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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Catechesi sul Credo, parte II: Gesu' Figlio e Salvatore Dicembre1986

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    MARIOCAPALBO
    00 04/04/2013 17:48
    «Porrà inimicizia...»: l'uomo coinvolto nella lotta contro la forza delle tenebre

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 10 dicembre 1986

     

    1. Nell’introduzione alla costituzione Gaudium et Spes (Gaudium et Spes, 2) del Concilio Vaticano II leggiamo: “Il mondo che [il Concilio] ha presente è quello degli uomini, ossia l’intera famiglia umana nel contesto di tutte quelle realtà entro le quali essa vive; il mondo che è teatro della storia del genere umano, e reca i segni degli sforzi suoi, delle sue sconfitte e delle sue vittorie, il mondo che i cristiani credono creato e conservato nell’esistenza dall’amore del Creatore, mondo certamente posto sotto la schiavitù del peccato, ma dal Cristo crocifisso e risorto, con la sconfitta del Maligno, liberato e destinato, secondo il proposito divino, a trasformarsi e a giungere al suo compimento”.

    2. È il mondo che abbiamo davanti agli occhi in queste nostre catechesi. Esse riguardano, come si sa, la realtà del male, cioè del peccato, sia all’inizio, sia durante tutta la storia della famiglia umana. Nel cercare di ricostruire un’immagine sintetica del peccato, ci serviamo anche di tutto ciò che dice di esso la varia esperienza dell’uomo lungo il corso dei secoli. Non dimentichiamo però che il peccato in se stesso è un mistero di iniquità, il cui inizio nella storia, e anche il successivo sviluppo, non possono essere compresi appieno senza riferimento al mistero di Dio-Creatore, e in particolare del Creatore degli esseri che sono fatti a immagine e somiglianza di lui. Le parole del Vaticano II già riportate, dicono che il mistero del male e del peccato, il “mysterium iniquitatis”, non può essere compreso senza riferimento al mistero della redenzione, al “mysterium paschale” di Gesù Cristo, come abbiamo osservato fin dalla prima catechesi di questo ciclo. Proprio questa “logica” di fede si esprime già nei più antichi simboli.

    3. In un tale quadro della verità sul peccato, costantemente professata e annunciata dalla Chiesa, veniamo introdotti già dal primo annunzio di redenzione che troviamo nella Genesi. Infatti, dopo aver infranto il primo comandamento, sul quale Dio-Creatore ha fondato la sua più antica alleanza con l’uomo, la Genesi ci mette al corrente del seguente dialogo: “Ma il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: «Dove sei?». Rispose: «Ho udito il tuo passo nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto». Riprese: «Chi ti ha fatto sapere che eri nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare? ». Rispose l’uomo: «La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato». Il Signore Dio disse alla donna: «Che hai fatto?». Rispose la donna: «Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato»” (Gen 3, 9-13).

    “Allora il Signore Dio disse al serpente: «Poiché tu hai fatto questo sii tu maledetto . . . Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno»” (Gen 3, 14-15).

    4. Questo passo di Genesi 3 si inserisce armoniosamente nel contesto “Jahvista” di cui fa parte, per quanto riguarda sia lo stile sia il modo di presentare le verità, che conosciamo già dall’esame delle parole del tentatore, e della descrizione del primo peccato. Nonostante le apparenze che lo stile del racconto biblico può creare, le verità essenziali sono in esso sufficientemente leggibili. Si lasciano cogliere e capire in se stesse, e ancor più nel contesto di tutto ciò che su questo tema dice tutta la Bibbia, dall’inizio sino alla fine, attraverso il senso più pieno della Sacra Scrittura (“sensus plenior”).

    Così dunque il passo di Gen 3, 9-15 (e anche il seguito di questo capitolo) contiene la risposta di Dio al primo peccato dell’uomo. È una risposta diretta al primo peccato, e al tempo stesso una riposta in prospettiva, perché si riferisce a tutta la storia futura dell’uomo sulla terra, fino al suo termine. Tra la Genesi e l’Apocalisse esistono una vera continuità e insieme una profonda coerenza nella verità rivelata da Dio. A questa coerenza armoniosa della Rivelazione corrisponde la parte dell’uomo, che crede consapevolmente, “la logica della fede”. La verità sul peccato rientra nello sviluppo di questa logica.

    5. Secondo Gen 3, 9-15, il primo peccato dell’uomo viene descritto innanzitutto come “disobbedienza” cioè opposizione contro il comandamento che esprime la volontà del Creatore. Lo abbiamo visto. L’uomo (maschio e femmina) è responsabile di questo atto, poiché Adamo è completamente consapevole e libero nel fare quello che fa. La stessa responsabilità si ritrova in ogni peccato personale nella storia dell’uomo, che agisce per uno scopo. È significativo a questo riguardo ciò che ci fa sapere la Genesi, cioè che il Signore Dio chiede a entrambi - prima all’uomo poi alla donna - il motivo del loro comportamento: “Perché l’hai fatto?”. Se ne deduce che l’essenziale portata dell’atto è in riferimento a questo motivo, cioè allo scopo dell’agire. Nella domanda divina il “perché” significa per quale motivo?, ma significa anche a quale scopo? E qui la donna (con l’uomo) si richiama all’istigazione del tentatore: “Il serpente mi ha ingannata”. Da questa risposta bisogna desumere che il motivo suggerito dal serpente: “sarete . . . come Dio” ha contribuito in modo determinante alla trasgressione del divieto del Creatore e ha dato una dimensione essenziale al primo peccato. Tale motivo non è direttamente ripreso da Dio nella sua sentenza di castigo: ma senza dubbio è presente e domina tutto lo scenario biblico e storico come un richiamo alla gravità e alla stoltezza della pretesa di opporsi o di sostituirsi a Dio, come un’indicazione della dimensione più essenziale e profonda del peccato originale e di ogni peccato che ha in quello la sua prima radice.

    6. È perciò significativo e giusto che nel seguito della risposta al primo peccato dell’uomo, Dio si rivolga attentamente al tentatore, al “serpente antico”, di cui l’autore dell’Apocalisse dirà che “tenta tutto il mondo” (Ap 12, 9: “che seduce tutta la terra”). Secondo la Genesi, infatti, il Signore Dio disse al serpente: “Poiché tu hai fatto questo, sii tu maledetto”. Le parole della maledizione rivolte al serpente riguardano colui che Cristo chiamerà: “il padre della menzogna” (cf. Gv 8, 44). Ma nello stesso tempo, in quella risposta di Dio al primo peccato, vi è l’annuncio della lotta, che durante tutta la storia dell’uomo si svolgerà tra lo stesso “padre della menzogna” e la Donna e la sua Stirpe.

    7. Il Concilio Vaticano II si pronuncia su questo tema in modo molto chiaro: “Tutta intera la storia umana è infatti pervasa da una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre, lotta cominciata fin dall’origine del mondo, che durerà, come dice il Signore, fino all’ultimo giorno. Inserito in questa battaglia, l’uomo deve combattere senza soste per poter restare unito al bene, né può conseguire la sua interiore unità se non a prezzo di grandi fatiche, con l’aiuto della grazia di Dio” (Gaudium et Spes, 37). In un altro passo il Concilio si esprime in un modo ancora più esplicito, parlando della lotta “tra il bene e il male” che si combatte in ogni uomo: “L’uomo si trova incapace di superare efficacemente da se medesimo gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato”. Ma a questa forte espressione il Concilio contrappone la verità sulla redenzione con un’affermazione di fede non meno forte e decisa: “Il Signore stesso è venuto a liberare l’uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell’intimo, e scacciando fuori "il principe di questo mondo", che lo teneva schiavo del peccato” (Gaudium et Spes, 13).

    8. Queste osservazioni del magistero della Chiesa di oggi ripetono in modo preciso e omogeneo la verità sul peccato e sulla redenzione, espressa inizialmente in Gen 3, 15 e in seguito in tutta la Sacra Scrittura. Ascoltiamo ancora la Gaudium et Spes (Gaudium et Spes, 13): “Costituito da Dio . . . l’uomo fin dagli inizi della storia abusò della libertà sua, erigendosi contro Dio e bramando di conseguire il suo fine al di fuori di Dio”. Evidentemente si tratta di un peccato nel senso stretto della parola: sia nel caso del primo peccato sia in quello di ogni altro peccato dell’uomo. Ma il Concilio non omette di ricordare che quel primo peccato è stato commesso dall’uomo “tentato dal Maligno”. Come leggiamo nel Libro della Sapienza (Sap 2, 24): “. . . la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo; e ne fanno esperienza coloro che gli appartengono”. Sembra che in questo caso “la morte” significhi sia il peccato stesso (la morte dell’anima come perdita della vita divina conferita dalla grazia santificante), sia anche la morte corporale spogliata della speranza della risurrezione gloriosa. L’uomo che ha infranto la legge riguardante “l’albero della conoscenza del bene e del male”, è stato, dal Signore Dio, allontanato dall’“albero della vita” (Gen 3, 22), nella prospettiva di tutta la sua storia terrena.

    9. Nel testo del Concilio, col richiamo al primo peccato, e al suo retaggio nella storia umana, si chiude la prospettiva della lotta annunciata dalle parole attribuite a Dio in Gen 3, 15: “Io porrò inimicizia”. Se ne deduce che se il peccato è sin dall’inizio legato alla libera volontà e alla responsabilità dell’uomo e apre una questione “drammatica” tra l’uomo e Dio, è anche vero che l’uomo, a causa del peccato, è inserito (come si esprime giustamente il Vaticano II) “in una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre” (Gaudium et Spes, 37). È coinvolto e “come incatenato” (sempre secondo il Concilio) nel dinamismo oscuro di quel “mysterium iniquitatis”, che è più grande di lui e della sua storia terrena.

    Ne parla bene a proposito la Lettera agli Efesini: “La nostra battaglia non è contro creature fatte di sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti” (Ef 6, 12). Ma anche il pensiero dell’immane realtà del peccato che grava su tutta la storia con una particolare considerazione per i nostri tempi, ci risospinge alla tremenda verità di quelle parole bibliche e conciliari su “l’uomo . . . inserito nella lotta tremenda contro le potenze delle tenebre!”. Non dobbiamo però dimenticare che su questo mistero di tenebra si accende fin dall’inizio una luce che libera la storia dall’incubo di una condanna inesorabile: l’annuncio del Salvatore.


    Ai pellegrini di espressione inglese  

    Dear Brothers and Sisters,

    I offer cordial greetings to all the English-speaking people who are present today. In a special way I welcome the ecumenical group from Denmark and the visitors from the United States. I am pleased that you have come to Rome during this Advent season, a season of faith and hope, a time of special preparation for the great feast of our Saviour’s Birth. May the Son of God fill your minds and hearts with peace as you prepare to celebrate his coming. God bless you all.  

    Ad un gruppo di pellegrini di espressione spagnola  

    Amados hermanos y hermanas,

    Me es grato presentar ahora mi más cordial saludo a todos los peregrinos de lengua española.

    En primer lugar, deseo dar la bienvenida a los sacerdotes, religiosos, religiosas y almas consagradas aquí presentes. En particular a los Religiosos de los Sacrados Corazones. A todos aliento para que el Adviento, tiempo de la espera del Redentor, sea una urgente llamada a hacer a Cristo presente entre los hermanos mediante los sacramentos, la predicación, la caridad y el servicio a los más necesitados.

    * * *

    También deseo saludar a los peregrinos procedentes de Guatemala y a todas las personas, familias y grupos procedentes de los diversos Países de América Latina y de España.

    Con afecto y en señal de benevolencia imparto mi Bendición Apostólica.

    Ad un folto gruppo di pellegrini polacchi  

    Pozdrawiam pielgrzymów z Polski, w szczególnoci z diecezji płockiej; z parafii św. Szczepana z Krakowa; o raz uczestników grup turystycznych z Warszawy. Wszystkim obecnym tutaj Rodakom z całego serca życzę błogosłavieństwa Bożego na Adwent i Boże Narodzenie, które się przybliża.  

    Ai pellegrini italiani  

    Rivolgo un affettuoso saluto ai membri delle Confraternite della Diocesi di Avezzano, che sono qui numerosi.

    Vi ringrazio, cari fratelli e sorelle, per questa visita segno del vostro attaccamento alla Sede Apostolica. Vi auguro di mantenervi sempre saldi in tale fedeltà, che è fedeltà a Cristo, mentre di vero cuore vi benedico tutti insieme col vostro Vescovo qui presente.  

    * * *  

    Un caro saluto anche al folto gruppo di pellegrini della Parrocchia di Furci e li ringrazio per la medaglia commemorativa del Beato Angelico, agostiniano, sepolto nella vostra Parrocchia.

    * * *  

    Saluto ugualmente un altro gruppo, della medesima Diocesi di Chieti-Vasto, quello della Parrocchia degli Angeli Custodi di Francavilla a Mare, che celebra il ventesimo anniversario della sua fondazione. Il Signore Gesù, per intercessione della Vergine Santissima, aumenti e irrobustisca la vostra Comunità sulle vie del Vangelo e nelle opere della carità! Rivolgendo uno speciale saluto al vostro Arcivescovo, vi assicuro un ricordo nella preghiera e vi accompagno con la mia Benedizione.

    * * *  

    Mi rivolgo poi al gruppo degli alunni ed ex-alunni del Collegio Nazareno di Roma, ed alla giovane che ha ricevuto il premio di “alunna più buona d’Italia per il 1986”.

    * * *  

    Parimenti saluto anche la delegazione di ragazzi che sono venuti per presentarmi il testo del Rapporto UNICEF 1987 sulla condizione dell’infanzia nel mondo.

    Ai bambini qui presenti e a tutti i bambini del mondo va il mio pensiero e la mia Benedizione.

    * * *

    Un beneaugurante saluto porgo ora al gruppo dei Sacerdoti delegati delle Diocesi italiane della “Peregrinatio ad Petri Sedem”.

    Carissimi, desidero esprimere a tutti voi il mio plauso ed il mio incoraggiamento per la vostra opera, mentre di cuore vi benedico.  

    Ai giovani  

    Desidero rivolgere il mio saluto ai giovani qui convenuti in questo periodo del tutto particolare dell’Avvento.

    Carissimi, la Beata Vergine Immacolata con il suo esempio e con la sua Materna intercessione vi aiuti a vivere questi giorni nell’attesa del Signore che viene, sapendo riscoprire il valore della preghiera e della riflessione, quale strada privilegiata per accogliere il Verbo di Dio e per poter orientare tutta la vostra vita alla luce della Sua Parola.  

    Agli ammalati  

    Mi è gradito rivolgermi con affetto agli ammalati che hanno voluto venire come pellegrini, alla Sede di Pietro. Saluto tra loro in modo particolare il gruppo dell’Associazione “Non vedenti e Invalidi civili” provenienti da Napoli.

    Non vi manchi mai, cari fratelli, la certezza che il Signore, da voi accolto in questo periodo dell’Avvento, mediante l’ascolto della Sua Parola e con l’offerta a Lui delle vostre sofferenze, vuole essere per ciascuno di voi, conforto nella malattia, sollievo nella prova e presenza santificante per voi e per tutti coloro che vi sono cari.  

    Agli sposi novelli  

    Saluto di cuore gli sposi che da poco hanno ricevuto la Grazia sacramentale del Sacro Rito del Matrimonio.

    La Beata Vergine Immacolata che ha saputo accogliere il Figlio di Dio, nel suo grembo prima, e nella sua famiglia poi, con profondo spirito di fede e con una genuina e solida dimensione di amore, vi aiuti a far sì che la vostra vita coniugale e familiare sia sempre orientata ad accogliere il Signore che viene e sappia trarre alimento costante dalla fede e dalla carità cristiana.

     

    © Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

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    MARIOCAPALBO
    00 04/04/2013 17:49
    Il «Protovangelo» della salvezza

    GIOVANNI PAOLO II

    UDIENZA GENERALE

    Mercoledì, 17 dicembre 1986

     

    1. Nella quarta Preghiera eucaristica (Missale Romanum, Prex Eucharistia IV) la Chiesa si rivolge a Dio con le seguenti parole: “Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore. A tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo perché nell’obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato. E quando, per la sua disubbidienza, l’uomo perse la tua amicizia, tu non l’hai abbandonato in potere della morte . . .”.

    In armonia con la verità espressa in questa preghiera della Chiesa, nella precedente catechesi abbiamo rilevato il contenuto complesso delle parole di Gen 3 che costituiscono la risposta di Dio al primo peccato dell’uomo. In quel testo si parla della lotta contro “le potenze delle tenebre”, nella quale è stato coinvolto l’uomo a causa del peccato sin dall’inizio della sua storia sulla terra: ma nello stesso tempo si assicura che Dio non abbandona l’uomo a se stesso, non lo lascia “in potere della morte”, ridotto a “schiavo del peccato” (Rm 6, 17). Infatti, volgendosi al serpente-tentatore il Signore Dio dice così: “Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno” (Gen 3, 15).

    2. Queste parole della Genesi vengono definite come il “protoevangelo”, ossia come il primo annunzio del Messia Redentore. Esse, infatti, lasciano trasparire il disegno salvifico di Dio verso il genere umano, che dopo il peccato originale si è trovato nello stato di decadenza che conosciamo (status naturae lapsae). Esse dicono anzitutto ciò che nel piano salvifico di Dio, costituisce l’evento centrale. Quello stesso evento al quale si riferisce la quarta Preghiera eucaristica, già citata, quando si volge a Dio con questa professione di fede; “Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, il tuo unico Figlio come salvatore. Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria; ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana”.

    3. L’annuncio di Gen 3 si chiama “protoevangelo”, perché esso ha trovato la sua conferma e il suo compimento solamente nella rivelazione della nuova alleanza che è il Vangelo di Cristo. Nell’antica alleanza questo annuncio veniva rievocato costantemente in diversi modi, nei riti, nei simbolismi, nelle preghiere, nelle profezie, nella stessa storia di Israele come “popolo di Dio” proteso verso un traguardo messianico, ma sempre sotto i veli della fede imperfetta e provvisoria dell’Antico Testamento. Quando avverrà il compimento dell’annuncio in Cristo si avrà la piena rivelazione del contenuto trinitario e messianico implicito nel monoteismo di Israele. Il Nuovo Testamento farà scoprire allora il significato pieno degli scritti dell’Antico Testamento, secondo il famoso aforisma di sant’Agostino: “In vetere Testamento novum latet, in novo vetus patet” e cioè: “Nel Testamento Antico è nascosto il Nuovo, e in quello Nuovo l’Antico diventa chiaro” (Quaestiones in Heptateuchum, II, 73).

    4. L’analisi del “protoevangelo” ci fa dunque conoscere, attraverso l’annuncio e la promessa in esso contenuti, che Dio non ha abbandonato l’uomo in potere del peccato e della morte. Ha voluto soccorrerlo e salvarlo. E lo ha fatto nel modo suo proprio, a misura della sua santità trascendente, e nello stesso tempo a misura di una tale “condiscendenza”, quale poteva dimostrare solamente un Dio-Amore.

    Le parole stesse del “protoevangelo” esprimono questa condiscendenza salvifica, quando annunciano la lotta (“porrò inimicizia!”) tra colui che rappresenta “le potenze delle tenebre” e Colui che la Genesi chiama “la stirpe della donna” (“la sua stirpe”). È una lotta che si concluderà con la vittoria di Cristo (“ti schiaccerà la testa”). Però questa sarà la vittoria riportata a prezzo del sacrificio della croce (“e tu le insidierai il calcagno”). Il “mistero della pietà” dissipa il “mistero dell’iniquità”. Difatti proprio il sacrificio della croce ci fa penetrare nello stesso nucleo essenziale del peccato, consentendoci di capire qualcosa del suo mistero tenebroso. Ci guida in modo particolare san Paolo nella Lettera ai Romani quando scrive: “. . . come per la disubbidienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l’obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti” (Rm 5, 19). “Come . . . per la colpa di uno solo si è riversata su tutti gli uomini la condanna, così anche per l’opera di giustizia di uno solo si riversa su tutti gli uomini la giustificazione che dà vita” (Rm 5, 18).

    5. Nel “protoevangelo” in un certo senso il Cristo viene annunciato per la prima volta come “il nuovo Adamo” (1 Cor 15, 45). Anzi la sua vittoria sul peccato, ottenuta mediante l’“obbedienza fino alla morte di croce” (Fil 2, 8), comporterà una tale abbondanza di perdono e di grazia salvifica, da superare smisuratamente il male del primo peccato e di tutti i peccati degli uomini. Scrive ancora san Paolo: “Se per la caduta di uno solo morirono tutti, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia di un solo uomo, Gesù Cristo, si sono riversati in abbondanza su tutti gli uomini” (Rm 5, 15).

    Anche solo rimanendo sul terreno del “protoevangelo”, si può scoprire che sulla sorte dell’uomo decaduto (“status naturae lapsae”) viene già introdotta la prospettiva della futura redenzione (“status naturae redemptae”).

    6. La prima risposta del Signore Dio al peccato dell’uomo, contenuta in Gen 3, 1 ci permette dunque di conoscere sin dall’inizio Dio come infinitamente giusto e nello stesso tempo infinitamente misericordioso. Egli fin da quel primo annuncio si manifesta come quel Dio che “ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3, 16); che “ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati” (1 Gv 4, 10); che “non ha risparmiato il proprio Figlio ma lo ha dato per tutti noi” (Rm 8, 32).

    Abbiamo così la certezza che Dio, il quale, nella sua santità trascendente, aborrisce il peccato, giustamente punisce il peccatore, ma nella sua ineffabile misericordia contemporaneamente lo abbraccia con il suo amore salvifico. Il “protoevangelo” già annunzia questa vittoria salvifica del bene sul male, che si manifesterà nel Vangelo mediante il mistero pasquale di Cristo crocifisso e risorto.

    7. È da notare come nelle parole di Gen 3, 15 “Io porrò inimicizia”, in un certo senso sia collocata al primo posto la donna: “Io porrò inimicizia tra te e la donna”. Non: tra te e l’uomo, ma proprio: tra te e la donna. I commentatori sin dai tempi antichissimi sottolineano che qui viene operato un parallelismo significativo. Il tentatore - “il serpente antico” - si è rivolto, secondo Gen 3, 4, prima alla donna e mediante essa ha riportato la sua vittoria. A sua volta il Signore Dio, annunciando il Redentore, costituisce la Donna prima “nemica” del principe delle tenebre. Essa deve essere, in un certo senso, la prima destinataria della definitiva alleanza, nella quale le forze del male verranno vinte dal Messia, suo Figlio (“la sua stirpe”).

    8. Questo - ripeto - è un particolare estremamente significativo, se si tiene conto che nella storia dell’alleanza Dio si rivolge prima di tutto agli uomini (Noè, Abramo, Mosè). In questo caso la precedenza sembra appartenere alla Donna, naturalmente in considerazione del suo discendente, Cristo. Infatti, moltissimi Padri e Dottori della Chiesa vedono nella Donna annunciata nel “protoevangelo” la Madre di Cristo, Maria. Essa è anche colei che per prima ha parte in quella vittoria sul peccato riportata da Cristo: è infatti libera dal peccato originale e da ogni altro peccato, come sulla linea della Tradizione, ha sottolineato già il Concilio di Trento (cf. DS 1516. 1573) e, per quanto concerne in specie il peccato originale, Pio IX ha definito solennemente, proclamando il dogma dell’Immacolata Concezione (cf. DS 2803).

    “Non pochi antichi Padri”, come dice il Concilio Vaticano II (Lumen Gentium, 56), nella loro predicazione presentano in Maria, Madre di Cristo, la nuova Eva (così come Cristo è il nuovo Adamo, secondo san Paolo). Maria prende il posto e costituisce l’opposto di Eva, che è “la madre di tutti i viventi” (Gen 3, 20), ma anche la causa, con Adamo, della universale caduta nel peccato, mentre Maria è per tutti “causa salutis” per la sua obbedienza nel cooperare con Cristo alla nostra redenzione (cf. Ireneo, Adv. haereses, III, 22, 4).

    9. Magnifica è la sintesi che di questa dottrina fa il Concilio, del quale per ora ci limitiamo a riferire un testo che può essere il miglior suggello alle catechesi sul peccato, che abbiamo svolto alla luce dell’antica fede e speranza nell’avvento del Redentore: “L’accettazione della predestinata madre ha preceduto l’incarnazione perché così come una donna aveva contribuito a dare la morte, una donna contribuisse a dare la vita. Il che vale in modo straordinario della Madre di Gesù, la quale ha dato al mondo la vita stessa, che tutto rinnova . . . Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la Madre di Dio la tutta santa e immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito santo quasi plasmata e resa nuova creatura” (Lumen Gentium, 56).

    “Adornata fin dal primo istante della sua concezione dagli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è, per ordine di Dio, salutata dall’angelo nunziante quale "piena di grazia" e al celeste messaggero essa risponde: "Ecco l’ancella del Signore, si faccia in me secondo la tua parola". Così Maria, figlia di Adamo, acconsentendo alla parola divina, diventò madre di Gesù, e abbracciando, con tutta l’anima e senza peso alcuno di peccato, la volontà salvifica di Dio, consacrò totalmente se stessa quale ancella del Signore alla persona e all’opera del Figlio suo, servendo il mistero della redenzione sotto di lui e con lui, con la grazia di Dio Onnipotente” (Lumen Gentium, 56).

    In Maria e per Maria, così, si è rovesciata la situazione dell’umanità e del mondo, che sono in qualche modo rientrati nello splendore del mattino della creazione.


    Ai pellegrini di espressione francese

    Cette perspective nous oriente déjà vers Noël que je vous souhaite de bien préparer durant cette ultime semaine de l’Avent. Avec mes vœux, je vous donne, chers pèlerins de langue française, ma Bénédiction Apostolique.

    Ai pellegrini di espressione inglese  

    Dear Brothers and Sisters,

    I greet most cordially all the English-speaking visitors at this audience, especially those from Denmark, Australia and the United States. In particular, I welcome the many officers and men and women of the United States Navy.

    As we prepare to celebrate the Birth of our Saviour, we are reminded that he is Emmanuel, a name which means “God is with us”. During this holy season, may we all come to believe ever more firmly that God is truly with us, and that he alone is the source of our peace and our joy.

    God bless you all.  

    Ai fedeli di lingua tedesca  

    Liebe Brüder und Schwestern!

    Mit einem herzlichen Wilkommensgruß empfehle ich ihrem Schutz und ihrer Fürsprache die anweseden Pilger und alle, die meine Worte hören. Maria erbitte ihnen eine gnadenreiche Mitfeier der Geburt unseres Erlösers. Zugleich wünsche ich allen mit meinem besonderen Segen ein frohes und friedvolles Weihnachtsfest!

    Ai fedeli di lingua spagnola

    Dirijo ahora mi más cordial saludo a los peregrinos de lengua española aquí presentes. En primer lugar, saludo con particular afecto a las Hermanas de la Sagrada Familia de Burdeos que, provenientes de España, Paraguay, Argentina y Perú, tienen un Encuentro sobre la espiritualidad de su Fundador. Que el Señor os mantenga siempre fieles a vuestro carisma y disponibles a las necesidades de la Iglesia.

    Me es grato saludar también a los dos grupos de Madrid, que vienen acompañados por el Señor Cardenal Arzobispo y los cuatro Obispos Auxiliares de esa comunidad eclesial. Que vuestra visita a la tumba del Apóstol Pedro acreciente vuestra vida de fe y os anime cada día más a ser testigos del amor de Cristo en vuestro ambiente.

    A todos vosotros, así como a los demás peregrinos de España y de América Latina, imparto de corazón mi Bendición Apostólica.

    Ai fedeli polacchi

    Serdecznie witam pielgrzymów z Polski, w szczególności z diecezji podlaskiej z ks. biskupem Janem Mazurem oraz z Zakopanego, z parafii Swiętej Rodziny z ks. prałatem dziekanem, a także innych uczestników audiencji spośród grup turystycznych . . .

    Wszystkim pielgrzymom dzisiaj tu obecnym życzę błogosławionych Swiąt Bożego Narodzenia i tego samego życzę wszystkim waszym bliskim w parafiach, w diecezjach i w całej naszej Ojczyźnie.

    Ad alcuni gruppi italiani  

    Rivolgo ora un cordiale saluto alla rappresentanza del Comune di Dobbiaco, il quale ha donato l’abete che voi vedete in Piazza San Pietro, come simbolo delle prossime festività. Ringrazio per questo gentile dono, che aggiunge a questa piazza una nota inconfondibile di gioia natalizia, ed imparto a tutti loro la mia benedizione.

    * * *  

    Saluto con affetto gli alunni delle Scuole Elementari guidati dal gruppo che si occupa degli handicappati, della Parrocchia di S. Paolo; saluto con loro il coro che eseguirà canti natalizi ed anche coloro che rappresenteranno il “Presepio vivente”.

    A voi tutti il mio cordiale ringraziamento, il mio benvenuto ed una larga Benedizione!

    * * *  

    Un caro saluto voglio ora rivolgere agli alunni ed al personale della Scuola Media Statale “A. Angelucci” di Subiaco, qui presenti insieme con i componenti il coro della Parrocchia di S. Maria Assunta di Agosta, della medesima Diocesi di Subiaco.

    Su tutti voi, cari Fratelli e Sorelle, invoco l’abbondanza di quei doni di grazia che sono frutto del Mistero dell’Incarnazione, che ricorderemo tra pochi giorni nel Santo Natale, mentre di cuore vi benedico insieme con le vostre famiglie ed i vostri cari.  

    * * *

    Saluto e benedico le Religiose partecipanti ad un Convegno di aggiornamento della Federazione Italiana Religiose Operatrici Sanitarie.  

    Ai giovani  

    Cari giovani, la vostra presenza entusiastica e gioiosa, è sempre motivo di rinnovata speranza per un mondo migliore, e lo è in particolar modo in questo periodo di preparazione al Santo Natale.

    Vi invito a rendere più intenso l’impegno di preghiera e di opere buone. Accogliete l’invito di Gesù, alla pace e all’amore; vivetelo con gioia e diffondetelo nelle vostre famiglie, con gli amici e nell’ambiente in cui vivete.

    Il Natale riempia i vostri cuori di quella gioia vera, che solo Gesù ci può dare! Vi benedico di cuore.

    Agli ammalati  

    Rivolgo ora il mio saluto a voi, cari ammalati, sempre presenti nel mio cuore. Il Natale, ormai vicino, rechi anche a voi la gioia e la serenità che Gesù è venuto a portare a tutti gli uomini. Egli è venuto in mezzo a noi nella povertà e negli stenti, ed ha sperimentato il dolore per insegnarci con l’esempio il grande valore della sofferenza. Non sentitevi soli o abbandonati, poiché Dio vi ama, vi amano i vostri cari, vi ama la Chiesa. Anche il Papa vi è vicino. Vi sia di conforto la mia Benedizione.

    Agli sposi novelli

    Infine il mio saluto è rivolto a voi, Sposi novelli. Vi auguro di vivere intensamente, ogni giorno e per tutta la vita, l’impegno del vostro amore e dell’amore di Dio. La nuova vita, la vostra nuova famiglia sia una testimonianza viva di fede in Dio e negli autentici valori umani, e offra una generosa e responsabile collaborazione con il Creatore nel trasmettere nuove vite e nella loro educazione umana e cristiana. Dio benedica il vostro amore, com’io nel suo nome vi benedico di cuore.

     

    © Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana