Stellar Blade Un'esclusiva PS5 che sta facendo discutere per l'eccessiva bellezza della protagonista. Vieni a parlarne su Award & Oscar!

In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore Settembre 1987

  • Messaggi
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:50
    Gesù Cristo Verbo eterno di Dio Padre


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 2 settembre 1987



    1. Nella catechesi precedente abbiamo rivolto particolare attenzione a quelle affermazioni, in cui Cristo parla di sé adoperando l’espressione “Io Sono”. Il contesto in cui tali affermazioni compaiono, soprattutto nel Vangelo di Giovanni, ci permette di pensare che, nel ricorrere a detta espressione, Gesù fa riferimento al Nome con cui il Dio dell’antica alleanza qualifica se stesso dinanzi a Mosè, al momento di affidargli la missione a cui è chiamato: “Io sono colui che sono . . . Dirai agli Israeliti: Io Sono mi ha mandato a voi” (Es 3, 14).

    Gesù parla di sé in questo modo, per esempio nell’ambito della discussione su Abramo: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8, 58). Già quest’espressione ci permette di comprendere che “il Figlio dell’uomo” rende testimonianza alla sua divina preesistenza. E una tale affermazione non è isolata.

    2. Più di una volta Cristo parla del mistero della sua Persona, e l’espressione più sintetica sembra essere questa: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre” (Gv 16, 28). Gesù rivolge queste parole agli apostoli nel discorso d’addio alla vigilia degli avvenimenti pasquali. Esse indicano chiaramente che prima di “venire” nel mondo, Cristo “era” presso il Padre come Figlio. Indicano quindi la sua preesistenza in Dio. Gesù fa capire chiaramente che la sua esistenza terrena non può essere separata da tale preesistenza in Dio. Senza di essa la sua realtà personale non può essere correttamente intesa.

    3. Espressioni simili sono numerose. Quando Gesù accenna alla sua venuta dal Padre nel mondo, le sue parole fanno di solito riferimento alla sua preesistenza divina. Questo è particolarmente chiaro nel Vangelo di Giovanni. Gesù dice davanti a Pilato: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18, 37); e forse non è senza importanza il fatto che Pilato Gli chieda più tardi: “Di dove sei?” (Gv 19, 9). E prima ancora leggiamo: “La mia testimonianza è vera, perché so da dove vengo e dove vado” (Gv 8, 14). A proposito di quel “di dove sei?” nel colloquio notturno con Nicodemo possiamo udire una significativa dichiarazione: “Nessuno è mai salito al cielo, fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo” (Gv 3, 13). Questa “venuta” dal cielo, dal Padre, indica la “preesistenza” divina di Cristo anche in relazione alla sua “dipartita”: “E se vedeste il Figlio dell’uomo salire là dov’era prima?” - domanda Gesù nel contesto del “discorso eucaristico” nei pressi di Cafarnao (cf. Gv 6, 62).

    4. L’intera esistenza terrena di Gesù come Messia risulta da quel “prima” e ad esso si riconnette come a una “dimensione” fondamentale secondo la quale il Figlio è “una cosa sola” con il Padre. Quanto eloquenti sono da questo punto di vista le parole della “preghiera sacerdotale” nel cenacolo: “Io ti ho glorificato sopra la terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te, con quella gloria che avevo presso di te prima che il mondo fosse” (Gv 17, 4-5).

    Anche nei Vangeli sinottici si parla in molti luoghi della “venuta” del Figlio dell’uomo per la salvezza del mondo (cf. ad esempio Lc 19, 10; Mc 10, 45; Mt 20, 28); tuttavia i testi di Giovanni contengono un riferimento particolarmente chiaro alla preesistenza di Cristo.

    5. La sintesi più piena di questa verità è contenuta nel Prologo del quarto Vangelo. Si può dire che in tale testo la verità sulla preesistenza divina del Figlio dell’uomo acquista un’ulteriore esplicitazione, quella in certo senso definitiva: “In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui . . . In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta” (Gv 1, 1-5).

    In queste frasi l’evangelista conferma ciò che Gesù diceva di se stesso, quando dichiarava: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo” (Gv 16, 28), oppure quando pregava perché il Padre lo glorificasse con quella gloria che egli aveva preso di lui prima che il mondo fosse (cf. Gv 17, 5). Nello stesso tempo la preesistenza del Figlio nel Padre si collega strettamente con la rivelazione del mistero trinitario di Dio: il Figlio è l’eterno Verbo, è “Dio da Dio”, della stessa sostanza del Padre (come si esprimerà il Concilio di Nicea nel Simbolo della fede). La formula conciliare riflette precisamente il Prologo di Giovanni: “Il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio”. Affermare la preesistenza di Cristo nel Padre equivale a riconoscerne la Divinità. Alla sua sostanza, così come alla sostanza del Padre, appartiene l’eternità. È ciò che viene indicato col riferimento alla preesistenza eterna nel Padre.

    6. Il Prologo di Giovanni, mediante la rivelazione della verità sul Verbo, ivi contenuta, costituisce come il definitivo completamento di ciò che già l’Antico Testamento aveva detto della Sapienza. Si vedano, ad esempio, le seguenti affermazioni: “Prima dei secoli, fin dal principio, egli mi creò; per tutta l’eternità non verrò meno” (Sir 24, 9), “Il mio creatore mi fece piantare la tenda e mi disse: fissa la tenda in Giacobbe” (Sir 24, 8). La Sapienza, di cui parla l’Antico Testamento, è una creatura e nello stesso tempo ha attributi che la mettono al di sopra dell’intero creato: “Sebbene unica, essa può tutto; pur rimanendo in se stessa, tutto rinnova” (Sap 7, 27).

    La verità sul Verbo, contenuta nel Prologo di Giovanni, riconferma in un certo senso la rivelazione circa la sapienza presente nell’Antico Testamento, e in pari tempo la trascende in modo definitivo. Il Verbo non soltanto “è presso Dio”, ma “è Dio”. Venendo in questo mondo nella persona di Gesù Cristo, il Verbo “venne fra la sua gente”, poiché “il mondo fu fatto per mezzo di lui” (cf. Gv 1, 10-11). Venne tra “i suoi” perché è “la luce vera, quella che illumina ogni uomo” (cf. Gv 1, 9). L’autorivelazione di Dio in Gesù Cristo consiste in questa “venuta” nel mondo del Verbo, che è l’eterno Figlio.

    7. “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità” (Gv 1, 14). Diciamolo ancora una volta: il Prologo di Giovanni è l’eco eterna delle parole con cui Gesù dice: “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo” (Gv 16, 28), e di quelle con cui prega che il Padre lo glorifichi con quella gloria che Egli aveva presso di lui prima che il mondo fosse (cf. Gv 17, 5). L’Evangelista ha davanti agli occhi la rivelazione veterotestamentaria circa la Sapienza, e nello stesso tempo l’intero avvenimento pasquale: la dipartita mediante la croce e la risurrezione, in cui la verità su Cristo, Figlio dell’uomo e vero Dio, si è resa completamente chiara a quanti sono stati i suoi testimoni oculari.

    8. In stretto rapporto con la rivelazione del Verbo, cioè con la divina preesistenza di Cristo, trova pure conferma la verità sull’Emmanuele. Questa parola - che nella traduzione letterale significa “Dio con noi” - esprime una presenza particolare e personale di Dio nel mondo. Quell’“Io sono” di Cristo manifesta proprio questa presenza già preannunziata da Isaia (cf. Is 7, 14), proclamata sulla scia del profeta nel Vangelo di Matteo (cf. Mt 1, 23), e confermata nel Prologo di Giovanni: “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Il linguaggio degli evangelisti è multiforme, ma la verità che essi esprimono è la stessa. Nei sinottici Gesù pronuncia il suo “io sono con voi” particolarmente nei momenti difficili (come per esempio: Mt 14, 27; Mc 6, 50; Gv 6, 20), in occasione della tempesta sedata, come pure nella prospettiva della missione apostolica della Chiesa: “Ecco, io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo” (Mt 28, 20).

    9. L’espressione di Cristo: “Sono uscito dal Padre e sono nel mondo” (Gv 16, 28) contiene un significato salvifico, soteriologico. Tutti gli evangelisti lo manifestano. Il Prologo di Giovanni lo esprime nelle parole: “A quanti . . . l’hanno accolto (il Verbo), ha dato potere di diventare figli di Dio”, la possibilità cioè di essere generati da Dio (cf. Gv 1, 12-13).

    Questa è la verità centrale di tutta la soteriologia cristiana, organicamente connessa con la realtà rivelata del Dio-Uomo. Dio si fece uomo, affinché l’uomo potesse partecipare realmente della vita di Dio, potesse anzi diventare, in un certo senso, Dio egli stesso. Già gli antichi Padri della Chiesa hanno avuto di ciò chiara coscienza. Basti ricordare sant’Ireneo, il quale, esortando a seguire Cristo, unico maestro vero e sicuro, affermava. “Per l’immenso suo amore egli s’è fatto ciò che noi siamo, per dare a noi la possibilità di essere ciò che è lui” (cf. S. Irenaei, Adversus haereses, V, Praef.: PG 7, 1120).

    Questa verità ci apre orizzonti sconfinati, nei quali situare l’espressione concreta della nostra vita cristiana, alla luce della fede in Cristo, Figlio di Dio, Verbo del Padre.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Mit dieser kurzen Erinnerung an den Kern unseres christlichen Glaubens grüße ich alle Besucher aus deutschsprachigen Ländern und Gegenden; jedem einzelnen von euch gelten meine Aufmerksamkeit und meine besten Wünsche. Besonders der Gruppe von Missionaren von der Heiligen Familie wünsche ich einen guten Erfolg für ihre Arbeit an der reichen Missionsgeschichte ihrer Kongregation.

    * * *

    Mein herzlicher Glückwunsch gilt dann den anwesenden Franziskanerinnen von Salzkotten, die ihr vierzigjähriges Ordensjubiläum auf den Spuren ihren Gründerin hier in Rom und des heiligeen Franziskus in Assisi begehen möchten.

    * * *

    Unser aller dank darf ich dann den Kirchenchören aus der Diözese Würzburg bekunden für das Geschenk ihres Gesanges, an dem wir uns erfreuen konnten. Allen Pilgern, dieser Diözesanwallfahrt wünsche ich einen fruchtbaren Aufenthalt in Rom und eine sichere Heimkehr zu ihren Familien.

    * * *

    Auch aus Österreich sind einige größere Gruppen unter uns: Ich nenne besonders die Pilgerfahrt der Katholischen Männerbewegung der Steiermark und die Jubiläumswallfahrt der Pfarrei Sankt Christoph in Wien. Mögen diese Tage an den Heiligen Stätten euren Glauben stärken und eure Liebe zur Kirche Christ vertiefen!

    * * *

    Einen besonderen Glückwunsch richte ich schließlich an die Jungen und Mädchen aus Südtirol, die einen Schülerwettbewerb des Südtiroler Landtages gewonnen haben und auf ihrer Romfahrt zusammen mit dem Präsidium des Landtages an dieser Audienz teilnehmen wollten.

    Bevor ich euch nun verlasse und zu den Besuchergruppen andere Länder und Sprachen in die Audienzhalle hinübergehe, möchte ich euch alle meines Gebetes versichern und euch mit meinem Segen dem mächtigen Schutz Gottes, unseres barmherzigen aters, anempfehlen.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    chers amis de langue française, en vous invitant à reconnaître dans le Christ le Verbe éternel, le Fils de Dieu, notre Sauveur, je vous encourage à approfondir votre expérience chrétienne, votre prière, votre témoignage évangélique, votre partage fraternel de l’amour qu'il nous donne. A tous, j’adresse mes vœux cordiaux et je prie le Seigneur de vous bénir.

    Ai pellegrini e ai visitatori di espressione inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I wish to welcome the group of young people from India who 1 have been participating in an international meeting at Taizé. I am also happy to greet the members of the International Women’s Movement of the GRAAL from Tanzania and Uganda.

    * * *

    My cordiale greeting goes to a group of Anglicans and Presbyterians from Ireland. May your visit to this City made holy by the blood of the Apostles Peter and Paul strengthen you in the faith of the Apostles and renew you in the work for Christian unity.

    * * *

    I am very pleased to welcome to Rome the new seminarians 1 of the North American College. Dear young men: You have a special place in my thoughts and prayers, and I look to you with confidence. Your lives hold great promise for the future of the Church in the United States. May you remain always faithful, to the Lord who calls you to the challenging but immensely rewarding life of service to the Church. God bless you all. And upon all the visitors and pilgrims from English-speaking countries I invoke God’s blessings of peace and joy.

    Ai numerosi fedeli giunti dalla Spagna e da diversi Paesi dell’America Latina

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Con este mensaje, queridos peregrinos y visitantes de lengua española, deseo daros mi más cordial bienvenida a este encuentro.

    Pido a Dios, por intercesión de la Santísima Virgen María, en este Año Mariano, que vuestra venida a Roma, centro de la catolicidad, os confirme en vuestra fe en Jesús, nuestro Salvador, y os dé fuerzas para dar testimonio de ella en el mundo mediante la caridad, el amor, el servicio a los hermanos más necesitados.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de España y de los diversos países de América Latina, imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli polacchi

    Serdecznie pozdrawiam pielgrzymów z archidiecezji gnieźnieńskiej; z Chełma koło Bochni, diecezja tarnowska; chór Liceum Ogólnokształcąscego w Knurowie; Schola Cantorum wracające z festiwalu w Arezzo; prócz tego grupę grotołazów z Dąbbrowy Górniczej oraz uczestników grup turystycznych PKS, Orbisu, Turysty i członków Towarzystwa Italia-Polonia z Warszawy . . . Niech Bóg błogosławi wszystkim uczestnikom dzisiejszej audiencji, a dla tych, którzy wracają z Arezzo z nagrodami, serdeczne gratulacje.

    Ai giovani

    Rivolgo un cordiale saluto a tutti i pellegrini di lingua italiana e in particolare al gruppo dei ciclisti lodigiani venuti a Roma in bicicletta. Saluto poi tutti i giovani qui presenti specialmente gli studenti, ai quali desidero oggi dirigere una parola di incoraggiamento a riprendere con entusiasmo l’impegno del lavoro scolastico, dopo le vacanze estive. Il periodo dedicato allo studio è un tempo prezioso e unico per la formazione dell’intelligenza, della volontà e del cuore. Approfittatene con la vostra consueta generosità, e il Signore vi benedirà in abbondanza.

    Agli ammalati

    Il mio affettuoso benvenuto giunga anche a voi, Fratelli ammalati, qui venuti per dare in pubblico una testimonianza del valore della sofferenza ai fini della salvezza indicata dal Vangelo. L’offerta del dolore a Gesù ha, infatti, il valore di un’attività missionaria, perché vi permette di aiutare la Chiesa nella sua difficile e alta missione di diffondere nelle menti e nei cuori la verità e la vita di Cristo Salvatore. Vi ringrazio per questa partecipazione e vi benedico di cuore.

    Agli sposi novelli

    Infine, una parola di saluto a voi, sposi novelli, che, in questi primi giorni di vita in comune, sentite il bisogno d’invocare dal Signore la forza di camminare insieme per realizzare l’ideale della famiglia cristiana, nella condivisione delle speranze, delle preoccupazioni e dei dolori. Il matrimonio, santificato nel nome di Cristo, vissuto secondo la sua legge è, nonostante i sacrifici, sorgente feconda e inesauribile di gioia. Il Signore vi benedica largamente.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana

  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:51
    «Io sono la via, la verità e la vita»


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 9 settembre 1987



    1. Il ciclo delle catechesi su Gesù Cristo ha come centro la realtà rivelata del Dio-Uomo. Gesù Cristo è vero Dio e vero uomo. È la realtà che si esprime coerentemente nella verità dell’unità inscindibile della persona di Cristo. Di questa verità non possiamo trattare in modo disarticolato né, tanto meno, separando un aspetto dall’altro. Tuttavia, a motivo del carattere analitico e progressivo della conoscenza umana, e in parte anche per il modo di proporre questa verità che troviamo nella fonte stessa della rivelazione - innanzitutto la Sacra Scrittura - qui dobbiamo cercare di indicare, in primo luogo, ciò che dimostra la divinità, e quindi ciò che dimostra l’umanità dell’unico Cristo.

    2. Gesù Cristo è vero Dio. È Dio-Figlio consustanziale al Padre (e allo Spirito Santo), nell’espressione “Io Sono”, che Gesù Cristo utilizza nei riguardi della propria persona, troviamo un’eco del nome con il quale Dio ha manifestato se stesso parlando a Mosè (cf. Es 3, 14). Poiché Cristo applica a se medesimo lo stesso “Io Sono” (cf. Gv 13, 19), occorre ricordare che questo nome definisce Dio non soltanto quale Assoluto (esistenza in sé dell’Essere per se stesso), ma colui che ha stipulato l’alleanza con Abramo e con la sua discendenza e che, in forza dell’alleanza, manda Mosè a liberare Israele (cioè i discendenti di Abramo) dalla schiavitù di Egitto. Così dunque quell’“Io Sono” contiene in sé anche un significato soteriologico, parla del Dio dell’alleanza che è con l’uomo (come con Israele) per salvarlo. Indirettamente parla dell’Emmanuele (cf. Is 7, 14), il “Dio con noi”.

    3. L’“Io Sono” di Cristo (soprattutto nel Vangelo di Giovanni) deve essere inteso nello stesso modo. Senza dubbio esso indica la preesistenza divina del Verbo-Figlio (se ne è parlato nella catechesi precedente), ma, nello stesso tempo, richiama il compimento della profezia d’Isaia circa l’Emmanuele, il “Dio con noi”.“Io Sono” significa quindi - sia nel Vangelo di Giovanni sia nei Vangeli sinottici - anche “io sono con voi” (cf. Mt 28, 20). “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo” (Gv 16, 28) “. . . a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10). La verità circa la salvezza (la soteriologia), già presente nell’Antico Testamento nella rivelazione del nome di Dio, viene riconfermata ed espressa fino in fondo dall’autorivelazione di Dio in Gesù Cristo. Proprio in tale senso “il Figlio dell’uomo” è vero Dio: Figlio della stessa sostanza del Padre, che ha voluto essere “con noi” per salvarci.

    4. Queste considerazioni preliminari dobbiamo averle costantemente presenti quando cerchiamo di ricavare dal Vangelo tutto ciò che rivela la divinità di Cristo. Ecco alcuni passi evangelici importanti in questa prospettiva. Innanzitutto l’ultimo colloquio del Maestro con gli apostoli, alla vigilia della passione, quando parla della “casa del Padre”, nella quale egli va a preparare loro un posto (cf. Gv 14, 1-3). A Tommaso che gli chiede la via, Gesù risponde: “Io sono la via, la verità e la vita”, Gesù è la via perché nessuno viene al Padre se non per mezzo di lui. Anzi: chi vede lui, vede il Padre. “Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me?” (Gv 14, 6.9.10).

    È abbastanza facile rendersi conto che, in tale contesto, quel proclamarsi “verità” e “vita” equivale a riferire a sé attributi propri dell’Essere divino: Essere-Verità, Essere-Vita.

    L’indomani Gesù dirà a Pilato: “Per questo io sono nato e per questo sono venuto al mondo: per rendere testimonianza alla verità” (Gv 18, 37). La testimonianza alla verità può essere resa dall’uomo, ma “essere la verità” è un attributo esclusivamente divino. Quando Gesù, quale vero uomo, rende testimonianza alla verità, tale testimonianza ha la sua sorgente nel fatto che egli stesso “è la verità” nella sussistente verità di Dio: “Io sono . . . la verità”. Perciò egli può anche dire di essere “la luce del mondo”, così che chi lo segue “non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita” (Gv 8, 12).

    5. Analogamente, ciò vale anche dell’altra parola di Gesù: “Io sono. . . la vita” (Gv 14, 6). L’uomo, che è una creatura, può “avere” la vita, la può anche “dare”, così come Cristo “dà” la sua vita per la salvezza del mondo (Mc 10, 45 e par.). Quando Gesù parla di questo “dare la vita”, si esprime come vero uomo. Ma egli “è la vita” perché è vero Dio. Lo afferma lui stesso prima di risuscitare Lazzaro, quando dice alla sorella del defunto, Marta: “Io sono la risurrezione e la vita”. Nella risurrezione confermerà definitivamente che la vita che egli ha come Figlio dell’uomo non è soggetta alla morte. Perché egli è la vita, e quindi è Dio. Essendo la Vita, egli può parteciparla anche agli altri: “Chi crede in me, anche se muore vivrà” (Gv 11,25). Cristo può anche divenire - nell’Eucaristia - “il pane della vita” (Gv 6, 35.48), “il pane vivo disceso dal cielo” (Gv 6, 51). Anche in questo senso Cristo si paragona alla vite, che vivifica i tralci innestati in lui (Gv 15, 1), ossia tutti coloro che fanno parte del corpo mistico.

    6. A queste espressioni così trasparenti circa il mistero della divinità nascosta nel Figlio dell’uomo, possiamo aggiungerne qualche altra, dove il medesimo concetto è rivestito di immagini già appartenenti all’Antico Testamento e specialmente ai profeti, e che Gesù riferisce a se stesso.

    È il caso, ad esempio, dell’immagine del pastore. È ben nota la parabola del buon pastore nella quale Gesù parla di sé e della sua missione salvifica: “Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore” (Gv 10, 11). Nel Libro di Ezechiele leggiamo: “Perché dice il Signore Dio: Ecco, io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura . . . Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo . . . Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata . . . le pascerò con giustizia” (Ez 34, 11.15-16). “Voi, mie pecore, siete il gregge del mio pascolo e io sono il vostro Dio” (Ez 34, 31). Un’immagine simile la troviamo anche in Geremia (Ger 23, 3).

    7. Parlando di sé come del buon pastore, Cristo indica la sua missione redentrice (“Offro la vita per le pecore”); al tempo stesso, rivolgendosi ad ascoltatori che conoscevano le profezie di Ezechiele e di Geremia, indica abbastanza chiaramente la sua identità con Colui che nell’Antico Testamento aveva parlato di sé come di un pastore premuroso, dichiarando: Io sono il vostro Dio” (Ez 34, 31).

    Il Dio dell’Antica Alleanza nell’insegnamento dei profeti ha presentato se stesso anche come lo Sposo di Israele, suo popolo. “Poiché tuo sposo è il tuo creatore, Signore degli eserciti è il suo nome; tuo redentore è il Santo di Israele” (Is 54, 5 e anche Os 2, 21-22). A questa similitudine Gesù fa più volte riferimento nel suo insegnamento (Cf. Mc 2, 19-20; Mt 25, 1-12; Lc 12, 36; Gv 3, 27-29). Essa sarà successivamente sviluppata da san Paolo che nelle sue lettere presenta Cristo come lo sposo della sua Chiesa (cf. Ef 5, 25-29).

    8. Tutte queste espressioni, e altre simili, usate da Gesù nel suo insegnamento acquistano tutto il loro significato, se le rileggiamo nel contesto di ciò che egli faceva e diceva. Esse costituiscono delle unità tematiche che, nel ciclo delle presenti catechesi su Gesù Cristo, occorre tenere costantemente legate all’insieme delle meditazioni sull’Uomo-Dio.

    Cristo: vero Dio e vero uomo. “Io Sono” come nome di Dio indica l’Essenza divina le cui proprietà o attributi sono: la Verità, la Luce, la Vita, e anche ciò che s’esprime mediante le immagini del Buon Pastore e dello Sposo. Colui che disse di se stesso: “Io sono colui che sono” (Es 3, 14), si presentò anche come il Dio dell’Alleanza, come il creatore e insieme il redentore, come l’Emmanuele: Dio che salva. Tutto questo trova conferma e attuazione nell’incarnazione di Gesù Cristo.

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwester!

    So fürht uns der Herr diskret, aber eindringlich an das tiefste Geheimnis seiner Person heran: Er ist wahrer Mensch und wahrer Gott. Ich bete für euch alle, daß diese wesentliche Wahrheit unseres Glaubens stets euer Leben präge und in euch Freude und Hoffnung wecke. Gott segne die Wege eures Lebens!

    Dies sei mein Segenswunsch an euch alle, die Väter und Mütter, die Alleinstehenden, die Kinder und Jugendlichen, die Priester und Ordensleute. Möge der Aufenthalt in Rom und beim Vatikan die Liebe und Treue zur Kirche Christi in euch vertiefen. Seid euch stets dessen gewiß: Der Nachfolger des Apostels Petrus, der Papst, geht mit euch denselben Pilgerweg des Glaubens, der Hoffnung und der Liebe. Die Mutter Christi und Mutter der Kirche schenke uns ihre Fürbitte, damit wir alle dabei das Ziel unseres Lebens in Gott erreichen.

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers Frères et Sśurs,

    Je suis heureux d’accueillir tous les pèlerins et visiteurs de langue française. Je dis mes vśux et ma sympathie aux membres du “Collège du temps retrouvé”, qui se familiarisent avec Rome. Et je salue cordialement les participants aux “Semaines universitaires”: vous approfondissez votre connaissance de la capitale de l’Empire romain, devenue la ville de saint Pierre et de saint Paul, centre de rayonnement du christianisme dans le monde. J’espère que vous avez pu vous sentir chez vous ici et mieux saisir ce que signifie Rome pour toute l’Eglise du Christ.

    Sur vous tous ici présents, j’invoque la Bénédiction de Dieu.

    Ai pellegrini e ai visitatori di espressione inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I am pleased to welcome all the visitors and pilgrims from the various countries of the English-speaking world. In particular, my cordial greeting goes to the a “Pipes and Drums” Corps of the London Irish Rifle Regimental Association. I thank you for your presence here today.

    Ai fedeli giunti dalla Spagna e da diversi Paesi dell’America Latina

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Presento mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua espańola. En particular saludo a las Religiosas de María Inmaculada, Misioneras Claretianas, que han celebrado en Roma su Capítulo General. Os aliento a un renovado esfuerzo misionero para que la luz del Evangelio ilumine a cuantos todavía no conocen a Jesús, nuestro Redentor.

    * * *

    Saludo igualmente a los sacerdotes y personas consagradas presentes en esta Audiencia, pidiendo al Seńor para ellos la gracia de una entrega sin reservas a la causa del Reino.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de Espańa imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini di espressione slovena

    Agli Eccellentissimi Presuli patrocinatori, in particolare all’Arcivescovo di Gorizia, e ai partecipanti al simposio, organizzato dall’Accademia teologica slovena, la mia Apostolica Benedizione.

    Ai fedeli polacchi

    Pozdrawiam pielgrzymów Polski, w szczególności ks. bpa Józefa Rozwadowskiego; pielgrzymów z Papieskiej Akademii Teologicznej w Krakowie, wydział filozoficzny; uczestników pieszej pielgrzymki warszawskiej na Jasną Górę; pielgrzymkę katechumenatu archikatedry warszawskiej; młodzież akademicką franciszkańskich parafii z Łodzi - Łagiewniki i Dąbrowa; pielgrzymów z diecezji łomżyńskiej; z parafii św. Maksymiliana Kolbego z Gdańska; z dusz pasterstwa akademickiego w Białymstoku; grupę Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej z Łodzi oraz z Gdańska; kolejarzy z Gdańska; grupę nauczycieli z Bydgoszczy, Logos-Tour; grupę turystyczną z Tomaszowa Mazowieckiego, Piotrkowa i Łodzi; orkiestrę z kopalni “Jastrzębie”; prócz tego uczestników grup turystycznych PKS z Warsawy, Orbis, PTTK z Chorzowa, Sport-Tourist, Towarzystwo Przyjaźni Polsko-Greckiej ze Szczecina i Przyjaźni PolskoWłoskiej z Wrocławia; kolejarzy z Torunia; grupę Pergrotour z Warszawy . . . Proszę was o modlitwę w intencji tej ważnej podróży pasterskiej do Stanów Zjednoczonych, którą mam podjąć jutro, następnej po odwiedzinach w Polsce. Równocześnie wspominamy dzisiaj i wspominaliśmy wczoraj polskich rolników. Jeszcze raz o tym przypominam. Pamiętam wspaniałe spotkanie z nimi w Tarnowie, w miesiącu czerwcu. Jeszcze raz prosimy Boga o siły ducha i o roztropność społeczną, dla tego wielkiego stanu, na którym od wieków opierała się Ojczyzna, dla tych, co żywią, i bronią, jak się mówiło o nich zawsze. Modlimy się za nich, ażeby wytrwali na swoim posterunku, bo ziemia to jest posterunek, jak uczył nas zmarły kardynał Stefan Wyszyński, nawiązując zwłaszcza do “Chłopów” Reymonta: ziemia to jest posterunek!

    Ai pellegrini di lingua italiana

    Desidero rivolgere un affettuoso saluto al folto gruppo parrocchiale di San Giovanni Battista di Campagnano di Roma, guidato al Parroco, Don Renzo Tanturli. Del gruppo fa parte un complesso musicale bandistico che offre la propria prestazione in occasione di feste e manifestazioni religiose.

    Esprimo il mio compiacimento per quest’iniziativa, atta a rafforzare uno spirito di fraterna collaborazione e a favorire un cammino di fede sia all’interno del complesso musicale sia nel più vasto raggio della Parrocchia.

    Vi auguro, cari fratelli e sorelle, di poter perseguire con entusiasmo in questa vostra attività, che è una vera e propria testimonianza cristiana. Di cuore vi imparto la mia Benedizione.

    * * *

    Il mio cordiale benvenuto anche al gruppo della Parrocchia di Fortogna di Longarone, guidati dal parroco Don Emilio Zanetti. Questi pellegrini mi hanno portato in dono un Crocifisso ligneo, presso il quale sostai in preghiera in occasione della mia visita al cimitero delle vittime del Vajont.

    Vi ringrazio di cuore, cari fratelli e sorelle, sia per la vostra presenza, sia per l’omaggio che mi avete consegnato. Ricordo con commozione il mio incontro con voi e la vostra terra, e chiedo al Signore Gesù che vi conceda in abbondanza i doni del suo Spirito per un cammino di fede ricco di serenità e di pace, mentre io v’imparto una larga Benedizione.

    * * *

    Un pensiero affettuoso va ora ai seminaristi simpatizzanti del Movimento dei Focolari. Provenienti da ogni Paese d’Europa ed anche da altri Continenti, sono riuniti presso Castel Gandolfo per un convegno di spiritualità. Mi compiaccio per questa vostra iniziativa e le auguro ampio successo, “ per la Chiesa e per l’umanità ”, secondo il tema stesso del vostro Congresso. Vi accompagno e vi seguo con la mia Benedizione.

    * * *

    Un saluto, un augurio ed una parola di compiacimento anche per il gruppo di 30 missionari che stanno frequentando un corso di aggiornamento organizzato dal Pontificio Istituto Missioni Estere. Anche a voi, cari fratelli, va il mio plauso, mentre formulo voti che questo incontro possa offrire alla vostra scelta di vita nuove ragioni e nuovo slancio per un servizio sempre più efficace alla causa del Vangelo e della salvezza dell’uomo. Vi benedico di cuore, insieme con coloro ai quali offrirete la vostra testimonianza.

    Ai giovani

    Desidero rivolgere un cordiale saluto a voi, giovani presenti a questo incontro, e vi auguro che in questo periodo in cui avete ripreso le normali occupazioni di studio o di lavoro, sappiate realizzare in pienezza il vostro impegno di battezzati, dando una testimonianza di fede e di vita, ispirata alla Persona e al Messaggio di Gesù di Nazareth, Figlio di Dio e nostro Redentore.

    Agli ammalati

    Un affettuoso pensiero per voi, carissimi Fratelli e Sorelle, che portate dolorosamente nel vostro corpo il peso della malattia. Siate sereni, siate sicuri che Dio non vi ha dimenticato, non vi ha abbandonato, ma ha costruito e continua a costruire misteriosamente in voi e con voi un progetto di grazia e di amore, per voi e, in particolare, per tanti altri, a Lui solo noti, che han bisogno di purificazione e di riconciliazione. offrite a Lui generosamente la vostra sofferenza fisica e spirituale, unendola a quella di Cristo Crocifisso. A nome della Chiesa vi dico tutta la comune solidarietà e vi chiedo il dono del vostro umile e prezioso “ Fiat ”.

    Agli sposi novelli

    Fervidi auguri e sincere felicitazioni esprimo a voi tutti, sposi novelli, presenti a questa Udienza, e nel ricordarvi che avete consacrato in questi giorni il vostro reciproco amore dinanzi a Dio e alla Chiesa nel sacramento del Matrimonio, formo voti perché la vostra nascente famiglia sia un’autentica “Chiesa in miniatura”, in cui Dio sia il primo amato e il primo servito. Costruite la vostra vita coniugale sul fondamento della fede, che animi, illumini e orienti le vostre scelte quotidiane. La Madonna Santissima e il suo castissimo Sposo San Giuseppe proteggano sempre il vostro focolare.

    A tutti la mia Benedizione Apostolica.

    Al termine dell'Udienza il Santo Padre parla del pellegrinaggio negli Stati Uniti d'America:

    At this time my thoughts turn toward the people of the United States of America. Tomorrow morning, God willing, I shall leave Rome in order to begin my second pastoral visit to that country.

    It gives me great joy to undertake this visit during the celebration of the Bicentennial of the American Constitution. In anticipation of my arrival, I send cordial greetings to all the citizens of the United States. I look forward to expressing personally to them my sentiments of friendship for the whole nation.

    In particular I look forward to being with the Catholic community, so that we may celebrate together our unity in Jesus Christ and in his Church. I desire to pray with them, to listen to them, and to speak to them. My message will be the Gospel of Christ, the story of how "God so loved the world that he gave his only Son, so that whoever believes in him... may have eternal life”.

    I also look forward to meeting many other Christian and non Christian brothers and sisters throughout America. To everyone I wish to proclaim the dignity of the human person, encouraging all to work together in building a world of human solidarity in justice, peace and love!

    May God bless all the people of America!



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
  • OFFLINE
    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:52
    Gesù Cristo ha il potere di giudicare


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 30 settembre 1987



    1. Dio è il giudice dei vivi e dei morti. Il giudice ultimo. Il giudice di tutti.

    Già nella catechesi che precede la discesa dello Spirito Santo sui pagani san Pietro proclama di Cristo: “Egli è il giudice dei vivi e dei morti costituito da Dio” (At 10, 42). Questo divino potere (“exousía”) è, già nell’insegnamento di Cristo, collegato col Figlio dell’uomo. Il noto testo sul giudizio finale nel Vangelo di Matteo inizia con le parole: “Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri” (Mt 25, 31-33). Il testo parla poi dello svolgimento del processo e preannuncia la sentenza, quella di approvazione: “Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo” (Mt 25, 34); e quella di condanna: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli” (Mt 25, 41).

    2. Gesù Cristo, che è Figlio dell’uomo, è nello stesso tempo vero Dio perché ha il potere divino di giudicare le opere e le coscienze umane, e questo potere è definitivo e universale. Egli stesso spiega perché proprio lui ha questo potere dicendo: “Il Padre infatti non giudica nessuno, ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre” (Gv 5, 22-23).

    Questo potere è collegato da Gesù con la facoltà di dare la vita. “Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole” (Gv 5, 21). “Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo” (Gv 5, 26-27). Dunque, secondo questa asserzione di Gesù, il potere divino di giudicare è stato legato alla missione di Cristo, quale Salvatore, quale Redentore del mondo. E il giudicare stesso appartiene all’opera della salvezza, all’ordine della salvezza: è un atto salvifico definitivo. Infatti lo scopo del giudizio è la partecipazione piena alla vita divina come ultimo dono fatto all’uomo: il compimento definitivo della sua eterna vocazione. Nello stesso tempo il potere di giudicare si collega con la rivelazione esteriore della gloria del Padre nel suo Figlio come Redentore dell’uomo. “Poiché il Figlio dell’uomo verrà nella gloria del Padre suo . . . e renderà a ciascuno secondo le sue azioni” (Mt 16, 27). L’ordine della giustizia è stato iscritto, fin dall’inizio, nell’ordine della grazia. Il giudizio finale deve essere la riconferma definitiva di questo legame: Gesù dice chiaramente che “i giusti splenderanno come il sole nel regno del Padre” (Mt 13, 43), ma non meno chiaramente annunzia anche il rigetto di quelli che hanno operato l’iniquità (cf. Mt 7, 23).

    Infatti, come risulta dalla parabola dei talenti (Mt 25, 14-30) la misura del giudizio sarà la collaborazione con il dono ricevuto da Dio, collaborazione con la grazia oppure rifiuto di essa.

    3. Il potere divino di giudicare tutti e ciascuno appartiene al Figlio dell’uomo. Il testo classico nel Vangelo di Matteo (cf. Mt 25, 31-46) mette in particolare rilievo il fatto che Cristo esercita questo potere non soltanto come Dio-Figlio, ma anche come Uomo, Lo esercita - e pronunzia le sentenze - nel nome della solidarietà con ogni uomo, che dagli altri riceve il bene oppure il male: “Io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare” (Mt 25, 35), oppure “ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare” (Mt 25, 42). Una “materia” fondamentale del giudizio sono le opere di carità nei riguardi dell’uomo-prossimo. Cristo s’identifica proprio con questo prossimo. “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25, 40); “Ogni volta che non l’avete fatto . . . non l’avete fatto a me” (Mt 25, 45).

    Secondo questo testo di Matteo, ognuno sarà giudicato soprattutto sull’amore. Ma non c’è dubbio che gli uomini saranno giudicati anche sulla loro fede: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell’uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio” (Lc 12, 8). Chi si vergognerà di me e delle mie parole, di lui si vergognerà il Figlio dell’uomo, quando verrà nella gloria sua e del Padre” (Lc 9, 26; cf. anche Mc 8, 38).

    4. Dal Vangelo apprendiamo dunque questa verità - che è una delle fondamentali verità della fede - cioè che Dio è giudice di tutti gli uomini in modo definitivo e universale, e che questo potere è stato rimesso dal Padre al Figlio (cf. Gv 5, 22) in stretto rapporto con la sua missione di salvezza. Lo attestano in modo particolarmente eloquente le parole pronunziate da Gesù durante il colloquio notturno con Nicodemo: “Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui” (Gv 3, 17).

    Se è vero che Cristo, come ci risulta specialmente dai Sinottici, è giudice nel senso escatologico, lo è altrettanto che il potere divino di giudicare viene messo in connessione con la volontà salvifica di Dio, che si manifesta nell’intera missione messianica di Cristo, come viene sottolineato specialmente da Giovanni: “Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano (e quelli che vedono diventino ciechi)” (Gv 9, 39). “Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno: perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il Mondo” (Gv 12, 47).

    5. Senza dubbio, Cristo è e si presenta soprattutto come Salvatore. Non ritiene sua missione giudicare gli uomini secondo principi solamente umani (cf. Gv 8, 15). Egli è, prima di tutto, Colui che insegna la via della salvezza e non l’accusatore dei colpevoli. “Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c’è già chi vi accusa, Mosè . . . perché di me egli ha scritto” (Gv 5, 45-46). In che cosa consiste quindi il giudizio? Gesù risponde: “E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie” (Gv 3, 19).

    6. Occorre, quindi, dire che, dinanzi a questa Luce che è Dio rivelato in Cristo, dinanzi a tale Verità, in certo senso le stesse opere giudicano ciascuno. La volontà di salvare l’uomo da parte di Dio ha la sua manifestazione definitiva nella parola e nell’opera di Cristo, nell’intero Vangelo fino al mistero pasquale della croce e della risurrezione. Essa diventa, nello stesso tempo, il fondamento più profondo, per così dire, il criterio centrale del giudizio sulle opere e coscienze umane. Soprattutto in questo senso “il Padre . . . ha rimesso ogni giudizio al Figlio” (Gv 5, 22), offrendo in lui a ogni uomo la possibilità di salvezza.

    7. In questo stesso senso, purtroppo, l’uomo è già stato condannato, quando rifiuta la possibilità che gli è offerta: “Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato” (Gv 3, 18). Non credere vuol dire propriamente: rifiutare la salvezza offerta all’uomo in Cristo (“Non ha creduto nel nome dell’unigenito Figlio di Dio”) (Gv 3, 18). È la stessa verità adombrata nella profezia del vecchio Simeone, riportata nel Vangelo di Luca, quando annunciava di Cristo: “Egli è per la rovina e la risurrezione di molti in Israele” (Lc 2, 34). Lo stesso si può dire dell’accenno alla “pietra scartata dai costruttori” (cf. Lc 20, 17-18).

    8. È però certezza di fede che “il Padre . . . ha rimesso ogni giudizio al Figlio” (Gv 5, 22). Ora, se il potere divino di giudicare appartiene a Cristo, è segno che lui - il Figlio dell’uomo - è vero Dio, perché solo a Dio appartiene il giudizio. E poiché questo potere di giudizio è profondamente unito alla volontà di salvezza, come ci risulta dal Vangelo, esso è una nuova rivelazione del Dio dell’alleanza, che viene agli uomini come Emmanuele, per liberarli dalla schiavitù del male. È la rivelazione cristiana del Dio che è Amore.

    Resta così corretto quel modo troppo umano di concepire il giudizio di Dio, visto come fredda giustizia soltanto, se non addirittura come vendetta. In realtà tale espressione, che è di chiara derivazione biblica, appare come l’ultimo anello dell’amore di Dio, Dio giudica perché ama e in vista dell’amore. Il giudizio che il Padre affida al Cristo è secondo la misura dell’amore del Padre e della nostra libertà.

    Ai fedeli di lingua francese

    Et maintenant, j’adresse un salut particulier aux membres de la Congrégation des Servantes du Très-Saint-Sacrement réunis en chapitre général à Rome. Je les encourage vivement à poursuivre et à renouveler, partout où elles sont implantées, la dévotion du peuple chrétien envers la très bienfaisante présence réelle du Christ dans l’Eucharistie. Et je bénis toutes leurs communautés.

    Je suis heureux d’accueillir le groupe des poètes africains venus participer au “Séminaire international d’étude sur les nouvelles littératures africaines”, qui se tient à Rome sur le thème: “Ensemble pour la paix”. Je les remercie de leur visite et je forme le vœu que cette rencontre romaine permette de mieux contribuer à former les consciences aux valeurs essentielles de la paix du cœur, de la paix entre les personnes et entre les nations.

    Enfin, je salue et je bénis de tout cœur l’ensemble des pèlerins de langue française présents à cette audience.

    Ai fedeli di lingua inglese

    I wish to extend a special word of welcome to the group of Capuchin friars who have come to Rome for an on-going formation course. In a few day, dear Brothers, we shall celebrate the feast of Saint Francis of Assisi, a man renowned throughout the world among Christians and non-Christians alike, a man of prayer and simplicity, a man of poverty and peace, a man on fire with love for Christ. I pray that the celebration of the feast and the various aspects of your course will deepen your appreciation of the special Franciscan charism that is yours, and give you fresh zeal for proclaiming the Gospel of Salvation.

    And I offer very cordial greetings to all the English-speaking visitors who are present at the audience today, in particular to those coming from England, Ireland, Australia, Canada and the United States of America.

    May the Lord bless you with his peace and joy.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Diese kurzen Erwägungen zu einem wichtigen Thema unseres Glaubens darf ich euch mit auf den Weg geben, zurück in eure Heimat, zu euren Lieben. zu Hause. Ich begleite alle eure verschiedenen Lebenswege mit meinem Gebet, besonders die jungen Menschen, die soeben beginnen, Verantwortung zu übernehmen, und die alten Menschen, die nun die Summe ihres Lebens vor Gott ziehen. Zugleich wollen wir uns alle aufrichtig zu unseren kranken Mitmenschen bekennen, wie: wir sie stellvertretend für so viele andere auch heute hier unter uns sehen: vor allem grüße ich dabei heute die Teilnehmer der bereits bewährten Initiative aus der Schweiz-”Rom im Rollstuhl“. Mein herzlicher Gruß gilt dann auch der Dankwallfahrt der Diözese Essen mit ihrem Bischof Franz Hengsbach, die zugleich die erste Leserfahrt der verdienten Bistumszeitung Ruhrwort darstellt. Ich danke euch für dieses lebendige Zeichen eurer Verbundenheit sowie auch-und dies wohl im Sinne aller Anwesenden-Für das frohe und gekonnte Spiel eurer Bergmannskapelle aus Gelsenkirchen. Euch allen gilt mein Gebet und besonderer Segen!

    Ai fedeli di espressione spagnola

    Mi más cordial saludo se dirige a todos los peregrinos de América Latina y de España aquí presentes. Saludo en especial a los Religiosos Terciarios Capuchinos de Nuestra Señora de los Dolores, que prestan un benemérito servicio en la reeducación de la juventud, así como al grupo de Coromoto, de la ciudad de Caracas, y a los estudiantes de Arquitectura de la República del Paraguay.

    Octubre, como sabéis todos, es un mes mariano y la Iglesia eleva su mirada con filial confianza a su Madre Santísima mediante el rezo del rosario. Os invito a que en vuestra plegaria del avemaría pidáis particularmente por el feliz resultado pastoral del Sínodo de los Obispos dedicado esta vez a un tema de gran trascendencia para las Comunidades cristianas: el de los seglares.

    * * *

    No puedo dejar de agradecer la presencia del Orfeón Donostiarra, de San Sebastián, en esta Audiencia. Con este gesto quieren manifestar los sentimientos de filial cercanía y devoción que un sector mayoritario del Pueblo Vasco siente por esta Sede Apostólica.

    Sé que a través de vuestra clase y buen hacer musical procuráis llevar con legítima satisfacción el nombre de vuestra hermosa ciudad por los distintos escenarios del mundo. Vuestro pueblo sufre desde hace tiempo el cruel azote de la violencia, que ha sembrado muerte y destrucción. Os pido que testimoniéis en vuestras vidas el valor irrenunciable de la paz; solamente así la convivencia pacífica será de nuevo una constante realidad en vuestra tribulada ciudad y en el resto del Paz Vasco. Que la Virgen de la Paz os proteja “oraín eta beti”: ahora y siempre.

    A todos imparto mi Bendición Apostólica.

    A pellegrini di lingua portoghese

    Saúdo cordialmente os visitantes e peregrinos de língua portuguesa, a todos desejando felicidades, em Jesus Cristo Senhor; digo em particular aos ítalo-brasileiros, originários da nobre terra véneta: Levai, desta Audiência, a certeza avivada de que Deus quer que vos comporteis sempre como filhos muito amados por Ele, seguindo o exemplo de Cristo; e, sem renunciar aos valores de vossa gloriosa tradição, que sejais como Ele: fautores de reconciliação, amor e fraternidade, até à comunhão de família, na grande família brasileira. Com a minha Bênção Apostólica.

    Ai connazionali polacchi

    Pozdrawiam pielgrzymów Z Polski: ks. Kardynała z Krakowa, księży Biskupów z Łomży i z Gorzowa Wielkopolskiego i wszystkie grupy-z parafii bł. Królowej Jadwigi w Krakowie; z parafii św. Jana Chrzciciela w Krakowie-Czerwony Prądnik; z parafii Matki Bożej Królowej Polski w Czechowicach-Dziedzicach, diecezja katowicka; pielgrzymów z diecezji lubelskiej; z parafii św. Teresy z Tamki w Warszawie; z parafii św. Anny w Grodzisku Mazowieckim; pielgrzymkę ojców kapucynów i członków trzeciego zakonu z Warszawy i innych ośrodków; współpracowników pallotyńskich z Warszawy; z parafii katedralnej Świętej Trójcy w Gdańsku-Oliwie; z koscioła św. Bartłomieja w Gdańsku, księża jezuici; z dekanatu Ołobockiego, archidiecezja poznańska; z parafii św. Bonifacego we Wrocławiu; z dekanatu Głuchołazy, diecezja opolska; prócz tego grupę nauczycieli Logos-Tour, uczestników grup turystycznych PTTK Mielec, Rzeszów, Strzegomie, Wałbrzych, Sport-Tourist, Orbis z całej Polski, PKS z Warszawy, Turysta z Poznania, grupę turystyczną z Kołobrzegu, grupę kolejarzy z Katowic.

    A numerosi gruppi di pellegrini italiani

    Saluto con viva cordialità il gruppo dell’Istituto Artigianelli di Brescia, giunto in pellegrinaggio alla Sede di Pietro in occasione del centenario di fondazione ad opera del venerabile Padre Giovanni Battista Piamarta a favore dei giovani bisognosi del mondo del lavoro.

    La vostra Opera, cari fratelli, è presente anche in Brasile ed in Cile, ed alcuni di voi, compresa una banda musicale composta di ragazzi, provengono anche da quelle parti. Grazie per la vostra visita, e tanti auguri affinché il bene che fate a favore della gioventù possa estendersi sempre più. Di cuore vi benedico.

    * * *

    Un caro saluto anche al gruppo della parrocchia romana di Santa Galla, che tra pochi giorni festeggerà la festa patronale inaugurando una cappella dedicata a Maria “Romanae Portus securitatis”. In questa cappella sarà posta un’immagine della Vergine, che io ben volentieri benedico, come pure benedico tutti voi, cari fratelli, chiedendo alla Madre di Dio che vi ottenga in abbondanza le grazie celesti.

    * * *

    Saluto, inoltre, i pellegrini provenienti dalla parrocchia di San Pietro a Mezzana in diocesi di Prato. Hanno portato una statua della Madonna, da destinare alla nuova chiesa parrocchiale. Mi hanno chiesto di benedirla, ed io ben volentieri accetto la richiesta, esprimendo il voto che la protezione della Vergine sia loro particolarmente presente durante il prossimo mese di ottobre a Lei dedicato, e durante il quale si svolgeranno le Sante Missioni. Benedico tutti di cuore.

    * * *

    Un cordiale saluto al gruppo di Radiotelepace di Cerna, in Provincia di Verona. Con le offerte raccolte tra migliaia di ascoltatori questa benemerita Associazione ha acquistato un “ monitor ”, una sofisticata apparecchiatura medica, destinata all’Ospedale di Nazaret.

    Benedico di cuore la vostra iniziativa, auspicando ogni bene.

    Ai giovani

    Rivolgo il mio cordiale saluto ai giovani presenti. Carissimi, alla vigilia dell’apertura del Sinodo dei Vescovi, desidero esortarvi a seguire la celebrazione di tale evento ecclesiale con particolare attenzione. Il vostro impegno può attingere molto dalla riflessione che si dedicherà alla vocazione ed alla missione dei laici a vent’anni dal Concilio Vaticano II, il quale, per venire attuato in tutta la sua pienezza, ha bisogno di persone formate ai suoi insegnamenti ed alle sue indicazioni, di sempre fresche e generose energie, cioè anche di voi, giovani. In unione con Maria, invocate lo Spirito Santo perché vi riempia dei suoi doni e così essere esecutori pronti e fedeli di quanto Egli vi ispirerà. Vi benedico uno per uno.

    Agli ammalati

    Anche a voi, carissimi ammalati, porgo il mio affettuoso saluto. Inizia domani il mese di ottobre, dedicato dalla pietà del popolo cristiano al S. Rosario. Da questa semplice e meravigliosa preghiera sappiate attingere forza e conforto.

    Carissimi ammalati, vi invito a voler sostenere i lavori del Sinodo con la recita quotidiana del S. Rosario e con l’offerta delle sofferenze al Signore. Ciò attirerà certamente sull’Assemblea dei Vescovi i divini favori e non sarà poco il vostro merito per questo sostegno silenzioso, ma importantissimo. Vi sia di incoraggiamento l’Apostolica Benedizione.

    Agli sposi novelli

    Un saluto ed un augurio alle coppie di sposi novelli. Carissimi, fate in modo che la vostra famiglia sia una “Chiesa domestica” in cui si vive in unione con Dio, nella serenità e nella pace.

    Vi accompagni la mia Benedizione.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana