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Gesù Cristo, Messia, e la Sapienza divina

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 22 aprile 1987

 

1. Nell’Antico Testamento si sviluppò e fiorì una ricca tradizione di dottrina sapienziale. Sul piano umano essa manifesta la sete dell’uomo di coordinare i dati delle sue esperienze e delle sue conoscenze per orientare la propria vita nel modo più proficuo e saggio. Da questo punto di vista Israele non si discosta dalle forme sapienziali presenti in altre culture dell’antichità, ed elabora una propria sapienza di vita, che abbraccia i vari settori dell’esistenza: individuale, familiare, sociale, politico.

Questa medesima ricerca sapienziale, però, non fu mai disgiunta dalla fede nel Signore, Dio dell’esodo, e ciò era dovuto alla convinzione, sempre presente nella storia del popolo eletto, che solo in Dio risiedeva la sapienza perfetta. Per questo il “timore del Signore”, cioè l’orientamento religioso e vitale verso di lui, fu ritenuto il “principio”, il “fondamento”, la “scuola” della vera sapienza (Pr 1, 7; 9, 10; 15, 33).

2. Sotto l’influsso della tradizione liturgica e profetica il tema della sapienza si arricchisce di un singolare approfondimento giungendo a permeare tutta quanta la Rivelazione. Dopo l’esilio infatti, si comprende sempre più chiaramente che la sapienza umana è un riflesso della sapienza divina, che Dio “ha diffuso su tutte le sue opere, su ogni mortale, secondo la sua generosità” (Sir 1, 7-8). Il momento più alto dell’elargizione della sapienza avviene con la rivelazione al popolo eletto, al quale il Signore fa conoscere la sua parola (Dt 30, 14). Anzi la sapienza divina, conosciuta nella forma più piena di cui l’uomo è capace, è la Rivelazione stessa, la “Torah”, “il libro dell’alleanza del Dio altissimo” (Sir 24, 22).

3. La sapienza divina appare, in questo contesto, come il disegno misterioso di Dio che è all’origine della creazione e della salvezza. Essa è la luce che tutto illumina, la parola che rivela, la forza d’amore che congiunge Dio alla sua creazione e al suo popolo. La sapienza divina non è considerata una dottrina astratta, ma una persona che proviene da Dio: è vicina a lui “fin dal principio” (Pr 8, 23), è la sua delizia nel momento della creazione del mondo e dell’uomo, durante la quale si diletta davanti a lui (cf. Pr 8, 22-31).

Il testo del Siracide riprende questo motivo e lo sviluppa delineando la sapienza divina che trova il suo luogo di “riposo” in Israele e si stabilisce in Sion (Sir 24, 3-12), indicando in tal modo che la fede del popolo eletto costituisce la via più sublime per entrare in comunione con il pensiero e il disegno di Dio. Ultimo frutto veterotestamentario di questo approfondimento è il Libro della Sapienza, redatto poco prima della nascita di Gesù. In esso la sapienza divina è definita “emanazione della potenza di Dio, riflesso della luce perenne, uno specchio senza macchia dell’attività di Dio e un’immagine della sua bontà”, fonte dell’amicizia divina e della stessa profezia (Sap 7, 25-27).

4. A questo livello di simbolo personalizzato del disegno divino, la Sapienza è una figura con cui si prospetta l’intimità della comunione con Dio e l’esigenza di una risposta personale d’amore. La Sapienza appare perciò come la sposa (Pr 4, 6-9), la compagna della vita (Pr 6, 22; 7,4). Essa, con le motivazioni profonde dell’amore, invita l’uomo alla sua comunione e quindi alla comunione con il Dio vivente. Questa comunione è descritta con l’immagine liturgica del banchetto: “Venite, mangiate il mio pane, bevete il vino che io ho preparato per voi” (Pr 9,5): un’immagine che l’apocalittica riprenderà per indicare la comunione eterna con Dio, quando egli stesso avrà eliminato la morte per sempre (Is 25, 6-7).

5. Alla luce di questa tradizione sapienziale possiamo meglio comprendere il mistero di Gesù Messia. Già un testo profetico del Libro di Isaia parla dello spirito del Signore che si poserà sul Re–Messia e caratterizza questo spirito anzitutto come “spirito di sapienza e intelligenza” e infine come “spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11, 2).

Nel Nuovo Testamento sono vari i testi che presentano Gesù ricolmo della divina sapienza. Il Vangelo dell’infanzia secondo san Luca insinua il ricco significato della presenza di Gesù fra i dottori nel tempio, dove “tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza” (Lc 2, 47), e riassume la vita nascosta a Nazaret con le note parole: “E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2, 52).

Durante gli anni del ministero di Gesù il suo insegnamento suscitava sorpresa e stupore: “E molti ascoltando rimanevano stupiti e dicevano: “Donde gli vengono queste cose? Che sapienza è mai questa che gli è stata data?”” (Mc 6, 2).

Questa sapienza, che proveniva da Dio, conferiva a Gesù un particolare prestigio; “egli infatti insegnava come uno che ha autorità e non come gli scribi” (Mt 7, 29), per questo egli si presenta come colui che “è più di Salomone” (Mt 12, 42). Essendo Salomone la figura ideale di chi ha ricevuto la sapienza divina, ne segue che in queste parole Gesù appare esplicitamente come la vera Sapienza rivelata agli uomini.

6. Questa identificazione di Gesù con la Sapienza è affermata con singolare profondità dall’apostolo Paolo. Il Cristo, egli scrive, “per opera di Dio è diventato per noi sapienza, giustizia, santificazione e redenzione” (1 Cor 1, 30). Gesù, anzi, è la “sapienza che non è di questo mondo... che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria” (1 Cor 2, 6-7). La “Sapienza di Dio” è identificata con il Signore della gloria che è stato crocifisso. Nella croce e nella risurrezione di Gesù si rivela dunque, in tutto il suo fulgore il disegno misericordioso di Dio, che ama e perdona l’uomo al punto di renderlo una nuova creatura. La sacra Scrittura parla anche di un’altra sapienza che non viene da Dio, la “sapienza di questo mondo”, l’orientamento dell’uomo che rifiuta di aprirsi al mistero di Dio, che presume di essere l’artefice della propria salvezza. Ai suoi occhi la croce appare una stoltezza o una debolezza, ma chi ha la fede in Gesù, Messia e Signore, sperimenta con l’Apostolo che “ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini e ciò che è debolezza di Dio è più forte degli uomini” (1 Cor 1, 25).

7. Il Cristo è contemplato sempre più profondamente come la vera “Sapienza di Dio”. Così egli è proclamato, con chiaro riferimento al linguaggio dei libri sapienziali, “immagine del Dio invisibile”, “generato prima di ogni creatura”, colui per mezzo del quale tutte le cose sono state create e nel quale sussistono (cf. Col 1, 15-17); egli, in quanto Figlio di Dio, è “irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza e tutto sostiene con la potenza delta sua parola” (Eb 1, 3).

La fede in Gesù, Sapienza di Dio, conduce a una “conoscenza piena” della volontà divina, “con ogni sapienza e intelligenza spirituale”, e rende possibile comportarsi “in maniera degna del Signore, per piacergli in tutto, portando frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio” (Col 1, 9-10).

8. Dal canto suo l’evangelista Giovanni, richiamandosi alla Sapienza descritta nella sua intimità con Dio, parla del Verbo che era in principio, presso Dio, e confessa che “il Verbo era Dio” (Gv 1, 1). La sapienza, che l’Antico Testamento era giunto a equiparare alla parola di Dio, viene ora identificata con Gesù, il Verbo che “si è fatto carne e ha posto la sua tenda in mezzo a noi” (Gv 1, 14). Come la Sapienza anche Gesù, Verbo di Dio, invita al banchetto della sua parola e del suo corpo, perché egli è “il pane della vita” (Gv 6, 48) dona l’acqua viva dello Spirito (Gv 4, 10; 7, 37-39) ha “parole di vita eterna” (Gv 6, 68). In tutto questo Gesù è veramente “più di Salomone”, perché non solo compie in modo pieno la missione della Sapienza di mostrare e comunicare la via, la verità e la vita, ma egli stesso è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6), è la rivelazione somma di Dio nel mistero della sua paternità (Gv 1, 18; 17, 6).

9. Questa fede in Gesù, rivelatore del Padre, costituisce l’aspetto più sublime e consolante della lieta novella. Questa è appunto la testimonianza che ci giunge dalle prime comunità cristiane, nelle quali continuava a risuonare l’inno di lode che Gesù aveva innalzato al Padre, benedicendolo perché nel suo beneplacito aveva rivelato “queste cose” ai piccoli.

La Chiesa è cresciuta lungo i secoli con questa fede: “Nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare” (Mt 11, 27). In definitiva Dio, rivelandoci il Figlio mediante lo Spirito, ci manifesta il suo disegno, la sua sapienza, la ricchezza della sua grazia “riversata su di noi con ogni sapienza e intelligenza” (Ef 1, 8).


Ai fedeli di espressione linguistica francese

Je voudrais saluer chacun des pèlerins et des groupes de langue française. Vous êtes venus de tous les horizons, notamment de France, de Belgique, du Luxembourg, de Suisse, du Canada. Certains sont prêtres, moines, frères, religieuses; vous représentez des diocèses, des paroisses, des familles, des écoles, des groupes de catéchèse, d’aumônerie, d’amitié sans frontière.

Sans pouvoir reprendre tous les noms, je salue particulièrement le nombreux pèlerinage annuel des familles chrétiennes de l’Alsace, que je félicite de leur fidélité.

Je salue le diocèse de Baveux et Lisieux, avec son Evêque, Monseigneur Jean Badré: voilà juste cent ans que la jeune Thérèse Martin venait à Rome demander d’entrer sans plus tarder au carmel, et il y a sept ans, je me suis fait moi-même pèlerin à Lisieux, car sainte Thérèse, qui aurait pu sembler petite aux yeux des hommes, est devenue grande aux yeux de Dieu, de l’Eglise, des âmes contemplatives, des missionnaires et de tous les chrétiens qui, comme elle, cherchent à faire de leur vie un don gratuit à Jésus, dans la prière, comme l’amour au cœur de l’Eglise.

Enfine je salue les groupes importants de jeunes venus avec leur Evêque ou leurs aumôniers, notamment de Bauvais, d’Orléans, d’Angoulême, de Mont de Marsan, de Lauzerte, et tous les autres.

Chers Amis, que le Christ ressuscité soit votre lumière, votre force, votre sagesse! Comme l’Apôtre Pierre, qui est venu en témoigner ici même, par sa mort, ne craignez pas de vous dire ses disciples. Pour mieux le connaître, attachez-vous à l’Eglise. Et rayonnez son amour tout autour de vous, comme des frères et sœurs. Construisez votre avenir, et le monde, sur son Evangile.

A tous les pèlerins présents ici, je donne ma Bénédiction Apostolique.

Al gruppo di fedeli di lingua inglese

I wish to welcome the English-speaking people present at today’s audience.

In particular, I would like to greet the newly-ordained deacons from both the Irish and Scots Colleges, together with their families and friends. Dear young men, by your ordination to the Diaconate you give generous response to the Lord’s call for ministry on behalf of the People of God. As you devote yourselves wholeheartedly to the ministry of the Word, to prayer and to loving service may you be filled with the Spirit of the Risen Lord.

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I warmly welcome the members of the Pioneer Total Abstinence Asociation of the Sacred Heart from the Diocese of Down and Connor in Ireland, as well as the sick and handicapped persons of both the Across and Inter Pares Trust groups from England.

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I am also happy to greet the Anglican Choir from the Cathedral of Lichfield in England.

And upon all the pilgrims and visitors from Ireland, Scotland, England, Norway, Trinidad and Tobago and the United States I invoke abundant blessings of peace and joy in the Risen Saviour.

Ai fedeli provenienti da Paesi di espressione tedesca

Einen besonderen brüderlichen Gruß richte ich an die große Gruppe von lutherischen Pastoren, die heute unter uns weilen. Sie wollen in dieser Osterwoche hier in Rom, am Ort einer zweitausendjährigen Geschichte des Osterzeugnisses seit den Aposteln Petrus und Paulus, dieser Ortskirche wie auch zugleich der weltweiten Kirche des Herrn begegnen. Christus schenke Ihnen dabei zahlreiche ermutigende geistliche Erfahrungen für Ihre Person und Ihr Wirken im Volke Gottes. Ebenso herzlich Grüße ich die Teilnehmer an der Romfahrt der katholischen Jugend aus der Diözese Regensburg. Ihnen und allen jungen Menschen, die bei dieser Audienz zugegen sind, erbitte ich wachsende Freude am Glauben und reifen Mut, ihn in Wort und Tat zu bezeugen Allen Besuchern deutscher Sprache wünsche ich eindrucksvolle Romtage und eine gesunde Heimkehr zu euren Familien. Auf ein baldiges Wiedersehen in eurer Heimat! 

Ai diversi pellegrini di espressione spagnola

Deseo ahora dar mi más cordial bienvenida a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, a los alumnos y profesores del Seminario de Barbastro; a las peregrinaciones parroquiales provenientes del Levante español, y a los numerosos grupos de estudiantes junto con sus familiares y maestros.

A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto, en la alegría del Señor Resucitado, mi Bendición Apostólica.

Ai suoi connazionali polacchi

Pozdrawiam serdecznie pielgrzymów z parafii Narodzenia Najświętszej Maryi Panny - Kraków-Bierzanów Stary; pielgrzymów z Częstochowy; z Torunia, z parafii Matki Boskiej Zwycięskiej; współpracowników misyjnych ze wspólnot sióstr pallotynek. Prócz tego Polaków z Niemiec Zachodnich: z Landshut, duszpasterstwo ojców redemptorystów; ze Stuttgartu, również duszpasterstwo redemptorystów; wreszcie uczestników grup turystycznych i innych pielgrzymów nie objętych wymienionymi grupami.

Ai numerosi pellegrini italiani

Un particolare saluto rivolgo alle Religiose appartenenti al movimento internazionale dei Focolari, riunite al Centro Mariapoli di Castel Gandolfo per un congresso.

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Ugualmente saluto le Figlie di Maria Ausiliatrice, riunite in Roma per un corso di rinnovamento vocazionale.

Carissime Religiose, mentre invoco l’assistenza del Signore sui lavori di entrambe le Assemblee, formo l’auspicio di un sempre più generoso impegno in risposta al progetto divino di vita consacrata per ciascuna di voi, per edificare una società permeata di valori evangelici e affido le vostre aspirazioni alla materna intercessione della Santissima Vergine, con la mia Benedizione Apostolica.

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Saluto poi i giovani studenti Missionari della fede ed i loro assistenti.

Esprimo inoltre un cordiale pensiero al gruppo di trentini venuti per rendere omaggio alla sede di Pietro e per confidare la loro devozione alla Madre di Dio, venerata sotto il titolo di “Madonna Ladina dell’Aiuto ”. nell’augurarvi, carissimi, la perseverante fedeltà alle vostre nobili tradizioni cristiane e l’incremento continuo del culto e della venerazione alla Vergine Santissima, imparto a voi ed alle vostre rispettive famiglie la mia Benedizione Apostolica.

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Rivolgo un saluto anche ai Membri dell’Oratorio “ San Giuseppe ” di Melegnano nell’arcidiocesi di Milano, che celebrano il centenario di fondazione del loro Oratorio.

Carissimi, mentre vi esprimo il mio sincero compiacimento, formo voti che continuiate, con rinnovato entusiasmo, nel comune impegno educativo secondo gli insegnamenti e le esigenze del messaggio di Gesù.

A voi tutti ed ai vostri cari la mia Benedizione Apostolica.

Ai giovani

Ed ora una parola a tutti i giovani presenti a questa Udienza.

“Voi conoscete ciò che è accaduto”, voi siete cioè testimoni, in questa settimana di Pasqua, degli eventi meravigliosi compiuti in Cristo. Egli è morto, per compiere, appeso alla Croce, il sacrificio che ci ha redenti ed ha stabilito una nuova Alleanza; egli è risorto, iniziando per tutti noi una nuova vita. In questo mistero pasquale di Gesù noi leggiamo la grandezza del mistero dell’amore di Dio, ci accorgiamo fino a qual punto, Dio che è amore, ci ha amati. Rinnovo a tutti voi l’invito che ho rivolto ai giovani la Domenica delle palme. Lasciate che il mistero pasquale vi afferri, vi coinvolga, penetri fino in fondo nelle vostre vite, nella vostra coscienza, nella vostra sensibilità, nei vostri cuori, in modo tale che questo evento di more e risurrezione dia senso alla vostra vita ed al vostro comportamento. Comprenderete che il mistero pasquale include una vocazione divina che vi riguarda e vi chiama ad orientare con decisione la vita verso un destino sublime, ultimo e definitivo: ricondurre a Dio ogni creatura, seguendo Cristo risorto. “ Lasciate, dunque, che il mistero pasquale agisca in voi ”, e cercate di fare in modo che chi vi avvicina e conosce la vostra fede, possa percepire nelle parole, nei gesti, in tutto quello che siete, il riflesso del Cristo risorto. Cristo cammina con voi.

Agli ammalati

Un saluto agli ammalati qui presenti.

La pasqua ci ha fatto meditare l’immagine del Salvatore inchiodato sulla croce ed immolato nell’abbandono del suo dolore. Nel Crocifisso abbiamo potuto comprendere l’espressione più alta dell’amore di Dio che salva e redime. Ora stiamo contemplando in qual modo dalla Croce è nata la salvezza, perché l’evento della risurrezione e ce ne dà piena e gloriosa testimonianza. Da questi misteri conoscete quale sia il valore della Croce e della sofferenza.

Vi invito perciò ad unire sempre la vostra pena al sacrificio di Cristo con coraggio, con generosità, con l’intenzione di partecipare al suo mistero. Il Risorto diverrà così, per voi, sorgente di speranza, di serenità, di luce, di fortezza, di merito e santificazione. Vi benedico tutti di cuore.

Agli sposi novelli

Il mio saluto e l’augurio più vivo, giunga anche alle coppie di sposi novelli qui presenti.

Vivete nella prospettiva della fede pasquale questa primavera del vostro amore, riconoscenti a Cristo per il dono di grazia che egli vi ha fatto in questo tempo. Il sacramento del matrimonio è espressione dell’amore di Cristo verso la Chiesa: morendo, il Cristo ha rinnovato l’offerta di sé, per rendere la sua Chiesa, da lui amata come sposa, santa e immacolata al suo cospetto; e la Chiesa accoglie questo dono del suo sposo, per donarsi a sua volta a lui in pienezza d’amore. E’ questo il mistero che illumina la vita degli sposi cristiani. Sia esso il fondamento e la garanzia di ulteriore e sempre più fecondo inserimento della vostra famiglia nella vita in Cristo e nella Chiesa.

Vi benedico tutti, con ogni più felice augurio di bene.

 

© Copyright 1987 - Libreria Editrice Vaticana

 



  • Gesù Cristo, Figlio dell'uomo

GIOVANNI PAOLO II

UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 29 aprile 1987

 

1. Gesù Cristo, Figlio dell’uomo e di Dio: è il tema culminante delle nostre catechesi sull’identità del Messia. È la verità fondamentale della rivelazione cristiana e della fede: l’umanità e la divinità di Cristo sulla quale dovremo riflettere in seguito in modo più completo. Per ora ci preme completare l’analisi dei titoli messianici già in qualche modo presenti nell’Antico Testamento e vedere in quale senso Gesù li attribuisce a sè.

Quanto al titolo di “Figlio dell’uomo”, è significativo che Gesù ne abbia fatto un uso frequente parlando di se stesso, mentre sono gli altri che lo chiamano “Figlio di Dio”, come vedremo nella prossima catechesi. Invece egli si autodefinisce “Figlio dell’uomo”, mentre nessun altro lo chiamava così, se si eccettuano il diacono Stefano prima della lapidazione (At 7, 56) e l’autore dell’Apocalisse in due testi (At 1, 13; 14, 14).

2. Il titolo “Figlio dell’uomo” proviene dall’Antico Testamento dal Libro del profeta Daniele. Ecco il testo che descrive una visione notturna del profeta: “Guardando ancora nelle visioni notturne, ecco apparire, sulle nubi del cielo, uno, simile ad un figlio di uomo; giunse fino al vegliardo e fu presentato a lui, che gli diede potere, gloria e regno; tutti i popoli, nazioni e lingue lo servivano; il suo potere è un potere eterno, che non tramonta mai, e il suo regno è tale che non sarà mai distrutto”(Dn 7, 13-14).

E quando il profeta chiede la spiegazione di questa visione, riceve la risposta seguente: “I santi dell’Altissimo riceveranno il regno e lo possederanno per secoli e secoli . . . allora il regno, il potere e la grandezza di tutti i regni che sono sotto il cielo, saranno dati al popolo dei santi dell’Altissimo” (Dn 7, 18.27). Il testo di Daniele riguarda una persona singola e il popolo. Notiamo subito che ciò che si riferisce alla persona del Figlio dell’uomo si ritrova nelle parole dell’angelo nell’annunciazione a Maria: “regnerà per sempre . . . e il suo regno non avrà fine” (Lc 1, 33).

3. Quando Gesù chiama se stesso “Figlio dell’uomo” usa un’espressione proveniente dalla tradizione canonica dell’Antico Testamento e presente anche negli apocrifi giudaici. Occorre però notare che l’espressione “Figlio dell’uomo” (ben-adam) era diventata nell’aramaico dei tempi di Gesù un’espressione indicante semplicemente “uomo” (“bar-enas”). Gesù, perciò, chiamando se stesso “figlio dell’uomo”, riuscì quasi a nascondere dietro il velo del significato comune il significato messianico che la parola aveva nell’insegnamento profetico. Non a caso, tuttavia, se enunciazioni sul “Figlio dell’uomo” appaiono specialmente nel contesto della vita terrena e della passione di Cristo, non ne mancano anche in riferimento alla sua elevazione escatologica.

4. Nel contesto della vita terrena di Gesù di Nazaret troviamo testi quali: “Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo” (Mt 8, 20); o anche: “È venuto il Figlio dell’uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico dei pubblicani e dei peccatori” (Mt 11, 19). Altre volte la parola di Gesù assume un valore più fortemente indicativo del suo potere. Così quando dice: “Il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato” (Mc 2, 28). In occasione della guarigione del paralitico calato attraverso un’apertura praticata nel tetto egli afferma in tono quasi di sfida: “Ora, perché sappiate che il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino - disse al paralitico - alzati, prendi il tuo lettuccio e va’ a casa tua” (Mc 2, 10-11). Altrove Gesù dichiara: “Poiché come Giona fu un segno per quelli di Ninive, così anche il Figlio dell’uomo lo sarà per questa generazione” (Lc 11, 30). In altra occasione si tratta di una visione avvolta nel mistero: “Verrà un tempo in cui desidererete vedere anche uno solo dei giorni del Figlio dell’uomo, ma non lo vedrete” (Lc 17, 22).

5. Alcuni teologi notano un parallelismo interessante tra la profezia di Ezechiele e le enunciazioni di Gesù. Scrive il profeta: “(Dio) Mi disse: “Figlio dell’uomo, io ti mando agli Israeliti . . . che si sono rivoltati contro di me . . . Tu dirai loro: Dice il Signore Dio”” (Ez 2, 3-4). “Figlio dell’uomo, tu abiti in mezzo a una genìa di ribelli, che hanno occhi per vedere e non vedono, hanno orecchi per udire e non odono . . .” (Ez 12, 2) “Tu, figlio dell’uomo . . . tieni fisso lo sguardo su di essa (Gerusalemme) che sarà assediata . . . e profeterai contro di essa” (Ez 4, 1-7). “Figlio dell’uomo, proponi un enigma che racconta una parabola agli Israeliti” (Ez 17, 2).

Facendo eco alle parole del profeta, Gesù insegna: “Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto” (Lc 19, 10). “Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti” (Mc 10, 45; cf. anche Mt 20, 28). Il “Figlio dell’uomo” . . . “quando verrà nella gloria del Padre”, si vergognerà di chi si vergognava di lui e delle sue parole davanti agli uomini (cf. Mc 8, 38).

6. L’identità del Figlio dell’uomo appare nel duplice aspetto di rappresentante di Dio, annunciatore del regno di Dio, profeta che richiama alla conversione. Dall’altra egli è “rappresentantedegli uomini, dei quali condivide la condizione terrena e le sofferenze per riscattarli e salvarli secondo il disegno del Padre. Come dice egli stesso nel colloquio con Nicodemo: “Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo perché chiunque creda in lui abbia la vita eterna” (Gv 3, 14-15).

È un chiaro annuncio della passione, che Gesù ripete: “E cominciò a insegnare loro che il Figlio dell’uomo doveva molto soffrire, ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare” (Mc 8, 31). Per ben tre volte proviamo a fare preannuncio nel Vangelo di Marco (cf. Mc 9, 31; 10, 33-34) e in ciascuna di esse Gesù parla di se stesso come “Figlio dell’uomo”.

7. Con lo stesso appellativo Gesù si autodefinisce dinanzi al tribunale di Caifa, quando alla domanda: “Sei tu il Cristo, il Figlio di Dio benedetto?”, risponde: “Io lo sono! E vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi del cielo” (Mc 14, 62). In queste poche parole risuona l’eco della profezia di Daniele sul “Figlio dell’uomo che viene sulle nubi del cielo” (Dn 7, 13) e del salmo 110 che vede il Signore assiso alla destra di Dio (cf. Sal 110, 1).

8. Ripetutamente Gesù parla della elevazione del “Figlio dell’uomo”, ma non nasconde ai suoi ascoltatori che essa include l’umiliazione della croce. Alle obiezioni e alla incredulità della gente e dei discepoli, che ben comprendevano la magicità delle sue allusioni e che pure gli chiedevano: “Come dunque tu dici che il Figlio dell’uomo deve essere elevato? Chi è questo Figlio dell’uomo?” (Gv 12, 34), Gesù asserisce: “Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora saprete che io sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre” (Gv 8, 28). Gesù afferma che la sua “elevazione” per mezzo della croce costituirà la sua glorificazione. Poco dopo aggiungerà: “È giunta l’ora che sia glorificato il Figlio dell’uomo” (Gv 12, 23). È significativo che alla partenza di Giuda dal Cenacolo, Gesù dica “ora il Figlio dell’uomo è stato glorificato, e anche Dio è stato glorificato in lui”(Gv 13, 31).

9. Ciò costituisce il contenuto di vita, di passione, di morte e di gloria di cui il profeta Daniele aveva offerto un pallido abbozzo. Gesù non esita ad applicare a sé anche il carattere di regno eterno e intramontabile che Daniele aveva assegnato all’opera del Figlio dell’uomo, quando nel mondo proclama: “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria” (Mc 13,26; cf. Mt 24, 30). In questa prospettiva escatologica deve svolgersi l’opera di evangelizzazione della Chiesa. Egli avverte: “Non avrete finito di percorrere la città di Israele, prima che venga il Figlio dell’uomo” (Mt 10, 23). E si chiede: “Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Lc 18, 8).

10. Se come “Figlio dell’uomo” Gesù ha realizzato con la sua vita, passione, morte e resurrezione, il piano messianico, delineato nell’Antico Testamento, nello stesso tempo egli assume con quello stesso nome il suo posto tra gli uomini come uomo vero, come figlio di una donna, Maria di Nazaret. Per mezzo di questa donna, sua Madre, lui, il “Figlio di Dio”, è contemporaneamente “Figlio dell’uomo”, uomo vero, come attesta la Lettera agli Ebrei: “Si è fatto veramente uno di noi, in tutto simile a noi fuorché nel peccato” (Eb 4, 5; cf. Gaudium et Spes, 22).


Ai fedeli di lingua francese

Je salue avec joie tous les pèlerins de langue française, notamment de France et du Canada.

J'ai noté le nombreux pèlerinage diocésain d’Avignon, ceux de diverses paroisses, les groupes de malades ou handicapés, de personnes âgées, d’enfants, de jeunes, ou les groupements professionnels, de cheminots, de gendarmes, de cadres, les associations spirituelles. Je recommande à votre prière le voyage pastoral que j’entreprends demain en République Fédérale d’Allemagne. Et je vous bénis de tout cœur.

Ad alcuni gruppi di visitatori di espressione inglese

I would like to extend a special welcome to the members of the Anglican pilgrimage from Backwell. My cordial greetings also go to the group of pilgrims from Zimbabwe.

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I offer a particular word of welcome and congratulations to the Class of 1937 of the North American College who are celebrating their Fiftieth Anniversary of Ordination to the Priesthood. Together with them, I extend warmest greetings to the Fourth Year students of the North American College who will be ordained deacons tomorrow in Saint Peter’s Basilica. Dear brothers, may you always be known for your fidelity to Christ and the Gospel, a fidelity which is possible only if you are men of prayer. As I said in my Holy Thursday Letter to Priests, “As sharers in the priesthood of Christ, which is inseparably connected with his sacrifice, we too must place at the foundation of our priestly existence the cornerstone of prayer. It will enable us to harmonize our lives with our priestly service, preserving intact the identity and authenticity of this vocation”. May you always be faithful messengers of the Cross and Resurrection of Christ.

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And to all the English-speaking visitors, especially those from England, Norway, Denmark, Zimbabwe and the United States I offer a cordial welcome and I ask the Risen Lord to bless you with his grace and peace.

Ai numerosi pellegrini tedeschi

Mit dieser kurzen Betrachtung grüße ich herzlich alle anwesenden Pilger und Besucher aus den deutschsprachigen Ländern. Mein brüderlicher Gruß gilt besonders der Gruppe von Priestern aus der Diözese Rottenburg-Stuttgart, die anläßlich ihres fünfundzwanzigjährigen Priesterjubiläums in Rom weilen. Christus, der Gute Hirt, bleibe stets euer Vorbild. Er stärke euch weiterhin in eurem priesterlichen Dienst und beschenke euch darin mit wahrer Freude. Ebenso grüße ich die ökumenische Pilgergruppe aus Ulm. Ich erbitte euch in diesen Tagen an den Gräbern der Apostel und der Märtyrer der frühen römischen Christengemeinde, daß ihr den vielfältigen Reichtum unseres christlichen Glaubens tiefer erkennt und euch mit neuer Bereitschaft für die Einheit aller Christen einsetzt.

Zum Schluß empfehle ich meine bevorstehende Pastoralreise nach Deutschland auch ganz besonders eurem Gebet und erteile euch und all euren Lieben in der Heimat von Herzen den Apostolischen Segen.

Ai pellegrini di espressione spagnola

Deseo ahora presentar mi más cordial saludo a todos los peregrinos y visitantes de lengua española.

En particular, saludo al grupo de Religiosos Franciscanos, misioneros en diversos países de América Latina; os aliento en vuestra labor evangelizadora en favor de los amados hijos del llamado Continente de la Esperanza.

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Igualmente saludo a las Religiosas Carmelitas misioneras aquí presentes, así como a las peregrinaciones parroquiales procedentes de España; a los grupos de estudiantes con sus profesores y a la peregrinación de la Diócesis de Jujuy (Argentina).

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A todas las personas, familias y grupos provenientes de los diversos países de América Latina y de España imparto con afecto mi Bendición Apostólica.

Ai pellegrini polacchi

Serdecznie pozdrawiam wszystkich pielgrzymów z Polski, a także przestawicieli Polonii, w szczególności z parafii Podwyższenia Krzyża Świętego i Matki Bożej Uzdrowienia Chorych -Katowice; z parafii św. Józefa- Przemyśl, księża salezjanie; z parafii św. Franciszka z Asyżu-Łódź; z parafii św. Praksedy z Dokudowa, diecezja siedlecka; z parafii Matki Bożej Pocieszenia-Poznań; z parafii św. Krzyża-Leszno; z parafii Wniebowzięcia Matki Bożej - Kościan, archidiecezja poznańska; z parafii św. Wojciecha-Bnin; z parafii św. Jadwigi-Grodzisko Wielkopolskie, archidiecezja poznańska; członków Towarzystwa Przyjaciół KUL-u z Warszawy; 100 osobową pielgrzymkę Polonii amerykańskiej, jako też uczestników grup turystycznych Orbisu i Turysty . . . Witając serdecznie wszystkich pielgrzymów z Polski oraz z Polonii amerykańskiej, pragnę równocześnie połaczyć się w sposób szczególny, uroczysty z Kościołem w Polsce w ciągu tych dni patronalnych, które teraz Kościoł w Polsce przeżywa, poczynając od uroczystości św. Wojciecha, proprzez Królową Polski na Jasnej Górze, aż do uroczystości św. Stanisława w Krakowie. Łącząc się w duchu w ten sposób z całym Kościołem, życzę, ażeby ci święci patronowie nie przestali przewodzić naszemu Narodowi w niełatwych drogach, po których w ciągu swojej tysiącletniej już historii dąży do zachowania własnej tożsamości, własnej godności, własnej wolności i własnego miejsca i znaczenia wśród ludów Europy i całego świata.

Ad alcuni gruppi italiani

Desidero ora salutare cordialmente il gruppo dei presidenti e incaricati diocesani della Federazione Nazionale del Clero Italiano, un’istituzione ecclesiale che celebra quest’anno il settantesimo anniversario della sua fondazione, e ha per scopo l’assistenza morale, sociale, culturale ed economica del clero italiano. Dunque un’opera assai utile ed importante, per la quale auguro sempre nuovi fecondi risultati in rapporto ai bisogni ed alle aspettative della Chiesa del nostro tempo. Benedico di cuore i sacerdoti associati, che sono qui presenti.

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Un caro ed affettuoso saluto ai ragazzi del coro “ Castello d’Oro ” di Mirandola in Provincia di Modena: essi allietano oggi questo nostro incontro! A voi, cari ragazzi e ragazze, al direttore del coro ed ai vostri cari che vi accompagnano, l’espressione della mia gioia per la vostra presenza e le mie congratulazioni. Il vostro cantare sia sempre un inno di lode a Dio! Con la mia Benedizione.

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Un saluto ed un augurio al gruppo di adulti e di giovani della parrocchia di Liscate, in provincia di Milano, giunti qui per ringraziare il Signore per aver ottenuto un nuovo oratorio. In segno di gratitudine a Lui, essi intendono tornare a casa a piedi portando una fiaccola che mi hanno chiesto di accendere. Mi compiaccio, cari fratelli, per questo vostro gesto grandemente significativo, e vi benedico di cuore.

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La parrocchia di Cristo Re di Rimini intende festeggiare il XXV anniversario di fondazione con l’indizione di una missione mariana, durante la quale si porterà per le vie della parrocchia una statua della Madonna. I rappresentanti di questa parrocchia hanno recato qui la sacra immagine affinché io la benedica. Accolgo ben volentieri la richiesta, nella certezza che questa bella iniziativa darà un significativo contributo all’Anno Mariano che sta per iniziare. Vi benedico tutti di cuore.

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Ben volentieri intendo accendere e benedire la fiaccola che mi è stata portata da un altro gruppo qui presente: la delegazione della Croce Bianca di Biassono, provincia di Milano, un’associazione di volontariato che opera nel campo del pronto soccorso e della pubblica assistenza. La delegazione sta celebrando il X anniversario di fondazione. La fiaccola verrà riportata a piedi a Biassono. Rallegramenti anche per questa iniziativa ed auguri vivissimi per l’attività della vostra associazione, mentre di cuore vi benedico.

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Desidero rivolgere un saluto anche alla Scuola Media Cattolica Libera di Busto Arsizio nell’Arcidiocesi di Milano, che celebra il X anniversario della sua attività didattico-formativa.

Cari insegnanti ed alunni, ringrazio per la vostra visita e vi esorto a cercare sempre una preparazione culturale radicata sulla fede, col proposito di formare anime generose, desiderose di approfondire la verità e di spendersi in avvenire per il bene della società.

A tutti voi ed alle vostre famiglie la mia Benedizione.

Ai giovani

Con particolare affetto saluto voi, giovani, che lieti e fiduciosi vi aprite a Cristo per affrontare il compito della vita. Assimilandovi al Risorto, il discernimento della propria vocazione e la realizzazione compiuta del disegno di Dio su di voi non saranno più un’esitante ricerca, ma una belle fatica del crescere in Lui.

Il Padre di ogni misericordia, con la grazia pasquale, vi doni la consapevolezza di essere veri figli di adozione, portati dentro la vita divina, e non servi, che il padrone tiene ai margini della propria esistenza. E lo Spirito Santo aumenti in voi il vigore della fede e della carità, che alimentano propositi ed azioni conformi al volere divino.

Vi accompagno con l’Apostolica Benedizione.

Agli ammalati

Rivolgo ora, una parola di saluto e di conforto a voi, malati. Mentre auguro che il Risorto vi doni la certezza che la sofferenza delle membra vive del suo corpo acquista in Lui forza redentiva, vi esorto a guardare l’esempio di Maria, che ci accingiamo a venerare in modo speciale nel prossimo mese di maggio a Lei dedicato e nel prossimo anno mariano.

Vi chiedo poi di ricordare in modo particolare al Signore la visita pastorale che sto per compiere in alcune diocesi della Germania Federale. Nel corso della mia visita avrò la gioia di proclamare beati Edith Stein, in religione Suor Teresa Benedetta della Croce, e il sacerdote gesuita Rupert Mayer.

A voi tutti la mia affettuosa Benedizione.

Agli sposi novelli

Infine rivolgo un pensiero affettuoso e beneaugurante agli sposi novelli, qui presenti, e a trenta coppie di coniugi della Parrocchia Maria SS.ma Ausiliatrice di Margherita di Savoia che celebrano il XXV anniversario di matrimonio e sono venuti a Roma con il Consiglio pastorale e altri componenti di quella Parrocchia che festeggia quest’anno il XXV della propria fondazione.

Carissimi, mediante la celebrazione del sacramento del matrimonio non solamente avete posto in Dio la radice del vostro amore, ma vi siete consacrati al Signore per un servizio santo, nell’assidua testimonianza del mistero di carità che unisce Cristo alla sua Chiesa.

Con l’auspicio che il Risorto vi doni concordia piena e letizia perfetta, imparto di cuore a voi e a tutti i rappresentanti della suddetta parrocchia la Benedizione Apostolica.

Per la “Giornata dell’Università Cattolica”

Domenica prossima sarà celebrata in Italia la Giornata dell’Università Cattolica, che avrà come tema: “Esperienza religiosa e cultura”: un argomento tanto bello ed importante per la maturazione della fede e della vita cristiana. Sentitevi tutti partecipi, come cattolici, a questo appuntamento del nostro cammino ecclesiale e spirituale.

 

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