00 21/09/2012 13:04

NONO GIORNO:

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto

Gloria al Padre

 

Meditazione conclusiva.

 

I.

"Benedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristo. In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immaco­lati al suo cospetto nella carità, predestinandoci ad essere suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della sua volontà. E questo a lode e gloria della sua grazia, che ci ha dato nel suo Figlio diletto; nel quale abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati, secondo la ricchezza della sua grazia" (Ef 1,3-7). Questa lode uscita dal cuore di San Paolo, acceso di gioia e di gratitudine filiale, nel suo abbraccio d'anima con l'eterno Padre, lascia trasparire il desiderio che tutte le creature ammirino, stupite ed adoranti, l'ineffa­bile mistero di Dio Uno e Trino che agisce incessantemente nell'opera della creazione, redenzione e santifi­cazione dell'umanità: "Il Padre mio opera sempre e anch'io opero" (Gv5,17). Il primo uomo, creato con la "'polvere del suolo" (Gn 2-7), è creato a "immagine e somiglianza di Dio" (Gn 1,26); non e una semplice creatura, la più perfetta della terra, posta ai confini della dimora del suo creatore, ma, sublime realtà, è creata in Dio, nel cuore stesso di Dio, in Gesù-Dio, il vero Adamo, il Primogenito dell'eterno Padre. Come è vero che Dio ha creato la madre di Gesù, Immacolata, in previsione dei meriti del Figlio divino, in previsione degli stessi meriti ha creato la prima coppia umana, immacolata, decretando ab aeter­no, di usare misericordia a loro e a tutti i discendenti, dopo il pentimento dei personali errori.

 

Il.

Appare evidente, alla luce della Rivelazione, che la ribellione-disobbedienza-rifiuto alle parole del Creatore, da parte della prima coppia creata e dei loro imitatori, equivale ad un uscire dal cuore di Dio, dal paradiso, dall'ambito vitale naturale, Cuore, per un'al­tra dimora: ... tutto ciò è paragonabile ad un auto-abor­to! Realtà tremenda: è un vero suicidio! Ma Dio, "Ricco di misericordia", non vuole la morte del pec­catore, dei propri figli che segue sempre con sguardo paterno, preoccupato solo di curare e di guarire le feri­te che si sono procurati. Gesù-Dio, "è lo stesso ieri, oggi e sempre!" (Ebr 13,8), e sta sempre in mezzo a noi come colui che vuole restaurare, nell'uomo, l'immagine divina deturpata dal peccato. Gesù ha affermato, a più riprese e in vari modi, questa sua missione di salvatore: "In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita" (Gv 5,24); "Non sono i sani che hanno bisogno del medi­co, ma i malati" (Mt 9,12); "È lo Spirito che dà la vita, la carne non giova a nulla; le parole che vi ho dette sono spirito e vita" (Gv 6,63); "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza"  (Gv 10,10); "Io sono la via, la verità, la vita" (Gv 14,6). Alle parole creatrici di Dio, parole riportate nei primi due capitoli del libro della Genesi, seguono le parole di Gesù-Dio, nella Pienezza dei tempi, per ripor­tare vita e salute all'umanità decaduta: "Dalla sua pie­nezza noi abbiamo ricevuto e grazia su grazia" (Gv 1,16).

 

III.

La domanda che Gesù rivolge al paralitico, giacente ai margini della piscina di Betzaetà: "Vuoi guarire?" (Gv 5,6), Gesù-Dio la rivolge ad ogni creatura umana: "Vuoi guarire? Vuoi la vita eterna?". Non può appagare completamente neppure la guari­gione dalle malattie più gravi se non si risolve alla radi­ce il problema esistenziale: Gesù dopo la guarigione dei dieci lebbrosi, osserva, rivolgendosi al samaritano riconoscente: "Non sono stati guariti tutti e dieci? E gli altri nove dove sono?" (Lc 17,17). Gesù con questa domanda evidenzia la necessità della gratitudine verso Dio, per la sua misericordia, che si concretizza nel permettergli di continuare in noi la sua opera guaritrice e creatrice: "La gloria di Dio, infatti, è l'uomo vivente". Il nostro ringraziamento a Dio Trinità consiste, infatti, nel dargli la gioia di met­terci stabilmente al nostro posto naturale: il suo Cuore! Ce lo rivela Gesù nell'ultima cena, quando nella sua preghiera all'eterno Padre chiede: "E la gloria che tu hai dato a me, io l'ho data a loro, 'perché siano come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità..." (Gv 17,22-23).

 

IV.

il nostro rapporto con Dio Uno e Trino va vissuto, quindi, come rapporto filiale-adorante e come rapporto terapeutico-curativo-creativo. Dio desidera da noi l'abbandono, in lui, confidente e fiducioso, che gli permetta di intervenire positiva­mente nella nostra vita. La condizione fondamentale che favorisce l'intervento salvatore di Dio in noi è la nostra obbedienza alle sue leggi di vita. La nostra stes­sa preghiera, individuale, familiare, liturgica, deve otte­nerci, anzitutto, questa fedeltà sino alla fine, tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù. Il pregare per ottenere una qualsiasi grazia, senza chiedere la somma grazia dell’uniformità alla volontà di Dio, è contraddire Dio e danneggiare se stessi. La permanente struttura obbedienziale, alle leggi di Dio, corrisponde alla struttura, autenticamente orante, della nostra esistenza: "Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell'uomo" (Lc 21,36). Il Santo Sacrificio della Messa e i Sacramenti, che Gesù-Dio ci ha lasciato, permettono un incontro sensi­bile col Signore: nel Santo Sacrificio della Messa, viene efficacemente attualizzata l'opera della reden­zione; Dio, realmente, ci cura e ci rafforza, continuan­do in noi l'opera della nostra creazione e santificazio­ne, attraverso la permanente Pentecoste dello Spirito Santo; in particolare, nel sacramento della Eucaristia, farmaco di immortalità, Gesù-Dio ci assimila a sè in unità di vita: come la fusione di due candele in una, così dicevano i Santi Padri. Dobbiamo ricorrere spesso anche al sacramento della confessione, penitenza-riconciliazione, perché è una medicina, come insegnava il Papa Paolo VI: anche se non ci sono mancanze rilevanti da sottoporre all'as­soluzione sacramentale.

 

V.

Facciamo in modo che Gesù, almeno per noi cristiani, non abbia più a ripetere i dolorosi lamenti: "Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me" (Mc 7,6): "...voi non volete veni­re a me per avere la vita" (Gv 5,40). Spesso siamo solle­citi ad andare dal nostro medico, all'ospedale, nella speranza di essere guariti dai nostri mali; non dovrem­mo, a maggior ragione, correre da Gesù-Dio, vero medico, per lasciarci curare da lui? Lo abbiamo già detto: il Santo Sacrificio della Messa e i Sacramenti fanno parte di una vera terapia divina! Dobbiamo però essere precisi e scrupolosi negli appuntamenti settimanali, alla domenica e nei giorni festivi, come lo siamo agli appuntamenti fissati dal medico di famiglia.

 

VI.

Irimproveri di Gesù non siano mai più rivol­ti ad alcuno di noi: "Hanno chiuso i loro occhi per non vedere con gli occhi, non ascoltare con gli orecchi, non comprendere nel loro cuore e non convertirsi, perché io li risani" (At 28,27). Gesù non può condannare l'igno­ranza incolpevole, ma non può scusare l'ignoranza voluta, di Dio e delle sue leggi di vita. Ripetiamo: oggi, come ieri e sempre, c'è solo un modo per conoscere la verità e la vita, ed è questo: "Perseveranza nell'osservanza dell'insegnamento di Gesù-Dio, che implica l'amore di Dio e del prossimo". Lo ribadiva il sommo pontefice Paolo VI, in un discorso ai fedeli: "... ed ora mi rivolgo a voi, anziani, nella vostra vita avete visto crollare tanti sistemi poli­tici, tante persone che si ergevano a maestri dell'uma­nità.. Uno solo è rimasto in piedi: CRISTO!..." "Benedetto colui che viene nel nome del Signore!" "Marana-thà, vieni presto Signore Gesù." Ineffabile ed Eterno Padre, amore immutabile, il tuo dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, ci ha detto: Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati"; nel nome di Gesù, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, ti chiediamo: Manda il tuo Santo Spirito sanante, in ogni cuore; i tuoi figli camminino, integri, alla tua presenza; confermaci nella tua grazia; concedici il grande dono della perseveranza finale nelle tue vie, nella tua santa volontà. Maràna-thà, vieni presto Signore Gesù.

Padre nostro, Ave Maria, Gloria al Padre.