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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Aprile1988 Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 09:20
    Le definizioni cristologiche dei concili e la fede della Chiesa d'oggi

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 13 aprile 1988

     

    1. Riassumendo la dottrina cristologica dei Concili ecumenici e dei Padri, nelle ultime catechesi abbiamo potuto renderci conto dello sforzo compiuto dalla mente umana per penetrare nel mistero dell’uomo-Dio, e leggervi la verità della natura umana e della natura divina, della loro dualità e della loro unione nella persona del Verbo, delle proprietà e facoltà della natura umana e della loro perfetta armonizzazione e subordinazione alla egemonia dell’io divino. La traduzione di quella lettura approfondita è avvenuta nei Concili con concetti e termini assunti dal linguaggio corrente, che era la naturale espressione del modo comune di conoscere e di ragionare, anteriore alla concettualizzazione operata da qualsiasi scuola filosofica o teologica. La ricerca, la riflessione e il tentativo di perfezionare la forma espressiva non mancarono nei Padri e non sarebbero mancate nei successivi secoli della Chiesa, nei quali i concetti e i termini impiegati nella cristologia - specialmente quello di “persona” - avrebbero avuto approfondimenti e precisazioni di valore incalcolabile anche per il progresso del pensiero umano. Ma il loro significato nell’applicazione alla verità rivelata da esprimere non era legato o condizionato da autori o scuole particolari: era quello che si poteva cogliere nell’ordinario linguaggio dei dotti e anche dei non dotti di ogni tempo, come si può rilevare dall’analisi delle definizioni in essi pronunciate.

    2. E comprensibile che nei tempi più recenti, volendo tradurre i dati rivelati in un linguaggio rispondente a nuove concezioni filosofiche o scientifiche, alcuni abbiano provato un senso di difficoltà a impiegare e ad accettare quell’antica terminologia, e specialmente la distinzione tra natura e persona che è fondamentale nella tradizionale cristologia come pure nella teologia della Trinità. Particolarmente chi si voglia ispirare alle posizioni delle varie scuole moderne, che insistono su una filosofia del linguaggio e su un’ermeneutica dipendenti dai presupposti del relativismo, soggettivismo, esistenzialismo, strutturalismo ecc., è portato a svalutare o addirittura a rigettare gli antichi concetti e termini, come affetti da scolasticismo, da formalismo, staticismo, astoricità ecc., così da essere inadatti ad esprimere e comunicare oggi il mistero del Cristo vivente.

    3. Ma che cosa è poi avvenuto? Prima di tutto che alcuni sono diventati prigionieri di una nuova forma di scolasticismo, indotto da nozioni e terminologie legate alle nuove correnti del pensiero filosofico e scientifico, senza preoccuparsi di un vero confronto con la forma espressiva del senso comune e, si può dire, dell’intelligenza universale, che permane anche oggi indispensabile per comunicare gli uni con gli altri nel pensiero e nella vita. In secondo luogo, vi è stato un passaggio, com’era prevedibile, dalla crisi aperta sulla questione del linguaggio, alla relativizzazione del dogma niceno e calcedoniano, considerato come un semplice tentativo di lettura storica, datato, superato e non più proponibile all’intelligenza moderna. Questo passaggio è stato ed è molto rischioso e può condurre a esiti difficilmente conciliabili con i dati della rivelazione.

    4. Nel nuovo linguaggio, infatti, si è arrivati a parlare dell’esistenza di una “persona umana” in Gesù Cristo, in base alla concezione fenomenologica della personalità, data da un insieme di momenti espressivi della coscienza e della libertà, senza sufficiente considerazione per il soggetto ontologico che ne è all’origine. Oppure si è ridotta la personalità divina all’autocoscienza che Gesù ha del “divino” che è in lui, senza intendere l’incarnazione come l’assunzione della natura umana da parte di un io divino trascendente e preesistente. Queste concezioni, che si riflettono anche sul dogma mariano e in modo particolare sulla maternità divina di Maria, così legata nei Concili al dogma cristologico, includono quasi sempre la negazione della distinzione tra natura e persona, che invece i Concili avevano preso dal linguaggio comune ed elaborato teologicamente come chiave di interpretazione del mistero di Cristo.

    5. Questi fatti, qui ovviamente appena accennati, ci fanno capire quanto sia delicato il problema del nuovo linguaggio sia per la teologia sia per la catechesi, soprattutto quando, partendo dal rifiuto pregiudiziale di categorie antiche (per esempio, di quelle presentate come “elleniche”), si finisce per subire una tale sudditanza a nuove categorie - o a nuove parole - da manipolare, in nome di esse, anche la sostanza della verità rivelata.

    Ciò non significa che non si possa e non si debba continuare a investigare il mistero del Verbo incarnato, e a “cercare modi più adatti di comunicare la dottrina cristiana”, secondo le norme e lo spirito del Concilio Vaticano II, che ha ben ribadito, con Giovanni XXIII, che “altro è il deposito o le verità della fede, altro è il modo con cui vengono enunziate, rimanendo pur sempre lo stesso il significato e il senso profondo” (Gaudium et Spes, 62; cf. Ioannis XXIII “Allocutio in solemni SS. Concilii inauguratione”, die 11 oct. 1962: AAS 54 [1962] 792).

    La mentalità dell’uomo moderno, formata secondo i criteri e i metodi della conoscenza scientifica, dev’essere accostata tenendo conto delle sue tendenze alla ricerca nei vari campi del sapere, ma anche della sua più profonda aspirazione a un “di là” che supera qualitativamente tutti i confini dello sperimentabile e del calcolabile, come pure delle sue frequenti manifestazioni del bisogno di una sapienza ben più appagante e stimolante della scienza; in tal modo questa mentalità odierna risulta tutt’altro che impenetrabile al discorso sulle “ragioni supreme” della vita e sul loro fondamento in Dio. Di qui la possibilità anche di un discorso fondato e leale sul Cristo dei Vangeli e della storia, formulato nella consapevolezza del mistero, e quindi quasi balbettando, ma non senza la chiarezza di concetti elaborati con l’aiuto dello Spirito dai Concili e dai Padri e a noi tramandati dalla Chiesa.

    6. A questo “deposito” rivelato e trasmesso dovrà essere fedele la catechesi cristologica, la quale, studiando e presentando la figura, la parola, l’opera del Cristo dei Vangeli, potrà benissimo far rilevare proprio in questo contenuto di verità e di vita l’affermazione della preesistenza eterna del Verbo, il mistero della sua “kenosi” (cf. Fil 2, 7), la sua predestinazione ed esaltazione che è il fine vero di tutta l’economia della salvezza e che congloba con e nel Cristo uomo-Dio tutta l’umanità e in certo modo tutto il creato.

    Tale catechesi dovrà presentare l’integrale verità del Cristo come Figlio e Verbo di Dio nelle altezze della Trinità (altro fondamentale dogma cristiano), che si incarna per la nostra salvezza ed attua così la massima unione pensabile e possibile tra la creatura e il Creatore, nell’essere umano e in tutto l’universo.

    Essa non potrà inoltre trascurare la verità del Cristo che ha una sua realtà ontologica di umanità appartenente alla Persona divina, ma anche un’intima coscienza della sua divinità, dell’unità tra la sua umanità e la sua divinità e della missione salvifica che, come uomo, gli è assegnata.

    Apparirà così la verità per cui in Gesù di Nazaret, nella sua esperienza e conoscenza interiore, si ha la più alta realizzazione della “personalità” anche nel suo valore di “sensus sui”, di autocoscienza come fondamento e centro vitale di tutta l’attività interiore ed esteriore, ma attuata nella sfera infinitamente superiore della persona divina del Figlio.

    Apparirà altresì la verità del Cristo che appartiene alla storia come un personaggio e un fatto particolare (“factum ex muliere, natum sub lege”) (Gal 4, 4), ma che concretizza in sé valore universale dell’umanità pensata e creata nell’“eterno consiglio” di Dio; la verità del Cristo come realizzazione totale dell’eterno progetto che si traduce nell’“alleanza” e nel “Regno” - di Dio e dell’uomo - che conosciamo dalla profezia e dalla storia biblica; la verità del Cristo eterno Logos, luce e ragione di tutte le cose (cf. Gv 1, 4. 9 ss), che si incarna e si fa presente in mezzo alle cose, nel cuore della storia, per essere - secondo il disegno del Dio-Padre - il capo ontologico dell’universo, il redentore e salvatore di tutti gli uomini, il restauratore che ricapitola tutte le cose del cielo e della terra (cf. Ef 1, 10).

    7. Ben lungi dalle tentazioni di ogni forma di monismo materialistico o panlogico, una nuova riflessione su questo mistero del Dio che assume l’umanità per integrarla, salvarla e glorificarla nella conclusiva comunione della sua gloria, non perde niente del suo fascino e lascia assaporare la sua profonda verità e bellezza, se, sviluppata e spiegata nell’ambito della cristologia dei Concili e della Chiesa, viene portata anche a nuove espressioni teologiche, filosofiche e artistiche (cf. Gaudium et Spes, 62), nelle quali lo spirito umano possa acquisire sempre meglio ciò che emerge dall’abisso infinito della rivelazione divina.


    Ai pellegrini francesi  

    JE SUIS HEUREUX d’accueillir les visiteurs et pèlerins de langue française. Je leur souhaite de renouveler au cours de leur pèlerinage à Rome leur désir de participer activement à la vie de l’Eglise en communion avec tous leurs frères du monde. J’adresse mes vœux particuliers aux jeunes pour leur avenir humain et chrétien. Et je dis ma sympathie cordiale aux malades. A tous, je donne ma Bénédiction Apostolique.  

    Ai visitatori di lingua inglese  

    IN THE JOY of the Easter season, I wish to offer a special word of welcome to the group of visitors from Finland. I greet most cordially the pilgrims who have come from Thailand. And my greetings also go to the teachers from Staffordshire in England. To all the English-speaking visitors I extend a very warm welcome, particularly to those from England, Ireland, Canada and the United States.

    May the Risen Lord bless you with his peace and joy.

    Ad un gruppo di ammalati provenienti dal Giappone  

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Dilettissimi pellegrini provenienti dal Giappone, siate benvenuti!

    MI RIVOLGO IN PARTICOLARE a coloro che condividono la croce del Signore, affinché si ricordino che al dolore e alle sofferenze seguono, come per Gesù, la gloria e la risurrezione. Carissimi ammalati, ricordandovi questa verità, vi esorto a rimanere sempre accanto alla croce insieme con Maria nostra Madre.

    Estendo la mia Benedizione Apostolica a voi e a tutti coloro che vi assistono.

    Sia lodato Gesù Cristo!  

    Ai pellegrini di lingua tedesca  

    MIT DIESER EINLADUNG zum Gebet grüße ich alle heute anwesenden deutschsprachigen Pilger. Einen besonderen Segenswunsch spreche ich den Pfarrgemeinden St. Peter und Paul in HöhrGrenzhausen und St. Agatha in Epe anläßlich ihrer Gründungsjubiläen aus. Allen Pilgern erbitte ich gnadenreiche Tage in der Ewigen Stadt und erteile euch und euren Angehörigen in der Heimat für Gottes bleibenden Schutz von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina  

    ME ES GRATO saludar ahora con afecto a los peregrinos de lengua española, venidos de España y de Latinoamérica. De modo particular saludo a las Religiosas Hijas de Jesús y a las Siervas de Jesús. También a la peregrinación de la parroquia de Puebla del Duc (Valencia), al grupo de la Tercera Edad de Manacor (Mallorca) y a los estudiantes del Colegio Mater Salvatoris de Aravaca (Madrid). Un saludo especial dirijo también a los jóvenes del Coro del Teatro Nacional de Costa Rica, así como a la peregrinación mariana de la diócesis de El Paso (Texas) con su Obispo.

    En este Año Mariano pidamos de manera particular a la Virgen María que nos ayude a comprender y creer firmemente en el misterio de su Hijo Jesús, Dios y Hombre verdadero.

    A todos imparto de corazón mi Bendición Apostólica.  

    Ai fedeli di espressione portoghese  

    AS MINHAS SAUDAÇÕES cordiais e votos de felicidades, alegria e paz, Jesus Cristo, nossa Páscoa, aos presentes vindos do Brasil - Rio, São Paulo e Porto Alegre - e de Portugal, da paróquia de Nossa Senhora do Amparo, de Lisboa.

    Grato pela vossa presença, quero encorajar a fé que vos trouxe a Roma, a vossa fé pascal; que ela se traduza em boas obras, dando testemunho de que “ressuscitastes” com Cristo, para uma “vida nova”, como baptizados. E que Nossa Senhora seja para todos amparo na fidelidade a Deus e ao próximo!

    Ai fedeli polacchi  

    WITAM SZCZEGÓLNIE pielgrzymów z diecezji płockiej; ze Stanów Zjednoczonych - Stockbridge; z dekanatu Skawina, archidiecezja krakowska; z parafii św. Michała Archaniola z Krzyżowic; z parafii Matki Boskiej Wniebowziętej ze Studzianki; z parafii Wszystkich Swiętych w Szerokiej, diecezja katowicka; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej z Warszawy-Zerzeń; z parafii Piaseczno, jako też grupę neokatechumenalną z archidiecezji warszawskiej; z diecezji lubelskiej; z diecezji płockiej; z parafii św. Maksymiliana Kolbe zi Płońska; pielgrzymkę rolników z Podlasia, Siedlce; z parafii św. Bonifacego z Wrocławia; duszpasterstwo ludzi morza “Stella Maris” z Gdyni; pielgrzymów z Polonii amerykańskiej - pielgrzymka zorganizowana przez Lewana Lewandowskiego ze Stanów Zjednoczonych; wreszcie wszystkich innych pielgrzymów obecnych na tej audiencji, bądź to pochodzących z kraju, bądź z emigracji . . . . Pozdrawiam wszystkich pielgrzymów z różnych stron Polski. Bardzo się cieszę, że są tutaj rolnicy, ponieważ zbliżają się czasy zasiewów. Zyczę, ażeby zasiewy na Ziemi Podlaskiej i nie tylko, ale na całej ziemi polskiej, były dobre i przyniosly owoce i zbiory błogosławione. Szczęść Boże wszystkim.  

    A gruppi di pellegrini italiani

    DESIDERO ORA rivolgere un cordiale saluto ai fedeli provenienti dalla diocesi di Avezzano: guidati dal loro Vescovo, Monsignor Biagio Vittorio Terrinoni, sono venuti per l’Anno Mariano. Grazie per la vostra visita, la Madonna vi accompagni sempre nel vostro cammino verso Cristo! A tutti la mia Benedizione.

    * * *  

    UN CARO BENVENUTO ai fedeli della comunità parrocchiale di Senise, della diocesi di Tursi-Lagonegro, in provincia di Matera, presenti insieme col Vescovo, Monsignor Rocco Talucci. Le mie congratulazioni al nuovo Presule, e l’augurio a tutti voi, cari fratelli e sorelle che, assieme al vostro Pastore, possiate proseguire il cammino della fede cristiana, nella pace e nella prosperità, sotto lo sguardo della Madonna, verso il Regno di Dio. Benedico volentieri la qui presente immagine della Vergine e benedico tutti voi e i vostri cari.  

    * * *  

    UN SALUTO PARTICOLARE, una parola di apprezzamento ed un fervido augurio alla numerosa rappresentanza della famiglia spirituale legata alla memoria ed al fulgido esempio di Don Gaetano Mauro, splendida figura di sacerdote calabrese, Fondatore della Congregazione dei Pii Operai Catechisti Rurali, detta altrimenti dei Missionari Ardorini, dediti in special modo all’evangelizzazione degli agricoltori, ed al bene di coloro che maggiormente necessitano del pane quotidiano e del pane della Parola di Dio. Il centenario della nascita del Fondatore, che state celebrando, sia per tutti voi di ulteriore stimolo ad un impegno missionario ancor più ardente e generoso. Vi accompagno con la mia Benedizione.  

    * * *  

    SALUTO POI, con viva cordialità, il folto gruppo composto dalle Religiose dell’Istituto Figlie di Maria Santissima dell’Orto, e degli alunni delle Scuole “Antonio Gianelli” e “Nostra Signora dell’Orto” di Roma. L’occasione per questo bell’incontro è data dalla ricorrenza bicentenaria della nascita del Fondatore della Congregazione, Sant’Antonio Maria Gianelli, Vescovo di Bobbio. Sia anche per voi il ricordo del Fondatore motivo per un più intenso impegno nell’attuazione della volontà di Dio, giorno per giorno, secondo quel piano di salvezza che Egli ha per ciascuno di voi. Benedico volentieri la qui presente immagine del Fondatore, ed a tutti voi la mia larga Benedizione.  

    * * *  

    UN SALUTO CARO ed un augurio anche al gruppo di Suore della Provvidenza - una quarantina di Superiore -, le quali, provenienti da tutta Italia, stanno seguendo un corso di formazione sulla loro Regola di vita. Quest’incontro sia per voi, care Sorelle, occasione per cementare la vostra unione fraterna e dare ulteriore slancio apostolico alla missione del vostro Istituto, mentre io vi benedico di cuore.  

    * * *  

    UNA PAROLA di compiacimento ed un caro benvenuto al gruppo di Religiose appartenenti a 40 diverse Congregazioni, e provenienti da tutto il mondo, le quali, riunite al Centro Mariapoli di Castelgandolfo, stanno approfondendo il senso della loro comune appartenenza alla Chiesa, nella pluralità e diversità dei carismi dei vari Istituti. Mi auguro che questo scambio di idee e di esperienze possa essere fruttuoso per tutte voi, care Sorelle, portandovi a scoprire meglio il valore della vostra vocazione e a servire meglio la Chiesa e l’umanità in letizia di cuore. La mia Benedizione vi accompagna e vi sostiene.  

    Ai giovani  

    SALUTO ORA i ragazzi e i giovani presenti a questa Udienza. Carissimi, siete venuti particolarmente numerosi alla Sede di Pietro, per rafforzare la vostra fede in Cristo e nella Chiesa.

    La grande Comunità dei credenti, che sa dare spazio alla vostra creatività, che sa offrire risposte sempre rinnovate alle sfide del tempo, vi chiede di mettere a disposizione dei fratelli le vostre energie giovanili, i vostri doni e carismi personali, per dilatare i confini del Regno del Signore.

    La primavera della vostra età vi spinga ad annunciare con entusiasmo a tutti gli uomini che Cristo è risorto!

    Io vi accompagno volentieri con la mia preghiera, e vi benedico.  

    Agli ammalati  

    MI È PARTICOLARMENTE caro salutare gli ammalati ed infermi qui presenti, unitamente a quanti, con lodevole impegno e generosa dedizione, li accompagnano e li assistono.

    Carissimi, nella Liturgia delle ore di oggi, San Leone Magno ci ricorda che “partecipi della passione non sono solo i martiri forti e gloriosi, ma anche i fedeli che rinascono nel battesimo, e già all’atto della loro rigenerazione”.

    Ecco dunque una chiave di lettura della vostra sofferenza: se accettata ed offerta con amore, diviene mezzo di unione con Cristo che soffre e fonte di rinascita spirituale con Cristo risorto.

    Con l’assicurazione della mia preghiera, vi dono anche la mia Benedizione.  

    Agli sposi novelli  

    IL MIO SALUTO ed augurio va infine a voi, cari sposi novelli, che con il sacramento del Matrimonio siete entrati in intima collaborazione con Dio per esercitare una consapevole paternità nella fedeltà vicendevole.

    Affinate continuamente il vostro amore reciproco mediante un costante impegno di pazienza, di dialogo e di comunione profonda, alimentando la vostra crescita nella fede con la preghiera quotidiana ed una intensa vita sacramentale.

    E, tornando nella vostra nuova casa, portate con voi anche la mia Benedizione.

     

    © Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana




    La missione di Cristo: «mandato a predicare il lieto annunzio ai poveri»

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 20 aprile 1988

     

    1. Inizia oggi l’ultima fase delle nostre catechesi su Gesù Cristo (durante le udienze generali del mercoledì). Finora abbiamo cercato di dimostrare chi è Gesù Cristo. Lo abbiamo fatto, prima alla luce della Sacra Scrittura soprattutto dei Vangeli, e poi, nelle ultime catechesi, abbiamo esaminato e illustrato la risposta di fede che la Chiesa ha dato alla rivelazione di Gesù stesso e alla testimonianza e predicazione degli apostoli nel corso dei primi secoli durante la elaborazione delle definizioni cristologiche dei primi Concili (tra il IV e il VII secolo).

    Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, consostanziale al Padre (e allo Spirito Santo) per quanto concerne la divinità, consostanziale a noi per quanto concerne l’umanità: Figlio di Dio e nato da Maria Vergine. Questo è il dogma centrale della fede cristiana, nel quale si esprime il mistero di Cristo.

    2. A questo mistero appartiene anche la missione di Gesù Cristo. Il Simbolo della fede collega questa missione con la verità sull’essere del Dio-Uomo (Theandrikos), Cristo quando dice in modo conciso che “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo . . . e si è fatto uomo”. Perciò nelle nostre catechesi cercheremo di sviluppare il contenuto di queste parole del Credo, meditando uno dopo l’altro i diversi aspetti della missione di Gesù Cristo.

    3. Sin dall’inizio dell’attività messianica, Gesù manifesta prima di tutto la sua missione profetica. Gesù annunzia il Vangelo. Egli stesso dice “di essere venuto” (dal Padre) (cf. Mc 1, 38), “di essere stato mandato” per “annunziare la buona novella del Regno di Dio” (cf. Lc 8, 1).

    Diversamente dal suo precursore Giovanni Battista, che insegnava sul Giordano, in un luogo deserto, a coloro che vi giungevano da diverse parti - Gesù va incontro a coloro ai quali egli deve annunziare la buona novella. Si può vedere in questo suo movimento verso la gente un riflesso del dinamismo proprio del mistero stesso dell’incarnazione: l’andare di Dio verso gli uomini. Così ci dicono gli evangelisti che Gesù “percorreva tutta la Galilea, insegnando nelle loro sinagoghe” (Mt 4, 23), e che “egli se ne andava per le città e i villaggi” (Lc 8, 1). Dai loro testi risulta che la predicazione di Gesù si è svolta quasi esclusivamente nel territorio della Palestina, cioè tra la Galilea e la Giudea, con visite anche alla Samaria (cf. Ex gr cf. Gv 4, 3-4), passaggio obbligato tra le due regioni principali. Il Vangelo però, menziona anche la “regione di Tiro e Sidone”, ossia la Fenicia (cf. Mc 7, 31; Mt 15, 21), ed anche la Decapoli cioè “la regione dei Geraseni” sull’altra riva del lago di Galilea (cf. Mc 5, 1; Mc 7, 31). Questi accenni provano che Gesù a volte usciva fuori dai confini d’Israele (in senso etnico), anche se egli sottolinea ripetutamente che la sua missione è rivolta principalmente “alla casa d’Israele” (Mt 15, 24). Anche ai discepoli, che invia per una prima prova di apostolato missionario, raccomanda esplicitamente: “Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei samaritani; rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 10, 5-6). Nello stesso tempo, però, egli svolge uno dei più importanti colloqui messianici in Samaria, presso il pozzo di Sichem (cf. Gv 4, 1-26).

    Inoltre gli stessi evangelisti attestano anche che le folle che seguivano Gesù erano composte da gente proveniente non solo dalla Galilea, dalla Giudea e da Gerusalemme, ma anche “dall’Idumea e dalla Transgiordania e dalle parti di Tiro e Sidone” (Mc 3, 7-8, anche cf. Mt 4, 12-15).

    4. Anche se Gesù afferma chiaramente che la sua missione è legata alla “casa d’Israele”, nello stesso tempo fa capire che la dottrina da lui predicata - la buona novella - è destinata a tutto il genere umano. Così, per esempio, in riferimento alla professione di fede del centurione romano, egli preannuncia: “. . . molti verranno dall’oriente e dall’occidente e sederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel Regno dei cieli . . .” (Mt 8, 11). Ma solo dopo la risurrezione egli comanderà agli apostoli: “Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni” (Mt 28, 19).

    5. Qual è il contenuto essenziale dell’insegnamento di Gesù? Si può rispondere con una parola: il Vangelo, cioè la buona novella. Egli infatti dà inizio alla sua predicazione con questo invito: “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino: convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

    Il termine stesso “buona novella” indica il carattere fondamentale del messaggio di Cristo. Dio desiderava rispondere al desiderio di bene e di felicità radicato profondamente nell’uomo. Si può dire che il Vangelo, che è questa divina risposta, possiede un carattere “ottimista”. Questo però non è un ottimismo puramente temporale, un eudemonismo superficiale, non è un annuncio del “paradiso in terra”. La “buona novella” di Cristo pone a chi ascolta essenziali esigenze di natura morale, indica la necessità di rinunce e di sacrifici, è in definitiva collegata al mistero redentore della croce. Al centro della “buona novella”, infatti, vi è il programma delle beatitudini (cf. Mt 5, 3-11), che precisa nel modo più completo il genere di felicità che Cristo è venuto ad annunciare e a rivelare all’umanità, che è ancora qui in terra in cammino verso i suoi destini definitivi ed eterni. Egli dice: “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il Regno dei cieli!” Ciascuna delle otto beatitudini ha una struttura simile a questa. Nello stesso spirito Gesù chiama “beato” il servo che il padrone “troverà sveglio - ossia operoso - al suo ritorno” (cf. Lc 12, 37). Qui, si può intravedere anche la prospettiva escatologica ed eterna della felicità rivelata e annunciata dal Vangelo.

    6. La beatitudine della povertà ci riporta all’inizio dell’attività messianica di Gesù, quando, parlando nella sinagoga di Nazaret, egli dice: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4, 18). Si tratta qui di coloro che sono poveri non solo e non tanto in senso economico-sociale (“di classe”), ma di coloro che sono spiritualmente aperti ad accogliere la verità e la grazia, che provengono dal Padre, come dono del suo amore, il dono gratuito (“gratis” dato), perché interiormente liberi dall’attaccamento ai beni della terra e disposti a usarne e a condividerli secondo le esigenze della giustizia e della carità. Per questa condizione dei poveri secondo Dio (“ianawim”), Gesù “rende lode al Padre”, perché “ha nascosto queste cose (= le grandi cose di Dio) ai dotti e ai sapienti e le ha rivelate ai piccoli” (cf. Lc 10, 21). Perciò non è detto che Gesù allontani da sé le persone che si trovano in migliori condizioni economiche, come il pubblicano Zaccheo che era salito sull’albero per vederlo (cf. Lc 19, 2-9), o quegli altri amici di Gesù, i cui nomi ci sono stati trasmessi dai Vangeli. Stando alle parole di Gesù sono “beati” i “poveri in spirito” (cf. Mt 5, 3), e “coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano” (Lc 11, 28).

    7. Un’altra caratteristica della predicazione di Gesù è che egli cerca di trasmettere il messaggio evangelico ai suoi uditori in modo consono alla loro mentalità e cultura. Essendo cresciuto e vissuto tra loro negli anni della vita nascosta a Nazaret (quando “si fortificava, pieno di sapienza” Lc 2, 52), conosceva la mentalità, la cultura e la tradizione del suo popolo, radicate profondamente nel retaggio dell’antico testamento.

    8. Proprio per questo, molto spesso egli riveste della forma di parabole le verità che annuncia, come ci risulta dai testi evangelici, per esempio da Matteo che scrive: “Tutte queste cose Gesù disse alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: «Aprirò la mia bocca in parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo»” (Sal 78 [77], 2) (Mt 13, 34-35).

    Certamente il discorso in parabole, facendo riferimento ai fatti e alle questioni della vita quotidiana che cadevano sotto gli occhi di tutti, rendeva più facile stabilire il contatto con un uditore anche poco istruito (cf. S. Thomae “Summa Theologiae”, III, q. 42, a. 2). E tuttavia “il mistero del Regno di Dio” celato nelle parabole, aveva bisogno di particolari spiegazioni, a volte richieste dagli stessi apostoli (cf. Mc 4, 11-12). Una sua adeguata comprensione non si poteva raggiungere se non con l’aiuto della luce interiore, che proviene dallo Spirito Santo. E questa luce Gesù prometteva e dava.

    9. Dobbiamo ancora far notare una terza caratteristica della predicazione di Gesù, messa in rilievo nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi, pubblicata da Paolo VI dopo il Sinodo del 1974 riguardo al tema dell’evangelizzazione. In essa leggiamo: “Gesù medesimo, Vangelo di Dio, è stato assolutamente il primo e il più grande evangelizzatore. Lo è stato fino alla fine: fino alla perfezione e fino al sacrificio della sua vita terrena” (Evangelii Nuntiandi, 7).

    Sì. Gesù non solo annunziava il Vangelo, ma egli stesso era il Vangelo. Coloro, che hanno creduto in lui, hanno seguito la parola della sua predicazione, ma anche più colui che la predicava. Hanno seguito Gesù perché egli offriva delle “parole di vita” come confessò Pietro dopo il discorso che il Maestro tenne nella sinagoga di Cafarnao: “Signore da chi andremo? Tu hai parole di vita eterna” (Gv 6, 68). Questa identificazione della parola e della vita, del predicatore e del Vangelo predicato, si attua in modo perfetto soltanto in Gesù. Ecco perché anche noi gli crediamo e lo seguiamo quando ci si manifesta come “unico Maestro” (cf. Mt 23, 8-10).


    Ai pellegrini di lingua francese  

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SUIS HEUREUX de vous saluer, pèlerins et visiteurs de langue française venus de divers pays, notamment de France, de Belgique, de Suisse. Et parmi vous, je salue particulièrement les jeunes, qui sont encore nombreux aujourd’hui. Chers amis, que le Christ ressuscité soit votre lumière, votre force, votre sagesse! Emplissez-vous de ses paroles de vie et rayonnez son amour autour de vous!

    Je bénis de grand cœur tous les pèlerins ici présents.

    Ai numerosi gruppi di lingua inglese  

    Dear Brothers and Sisters,

    IN THE JOY of this Easter season, I offer a special welcome to the Sisters, Faithful Companions of Jesus, who are in Rome for their General Chapter, as well as to the Syro-Malabar priests from India who are celebrating their twenty-fifth anniversary of priestly ordination. My cordial greeting also goes to the Danish Housewives Association. To all the English-speaking visitors, especially those on pilgrimage from England, Ireland, Norway, Sweden, Finland, India, Korea, the Pilippines, Canada and the United States, I extend a very warm welcome.

    May the Risen Christ deepen your faith and fill all of you with his love.

    Ai fedeli di lingua castigliana  

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    MI MÁS AFECTUOSO SALUDO se dirige ahora a los peregrinos de España y de América Latina presentes en esta Audiencia, a los que quiero agradecer su filial cercanía y adhesión a esta Sede Apostólica.

    Asimismo deseo saludar, de modo especial, a les Religiosas Escolapias, a la peregrinación organizada por la Casa “Madre Admirable”, de Zaragoza, a les profesoras y alumnas del Colegio de les Religiosas Hijas de María Auxiliadora de Sevilla, así como al grupo del “Opus Dei” de la ciudad andaluza de Córdoba.

    Me es particularmente grato en esta ocasión hacer llegar mi más cordial saludo al numeroso grupo de fieles burgaleses que con motivo del I Centenario de la implantación de la Adoración Nocturna en la querida ciudad de Burgos, han venido a la Ciudad Eterna para testimoniar su fe y unidad al Papa.

    Queridísimos, desco congratularme, ante todo, con vosotros y con cuantos forman parte de esa benemérita Adoración Nocturna Burgalesa por el hecho de que, noche tras noche a lo largo de un siglo, habéis sido capaces de postraros ante Cristo Eucaristía, el tesoro más precioso de la Iglesia. Que esta significativa efemérides sea no sólo un trito importante en la vida de la Iglesia local de Burgos, sino una ocasión para fortalecer, vivificar y purificar vuestra unión con el Hijo de Dios. Por mediación de la bienaventurada Virgen María, de la que Cristo Señor tomó aquella carne que está contenida en el sacramento de la Eucaristía bajo les especies del pan y del vino, ruego confiado al Todopoderoso que os acompañe siempre con su gracia.

    A vosotros y a los demás peregrinos de América Latina y de España imparto complacido mi Bendición Apostólica.  

    Ai pellegrini tedeschi  

    Liebe Brüder und Schwestern!

    MIT DIESER KURZEN Betrachtung zur Sendung Christi, des Sohnes Gottes und unseres Bruders, möchte ich noch einmal auch alle Besucher deutscher Sprache von Herzen grüßen. Einen besonderen, amerkennenden Gruß richte ich an die Pilgergruppe der Raiffeisenbank Kirchheim-Mindelheim in der Diözese Augsburg, die gegenwärtig ihr hundertjähriges Bestehen feiert und dabei auch behinderte Mitmenschen an ihrer Jubiläumsfreude in konkreter Weise teilhaben läßt. Gott lohne euch diese gute Tat und lasse sie für uns alle zum Beispiel werden. Gelobt sei Jesus Christus!

    Ai pellegrini polacchi  

    SERDECZNIE WITAM i pozdrawiam księży biskupów; księdza biskupa ordynariusza płockiego z iego współpracownikiem w urzędzie biskupim oraz ks. biskupa Szwagrzyka z Częstochowy; poszczególne grupy pielgrzymie: z Krakowa Chór Katedralny oraz Chór Cecyliański; pielgrzymkę parafialną z Białego Dunajca i z Poronina; z Warszawy-Kolo pielgrzymkę z parafii św. Józefa; kapłanów z diecezji sandomiersko-radomskiej; z parafii św. Kararzuny ze Zgierza - diecezja łódzka; z Ostrowa Wielkopolskiego - pielgrzymów z parafii św. Antoniego; również z archidiecezij poznańskiej - pielgrzymkę dekanatu puszcykowskiego; pielgrzymkę z parafii św. Jerzego z Wrocławia; prócz tego z całej Polski pielgrzymkę współpracowników księży pallotynów, w szczególności z diecezji łomżyńskiej, z parafii księży pallotynów w Ostrołęce; prócz tego grupę dzieci polskich, które dzisiaj przyjęły pierwszą Komunię swiętą; wreszcie grupę polsko-amerykańską z Nowego Jorku . . . . Witając dzisiaj księży biskupów z Polski, nie mogę nie myśleć o tym, że ta Ewangelia Królestwa Bożego, głoszona kiedyś na ziemi palestyńskiej, przede wszystkim dla LuduWybranego, została równocześnie przeznaczona dla wszystich narodów, a z biegiem wieków i pokolen dotarła i na nasze ziemie. A jeśli o tym mówię dzisiaj, to także z myślą o zbliżającym się dniu św. Woiciecha, który dla nas w Polsce oznacza właśnie ten początek ewangelizacji. Wojciech, syn i biskup bratniego nam ludu czeskiego, przybył z Pragi na naszaziemię pod koniec swojego życia. Ażeby tutaj głosić Chrystusa czyli słowa życia wiecznego, i ażeby zostać wobec nas przez całe tysiąc lat świadkiem Chrystusa przez swoją własną męczeńską śmierć dla prawdy Ewangelii, dla zbawienia dusz. Łączę się z Kościolem w Polsce w dniu św. Wojciecha, w tę patronalną uroczystość wszystkich Polaków zarówno w Gnieźnie, jak i na całej ziemi polskiej, i przekazuję wszystkim serdeczne błogosławieństwo.  

    Ai gruppi italiani  

    DESIDERO ORA porgere il mio saluto ai pellegrini di lingua italiana, ed anzitutto alle suore “Piccole Sorelle dei Poveri”, qui convenute con la loro Madre Generale a conclusione del corso di esercizi. Care sorelle, siate le benvenute. Desidero incoraggiarvi nel vostro impegno di carità, che consiste prevalentemente nell’assistenza agli anziani poveri. Sappiate amare questa vostra vocazione, esprimendo nella sollecitudine per gli umili l’amore del cuore misericordioso di Cristo.

    * * *  

    SALUTO ANCHE gli sportivi dell’Associazione “Mariner canoa Club”, che accompagneranno con tanta cordiale amicizia i loro colleghi della squadra nazionale Juniores di canoa dell’Ungheria. Cari giovani, il vostro sport esige sacrificio e disciplina, ma soprattutto domanda solidarietà di intenti e di ritmo per ottenere buoni risultati. Vi invito a prendere lo spunto dall’attività alla quale vi dedicate, per applicare tale regola della collaborazione anche alla vita. La solidarietà è la virtù che porta le iniziative umane al successo; e la solidarietà nasce dalla carità, dall’amore fraterno che Cristo ci ha insegnato.

    * * *  

    UN SALUTO anche ai fedeli della parrocchia di San Donato di Civè, della diocesi di Padova, con l’invito a chiedere agli Apostoli Pietro e Paolo il dono di una fede profonda e costante, per poter essere validi testimoni del Signore in tutte le circostanze della vita.  

    * * *  

    INFINE, SALUTO cordialmente i numerosi giovani militari, allievi della scuola di motorizzazione, che concludono in questi giorni il loro periodo di formazione e sono qui presenti con i Signori Generali Pelizzola, Gentile e Piccini, oltre che con il loro Cappellano, don Pignoloni. Vi invito, cari giovani, ad utilizzare bene questi giorni di vita militare. La giovinezza è un periodo di crescita e di maturazione: l’esperienza che state facendo ve lo conferma. Anche il servizio militare, come occasione di vita in comune e spunto per l’amicizia e la solidarietà, vi consente un graduale accumulo di utili conoscenze ed esperienze e vi avvia a quel discernimento che è nella vita indispensabile per costruire qualcosa di valido e di duraturo secondo le norme del vero bene e dell’autentico progresso umano e cristiano. Sappiate sempre affrontare la vita, nei momenti di fatica come in quelli di gioia, con coraggio e ottimismo, ispirandovi agli insegnamenti di Cristo e poggiando sull’aiuto della sua grazia. A tutti la mia Benedizione.  

    Ai giovani  

    CARISSIMI GIOVANI! A voi ora desidero rivolgermi con un affettuoso saluto! Siamo nel bel mezzo del periodo pasquale, che ci fa rivivere il tempo durante il quale Cristo risorto rimase presso i suoi, apparendo a loro più volte e dando loro le ultime istruzioni, prima di salire alla destra del Padre nei cieli.

    Vi invito a sentir vostra, e a far vostra, insieme con la Chiesa, questa tappa così significativa ed esaltante della storia della salvezza, cercando di avere anche voi, come gli Apostoli, un rapporto intimo e personale con Cristo risorto: mettetevi in ascolto, come loro, delle direttive che Egli ha per la vostra salvezza, per ciò che dovete fare per contribuire alla salvezza del mondo. Vi sono vicino con la mia Benedizione.  

    Agli ammalati  

    CARISSIMI MALATI! La Chiesa invita anche voi a partecipare alla gioia di questo periodo di Pasqua, una gioia che per voi è velata dalla sofferenza, e che tuttavia è pura e profonda; una gioia che - come dice Gesù - “nessuno vi potrà togliere”.  La gioia di essere in grazia di Dio, quella di possedere questo germe di vita e di diffonderla attorno a voi; e di contribuire con le vostre sofferenze alla costruzione del Regno di Dio. È soprattutto la gioia della speranza. Avete il pegno della vita futura, “la caparra dello Spirito”,  come dice San Paolo. Questa sia la vostra consolazione e ciò che vi rende leggero il peso della Croce. Anche la mia affettuosa Benedizione sia di vostro conforto.  

    Agli sposi novelli  

    CARISSIMI SPOSI NOVELLI! Capita di frequente che i fidanzati cristiani scelgano in questo periodo il giorno delle nozze. E ciò è molto significativo: mentre gli occhi del corpo vedono, con la primavera, il germinare della vita nuova, gli occhi dell’anima contemplano, in Cristo risorto presente tra noi, la promessa e l’inizio della vita nuova del Regno dei cieli. Tutto il nostro essere, quindi, anima e corpo, si sente chiamato a rifiorire nella speranza. E quanto è utile e necessario questo nobile sentimento per chi, come voi, si accinge a far fiorire la vita, una vita fatta ad immagine di Dio e destinata alla figliolanza divina! Possa la mia Benedizione accompagnarvi sempre nella vostra missione di servitori della vita.

     

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    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 09:21
    «E giunto a voi il regno di Dio»


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 27 aprile 1988



    1. “Il tempo è compiuto e il Regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15). Gesù Cristo è stato mandato dal Padre “per annunziare ai poveri un lieto messaggio” (Lc 4, 18). È stato, e rimane, il primo messaggero del Padre, il primo evangelizzatore, come abbiamo detto nella precedente catechesi con le stesse parole di Paolo VI nella Evangelii Nuntiandi. Anzi, Gesù è non solo l’annunziatore del Vangelo, della Buona novella, ma egli stesso è il Vangelo (cf. Pauli VI Evangelii Nuntiandi, 7).

    Infatti in tutto l’insieme della sua missione, per mezzo di tutto ciò che fa e che insegna, e infine mediante la sua croce e risurrezione. Egli “svela l’uomo all’uomo” (cf. Gaudium et Spes, 22), e gli scopre le prospettive di quella felicità, alla quale Dio lo ha chiamato e destinato sin dall’inizio. Il messaggio delle beatitudini riassume il programma di vita proposto a chi vuol seguire la divina chiamata, è la sintesi di tutto l’èthos evangelico legato al mistero della redenzione.

    2. La missione di Cristo consiste anzitutto nella rivelazione della Buona novella (Vangelo) rivolta all’uomo. Mira dunque all’uomo e in questo senso si può dire “antropocentrica”: ma nello stesso tempo è radicata profondamente nella verità del Regno di Dio, nell’annuncio della sua venuta e della sua vicinanza “Il Regno di Dio è vicino . . . credete al Vangelo” (Mc 1, 15).

    Questo è dunque “il Vangelo del Regno”, il cui riferimento all’uomo, visibile in tutta la missione di Cristo, è radicato in una dimensione “teocentrica”, il cui nome è appunto quello di Regno di Dio. Gesù annuncia il Vangelo di questo Regno, e nello stesso tempo egli realizza il Regno di Dio in tutto lo svolgimento della sua missione, per la quale il Regno nasce e si sviluppa già nel tempo, come germe inserito nella storia dell’uomo e del mondo. Questa realizzazione del Regno avviene mediante la parola del Vangelo e l’intera vita terrena del Figlio dell’uomo, coronata nel mistero pasquale con la croce e la risurrezione. Infatti con la sua “obbedienza fino alla morte” (cf. Fil 2, 8) Gesù ha dato inizio ad una nuova fase dell’economia della salvezza, il cui processo si concluderà quando Dio sarà “tutto in tutti” (1 Cor 15, 28), sicché il Regno di Dio veramente ha cominciato a realizzarsi nella storia dell’uomo e del mondo, anche se nel corso terreno della vita umana si incontra e scontra continuamente con l’altro termine fondamentale della dialettica storica:. la “disobbedienza del primo Adamo”, che ha sottomesso il suo spirito al “principe del mondo” (cf. Rm 5, 19; Gv 14, 30).

    3. Tocchiamo qui il problema centrale e quasi il punto critico della attuazione della missione di Cristo - Figlio di Dio - nella storia: questione sulla quale occorrerà ritornare in una tappa successiva nella nostra catechesi. Se in Cristo il Regno di Dio “è vicino” e anzi presente, in modo definitivo nella storia dell’uomo e del mondo, nello stesso tempo il suo compimento continua ad appartenere al futuro. E perciò Gesù ci comanda di pregare il Padre “Venga il tuo Regno” (Mt 6, 10).

    4. Bisogna avere presente questa questione mentre stiamo occupandoci del Vangelo di Cristo come “buon annuncio” del Regno di Dio. Questo era il tema “guida” dell’annuncio di Gesù che parla del Regno di Dio soprattutto nelle sue numerose parabole. Particolarmente significativa è quella che ci presenta il Regno di Dio simile al seme, che il seminatore semina nella terra da lui coltivata (cf. Mt 13, 3-9). Il seme è destinato “a produrre frutto”, per una sua virtù interna, senza dubbio, ma il frutto dipende anche dalla terra nella quale è caduto (cf. Mt 13, 19-23).

    5. Un’altra volta Gesù paragonava il Regno di Dio (il “Regno dei cieli” secondo Matteo) ad un granello di senape che “è il più piccolo di tutti i semi”, ma una volta cresciuto diventa un albero fronzuto, sui cui rami trovano rifugio gli uccelli dell’aria (cf. Mt 13, 31-32). E ancora paragona la crescita del Regno di Dio al “lievito” che fermenta la farina perché si trasformi in pane che serva come cibo per gli uomini (cf. Mt 13, 33). Tuttavia al problema della crescita del Regno di Dio nel terreno che è questo mondo, Gesù dedica anche un’altra parabola, quella del buon grano e della zizzania sparsa dal “nemico” sul campo seminato con buon grano (cf. Mt 13, 24-30) così sul campo del mondo il bene e il male, simboleggiati dal grano e dalla zizzania, crescono insieme “fino alla mietitura”, cioè fino al giorno del giudizio divino: altra significativa allusione alla prospettiva escatologica della storia umana. In ogni caso ci fa sapere che la crescita del seme, quale è la “parola di Dio”, è condizionata dal come essa verrà accolta nel campo dei cuori umani: da questo dipende se produce frutto e rende “ora il cento, ora il sessanta, ora il trenta” (cf. Mt 13, 23) secondo le disposizioni e la corrispondenza di coloro che la ricevono.

    6. Nel suo annuncio del Regno di Dio, Gesù ci fa pure sapere che esso non è destinato ad una sola nazione o al solo “popolo eletto”, perché “dall’oriente e dall’occidente” devono entrarvi molti per “sedersi a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe” (cf. Mt 8, 11). Esso infatti non è un regno in senso temporale e politico. Esso non è “di questo mondo” (cf. Gv 18, 36) benché sia stato innestato in mezzo a “questo mondo” e qui debba svilupparsi e crescere. Per questo Gesù si allontana dalla folla che voleva farlo re (“Ma Gesù sapendo che stavano per venire a prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna tutto solo” (cf. Gv 6, 15). E alla vigilia della sua passione, nel cenacolo egli prega il Padre di concedere ai discepoli di vivere secondo quella stessa concezione del Regno di Dio: “Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo” (cf. Gv 17, 15-16) E ancora: secondo l’insegnamento e la preghiera di Gesù, il Regno di Dio deve crescere nei cuori dei discepoli “in questo mondo”, però esso si compirà nel mondo futuro: “quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria . . . E saranno riunite davanti a lui tutte le genti” (Mt 25, 31-32). Sempre in una prospettiva escatologica!

    7. Possiamo completare la nozione del Regno di Dio annunciato da Gesù, sottolineando che esso è il Regno del Padre, al quale Gesù ci insegna a rivolgerci con la preghiera per ottenerne l’avvento: “Venga il tuo Regno” (Mt 6, 10; Lc 11, 2). A sua volta il Padre celeste offre agli uomini (mediante Cristo e in Cristo) il perdono dei loro peccati e la salvezza, e pieno d’amore attende il loro ritorno come il padre della parabola attende il ritorno del figlio prodigo (Lc 15, 20-32) perché Dio è veramente “ricco di misericordia” (Ef 2, 4).

    In questa luce si colloca tutto il Vangelo della conversione, annunziato da Gesù sin dall’inizio: “Convertitevi e credete al Vangelo!” (Mc 1, 15). La conversione al Padre, al Dio che “è amore” (1 Gv 4, 16), si ricollega all’accettazione dell’amore come comandamento “nuovo”: amore di Dio, “il più grande e il primo dei comandamenti” (Mt 22, 38) e amore del prossimo, “simile al primo” (Mt 22, 39). Dice Gesù: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri”. “Come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13, 34). E qui siamo all’essenza del “Regno di Dio” nell’uomo e nella storia. Così tutta la legge - ossia il patrimonio etico della antica alleanza - deve compiersi, deve raggiungere la sua pienezza divino-umana. Gesù stesso lo dichiara nel discorso della montagna: “Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; non sono venuto per abolire, ma per dare compimento” (Mt 5, 17).

    Semmai egli libera l’uomo dalla “lettera della legge”, per introdurlo nel suo spirito, poiché, come dice san Paolo, “la (sola) lettera uccide” mentre “lo Spirito da vita” (cf. 2 Cor 3, 6). L’amore fraterno, come riflesso e partecipazione dell’amore di Dio, è dunque il principio animatore della nuova legge, che è come la base costituzionale del Regno di Dio (cf. S. Thomae “Summa Theologiae, I-II, q. 106, a. 1; q. 107, aa. 1-2).

    8. Tra le parabole, in cui Gesù riveste di similitudini e allegorie la sua predicazione sul Regno di Dio, si trova anche quella di un re “che fece il banchetto di nozze per suo figlio” (Mt 22, 2). La parabola narra che molti dei primi invitati non vennero al banchetto, trovando diverse scuse o pretesti per sottrarvisi, e che allora il re fece chiamare altra gente dai “crocicchi delle strade”, perché sedessero alla sua mensa. Ma tra gli intervenuti non tutti si mostrarono degni di quell’invito, per mancanza dell’“abito nuziale” prescritto.

    Questa parabola del banchetto, confrontata con quella del seminatore e della semina ci conduce alla medesima conclusione: se non tutti gli invitati sederanno al banchetto, né tutti i semi produrranno la messe, ciò dipende dalle disposizioni con cui si risponde all’invito o si riceve nel cuore la semina della parola di Dio. Dipende dal modo in cui si accoglie Cristo, che è il seminatore, ed anche il figlio del re e lo sposo, quale egli stesso si presenta più volte: “Possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?” (Mc 2, 19), chiese una volta a chi lo aveva interrogato, alludendo alla severità di Giovanni Battista. E rispose egli stesso: “Finché hanno lo sposo con loro non possono digiunare” (Mc 2, 19).

    Il Regno di Dio è dunque come una festa di nozze, a cui il Padre celeste invita gli uomini in comunione di amore e di gioia con suo Figlio. Tutti vi sono chiamati e invitati: ma ciascuno è responsabile della propria adesione o del proprio rifiuto, della propria conformità o difformità verso la legge che regola il banchetto.

    9. Questa è la legge dell’amore: essa deriva dalla grazia divina nell’uomo che l’accoglie e la conserva partecipando vitalmente al mistero pasquale di Cristo. È un amore che si realizza nella storia nonostante ogni rifiuto da parte degli invitati, nonostante la loro indegnità. Al cristiano arride la speranza che l’amore si realizzi anche in tutti gli “invitati” proprio perché la “misura” pasquale di quell’amore sponsale è la croce, la sua prospettiva escatologica è aperta nella storia dalla risurrezione di Cristo. Per lui il Padre “ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel Regno del suo Figlio diletto” (cf. Col 1, 13). Se noi cediamo alla chiamata e all’attrattiva del Padre, in Cristo tutti “abbiamo la redenzione” e la vita eterna.

    Ai pellegrini francesi

    Chers Frères et Sœurs,

    JE SALUE CORDIALEMENT les personnes de langue française présentes à cette audience. En particulier, je suis heureux d’accueillir les membres du Comité exécutif de l’Union internationale chrétienne des dirigeants d’entreprises. Je me réjouis, chers amis, de ce que des responsables chrétiens réfléchissent ensemble, dans les divers continents, et cherchent à prendre toujours davantage conscience du poids des facteurs humains dans la vie économique. L’Eglise se félicite de voir que votre mouvement partage son souci de promouvoir une authentique solidarité, un des thèmes de la récente encyclique sur la question sociale. Puisse votre présence a Rome donner à vos engagements chrétiens toute leur dimension évangélique et ecclésiale! Je vous offre mes meilleurs vœux pour vous-mêmes et pour l’ensemble des membres de l’UNIAPAC.

    A tous les pèlerins, je souhaite une heureuse expérience de foi à l’occasion de leur venue à Rome, et je leur donne volontiers ma Bénédiction Apostolique.

    Ai gruppi di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I OFFER A WARM WELCOME to the international group of Oblates of Mary Immaculate engaged in religious formation. I also greet the members of the Australian Legion of Mary Pilgrimage.

    It is also a joy to welcome the numerous visitors from the United States of America, in particular the Knights and Ladies of the Holy Sepulchre of Jerusalem, the group of priests from the North American College celebrating their Fiftieth Anniversary of priestly ordination, as well as the group of priests from the Archdiocese of Los Angeles. I extend a special greeting to the Marian Year Pilgrimages from the Archdiocese of Newark and the Diocese of Metuchen.

    My cordial greetings also go to the group of musicians from Sri Lanka. To all the English-speaking visitors and pilgrims I extend a very warm welcome, in particular to those coming from Sweden, Thailand and the Philippines.

    As we rejoice in the Easter message of the victory of our Risen Lord, may God bless you with hope and peace. To all of you I impart my Apostolic Blessing.

    Ai pellegrini di lingua giapponese

    Sia lodato Gesù Cristo!

    CARISSIMI PELLEGRINI giapponesi, accompagnati dai Padri Carmelitani. La Madonna, che voi venerate sotto il titolo del Carmelo, vi protegga sempre nel vostro cammino quotidiano e vi aiuti a raggiungere, un giorno, il Paradiso, come Ella stessa ha promesso manifestando lo “Scapolare”.

    Con questo augurio vi imparto di cuore la mia Apostolica Benedizione.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai fedeli tedeschi

    Liebe Brüder und Schwestern!

    LAßT UNS, liebe Brüder und Schwestern, unserer Berufung durch Christus in seine Kirche wieder neu froh und dankbar bewußt werden. Das wünsche und erbitte ich euch als Gnade eurer Rompilgerfahrt. Von Herzen grüße ich euch alle und heiße euch willkommen bei der heutigen Audienz: die genannten Gruppen und auch alle einzelnen Pilger und Familien aus Deutschland, Österreich, der Schweiz und Südtirol. Ein besonders herzlicher Gruß gilt darunter den zahlreichen Jugendlichen. Gott segne und beschütze euch und schenke euch allen wieder eine glückliche Heimkehr!

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    ME COMPLACE SALUDAR ahora a los peregrinos de lengua española, venidos de España y de América Latina. De modo especial saludo al grupo internacional de Hermanos Maristas y a los Religiosos de la Obra de Don Guanella, así como a la numerosa peregrinación española organizada por los Hijos de la Sagrada Familia. También saludo al coro “Camerata Alter” de Buenos Aires, junto con otro grupo argentino. Asimismo, saludo a los grupos provenientes de Madrid, Badajoz, Cartagena y Granada. Igualmente a los estudiantes venidos de Madrid y Málaga.

    El Reino de Dios está cerca, pero aún no se ha realizado plenamente; por eso, unidos a Cristo pidamos todos al Padre: “Venga a nosotros tu reino”,

    A todos os imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini polacchi

    POZDRAWIAM WSZYSTKICH pielgrzymów: księdza biskupa administratora apostolskiego z Warmii; pielgrzymów z parafii i sanktuarium św. Krzyża z Nowej Huty-Mogiły; z parafii Narodzenia Matki Bożej w Krakowie Bieżanowie; z dekanatu i sanktuarium Matki Bożej w Bielsku-Białej; rzemieślników z archidiecezij warszawskiej; pielgrzymkę z parafii św. Maksymiliana Kolbe z Łodzi - ojcowie franciszkanie konwentualni; z dekanatu Czarnokowskiego - archidiecezja poznańska; prócz tego pielgrzymkę Polaków z Górnej Austrii - duszpasterstwo księży zmartwychwstańców; wreszcie innych pielgrzymów zarówno z Polski, jak i z emigracji, nie objętych tymi grupami.

    Ai gruppi di lingua italiana

    DESIDERO ORA PORGERE il mio saluto ai gruppi di pellegrini di lingua italiana, sempre molto numerosi, ed anzitutto al pellegrinaggio dell’Arcidiocesi di Catania, guidato dall’arcivescovo Monsignor Domenico Picchinenna. Carissimi! Siate i benvenuti! Vi auguro che dalla visita all’antica Basilica di Santa Maria Maggiore, principale mèta del vostro pellegrinaggio, nasca in tutti il vivo desiderio di imitare nella fede la Madre del Redentore e di tradurre tale fede nelle opere, specialmente nella costante partecipazione alla vita della Chiesa mediante la preghiera liturgica e le opere di carità.

    * * *

    SALUTO POI I MISSIONARI e le missionarie convenuti a Roma per un corso di aggiornamento teologico-pastorale presso la Pontificia Università Urbaniana. A tutti assicuro un ricordo nella preghiera, unito all’auspicio del conforto divino nel laborioso impegno dell’evangelizzazione in terre lontane.

    * * *

    SALUTO, ANCORA, il parroco ed i fedeli di S. Maria Assunta di Trevi nel Lazio, e benedico volentieri l’immagine della Madonna di Fatima che essi hanno recato qui.

    * * *

    COME PURE SALUTO i membri dell’Associazione “Alfina Musica e Folklore”, che hanno rallegrato questo incontro con musiche e danze tradizionali, e nel benedire la statua di S. Cecilia, loro patrona, esprimo l’auspicio che si sforzino sempre di ispirare la loro condotta agli esempi delle sue virtù.

    * * *

    UN PARTICOLARE PENSIERO va al gruppo dei ciclisti professionisti, che sono presenti all’udienza con i responsabili della Società e con i familiari. Saluto il presidente, e tutti i campioni, ben noti nel mondo dello sport, augurando loro sempre “buona strada”, con la protezione del Signore.

    * * *

    IL MIO PENSIERO va poi al gruppo dei soci e familiari dell’Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi del Lavoro della Regione Lazio. A tutti desidero porgere, con il saluto, una parola di conforto e di incoraggiamento, unita all’invito di essere sempre operatori di pace e di promozione umana nel mondo del lavoro.

    * * *

    RIVOLGO INFINE una parola di incoraggiamento e di augurio ai ragazzi del premio “San Donnino d’oro”, ai loro accompagnatori e familiari ed alla corale “S. Margherita”. Li ringrazio per questo gesto di omaggio, nel quale mi piace veder riaffermato l’impegno di una generosa condotta cristiana.

    A tutti la mia Benedizione Apostolica.

    Ai giovani

    Rivolgo ora un saluto a tutti i giovani, i ragazzi e le ragazze che prendono parte a questa Udienza.

    CARISSIMI, VI ESPRIMO il mio vivo apprezzamento per il vostro pellegrinaggio al centro della Cristianità, che vi permette di partecipare a questo incontro. Esprimo l’augurio che la visita alle memorie storiche degli apostoli Pietro e Paolo e dei Martiri vi sia di stimolo a crescere nella fede cristiana e nella vostra adesione a Cristo risorto, a cui guardiamo con gioia in questo tempo pasquale.

    Testimoniate questa gioia cristiana davanti al mondo. La vittoria di Cristo risorto sul peccato e sulla morte vi sia di sprone nella vostra preparazione all’avvenire e ai compiti che vi attendono nella vita della Chiesa e della Società.

    Agli ammalati

    SALUTO POI gli ammalati, che vedo qui accanto a me. Cari fratelli e sorelle, nelle vostre prove guardate al Risorto e alle sue piaghe gloriose: ricordatevi che, come per Cristo, anche per voi alla Passione succederà la Risurrezione, al dolore la gioia, alle tenebre la luce. Ce lo ricorda anche l’apostolo Pietro nella sua prima Lettera: “Nella misura in cui partecipate alle sofferenze di Cristo, rallegratevi, perché anche nella rivelazione della sua gloria possiate rallegrarvi ed esultare”.

    Vi assicuro la mia preghiera per la vostra guarigione e perché possiate sempre ottenere dal Signore sollievo e conforto. Vi benedico di cuore.

    Agli sposi novelli

    Un saluto particolare va infine agli sposi novelli, ai quali auguro ogni bene nel Signore.

    CARI SPOSI, vi ringrazio per aver voluto riservare un giorno per la visita al Papa. Vi esorto ad imitare la Famiglia di Nazareth, in cui risplendono gli esempi luminosi di amore e di fedeltà, di comprensione e di visione soprannaturale della vita. In questo Anno Mariano, invocate particolarmente la Vergine SS.ma: Ella non mancherà di proteggervi e di aiutarvi in ogni necessità. Vi accompagni la mia Benedizione.



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