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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore Agosto 1987

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    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:46
    Gesù Cristo viene nella potenza dello Spirito Santo


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 5 agosto 1987



    1. “Sono uscito dal Padre e sono venuto nel mondo; ora lascio di nuovo il mondo, e vado al Padre (Gv 16, 28). Gesù Cristo ha la consapevolezza della sua origine dal Padre: è il figlio perché proviene dal Padre. Come Figlio è venuto nel mondo, mandato dal Padre. Questa missione (“missio”), che si basa sull’eterna origine del Cristo-Figlio dal Padre, è radicata in lui. Perciò in questa missione il Padre rivela il Figlio e rende testimonianza a Cristo come suo Figlio, mentre il Figlio rivela il Padre. Nessuno infatti “conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27). Il Figlio, che “è uscito dal Padre”, esprime e conferma la propria figliolanza in quanto “rivela il Padre” davanti al mondo. E lo fa non solo con le parole del Vangelo, ma anche con la sua vita, per il fatto che egli completamente “vive per il Padre”, e questo fino al sacrificio della vita sulla croce.

    2. Questa missione salvifica del Figlio di Dio come Uomo, si compie “nella potenza” dello Spirito Santo. Lo attestano numerosi passi dei Vangeli e tutto il Nuovo Testamento. Nell’Antico Testamento, la verità sulla stretta relazione tra la missione del Figlio e la venuta dello Spirito Santo (che è anche la sua “missione”) era nascosta, anche se in un certo modo già annunziata. Un presagio particolare sono le parole di Isaia, alle quali Gesù si richiama all’inizio della sua attività messianica a Nazaret: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia del Signore” (Lc 4, 17-19; cf. Is 61, 1-2).

    Queste parole riguardano il Messia: parola che significa “consacrato con unzione” (“unto”) - cioè colui che viene nella potenza dello Spirito del Signore -. Gesù afferma davanti ai suoi compaesani che queste parole si riferiscono a lui: “Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udito con i vostri orecchi” (cf. Lc 4, 21).

    3. Tale verità sul Messia che viene nella potenza dello Spirito Santo trova la sua conferma durante il battesimo di Gesù nel Giordano sempre all’inizio della sua attività messianica. Particolarmente denso è il testo di Giovanni che riporta le parole del Battista: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua, mi aveva detto: “L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo”. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1, 32-34).

    Dunque, Gesù è il Figlio di Dio, colui che “è uscito dal Padre ed è venuto nel mondo” (cf. Gv 16, 28) per portare lo Spirito Santo: “per battezzare con lo Spirito Santo” (cf. Mc 1, 8), cioè per istituire la nuova realtà della rinascita da Dio da parte dei figli di Adamo gravati dal peccato. La venuta del Figlio di Dio nel mondo, il suo umano concepimento e la sua nascita verginale si sono compiuti per opera dello Spirito Santo. Il Figlio di Dio si è fatto Uomo ed è nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, nella sua potenza.

    4. La testimonianza che Giovanni rende a Gesù di Nazaret come Figlio di Dio, è in stretta relazione con il testo del Vangelo di Luca, dove leggiamo che all’annunciazione Maria si sente dire che ella “concepirà e darà alla luce un figlio che sarà chiamato figlio dell’Altissimo” (cf. Lc 1, 31-32). E quando chiede: “Come avverrà questo? Non conosco uomo”, riceve la risposta: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1,34-35).

    Se dunque l’“uscire dal Padre e venire nel mondo” del Figlio di Dio come uomo (il figlio dell’uomo), si è operato nella potenza dello Spirito Santo, ciò manifesta il mistero della vita trinitaria di Dio. E questa vivificante potenza dello Spirito Santo viene confermata fin dall’inizio dell’attività messianica di Gesù, come risulta dai testi dei Vangeli, sia di quelli sinottici (Mc 1, 10; Mt 3, 16; Lc 3, 22) che di quello giovanneo (Gv 1, 32-34).

    5. Già nel Vangelo dell’infanzia, quando è detto di Gesù che “la grazia di Dio era sopra di lui” (Lc 2, 40), indirettamente viene messa in evidenza la presenza santificante dello Spirito Santo. Ma è dal momento del battesimo nel Giordano che i vangeli parlano molto più espressamente dell’attività di Cristo nella potenza dello Spirito: “subito dopo (il battesimo) lo Spirito lo sospinse nel deserto . . .”, dice Marco (Mc 1,12). E nel deserto, dopo un periodo di quaranta giorni di digiuno, lo Spirito di Dio permise che Gesù fosse tentato dallo spirito delle tenebre, in maniera da riportare su di lui la prima vittoria messianica (cf. Lc 4, 1-14). Anche durante la sua attività pubblica, Gesù manifesta più volte la medesima potenza dello Spirito Santo nei riguardi degli indemoniati. Egli stesso lo mette in risalto con quelle sue parole: “Se io scaccio i demoni per virtù dello Spirito di Dio, è certo giunto fra voi il regno di Dio” (Mt 12, 28). La conclusione di tutto il combattimento messianico contro le forze delle tenebre è stato l’evento pasquale: la morte in croce e la risurrezione di colui che è venuto dal Padre nella potenza dello Spirito Santo.

    6. Anche dopo l’ascensione Gesù è rimasto, nella coscienza dei suoi discepoli, come colui che “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza” (At 10, 38). Essi ricordavano che grazie a questa potenza gli uomini, ascoltando l’insegnamento di Gesù, lodavano Dio e dicevano: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo” (Lc 7,16), “Mai un uomo ha parlato come parla quest’uomo” (Gv 7,46), e attestavano che, grazie a questa potenza, Gesù “faceva miracoli, prodigi e segni” (At 2, 22), così che “tutta la folla cercava di toccarlo, perché da lui usciva una forza che sanava tutti” (Lc 6, 19). In tutto ciò che Gesù di Nazaret, il figlio dell’uomo, faceva e insegnava, si realizzavano le parole del profeta Isaia (cf. Is 42, 1) sul Messia: “Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui . . .” (Mt 12, 18).

    7. Questa potenza dello Spirito Santo si è manifestata fino in fondo nel sacrificio redentivo di Cristo e nella sua risurrezione. Veramente Gesù è il Figlio di Dio “che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo” (cf. Gv 10, 36). Rispondendo alla volontà del Padre, egli offre se stesso a Dio mediante lo Spirito come vittima senza macchia e questa vittima purifica la nostra coscienza dalle opere morte, perché possiamo servire il Dio vivente (cf. Eb 9, 14). Lo stesso Santo Spirito - come testimonia l’apostolo Paolo - “ha risuscitato Gesù dai morti” (Rm 8, 11), e mediante questo “risorgere dai morti” Gesù Cristo riceve la pienezza della potenza messianica ed è definitivamente rivelato dallo Spirito Santo come “figlio di Dio con potenza”, letteralmente: “costituito Figlio di Dio con potenza secondo lo Spirito di santificazione mediante la risurrezione dai morti” (Rm 1, 4).

    8. Dunque Gesù Cristo, il Figlio di Dio, viene nel mondo per opera dello Spirito Santo, e come Figlio dell’uomo compie fino in fondo la sua missione messianica in forza dello Spirito Santo. Ma se Gesù Cristo agisce per questa potenza durante tutta la sua attività salvifica e alla fine nella passione e risurrezione, allora è lo Spirito stesso a rivelare che egli è Figlio di Dio. Sicché oggi, grazie allo Spirito Santo, la divinità del Figlio, Gesù di Nazaret, risplende davanti al mondo. E “nessuno - come scrive san Paolo - può dire: “Gesù è il Signore” se non sotto l’azione dello Spirito Santo” (1 Cor 12, 3)

    Ai fedeli di lingua francese

    Je remercie les pèlerins de langue française de leur visite. Je forme les meilleurs vœux pour eux, pour leur famille, leur souhaitant de bien profiter de leurs vacances et d’ętre attentifs à l’Esprit Saint présent aussi en eux. De tout cœur, je vous donne ma Bénédiction Apostolique.

    Ai fedeli di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I offer a cordial welcome to the pilgrims and visitors present l at this audience. In a special way, my greeting goes to the group of Chinese pilgrims from Taiwan, led by the Bishop of Kiayi. I am very pleased to learn of your praiseworthy efforts to promote the sanctity of Christian marriage. May the Lord sustain you in joy and courage as you proclaim the Good News of salvation to the people of your` country. I am also happy to greet a group of "Cursillistas" from Taiwan as well as the children of the dancing troupe called "The Little Flowers of Taiwan".

    I extend a warm welcome too to a group of Marian Year pilgrims from Western Australia.

    And upon all the English-speaking people I invoke the abundant blessings of Almighty God.

    Ad alcuni pellegrini giapponesi

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Dilettissimi pellegrini, provenienti dalla diocesi di Okinawa. Ho sentito dire che voi fate un pellegrinaggio in Terra Santa, in coincidenza con l’anno Mariano che la Chiesa sta celebrando.

    Voi camminerete sulle tracce della Madre di Gesù e pregherete affinché possiate approfondire la presenza di Maria nella vostra vita quotidiana.

    Augurando che la Madonna cammini insieme a Voi e sia, il vostro, un pellegrinaggio veramente fruttuoso, Vi imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ai pellegrini di lingua tedesca

    Ich freue mich über eure Teilnahme an dieser Audienz und 1 grüße euch alle und jeden einzelnen sehr herzlich. Zugleich wünsche ich euch schöne und erholsame Ferien und erbitte euch dazu von Herzen Gottes Schutz und Beistand mit meinem besonderen Apostolischen Segen.

    Ai numerosi pellegrini spagnoli

    Deseo ahora dirigir mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua espańola aquí presentes. En particular, saludo a los miembros del Instituto “Cruzada Evangélica” a quienes aliento a un renovado empeńo en su vocación misionera, devoción eucarística y devoción a la Santísima Virgen. A todas las personas, familias y grupos procedentes de Espańa y de los diversos países de América Latina, imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli di lingua portoghese

    Ao saudar cordialmente os ouvintes de língua portuguesa, t desejo a todos que a vinda a Roma lhes fortaleça a fé e lhes dę paz e alegria em Cristo. Em particular, dou as boas-vindas à peregrinação da paróquia de Nossa Senhora de Fátima, de Viana do Castelo, em Portugal: neste Ano Mariano, ouvi e anunciai, sobretudo com a vida, a mensagem da vossa Padroeira e sede felizes! Igualmente ao simpático grupo folclórico de “As Lavradeiras”, de Arcozelo, desejo felicidades; e que, semeando a alegria, com as suas exibições glorifiquem a Deus e amem o próximo! Com a minha Bęnção Apostólica.

    Ai pellegrini provenienti dalla Polonia

    Serdecznie pozdrawiam wszystkich obecnych tutaj pielgrzymów: z parafii św. Mikołaja w Lublińcu, diecezja katowicka; oazę rodzin z parafii Nawiedzenia Matki Bożej w Lesku, diecezja przemyska; również z diecezji przemyskiej, z parafii pod wezwaniem Królowej Polski w Nowej Sarzynie; z Poznania, z parafii pod we zwaniem Matki Bożej Zwycięskiej; z Wrocławia - siostry Elżbietanki; Zespół Pieśni i Tańca Akademii Medycznej z Lublina; górników z kopalni Miechowice, Bytom; nauczycieli z Pszczelina koło Warszawy, Logos-Tour; członków Towarzystwa Wyprawy Turystycznej Polska-Hiszpania z Bielska-Białej; również grupę nauczycieli Logos-Tour z Zielonej Góry, Poznania, Chorzowa i Wrocławia; żeglarzy ze Śląska, z jachtu SY “Janina”; prócz tego Polaków z Chicago i z Jasła; uczestników grup turystycznych PKS, PTTK, Orbisu, Turysty z Warszawy oraz z całej Polski . . . Wszystkim obecnym tutaj ofiaruję pozdrowienie i błogosławieństwo zarówno dla was, jak i dla waszych bliskich, czy to w Ojczyźnie, czy to na emigracji.

    Ai giovani

    Rivolgo ora il mio saluto ai numerosi giovani qui presenti. Cari giovani, il periodo estivo vi offre la possibilità di un arricchimento culturale, umano e spirituale. Sappiate trarre tesoro dalla conoscenza di tante bellezze artistiche e naturali che avete occasione di ammirare; sappiate comunicare in modo veramente umano e fraterno con le persone che incontrate, ed ogni giorno rientrate in voi stessi con qualche momento di riflessione e di preghiera.

    Vi benedico di cuore.

    Agli ammalati

    A voi cari ammalati, che sempre ricordo nelle mie preghiere, il mio caro saluto! In questo periodo il caldo rende più accentuata la vostra sofferenza, nonostante le premure dei vostri cari e di quanti vi assistono con tanto amore.

    Ricordatevi sempre che Dio vi ama di un amore particolare! Invocate con viva fede il suo aiuto affinché, partecipi delle sofferenze di Gesù, che attraverso la Croce ha redento l’umanità, possiate trarre dalle vostre sofferenze il maggior beneficio possibile per voi, per le vostre famiglie e per tutta la Chiesa.

    Vi sia di conforto la mia Benedizione.

    Agli sposi novelli

    Cari sposi novelli, la chiesa guarda a voi con particolare attenzione e fiducia. Vi siete scelti liberamente e responsabilmente, siete coppie impegnate a realizzare la grande missione di amore e di vita che corrisponde al piano che Dio ha su ciascuna coppia e al progetto maturato nel fidanzamento. Voi, sposi cristiani, siete chiamati a testimoniare in copia l’amore di Dio e ad essere suoi collaboratori nel trasmettere la vita ai figli, per educarli agli autentici valori umani e cristiani.

    Pregate il Signore affinché illumini le vostre menti, percorrete con coraggio ed entusiasmo la strada dell’amore e della vita, affidandovi alla protezione della Vergine Santa.

    Vi accompagni la mia Benedizione.

    Annuncio della visita a Santa Maria Maggiore

    Oggi la Chiesa celebra la memoria liturgica della “dedicazione della Basilica di Santa Maria Maggiore”, la cui origine è collegata a una pia tradizione: la notte tra il 4 e 5 agosto dell’anno 352, al patrizio romano Giovanni apparve la Madonna, ordinandogli di erigere una chiesa nel luogo in cui, il giorno seguente, sarebbe caduta una abbondante nevicata; analogo sogno ebbe contemporaneamente il Papa Liberio. L’indomani sul colle Esquilino cadde abbondante la neve; il Papa vi segnò il tracciato della chiesa e fu costruita a spese del patrizio Giovanni. In base a questa tradizione, la Basilica è denominata anche “Santa Maria della Neve”, come pure “Basilica Liberiana”, dal nome del mio predecessore che volle fosse costruita.

    Ottanta anni dopo, nel 432, Papa Sisto III la fece riedificare volendo in tal modo esaltare il dogma della “Maternità divina” di Maria santissima, che nell’anno precedente era stato solennemente proclamato nel Concilio Ecumenico di Efeso.

    È in tale meravigliosa e veneranda Basilica Romana, che alla vigilia dell’inizio dell’Anno mariano abbiamo recitato il rosario, collegandoci con alcuni dei più importanti Santuari mariani del mondo! Proprio in quel gioioso ricordo, mi recherò in pellegrinaggio a detta Basilica, al termine dell’udienza generale, e pregherò per la buona riuscita dell’Anno Mariano.

    ***

    Domani e dopodomani avrà luogo a Città del Guatemala una riunione dei Presidenti delle Repubbliche Centroamericane.

    Invito tutti a pregare perché questa nuova iniziativa di pace per quella Regione tanto travagliata possa raggiungere risultati concreti, che contribuiscano al superamento degli antagonismi che hanno già portato tanti amari frutti di violenza e di morte.

    La Santa Sede vede con simpatia gli sforzi che si stanno compiendo perché tra quelle nobili Nazioni, che un’unica fede cristiana affratella e sono unite da stretti vincoli storici e culturali, possano svolgersi negoziati fruttuosi al fine di pervenire ad una pace stabile e duratura, fondata sulle esigenze della giustizia e del rispetto dei diritti umani per tutte le persone e per tutti i popoli interessati.

    Affido alla materna intercessione di Maria Santissima ansie ed aspettative di quelle care popolazioni, tanto provate: Lei, la Regina della pace, ottenga da Gesù i doni a cui essi anelano dal profondo del cuore.



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    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:47
    Gesù «porta» lo Spirito Santo alla Chiesa e all'umanità


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 12 agosto 1987



    1. Gesù Cristo il Figlio di Dio, che viene mandato dal Padre nel mondo, diventa uomo per opera dello Spirito Santo nel seno di Maria, la Vergine di Nazareth, e in forza dello Spirito Santo compie come uomo la sua missione messianica fino alla croce e alla risurrezione.

    In riferimento a questa verità (che costituiva l’oggetto della precedente catechesi), occorre ricordare il testo di sant’Ireneo che scrive: “Lo Spirito Santo è disceso sul Figlio di Dio, che è diventato Figlio dell’uomo, abituandosi insieme a lui a inabitare nel genere umano, a riposare negli uomini, opere di Dio, compiendo in loro la volontà del Padre e trasformando la loro vecchiezza nella novità di Cristo” (S. Irenaei, Adversus haereses, III, 17,1).

    È un passo molto significativo che ripete con altre parole ciò che abbiamo appreso dal Nuovo Testamento, cioè che il Figlio di Dio si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo e nella sua potenza ha svolto la missione messianica, per preparare così l’invio e la discesa nelle anime umane di questo spirito, che “scruta le profondità di Dio” (cf. 1 Cor 2, 10), per rinnovare e consolidare la sua presenza e la sua azione santificante nella vita dell’uomo. È interessante quell’espressione di Ireneo, secondo il quale lo Spirito Santo, operando nel Figlio dell’uomo, “si abituava insieme a lui ad inabitare nel genere umano”.

    2. Nel Vangelo di Giovanni leggiamo che “nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, Gesù levatosi in piedi esclamò ad alta voce: “Chi ha sete venga a me e beva; chi crede in me, come dice la Scrittura, fiumi di acqua viva sgorgheranno dal suo seno”. Questo egli disse riferendosi allo Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui; infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato” (Gv 7, 37-39). Gesù annuncia la venuta dello Spirito Santo servendosi della metafora dell’“acqua viva”, perché è “lo Spirito che dà la vita . . .” (Gv 6, 63). I discepoli riceveranno questo Spirito da Gesù stesso nel tempo opportuno, quando Gesù sarà “glorificato”: l’Evangelista ha in mente la glorificazione pasquale mediante la croce e la risurrezione.

    3. Quando tale tempo - cioè l’“ora” di Gesù - è ormai vicino, durante il discorso nel cenacolo, Cristo riprende il suo annuncio, e più volte promette agli apostoli la venuta dello Spirito Santo come nuovo Consolatore (Paraclito).

    Dice loro così: “Io pregherò il Padre ed egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga con voi per sempre, lo Spirito di verità che il mondo non può ricevere, perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete perché egli dimora presso di voi e sarà in voi” (Gv 14, 16-17). “Il Consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel mio nome, egli vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto” (Gv 14, 26). E più avanti: “Quando verrà il Consolatore che io vi manderò dal Padre, lo Spirito di verità, che procede dal Padre, egli mi renderà testimonianza...” (Gv 15, 26).

    Gesù conclude così: “Se non me ne vado, non verrà a voi il Consolatore; ma quando me ne sarò andato ve lo manderò. E quando sarà venuto, egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio . . .” (Gv 16, 7-8).

    4. Nei testi riportati, è contenuta in modo denso la rivelazione della verità sullo Spirito Santo, che procede dal Padre e dal Figlio (su questo argomento mi sono ampiamente intrattenuto nell’enciclica Dominum et Vivificantem). In sintesi, parlando agli apostoli nel cenacolo, la vigilia della sua passione, Gesù unisce la sua dipartita ormai vicina con la venuta dello Spirito Santo. Per Gesù è un rapporto causale: egli deve andarsene attraverso la croce e la risurrezione, affinché lo Spirito di verità possa discendere sugli apostoli e sulla Chiesa intera come il Consolatore. Allora il Padre manderà lo Spirito “nel nome del Figlio” lo manderà nella potenza del mistero della redenzione, che deve compiersi per mezzo di questo Figlio, Gesù Cristo. Perciò è giusto affermare, come fa Gesù, che anche il Figlio stesso lo manderà: “il Consolatore che io vi manderò dal Padre” (Gv 15, 26).

    5. Questa promessa fatta agli apostoli alla vigilia della sua passione e morte, Gesù l’ha adempiuta il giorno stesso della sua risurrezione. Narra infatti il Vangelo di Giovanni che, presentatosi ai discepoli ancora rifugiati nel cenacolo, Gesù li salutò e mentre essi erano sbigottiti dallo straordinario evento, “alitò su di loro e disse: “Ricevete lo Spirito Santo; e chi rimetterete i peccati saranno rimessi a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi”” (Gv 20, 22-23).

    Nel testo di Giovanni c’è una sottolineatura teologica che è bene mettere in evidenza: il Cristo risorto è colui che si presenta agli apostoli e “porta” loro lo Spirito Santo, colui che in un certo senso lo “dà” a loro nei segni della sua morte in croce (“Mostrò loro le mani e il costato” (Gv 20, 20)). Ed essendo “lo Spirito che dà la vita” (Gv 6, 63), gli apostoli ricevono insieme con lo Spirito Santo la capacità e il potere di rimettere i peccati.

    6. Quello che accade in modo così significativo il giorno stesso della risurrezione, dagli altri evangelisti viene in qualche modo disteso nei giorni successivi, nei quali Gesù continua a preparare gli apostoli al grande momento, quando in forza della sua dipartita lo Spirito Santo scenderà su di loro in modo definitivo, così che la sua venuta diventerà manifesta al mondo. Esso sarà anche il momento della nascita della Chiesa: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria fino agli estremi confini della terra” (At 1, 8). Questa promessa, che riguarda direttamente la venuta del Paraclito, si è compiuta il giorno di Pentecoste.

    7. In sintesi possiamo dire che Gesù Cristo è colui che proviene dal Padre come eterno Figlio, è colui che dal Padre “è uscito” facendosi uomo per opera dello Spirito Santo. E dopo aver compiuto la sua missione messianica come Figlio dell’uomo in forza dello Spirito Santo “va al Padre” (cf. Gv 14, 12). Andandovi come Redentore del mondo, “dà” ai suoi discepoli e manda sulla Chiesa per tutti i tempi, lo stesso Spirito, nella cui potenza egli agiva come uomo. In questo modo Gesù Cristo, come colui che “va al Padre”, per mezzo dello Spirito Santo conduce “al Padre” tutti coloro che lo seguiranno nel corso dei secoli.

    8. “Innalzato pertanto alla destra di Dio e, dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, (Gesù Cristo) lo ha effuso” (At 2, 33), dirà l’apostolo Pietro il giorno di Pentecoste. “E che voi siete figli ne è prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbà, Padre!” (Gal 4, 6), scriverà l’apostolo Paolo. Lo Spirito Santo che “proviene dal Padre” (cf. Gv 15, 26), è nello stesso tempo lo Spirito di Gesù Cristo: lo Spirito del Figlio.

    9. Dio ha dato a Cristo lo Spirito Santo “senza misura”, proclama Giovanni Battista, secondo il IV Vangelo. E san Tommaso d’Aquino spiega nel suo limpido commento che i profeti ricevevano lo Spirito “con misura”, e perciò “parzialmente” profetizzavano. Cristo invece ha lo Spirito Santo “senza misura”: sia come Dio, in quanto il Padre mediante l’eterna generazione, gli dà di spirare lo Spirito all’infinito; sia come uomo, in quanto, mediante la pienezza della grazia, Dio lo ha colmato di Spirito Santo, perché lo effonda in ogni credente (san Tommaso, Super Evang. S. Ioannis Lectura, c. III, 1. 6, n. 541-544). Il Dottore Angelico si riferisce al testa di Giovanni (Gv 3, 34): “Infatti colui che Dio ha mandato proferisce le parole di Dio che dà (a lui) lo Spirito senza misura” (secondo la traduzione proposta da illustri biblisti).

    Veramente possiamo esclamare con intima commozione, assieme all’evangelista Giovanni: “Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto” (Gv 1, 16); veramente siamo diventati partecipi della vita di Dio nello Spirito Santo.

    E su questo mondo di figli del primo Adamo, destinati alla morte, vediamo ergersi possente il Cristo, l’“ultimo Adamo”, diventato “Spirito datore di vita” (1 Cor 15, 45).

    Ai fedeli di lingua francese

    Chers pèlerins et visiteurs de langue française.

    Je suis heureux de vous accueillir ici avec ce message.

    Je salue spécialement les jeunes Libanais venus à l’occasion de l’Année Mariale avec les Pères de l’Ordre Libanais Maronite. Chers amis, nous pensons souvent à votre cher pays, demandant au Seigneur de disposer tous les cœurs à chercher vraiment la paix, à soigner tant de blessures physiques et morales, à reconstruire ensemble l’avenir dans le respect réciproque. Puissiez-vous, malgré les épreuves, garder toujours l’espérance que c’est possible.

    * * *

    Et vous, chères animatrices de l’Association Claire -Amitié de L France et d’Afrique, réunies pour votre quatrième Assemblée internationale, je sais avec quelle générosité vous vous consacrez au service des jeunes filles et jeunes femmes défavorisées. Cherchez à vivre toujours plus profondément votre vocation de laïques engagées en équipes dans l’Eglise et dans le monde. Puisez la lumière et l’amour nécessaires à votre admirable apostolat aux sources de la prière, des sacrements, avec la médiation maternelle de Marie. Je vous bénis de tout cœur ainsi que les jeunes et le amis de vos foyers Claire -Amitié.

    Ma bénédiction s’étend à tous les autres pèlerins, notamment ceux des paroisses sainte Thérèse et saint Laurent de Castres, des autres groupes de jeunes ou d’adultes de France, de Guadeloupe, de Belgique, et aussi à l’association des Paralysés de France.

    A tous, je souhaite de bien préparer la grande fę te de l’Assomption de Marie!

    Ai fedeli di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I wish to welcome the English-speaking visitors and pilgrims.

    In particular, I greet the young priests currently engaged in a spiritual renewal program at the Collegio Serafico in Rome.

    To all of you I offer my cordial best wishes and prayers for a peaceful summer season, filled with moments of physical relaxation and spiritual refreshment. In the love of Jesus Christ I impart my Apostolic Blessing.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Herzlich grüße ich durch diese kurzen Darlegungen alle deutscht sprachigen Audienzteilnehmer: die Familien Gruppen und auch alle Einzelpilger. Mein besonderer Gruß gilt der Schwesterngruppe der Dillinger Franziskanerinnen anläßlich ihres Generalkapitels. Christus ist die Fülle unseres Lebens durch und im Heiligen Geist. Erbitten wir uns von ihm immer wieder neu das kostbare Geschenk seines Geistes. Von Herzen erteile ich euch und allen anwesenden Pilgern mit besten Wünschen für schöne und erholsame Ferien meinen Apostolischen Segen.

    Ai numerosi pellegrini di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    deseo ahora presentar mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española presentes en esta audiencia.

    Ruego a Dios para que vuestra visita a Roma, centro de la catolicidad, os reafirme en vuestra fe y os dé fuerza para vivir los compromisos de la vida cristiana con nuevo entusiasmo e ilusión. A la Virgen Santísima, en este Ańo Mariano, os encomiendo de corazón.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini polacchi

    Pozdrawiam serdecznie pielgrzymkę katedralną, z Tarnowa; pielgrzymów z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa w Krzyszkowicach, diecezja katowicka; młodzież z Kraśnika Lubelskiego: z parafii św. Krzyża w Rzeszowie; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej w Rzeszowie, ojcowie bernardyni; z parafii św. Teresy od Dzieciątka Jezus i św. Szczepana w Warszawie; pielgrzymkę Archikonfraterni Literackiej Niepokalanego Poczęcia Matki Bożej z Bydgoszczy i Warszawy; młodzież ż parafii św. Kazimierza w Gdańsku-Zaspie; z parafii Narodzenia Matki Bożej w Białogardzie, diecezja koszalińsko-kołobrzeska; pielgrzymkę, diecezji koszalińsko-kołobrzeskiej; ze Szczecina, z parafii Najświęstszego Serca Pana Jezusa; z parafii św. Mikołaja w Lesznie, archidiecezja poznańska; z parafii św. Augustyna, św. Karola Boromeusza i św. Wojciecha z Wrocławia; pielgrzymkę młodzieży z duszpasterstw ojców redemptorystów; uczennice prywatnego Liceum Ogólnokształcącego Sióstr Nazaretanek w Warszawie; pielgrzymkę animatorów ruchu “Światło-Życie” z parafii św. Kazimierza w Warszawie; grupę z Zielonej Góry; grupę Towarzystwa Przyjaźni Polsko-Włoskiej w Poznaniu; grupy nauczycieli ze Szczecina, z Piaseczna, z Pszczelina koło Warszawy; grupę PTTK z Sandomierza, Jarosławia i Bydgoszczy oraz innych uczestników grup turystycznych... Serdecznie witam wszystkich pielgrzymów, bardzo licznie zgromadzonych w Rzymie z różnych diecezji, parafii, z różnych grup młodzieżowych. Niech Bóg błogosławi wasz pobyt przy progach apostolskich, niech wam pozwala znaleźć tutaj Chrystusa i Jego Ducha Świętego.

    Ai giovani

    Desidero salutare in modo del tutto particolare i giovani, qui riuniti a metà di questo mese di Agosto, nella imminenza della Solennità della beata Vergine Maria Assunta in Cielo.

    Carissimi, abbiate sempre nella Beata Vergine Maria uno stupendo modello di vita e di fede, e nella intensa preghiera e nella frequente meditazione rivolgetevi a Lei, esaltata più di ogni altra creatura, perché ha realizzato in totale umiltà la sua straordinaria grandezza di Madre di Dio e di Prima tra i Credenti.

    Agli ammalati

    Rivolgo, ora, il mio pensiero a voi, carissimi ammalati, qui presenti.

    Il mio augurio è che, con il materno aiuto di Maria Santissima, la quale ai piedi della Croce sperimentò un dolore intenso come taglio di spada, voi sappiate affrontare con coraggio e fiducia le prove della vita e avere inoltre la certezza che nella malattia e nella sofferenza troverete sempre sostegno e conforto nel suo amatissimo Figlio e nostro Redentore.

    Agli sposi novelli

    Infine saluto voi, carissimi sposi novelli, venuti a Roma dopo aver ricevuto la grazia sacramentale.

    La vostra nascente famiglia abbia nella Famiglia di Nazareth il fulgido modello da imitare, e guardi sempre a Maria Santissima come ad una Mamma che, col suo aiuto e con la sua intercessione, vi può aiutare a realizzare la promessa di amore vicendevole e totale, e l’impegno, assunto davanti all’Altare del Signore, di vivere una vita sempre guidata dal Vangelo.



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    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:48
    Gesù Cristo rivelatore della Trinità


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 19 agosto 1987



    1. Le catechesi su Gesù Cristo trovano il loro nucleo in questo tema centrale che si trae dalla rivelazione: Gesù Cristo, l’uomo nato dalla Vergine Maria, è il Figlio di Dio. Tutti i Vangeli e gli altri libri del Nuovo Testamento documentano questa fondamentale verità cristiana, che nelle precedenti catechesi abbiamo cercato di illustrare sviluppandone i vari aspetti. La testimonianza evangelica sta alla base del magistero solenne della Chiesa nei Concili, quale si rispecchia nei simboli di fede (prima di tutto in quello niceno-costantinopolitano) e anche, naturalmente, nel costante insegnamento ordinario della Chiesa, nella sua liturgia, nella preghiera e nella vita spirituale da essa promossa e guidata.

    2. La verità su Gesù Cristo Figlio di Dio costituisce, nell’autorivelazione di Dio, il punto-chiave mediante il quale si svela l’indicibile mistero di un Dio unico nella santissima Trinità. Infatti, secondo la Lettera agli Ebrei, quando Dio “ultimamente, in questi giorni, ha parlato a noi per mezzo del Figlio” (Eb 1, 2), ha svelato la realtà della sua vita intima - di quella vita nella quale egli rimane un’assoluta unità nella divinità, e al tempo stesso è Trinità cioè divina comunione di tre Persone. A questa comunione rende direttamente testimonianza il Figlio che “è uscito dal Padre ed è venuto nel mondo” (cf. Gv 16, 28). Solamente lui. L’Antico Testamento, quando Dio “aveva . . . parlato per mezzo dei profeti” (Eb 1, 1) non conosceva questo intimo mistero di Dio. Certamente alcuni elementi della rivelazione veterotestamentaria costituivano la preparazione di quella evangelica e tuttavia solo il Figlio poteva introdurci in questo mistero. Poiché “Dio nessuno lo ha mai visto”: nessuno ha conosciuto l’intimo mistero della sua vita. Solamente il Figlio: “il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).

    3. Nel corso delle precedenti catechesi ci è stato dato di considerare i principali aspetti di questa rivelazione, grazie alla quale la verità sulla figliolanza divina di Gesù Cristo ci appare con piena chiarezza. Concludendo ora questo ciclo di meditazioni, è bene ricordare alcuni momenti, in cui, insieme alla verità sulla figliolanza divina del figlio dell’uomo, figlio di Maria, si svela il mistero del Padre e dello Spirito Santo.

    Il primo cronologicamente è già il momento dell’annunciazione a Nazaret. Secondo l’angelo, infatti, chi deve nascere dalla Vergine è il Figlio dello Altissimo, il Figlio di Dio. Con queste parole, Dio viene rivelato come Padre e il Figlio di Dio viene presentato come colui che deve nascere per opera dello Spirito Santo (“Lo Spirito Santo scenderà su di te” (Lc 1, 35)). Così nella narrazione dell’annunciazione è racchiuso il mistero trinitario: Padre, Figlio e Spirito Santo.

    Tale mistero è presente anche nella teofania avvenuta durante il battesimo di Gesù nel Giordano, allorché il Padre, tramite una voce dall’alto, rende testimonianza al Figlio “prediletto”, ed essa viene accompagnata dallo Spirito “che scende su Gesù sotto forma di una colomba” (Mt 3, 16). Questa teofania è quasi una conferma “visiva” delle parole del profeta Isaia, alle quali Gesù ha fatto riferimento a Nazaret, nel dare inizio alla sua attività messianica: “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato . . .” (Lc 4, 18; cf. Is 61, 1).

    4. In seguito, durante il ministero, incontriamo le parole con le quali Gesù stesso introduce i suoi ascoltatori nel mistero della divina Trinità, tra le quali c’è la “gioiosa dichiarazione”, che troviamo nei Vangeli di Matteo e di Luca. La diciamo “gioiosa” poiché, come leggiamo nel testo di Luca, “in quello stesso istante Gesù esultò nello Spirito Santo” (Lc 10, 21) e disse: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenute nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 25-27).

    Ecco, grazie a questa “esultanza di Gesù nello Spirito Santo”, veniamo introdotti nelle “profondità di Dio” - nelle “profondità” che solo lo Spirito scruta: nell’intima unità della vita di Dio, nell’imperscrutabile comunione delle Persone.

    5. Queste parole, riportate da Matteo e da Luca, armonizzano perfettamente con molte affermazioni di Gesù che troviamo nel Vangelo di Giovanni, come abbiamo già visto nelle precedenti catechesi. Su tutte domina l’asserzione di Gesù che svela la sua unità con il Padre: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Essa viene ripresa e svolta nella preghiera sacerdotale (Gv 17) e in tutto il discorso con cui Gesù nel cenacolo prepara gli apostoli alla sua dipartita nel corso degli eventi pasquali.

    6. E proprio qui, nell’ottica di questa “dipartita”, Gesù pronuncia le parole che in modo definitivo rivelano il mistero dello Spirito Santo e il rapporto in cui egli rimane verso il Padre e il Figlio. Il Cristo che dice: “lo sono nel Padre e il Padre è in me”, nello stesso tempo annuncia agli apostoli la venuta dello Spirito Santo e afferma: questo è “lo Spirito di verità che procede dal Padre” (Gv 15, 26). Gesù aggiunge che “pregherà il Padre” perché questo Spirito di verità venga dato ai discepoli, perché “rimanga con loro per sempre” come “Consolatore” (cf. Gv 14, 16). E assicura gli apostoli: “Il Padre manderà lo Spirito Santo nel mio nome” (cf. Gv 14, 26), per “rendermi testimonianza” (cf. Gv 15, 26). Tutto ciò, conclude Gesù, avverrà a seguito della sua dipartita durante gli eventi pasquali, mediante la croce e la risurrezione: “quando me ne sarò andato, ve lo manderò” (Gv 16, 7).

    7. “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre . . .”, afferma ancora Gesù, ossia per opera dello Spirito Santo si chiarirà pienamente il mistero dell’unità del Padre e del Figlio: “Io nel Padre e il Padre in me”. Tale mistero, infatti, lo può chiarire solo “lo Spirito che scruta le profondità di Dio” (cf. 1 Cor 2, 10), dove nella comunione delle Persone è costituita l’unità della vita divina in Dio. Così si illumina anche il mistero dell’incarnazione del Figlio, in relazione ai credenti e alla Chiesa, ancora per opera dello Spirito Santo. Dice infatti Gesù: “In quel giorno (quando gli apostoli riceveranno lo Spirito di verità) voi saprete (non soltanto) che io sono nel Padre, (ma anche che) voi (siete) in me e io in voi” (Gv 14, 20). L’incarnazione è perciò il fondamento della nostra figliolanza divina per mezzo di Cristo, è la base del mistero della Chiesa come corpo di Cristo.

    8. Ma qui è importante notare che l’incarnazione, anche se riguarda direttamente il Figlio, è “opera” di Dio uno e trino (Conc. Lat. IV). Lo testimonia già il contenuto stesso dell’annunciazione (cf. Lc 1, 26-38). E poi mediante tutto il suo insegnamento, Gesù ci ha messo “davanti orizzonti impervi alla ragione umana” (come leggiamo nella Gaudium et Spes, 24), quelli della vita intima di Dio Uno nella Trinità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Finalmente, compiuta la sua missione messianica, Gesù, nel lasciare definitivamente gli apostoli, il 40° giorno dopo la risurrezione, adempì sino in fondo ciò che aveva annunciato: “Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi” (Gv 20, 21). Infatti disse loro: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28, 19).

    In queste parole conclusive del Vangelo, e prima dell’inizio del cammino della Chiesa nel mondo, Gesù Cristo consegnò ad essa la verità suprema della sua rivelazione: l’indivisibile unità nella Trinità.

    E da allora la Chiesa, stupita e adorante, può confessare con l’evangelista Giovanni a conclusione del Prologo del IV vangelo, sempre con intima commozione: “Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato” (Gv 1, 18).

    Ai fedeli di espressione linguistica francese

    Chers pèlerins et visiteurs de langue française,

    je suis heureux de vous accueillir ici avec ce message. Je salue spécialement les Filles de Notre-Dame du Sacré-Cœur d’Issoudun, venues à Rome pour le quatorzième chapitre général. Que votre pèlerinage, sous les auspices de Marie, vous donne à toutes un nouvel élan missionnaire pour votre apostolat dans l’Eglise d’aujourd’hui!

    Je salue aussi les jeunes du Groupement d’Activités Catholiques Internationales. Que cette rencontre au cœur de l’Eglise universelle renouvelle votre foi et avive votre désir de répandre autour de vous la bonne Nouvelle de l’Evangile!

    J’offre également mes vœux aux pèlerins congolais en route vers la Terre Sainte, après avoir visité Lisieux et Lourdes. Que votre périple sur les traces de Notre Seigneur Jésus Christ enrichisse votre foi et vous affermisse dans votre mission de laïcs engagés.

    Nous sommes heureux aussi d’accueillir et d’écouter la chorale de la mission des Capucins de Centrafrique, qui vient ici témoigner de sa joie et de sa culture.

    A ces groupes, comme à tous les pèlerins présents à cette audience, je donne de grand cśur ma Bénédiction Apostolique.

    Ad alcuni pellegrini di espressione linguistica inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    I am happy to welcome the pilgrims and visitors present at this audience. In particular, my cordial greeting goes to the Marian Year Pilgrimage to Rome, Lourdes and Fatima sponsored by the Marian Fathers of Stockbridge, Massachusetts. Upon you and all the individuals and groups from various countries of the English-speaking world I invoke God’s choicest blessings in the peace and love of our Lord Jesus Christ.

    Ai numerosi fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    vaya ahora mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua espańola.

    En particular, deseo dar la bienvenida a esta audiencia a todos los jóvenes y a las jóvenes procedentes de España y de los diversos países de América Latina, y les aliento a ser testigos de Cristo, portadores y difusores de su mensaje de verdad, luz y vida en medio del mundo para la salvación de todos los hombres. E1 mundo tiene necesidad de testigos convencidos e intrépidos. Mi saludo quiere llegar también a todos vuestros coetáneos y compañeros de estudio y de trabajo; incluso a aquellos alejados de los ideales cristianos. E1 Papa también piensa en ellos con afecto. A todas las personas, familias y grupos de lengua española imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai connazionali polacchi

    Pozdrawiam serdecznie wszystkich pielgrzymów z Polski: z bazyliki Najświętszego Serca Pana Jezusa w Krakowie, księża jezuici; również wspólnotę akademicką jezuitów, przy tymże kościele, “WAJ”; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej z Katowic; z parafii Najświętszego Serca Pana Jezusa ze Skarżyska-Kamiennej; kapłanów z Radomia; pielgrzymów z parafii Matki Bożej Miłosierdzia z Radomia; z parafii św. Teresy od Dzieciątka Jezus, Warszawa-Tamka; z parafii Matki Bożej Bolesnej z Gdańska; absolwentów Duszpasterstwa Akademickiego z Gorzowa Wielkopolskiego; z parafii Miłosierdzia Bożego ze Szczecina; również ze Szczecina, pielgrzymkę młodzieży z parafii św. Józefa; kapłanów archidiecezji wrocławskie; na piętnastolecie święceń; młodych współ pracowników misyjnych księży pallotynów z całej Polski; z Raby Wyżnej; pielgrzymkę kapłanów i ich rodzin wraz z wiernymi z Podstolic, archidiecezja krakowska; grupę katolików świeckich z Lublina; pielgrzymkę młodzieży z Kraśnika Lubelskiego, z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej; z parafii św. Krzyża i św. Józefa z Tczewa, diecezja cheł mińska; również z Tczewa, z parafii Matki Bożej Matki Kościoła; grupy nauczycieli: z Kętrzyna i Bartoszyc, z Rzeszowa, Mielca i Wrocławia; Logos-Tour z Łodzi; prócz tego grupę młodzieży zorganizowaną przez Biuro Usług Turystycznych Has -Tour, Lublin; zespół pieśni i tańca “Polanin”, z Łodzi; zespół folklorystyczny Akademii Rolniczo-Technicznej z Olsztyna; wreszcie uczestników grup turystycznych. Wszystkich serdecznie witam . . . Wszystkim wam, którzy przybywacie do Rzymu życzę, ażebyście tutaj szukali i tutaj znaleźli potwierdzenie tej wiary, którą tu przynieśli Apostołowie Piotr i Paweł , i za którą oddali swoje życie.

    Ad alcuni gruppi italiani

    Sono lieto di rivolgere il mio cordiale saluto a voi sacerdoti della diocesi di Cremona, che avete voluto festeggiare il 40° anniversario di Ordinazione anche con un pellegrinaggio alle Tombe degli Apostoli. Auspico che la permanenza a Roma sia per ciascuno di voi un arricchimento spirituale, così che possiate tornare agli impegni quotidiani col desiderio di meglio servire la Chiesa e di amare sempre più profondamente quanti sono affidati alle vostre cure pastorali.

    Carissimi, amministrate con dedizione i misteri di Dio, che danno conforto, grazia e pienezza di vita a quanti li ricevono, e perseverate nella preghiera e nel filiale dialogo con Dio.

    Vi accompagno con affetto e, mentre invoco su di voi la protezione di Maria, vi benedico di cuore.

    Ai giovani

    Rivolgo ora un saluto ai giovani, presenti a questa Udienza. Carissimi, uno degli impegni più seri della vostra condizione è quello di farvi un’idea giusta sul significato della persona umana. La fede dice che l’uomo è creato ad immagine di Dio, il quale gli ha comunicato i suoi beni ed ha su di lui dei piani da realizzare.

    Il volto della società futura, che da voi prenderà il suo carattere e il suo stile, dipenderà dalla vostra capacità di affermare e garantire una giusta consapevolezza di tutti gli elementi che compongono la persona umana. Vi chiedo dunque di avere sempre una grande stima della visione cristiana dell’uomo. Essa si incentra nel primato dello spirito, senza nulla togliere ai valori della corporeità, ed insegna a scoprire non solo ciò che l’uomo è, ma anche quello che egli deve e può essere. La sincera meditazione sul valore della vostra persona ed il rispetto per la verità intera sull’uomo vi guidino nella realizzazione del vostro avvenire. Vi benedico di cuore.

    Agli ammalati

    Il mio pensiero si rivolge ora a tutti gli ammalati, presenti a questo incontro. Vi ringrazio per il sentimento di bontà e di fede che vi ha condotto qui, e vi esorto a rivolgere il vostro sguardo al Cristo Crocifisso. Egli è segno ed immagine dell’amore infinito di Dio verso ogni uomo e voi siete testimoni silenziosi, pazienti, eloquenti della bontà di Dio Padre, il quale nella sofferenza del Figlio suo si china verso ogni creatura che soffre. Il dolore non è un motivo per respingere Dio, ma una ragione per cercarlo al fine di trovare in lui conforto e speranza. La fede vi sorregga in queste convinzioni! A voi, ed a coloro che vi assistono, volentieri imparto la mia Benedizione.

    Agli sposi novelli

    Un cordiale benvenuto, infine, a tutti gli sposi novelli. Il mio augurio è che Dio, autore della vostra unione sacramentale, conservi in voi tale suo dono per tutta la vostra esistenza, così che la vocazione coniugale raggiunga in voi il suo perfetto compimento. Essa consiste nel riconoscere che dall’amore eterno di Dio nasce la forza di un affetto senza fine per gli sposi cristiani, come eterno è l’amore di Cristo e della Chiesa, e che dallo stesso amore di Dio deriva a voi la missione di collaboratori suoi e di Cristo, nella possibilità di generare nuove vite e di formare nuovi cristiani. Il vostro matrimonio sia una testimonianza vigorosa di questo amore e della sua grazia. A tutti voi la mia Benedizione.



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    MARIOCAPALBO
    00 05/04/2013 17:49
    Gesù Cristo vero Dio e vero uomo


    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 26 agosto 1987



    1. “Credo . . . in Gesù Cristo, suo (di Dio Padre) unico Figlio, nostro Signore; il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine”. Il ciclo di catechesi su Gesù Cristo, che qui sviluppiamo, fa costante riferimento alla verità espressa dalle parole del Simbolo apostolico, ora citate. Esse ci presentano Cristo quale vero Dio - Figlio del Padre - e, nello stesso tempo, quale vero Uomo, Figlio di Maria Vergine. Le catechesi precedenti ci hanno già consentito di avvicinare questa fondamentale verità della fede. Ora, però, dobbiamo cercare di approfondirne il contenuto essenziale: dobbiamo chiederci che cosa significa vero Dio e vero Uomo. È una realtà, questa, che si svela davanti agli occhi della nostra fede mediante l’autorivelazione di Dio in Gesù Cristo. E dato che essa - come ogni altra verità rivelata - può essere rettamente accolta soltanto mediante la fede, è qui in questione il “rationabile obsequium fidei”, l’ossequio ragionevole della fede. A favorire una simile fede vogliono servire le prossime catechesi, incentrate sul mistero del Dio Uomo.

    2. Già in precedenza abbiamo rilevato che Gesù Cristo parlava spesso di sé, utilizzando l’appellativo di “figlio dell’uomo” (cf. Mt 16, 28; Mc 2, 28). Tale titolo si collegava con la tradizione messianica dell’Antico Testamento, e nello stesso tempo rispondeva a quella “pedagogia della fede”, a cui Gesù volutamente ricorreva. Egli infatti desiderava che i suoi discepoli e i suoi ascoltatori arrivassero da soli alla scoperta che il “figlio dell’uomo” era insieme il vero Figlio di Dio. Di ciò abbiamo una dimostrazione particolarmente significativa nella professione di Simon Pietro, avvenuta nei dintorni di Cesarea di Filippo, a cui abbiamo già fatto riferimento nelle catechesi precedenti. Gesù provoca con domande gli apostoli e quando Pietro giunge al riconoscimento esplicito della sua identità divina, ne conferma la testimonianza chiamandolo “beato perché né la carne né il sangue gliel’hanno rivelato, ma il Padre” (cf. Mt 16, 17). È il Padre, che rende testimonianza al Figlio, perché soltanto lui conosce il Figlio (cf. Mt 11, 27).

    3. Tuttavia nonostante la discrezione a cui Gesù s’atteneva in applicazione di quel principio pedagogico di cui s’è parlato, la verità della sua filiazione divina diventava via via più palese, in base a ciò che egli diceva, e particolarmente a ciò che faceva. Ma, mentre per gli uni essa costituiva oggetto di fede, per gli altri era causa di contraddizione e di accusa. Questo si manifestò in forma definitiva durante il processo davanti al Sinedrio. Racconta il Vangelo di Marco (Mc 14, 61-62): “Il sommo sacerdote lo interrogò dicendogli: “Sei tu il Cristo, figlio di Dio benedetto?”. Gesù rispose: “Io lo sono! E vedrete il figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo””. Nel Vangelo di Luca (Lc 22, 70) la domanda è così formulata: “”Tu dunque sei il figlio di Dio?”. Rispose loro: “Lo dite voi stessi: io lo sono””.

    4. La reazione dei presenti è concorde: “Ha bestemmiato! . . . avete udito la bestemmia . . . È reo di morte!” (Mt 26, 65-66). Questa accusa è, per così dire, frutto di un’interpretazione materiale della legge antica.

    Leggiamo infatti nel Libro del Levitico: “Chi bestemmia il nome del Signore dovrà essere messo a morte: tutta la comunità lo dovrà lapidare” (Lv 24, 16). Gesù di Nazaret, che davanti ai rappresentanti ufficiali dell’Antico Testamento dichiara di essere il vero Figlio di Dio, pronuncia - secondo la loro convinzione - una bestemmia. Perciò “è reo di morte” e la condanna viene eseguita, anche se non con la lapidazione secondo la disciplina vetero-testamentaria, ma con la crocifissione, secondo la legislazione romana. Chiamare se stesso “Figlio di Dio” voleva dire “farsi Dio” (cf. Gv 10, 33), il che suscitava una protesta radicale da parte dei custodi del monoteismo dell’Antico Testamento.

    5. Ciò che alla fine si compì nel processo intentato contro Gesù, in realtà era stato minacciato già prima, come riferiscono i Vangeli, particolarmente quello di Giovanni. Vi leggiamo più di una volta che gli ascoltatori volevano lapidare Gesù, quando ciò che avevano udito dalla sua bocca sembrava loro una bestemmia. Riscontrarono una tale bestemmia, per esempio, nelle sue parole sul tema del Buon Pastore (cf. Gv 10, 27.29), e nella conclusione a cui egli giunse in tale circostanza: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30). Il racconto evangelico prosegue così: “I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. Gesù rispose loro: “Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?”. Gli risposero i Giudei: “Non ti lapidiamo per un’opera buona ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio”” (Gv 10, 31-33).

    6. Analoga fu la reazione a queste altre parole di Gesù: “Prima che Abramo fosse, Io Sono” (Gv 8, 58). Anche qui Gesù si trovò davanti a una domanda e a un’accusa identica: “Chi pretendi di essere?” (Gv 8, 53), e la risposta a tale domanda ebbe come conseguenza la minaccia della lapidazione (Gv 8, 59).

    È dunque chiaro che, benché Gesù parlasse di se stesso soprattutto come del “figlio dell’uomo”, tuttavia tutto l’insieme di ciò che faceva e insegnava rendeva testimonianza che egli era il Figlio di Dio nel senso letterale della parola: che cioè era con il Padre una cosa sola, e quindi: come il Padre, così anche lui era Dio. Del contenuto univoco di tale testimonianza è prova sia il fatto che egli fu riconosciuto e accolto da alcuni: “molti credettero in lui”: (cf. per esempio Gv 8, 30); sia, ancor più, il fatto che trovò in altri un’opposizione radicale, anzi l’accusa di bestemmia con la disposizione a infliggergli la pena, prevista per i bestemmiatori dalla Legge dell’Antico Testamento.

    7. Tra le affermazioni di Cristo relative a questo argomento, particolarmente significativa appare l’espressione: “Io Sono”. Il contesto in cui essa viene pronunciata indica che Gesù richiama qui la risposta data a Mosè da Dio stesso, quando gli viene rivolta la domanda circa il suo nome: “Io sono colui che sono . . . Dirai agli Israeliti: Io Sono mi ha mandato a voi” (Es 3, 14). Ora, Cristo si serve della stessa espressione “Io Sono” in contesti molto significativi. Quello di cui s’è parlato, concernente Abramo; “Prima che Abramo fosse, “Io Sono”: ma non solo quello. Così, per esempio: “Se . . . non credete che Io Sono, morirete nei vostri peccati” (Gv 8, 24). E ancora: “Quando avrete innalzato il figlio dell’uomo, allora saprete che Io Sono” (Gv 8, 28), e inoltre: “Ve lo dico fin d’ora, prima che accada, perché, quando sarà avvenuto, crediate che “Io Sono” (Gv 13, 19).

    Questo “Io Sono” si trova pure in altri luoghi, presenti nei Vangeli sinottici (per esempio Mt 28,20; Lc 24, 39); ma nelle affermazioni citate sopra l’uso del nome di Dio, proprio del Libro dell’Esodo, appare particolarmente limpido e fermo. Cristo parla della sua “elevazione” pasquale mediante la croce e la successiva risurrezione: “Allora saprete che Io Sono”. Il che vuol dire: allora risulterà pienamente che io sono colui al quale compete il nome di Dio. Con tale espressione perciò Gesù indica di essere il vero Dio. E ancora prima della passione egli prega il Padre così: “Tutte le cose mie sono tue e tutte le cose tue sono mie” (Gv 17, 10) che è un altro modo per affermare: “Io e il Padre siamo una cosa sola” (Gv 10, 30).

    Davanti a Cristo, Verbo di Dio incarnato, uniamoci anche noi a Pietro e ripetiamo con lo stesso trasporto di fede: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16)

    Ai fedeli di lingua francese

    Je salue cordialement tous les pèlerins et visiteurs de langue française, les groupes paroissiaux ou diocésains, de jeunes et d’adultes. Je leur souhaite de progresser dans la foi et dans la charité mutuelle. J’ai noté en particulier la présence de pèlerins venus de l’île de la Réunion: je connais votre ferveur, votre sens de la prière, votre attachement à l’Eglise et au Pape. Je vous bénis de grand cœur, comme je bénis tous ceux qui sont présents à cette audience.

    A numerosi gruppi di fedeli di espressione linguistica inglese

    My cordial greetings go to all the English-speaking people present at this audience. In particular I am happy to greet the group of Maltese pilgrims from Immaculate Conception Parish in Hamrum. I welcome too the pilgrimage from Saints Simon and Jude Parish in Huntington Beach, California.

    And upon all the pilgrims and visitors I invoke God’s blessings of grace and peace in our Lord Jesus Christ.

    Ad un gruppo di studentesse giapponesi

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Dilettissime studentesse del collegio “Junshin” di Nagasaki, il vostro collegio e la vostra città hanno un particolare legame con la Madonna.

    Imitate la Madonna.

    Invoco su di voi la protezione della Madre di Gesù e vi auguro di diventare, con il suo aiuto, “pure di cuore”, come dice lo stesso nome del vostro collegio “Junshin” (cuore puro).

    Con questo auspicio vi imparto con affetto la mia Benedizione Apostolica.

    Sia lodato Gesù Cristo!

    Ad un gruppo di fedeli tedeschi

    Mit diesem Gebetswunsch grüße ich noch einmal alle deutschsprachigen Besucher: die Väter und die Mütter, die Alleinstehenden, die Priester und Ordensleute, vor allem auch die jungen Menschen. Einen besonderen gruß richte ich an die große Pilgergruppe aus Telfs in Tirol: Ich freue mich über eure ehrliche Bereitschaft, euch intensiv auf unsere Begegnung im nächsten Jahr in eurer Heimat geistig vorzubereiten. Gott segne all eure Bemühungen!

    Ai numerosi fedeli di espressione spagnola

    Queridos peregrinos y visitantes de lengua española, me es sumamente grato daros mi más cordial bienvenida con este mensaje.

    Saludo en particular a las Hermanas del Amor de Dios, Franciscanas de los Sagrados Corazones y Religiosas Pasionistas de México.

    Mi saludo se dirige igualmente al grupo de jóvenes venezolanos, a la delegación universitaria del Uruguay, así como a las peregrinaciones de las diócesis de Teruel-Albarracín, Cuenca y Jaén.

    Mientras aliento a todos a ser genuinos testigos de los valores del Evangelio, me complazco en impartir a todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos países de América Latina y de España, la Bendición Apostólica.

    Ai gruppi di lingua portoghese

    Com votos cordiais de graça, paz, saúde e alegria, saúdo quantos me ouvís, de língua portuguesa e peço ao Senhor que a todos faça crescer na fé e na adesão prática a Jesus Cristo, Deus e Homem.

    Saúdo, em particular, os grupos provenientes de Portugal -das Dioceses de Lamego e Viseu e da paróquia das Antas do Porto - e o grupo brasileiro; e aos caríssimos Frades Menores Conventuais desejo: que esta vinda a Roma vos sirva de estímulo para serdes, cada vez mais, testemunhas e ministros da reconciliação, na sequela d’Aquele que nos reconciliou com o Pai. E a todos: sede felizes e Deus vos abençoe!

    Ai diversi gruppi di lingua italiana

    Desidero ora rivolgere un cordiale saluto e benvenuto al gruppo dei seminaristi di Bergamo, accompagnati dai loro superiori, da alcuni assistenti e dai familiari. Già altre volte mi sono incontrato con i seminaristi di quella città! Vi ringrazio per la vostra assiduità e per l’affetto che portate al Papa. Possa questa visita alla Tomba di Pietro accrescere le vostre convinzioni di fede ed accendere ancor più il vostro entusiasmo per la causa del Vangelo, mentre io di cuore vi benedico.

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    Un caro saluto rivolgo anche al gruppo di Religiose, in maggioranza italiane ma anche straniere, che stanno partecipando, qui a Roma, alla Settimana biblica nazionale organizzata dall’Associazione Biblica Italiana. Mi compiaccio, care Sorelle, dell’iniziativa, mentre mi auguro che essa possa validamente aiutarvi ad approfondire il pensiero di S. Paolo, conforme al tema del vostro incontro. Il grande Apostolo vi renda partecipi del suo zelo, del suo coraggio, del suo spirito di servizio alla causa di Cristo e della Chiesa. Io vi accompagno con la mia Benedizione.

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    Un cordiale saluto anche al gruppo folkloristico “Ballo Pantomina della Cordella” di Petralia Sottana, in provincia di Palermo, presente a Roma per partecipare all’inaugurazione dei campionati mondiali di atletica leggera. Nella gioia delle vostre danze, voi volete certamente esprimere la vostra gratitudine alla Natura, così generosa di doni per la vita dell’uomo. Il vostro “grazie” giunga fino a Dio, Autore della Natura, che con tanta sapienza l’ha creata e l’ha ordinata per la felicità dell’uomo! Vi benedico di cuore.

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    Un caro saluto ed un augurio ai rappresentanti del “Gruppo Sportivo Toccalmatto” di Fontanellato, in provincia di Parma, qui venuti per ricevere da me la fiaccola, che porteranno a piedi fino al locale Santuario della Madonna del Rosario, del quale era tanto devoto il Cardinal Ferrari. Carissimi, il vostro bel gesto è stato ispirato da quel grande servitore della Chiesa; vi ringrazio del pensiero, e anche per l’immagine della Madonna, che mi avete donato, mentre benedico di cuore la vostra iniziativa.

    Ai giovani

    Carissimi giovani! Tra pochi giorni è la festa di Sant’Agostino, che immagino già conosciate, forse per averlo studiato a scuola. Di lui abbiamo celebrato, quest’anno, il sedicesimo centenario della conversione. Egli è un grande maestro, una grande guida per voi giovani. Con quanta sincerità egli ha vissuto il problema fondamentale della gioventù: qual è il senso della vita? Qual è il senso della mia vita? Ed ha capito che è la Verità assoluta che è Cristo. E una volta compreso questo, egli si dette tutto, con coraggio e coerenza, alla ricerca di questa Verità: Verità da vivere, da sperimentare, da diffondere tra gli uomini. Sant’Agostino sia anche per voi, cari giovai, un fratello che vi guida sul cammino della vita! Con la mia affettuosa Benedizione.

    Agli ammalati

    Carissimi ammalati qui presenti! Grazie per essere venuti, nonostante vari disagi. In tal modo date prova di grande fede e di grande amore. Grazie di cuore. Anche a voi vorrei ricordare la grande figura di Sant’Agostino. Quant’era largo e generoso il suo cuore di Vescovo! quanto sensibile alle pene più profonde dell’animo e dello spirito! E con quale suadente eloquenza egli, nei suoi insegnamenti, trasmise la luce della divina Parola che illumina, conforta, consola. Egli, dal cielo, interceda per voi, cari malati, mentre io di tutto cuore vi benedico e vi seguo nella preghiera.

    Agli sposi novelli

    A voi, ora, cari sposi novelli, un cordiale saluto ed un sentito benvenuto. Pure a voi può dire molto il grande Santo d’Ippona, che così profondamente ha sentito vibrare nel suo cuore tutte le corde dell’affettività umana e, con un lavoro costante su se stesso, sorretto dalla grazia divina, ha saputo così bene purificare quest’affettività nella luce della carità verso Dio e il prossimo! L’esperienza d’amore, che da poco avete intrapreso nella luce della fede, potrà trarre grande giovamento dall’ascolto e dall’intercessione di questo grande Santo. Vi accompagno con la mia Benedizione.

    ***

    Seguo con somma apprensione e vivo turbamento le notizie che stanno giungendo da Porto Azzurro circa quanto avviene in quel carcere. Mi è anche pervenuta un’angosciata richiesta a nome di quella popolazione, perché sia garantita la vita degli ostaggi.

    Prego anzitutto il Signore affinché tocchi il cuore di quanti hanno nelle loro mani la sorte di tante persone, e, di conseguenza, anche delle loro famiglie. Soltanto Dio è padrone della vita umana!

    Confido che prevalga alfine la voce della coscienza, la bontà comune, il senso di umanità che non dovrebbe abbandonare mai nessun cuore umano, nemmeno in momenti così drammatici e convulsi. Lo chiedo nel nome di Dio, al quale vi prego di unire la vostra alla mia supplica.



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