Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore Novembre1987

  • Messaggi
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 08:59
    «Preparo per voi un regno come il Padre l'ha preparato per me»


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 4 novembre 1987



    1. Ripercorriamo i temi delle catechesi su Gesù “Figlio dell’uomo”, che nello stesso tempo fa conoscere se stesso come vero “Figlio di Dio”: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Abbiamo visto che egli riferiva a se stesso il nome e gli attributi divini, parlava della sua divina preesistenza nell’unità con il Padre (e con lo Spirito Santo, come spiegheremo in un ulteriore ciclo di catechesi); si attribuiva il potere sulla Legge che Israele aveva ricevuta da Dio per mezzo di Mosè nell’antica alleanza (specialmente nel “Discorso della Montagna”, cf. Mt 5); e insieme a questo potere, si attribuiva anche quello di rimettere i peccati (cf. Mc 2,1-12; Lc 7,48; Gv 8,11) e di pronunciare il giudizio finale sulle coscienze e sulle opere di tutti gli uomini (cf. Mt 25,31-46; Gv 5, 27-29). Infine insegnava come uno che ha autorità e chiedeva fede nella sua parola, invitava a seguirlo fino alla morte e prometteva come ricompensa la “vita eterna”. Giunti a questo punto abbiamo a disposizione tutti gli elementi e tutte le ragioni per affermare che Gesù Cristo ha rivelato se stesso come Colui che instaura il regno di Dio nella storia dell’umanità.

    2. Il terreno della rivelazione del regno di Dio era stato preparato già nell’Antico Testamento, particolarmente nella seconda fase della storia di Israele, narrata nei testi dei Profeti e dei Salmi, seguiti all’esilio e alle altre esperienze dolorose del popolo eletto. Ricordiamo specialmente i canti dei salmisti a Dio che è Re di tutta la terra, che “regna sui popoli” (Sal 47, 8-9); e il riconoscimento esultante: “Il tuo regno è regno di tutti i secoli, il tuo dominio si estende a ogni generazione” (Sal 145, 13). A sua volta il profeta Daniele parla del regno di Dio “che non sarà mai distrutto . . . stritolerà e annienterà tutti gli altri regni, mentre esso durerà per sempre”. Questo regno che sarà fatto sorgere dal “Dio del cielo” (il regno dei cieli), rimarrà sotto il dominio di Dio stesso e “non sarà mai trasmesso ad altro popolo” (cf. Dn 2, 44).

    3. Inserendosi in questa tradizione e condividendo questa concezione dell’antica alleanza, Gesù di Nazaret sin dall’inizio della sua missione messianica proclama proprio questo regno: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino” (Mc 1, 15). In questo modo egli coglie uno dei motivi costanti dell’attesa di Israele, ma dà alla speranza escatologica, che si era delineata nell’ultima fase dell’Antico Testamento, una nuova direzione, proclamando che essa ha il suo compimento iniziale già qui, in terra, poiché Dio è il Signore della storia: il suo regno è, certo, proiettato verso un compimento finale al di là del tempo, ma incomincia a realizzarsi già qui sulla terra e si svolge, in un certo senso, “dentro” la storia. In questa prospettiva Gesù annuncia e rivela che il tempo delle antiche promesse, attese e speranze “è compiuto”, e che “è vicino” il regno di Dio: esso anzi è già presente nella stessa sua Persona.

    4. Gesù Cristo, infatti, non soltanto ammaestra sul regno di Dio, facendone la verità centrale del suo insegnamento, ma instaura questo regno nella storia d’Israele e dell’intera umanità. E in questo si rivela la sua potenza divina, la sua sovranità nei riguardi di tutto ciò che nel tempo e nello spazio porta in sé i segni della creazione antica e della chiamata ad essere “creature nuove” (cf. 2 Cor 5, 17; Gal 6, 15), nelle quali in Cristo e per Cristo è vinto tutto il caduco e l’effimero e stabilito per sempre il vero valore dell’uomo e di tutto il creato.

    È una potenza unica ed eterna, che Gesù Cristo - crocifisso e risorto - si attribuisce alla fine della sua missione terrena, quando dichiara agli apostoli: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra”, e in forza di tale suo potere ordina loro: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo” (Mt 28, 18-20).

    5. Prima di giungere a questo atto definitivo nella proclamazione e rivelazione della sovranità divina del “Figlio dell’uomo” più volte Gesù annuncia che il regno di Dio è venuto nel mondo. Anzi, nel conflitto con gli avversari che non esitano ad attribuire ad un potere demoniaco le opere di Gesù, egli li confuta con una argomentazione che si conclude con l’affermazione: “Se (invece) io scaccio i demoni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio” (Lc 11, 20). In lui e per lui, dunque, lo spazio spirituale del dominio divino prende la sua consistenza: il regno di Dio entra nella storia di Israele e dell’intera umanità ed egli è in grado di rivelarlo e di mostrare che ha il potere di decidere della sua attuazione. Lo mostra con la liberazione dai demoni: tutto spazio psicologico e spirituale riconquistato a Dio.

    6. Anche il definitivo mandato, che Cristo crocifisso e risorto dà agli apostoli (cf. Mt 28, 18-20), è stato da lui preparato sotto tutti gli aspetti. Momento-chiave della preparazione è stata la vocazione degli apostoli: “Costituì Dodici che stessero con lui anche per mandarli a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3, 14-15). In mezzo ai Dodici, Simon Pietro diventa destinatario di uno speciale potere in ordine al regno: “E io ti dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli, e tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra, sarà sciolto nei cieli” (Mt 16, 18-19). Chi parla in questo modo, si dimostra convinto di possedere il regno, di averne la sovranità totale, e di poterne affidare le “chiavi” a un suo rappresentante e vicario, come e più ancora di quello che farebbe un re della terra con un suo luogotenente o primo ministro

    7. Questa evidente convinzione di Gesù spiega perché egli, durante il suo ministero, parli della sua opera presente e futura come di un nuovo regno introdotto nella storia umana: non solo come verità annunciata ma come realtà viva, che si sviluppa, cresce e fermenta tutta la pasta umana, come leggiamo nella parabola del lievito (cf. Mt 13, 33; Lc 13, 21). Questa e le altre parabole del regno (cf. Mt 13) attestano come questa sia stata l’idea centrale di Gesù, ma anche la sostanza della sua opera messianica, che egli vuole si prolunghi nella storia, anche dopo il suo ritorno al Padre, mediante una struttura visibile che fa capo a Pietro (cf. Mt 16, 18-19).

    8. L’instaurazione di tale struttura del regno di Dio coincide con la trasmissione che Cristo ne fa agli apostoli scelti da lui: “Io preparo (lat. “dispono”; alcuni traducono: trasmetto) per voi un regno, come il Padre l’ha preparato per me” (Lc 22, 29). E la trasmissione del regno è nello stesso tempo una missione: “Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo” (Gv 17, 18). Dopo la risurrezione, apparendo agli apostoli, Gesù ripeterà: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi . . . ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete resteranno non rimessi” (Gv 20, 21-23).

    Si badi: nel pensiero di Gesù, nella sua opera messianica, nel suo mandato agli apostoli, l’inaugurazione del regno in questo mondo è strettamente congiunta alla sua potenza di vincere il peccato, di annullare il potere di Satana nel mondo e in ogni uomo. Dunque è legato al mistero pasquale, alla croce e risurrezione di Cristo, “Agnus Dei qui tollit peccata mundi . . .”, e come tale si struttura nella missione storica degli apostoli e dei loro successori. L’instaurazione del regno di Dio ha il suo fondamento nella riconciliazione dell’uomo con Dio compiutasi in Cristo e per Cristo nel ministero pasquale (cf. 2 Cor 5, 19; Ef 2, 13-18; Col 1, 19-20).

    9. L’instaurazione del regno di Dio nella storia dell’umanità è lo scopo della vocazione e della missione degli apostoli - e quindi della Chiesa - in tutto il mondo (cf. Mc 16, 15; Mt 28, 19-20). Gesù sapeva che questa missione, al pari della sua missione messianica, avrebbe incontrato e suscitato forti opposizioni. Fin dai giorni dell’invio nei primi esperimenti di collaborazione con lui, egli avvertiva gli apostoli: “Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mt 10, 16).

    Nel testo di Matteo è condensato anche ciò che Gesù avrebbe detto in seguito sulla sorte dei suoi missionari (cf. Mt 10, 17-25); tema sul quale egli ritorna in uno degli ultimi discorsi polemici con “scribi e farisei”, ribadendo: “Ecco io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città . . .” (Mt 23, 34). Sorte che del resto era già toccata ai profeti e ad altri personaggi dell’antica alleanza, ai quali accenna il testo (cf. Mt 23, 35). Ma Gesù dava ai suoi seguaci la sicurezza della durata dell’opera sua e loro: “et portae inferi non praevalebunt . . .”.

    Malgrado le opposizioni e contraddizioni che avrebbe conosciuto nel suo svolgersi storico, il regno di Dio, instaurato una volta per sempre nel mondo con la potenza di Dio stesso mediante il Vangelo e il mistero pasquale del Figlio, avrebbe sempre portato non solo i segni della sua passione e morte, ma anche il suggello della potenza divina, sfolgorata nella risurrezione. Lo avrebbe dimostrato la storia. Ma la certezza degli apostoli e di tutti i credenti è fondata sulla rivelazione del potere divino di Cristo, storico, escatologico ed eterno, sul quale il Concilio Vaticano II insegna: “Cristo, fattosi obbediente fino alla morte e perciò esaltato dal Padre (cf. Fil 2, 8-9), entrò nella gloria del suo regno; a lui sono sottomesse tutte le cose, fino a che egli sottometta al Padre se stesso e tutte le creature affinché Dio sia tutto in tutti (cf. 1 Cor 15, 27-28)” (Lumen Gentium, 36).

    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    Je voudrais saluer très cordialement les pèlerins des diocèses de Reims et de Metz venus pour la béatification du Frère Arnould Rèche. Que ce grand éducateur, cet homme de prière, inspire et soutienne en particulier les jeunes de votre région, et tous ceux qui travaillent à leur formation chrétienne et professionnelle!

    J’offre les mêmes vœux amicaux pour les jeunes et les professeurs du collège Blanche de Castille, dans le diocèse de Versailles, et pour les autres jeunes venus à Rome pendant leurs vacances scolaires. A tous les pèlerins de langue française, je donne de tout cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ai fedeli di lingua inglese

    I am pleased to welcome to this audience the group of supporters of Good Samaritan Hospital in New York. I hope that your visit to the City of the Apostles Peter and Paul will further encourage you in your activities in the service of the sick and the needy.

    I extend a welcome also to the Australian participants in the International Friendship Ride, as well as to the group of Directors of Cathedral Choirs of the United States.

    * * *

    In a special way my greetings go to the members of the Choir of Saint Benedict the Moor Parish in Pittsburgh. Brothers and sisters: Your dedication to church music is a sign of the joy and hope that sustains you in building up a vibrant parish community. Through you I send my good wishes to the entire parish and to the whole Black community of Pittsburgh.

    * * *

    I cordially welcome the ecumenical groups present: in particular, the "Friends of the Anglican Centre in Rome", who have come from various countries for a Seminar; the group from Hörnösand in Sweden; and the visitors from Denmark.

    An to all the English-speaking pilgrims and visitors I offer a warm welcome and I willingly impart my Apostolic Blessing.

    Ai numerosi fedeli di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Wir alle sind als Jünger, als getaufte Christen dazu berufen, an der Seite des Herrn und mit seiner Hilfe das Reich Gottes in uns wie auch in der Gesellschaft wachsen zu lassen. Diese brüderliche Erinnerung möchte ich auch den deutschsprachigen Besuchern mit auf den Weg geben: den Vätern und den Müttern, den Alleinstehenden, den Jungen wie den Alten. Euch alle grüße ich noch einmal von Herzen und erbitte euch Gottes reiche Gnade für euren weiteren Lebensweg.

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Saludo ahora con particular afecto a todos los peregrinos y visitantes de lengua española, a quienes agradezco vivamente su felicitación con motivo de mi onomástico.

    En particular deseo saludar a la Peregrinación Guadalupana, proveniente de México, y les aliento a un decidido empeño por dar una nueva vitalidad a la devoción mariana, que vaya acompañada por una creciente formación cristiana, una más activa participación en la vida litúrgica y caritativa de la Iglesia, que se traduzca en un ilusionado dinamismo apostólico.

    Igualmente saludo al grupo “ Hogar del niño , de Chinandega, Nicaragua, y me complazco en bendecir la labor que aquel centro lleva a cabo en favor de la infancia y de la juventud.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de España y de los diversos Países de América Latina, imparto cordialmente la Bendición Apostólica.

    Ad un gruppo di collaboratrici domestiche provenienti da Capo Verde

    Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,

    Saúdo e desejo a todos felicidades, paz e graça no Senhor! Saúdo em particular, o numeroso grupo das empregadas domésticas cabo-verdianas: sede bem-vindas e sede felizes! E que a luz de Cristo anime sempre em vós a tradicional religiosidade do vosso querido Povo de Cabo Verde, numa vida digna, cristã e repleta de alegrias, com a protecção de Nossa Senhora de Graa.

    Ai pellegrini provenienti dalla Polonia

    Serdecznie pozdrawiam wszystkich pielgrzymów z Polski: biskupa Rozwadowskiego, pielgrzymów z parafii świętego Maksymiliana Kolbe z Włocławka; z dekanatu Orzesze z diecezji katowickiej; Zespół Pieśni i Tańca “Polanie” z Zurychu; prócz tego witam jeszcze kolejarzy z Wadowic, z Krakowa i z Gdańska; witam wreszcie wszystkich uczestników grup turystycznych oraz indywidualnych Vpielgrzymów, przybyszów do Rzymu . . . Wszystkim dziękuję za modlitwy, zwłaszcza w dniu dzisiejszym.

    Ai fedeli di lingua italiana

    Rivolgo ora il mio cordiale saluto ai partecipanti al Convegno “Una casa per tutti”, promosso dagli agenti immobiliari di Roma e Provincia.

    Mi è gradito in questa circostanza incoraggiare i vostri propositi di bene ed esortarvi ad avere un riguardo particolare per le persone meno abbienti e per le giovani famiglie, che meritano di essere favorite nel loro formarsi anche offrendo loro la possibilità di ottenere abitazioni convenienti e dignitose.

    A ciò vi conforti la mia Benedizione.

    Ai giovani

    Ed ora un saluto a voi, cari giovani.

    Nel giorno di San Carlo Borromeo vi invito a raccogliere il suo messaggio: cercate di essere i primi in ogni cosa, ricorrendo ai mezzi che il Signore mette a vostra disposizione. Nessuna difficoltà vi scoraggi: l’ascolto della Parola di Dio e l’Eucaristia siano per voi scuola di vita, nella comunione e nel servizio.

    Col mio benvenuto a Roma, ricevete il mio augurio per un felice, costruttivo rientro nelle vostre comunità. Vi benedico di cuore.

    Agli ammalati

    Un saluto ed un abbraccio a voi, cari fratelli e sorelle ammalati. Dopo un viaggio non privo di sacrifici, siete arrivati a questa Udienza. Benvenuti! Ad ognuno di voi, alle vostre famiglie e a tutte le persone a voi vicine giunga il mio pensiero e l’assicurazione della mia preghiera. Voi sapete che io conto su di voi, sulla vostra vita di fede e di amore, sulla vostra capacità di sperare. Maria vi conforti in ogni prova. A tutti la mia Benedizione.

    Agli sposi novelli

    E ora saluto con gioia anche voi, cari sposi qui presenti. Avete coronato da poco il vostro sogno d’amore, rispondendo al progetto di Dio su di voi. Oggi, venendo a Roma, vi incontrate col Papa. Sono lieto di porgervi i miei più sentiti auguri all’inizio del vostro cammino familiare. Dio che ci raduna in unità, faccia risplendere il Suo volto su voi e sui vostri cari ed amici, oggi e sempre. Vi accompagni la mia Benedizione.

    * * *

    Giovanni Paolo II al termine dell’udienza generale parla dell’attacco armato, avvenuto giovedì scorso in Mozambico, che ha causato molti morti, specialmente bambini, . Queste le parole del Santo Padre.

    Desidero manifestare la mia più sentita partecipazione al cordoglio di quanti hanno perso i loro cari - e in particolare i bambini -, che sono stati uccisi a Adunitaninga, nel Mozambico, giovedì scorso in seguito a un attacco armato contro una colonna di autoveicoli, sulla quale viaggiavano.

    Mentre di vero cuore prego il Signore misericordioso, perché accolga nella sua pace le anime delle numerose vittime, auspico che si affretti per quella nazione, così turbata da tante difficoltà, la desiderata prospettiva di fraternità e di pace.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 09:00
    Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio per mezzo di miracoli e di segni


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 11 novembre 1987



    1. Il giorno della Pentecoste, dopo aver ricevuto la luce e la potenza dello Spirito Santo, Pietro rende una franca e coraggiosa testimonianza a Cristo crocifisso e risorto: “Uomini di Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret, uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, voi l’avete inchiodato sulla croce . . . e l’avete ucciso. Ma Dio l’ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte” (At 2, 22-24).

    In questa testimonianza è racchiusa una sintesi dell’intera attività messianica di Gesù di Nazaret, che Dio ha accreditato “per mezzo di miracoli, prodigi e segni”. Essa costituisce anche un abbozzo della prima catechesi cristiana, che ci offre lo stesso capo del collegio degli apostoli, Pietro.

    2. Dopo circa duemila anni il presente successore di Pietro, nello svolgimento delle sue catechesi su Gesù Cristo, deve ora affrontare il contenuto di quella prima catechesi apostolica svolta nel giorno stesso della Pentecoste. Finora abbiamo parlato del Figlio dell’uomo, che col suo insegnamento faceva conoscere di essere vero Dio Figlio, di essere con il Padre “una cosa sola” (cf. Gv 10, 30). La sua parola era accompagnata da “miracoli, prodigi e segni”. Questi fatti accompagnavano le parole non solo seguendole per confermare la loro autenticità, ma spesso le precedevano, come ci lasciano intendere gli Atti degli apostoli quando parlano “di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio” (At 1, 1). Erano quelle stesse opere e particolarmente i “prodigi e segni” a testimoniare che “il regno di Dio era vicino” (cf. Mc 1, 15), era cioè entrato con Gesù nella storia terrena dell’uomo e premeva per entrare in ogni spirito umano. Nello stesso tempo testimoniavano che Colui che le compiva era veramente il Figlio di Dio. Ecco perché occorre legare le presenti catechesi sui miracoli, segni di Cristo con quelle precedenti, concernenti la sua divina figliolanza.

    3. Prima di procedere gradualmente nell’analisi del significato di questi “prodigi e segni” (come li ha definiti in modo molto specifico san Pietro nel giorno della Pentecoste), occorre constatare che essi (prodigi e segni) appartengono sicuramente al contenuto integrale dei Vangeli come testimonianze su Cristo, che provengono da testimoni oculari. Non è affatto possibile escludere i miracoli dal testo e dal contesto evangelico. L’analisi non solo del testo ma anche del contesto parla a favore del loro carattere “storico”, attesta che essi sono dei fatti accaduti in realtà, e veramente operati da Cristo. Chi vi si accosta con onestà intellettuale e perizia scientifica, non può sbarazzarsene con qualche parola come di pure invenzioni posteriori.

    4. A questo proposito è bene osservare che tali fatti sono non solo attestati e narrati dagli apostoli e dai discepoli di Gesù, ma vengono confermati in molti casi dai suoi avversari. Ad esempio, è ben significativo che questi ultimi non negassero i miracoli compiuti da Gesù, ma pretendessero piuttosto di attribuirli alla potenza del “demonio”. Dicevano infatti: “Costui è posseduto da Beelzebul e scaccia i demoni per mezzo del principe dei demoni” (Mc 3, 22; cf. anche Mt 8, 32; 12, 24; Lc 11, 14-15). Ed è nota la risposta di Gesù a questa obiezione, della quale dimostra l’intima contraddittorietà. “Se Satana si ribella contro se stesso ed è diviso, non può resistere, ma sta per finire” (Mc 3, 26). Ma ciò che più conta in questo momento per noi è il fatto che anche gli avversari di Gesù non possono negare i suoi “miracoli, prodigi e segni” come realtà, come “fatti” veramente accaduti.

    Eloquente è anche la circostanza che gli avversari osservavano Gesù per vedere se guariva in giorno di sabato e per poterlo così accusare di violazione della Legge dell’Antico Testamento. Così è stato, per esempio, nel caso dell’uomo che aveva una mano inaridita (cf. Mc 3, 1-2).

    5. Va pure presa in considerazione la risposta data a Gesù, non più ai suoi avversari, ma questa volta ai messaggeri di Giovanni Battista, da lui mandati a domandargli: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo attendere un altro?” (Mt 11, 3). Allora Gesù risponde: “Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: i ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti; i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (Mt 11, 4-5; cf. anche Lc 7, 22). Gesù nella risposta si richiama alla profezia di Isaia sul futuro Messia (cf. Is 35, 5-6), che senza dubbio poteva essere intesa nel senso di un rinnovamento e di una guarigione spirituale di Israele e dell’umanità, ma che nel contesto evangelico in cui viene messa in bocca a Gesù, indica dei fatti comunemente conosciuti e che i discepoli del Battista possono riferirgli come segni della messianità di Cristo.

    6. Tutti gli evangelisti mostrano i fatti a cui accenna Pietro nella Pentecoste: “Miracoli, prodigi, segni” (At 2, 22). I Sinottici narrano molti singoli avvenimenti, ma a volte usano anche delle formule generalizzanti. Così, per esempio, nel Vangelo di Marco (Mc 1, 34): “Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni”. Similmente Matteo (Mt 4,23): “Curando ogni sorta di malattie e di infermità nel popolo”; e Luca (Lc 6, 19): “Da lui usciva una forza che sanava tutti”. Sono espressioni che lasciano intendere il grande numero di miracoli compiuti da Gesù. Nel Vangelo di Giovanni non troviamo simili forme, ma piuttosto la descrizione particolareggiata di sette avvenimenti che l’Evangelista chiama “segni” (e non miracoli). Con tale espressione egli vuole indicare ciò che è più essenziale in quei fatti: la dimostrazione dell’azione di Dio in persona, presente in Cristo, mentre la parola “miracolo” indica piuttosto l’aspetto “straordinario” che quegli avvenimenti hanno agli occhi di coloro che li hanno visti o che ne sentono parlare. Tuttavia anche Giovanni, prima di concludere il suo Vangelo, ci tiene a dire che “molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro” ( 20, 30). E porta la ragione della scelta da lui operata: “Questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20, 31). A questo mirano sia i Sinottici sia il quarto Vangelo: mostrare attraverso i miracoli la verità del Figlio di Dio e portare alla fede che è principio di salvezza

    7. Del resto quando l’apostolo Pietro, il giorno della Pentecoste, rende testimonianza all’intera missione di Gesù di Nazaret accreditata da Dio per mezzo di “miracoli, prodigi e segni”, non può fare a meno di ricordare che lo stesso Gesù è stato crocifisso e risuscitato (cf. At 2, 22-24). Indica così l’avvenimento pasquale nel quale è stato offerto il segno più completo dell’azione salvifica e redentrice di Dio nella storia dell’umanità. In questo segno è racchiuso, si potrebbe dire, l’“anti miracolo” della morte in croce e il “miracolo” della risurrezione (miracolo dei miracoli) che si fondono in un solo mistero, perché in esso l’uomo possa leggere fino in fondo l’autorivelazione di Dio in Gesù Cristo e aderendovi con la fede entrare nella via della salvezza.

    Ai pellegrini di lingua francese

    Je souhaite cordialement la bienvenue aux pèlerins et aux visiteurs de langue française.

    J’adresse mes encouragements au groupe de l’“Association familiale catholique de Nice” qui s’efforce de promouvoir les valeurs si importantes de la famille.

    J’offre mes meilleurs vœux aux membres de la société “Presse Informatique”, que je remercie de leur visite.

    Je salue aussi les Officiers et Hommes d’équipage de la Corvette “Montcalm” de la Marine nationale française, ainsi qu’un groupe de Jeunes de l’Aumônerie militaire de Périgueux, en pèlerinage à Rome dans le cadre d’activités catéchuménales et d’initiation chrétienne.

    A tous, je donne de grand cœur ma Bénédiction Apostolique.

    Ad alcuni gruppi di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I wish to offer a warm welcome to the pilgrim group of priests and lay people coming from Malawi, as well as to the visitors from Korea.

    My cordial greetings likewise go to the Benefactors of the Gregorian University Consortium on pilgrimage from the United States.

    And I extend a heartfelt greeting to all the English-speaking visitors, especially those coming from England, Denmark, Malawi, Korea and the United States. May your pilgrimage to Rome, during this Marian Year, help you to imitate the Blessed Virgin Mary in her faithful obedience to the will of God and in her spirit of simplicity and joy.

    To all of you I impart my Apostolic Blessing.

    Ai pellegrini di espressione tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich herzlich alle heute anwesenden deutschsprachigen Pilger: aus Deutschland, Osterreich und aus Südtirol. Möge durch unsere heutige Begegnung euer Glaube an Christus, den Sohn des lebendigen Gottes, neu gestärkt und eure Liebe zur Kirche vertieft werden. Bekennt euch zu ihm mutig in euren Pflichten des Alltags. Er allein gibt unserem Leben Sinn und Ziel. Für eure Pilgerreise erbitte ich euch seinen besonderen Schutz und erteile euch und allen euren Lieben von Herzen meinen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini giunti dalla Spagna e da numerosi Paesi dell’America Latina

    Junto con este mensaje, deseo presentar mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

    En particular, saludo a los componentes de la peregrinación del Monte de Piedad de Córdoba a quienes aliento a continuar en su meritoria labor en el campo social y cultural, dando siempre testimonio de los genuinos valores evangélicos, en estrecha colaboración y comunión con los Pastores de la Iglesia.

    Igualmente saludo a los padres de familia de los colegios de la Tercera Orden Regular de San Francisco, de Mallorca, y a las peregrinaciones procedentes de Querétaro y Guadalajara, México.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini polacchi

    Witam wszystkich pielgrzymów Polski. Przede wszystkim witam Księży Biskupów licznie tutaj obecnych: z metropolii krakowskiej z poszczególnych diecezji - z archidiecezji krakowskiej, z diecezji tarnowskiej, katowickiej, kieleckiej, częstochowskiej; prócz tego także Księdza Biskupa administratora apostolskiego z Olsztyna. Obecność Księży Biskupów metropolii krakowskiej oznacza, że znajdujemy się jak gdyby w wigilię spotkania “ad limina”, które zostało ustalone na dzień jutrzejszy z episkopatem prowincji kościelnej krakowskiej. Prócz tego witam serdecznie wszystkich innych pielgrzymów: z parafii Matki Bożej, Matki Kościoła z Prądnika Białego w Krakowie; z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika z Andrychowa; rolników z diecezji siedleckiej; pielgrzymów z diecezji płockiej; z parafii św. Stanisława Biskupa i Męczennika z Kryniczna koło Trzebnicy; Polaków z Misji Polskiej w Niemczech Zachodnich. Prócz tego grupy kolejarzy z Wrocławia i z Warszawy, jako też uczestników grup turystycznych. Wreszcie pragnę szczególnie serdecznie powitać i pozdrowić moich kolegów ze święceń, którzy przybyli tutaj do Rzymu, ażeby spotkać się ze mną na czterdziestolecie święceń kapłańskich, które otrzymaliśmy w latach 1946 i 47. Bóg zapłać.

    Ad alcuni gruppi di fedeli italiani

    Partecipa all’odierna Udienza un gruppo di Ufficiali, che celebrano il 50° anniversario del loro ingresso nell’Aeronautica Militare, come allievi del Corso Sparviero.

    A voi e alle persone care che vi accompagnano sono lieto di rivolgere il mio saluto, con un particolare pensiero per quanti sono giunti dal Perù. Nel congratularmi per l’impegno col quale avete espletato gli alti incarichi, a voi affidati durante gli anni di servizio attivo, esprimo l’augurio che la ricorrenza cinquantenaria sia per tutti occasione di gratitudine al Signore e di rinnovati propositi di bene.

    L’incanto del ciclo, che a lungo avete solcato, vi ha certamente fatto percepire in modo acuto il senso della grandezza di Dio e dei valori che rendono nobile la vita. Le prove affrontate, soprattutto durante il drammatico periodo della il guerra mondiale, hanno temprato questi sentimenti purificandoli e - come dimostra la vostra presenza qui - religiosamente affinandoli.

    Vi esorto pertanto a vivere con animo sereno e pieno di speranza questa fase dell’esistenza come periodo prezioso per la crescita nella fede e per la perseverante apertura agli altri.

    L’intercessione di Maria Vergine vi sostenga e vi guidi sempre verso il Figlio Gesù Redentore, nel cui nome di cuore vi benedico.

    ***

    Desidero ora porgere il mio saluto ai sacerdoti che partecipano ad un corso di esercizi spirituali promosso dal movimento FAC.

    Cari fratelli, auspico per tutti voi una copiosa effusione di grazie, che ravvivi il dono di Dio da voi ricevuto per l’imposizione delle mani, così che possiate trovare rinnovato slancio nella cura delle anime e siate confortati da una crescente fecondità pastorale.

    Vi benedico di cuore.

    ***

    Saluto poi le Suore di Santa Maria di Leuca, che celebrano il Capitolo Generale, e formulo l'augurio che la loro congregazione, sempre arricchita da generoso spirito di servizio alla Chiesa, moltiplichi le opere di carità e di assistenza alle persone più bisognose.

    A tutti la mia benedizione.

    ***

    Il mio pensiero va poi ai rappresentanti del Corpo Militare della Croce Rossa Italiana, ausiliario delle Forze Armate, che si appresta a celebrare il centenario dell'istituzione del servizio assistenza spirituale per il proprio personale militare.

    Cari Fratelli, affido alla protezione del Signore il provvidenziale servizio che la vostra associazione svolge in molteplici operazioni di soccorso sanitario, anche nel campo della protezione civile ed in momenti di emergenza. Dio benedica ogni vostra iniziativa di carità e di soccorso ai fratelli sofferenti o in pericolo.

    Ad un gruppo di personalità del mondo economico e finanziario del Giappone

    Carissimi Giapponesi, benvenuti!

    Quando ho visitato il Giappone sei anni fa, vedendo i suoi grandi patrimoni culturali e il progresso economico ho potuto ammirare l’intelligenza e la laboriosità del popolo giapponese.

    Mi rallegro che voi, rappresentanti di tale nazione, vi impegnate nell’attività economica seguendo il dettame della vostra fede religiosa.

    Pregherò Iddio, perché voi continuiate i vostri impegni, non solo a favore del Giappone ma del mondo intero, specialmente dei poveri e delle nazioni povere, al fine di stabilire un nuovo ordine economico mondiale basato sulla giustizia, la pace e l’amore fraterno.

    Porgo i miei cordiali saluti che estendo anche a tutti i vostri familiari e amici in Giappone.

    Grazie!

    Ai giovani

    Rivolgo ora un pensiero ai ragazzi, alle ragazze e ai giovani presenti a questa Udienza. Vi ringrazio per questa partecipazione e per la nota di entusiasmo e di gioia che voi qui recate.

    La Chiesa fa oggi memoria di San Martino di Tours: un Vescovo che rappresenta un esempio significativo di come si possa e si debba vedere nel più piccolo, cioè nel povero, nell’emarginato e nell’handicappato, lo stesso Signore Gesù. E’ noto a tutti l’episodio di San Martino, il quale, con gesto generoso tagliò in due il proprio mantello, dandone la metà ad un povero. Secondo la tradizione, la notte egli vide Gesù, che avvolto in quel mantello, gli sorrideva.

    Dall’esempio di questo Santo, ancora oggi tanto popolare, attingete la forza per un impegno concreto di fede e di servizio ai fratelli: sarà un modo quanto mai eloquente per testimoniare negli ambienti in cui vivete la vostra adesione a Cristo e alla sua Chiesa. A questo fine vi benedico di cuore.

    Agli ammalati

    Un pensiero particolare vada anche a voi, cari ammalati, che con la vostra quotidiana accettazione ed offerta al Signore della sofferenza siete tanto vicini al cuore del Crocifisso. Come il Cristo con la sua passione ha espiato le colpe degli uomini, riaprendo loro le porte del paradiso, così voi, con Lui, potete contribuire alla salvezza del mondo ed alla conversione dei peccatori indirizzando le vostre pene e i vostri dolori ad un fine spirituale. Così i vostri sacrifici non saranno vani, ma costituiranno titoli di merito davanti al Padre celeste. Vi benedico tutti nel nome del Signore.

    Agli sposi novelli

    A voi, sposi novelli, esprimo le mie felicitazioni e i miei auguri per la vostra nascente famiglia. Il Signore, che ha benedetto il vostro matrimonio, vi consolidi sempre più nell’amore reciproco, fondamento della vostra vita coniugale. Vi auguro che sappiate anche vivere l’amore verso i fratelli, in modo che la vostra famiglia sia davvero una piccola Chiesa domestica in grado di contribuire alla crescita della grande famiglia che è la Chiesa universale. Vi assista sempre il Signore, mentre io vi benedico.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 09:01
    Mediante i segni-miracoli Cristo rivela il suo potere divino


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 11 novembre 1987



    1. Un testo di sant’Agostino ci offre la chiave per interpretare i miracoli di Cristo come segni del suo potere salvifico: “L’essersi fatto uomo per noi ha giovato alla nostra salvezza assai più dei miracoli che egli ha compiuto tra noi; ed è più importante che l’aver sanato le malattie del corpo destinato a morire” (S. Augustini, In Io. Ev. Tr., 17, 1). In ordine a questa salute dell’anima e alla redenzione del mondo intero Gesù ha compiuto anche i miracoli di ordine corporale. E dunque il tema della presente catechesi è il seguente: mediante i “miracoli, prodigi e segni” che ha compiuto, Gesù Cristo ha manifestato il suo potere di salvare l’uomo dal male che minaccia l’anima immortale e la sua vocazione all’unione con Dio.

    2. È ciò che si rivela in modo particolare nella guarigione del paralitico di Cafarnao. Le persone che l’hanno portato, non riuscendo ad entrare attraverso la porta nella casa in cui Gesù insegna, calano il malato attraverso un’apertura del tetto, così che il poveretto viene a trovarsi ai piedi del Maestro. “Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo ti sono rimessi i tuoi peccati””. Queste parole suscitano in alcuni dei presenti il sospetto di bestemmia: “Costui bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Quasi in risposta a quelli che avevano pensato così, Gesù si rivolge ai presenti con le parole: “Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti” (cf. Mc 2, 1-12 e anche Mt 9, 1-8; Lc 5, 18-26; Lc 5, 25).

    Gesù stesso spiega in questo caso che il miracolo di guarigione del paralitico è segno del potere salvifico per cui egli rimette i peccati. Gesù compie questo segno per manifestare di essere venuto come Salvatore del mondo, che ha come compito principale quello di liberare l’uomo dal male spirituale, il male che separa l’uomo da Dio e impedisce la salvezza in Dio, qual è appunto il peccato.

    3. Con la stessa chiave si può spiegare quella categoria speciale dei miracoli di Cristo che è “scacciare i demoni”, “Esci, spirito immondo da quest’uomo!” intima Gesù, secondo il Vangelo di Marco, incontrando un indemoniato nel paese dei Geraseni (Mc 5, 8). In quella circostanza assistiamo a un colloquio insolito. Quando quello “spirito immondo” si sente minacciato da parte di Cristo, urla contro di lui: “Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!”. A sua volta Gesù “gli domandò: “Come ti chiami?”. “Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti”” (cf. Mc 5, 7-9). Siamo dunque sul margine di un mondo oscuro, dove giocano fattori fisici e psichici che senza dubbio hanno il loro peso nel causare delle condizioni patologiche in cui si inserisce quella realtà demoniaca, rappresentata e descritta variamente nel linguaggio umano, ma radicalmente ostile a Dio e quindi all’uomo e a Cristo venuto a liberarlo da quel potere maligno. Ma suo malgrado, anche lo “spirito immondo”, in quell’urto con l’altra presenza, prorompe in quella ammissione proveniente da una intelligenza perversa ma lucida: “Figlio del Dio altissimo“!

    4. Nel Vangelo di Marco troviamo anche la descrizione dell’avvenimento qualificato abitualmente come guarigione dell’epilettico. Infatti i sintomi riferiti dall’evangelista sono caratteristici anche di questa malattia (“schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce”). Tuttavia il padre dell’epilettico presenta a Gesù il suo figlio come posseduto da uno spirito maligno, il quale lo scuote con convulsioni, lo fa cadere per terra e lui si rotola spumando. Ed è ben possibile che in uno stato di infermità come quello s’infiltri e operi il maligno, ma anche ad ammettere che si tratti di un caso di epilessia, dalla quale Gesù guarisce il ragazzo ritenuto indemoniato da suo padre, resta tuttavia significativo che egli effettui quella guarigione ordinando allo “spirito muto e sordo”: “Esci da lui e non rientrare più” (cf. Mc 9, 17-27). È una riaffermazione della sua missione e del suo potere di liberare l’uomo dal male dell’anima fino alle radici.

    5. Gesù fa conoscere chiaramente questa sua missione di liberare l’uomo dal male e prima di tutto dal peccato, male spirituale. È una missione che comporta e spiega la sua lotta con lo spirito maligno che è il primo autore del male nella storia dell’uomo. Come leggiamo nei Vangeli, Gesù ripetutamente dichiara che tale è il senso della sua opera e di quella dei suoi apostoli. Così in Luca: “Io vedevo satana cadere dal cielo come folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare” (Lc 10, 18-19). E secondo Marco, Gesù dopo aver costituito i Dodici, li manda “a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3, 14-15). Secondo Luca anche i settantadue discepoli, dopo il ritorno dalla loro prima missione, riferiscono a Gesù: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc 10, 17).

    Così si manifesta il potere del Figlio dell’uomo sul peccato e sull’autore del peccato. Il nome di Gesù, nel quale anche i demoni sono soggiogati, significa Salvatore. Tuttavia questa sua potenza salvifica avrà il suo adempimento definitivo nel sacrificio della croce. La croce segnerà la vittoria totale su satana e sul peccato, perché questo è il disegno del Padre che il suo Figlio unigenito esegue facendosi uomo: vincere nella debolezza e raggiungere la gloria della risurrezione e della vita attraverso l’umiliazione della croce. Anche in questo fatto paradossale rifulge il suo potere divino, che può giustamente chiamarsi la “potenza della croce”.

    6. Fa parte di questa potenza, e appartiene alla missione del Salvatore del mondo manifestata dai “miracoli, prodigi e segni”, anche la vittoria sulla morte, drammatica conseguenza del peccato. La vittoria sul peccato e sulla morte segna la via della missione messianica di Gesù da Nazaret al Calvario. Tra i “segni” che indicano particolarmente il suo cammino verso la vittoria sulla morte, vi sono soprattutto le risurrezioni: “i morti risuscitano” (Mt 11, 5), risponde infatti Gesù alla domanda sulla sua messianità rivoltagli dai messaggeri di Giovanni Battista (cf. Mt 11,3). E tra i vari “morti” risuscitati da Gesù, merita un’attenzione particolare Lazzaro di Betania, perché la sua risurrezione è come un “preludio” alla croce e alla risurrezione di Cristo, in cui si compie la definitiva vittoria sul peccato e sulla morte.

    7. L’evangelista Giovanni ci ha lasciato una descrizione particolareggiata dell’avvenimento. A noi basti riferire il momento conclusivo. Gesù chiede di togliere il masso che chiude la tomba (“Togliete la pietra”). Marta, la sorella di Lazzaro osserva che il fratello è già da quattro giorni nel sepolcro e il corpo certamente ha iniziato a decomporsi. Tuttavia Gesù grida a gran voce: “Lazzaro vieni fuori!”. “E il morto uscì”, attesta l’evangelista (cf. Gv 11, 38-43). Il fatto suscita la fede in molti dei presenti. Altri invece si recano dai rappresentanti del Sinedrio, per denunciare l’avvenimento. Sommi sacerdoti e farisei ne restano preoccupati, pensano ad una possibile reazione dell’occupante romano (“verranno i romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione” (cf. Gv 11, 45-48). Proprio allora cadono sul Sinedrio le famose parole di Caifa: “Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”. E l’evangelista annota: “Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò”. Di quale profezia si tratta? Ecco, Giovanni ci dà la lettura cristiana di quelle parole, che sono di una dimensione immensa: “Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (cf. Gv 11, 49-52).

    8. Come si vede, la descrizione di Lazzaro contiene anche indicazioni essenziali riguardanti il significato salvifico di questo miracolo. Sono indicazioni definitive, perché proprio allora viene presa dal Sinedrio la decisione sulla morte di Gesù (cf. Gv 11, 53). E sarà la morte redentrice “per la nazione” e “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”: per la salvezza del mondo. Ma Gesù ha già detto che quella morte diventerà pure la vittoria definitiva sulla morte. In occasione della risurrezione di Lazzaro egli ha assicurato a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11, 25-26).

    9. Alla fine della nostra catechesi torniamo ancora una volta al testo di sant’Agostino: “Se consideriamo adesso i fatti operati dal Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, vediamo che gli occhi dei ciechi, aperti miracolosamente, furono rinchiusi dalla morte, e le membra dei paralitici, sciolte dal miracolo, furono di nuovo immobilizzate dalla morte: tutto ciò che temporalmente fu sanato nel corpo mortale, alla fine fu disfatto; ma l’anima che credette, passò alla vita eterna. Con questo infermo il Signore ha voluto dare un grande segno all’anima che avrebbe creduto, per la cui remissione dei peccati era venuto, e per sanare le cui debolezze egli si era umiliato” (S. Augustini, In Io. Ev. Tr., 17, 1).

    Sì, tutti i “miracoli, prodigi e segni” di Cristo sono in funzione della rivelazione di lui come Messia, di lui come Figlio di Dio: di lui che, solo, ha il potere di liberare l’uomo dal peccato e dalla morte. Di lui che veramente è il Salvatore del mondo.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers frères et Sœurs de langue française, en cette dernière semaine de l’année liturgique, je vous invite à accueillir dans la joie de la foi le règne d’amour et de paix.

    Parmi vous, je salue cordialement un groupe de pèlerins de Côte d’Ivoire, venus auprès du tombeau de Pierre après avoir vénéré le tombeau du Christ en Terre Sainte. Que votre long itinéraire soit pour vous un heureux pèlerinage de la foi! Et apportez dans votre pays le salut du successeur de Pierre! A tous, je donne volontiers ma Bénédiction.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    I wish to extend a special word of welcome to the pilgrims who have come from Korea. And I offer very cordial greetings to the large group of visitors from Canada. I greet all the English-speaking visitors present at today’s audience, including those from England, Wales, Sweden, Denmark, Japan and the United States. To you and your loved ones I most willingly impart my Apostolic Blessing.

    Ad un gruppo di pellegrini giapponesi

    Saluto con affetto un gruppo di “Ave Maria pilgrimage tour” proveniente da varie parti del Giappone. Auguro che la vostra visita a Roma porti frutti spirituali a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.

    Ai pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina

    Vaya ahora mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

    En particular, saludo a las Religiosas Oblatas del Divino Amor, que están celebrando el Capítulo General de su Congregación. Os aliento a una respuesta ilusionada y generosa a la gracia de vuestra vocación en el servicio a Dios y a los hermanos.

    * * *

    También saludo a los Oficiales, Profesores y Cadetes del Colegio Militar de la Nación Argentina, deseando que esta visita a Roma, centro de la catolicidad, les reafirme en sus principios cristianos y virtudes castrenses para mejor servir a la patria en la paz y en el progreso.

    Finalmente, mi saludo a las peregrinaciones de Guadalajara (México), Cuzco (Perú) y San Juan Bautista de Muro (Mallorca).

    A todos bendigo de corazón.

    Ai fedeli di espressione tedesca

    Diesen lebenspendenden, erlösenden Glauben erbitte ich euch, liebe Brüder und Schwestern. Zugleich grüße ich euch herzlich und wünsche euch schöne und fruchtbare Tage in der Ewigen Stadt. Für Gottes bleibenden Schutz und Beistand erteile ich euch und euren Lieben in der Heimat von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini polacchi

    Serdecznie witamwszystkich pielgrzymów z Polski: księdza biskupa Kraszewskiego z Warszawy; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Bolesnej z Podczerwonego i z Chochołowa na Podhalu; katechetki i katechetów diecezji włocławskiej, którzy przybyli w pielgrzymce dziękczynnej za beatyfikacię biskupa Michała Kozala; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Wspomożenia Wiernych z Katowic Zalecze; z parafii œw. Wawrzyńca we Wrocławiu; z parafii Matki Bożej Pocieszenia również we Wrocławiu, ojcowie redemptoryści. Prócz tego pracowników cyrku “Americano”; kolejarzy z Katowic, uczestników grup turystycznych oraz inne osoby znaiduj¹ce się na tej audiencji a nie objęte tymi grupami.

    Ad alcuni gruppi italiani

    Desidero ora porgere il mio saluto ai rappresentanti della Federazione Nazionale dei Consorzi di bacino Imbrifero Montano, riuniti a Roma per celebrare il 25° anniversario di fondazione. Auspico che il valore della solidarietà orienti sempre il vostro impegno, illustri Signori, così che esso corrisponda efficacemente alle esigenze del bene comune e dello sviluppo.

    A tutti la mia Benedizione.

    * * *

    Un saluto cordiale ed affettuoso va poi agli alunni insigniti del premio “Livio Tempesta”. Si tratta anzitutto degli alunni della scuola elementare di San Fortunato di Todi, i quali hanno voluto dimostrare singolare e affettuosa partecipazione al dolore della loro Insegnante per la perdita del figlio in un tragico incidente; e ci sono poi i ragazzi della Scuola Media “Antonio Rosmini” di Roma, che si sono distinti nell’aiutare con cordiale spontaneità ed amicizia i ragazzi polacchi profughi che hanno frequentato la loro classe durante il periodo di soggiorno nel loro quartiere. Vi ringrazio e mi compiaccio con voi per questi segni di carità e di solidarietà.

    Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica.

    Ai giovani

    Rivolgo ora un affettuoso saluto ai giovani presenti.

    Inizia tra qualche giorno un nuovo Anno Liturgico e la Chiesa ricomincia ad approfondire i misteri di Cristo, dai tempi in cui Egli era l’atteso di tutti i popoli fino alla sua Pasqua di morte e risurrezione ed alla effusione del Suo Spirito sulla Comunità dei credenti.

    Carissimi giovani, vi invito a camminare con la Chiesa per penetrare sempre più intimamente le insondabili ricchezze del Signore. Egli verrà incontro alla vostra ricerca e al vostro desiderio di realizzare progetti duraturi, per darvi la risposta più vera e il sostegno più sicuro. Il tempo che avete dinanzi è prezioso, ed io auspico che voi ne facciate buon uso, mettendone a frutto tutte le occasioni di grazia e di crescita. Vi benedico di cuore.

    Anche a voi, carissimi ammalati, il mio cordiale saluto.

    Agli ammalati

    Mentre siamo ormai rivolti all’Avvento, si rinnova l’interiore desiderio di affinare lo sguardo di fede, che permetta di scoprire le misteriose, ma reali, venute del Signore nella vita di ogni giorno. Lo stato di malattia, nel quale ora vi trovate, può essere senz’altro considerato in questa prospettiva: utilizzatelo pienamente per farne una valida occasione di intima comunione con Lui. la luce e la pace che ne derivano, vi infonderanno coraggio per affrontare con serenità i momenti difficili, e vi offriranno anche diversi motivi di arricchimento spirituale, nella certezza che il Signore ricompensa abbondantemente quanto Gli viene offerto con generosità.

    Vi accompagni la mia Benedizione.

    Agli sposi novelli

    Desidero, infine, esprimere un saluto agli sposi novelli.

    Carissimi, con la celebrazione del sacramento del Matrimonio avete coronato il desiderio che vi ha sorretto nel periodo della conoscenza reciproca ed ha orientato le vostre energie ed i vostri sentimenti: formare una famiglia unita ed armoniosa il cui fondamento fosse il Signore. E’ stata e resta una scelta, che va rinnovata quotidianamente, per mantenere alla vostra vita coniugale la freschezza di questi giorni. Il Signore non farà mancare gli aiuti necessari per questo impegno e voi sperimenterete inoltre tutta la bellezza e l’importanza di contribuire, insieme con Lui, alla formazione di un’umanità più buona e più proficua.

    A tutti voi i miei fervidi auguri, sostenuti dalla Benedizione Apostolica.

    ***

    Desidero ora rivolgere il mio pensiero a una Nazione molto cara, che è sempre presente al mio cuore.

    Nei giorni scorsi i vescovi di Haiti hanno indirizzato un nuovo Messaggio ai loro fedeli e agli uomini di buona volontà, esortandoli ad elevare a Dio le menti e i cuori per implorare, auspice la Vergine santissima, la luce e la forza morale necessarie in un momento così importante per l’avvenire pacifico e democratico della Nazione, mentre il popolo si prepara a scegliere liberamente i propri rappresentanti.

    Vi chiedo di unirvi con me nell’invocare da Dio grazie e benedizioni su questo popolo generoso, che ha tanto sofferto. La speciale novena di preghiera e di penitenza indetta dai vescovi, ora in pieno svolgimento in tutte le diocesi haitiane, valga ad ottenere il ritorno a un clima di profonda riconciliazione nazionale, che favorisca l’impegno di tutti nella soluzione dei problemi che incontra il Paese.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
    [Modificato da MARIOCAPALBO 06/04/2013 09:38]
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 06/04/2013 09:01
    Mediante i segni-miracoli Cristo si rivela il suo potere salvifico


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 11 novembre 1987



    1. Un testo di sant’Agostino ci offre la chiave per interpretare i miracoli di Cristo come segni del suo potere salvifico: “L’essersi fatto uomo per noi ha giovato alla nostra salvezza assai più dei miracoli che egli ha compiuto tra noi; ed è più importante che l’aver sanato le malattie del corpo destinato a morire” (S. Augustini, In Io. Ev. Tr., 17, 1). In ordine a questa salute dell’anima e alla redenzione del mondo intero Gesù ha compiuto anche i miracoli di ordine corporale. E dunque il tema della presente catechesi è il seguente: mediante i “miracoli, prodigi e segni” che ha compiuto, Gesù Cristo ha manifestato il suo potere di salvare l’uomo dal male che minaccia l’anima immortale e la sua vocazione all’unione con Dio.

    2. È ciò che si rivela in modo particolare nella guarigione del paralitico di Cafarnao. Le persone che l’hanno portato, non riuscendo ad entrare attraverso la porta nella casa in cui Gesù insegna, calano il malato attraverso un’apertura del tetto, così che il poveretto viene a trovarsi ai piedi del Maestro. “Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: “Figliolo ti sono rimessi i tuoi peccati””. Queste parole suscitano in alcuni dei presenti il sospetto di bestemmia: “Costui bestemmia! Chi può rimettere i peccati se non Dio solo?”. Quasi in risposta a quelli che avevano pensato così, Gesù si rivolge ai presenti con le parole: “Che cosa è più facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua. Quegli si alzò, prese il suo lettuccio e se ne andò in presenza di tutti” (cf. Mc 2, 1-12 e anche Mt 9, 1-8; Lc 5, 18-26; Lc 5, 25).

    Gesù stesso spiega in questo caso che il miracolo di guarigione del paralitico è segno del potere salvifico per cui egli rimette i peccati. Gesù compie questo segno per manifestare di essere venuto come Salvatore del mondo, che ha come compito principale quello di liberare l’uomo dal male spirituale, il male che separa l’uomo da Dio e impedisce la salvezza in Dio, qual è appunto il peccato.

    3. Con la stessa chiave si può spiegare quella categoria speciale dei miracoli di Cristo che è “scacciare i demoni”, “Esci, spirito immondo da quest’uomo!” intima Gesù, secondo il Vangelo di Marco, incontrando un indemoniato nel paese dei Geraseni (Mc 5, 8). In quella circostanza assistiamo a un colloquio insolito. Quando quello “spirito immondo” si sente minacciato da parte di Cristo, urla contro di lui: “Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!”. A sua volta Gesù “gli domandò: “Come ti chiami?”. “Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti”” (cf. Mc 5, 7-9). Siamo dunque sul margine di un mondo oscuro, dove giocano fattori fisici e psichici che senza dubbio hanno il loro peso nel causare delle condizioni patologiche in cui si inserisce quella realtà demoniaca, rappresentata e descritta variamente nel linguaggio umano, ma radicalmente ostile a Dio e quindi all’uomo e a Cristo venuto a liberarlo da quel potere maligno. Ma suo malgrado, anche lo “spirito immondo”, in quell’urto con l’altra presenza, prorompe in quella ammissione proveniente da una intelligenza perversa ma lucida: “Figlio del Dio altissimo“!

    4. Nel Vangelo di Marco troviamo anche la descrizione dell’avvenimento qualificato abitualmente come guarigione dell’epilettico. Infatti i sintomi riferiti dall’evangelista sono caratteristici anche di questa malattia (“schiuma, digrigna i denti e si irrigidisce”). Tuttavia il padre dell’epilettico presenta a Gesù il suo figlio come posseduto da uno spirito maligno, il quale lo scuote con convulsioni, lo fa cadere per terra e lui si rotola spumando. Ed è ben possibile che in uno stato di infermità come quello s’infiltri e operi il maligno, ma anche ad ammettere che si tratti di un caso di epilessia, dalla quale Gesù guarisce il ragazzo ritenuto indemoniato da suo padre, resta tuttavia significativo che egli effettui quella guarigione ordinando allo “spirito muto e sordo”: “Esci da lui e non rientrare più” (cf. Mc 9, 17-27). È una riaffermazione della sua missione e del suo potere di liberare l’uomo dal male dell’anima fino alle radici.

    5. Gesù fa conoscere chiaramente questa sua missione di liberare l’uomo dal male e prima di tutto dal peccato, male spirituale. È una missione che comporta e spiega la sua lotta con lo spirito maligno che è il primo autore del male nella storia dell’uomo. Come leggiamo nei Vangeli, Gesù ripetutamente dichiara che tale è il senso della sua opera e di quella dei suoi apostoli. Così in Luca: “Io vedevo satana cadere dal cielo come folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra ogni potenza del nemico; nulla vi potrà danneggiare” (Lc 10, 18-19). E secondo Marco, Gesù dopo aver costituito i Dodici, li manda “a predicare e perché avessero il potere di scacciare i demoni” (Mc 3, 14-15). Secondo Luca anche i settantadue discepoli, dopo il ritorno dalla loro prima missione, riferiscono a Gesù: “Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome” (Lc 10, 17).

    Così si manifesta il potere del Figlio dell’uomo sul peccato e sull’autore del peccato. Il nome di Gesù, nel quale anche i demoni sono soggiogati, significa Salvatore. Tuttavia questa sua potenza salvifica avrà il suo adempimento definitivo nel sacrificio della croce. La croce segnerà la vittoria totale su satana e sul peccato, perché questo è il disegno del Padre che il suo Figlio unigenito esegue facendosi uomo: vincere nella debolezza e raggiungere la gloria della risurrezione e della vita attraverso l’umiliazione della croce. Anche in questo fatto paradossale rifulge il suo potere divino, che può giustamente chiamarsi la “potenza della croce”.

    6. Fa parte di questa potenza, e appartiene alla missione del Salvatore del mondo manifestata dai “miracoli, prodigi e segni”, anche la vittoria sulla morte, drammatica conseguenza del peccato. La vittoria sul peccato e sulla morte segna la via della missione messianica di Gesù da Nazaret al Calvario. Tra i “segni” che indicano particolarmente il suo cammino verso la vittoria sulla morte, vi sono soprattutto le risurrezioni: “i morti risuscitano” (Mt 11, 5), risponde infatti Gesù alla domanda sulla sua messianità rivoltagli dai messaggeri di Giovanni Battista (cf. Mt 11,3). E tra i vari “morti” risuscitati da Gesù, merita un’attenzione particolare Lazzaro di Betania, perché la sua risurrezione è come un “preludio” alla croce e alla risurrezione di Cristo, in cui si compie la definitiva vittoria sul peccato e sulla morte.

    7. L’evangelista Giovanni ci ha lasciato una descrizione particolareggiata dell’avvenimento. A noi basti riferire il momento conclusivo. Gesù chiede di togliere il masso che chiude la tomba (“Togliete la pietra”). Marta, la sorella di Lazzaro osserva che il fratello è già da quattro giorni nel sepolcro e il corpo certamente ha iniziato a decomporsi. Tuttavia Gesù grida a gran voce: “Lazzaro vieni fuori!”. “E il morto uscì”, attesta l’evangelista (cf. Gv 11, 38-43). Il fatto suscita la fede in molti dei presenti. Altri invece si recano dai rappresentanti del Sinedrio, per denunciare l’avvenimento. Sommi sacerdoti e farisei ne restano preoccupati, pensano ad una possibile reazione dell’occupante romano (“verranno i romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione” (cf. Gv 11, 45-48). Proprio allora cadono sul Sinedrio le famose parole di Caifa: “Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera”. E l’evangelista annota: “Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò”. Di quale profezia si tratta? Ecco, Giovanni ci dà la lettura cristiana di quelle parole, che sono di una dimensione immensa: “Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi” (cf. Gv 11, 49-52).

    8. Come si vede, la descrizione di Lazzaro contiene anche indicazioni essenziali riguardanti il significato salvifico di questo miracolo. Sono indicazioni definitive, perché proprio allora viene presa dal Sinedrio la decisione sulla morte di Gesù (cf. Gv 11, 53). E sarà la morte redentrice “per la nazione” e “per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi”: per la salvezza del mondo. Ma Gesù ha già detto che quella morte diventerà pure la vittoria definitiva sulla morte. In occasione della risurrezione di Lazzaro egli ha assicurato a Marta: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno” (Gv 11, 25-26).

    9. Alla fine della nostra catechesi torniamo ancora una volta al testo di sant’Agostino: “Se consideriamo adesso i fatti operati dal Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo, vediamo che gli occhi dei ciechi, aperti miracolosamente, furono rinchiusi dalla morte, e le membra dei paralitici, sciolte dal miracolo, furono di nuovo immobilizzate dalla morte: tutto ciò che temporalmente fu sanato nel corpo mortale, alla fine fu disfatto; ma l’anima che credette, passò alla vita eterna. Con questo infermo il Signore ha voluto dare un grande segno all’anima che avrebbe creduto, per la cui remissione dei peccati era venuto, e per sanare le cui debolezze egli si era umiliato” (S. Augustini, In Io. Ev. Tr., 17, 1).

    Sì, tutti i “miracoli, prodigi e segni” di Cristo sono in funzione della rivelazione di lui come Messia, di lui come Figlio di Dio: di lui che, solo, ha il potere di liberare l’uomo dal peccato e dalla morte. Di lui che veramente è il Salvatore del mondo.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers frères et Sœurs de langue française, en cette dernière semaine de l’année liturgique, je vous invite à accueillir dans la joie de la foi le règne d’amour et de paix.

    Parmi vous, je salue cordialement un groupe de pèlerins de Côte d’Ivoire, venus auprès du tombeau de Pierre après avoir vénéré le tombeau du Christ en Terre Sainte. Que votre long itinéraire soit pour vous un heureux pèlerinage de la foi! Et apportez dans votre pays le salut du successeur de Pierre! A tous, je donne volontiers ma Bénédiction.

    Ai pellegrini di lingua inglese

    I wish to extend a special word of welcome to the pilgrims who have come from Korea. And I offer very cordial greetings to the large group of visitors from Canada. I greet all the English-speaking visitors present at today’s audience, including those from England, Wales, Sweden, Denmark, Japan and the United States. To you and your loved ones I most willingly impart my Apostolic Blessing.

    Ad un gruppo di pellegrini giapponesi

    Saluto con affetto un gruppo di “Ave Maria pilgrimage tour” proveniente da varie parti del Giappone. Auguro che la vostra visita a Roma porti frutti spirituali a ciascuno di voi e alle vostre famiglie.

    Ai pellegrini giunti dalla Spagna e dall’America Latina

    Vaya ahora mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española procedentes de los diversos países de América Latina y de España.

    En particular, saludo a las Religiosas Oblatas del Divino Amor, que están celebrando el Capítulo General de su Congregación. Os aliento a una respuesta ilusionada y generosa a la gracia de vuestra vocación en el servicio a Dios y a los hermanos.

    * * *

    También saludo a los Oficiales, Profesores y Cadetes del Colegio Militar de la Nación Argentina, deseando que esta visita a Roma, centro de la catolicidad, les reafirme en sus principios cristianos y virtudes castrenses para mejor servir a la patria en la paz y en el progreso.

    Finalmente, mi saludo a las peregrinaciones de Guadalajara (México), Cuzco (Perú) y San Juan Bautista de Muro (Mallorca).

    A todos bendigo de corazón.

    Ai fedeli di espressione tedesca

    Diesen lebenspendenden, erlösenden Glauben erbitte ich euch, liebe Brüder und Schwestern. Zugleich grüße ich euch herzlich und wünsche euch schöne und fruchtbare Tage in der Ewigen Stadt. Für Gottes bleibenden Schutz und Beistand erteile ich euch und euren Lieben in der Heimat von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai pellegrini polacchi

    Serdecznie witamwszystkich pielgrzymów z Polski: księdza biskupa Kraszewskiego z Warszawy; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Bolesnej z Podczerwonego i z Chochołowa na Podhalu; katechetki i katechetów diecezji włocławskiej, którzy przybyli w pielgrzymce dziękczynnej za beatyfikacię biskupa Michała Kozala; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Wspomożenia Wiernych z Katowic Zalecze; z parafii œw. Wawrzyńca we Wrocławiu; z parafii Matki Bożej Pocieszenia również we Wrocławiu, ojcowie redemptoryści. Prócz tego pracowników cyrku “Americano”; kolejarzy z Katowic, uczestników grup turystycznych oraz inne osoby znaiduj¹ce się na tej audiencji a nie objęte tymi grupami.

    Ad alcuni gruppi italiani

    Desidero ora porgere il mio saluto ai rappresentanti della Federazione Nazionale dei Consorzi di bacino Imbrifero Montano, riuniti a Roma per celebrare il 25° anniversario di fondazione. Auspico che il valore della solidarietà orienti sempre il vostro impegno, illustri Signori, così che esso corrisponda efficacemente alle esigenze del bene comune e dello sviluppo.

    A tutti la mia Benedizione.

    * * *

    Un saluto cordiale ed affettuoso va poi agli alunni insigniti del premio “Livio Tempesta”. Si tratta anzitutto degli alunni della scuola elementare di San Fortunato di Todi, i quali hanno voluto dimostrare singolare e affettuosa partecipazione al dolore della loro Insegnante per la perdita del figlio in un tragico incidente; e ci sono poi i ragazzi della Scuola Media “Antonio Rosmini” di Roma, che si sono distinti nell’aiutare con cordiale spontaneità ed amicizia i ragazzi polacchi profughi che hanno frequentato la loro classe durante il periodo di soggiorno nel loro quartiere. Vi ringrazio e mi compiaccio con voi per questi segni di carità e di solidarietà.

    Vi accompagni la mia Benedizione Apostolica.

    Ai giovani

    Rivolgo ora un affettuoso saluto ai giovani presenti.

    Inizia tra qualche giorno un nuovo Anno Liturgico e la Chiesa ricomincia ad approfondire i misteri di Cristo, dai tempi in cui Egli era l’atteso di tutti i popoli fino alla sua Pasqua di morte e risurrezione ed alla effusione del Suo Spirito sulla Comunità dei credenti.

    Carissimi giovani, vi invito a camminare con la Chiesa per penetrare sempre più intimamente le insondabili ricchezze del Signore. Egli verrà incontro alla vostra ricerca e al vostro desiderio di realizzare progetti duraturi, per darvi la risposta più vera e il sostegno più sicuro. Il tempo che avete dinanzi è prezioso, ed io auspico che voi ne facciate buon uso, mettendone a frutto tutte le occasioni di grazia e di crescita. Vi benedico di cuore.

    Anche a voi, carissimi ammalati, il mio cordiale saluto.

    Agli ammalati

    Mentre siamo ormai rivolti all’Avvento, si rinnova l’interiore desiderio di affinare lo sguardo di fede, che permetta di scoprire le misteriose, ma reali, venute del Signore nella vita di ogni giorno. Lo stato di malattia, nel quale ora vi trovate, può essere senz’altro considerato in questa prospettiva: utilizzatelo pienamente per farne una valida occasione di intima comunione con Lui. la luce e la pace che ne derivano, vi infonderanno coraggio per affrontare con serenità i momenti difficili, e vi offriranno anche diversi motivi di arricchimento spirituale, nella certezza che il Signore ricompensa abbondantemente quanto Gli viene offerto con generosità.

    Vi accompagni la mia Benedizione.

    Agli sposi novelli

    Desidero, infine, esprimere un saluto agli sposi novelli.

    Carissimi, con la celebrazione del sacramento del Matrimonio avete coronato il desiderio che vi ha sorretto nel periodo della conoscenza reciproca ed ha orientato le vostre energie ed i vostri sentimenti: formare una famiglia unita ed armoniosa il cui fondamento fosse il Signore. E’ stata e resta una scelta, che va rinnovata quotidianamente, per mantenere alla vostra vita coniugale la freschezza di questi giorni. Il Signore non farà mancare gli aiuti necessari per questo impegno e voi sperimenterete inoltre tutta la bellezza e l’importanza di contribuire, insieme con Lui, alla formazione di un’umanità più buona e più proficua.

    A tutti voi i miei fervidi auguri, sostenuti dalla Benedizione Apostolica.

    ***

    Desidero ora rivolgere il mio pensiero a una Nazione molto cara, che è sempre presente al mio cuore.

    Nei giorni scorsi i vescovi di Haiti hanno indirizzato un nuovo Messaggio ai loro fedeli e agli uomini di buona volontà, esortandoli ad elevare a Dio le menti e i cuori per implorare, auspice la Vergine santissima, la luce e la forza morale necessarie in un momento così importante per l’avvenire pacifico e democratico della Nazione, mentre il popolo si prepara a scegliere liberamente i propri rappresentanti.

    Vi chiedo di unirvi con me nell’invocare da Dio grazie e benedizioni su questo popolo generoso, che ha tanto sofferto. La speciale novena di preghiera e di penitenza indetta dai vescovi, ora in pieno svolgimento in tutte le diocesi haitiane, valga ad ottenere il ritorno a un clima di profonda riconciliazione nazionale, che favorisca l’impegno di tutti nella soluzione dei problemi che incontra il Paese.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana