NONO GIORNO:
Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto
Gloria al Padre
Meditazione conclusiva.
I.
"Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia" (Ef 1,3-7). Questa lode uscita dal cuore di San Paolo, acceso di gioia e di gratitudine filiale, nel suo abbraccio d'anima con l'eterno Padre, lascia trasparire il desiderio che tutte le creature ammirino, stupite ed adoranti, l'ineffabile mistero di Dio Uno e Trino che agisce incessantemente nell'opera della creazione, redenzione e santificazione dell'umanità: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero" (Gv5,17). Il primo uomo, creato con la "'polvere del suolo" (Gn 2-7), è creato a "immagine e somiglianza di Dio" (Gn 1,26); non e una semplice creatura, la più perfetta della terra, posta ai confini della dimora del suo creatore, ma, sublime realtà, è creata in Dio, nel cuore stesso di Dio, in Gesù-Dio, il vero Adamo, il Primogenito dell'eterno Padre. Come è vero che Dio ha creato la madre di Gesù, Immacolata, in previsione dei meriti del Figlio divino, in previsione degli stessi meriti ha creato la prima coppia umana, immacolata, decretando ab aeterno, di usare misericordia a loro e a tutti i discendenti, dopo il pentimento dei personali errori.
Il.
Appare evidente, alla luce della Rivelazione, che la ribellione-disobbedienza-rifiuto alle parole del Creatore, da parte della prima coppia creata e dei loro imitatori, equivale ad un uscire dal cuore di Dio, dal paradiso, dall'ambito vitale naturale, Cuore, per un'altra dimora: ... tutto ciò è paragonabile ad un auto-aborto! Realtà tremenda: è un vero suicidio! Ma Dio, "Ricco di misericordia", non vuole la morte del peccatore, dei propri figli che segue sempre con sguardo paterno, preoccupato solo di curare e di guarire le ferite che si sono procurati. Gesù-Dio, "è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (Ebr 13,8), e sta sempre in mezzo a noi come colui che vuole restaurare, nell'uomo, l'immagine divina deturpata dal peccato. Gesù ha affermato, a più riprese e in vari modi, questa sua missione di salvatore: "In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv 5,24); "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati" (Mt 9,12); "È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Gv 6,63); "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10); "Io sono la via, la verità, la vita" (Gv 14,6). Alle parole creatrici di Dio, parole riportate nei primi due capitoli del libro della Genesi, seguono le parole di Gesù-Dio, nella Pienezza dei tempi, per riportare vita e salute all'umanità decaduta: "Dalla sua pienezza noi abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Gv 1,16).
III.
La domanda che Gesù rivolge al paralitico, giacente ai margini della piscina di Betzaetà: "Vuoi guarire?" (Gv 5,6), Gesù-Dio la rivolge ad ogni creatura umana: "Vuoi guarire? Vuoi la vita eterna?". Non può appagare completamente neppure la guarigione dalle malattie più gravi se non si risolve alla radice il problema esistenziale: Gesù dopo la guarigione dei dieci lebbrosi, osserva, rivolgendosi al samaritano riconoscente: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?" (Lc 17,17). Gesù con questa domanda evidenzia la necessità della gratitudine verso Dio, per la sua misericordia, che si concretizza nel permettergli di continuare in noi la sua opera guaritrice e creatrice: "La gloria di Dio, infatti, è l'uomo vivente". Il nostro ringraziamento a Dio Trinità consiste, infatti, nel dargli la gioia di metterci stabilmente al nostro posto naturale: il suo Cuore! Ce lo rivela Gesù nell'ultima cena, quando nella sua preghiera all'eterno Padre chiede: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, 'perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità..." (Gv 17,22-23).
IV.
il nostro rapporto con Dio Uno e Trino va vissuto, quindi, come rapporto filiale-adorante e come rapporto terapeutico-curativo-creativo. Dio desidera da noi l'abbandono, in lui, confidente e fiducioso, che gli permetta di intervenire positivamente nella nostra vita. La condizione fondamentale che favorisce l'intervento salvatore di Dio in noi è la nostra obbedienza alle sue leggi di vita. La nostra stessa preghiera, individuale, familiare, liturgica, deve ottenerci, anzitutto, questa fedeltà sino alla fine, tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù. Il pregare per ottenere una qualsiasi grazia, senza chiedere la somma grazia dell’uniformità alla volontà di Dio, è contraddire Dio e danneggiare se stessi. La permanente struttura obbedienziale, alle leggi di Dio, corrisponde alla struttura, autenticamente orante, della nostra esistenza: "Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21,36). Il Santo Sacrificio della Messa e i Sacramenti, che Gesù-Dio ci ha lasciato, permettono un incontro sensibile col Signore: nel Santo Sacrificio della Messa, viene efficacemente attualizzata l'opera della redenzione; Dio, realmente, ci cura e ci rafforza, continuando in noi l'opera della nostra creazione e santificazione, attraverso la permanente Pentecoste dello Spirito Santo; in particolare, nel sacramento della Eucaristia, farmaco di immortalità, Gesù-Dio ci assimila a sè in unità di vita: come la fusione di due candele in una, così dicevano i Santi Padri. Dobbiamo ricorrere spesso anche al sacramento della confessione, penitenza-riconciliazione, perché è una medicina, come insegnava il Papa Paolo VI: anche se non ci sono mancanze rilevanti da sottoporre all'assoluzione sacramentale.
V.
Facciamo in modo che Gesù, almeno per noi cristiani, non abbia più a ripetere i dolorosi lamenti: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Mc 7,6): "...voi non volete venire a me per avere la vita" (Gv 5,40). Spesso siamo solleciti ad andare dal nostro medico, all'ospedale, nella speranza di essere guariti dai nostri mali; non dovremmo, a maggior ragione, correre da Gesù-Dio, vero medico, per lasciarci curare da lui? Lo abbiamo già detto: il Santo Sacrificio della Messa e i Sacramenti fanno parte di una vera terapia divina! Dobbiamo però essere precisi e scrupolosi negli appuntamenti settimanali, alla domenica e nei giorni festivi, come lo siamo agli appuntamenti fissati dal medico di famiglia.
VI.
Irimproveri di Gesù non siano mai più rivolti ad alcuno di noi: "Hanno chiuso i loro occhi per non vedere con gli occhi, non ascoltare con gli orecchi, non comprendere nel loro cuore e non convertirsi, perché io li risani" (At 28,27). Gesù non può condannare l'ignoranza incolpevole, ma non può scusare l'ignoranza voluta, di Dio e delle sue leggi di vita. Ripetiamo: oggi, come ieri e sempre, c'è solo un modo per conoscere la verità e la vita, ed è questo: "Perseveranza nell'osservanza dell'insegnamento di Gesù-Dio, che implica l'amore di Dio e del prossimo". Lo ribadiva il sommo pontefice Paolo VI, in un discorso ai fedeli: "... ed ora mi rivolgo a voi, anziani, nella vostra vita avete visto crollare tanti sistemi politici, tante persone che si ergevano a maestri dell'umanità.. Uno solo è rimasto in piedi: CRISTO!..." "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" "Marana-thà, vieni presto Signore Gesù." Ineffabile ed Eterno Padre, amore immutabile, il tuo dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, ci ha detto: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati"; nel nome di Gesù, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, ti chiediamo: Manda il tuo Santo Spirito sanante, in ogni cuore; i tuoi figli camminino, integri, alla tua presenza; confermaci nella tua grazia; concedici il grande dono della perseveranza finale nelle tue vie, nella tua santa volontà. Maràna-thà, vieni presto Signore Gesù.
Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.