00 06/04/2013 09:04
I miracoli di Cristo come segni dell'economia della salvezza


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 2 dicembre 1987



1. Non vi è dubbio sul fatto che nei Vangeli i miracoli di Cristo vengono presentati come segni del regno di Dio, che è entrato nella storia dell’uomo e del mondo. “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto tra voi il regno di Dio”, dice Gesù (Mt 12, 28). Per quante discussioni si vogliano fare e si siano fatte sul tema del miracolo (alle quali del resto hanno risposto gli apologisti cristiani), è certo che non è possibile staccare i “miracoli, i prodigi e segni” attribuiti a Gesù, e persino ai suoi apostoli e discepoli operanti “in suo nome”, dal contesto autentico del Vangelo. Nella predicazione degli apostoli, dalla quale principalmente hanno origine i Vangeli, i primi cristiani sentivano narrare da testimoni oculari quei fatti straordinari, accaduti in tempi vicini e quindi controllabili sotto l’aspetto che possiamo dire critico-storico, sicché non erano sorpresi dal loro inserimento nei vangeli. Qualunque siano state le contestazioni dei tempi successivi, da quelle fonti genuine della vita e dell’insegnamento di Cristo emerge una prima cosa certa: gli apostoli, gli evangelisti e tutta la Chiesa primitiva vedevano in ciascuno di quei miracoli il supremo potere di Cristo sulla natura e sulle sue leggi. Colui che rivela Dio come Padre, Creatore e Signore del creato, quando compie quei miracoli con il proprio potere, rivela se stesso come Figlio consostanziale al Padre e uguale a lui nella signoria sul creato.

2. Alcuni miracoli presentano però anche altri aspetti complementari al significato fondamentale di prova del potere divino del Figlio dell’uomo, in ordine all’economia della salvezza.

Così, parlando del primo “segno” compiuto a Cana di Galilea, l’evangelista Giovanni nota che mediante esso Gesù “manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui” (Gv 2, 11). Il miracolo è dunque compiuto per una finalità di fede, ma esso avviene durante una festa di nozze. Si può dire perciò che, almeno nell’intenzione dell’evangelista, il “segno” serve a mettere in rilievo tutta l’economia divina dell’alleanza e della grazia che nei libri dell’Antico e del Nuovo Testamento viene spesso espresso con l’immagine del matrimonio. Il miracolo di Cana di Galilea potrebbe dunque essere in relazione con la parabola del banchetto di nozze che un re fece per un suo figlio, e col “regno dei cieli” escatologico che “è simile” proprio a un tale banchetto (cf. Mt 22, 2). Il primo miracolo di Gesù potrebbe essere letto come un “segno” di questo regno, soprattutto se si pensa che, non essendo ancora giunta “l’ora di Gesù”, ossia l’ora della sua passione e della sua glorificazione (Gv 2, 4; cf. 7, 30; 8, 20; 12, 23. 27; 13, 1; 17, 1), che deve essere preparata dalla predicazione del “Vangelo del regno” (cf. Mt 4, 23; 9, 35), il miracolo ottenuto con l’intercessione di Maria può essere considerato come un “segno” e un annuncio simbolico di ciò che sta per avvenire.

3. Come un “segno” dell’economia salvifica si lascia leggere ancor più chiaramente il miracolo della moltiplicazione dei pani, avvenuto nei pressi di Cafarnao. Giovanni vi ricollega il discorso tenuto da Gesù il giorno dopo, nel quale insiste sulla necessità di procurarsi “il pane che non perisce” mediante la “fede in colui che mi ha mandato” (Gv 6, 29), e parla di se stesso come del pane vero che “dà la vita al mondo” (Gv 6, 33) e anzi di colui che dà la sua carne “per la vita del mondo” (Gv 6, 51). È chiaro il preannuncio della passione e morte salvifica, non senza riferimento e preparazione all’Eucaristia che doveva essere istituita il giorno prima della sua passione, come sacramento-pane della vita eterna (cf. Gv 6, 52-58).

4. A sua volta, la tempesta sedata sul lago di Genesaret può essere riletta come “segno” di una costante presenza di Cristo nella “barca” della Chiesa, che molte volte nel corso della storia viene esposta alla furia dei venti nelle ore di tempesta. Gesù, svegliato dai discepoli, comanda ai venti e al mare e si fa una grande bonaccia. Poi dice loro: “Perché siete così paurosi? Non avete ancora fede?” (Mc 4, 40). In questo, come in altri episodi, si vede la volontà di Gesù di inculcare negli apostoli e nei discepoli la fede nella sua presenza operatrice e protettrice anche nelle ore più tempestose della storia, nelle quali potrebbe infiltrarsi nello spirito il dubbio sulla sua divina assistenza. Di fatto nella omiletica e nella spiritualità cristiana il miracolo è stato spesso interpretato come “segno” della presenza di Gesù e garanzia della fiducia in lui da parte dei cristiani e della Chiesa.

5. Gesù, che va verso i discepoli camminando sulle acque, offre un altro “segno” della sua presenza, e assicura una costante vigilanza sui discepoli e sulla Chiesa. “Coraggio, sono io, non temete”, dice Gesù agli apostoli, che lo avevano preso per un fantasma (cf. Mc 6, 49-50; cf. Mt 14, 26-27; Gv 6, 16-21). Marco fa notare lo stupore degli apostoli “perché non avevano capito il fatto dei pani e il loro cuore era indurito” (Mc 6, 52). Matteo riporta la domanda di Pietro che vuole scendere sulle acque per andare incontro a Gesù e registra la sua paura e la sua invocazione di aiuto, quando si sente sprofondare: Gesù lo salva, ma lo rimprovera dolcemente: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?” (Mt 14, 31). Aggiunge pure che “quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti esclamando: Tu sei veramente il Figlio di Dio” (Mt 14, 33).

6. Le pesche miracolose sono per gli apostoli e per la chiesa i “segni” della fecondità della loro missione se si manterranno profondamente uniti alla potenza salvifica di Cristo (cf. Lc 5, 4-10; Gv 21, 3-6). Difatti Luca inserisce nella narrazione il fatto di Simon Pietro che si getta alle ginocchia di Gesù esclamando: “Signore, allontanati da me che sono un peccatore” (Lc 5, 8), e la risposta di Gesù: “Non temere: d’ora in poi sarai pescatore di uomini”(Lc 5, 10). Giovanni a sua volta fa seguire alla narrazione della pesca dopo la risurrezione, il mandato di Cristo a Pietro. “Pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle” (cf. Gv 21, 15-17). È un accostamento significativo.

7. Si può dunque dire che i miracoli di Cristo, manifestazione della onnipotenza divina nei riguardi della creazione, che si rivela nel suo potere messianico su uomini e cose, sono nello stesso tempo i “segni” mediante i quali si rivela l’opera divina della salvezza, l’economia salvifica che con Cristo viene introdotta e si attua in modo definitivo nella storia dell’uomo e viene così inscritta in questo mondo visibile, che è pure sempre opera divina. La gente che - così come gli apostoli sul lago - vedendo i “miracoli” di Cristo s’interroga: “Chi è . . . costui, al quale anche il vento e il mare obbediscono?” (Mc 4, 41), mediante questi “segni” viene preparata ad accogliere la salvezza offerta all’uomo da Dio nel suo Figlio.

Questo è lo scopo essenziale di tutti i miracoli e segni fatti da Cristo agli occhi dei suoi contemporanei, e di quei miracoli che nel corso della storia saranno compiuti dai suoi apostoli e discepoli in riferimento alla potenza salvifica del suo nome: “Nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, cammina!” (At 3, 6).

Ai gruppi di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

je salue cordialement tous les pèlerins de langue française présents à cette audience. Je remercie particulièrement l’Institut international Saint-Dominique de la Via Cassia, à Rome, pour son aimable visite. Aux élèves, aux membres religieux et laïcs du corps enseignant, aux familles, je suis heureux d’adresser mes encouragements chaleureux. Faites réussir avec enthousiasme votre projet éducatif, avec des relations exemplaires entre jeunes de plus de quarante nations! Ouverts aux besoins de notre temps, approfondissez et célébrez votre foi dans la joie! Dans ces sentiments, j’invoque sur l’Institut la protection de la Vierge Marie et de saint Dominique, et j’appelle sur vous tous la Bénédiction de Dieu.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I wish to offer a warm welcome to the group of Obimi Indians from Canada. My cordial greeting also goes to the young people who have come from Denmark.

To all the English-speaking pilgrims and visitors I extend my heartfelt greetings. May this Advent Season be for each of you a time of joyful preparation for the coming of the Saviour. To you and your loved ones I impart my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern aus den Ländern deutscher und niederländischer Sprache: Ein gläubiger Mensch kann auch in seinem eigenen Leben Wunder Gottes entdecken, die ihn aufblicken lassen zu seinem Herrn und Schöpfer, dessen gute Vorsehung sie ganz spontan erfahren und preisen. Möge der Heilige Geist euch allen solche beglückenden Erfahrungen schenken, die eurem Leben Zuversicht und neue Kraft geben können. Das erbitte ich euch mit meinem Segen.

Ai numerosi pellegrini provenienti dalla Spagna e dai Paesi dell’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

quiero ahora presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes procedentes de España y de los diversos países de América Latina.

En particular saludo al grupo de Religiosos Capuchinos que están haciendo en Roma un curso de renovación; asimismo a las Religiosas de la Inmaculada. A todos aliento a una ilusionada entrega a Dios y a la Iglesia respondiendo generosamente a las exigencias de su vocación.

Saludo igualmente a los feligreses de la parroquia de la Inmaculada del Cuzco (Perú) y al grupo de jóvenes guatemaltecos.

A todos bendigo de corazón.

Ai fedeli polacchi

Witam obecnych na tej audiencji pilgrzymów z polski, w szczególności z archidiecezji krakowskiej, z parafii Trzebinia-Siersza pod wezwaniem Niepokkalanego Poczęcia; z Włocławka z parafii Najświęvtszego Serca Pana Jezusa, księża orioniści; prócz tego innych pielgrzymów, nie objętych tymi grupami parafialnymi, jako też uczestników grup turystycznych Orbisu, Turysty i Sport-Tourist.

Ai fedeli di lingua italiana

Desidero ora porgere il mio saluto ai rappresentanti dell’Eparchia di Piana degli Albanesi, venuti a Roma in questo Anno Mariano, con il loro Vescovo Monsignor Ercole Lupinacci, per commemorare il 50° anniversario della fondazione della loro Comunità di rito orientale. Carissimi, vi ringrazio per questa visita che attesta il vostro attaccamento alla Sede di Pietro e la devozione alla Vergine, che nel vostro rito occupa sempre un posto singolare. Vi benedico con affetto.

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Saluto poi il Consiglio di Amministrazione, le Religiose, le allieve e gli allievi infermieri professionali della Casa Sollievo della Sofferenza, che, sotto la guida del Vescovo di Manfredonia, Monsignor Valentino Vailati, e del Sindaco di San Giovanni rotondo sono venuti a restituire la visita che feci loro durante il mio viaggio apostolico in Puglia. Vi ringrazio cari fratelli e sorelle, e vi esorto a tener vivo il modello di pietà e di generosità apostolica di Padre Pio da Pietralcina. Vi benedico di cuore.

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Il mio pensiero va poi ai titolari e lavoratori dell’esercizio cinematografico convenuti con i familiari a Roma per essere premiati in riconoscimento della loro lunga attività. Nel darvi il mio benvenuto, mi è caro esprimere l’auspicio che il potente mezzo di comunicazione sociale, nel quale avete prestato o prestate la vostra opera, sappia farsi veicolo di autentici valori, così da contribuire al vero bene dei cittadini e al progresso della società. A tutti la mia Benedizione.

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Rivolgo, altresì, una parola di cordiale saluto ai professori, al personale ed agli studenti della scuola media statale “Clemente Cardinali” di Velletri, con l’augurio che gli anni di studio servano a formare culturalmente e moralmente gli alunni, preparandoli ad assumere le responsabilità personali e sociali che li attendono. Tutti benedico con affetto.

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Saluto, inoltre, il gruppo di sacerdoti della diocesi di Vittorio Veneto, che sono venuti a Roma per celebrare i 40 anni della loro ordinazione. Carissimi, prego con voi e per voi, chiedendo al Signore di colmare i vostri cuori delle sue consolazioni e di rendere il vostro ministero sempre fecondo di frutti. A voi e alle persone affidate alle vostre cure pastorali la mia affettuosa Benedizione.

Ai giovani

Un saluto ora a tutti voi, carissimi giovani! Desidero esortarvi a vivere con spirito di fede, in atteggiamento di cristiana vigilanza, nella preghiera e nelle buone opere, il tempo dell’Avvento appena cominciato. Esso non ci prepara solo alla commemorazione del Natale storico del Cristo, ma ci orienta verso la sua ultima venuta. Sappiamo bene che la nostra vita e quella della società avanzano irresistibilmente verso il loro compimento, verso il giudizio e l’incontro definitivo con Cristo. La coscienza della meta dà significato ai nostri giorni e fa di essi un momento utile per le scelte, e quindi per la salvezza e la redenzione. Cristo che viene vi chiama, dunque, all’impegno di “ redimere il tempo ”, preoccupandovi di costruire il futuro con la precisa volontà di migliorare questo mondo, alla luce del progetto di vita che scaturisce dal Vangelo. Siate vigilanti nel perseguire questo compito, impegnando le vostre energie per adempiere la missione che il Signore vi affida. Di cuore vi benedico.

Agli ammalati

Carissimi ammalati! Il tempo dell’Avvento è iniziato con una preghiera della Chiesa, piena di speranza: “A te, Signore, elevo l’anima mia. Dio mio, in te confido”. La fiducia è caratteristica peculiare del cristiano, ma, nel tempo dell’Avvento, essa diviene il tema saliente di tutta la comune preghiera. Rinnovate la vostra fiducia: Gesù viene verso di noi come Liberatore e Salvatore; la sua fedeltà non viene mai meno. Vi conforti tale pensiero specialmente nei momenti del dolore e dell’avvilimento. Sappiate sempre ritrovare nel Cristo la vostra forza, e offrite i vostri sacrifici anche perché la venuta del Signore a Natale segni per molti fratelli un momento di conversione. Tutti vi benedico e per tutti voi prego.

Agli sposi novelli

Carissimi sposi novelli, un saluto affettuoso a tutti voi, con l’augurio cordiale di felicità e di grazia per la vita coniugale che avete da poco iniziato. Il mio auspicio si fonda sulla preghiera, con cui la Chiesa ha iniziato il tempo di Avvento: “ Suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al Cristo ”. Le buone opere siano l’impegno costante della vostra vita comune. Sostenetevi l’un l’altro nel cercarle e nel compierle, e date sempre ai vostri figli l’esempio e la testimonianza di atteggiamenti e di fatti ispirati all’esempio santo della vita di Cristo. Con la mia particolare Benedizione.



© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana




I miracoli di Gesù manifestazione dell'amore miseriordioso


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 9 dicembre 1987



1. “Segni” della divina onnipotenza e della potenza salvifica del Figlio dell’uomo, i miracoli di Cristo, narrati dai Vangeli, sono anche la rivelazione dell’amore di Dio verso l’uomo, particolarmente verso l’uomo che soffre, che ha bisogno, che implora guarigione, perdono e pietà. Sono dunque “segni” dell’amore misericordioso proclamato dall’Antico e dal Nuovo Testamento (cf. Ioannis Pauli PP. II, Dives in Misericordia). Specialmente la lettura del Vangelo ci fa capire e quasi “sentire” che i miracoli di Gesù hanno la loro sorgente nel cuore amante e misericordioso di Dio, che vive e vibra nel suo stesso cuore umano. Gesù li compie per superare ogni genere di male che esiste nel mondo: il male fisico, il male morale, cioè il peccato, e infine colui che è “padre del peccato” nella storia dell’uomo: satana.

I miracoli sono dunque “per l’uomo”. Sono opere di Gesù che, in armonia con la finalità redentiva della sua missione, ristabiliscono il bene là dove si è annidato il male producendovi disordine e sconquasso. Coloro che li ricevono, che vi assistono, si rendono conto di questo fatto, tanto che secondo Marco, “pieni di stupore, dicevano: “Ha fatto bene ogni cosa; fa udire i sordi e fa parlare i muti!”” (Mc 7, 37).

2. Da un attento studio dei testi evangelici si rileva che nessun altro motivo se non l’amore verso l’uomo, l’amore misericordioso, spiega i “miracoli e segni” del Figlio dell’uomo. Nell’Antico Testamento Elia si è servito del “fuoco dal cielo” per confermare il suo potere di profeta e punire l’incredulità (cf. 2 Re 1, 10). Quando gli apostoli Giacomo e Giovanni hanno cercato di indurre Gesù a punire con “un fuoco dal cielo” un villaggio di samaritani, che aveva rifiutato loro l’ospitalità, egli vietò loro decisamente di formulare una simile richiesta. Precisa l’evangelista che “si voltò e li rimproverò” (Lc 9, 55) (molti codici e la Vulgata aggiungono: “Voi non sapete di che spirito siete. Poiché il Figlio dell’uomo non è venuto a perdere le anime degli uomini, ma a salvarle”. Nessun miracolo è stato operato da Gesù per punire qualcuno, nemmeno quelli che erano colpevoli.

3. Significativo a questo riguardo è il particolare collegato con l’arresto di Gesù nel giardino del Getsemani. Pietro era disposto a difendere il Maestro con la spada, e perfino “colpì il servo del sommo sacerdote e gli tagliò l’orecchio destro. Quel servo si chiamava Malco” (Gv 18, 10). Ma Gesù gli vietò di impugnare la spada. Anzi, “toccandogli l’orecchio, lo guarì” (Lc 22, 51). È una riprova che Gesù non si serve della facoltà di fare i miracoli per la propria difesa. E confida ai suoi che non prega il Padre perché gli dia “più di dodici legioni di angeli” (cf. Mt 26, 53) per salvarlo dai nemici che incalzano. Tutto ciò che egli fa, anche nel compiere i miracoli, lo fa in stretta unione con il Padre. Lo fa a motivo del regno di Dio e della salvezza dell’uomo. Lo fa per amore.

4. Per questo, già all’inizio della sua missione messianica, rifiuta tutte le “proposte” di miracolo presentate dal Tentatore, a cominciare da quella del cambiamento dei sassi in pane (cf. Mt 4, 3-4). La potenza di Messia gli è data non per degli scopi appariscenti, o a servizio della vanagloria. Colui che è venuto “per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18, 37), che anzi è “la verità” (cf. Gv 14, 6), opera sempre in assoluta conformità con la sua missione salvifica. Tutti i suoi “miracoli e segni” esprimono questa conformità, nel quadro del “mistero messianico” del Dio che si è quasi nascosto nella natura di un Figlio dell’uomo, come mostrano i Vangeli, specialmente quello di Marco. Se nei miracoli vi è quasi sempre un lampeggiamento del potere divino, che i discepoli e la gente a volte afferrano, tanto che riconoscono ed esaltano in Cristo il “Figlio di Dio”, vi si scopre altrettanto la bontà, la schiettezza e la semplicità, che sono le doti più visibili del “Figlio dell’uomo”.

5. Nel modo stesso di compiere i miracoli si nota la grande semplicità e si potrebbe dire umiltà, garbo, delicatezza di tratto di Gesù. Quanto ci fanno pensare, da questo punto di vista, le parole che hanno accompagnato la risurrezione della figlia di Giairo: “La bambina non è morta, ma dorme” (Mc 5, 39), come a voler “smorzare” il significato di quanto stava per fare. E poi: “raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo” (Mc 5, 43). Così fece anche in altri casi, per esempio dopo la guarigione di un sordomuto (Mc 7, 36), e dopo la professione di fede di Pietro (Mc 8, 29-30).

Per guarire il sordomuto è significativo che Gesù l’abbia portato “in disparte lontano dalla folla”. Ivi “guardando . . . verso il cielo, emise un sospiro”. Questo “sospiro” sembra essere un segno di compassione e, nello stesso tempo, una preghiera. La parola “Effatà” (“Apriti!”) fa sì che si aprano “gli orecchi” e si sciolga “il nodo della lingua” del sordomuto (cf. Mc 7, 33-35).

6. Se alcuni dei suoi miracoli Gesù li compie in giorno di sabato, lo fa non per violare il carattere sacro del giorno dedicato a Dio, ma per dimostrare che questo giorno santo è segnato in modo particolare dall’operare salvifico di Dio. “Il Padre mio opera sempre e anch’io opero” (Gv 5, 17). E quest’operare è per il bene dell’uomo, quindi non è contrario alla santità del sabato, ma la mette in rilievo: “Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Mc 2, 27-28).

7. Se si accetta la narrazione evangelica dei miracoli di Gesù - e non c’è motivo per non accettarla, salvo il pregiudizio contro il soprannaturale -, non si può mettere in dubbio un’unica logica, che lega tutti quei “segni” facendoli derivare dall’economia salvifica di Dio: essi servono alla rivelazione del suo amore per noi, di quell’amore misericordioso che con il bene vince il male, come dimostra la stessa presenza e azione di Gesù Cristo nel mondo. In quanto inseriti in questa economia, i “miracoli e segni” sono oggetto della nostra fede nel piano di salvezza di Dio e nel mistero della redenzione operata da Cristo.

Come fatti, essi appartengono alla storia evangelica, le cui narrazioni sono attendibili come e più di quelle contenute in altre opere storiche. È chiaro che il vero ostacolo ad accettarle come dati sia di storia sia di fede è il pregiudizio antisoprannaturale al quale abbiamo accennato; quello di chi vorrebbe limitare la potenza di Dio o restringerla all’ordine naturale delle cose, quasi per una auto-obbligazione di Dio a stare alle sue leggi. Ma questa concezione urta con la più elementare idea filosofica e teologica di Dio, Essere infinito, sussistente e onnipotente, che non ha limiti se non nel non-essere e quindi nell’assurdo.

A conclusione di questa catechesi viene spontaneo notare che questa infinità nell’essere e nella potenza è anche infinità nell’amore, come dimostrano i miracoli inseriti nell’economia dell’incarnazione e della redenzione, quali “segni” dell’amore misericordioso con cui Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio “per noi uomini e per la nostra salvezza”, generoso con noi fino alla morte. “Sic dilexit”! (Gv 3, 16).

Ad un amore tanto grande non manchi la risposta generosa della nostra gratitudine, tradotta nella testimonianza coerente dei fatti.

Ai fedeli di lingua francese

Je suis heureux d’accueillir ici les pèlerins et visiteurs de langue française, en particulier ceux qui viennent de l’Afrique sub-saharienne et des Caraïbes pour participer à un cours sur les sources d’énergies nouvelles dans les communautés rurales. Je leur souhaite un séjour fructueux en Italie.

De grand cœur, je vous bénis tous, jeunes et adultes.

A diversi gruppi di espressione inglese

I wish to greet all the English-speaking visitors ad pilgrims. May the God of love and compassion, who sent his Son into the world, fill your hearts with peace and joy.

To all of you goes my Apostolic Blessing.

Ai fedeli di lingua tedesca

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich herzlich alle deutschsprachigen Pilger bei der heutigen Audienz. Das Heilswirken Jesu bezeugt uns Gottes große Liebe zu uns Menschen. Nehmen wir seine Liebe gerade jetzt in der Advents- und Weihnachtszeit wieder mit offenem und dankbarem Herzen entgegen. Erwidern wir sie ihm durch aufrichtige Gegenliebe und durch tätige Nächstenliebe zu unseren Brüdern und Schwestern. Für reiche adventliche Gnaden erteile ich euch und allen, die euch verbunden sind, von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

Ai fedeli di lingua spagnola

Saludo cordialmente a todos los peregrinos y visitantes de lengua española, procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

En particular, al grupo de Religiosas Terciarias Capuchinas de la Sagrada Familia y a todas las personas consagradas presentes en esta audiencia, a quienes aliento a una renovada y generosa entrega al Señor.

Asimismo, mi saludo se dirige a los miembros de la Asociación Española Independiente de Jóvenes Empresarios y también a la Delegación de Empresarios Argentinos. A todos quiero agradecer su presencia en este encuentro a la vez que les animo a hacer vida en su actividad profesional los principios cristianos en la promoción del hombre integral y en sintonía con la doctrina social de la Iglesia.

A todas las personas, familias y grupos latinoamericanos y españoles imparto, en prueba de benevolencia, mi Bendición Apostólica.

Ai connazionali polacchi

Pozdrawiam pielgrzymów Polski: w szczególności pielgrzymów z diecezji w Drohiczynie; ze diecezji łomżyńskiej; z archidiecezji krakowskiej, z parafii św. Katarzyny w Nowym Targu; z parafii św. Teresy od Dzieciątka Jezus w Rabce; prócz tego przedstawicieli środowisk twórczych z Katowic; grupę kolarzy; siostry pasjonistki z Matką generalną; wreszcie uczestników grup turystycznych . . . Życzę wszystkim błogosławieństwa Bożego, zwłaszcza w perspektywie Świt Bożego Narodzenia i Nowego Roku.

[ . . .]

Ai giovani

Carissimi giovani! A voi tutti il mio saluto cordiale. Grazie per la vostra festosa e allegra presenza.

Il mio benvenuto si rivolge in particolare agli alunni e alle alunne di alcuni Istituti scolastici, qui convenuti con una rappresentanza più numerosa: gli alunni, in primo luogo, dell’Istituto Tecnico Commerciale “Matteucci”; quelli poi del “Collegio Nazareno”, presenti all’udienza insieme con il loro compagno Walter Francescone, insignito di uno speciale premio della bontà; gli alunni inoltre dell’Istituto “San Francesco di Sales” nel 50° anniversario di fondazione; e infine le alunne dell’Istituto di Nazaret, che celebrano quest’anno il centenario di fondazione della loro scuola, avviata nell’anno 1887 dalla Congregazione delle Religiose di Nazaret, che erano state da poco chiamate a Roma per svolgervi il loro apostolato, ispirato all’imitazione della vita povera, umile e nascosta di Gesù a Nazaret! Cari studenti e studentesse, mi rallegro con voi per il cammino di crescita che state compiendo nella vostra formazione umana, culturale e religiosa, sotto la guida esperta delle vostre educatrici e dei vostri educatori. Auguro che la luce della fede possa essere per tutti voi una guida sicura nei difficili sentieri della vita.

Desidero oggi richiamare la vostra attenzione sul periodo liturgico che stiamo vivendo, quello dell’Avvento. È un periodo molto congeniale con la vostra età, che è tutta protesa verso l’attesa del futuro. L’Avvento è precisamente un tempo di attesa dell’avverarsi di quell’evento decisivo per la storia umana che è la nascita del Salvatore. Gesù, in realtà, è già nato molti anni fa. Egli però desidera rinascere nella vita di ciascuno per arricchirla dei doni della grazia e dell’amore.

Vi invito perciò, cari giovani, a valorizzare questo tempo privilegiato dell’Avvento, nel quale ricordiamo l’inizio dell’umanità nuova, che ha il suo capostipite nel Figlio stesso di Dio. Impegnatevi a rinnovarvi dentro di voi, per disporvi ad incontrare Cristo nel mistero del Natale con lo stesso cuore puro e ardente con cui lo accolse Maria tra le sue braccia. La Madonna ci precede nel cammino della fede. Camminate con lei, sforzandovi di imitarne le virtù e invocandola con più insistenza nella preghiera quotidiana. Sarà lei stessa a condurvi verso un’esperienza più intima e profonda del suo Figlio Gesù.

E non dimenticate che la purificazione del cuore passa attraverso il pentimento del peccato, il distacco da se stessi, la bontà verso i fratelli. È lo stesso sant’Agostino a ricordarci che “l’offerta più gradita a Dio sono misericordia, confessione, pace e carità”.

Con questi sentimenti auguro a tutti un buon Avvento in preparazione di un Natale ricco di gioia e di pace.

A tutti la mia benedizione.

Agli ammalati

Rivolgo il mio affettuoso saluto a voi, ammalati, e vi esorto, carissimi ad offrire a Dio Padre ogni momento della vita quotidiana, con i suoi dolori e le sue sofferenze.

Come Maria, Vergine senza macchia, abbandonatevi alla volontà di Dio, accettando quanto Egli vi domanda col suo amore esigente. In tal modo sarete più vicini al Salvatore, fonte della serenità e della pace, e contribuirete efficacemente a santificare il mondo.

Mentre su di voi, e su quanti vi assistono con premura e dedizione, invoco l’abbondanza delle grazie e delle consolazioni divine, a tutti di cuore imparto la Benedizione Apostolica.

Agli sposi novelli

Giunga ora la mia parola di saluto a voi, giovani sposi. Mi è veramente gradito ringraziare il Signore perché, consacrando la vostra unione, vi ha concesso il dono, ed il compito, di amarvi in Lui.

La Madonna vi ottenga la grazia di un’umile e devota sapienza, la quale consente di comprendere il disegno di Dio sulla vita e dona l’energia spirituale per realizzarlo.

Vi sostenga in questo nuovo cammino la mia spirituale vicinanza, mentre a tutti imparto la Benedizione Apostolica, che porterete ai vostri genitori ed alle persone care,



© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana




I miracoli di Gesù come appello alla fede


GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 16 dicembre 1987



1. I “miracoli e segni” che Gesù faceva per confermare la sua missione messianica e la venuta del regno di Dio, sono ordinati e legati strettamente alla chiamata alla fede. Questa chiamata in relazione al miracolo ha due forme: la fede precede il miracolo, anzi è condizione perché esso si realizzi; la fede costituisce un effetto del miracolo, perché provocata da esso nell’anima di coloro che lo hanno ricevuto, oppure ne sono stati i testimoni.

È noto che la fede è una risposta dell’uomo alla parola della rivelazione divina. Il miracolo avviene in legame organico con questa parola di Dio rivelante. È un “segno” della sua presenza e del suo operare, un segno, si può dire, particolarmente intenso. Tutto ciò spiega in modo sufficiente il particolare legame che esiste tra i “miracoli-segni” di Cristo e la fede: legame delineato così chiaramente nei Vangeli.

2. Vi è infatti nei Vangeli una lunga serie di testi, nei quali la chiamata alla fede appare come un coefficiente indispensabile e sistematico dei miracoli di Cristo.

All’inizio di questa serie bisogna nominare le pagine concernenti la Madre di Cristo nel suo comportamento a Cana di Galilea, e prima ancora - e soprattutto - nel momento dell’annunciazione. Si potrebbe dire che proprio qui si trova il punto culminante della sua adesione alla fede, che troverà la sua conferma nelle parole di Elisabetta durante la visitazione: “E beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore” (Lc 1, 45). Sì, Maria ha creduto come nessun altro, essendo convinta che “nulla è impossibile a Dio” (cf. Lc 1, 37).

E a Cana di Galilea la sua fede ha anticipato, in un certo senso, l’ora del rivelarsi di Cristo. Per la sua intercessione si è compiuto quel primo miracolo-segno, grazie al quale i discepoli di Gesù “credettero in lui” (Gv 2, 11). Se il Concilio Vaticano II insegna che Maria precede costantemente il popolo di Dio sulle vie della fede (cf. Lumen Gentium, 58.63; Ioannis Pauli PP. II, Redemptoris Mater, 5-6), possiamo dire che il primo fondamento di tale asserzione si trova già nel Vangelo che riferisce i “miracoli-segni” in Maria e per Maria in ordine alla chiamata alla fede.

3. Questa chiamata si ripete molte volte . . . Al capo della sinagoga, Giairo, venuto a chiedere il ritorno alla vita di sua figlia Gesù dice: “Non temere, continua solo ad avere fede!” (e dice “non temere” perché alcuni sconsigliavano Giairo dal rivolgersi a Gesù) (Mc 5, 36).

Quando il padre dell’epilettico chiede la guarigione del figlio dicendo: “Ma se tu puoi qualcosa . . . aiutaci”, Gesù risponde: “Se tu puoi! Tutto è possibile per chi crede”. Si ha allora il bell’atto di fede in Cristo di quest’uomo provato: “Credo, aiutami nella mia incredulità!” (cf. Mc 9, 22-24).

Ricordiamo infine il colloquio ben noto di Gesù con Marta prima della risurrezione di Lazzaro: “Io sono la risurrezione e la vita . . . Credi tu questo? . . . Sì, o Signore, io credo . . .” (cf. Gv 11, 25-27).

4. Lo stesso legame tra il “miracolo-segno” e la fede è confermato per opposto da altri fatti di segno negativo. Ricordiamone alcuni. Nel Vangelo di Marco leggiamo che Gesù a Nazaret “non poté operare alcun prodigio, ma solo impose le mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro incredulità” (Mc 6, 5-6).

Conosciamo il delicato rimprovero che Gesù rivolse una volta a Pietro: “Uomo di poca fede, perché hai dubitato?”. Ciò avvenne quando Pietro, che all’inizio andava coraggiosamente sulle onde verso Gesù, poi per la violenza del vento, s’impaurì e cominciò ad affondare” (cf. Mt 14, 29-31).

5. Gesù sottolinea più di una volta che il miracolo da lui compiuto è legato alla fede. “La tua fede ti ha guarita”, dice alla donna che soffriva d’emorragia da dodici anni e che, accostatasi alle sue spalle, gli aveva toccato il lembo del mantello ed era stata risanata (cf. Mt 9, 20-22; Lc 8, 48; Mc 5, 34).

Parole simili Gesù pronunzia mentre guarisce il cieco Bartimeo, che all’uscita da Gerico con insistenza chiedeva il suo aiuto gridando: “Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!” (cf. Mc 10, 46-52). Secondo Marco: “Va’, la tua fede ti ha salvato”, gli risponde Gesù. E Luca precisa la risposta: “Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato” (Lc 18, 42).

Un’identica dichiarazione fa al samaritano guarito dalla lebbra (Lc 17, 19). Mentre ad altri due ciechi che invocano il riacquisto della vista, Gesù chiede: “Credete voi che io possa fare questo?”. “Sì, o Signore!” . . . “Sia fatto a voi, secondo la vostra fede” (Mt 9, 28-29).

6. Particolarmente toccante è l’episodio della donna cananea, che non cessava di chiedere l’aiuto di Gesù per sua figlia “crudelmente tormentata da un demonio”. Quando la cananea si prostrò dinanzi a Gesù per chiedergli aiuto, egli rispose: “Non è bene prendere il pane dei figli per gettarlo ai cagnolini” (era un richiamo alla diversità etnica tra israeliti e cananei, che Gesù figlio di Davide, non poteva ignorare nel suo comportamento pratico, ma alla quale accennava in funzione metodologica per provocare la fede). Ed ecco la donna pervenire d’intuito a un atto insolito di fede e di umiltà. Dice: “È vero, Signore . . . ma anche i cagnolini si cibano delle briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni”. Dinanzi a questa parola così umile, garbata e fiduciosa, Gesù replica: “Donna, davvero grande è la tua fede! Ti sia fatto come desideri” (cf. Mt 15, 21-28).

È un avvenimento difficile da dimenticare, soprattutto se si pensa agli innumerevoli “cananei” di ogni tempo, paese, colore e condizione sociale, che tendono la mano per chiedere comprensione e aiuto nelle loro necessità!

7. Si noti come nella narrazione evangelica è messo continuamente in rilievo il fatto che Gesù, quando “vede la fede”, compie il miracolo. Ciò è detto chiaramente nel caso del paralitico calato ai suoi piedi attraverso l’apertura praticata nel tetto (cf. Mc 2, 5; Mt 9, 2; Lc 5, 20). Ma l’osservazione si può fare in tanti altri casi registrati dagli evangelisti. Il fattore fede è indispensabile; ma appena si verifica, il cuore di Gesù è proteso a esaudire le richieste dei bisognosi che si rivolgono a lui perché li soccorra col suo potere divino.

8. Ancora una volta constatiamo che, come abbiamo detto all’inizio, il miracolo è un “segno" della potenza e dell’amore di Dio che salvano l’uomo in Cristo. Ma, proprio per questo, è nello stesso tempo una chiamata dell’uomo alla fede. Deve portare a credere sia chi viene miracolato, sia i testimoni del miracolo.

Ciò vale per gli stessi apostoli, fin dal primo “segno” fatto da Gesù a Cana di Galilea: fu allora che essi “credettero in lui” (Gv 2, 11). Quando poi avvenne la moltiplicazione miracolosa dei pani nei pressi di Cafarnao, con la quale è collegato il preannunzio dell’Eucaristia, l’evangelista nota che “da allora molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andarono più con lui”, non essendo in grado di accogliere un linguaggio sembrato loro troppo “duro”. Allora Gesù domandò ai Dodici: “Forse anche voi volete andarvene?”. Rispose Pietro: “Signore, da chi andremo? Tu hai parole ai vita eterna, noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio” (cf. Gv 6, 66-69). Il principio della fede è dunque fondamentale nel rapporto con Cristo, sia come condizione per ottenere il miracolo, sia come scopo per il quale esso è compiuto. Ciò è ben chiarito alla fine del Vangelo di Giovanni, dove leggiamo: “Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20, 30-31).

Ai fedeli di lingua francese

Chers Frères et Sœurs,

Chers pèlerins de langue française, je vous salue cordialement et je souhaite que votre visite à Rome vous encourage à participer activement à la vie de l’Eglise. Je vous invite à accueillir avec un cœur nouveau le Fils de Dieu fait homme, et je demande au Seigneur de vous combler de ses bénédictions.

Ai pellegrini di lingua inglese

Dear Brothers and Sisters,

I offer a very cordial welcome to all the English-speaking visitors and pilgrims, especially those coming from the United States. As we wait in hope for the coming of our Saviour, may the Lord deepen your faith and 611 your hearts with joy. God bless you all.

Ai fedeli di lingua tedesca

Liebe Brüder und Schwestern!

Von Herzen grüße ich die Besucher deutscher Sprache: Ich verspreche euch mein Gebet vor allem an den kommenden Festtagen, daß sich euer Glaube an das Wunder der Menschwerdung Gottes neu belebe und kräftige, damit auch euer Leben dadurch einmal seine ewige Vollendung finde.

Ai numerosi fedeli e visitatori provenienti dalla Spagna e dall’America Latina

Amadísimos hermanos y hermanas,

me es grato ahora presentar mi más cordial saludo de bienvenida a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

En particular, a los representantes del movimiento “Acción Social Empresarial” a quienes aliento, en su condición de profesionales y laicos cristianos, a ser testimonios vivos de los valores del Evangelio en el mundo económico-social, difundiendo y aplicando con coherencia las enseñanzas sociales de la Iglesia, en comunión con los Pastores.

Saludo igualmente al grupo de jóvenes estudiantes de Colombia.

A todos imparto con afecto la Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Witam bardzo serdecznie przybyłych do Rzymu biskupów z Polski w czasie ich wizytacji “ad limina Apostolorum”; równocześnie witam także pielgrzymów, stosunkowo tym razem mniej licznych, z dekanatu zakopiańskiego oraz z innych ośrodków w Polsce i z emigracji, jako też przedstawicjeli grup turystycznych . . . Starajmy się, zwłaszcza w Roku Maryjnym, odnaleźć naszą własną wiarei na tych drogach, które wskazuje na wielu miejscach ewangelia, na tych drogach, na których Maryja, Matka Chrystusa przoduje całemu Ludowi Bożemu, i to są żarazem życzenia na Boże Narodzenie dla wszystkich tu obecnych i dla wszystkich Rodaków.

Ai numerosi pellegrinaggi e gruppi di lingua italiana

E’ presente a questa Udienza un numeroso gruppo di pellegrini della parrocchia di “Santa Maria del Principio” in Torre del Greco, dell’Arcidiocesi di Napoli. Saluto cordialmente il parroco, Monsignor Salvatore Maglione, che è anche Vicario Episcopale dell’Arcidiocesi, e tutti voi, cari fratelli e sorelle, giunti presso la fede di Pietro per festeggiare il 50° anniversario di fondazione della vostra parrocchia. Il mio saluto va in particolare agli alunni della Scuola Elementare parrocchiale accompagnati dai loro insegnanti.

Il titolo “Santa Maria del Principio” è assai significativo, come ben sapete: Maria è la Madre di Colui che, come dice san Giovanni, “era al principio” e, come proclama san Paolo, “è prima di tutte le cose”. “Maria del Principio” vuol dire che Maria, più di tutte le altre creature, appartiene a Dio, è vicina al Principio di tutte le cose. Dalla Vergine Santa, peraltro, non si può separare sant’Anna, verso la quale la vostra parrocchia nutre una grande devozione. L’una e l’altra vi conducano all’Eterno Principio, che è al contempo il nostro Fine: Dio. Con questo augurio, carissimi, di cuore vi benedico.

* * *

Il mio cordiale saluto si rivolge inoltre, alla squadra ciclistica “Carrera”, che annovera tra i suoi componenti atleti quali il campione del mondo Stephan Roche, ai dirigenti, ai tecnici ed ai titolari della Società che sponsorizza il gruppo sportivo.

Vi ringrazio, cari Signori, perla vostra visita, e mi congratulo per la vostra attività, che allieta le giornate di tanta gente, offrendo momenti di sana distensione secondo gli ideali dell’agonismo sportivo. Nella consapevolezza della vostra responsabilità, possiate voi sempre dare un esempio di linearità e di correttezza nell’adesione a quegli ideali che non giovano solo alla salute fisica, ma preparano anche alle elevazioni dello spirito. Mentre invoco su di voi l’assistenza divina, vi benedico.

Ai giovani

Carissimi giovani!

Rivolgo ora a voi in modo particolare il mio saluto con la letizia propria delle feste natalizie, alle quali ci prepariamo nella Novena, che inizia oggi. Il Natale vi faccia sentire la gioia vera e profonda proveniente dalle supreme certezze, che Dio stesso ci ha manifestato facendosi uomo e nascendo a Betlemme. Un aiuto a meglio commemorare con animo grato e commosso il sublime evento potrà venirvi dalla costruzione del presepio nell’intimità delle vostre case. Se vi è possibile, partecipate con devozione nelle vostre Parrocchie agli incontri liturgici vespertini della Novena. Già fin d’ora auguro a tutti voi un Santo Natale e vi benedico di cuore!

Agli ammalati

Cari ammalati!

Il mio pensiero e la mia parola si rivolgono adesso a voi, con grandissimo affetto. A voi, che soffrite, il Natale porti sollievo e conforto. Infatti specialmente voi, di fronte all’umile presepio, in cui è nato il Divin Salvatore, sperimentate il vero significato del natale, solennità tutta mistica e interiore. Dio si è incarnato affinché l’uomo potesse diventare partecipe della sua stessa vita divina e della sua eterna felicità. La Novena in preparazione al Natale vi aiuti a meditare e a contemplare il gaudioso Mistero dell’Incarnazione del Verbo, per essere sempre colmi di serena e coraggiosa fiducia. Anche a voi, ed ai vostri familiari ed accompagnatori, porgo gli auguri più cordiali ed imparto la mia speciale Benedizione.

Agli sposi novelli

Cari sposi novelli!

Le mie felicitazioni e i miei auguri per la nuova vita, che avete iniziato col Sacramento del Matrimonio e che avete voluto solennizzare col viaggio a Roma e la partecipazione all’Udienza! Accogliete il mio saluto e la mia Benedizione: vi accompagnino nel cammino intrapreso, per ricordarvi sempre la “grazia” sacramentale che avete ricevuto e i doveri cristiani ai quali vi siete impegnati. La Novena di Natale, che oggi iniziamo, stimoli anche voi a mantenere nei vostri animi e nelle vostre case l’atmosfera spirituale di quell’evento centrale della storia, compiutosi in Betlemme; e cioè le virtù dell’umiltà, della semplicità, dell’affetto reciproco, della coraggiosa pazienza, della serena fedeltà. Auguri di Buon Natale, cari sposi novelli, e l’assicurazione del mio ricordo nella preghiera.



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[Modificato da MARIOCAPALBO 06/04/2013 09:05]