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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Gesu' Figlio e Salvatore Maggio1987

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    MARIOCAPALBO
    00 04/04/2013 18:36
    Gesù Cristo, Figlio di Dio

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 13 maggio 1987

     

    1. Come abbiamo considerato nelle precedenti catechesi, il nome “Cristo” significa nel linguaggio dell’Antico Testamento “Messia”. Israele, il popolo di Dio dell’antica alleanza, visse nell’attesa della realizzazione della promessa del Messia, che ebbe compimento in Gesù di Nazaret. Per questo fin dall’inizio Gesù è stato chiamato Cristo, cioè “Messia”, e come tale accettato da tutti coloro che “l’hanno accolto” (Gv 1, 12).

    2. Abbiamo visto che, secondo la tradizione dell’antica alleanza, il Messia è re e che questo Re messianico viene anche chiamato Figlio di Dio, nome che nell’ambito del monoteismo jahvistico dell’Antico Testamento ha un significato esclusivamente analogico, o addirittura metaforico. Non si tratta in quei libri del figlio “generato” da Dio, ma di qualcuno che Dio sceglie affidandogli una particolare missione o ministero.

    3. In questo senso anche tutto il popolo viene talvolta denominato “figlio” come per esempio nelle parole di Jahvè indirizzate a Mosè: “Tu dirai al faraone: . . . Israele è il mio figlio primogenito . . . lascia partire il mio figlio perché mi serva!” (Es 4, 22-23; cf. anche Os 11, 1; Gen 31, 9). Se dunque il re viene chiamato nell’antica alleanza “figlio di Dio”, è perché, nella teocrazia israeliana, egli è un rappresentante particolare di Dio.

    Lo vediamo, ad esempio, nel salmo 2, in relazione all’intronizzazione del re: “Egli mi ha detto: Tu sei il mio figlio, io oggi ti ho generato” (Sal 2, 7). Anche nel salmo 88/89 leggiamo: “Egli (Davide) mi invocherà: Tu sei mio padre . . . Io lo costituirò mio primogenito, il più alto tra i re della terra” (Sal 89, 27-28). In seguito il profeta Natan così dirà a proposito della discendenza di Davide: “Io gli sarò padre ed egli mi sarà figlio. Se farà il male, lo castigherò . . .” (2 Sam 7, 14).

    Tuttavia, nell’Antico Testamento, attraverso il significato analogico e metaforico dell’espressione “figlio di Dio”, sembra ne penetri un altro, che rimane oscuro. Così nel citato salmo 2, Dio dice al re: “Tu sei mio figlio: oggi ti ho generato” (Sal 2, 7), e nel salmo 109/110: “Dal seno dell’aurora, come rugiada, io ti ho generato” (Sal 110, 3).

    4. Bisogna aver presente questo sfondo biblico-messianico per rendersi conto che il modo di agire e di esprimersi di Gesù indica la consapevolezza di una realtà completamente nuova.

    Anche se nei vangeli sinottici Gesù non si definisce mai Figlio di Dio (come non si chiama Messia), tuttavia in diversi modi afferma e fa capire di essere il Figlio di Dio, e non in senso analogico o metaforico, ma naturale.

    5. Egli anzi sottolinea la esclusività della sua relazione di Figlio di Dio. Mai dice di Dio: “nostro Padre”, ma solo “mio Padre”, oppure distingue: “Padre mio, Padre vostro”. Non esita ad affermare: “Tutto mi è stato dato dal Padre mio” (Mt 11, 27).

    Questa esclusività del rapporto filiale con Dio si manifesta particolarmente nella preghiera, quando Gesù si rivolge a Dio come a Padre, usando la parola aramaica “abbà”, che indica una particolare vicinanza filiale e in bocca di Gesù costituisce un’espressione della sua totale dedizione alla volontà del Padre: “Abbà, Padre! Tutto è possibile a te, allontana da me questo calice” (Mc 14, 36).

    Altre volte Gesù usa l’espressione “il Padre vostro”; per esempio: “come è misericordioso il Padre vostro” (Lc 6, 36); “il Padre vostro che è nei cieli” (Mc 11, 25). Egli sottolinea in questo modo la specificità della propria relazione al Padre, pur desiderando che questa divina paternità si comunichi ad altri, come attesta la preghiera del “Padre nostro” che Gesù insegnò ai suoi apostoli e seguaci.

    6. La verità sul Cristo come figlio di Dio è il punto di convergenza di tutto il Nuovo Testamento. I Vangeli, e specialmente il Vangelo di Giovanni, e gli scritti degli apostoli, in modo particolare le Lettere di san Paolo, ci offrono testimonianze esplicite. Nella presente catechesi ci concentriamo soltanto su alcune affermazioni particolarmente significative, che in certo senso ci “aprono la strada” verso la scoperta della verità su Cristo come Figlio di Dio e ci avvicinano alla retta percezione di questa “figliolanza”.

    7. È importante costatare che la convinzione della figliolanza divina di Gesù è stata confermata da una voce dal cielo durante il battesimo nel Giordano (cf. Mc 1, 11) e sul monte della trasfigurazione (cf. Mc 9, 7). In entrambi i casi gli evangelisti ci parlano della proclamazione fatta dal Padre circa Gesù “(suo) Figlio prediletto” (cf. Mt 3, 17; Lc 3, 22).

    Un’analoga conferma gli apostoli la ebbero anche dagli spiriti maligni che inveivano contro Gesù: “Che c’entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio” (Mc 1, 24). “Che hai tu in comune con me . . . Figlio del Dio altissimo?” (Mc 5, 7).

    8. Se poi ascoltiamo la testimonianza degli uomini, merita un’attenzione particolare la professione di Simon Pietro vicino a Cesarea di Filippo: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). Si noti che questa professione è stata confermata in modo insolitamente solenne da Gesù: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17).

    Non si tratta di un fatto isolato. Nello stesso Vangelo di Matteo leggiamo che al vedere Gesù camminare sulle acque del lago di Genezaret, calmare il vento e salvare Pietro, gli apostoli si prostrarono davanti al Maestro, dicendo: “Tu sei veramente il Figlio di Dio!” (Mt 14, 33).

    9. Così dunque ciò che Gesù faceva e insegnava alimentava negli apostoli la convinzione che egli era non solo il Messia, ma anche il vero “Figlio di Dio”. E Gesù confermò tale convinzione.

    Furono proprio alcune delle affermazioni proferite da Gesù a suscitare contro di lui l’accusa di bestemmia. Ne scaturirono momenti particolarmente drammatici, come attesta il Vangelo di Giovanni, dove si legge che i Giudei “cercavano . . . di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio” (Gv 5, 18).

    Il medesimo problema venne risollevato nel processo intentato a Gesù davanti al sinedrio: Caifa, sommo sacerdote, lo interpellò: “Ti scongiuro, per il Dio vivente, perché ci dica se tu sei il Cristo, il Figlio di Dio”. A questa domanda Gesù risponde semplicemente: “Tu l’hai detto”, cioè “Sì, io lo sono” (cf. Mt 26, 63-64). E anche nel processo davanti a Pilato, pur essendo un altro il capo d’accusa, quello cioè di essersi proclamato re, tuttavia i Giudei ripeterono l’imputazione fondamentale: “Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio” (Gv 19, 7).

    10. Così possiamo dire che in definitiva Gesù morì sulla croce per la verità circa la sua figliolanza divina. Anche se l’iscrizione collocata sulla croce a dichiarazione ufficiale della condanna diceva: “Gesù il Nazareno, il re dei Giudei”, tuttavia, fa rilevare san Matteo, “quelli che passavano di là lo insultavano, scuotendo il capo e dicendo: . . . Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce” (Mt 27, 39-40). E ancora: “Ha confidato in Dio: lo liberi lui ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: Sono Figlio di Dio!” (Mt 27, 43).

    Questa verità si trova al centro dell’avvenimento del Golgota. Nel passato era stata oggetto della convinzione, della proclamazione e della testimonianza resa dagli apostoli, ora è divenuta oggetto di scherno. E tuttavia anche qui, il centurione romano che sorveglia l’agonia di Gesù e sente le parole, con le quali egli si rivolge al Padre, al momento della morte, dà un’ultima sorprendente testimonianza, lui pagano, all’identità divina di Cristo: “Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!” (Mc 15, 39).

    11. Le parole del centurione romano sulla verità fondamentale del Vangelo e di tutto il Nuovo Testamento intero, ci richiamano a quelle che l’angelo rivolse a Maria al momento dell’annunciazione: “Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo . . .” (Lc 1, 31-32). E quando Maria chiede: “Come è possibile?”, il messaggero le risponde: “Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo. Colui che nascerà sarà dunque santo e chiamato Figlio di Dio” (Lc 1, 34-35).

    12. In forza della consapevolezza che Gesù ebbe di essere Figlio di Dio nel senso reale naturale della parola, egli “chiamava Dio suo Padre . . .” (Gv 5, 18). Con la medesima convinzione non esitò a dire ai suoi avversari ed accusatori: “In verità, in verità vi dico: prima che Abramo fosse, Io sono” (Gv 8, 58).

    In questo “Io sono” c’è la verità sulla figliolanza divina che precede non soltanto il tempo di Abramo, ma ogni tempo e ogni esistenza creata.

    Dirà san Giovanni a conclusione del suo Vangelo:“Questi (segni compiuti da Gesù) sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché credendo, abbiate la vita nel suo nome” (Gv 20, 31).


    Ai pellegrini di lingua francese

    Chers Frères et Sœurs,

    je suis heureux de saluer les pèlerins de langue française, notamment de plusieurs diocèses de France, de paroisses, de collèges. Je redis au groupe de Paray-le-Monial la joie que j’ai eue de célébrer la messe chez eux, en méditant, devant les familles, sur l’amour du Cœur du Christ. A tous, je donne ma Bénédiction Apostolique.

    Ai gruppi di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    i extend a cordial welcome to the Christian Brothers taking part in an International Renewal Programme in Rome and to the Missionary Benedictine Sisters of Tutzing who have come from various countries for a spiritual renewal course. Dear Brothers and Sisters, may this time spent in Rome truly be for each of you a rediscovery of the beauty and significance of your religious consecration. May the Risen Lord sustain you in joy and peace.

    * * *

    My greeting goes also to the participants in the Seventieth Course of the NATO Defense College. I express the hope that you will always see your professional duties in the light of man’s high calling to build a world of peace and justice. May the course you are following serve also to strengthen the spiritual and moral force of your commitment to the cause of peace.

    * * *

    A special word of welcome to the many groups from Sweden: the parish groups from Stockholm and Linneryd, the members of the Educational Association of the Swedish Church who are studying Ancient Rome and the early Christian Church, the special children and their leaders from the Manila School, and the "Fredens Kyrkas Kör" from Stockholm. May God bless you all. I WISH ALSO to extend a special welcome to the members of the Marte Welfare Association from Finland. I encourage you in your commitment to helping those in need. And upon all the English-speaking visitors and pilgrims from England, Scotland, Sweden, Finland, the Philippines, Canada and the United States I invoke abundant divine blessings.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich aufrichtig alle heutigen Audienzteilnehmer deutscher Sprache. Darunter besonders den Sozialdienst Katholischer Frauen aus der Bundesrepublik Deutschland. Ich ermutige dessen Mitglieder zu unermüdlicher Sorge für Frauen und Kinder in Not, zum Kampf gegen leichtfertige Abtreibungspraxis und zur Hilfeleistung für jene, die von der AIDS-Krankheit bedroht sind. Ihnen und allen Pilgern erteile ich von Herzen meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli spagnoli e latinoamericani

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    deseo presentar ahora mi más cordial bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

    En particular, a los peregrinos de la parroquia de Santo Tomás, de Haro (La Rioja), que celebran el 50 aniversario de la fundación de la a Escuela Nocturna de Obreras ”¡ igualmente saludo al grupo argentino de Renovación Carismática Católica, a los peregrinos de la parroquia de la Virgen de Guadalupe de Tegucigalpa, de la parroquia de Torrelodones (Madrid) y de Castelló de Ampurias.

    A todos imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini polacchi

    Serdecznie witam Księży Biskupów z Gdańska i z Pelplina. Witam pielgrzymów z parafii Ofiarowania Matki Bożej w Wadowicach, parafii mojej rodzinnej; z parafii Nawiedzenia Maryj Panny z Tuchowa, ojcowie redemptoryści, diecezja tarnowska; z parafii Najczystszego Serca Maryi z Olszynski Grochowskiej (Warszawa); z parafii Matki Bożej Częstochowskiej-Wołomin, archidiecezja warszawska; z parafii św. Jacka-Piotrków Trybunalski, diecezja łódzka; z parafii św. Jana Chrzciciela-Janów Lubelski; pielgrzymów z archidiecezji poznańskiej, w szczególności z Rawicza; z Poznania, z dekanatu św. Stanisława Kotski; współpracowników misyjnych księży pallotynów z całej Polski; prócz tego grupę nauczycieli z Poznania oraz uczestników różnych grup turystycznych, jako też inne osoby nie objęte tymi grupami.

    Ai vari gruppi italiani

    Desidero porgere il mio saluto ad un gruppo di missionari e missionarie, provenienti da diversi Istituti e Paesi, che stanno compiendo a Roma un Corso di Rinnovamento teologico-pastorale.

    Siate sempre riconoscenti al Signore per la vostra vocazione missionaria e vivete con generosità il dono di essere stati chiamati ad annunciare il Vangelo, come apostoli della verità e della grazia. Continuate con coraggio e con soprannaturale fiducia il vostro ministero, perché il Cristo Risorto vi è vicino e cammina con voi.

    * * *

    Saluto poi i pellegrini della parrocchia di San Pio X in Cesena, e sarò lieto di incoronare l’immagine della Madonna di Fatima, tanto venerata nella loro chiesa.

    * * *

    Saluto anche i giovani della parrocchia di San Lorenzo Martire, in Dovera, diocesi di Lodi, e benedico la loro fiaccola votiva per i festeggiamenti in onore della Vergine.

    * * *

    Il mio pensiero va poi ai membri del gruppo Famiglie Nuove, del Movimento dei Focolari, e mi compiaccio con loro per l’impegno assunto di studiare la spiritualità della vita coniugale.

    Con loro saluto anche le partecipanti al Movimento Italiano Casalinghe, mentre desidero incoraggiare il loro proposito di mettere in chiara luce i valori insiti nella condizione della casalinga, a vantaggio della vita familiare.

    * * *

    Una parola di sostegno e di augurio va, infine, ai partecipanti al convegno promosso dalla Federazione Nazionale delle Associazioni Diabetici; al gruppo dei pellegrini dell’UNITALSI di Macerata, ed al gruppo dell’Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche, tutti qui presenti con alcuni dei loro assistiti. A voi in particolare esprimo il mio desiderio di conforto, invocando da Dio per tutti voi la sua grazia e protezione.

    A tutti il mio cordiale saluto e la mia Benedizione.

    Ai giovani

    Carissimi giovani, mi rivolgo con particolare affetto a voi, convenuti a Roma in questo periodo che ci invita a meditare sul Mistero della Pasqua.

    Quell’amore per Dio Nostro Padre e per l’umanità intera, che ha guidato Nostro Signore Gesù Cristo in ogni istante della Sua Missione Redentrice, fino al sacrificio supremo della Croce, sia l’elemento capace di trasformare dall’interno la vostra vita e di fare di voi degli autentici operatori di pace e di riconciliazione.

    Vi assista la Vergine Santissima, della quale ricordiamo oggi la prima apparizione a Fatima.

    Agli ammalati

    Desidero rivolgere un saluto particolare agli ammalati che, pellegrini, sono venuti a venerare le Tombe dei Santi Apostoli Pietro e Paolo.

    Carissimi, i Principi degli Apostoli che qui, con il Martirio, hanno dato la suprema testimonianza della loro fede e del loro amore a Cristo, siano per tutti voi, guida, conforto ed esempio nell’affrontare ogni situazione anche dolorosa della vita, in adesione totale, fiduciosa e d’amore al Signore Risorto. Vi sostenga la Vergine Santissima, che durante questo mese di maggio non mancherete di pregare con particolare intensità.

    Agli sposi novelli

    Infine saluto voi, carissimi sposi novelli, che da poco, nel Sacro Rito Nuziale, avete ricevuto la Grazia sacramentale, a voi donata dal Signore della Pasqua.

    Al mistero della Risurrezione di Cristo, inteso come mistero di vita e di amore e come strumento di Redenzione, sappiate sempre attingere, come ad inesauribile ed insondabile sorgente, le grazie necessarie a vivere in modo autenticamente umano e cristiano la vita coniugale e familiare che voi avete da poco iniziata.

     

    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana

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    MARIOCAPALBO
    00 04/04/2013 18:36
    Nel cuore della testimonianza evangelica
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 20 maggio 1987



    1. Il ciclo delle catechesi su Gesù Cristo si è avvicinato gradualmente al suo centro rimanendo in relazione costante con l’articolo del Simbolo, nel quale professiamo: “Credo in . . . Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio”. Le catechesi precedenti ci hanno preparato a questa verità centrale mostrando prima di tutto il carattere messianico di Gesù di Nazaret. E in verità la promessa del Messia - presente in tutta la rivelazione dell’antica alleanza come principale contenuto delle attese d’Israele - trova il suo compimento in colui che era solito chiamarsi il Figlio dell’uomo.

    Alla luce delle opere e delle parole di Gesù, diventa sempre più chiaro che egli è allo stesso tempo il vero Figlio di Dio. Questa è una verità che riusciva molto difficile ammettere ad una mentalità radicata in un rigido monoteismo religioso. E tale era la mentalità degli Israeliti contemporanei di Gesù. Le nostre catechesi su Gesù Cristo entrano ora proprio nell’ambito di questa verità che determina la novità essenziale del Vangelo - e decide di tutta l’originalità del Cristianesimo come religione fondata sulla fede nel Figlio di Dio fattosi uomo per noi.

    2. I simboli della fede si concentrano in questa fondamentale verità riguardante Gesù Cristo.

    Nel Simbolo apostolico professiamo: “Io credo in Dio, Padre onnipotente . . . e in Gesù Cristo, suo unico Figlio (unigenito)”. Solo successivamente il Simbolo apostolico mette in rilievo il fatto che il Figlio unigenito del Padre è lo stesso Gesù Cristo come Figlio dell’uomo, “il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria Vergine”.

    Il Simbolo niceno-costantinopolitano esprime la stessa cosa con parole un po’ diverse: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato (latino: incarnatus est) nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”.

    Ancor prima, però, lo stesso Simbolo presenta in modo molto più ampio la verità della figliolanza divina di Gesù Cristo, Figlio dell’uomo: “Credo in un solo Dio, Padre onnipotente... Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create”. Queste ultime parole mettono ancor più in rilievo l’unità nella divinità, del Figlio col Padre, che è “creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili”.

    3. I Simboli esprimono la fede della Chiesa in modo conciso - ma proprio grazie alla loro concisione, scolpiscono le verità più essenziali: quelle che costituiscono quasi il “midollo” stesso della fede cristiana, la pienezza e il vertice dell’autorivelazione di Dio. Ebbene secondo l’espressione dell’autore della Lettera agli Ebrei, Dio “aveva già parlato... molte volte e in diversi modi” e alla fine “ha parlato” all’umanità “per mezzo del Figlio” (cf. Eb 1, 1-2). Difficile non riconoscere come indicata qui l’autentica pienezza della Rivelazione. Dio non solo parla di sé per mezzo degli uomini chiamati a parlare a nome suo. Ma in Gesù Cristo, Dio stesso parlando “per mezzo del Figlio”, diventa il soggetto della parola che rivela. Egli stesso parla di se stesso. La sua parola contiene in sé l’autorivelazione di Dio - l’autorivelazione nel senso stretto e immediato.

    4. Tale autorivelazione di Dio costituisce la grande novità e “originalità” del Vangelo. Professando la fede con le parole dei Simboli, sia apostolico che niceno-costantinopolitano, la Chiesa attinge in pienezza dalla testimonianza evangelica e ne raggiunge la essenziale profondità. Alla luce di questa testimonianza, essa professa e rende testimonianza su Gesù Cristo come Figlio, che è “della stessa sostanza del Padre”. Il nome “Figlio di Dio” poteva essere - ed è stato - usato anche in senso largo, come si rileva in alcuni testi dell’Antico Testamento (Sap 2, 18; Sir 4, 11; Sal 82, 6 e più chiaramente 2 Sam 7, 14; Sal 2, 7; Sal 110, 3). Il Nuovo Testamento, e i Vangeli in particolare, parlano di Gesù Cristo come del Figlio di Dio in senso stretto e pieno. Egli è “generato, non creato”, è “della stessa sostanza del Padre”.

    5. Presteremo ora attenzione a questa verità centrale della fede cristiana analizzando la testimonianza del Vangelo da questo punto di vista. Essa è anzitutto la testimonianza del Figlio sul Padre e, in particolare, la testimonianza di una relazione filiale che è propria di lui e solo di lui.

    Infatti tanto sono significative le parole di Gesù: “Nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27), altrettanto lo sono le altre: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre” (Mt 11, 27). Difatti è il Padre che rivela il Figlio. Merita osservare che nello stesso contesto vengono riportate le parole di Gesù: “Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11, 25; e anche Lc 10, 21-22). Sono parole che Gesù pronuncia - come annota l’evangelista - con una particolare letizia del cuore: “esultando nello Spirito Santo” (cf. Lc 10, 21).

    6. La verità su Gesù Cristo, Figlio di Dio, appartiene dunque all’essenza stessa della rivelazione trinitaria. In essa e mediante essa Dio rivela se stesso come unità dell’inscrutabile Trinità: del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.

    Così dunque la definitiva fonte della testimonianza, che i Vangeli (e tutto il Nuovo Testamento) danno di Gesù Cristo come Figlio di Dio, è il Padre stesso: il Padre che conosce il Figlio, e se stesso nel Figlio. Gesù, rivelando il Padre, condivide in certo modo con noi la conoscenza, che il Padre ha di se stesso nel suo eterno, unigenito Figlio. Mediante questa eterna figliolanza Dio è eternamente Padre. Veramente con spirito di fede e di gioia, ammirati e commossi facciamo nostra la confessione di Gesù: “Ogni cosa è stata affidata a te dal Padre, o Gesù Figlio di Dio, e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale tu, o Figlio, lo voglia rivelare”.

    Ai fedeli di lingua francese

    Je salue cordialement les pèlerins et visiteurs de langue française notamment les groupes de divers diocèses ou paroisses, les associations, venant de France, de Belgique, de Suisse, du Canada. En particulier, je suis heureux d’adresser mes encouragements aux Frères de l’Instruction chrétienne de Ploërmel pour leur ministère d’éducateurs en divers pays du monde. Et je dis aux prętres de Montréal mes vœux pour le service pastoral qu’ils vont reprendre après leur stage de réflexion à Rome. A tous, aux jeunes et aux aînés, je donne ma Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di espressione inglese

    I would like to offer a warm greeting to the Malcolm Sargent Festival Choir and to the group of students from various countries in Africa attending a Seminar in Rome.

    It is a joy to welcome the participants in the Permanent International Ecumenical Consultation of Religious, a welcome which I extend to all the priests and religious who are present today, in particular the group of Missionary Oblates of Mary Immaculate from the United States and the Sisters of the Good Shepherd engaged in vocation promotion and formation. As priests and religious you fulfil an irreplaceable role in the Church’s mission of proclaiming the Death and Resurrection of our Saviour. May you always be joyful and faithful witnesses to the Risen Lord.

    And I extend a cordial welcome to all the English-speaking visitors, especially those from England, Ireland, Sweden, Finland, Denmark, Australia and the United States. May Christ our Saviour bless you abundantly with his peace.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Mit dieser Erinnerung an die Mitte unseres christlischen Glaubens grüße ich alle deutschsprachigen Besucher von ganzem Herzen, darunter heute besonders die Teilnehmer an der Romfahrt der ”Kirchenzeitung für das Erzbistum Köln“. Euch allen schenke Gott in diesen Tagen viele geistliche Anregungen für neue Glaubensfreude und festen Lebensmut und lasse euch gesund zu euren Lieben in der Heimat zurückkehren!

    Ai pellegrini di lingua spagnola

    Vaya ahora mi más cordial saludo de bienvenida a todos los peregrinos de lengua española.

    En particular, saludo a los Hermanos Maristas aquí presentes, que hacen en Roma un curso de formación. Que este tiempo que ahora dedicáis al estudio y a la reflexión reafirme vuestra generosa entrega a Dios y vuestra voluntad de servicio a la Iglesia y a los hermanos.

    * * *

    Saludo igualmente a la numerosa peregrinación organizada por la “Asociación Provincial de Amas de Casa”, de Valencia “ TYRIUS ”, que celebra el XX Aniversario de su fundación.

    * * *

    Finalmente, mi saludo cordial se dirige al grupo de peregrinos procedentes de Chile, recordando las celebraciones de fe y amor que tuvieron lugar durante mi reciente visita pastoral a aquel amado país.

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España, imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai fedeli polacchi

    Witam i pozdrawiam wszystkich pielgrzymów: chorych z parafii św. Anny w Krakowie; z parafii i sanktuarium Świętego Krzyża Kraków-Mogiła, Nowa Huta, z ojcem Opatem; pielgrzymkę diecezjalną z Kielc; z diecezji chełmińskiej; z parafii świętego Stanisława Kostki w Poznaniu; z Anglii z parafii polskiej w Bochum. Prócz tego grupę pielgrzymkowo-turystyczną z Mszany Dolnej; grupę Polaków z algierii; współpracowników misyjnych księży pallotvnów z całej Polski; pielgrzymkę Polaków z Kanady “Kaszuby”, pielgrzymkę z parafii św. Stanisława Kostki ze Stanów Zjednoczonych. . . . Pozdrawiam wszystkich i przez wszystkich całą naszą Ojczyznę a także wszystkich Polaków na emigracji.

    Ad alcuni gruppi italiani

    Desidero salutare cordialmente i membri del Capitolo generale dell’Istituto del Beato Don Orione, che hanno appena eletto il loro nuovo Superiore.

    Vi ringrazio, cari fratelli, per la vostra presenza, mentre colgo l’occasione per esprimere il mio vivo compiacimento per l’opera che state compiendo in vari Paesi del mondo secondo le finalità che vi contraddistinguono.

    Il vostro Istituto sta mostrando una fervorosa vitalità, piena di promesse, ed io ne lodo il Signore, che manifesta in voi la sua potenza. Mi auguro che ora vi dedichiate con impegno all’esecuzione dei piani del vostro Capitolo, che prevedono un approfondimento del vostro carisma, un potenziamento dello slancio missionario, uno sviluppo dell’attività economica, ed un’accentuazione della vita spirituale e della formazione permanente, secondo l’esempio sempre attuale del Fondatore.

    Vi sono a fianco nei vostri buoni propositi con la mia affettuosa Benedizione.

    * * *

    Saluto poi i fedeli della parrocchia di Santa Maria della Pace di Agosta, e benedico l’immagine venerata della Vergine che essi hanno qui recato.

    A tutti la mia Benedizione.

    Ai giovani

    Rivolgo adesso un cordiale saluto ai giovani qui presenti. Carissimi, incontrare voi giovani, è sempre per me motivo di speranza e di consolazione. La vostra età è la primavera della vita. In questo mese di maggio - mese primaverile - ricordiamo in modo speciale, come sapete, la Vergine Maria, che possiamo definire Primavera della Vita divina, promessa ed annuncio di Redenzione. Maria sia dunque l’anima della vostra primavera, della costante giovinezza e vitalità del vostro spirito. Con la mia Benedizione.

    Agli ammalati

    A voi, cari malati, un pensiero affettuoso. Grande è la mia gioia anche per la vostra presenza. Vi chiedo oggi di offrire la vostra sofferenza e le vostre preghiere per un’intenzione che mi sta a cuore: il buon esito dei lavori dell’Assemblea generale della Conferenza Episcopale Italiana, attualmente in corso. Voglia il Signore gradire le vostre preghiere e concedere abbondanti doni dello Spirito. Con affetto, vi benedico e vi seguo nella preghiera.

    Agli sposi novelli

    Cari sposi novelli! A voi ora il mio saluto! anche in voi splende la primavera della vita, carica di promesse e di attraenti progetti. La vostra vita, nella luce di Dio, nell’entusiasmo del vostro amore, ha ora preso - con la benedizione della Chiesa - una chiara direzione, che vi impegna per sempre. Percorretela con fiducia, invocando l’aiuto della Beata Vergine Maria, che festeggiamo in questo mese, e che ci prepariamo ad onorare in modo speciale nell’Anno Mariano che sta per iniziare. Pregate la Madonna soprattutto col Santo Rosario. Da parte mia, vi seguo con la mia Benedizione.



    © Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana
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    MARIOCAPALBO
    00 04/04/2013 18:37
    La testimonianza del Padre al Figlio secondo i Vangeli sinottici
    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 27 maggio 1987



    1. I Vangeli - e tutto il Nuovo Testamento - rendono testimonianza a Gesù Cristo come Figlio di Dio. Questa è una verità centrale della fede cristiana. Confessando Cristo come Figlio “della stessa sostanza” del Padre, la Chiesa segue fedelmente questa testimonianza evangelica. Gesù Cristo è il Figlio di Dio nel senso stretto e preciso di questa parola. È dunque “generato” in Dio, e non “creato” da Dio e in seguito “accettato” come Figlio cioè “adottato”. Questa testimonianza del Vangelo (e di tutto il Nuovo Testamento), sulla quale si basa la fede di tutti i cristiani, trova la sua fonte definitiva in Dio-Padre, che rende testimonianza a Cristo come suo Figlio.

    Si è già parlato di questo nella precedente catechesi mediante il riferimento ai testi del Vangelo secondo Matteo e Luca. “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre” (Mt 11, 27) -. “Nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre” (Lc 10, 22).

    2. Quest’unica e fondamentale testimonianza, che scaturisce dall’eterno mistero della vita trinitaria, trova una sua particolare espressione nei Vangeli sinottici, prima nella narrazione del battesimo di Gesù nel Giordano, e poi nel racconto della trasfigurazione di Gesù sul monte Tabor. Ambedue gli eventi meritano un’attenta considerazione.

    3. Leggiamo nel Vangelo secondo Marco: “In quei giorni Gesù venne da Nazaret di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall’acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio diletto, in te mi sono compiaciuto”” (Mc 1, 9-11). Secondo il testo di Matteo, la voce dal cielo rivolge le sue parole non direttamente a Gesù, ma a coloro, che sono presenti al suo battesimo nel Giordano: “Questi è il Figlio mio prediletto” (Mt 3, 17). Nel testo di Luca (cf. Lc 3, 22) il tenore delle parole è identico a quello di Marco.

    4. Siamo dunque testimoni di una teofania trinitaria. La voce dal cielo, che si rivolge al Figlio in seconda persona: “Tu sei . . .” (Marco e Luca), o parla di lui in terza persona: “Questi è . . .” (Matteo), è la stessa voce del Padre, che in un certo senso presenta il suo proprio Figlio agli uomini venuti al Giordano per ascoltare Giovanni il Battista. Indirettamente lo presenta a tutto Israele: Gesù è colui che viene nella potenza dello Spirito Santo: l’unto di Spirito Santo - cioè il Messia/Cristo. Egli è il Figlio in cui il Padre ha posto le sue compiacenze, il Figlio “prediletto”. Questa “predilezione”, quest’amore, insinua la presenza dello Spirito Santo nell’unità trinitaria, anche se nella teofania del battesimo al Giordano ciò non appare ancora sufficientemente chiaro.

    5. La testimonianza contenuta nella voce che proviene “dal cielo” (dall’alto), avviene proprio all’inizio della missione messianica di Gesù di Nazaret. Si ripeterà nel momento che precede la passione e l’evento pasquale che conclude tutta la sua missione: il momento della trasfigurazione. Nonostante la somiglianza tra le due teofanie, esiste però una chiara differenza, che si vede scaturire in gran parte dal contesto delle narrazioni. Al battesimo nel Giordano, Gesù viene proclamato Figlio di Dio davanti a tutto il popolo. La teofania della trasfigurazione si riferisce solamente ad alcune persone scelte: nemmeno gli apostoli sono stati introdotti come gruppo, ma solamente tre di essi: Pietro, Giacomo e Giovanni. “(Dopo sei giorni) . . . Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni e li portò sopra un monte alto, in un luogo appartato, loro soli. Si trasfigurò davanti a loro . . .”. Questa “trasfigurazione” viene accompagnata dall’“apparizione di Elia con Mosè che discorrevano con Gesù”. E quando i tre apostoli superato lo “spavento” per un tale evento, esprimono il desiderio di prolungarlo e di fissarlo (“è bello per noi stare qui”) - allora “si formò una nube . . . e uscì una voce dalla nube: “Questi è il mio Figlio prediletto: ascoltatelo”” (cf. Mc 9, 2-7). Così nel testo di Marco. Analogamente in Matteo: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Ascoltatelo” (Mt 17, 5). In Luca, invece: “Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo” (Lc 9, 35).

    6. L’evento, descritto dai sinottici, ebbe luogo quando Gesù si era già fatto conoscere ad Israele mediante i suoi segni (miracoli), le sue opere e le sue parole. La voce del Padre costituisce come una conferma “dall’alto” di ciò che ormai stava maturando nella coscienza dei discepoli. Gesù voleva che sulla base dei segni e delle parole, la fede nella sua divina missione e figliolanza nascesse nella coscienza dei suoi ascoltatori in grazia della rivelazione intima, data loro dal suo stesso Padre.

    7. Particolarmente significativa, da questo punto di vista, è la risposta che Simon Pietro ebbe da Gesù dopo la sua confessione nei pressi di Cesarea di Filippo. Allora Pietro disse: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16). Gesù gli rispose: “Beato te, Simone figlio di Giona, perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16, 17). Si sa quale importanza rivesta la confessione appena citata, sulla bocca di Simon Pietro. Ebbene è essenziale sapere che la professione della verità sulla divina figliolanza di Gesù di Nazaret - “Tu sei il Cristo (= Messia), il Figlio del Dio vivente” - proviene dal Padre. Solo il Padre “conosce il Figlio” (Mt 11, 27), solo il Padre sa “chi è il Figlio” (Lc 10, 12) - e solo il Padre può concedere questa conoscenza all’uomo. Proprio questo afferma il Cristo nella risposta data a Pietro. La verità sulla sua divina figliolanza apparsa sulle labbra dell’apostolo, e prima maturata nel suo intimo, nella sua coscienza, proviene dal profondo dell’autorivelazione di Dio. In questo momento tutti i significati analogici dell’espressione “Figlio di Dio”, conosciuti già nell’Antico Testamento, vengono completamente superati. Cristo è il Figlio del Dio vivente, il Figlio nel senso proprio ed essenziale di questa parola: è “Dio da Dio”.

    8. La voce che i tre apostoli odono durante la trasfigurazione sul monte (che la successiva tradizione identifica col monte Tabor), conferma la convinzione espressa da Simon Pietro nei pressi di Cesarea (Mt 16, 16). Conferma in un certo senso “dall’esterno” ciò che il Padre ha già “rivelato dal di dentro”. E se ora il Padre conferma la rivelazione interiore sulla figliolanza divina di Cristo: “Questi è il Figlio mio prediletto: ascoltatelo!” - sembra che egli voglia preparare coloro che hanno già creduto in lui agli eventi della Pasqua che si avvicina: all’umiliante sua morte sulla croce. È significativo che “mentre discendevano dal monte” Gesù abbia ordinato loro: “Non parlate a nessuno di questa visione, finché il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti” (Mt 17, 9; come pure Mc 9, 9; ed anche,in certa misura Lc 9, 21). La teofania sul monte della trasfigurazione del Signore, si trova così in relazione con l’insieme del mistero pasquale di Cristo.

    9. In questa scia si può anche intendere il significativo passo del Vangelo di Giovanni (Gv 12,20-28), dove è narrato un fatto che avviene dopo la risurrezione di Lazzaro, quando da una parte aumenta l’ammirazione per Gesù e dall’altra cresce la minaccia nei suoi confronti. Cristo parla allora del chicco di grano che deve morire, per poter produrre molto frutto. E poi significativamente conclude: “Ora l’anima mia è turbata; e che devo dire? Padre, salvami da quest’ora? Ma per questo sono giunto a quest’ora! Padre glorifica il tuo nome”. E “venne allora una voce dal cielo: “L’ho glorificato e di nuovo lo glorificherò!”” (cf. Gv 12, 27-28). In questa voce si esprime la risposta del Padre, che conferma le precedenti parole di Gesù: “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo” (Gv 12, 23).

    Il Figlio dell’uomo che si avvicina alla sua “ora” pasquale, è proprio colui del quale la voce dall’alto nel battesimo e nella trasfigurazione proclamava: “il Figlio mio . . . prediletto . . . in cui mi sono compiaciuto . . . l’eletto . . .”. In questa voce era contenuta la testimonianza del Padre sul Figlio. L’autore della Seconda Lettera di Pietro, raccogliendo la testimonianza oculare del capo degli apostoli, scrive a conforto dei cristiani in un momento di aspra persecuzione: “(Gesù Cristo) . . . ricevette infatti onore e gloria da Dio Padre quando dalla maestosa gloria gli fu rivolta questa voce: “Questi è il Figlio mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”. Questa voce noi l’abbiamo udita scendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte” (2 Pt 1, 16-18).

    Ai pellegrini francesi

    Chers Frères et Sœurs,

    cet encouragement, je l’adresse à tous les pèlerins ici présents: aux religieuses de Kermaria, aux laïcs de l’action catholique des milieux indépendants qui sont appelés à rendre témoignage dans leur milieu de vie, aux jeunes filles du Centre Madeleine Daniélou qui viennent ici, comme les autres jeunes, fortifier leur foi et leur sens de l’Eglise, aux Chevaliers et aux Dames de l’une des Lieutenances canadiennes de l’Ordre du Saint-Sépulcre, qui s’emploient aux œuvres d’assistance, aux autres visiteurs de divers diocèses, régions ou cités de France ou du Canada, à tous les pèlerins de langue française, que je bénis de grand cœur.

    Ai fedeli di lingua inglese

    Dear Brothers and Sisters,

    i offer a warm welcome to the participants in the Fourteenth Annual Meeting of the International Society for the Study of the Lumbar Spine. I thank you for your presence here today and for the esteemed medical service which you offer to the human family. As physicians and medical professionals you serve others through physical healing, a service that corresponds well to the words of Saint John: “Let us not love in word or speech but in deed and in truth" (1 Gv 3, 18). I hope that your specialized study and discussions will help you to make an even greater contribution to the good of your fellow men and women. May God, the Author of life, bless you abundantly in your work.

    I also greet most cordially the ecumenical group from Denmark and the members of the Catholic Women’s League of Manila in the Philippines.

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    I welcome, too, the participants in the Fifth International Conference on High Temperature and Energy-Related Materials.

    And it is a joy to extend heartfelt greetings to the many Religious and priests who are present today, in particular to the Capuchin Friars from English-speaking countries who are taking part in a permanent formation course on Capuchin-Franciscan Spirituality and History. Just as Saint Francis had a deep love for Christ and the Church, so I pray that you will also find peace and happiness through your faithfulness to the great vocation which you have received.

    To all the English-speaking visitors and pilgrims, I extend a hearty welcome, especially to those coming from England, Ireland, Denmark, the Philippines and the United States. May the Risen Saviour bless you with hope and joy.

    Ai fedeli di lingua tedesca

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Erneuern auch wir, liebe Brüder und Schwestern, heute mit Petrus unseren Glauben an die Gottheit Jesu Christi: ”Du bist der Messias, der Sohn des lebendigen Gottes!“ Tun wir das bei dieser Audienz hier in der Nähe des Petrusgrabes, zu der ich euch alle sehr herzlich begrüße. Mein brüderlicher Willkommensgruß gilt allen anwesenden Gruppen und Einzelpilgern, besonders den zahlreichen Jugendlichen. Die Mitglieder der ”Katholischen Deutschen Studentenverbindung im CV Arminia Heidelberg“ beglückwünsche ich zur Feier ihres hundertjährigen Bestehens. Ebenso grüße ich namentlich die Angehörigen des Lions-Clubs Kurpfalz und ermutige sie in ihrem karitativen und sozialen Einsatz in der Heimat und in Ländern der Dritten Welt.

    Einen besonders herzlichen Gruß richte ich an die Teilnehmer des großen Steyler Rompilgerzuges. Euer Besuch in der Ewigen Stadt erfolgt anläßlich des 150. Geburtstages des Gründers der Steyler Missionsgesellschaft, des seligen Pater Arnold Janssen. Ihr wollt dadurch seine große Bedeutung für den Missionsauftrag der Kirche in unserer Zeit unterstreichen. Schon Papst Paul VI. hat bei der Seligsprechung von Pater Janssen 1975 ausdrücklich betont, daß sein Werk undenkbar sei ohne den großen Beitrag missionsbewußter Laien. Als Förderer und Leser der ”Stadt Gottes“ sowie als großzügige Wohltäter und Missionsfreunde unterstützt ihr das Leben und Wirken der Steyler Missionäre in über 50 Ländern der Erde. Aufrichtig ermutige ich euch in diesem euren Einsatz für die Weltmission und erbitte euch daraus reiche Gnaden.

    Von Herzen erteile ich euch und allen Pilgern deutscher Sprache meinen besonderen Apostolischen Segen.

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Amadísimos hermanos y hermanas,

    Mi saludo cordial se dirige ahora a todos los peregrinos y visitantes de lengua española presentes en esta audiencia. En particular, a las Superioras Mayores de las Religiosas Escolapias reunidas en Roma con ocasión de su Conferencia General y a las peregrinaciones procedentes de Guatemala y de la diócesis de Coatzacoalcos (México).

    A todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto la Bendición Apostólica.

    Ai pellegrini polacchi

    Witam wszystkich obecnych z księdzem biskupem Czesławem Dominem z Katowic, uczestnikiem “Caritas internationalis” witam pielgrzymów z parafii Świętej Rodziny z Katowic; z diecezji kieleckiej; z parafii św. Elżbiety-Wrocław; z parafii Opatrzności Bożej i Matki Bożej Pocieszenia-Wrocław; z parafii św. Wojciecha -Koszalin; prócz tego pielgrzymkę Polonii australijskiej z duszpasterswa Księży Chrystusowców; pielgrzymkę Polonii z Bostonu; pielgrzymkę Stowarzyszenia Polaków z okręgu Kent w Anglii; prócz tego grupę Towarzystwa Ziemi Drohiczyńskiej; grupę kolejarzy z Czbestochowy; nauczycieli z Bydgoszczy; kolejarzy z Katowic i Krakowa; uczestników grup turystycznych oraz innych pielgrzymów z kraju i emigracji nie objętych tymi grupami . . . Życzę błogosławieństwa Bożego dla was, dla waszych rodzin, parafii, środowisk, diecezji, dla całej naszej Ojczyzny, którą w krótkim czasie mam nawiedzić.

    Ai gruppi di lingua italiana

    Desidero ora porgere il mio saluto alle Superiore Maggiori della Congregazione delle Suore dell’Apostolato Cattolico - Pallottine, qui presenti per un loro convegno sull’attuale missione del loro Istituto.

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    Saluto con loro anche il gruppo delle Suore Figlie di Sant’Anna, che partecipano al corso annuale di formazione permanente. A tutte il mio compiacimento unito all’auspicio che tali vostre riunioni servano a rinvigorire il fervore della consacrazione ed a dare un nuovo impulso agli impegni delle vostre comunità.

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    Il mio pensiero va poi al Presidente ed ai membri del Centro Studi di “ Speleologia scientifica ” che hanno compiuto una spedizione nel cratere del Vesuvio. La loro è stata una missione interessante, quanto rischiosa, per controllare lo stato di attività di quel vulcano. Ora essi si accingono ad una analoga missione sullo Stromboli.

    Ad essi va il mio cordiale augurio per un felice successo nelle loro imprese, che mirano a favorire la tutela delle popolazioni presenti nelle zone esposte a rischi.

    A tutti la mia Benedizione.

    Ai giovani

    Un cordiale pensiero desidero rivolgere ai giovani ed alle giovani presenti a questa Udienza: Carissimi! Il vostro pellegrinaggio a Roma, e in particolare alle tombe degli Apostoli e dei Martiri rinvigorisca la vostra fede in Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto per i nostri peccati e risorto per la nostra giustificazione. Sia Egli la luce e la via per la vostra giovinezza e per tutta la vostra vita!

    Agli ammalati

    Un affettuoso saluto va ora ai Fratelli e alle Sorelle colpiti dalla infermità: la vostra presenza è per tutti noi motivo di profonda solidarietà e invito alla riflessione sul senso cristiano della nostra esistenza, posta sotto il dominio del dolore e della malattia. Ma la fede illumina le zone d’ombra di tale mistero per indicarci la strada maestra, nella quale possiamo incontrare e seguire Cristo portando, come Lui, la nostra croce, per essere in tale modo suoi autentici discepoli. Unite le vostre sofferenze alla Passione di Gesù, per partecipare, con Lui, alla sua opera redentrice.

    Vi ringraziamo per tale vostra meritoria disponibilità e ci affidiamo alle vostre preghiere.

    Agli sposi novelli

    A voi, sposi novelli, che in questi giorni avete consacrato il vostro amore di fronte a dio e alla Chiesa nel sacramento del Matrimonio, rivolgo fervidi voti augurali perché la vostra nascente famiglia sia sempre animata e confortata dalla fede nella Provvidenza divina e dia alle altre comunità familiari un esempio luminoso di autentica vita cristiana, di amore e di solidale apertura verso gli altri.

    Su tutti e tutte invoco dal Signore, per la materna intercessione della Vergine Santissima, l’abbondanza dei favori e conforti celesti ed imparto di cuore la mia Benedizione Apostolica.



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