anche la particolare Benedizione, che di gran cuore vi imparto!



    © Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 10:03
    Gesù Cristo liberatore dell'uomo dalla schiavitù del peccato


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 27 luglio 1988



    1. “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino; convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15): queste parole annotate da Marco all’inizio del suo Vangelo, riassumono e scolpiscono ciò che andiamo spiegando nel presente ciclo di catechesi cristologiche sulla missione messianica di Gesù Cristo. Secondo tali parole, Gesù di Nazaret è colui che annuncia l’“avvicinarsi del regno di Dio” alla storia terrena dell’uomo. Egli è colui nel quale il regno di Dio è entrato in modo definitivo ed irrevocabile nella storia dell’umanità, e tende attraverso questa “pienezza del tempo” verso il compimento escatologico nell’eternità di Dio stesso.

    Gesù Cristo “trasmette” il regno di Dio agli apostoli. Su di loro poggia l’edificio della sua Chiesa che, dopo la sua dipartita, deve continuare la sua missione: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi . . . Ricevete lo Spirito Santo” (Gv 20, 21. 22).

    2. In questo contesto bisogna considerare ciò che vi è di essenziale per la missione messianica di Gesù. Il Simbolo della fede l’esprime con le seguenti parole: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo” (“Symbolum Nissenum-Costantinopolitanum”). La cosa essenziale in tutta la missione di Cristo è l’opera di salvezza, che viene indicata dallo stesso nome “Gesù” (“Ye-shûa’” = Dio salva). Esso è stato dato insieme all’annuncio della nascita del Figlio di Dio, quando l’angelo disse a Giuseppe: “Essa (Maria) partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21). Con queste parole, udite in sogno da Giuseppe, viene ripetuto ciò che Maria aveva udito nell’annunciazione: “Lo chiamerai Gesù” (Lc 1, 31). Ben presto gli angeli annunceranno ai pastori nei pressi di Betlemme la venuta nel mondo del Messia (= Cristo) come salvatore: “Oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore” (Lc 2, 11): “. . . egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1, 21).

    3. “Salvare” vuol dire: liberare dal male. Gesù Cristo è il salvatore del mondo, poiché è venuto per liberare l’uomo da quel male fondamentale, che ha invaso l’intimo dell’uomo lungo tutto il corso della sua storia, dopo la prima rottura dell’alleanza con il Creatore. Il male del peccato è proprio questo male fondamentale che allontana dall’umanità la realizzazione del regno di Dio. Gesù di Nazaret, che sin dall’inizio della sua missione annunzia l’“avvicinarsi del regno di Dio”, viene come salvatore. Egli non solo annunzia il regno di Dio, ma elimina l’ostacolo essenziale alla sua realizzazione, che è il peccato radicato nell’uomo secondo la legge dell’ereditarietà originale, e che in lui fomenta i peccati personali (“fomes peccati”). Gesù Cristo è il salvatore in questo senso fondamentale della parola: raggiunge la radice del male che è nell’uomo, la radice che consiste nel voltare le spalle a Dio, accettando il dominio del “padre della menzogna” (cf. Gv 8, 44) che come “principe delle tenebre” (cf. Col 1, 13) è divenuto per mezzo del peccato (e sempre continua a diventarlo da capo) il “principe di questo mondo” (Gv 12, 31; 14, 30; 16, 11).

    4. Il significato più immediato dell’opera della salvezza, già rivelato con la nascita di Gesù, verrà espresso da Giovanni Battista al Giordano. Egli infatti, indicando in Gesù di Nazaret colui che “doveva venire”, dirà: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv 1, 29). In queste parole è contenuto un chiaro riferimento all’immagine di Isaia del servo sofferente del Signore. Il profeta parla di lui come dell’“agnello” che viene condotto al macello, ed egli in silenzio (come “pecora muta”) (Is 53, 7) accetta la morte, per mezzo della quale “giustificherà molti, si addosserà la loro iniquità” (Is 53, 11). Così la definizione “agnello di Dio che toglie il peccato del mondo”, radicata nell’antico testamento, indica che l’opera della salvezza - cioè la liberazione dai peccati - si compirà a prezzo della passione e della morte di Cristo. Il Salvatore è allo stesso tempo il Redentore dell’uomo (Redemptor Hominis). Opera la salvezza a prezzo del sacrificio salvifico di se stesso.

    5. Tutto ciò, prima ancora di realizzarsi negli eventi della Pasqua di Gerusalemme, trova espressione, passo dopo passo, in tutta la predicazione di Gesù di Nazaret, come leggiamo nei Vangeli: “Il Figlio dell’uomo è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10). “Il Figlio dell’uomo . . . non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45; Mt 20, 28). Qui si scopre facilmente il riferimento all’immagine isaiana del servo di Jahvè. E se il Figlio dell’uomo, in tutto il suo modo di agire, si fa conoscere come “amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11, 19), non fa con ciò che mettere in rilievo la caratteristica fondamentale della sua missione salvifica. “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17).

    6. Queste parole del Vangelo di Giovanni, scritto per ultimo, rispecchiano quanto appare in tutto lo svolgimento della missione di Gesù che trova conferma alla fine nella sua passione, morte e risurrezione. Gli autori del nuovo testamento vedono acutamente, attraverso il prisma di questo evento definitivo - il mistero pasquale - la verità di Cristo, che ha operato la liberazione dell’uomo dal male principale, il peccato, mediante la redenzione. Colui che è venuto per “salvare il suo popolo” (cf. Mt 1, 21), “l’uomo Cristo Gesù . . . ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 5-6). “Dio mandò - nella pienezza del tempo - il suo Figlio . . . per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (cf. Gal 4, 4-5). In lui “abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati” (Ef 1, 7).

    Questa testimonianza di Paolo viene completata dalle parole della lettera agli Ebrei: “Cristo . . . con il proprio sangue entrò una volta per sempre nel santuario, dopo averci ottenuto una redenzione eterna . . .”; “con uno Spirito eterno offrì se stesso senza macchia a Dio” (Eb 9, 11. 12. 14).

    7. Le lettere di Pietro sono altrettanto univoche come il “corpus paulinum”: “Non a prezzo di cose corruttibili, come l’argento e l’oro, foste liberati . . . ma con il sangue prezioso di Cristo, come di agnello senza difetti e senza macchia” (1 Pt 1, 18-19). “Egli portò i nostri peccati nel suo corpo sul legno della croce, perché non vivendo più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue piaghe siete stati guariti” (1 Pt 2, 24-25).

    Il “riscatto per tutti” - l’infinito “prezzo” del sangue dell’agnello - la “redenzione eterna”: questo seguito di concetti, contenuti negli scritti del nuovo testamento, ci fa scoprire alle sue stesse radici la verità su Gesù (= Dio salva), il quale come Cristo (= Messia, Unto) libera l’umanità dal male del peccato, radicato ereditariamente nell’uomo e sempre nuovamente commesso. Cristo-Liberatore: colui che libera davanti a Dio. E l’opera della redenzione è anche la “giustificazione” operata dal Figlio dell’uomo, come “mediatore tra Dio e gli uomini” (1 Tm 2, 5) col sacrificio di se stesso, a nome di tutti gli uomini.

    8. La testimonianza del nuovo testamento è particolarmente forte. Contiene non solo una limpida immagine della verità rivelata sulla “liberazione redentiva”, ma risale alla sua altissima fonte, che si trova in Dio stesso. Il suo nome è amore.

    Ecco ciò che dice Giovanni: “In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10). Poiché . . . “il sangue di Gesù, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato” (1 Gv 1, 7). “. . . Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo” (1 Gv 2, 2). “. . . Egli è apparso per togliere i peccati e . . . in lui non v’è peccato” (1Gv 3,5). Proprio in questo è contenuta la più completa rivelazione dell’amore, con cui Dio amò l’uomo: questa rivelazione si è compiuta in Cristo e per mezzo di lui. “Da questo abbiamo conosciuto l’amore: egli ha dato la sua vita per noi . . .” (1 Gv 3, 16).

    9. Troviamo in tutto ciò una sorprendente coerenza, quasi una profonda “logica” della rivelazione, che unisce tra loro i due Testamenti - da Isaia alla predicazione di Giovanni al Giordano - e ci perviene attraverso i Vangeli e le testimonianze delle lettere apostoliche. L’apostolo Paolo esprime a modo suo le stesse cose contenute nelle lettere di Giovanni. Dopo aver osservato che “a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto”, egli dichiara: “Dio però dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi” (Rm 5, 7-8).

    Dunque la redenzione è il dono d’amore da parte di Dio in Cristo. L’Apostolo è consapevole che la sua “vita nella carne” è la vita “nella fede del Figlio di Dio, che mi ha amato e ha dato se stesso per me” (Gal 2, 20). Nello stesso senso l’autore dell’Apocalisse vede le schiere della futura Gerusalemme come coloro che venendo dalla “grande tribolazione hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (Ap 7, 14).

    10. Il “sangue dell’Agnello”: da questo dono d’amore di Dio in Cristo, del tutto gratuito, prende inizio l’opera della salvezza cioè la liberazione dal male del peccato, in cui il regno di Dio “si è avvicinato” definitivamente, ha trovato una nuova base, ha dato inizio alla sua realizzazione nella storia dell’uomo.

    Così l’incarnazione del Figlio di Dio ha il suo frutto nella redenzione. Nella notte di Betlemme “è nato” veramente il “Salvatore” del mondo (Lc 2, 11).

    Ai fedeli francesi

    JE SOUHAITE aux pèlerins de langue française de faire à Rome, auprès des tombeaux des Apôtres et des Martyrs, une expérience vraie de communion dans la foi et l’espérance fondées sur l’amour rédempteur du Christ.

    J’adresse un salut particulier aux groupes des Sœurs de Kermaria, et des Sœurs Bleues de Castres que j’encourage dans le ressourcement de leur vie religieuse et de leur activité missionnaire.

    A tous, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di espressione inglese

    I OFFER A WARM welcome to the groups of pilgrims from Nigeria, Korea, Malasysia, Singapore and Brunei and the United States. In particular, I greet the UNITALSI pilgrimage of the sick coming from Malta. The love of God embraces everyone in the world, but in a special way it is offered to you who are sick or handicapped. Be assured of my prayers for you and your dear ones.

    * * *

    IT IS A JOY to greet the many priests and religious who are present today, especially the Missionary Sisters of the Most Sacred Heart of Jesus and the Sisters of the Holy Union who are participating in International Renewal Courses. I hope that your stay in Rome will be a time of rest and spiritual enrichment. May the Holy Spirit fill you with an ever deeper love for our Redeemer and Lord.

    I greet most cordially all the English-speaking visitors. To you and your families I willingly impart my Apostolic Blessing.

    Ad un folto pellegrinaggio giapponese

    Sia Lodato Gesù Cristo!

    SALUTO I DILETTISSIMI componenti delle Università femminili “Junshin” e “Seishin” e del gruppo YBU (movimento del Buon Pastore) di Tokyo, ed anche le studentesse dell’Università “Nanzan” di Nagoya.

    Come ben sapete, l’Anno Mariano sta ormai per concludersi. Ma io desidero e auguro che tutta la vostra vita sia, d’ora in poi, un prolungamento dell’Anno Mariano, ossia una vita con Maria, la Madre di Gesù e nostra.

    Con questo augurio vi benedico di cuore.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ad un gruppo di pellegrini tedeschi

    HERZLICH GRUßE ich mit diesen kurzen Ausführungen alle heutigen Audienzteilnehmer deutscher Sprache. Unter den Jugendlichen begrüße ich namentlich die große Jugendgruppe aus Vechta, die zur Zeit in einem Zeltlager bei Terracina die Ferien verbringt. Möge die jetzige Ferienzeit euch allen nicht nur körperliche Erholung, sondern auch Stunden der Besinnung und der religiösen Einkehr schenken. Nehmt euch darum auch Zeit für Gott. Gott hat seinerseits immer und in jedem Augenblick unbegrenzt viel Zeit für uns. Mit diesen guten Ferien wünschen erteile ich euch und allen euren Lieben in der Heimat zugleich von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini di lingua spagnola

    PRESENTO AHORA mi más cordial saludo a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

    En particular, a la numerosa peregrinación salesiana procedente de México, a los miembros de la “Orden de María” y del movimiento “Regnum Christi”; así como a los componentes del grupo folklórico “Los Pucareños”, de Argentina, y a las peregrinaciones españolas de Barcelona, Zaragoza y Palma de Mallorca.

    A todos bendigo de corazón.

    Ai pellegrini di espressione portoghese

    Caríssimos irmaos e irmãs de língua portuguesa,

    QUERO SAUDAR, cordialmente, quantos me ouvem de língua portuguesa. Em particular, os peregrinos anunciados:

    - do Brasil: as Personalidades e os fiéis da Arquidiocese de Porto Alegre presentes, com a imagem da “Santa Mãe de Deus” para um Santuário local, que recordará este Ano Mariano; e as Senhoras do Instituto da Realeza de nosso Senhor Jesus Cristo;

    - e de Portugal: os representantes da Ordem Franciscana Secular, de Coimbra, e o grupo da paróquia de Irivo.

    Grato pela vossa presença, desejo-vos todo o bem; e que Roma vos confirme na fé e nos propósitos de vida e testemunho cristao. É o que imploro para todos, por Nossa Senhora, com a Bênção Apostólica.

    Ai fedeli polacchi

    POZDRAWIAM PIELGRZYMOV z diecezji katowickiej i ks. Biskupa Sufragana; parafian św. Wawrzyńca z Kuźnicy Ligockiej; z parafii Wszystkich Swiętych w Pszczynie; prócz tego pielgrzymkę Liceum Ogólnokształcącego sióstr urszulanek wraz z nauczycielami z Rybnika; z kolei młodzież oazy trzeciego stopnia od ojców kapucynów z Krosna; z Tarnobrzega z parafii Wniebowzięcia Najświętszej Maryi Panny - jcowie dominikanie; z Radomia - z parafii Chrystusa Króla; z Rogoźna Wielkopolskiego - z parafii św. Wita; ze Szczecina - duszpasterstwo akademickie parafii Najświętszego Zbawiciela; młodzień pallotyńską z całej Polski; z Czechowic Dziedzic - grupę nauczycieli; z Poznania - grupę inteligencji PTTK; pielgrzymów z Polonii kanadyjskiej, prócz tego uczestników grupę turystycznych PKS z Warszawy, Orbisu, Turysty, Almaturu . . . . Człowiek zawsze może zwyciężyć zło mocą Chrystusowego Krzyża. Niech ta prawda towarzyszy waszemu życiu, pomaga wam dźwigać się i nawet wśród wielkich trudności życiowych postępować naprzód.

    Ai giovani

    Rivolgo ora un pensiero di saluto ai giovani.

    CARISSIMI, SIAMO nel pieno delle vacanze, le quali, oltre che come periodo di meritato riposo e distacco dalle consuete attività, si presentano anche come utile occasione per allargare le proprie conoscenze a contatto con esperienze e modi di vita diversi da quelli abituali. A chi sa esserne attento osservatore si aprono spunti nuovi e fecondi di riflessione e, in una visione di fede, anche motivi di preghiera di fronte ai problemi che emergono, per la cui soluzione s’avverte l’interiore esigenza di rendersi in qualche modo utili. Vi invito a perfezionare questa penetrante visione delle cose e ad assecondare generosamente le mozioni dello Spirito, il quale spinge ad un impegno concreto ed attivo.

    Vi accompagni e vi sia propizia la mia Benedizione.

    Agli ammalati

    SALUTO ANCHE con affetto gli ammalati che, nonostante la stagione calda, hanno voluto affrontare il disagio del viaggio per esser presenti a questa Udienza. Vi ringrazio per l’esempio che date e che stimola ed incoraggia coloro che si trovano in particolari difficoltà a superarle con determinazione e fiducia nella riuscita. Quello che voi, nel vostro stato, potete offrire al Signore ed ai fratelli è senz’altro frutto del vostro vivo desiderio di bene, ma anche evidente segno della sua grazia, che opera in voi e che, proprio quando interviene a sostegno dei limiti umani, si manifesta più luminosamente.

    Nell’augurarvi un pronto miglioramento, vi seguo con la preghiera e vi benedico uno per uno.

    Agli sposi novelli

    Un cordiale ed augurale saluto agli sposi novelli.

    IERI, NELLA LITURGIA, abbiamo ricordato i santi Gioacchino ed Anna, genitori della Beata Vergine Maria. A considerare questo grande ed unico privilegio, è facile intuire quale eccezionale coppia di sposi sia stata questa che il Signore ha scelto perché da loro nascesse, fosse allevata ed educata la futura Madre del suo Unigenito Figlio; sicché il silenzio che li circonda diventa eloquente lezione di stile da cui apprendere come essere coppia secondo il cuore di Dio. Per questo, carissimi sposi, vi esorto a vedere in san Gioacchino e in Sant’Anna i protettori e il modello della vostra famiglia. Quanto più Dio sarà al centro della vostra vita, tanto più voi sperimenterete il suo sostegno anche nella delicata opera di educazione dei figli, a cui insegnerete a crescere ricchi di fede e saldamente ancorati ai valori autentici e immutabili. Auspico per voi ogni bene, di cui è pegno la mia Benedizione.



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