00 21/09/2012 13:03



SETTIMO GIORNO:

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto

 Gloria al Padre

 

La creatura umana: in dialogo con l'eterno Padre

(Mt 6,7-15)

 

I.

 Sappiamo che, per somma misericordia di Dio, la Santissima Trinità, da sempre, ha decretato di crearci in Cristo, come evidenzia San Paolo. Èdono ineffabile potere rivolgerci all'eterno Padre del nostro Signore Gesù Cristo, chiamandolo Padre, Padre nostro. Prima di pronunciare la santa preghiera del Padre nostro, insegnataci da Gesù, dobbiamo tenere presenti le condizioni indispensabili per essere ascoltati da Dio ed essere accolti come veri figli.

 

Il.

Anzitutto stare come si conviene alla presen­za di Dio. Questo deve essere un esercizio abituale da praticarsi in qualsiasi luogo e in qualsiasi circostanza della vita: sempre siamo e viviamo in Dio. Egli, mai, neppure per un solo istante, cessa di amarci, di seguirci, di usare verso di noi infinite attenzioni e delicatezze. 

 

III.

Per rivolgersi degnamente a Dio, Padre nostro, con l'orazione insegnataci da Gesù, sono neces­sarie, da parte nostra, disposizioni di fede, umiltà, fidu­cia, amore. Fede ferma nella paternità di Dio che vuole, solo e sempre, il bene delle sue creature, perché è la bontà in persona. Umiltà: Dio è sempre Dio, Egli è colui che è, e le creature tutte, dei nulla che esistono per sua bontà. "Ricordati che io sono Colui che è e tu sei colei che non è", ricordava Gesù a Santa Caterina da Siena. Anche se Dio vuole che lo invochiamo col nome di Padre, mai ci deve lasciare la consapevolezza del nostro nulla e del dono della figliolanza divina, concesso senza alcun merito. Fiducia: illimitata fiducia nella fedeltà di Dio alle sue promesse: Dio ha parlato, Dio ha creato, "... perché i doni e la chiamata di Dio sono irrevocabili" (Rm 11,29); "L'erba inaridisce, i fiori cadono, ma la parola del Signore rimane in eterno" (1 Ptr i ,24b-25); "Ma tu (mio Dio), resti lo stesso" (Sai 102,28); "Io sono il Signore, non cambio". Amore: non paura di Dio, ma giusto equilibrio tra timore e amore, timore inteso come preoccupazione-vigilanza tesa non solo a non offendere Dio ma a sod­disfarlo-glorificarlo in tutto. Amore che ci porta a tene­re viva, verso Dio, una filiale-audace confidenza.

 

IV.

Terminato l'insegnamento della preghiera del Padre nostro, Gesù fa una precisazione importante: "...Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe" (Mt 6,14-15). Entriamo, qui, nella profondità della preghiera viva che ci richiama il comandamento divino di Gesù: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48) e l'affermazione di Gesù: "Chi vede me, vede colui che mi ha mandato" (Gv 12,45). Siamo chiamati, come figli, ad avere anzitutto, nel Figlio e col Figlio, gli stessi sentimenti di Gesù che afferma: "Il Figlio dell 'uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto" {Lc 19,10); "Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbon­danza" (Gv 10,10). L’atteggiamento filiale presuppone il vivo deside­rio, delle singole membra del Corpo mistico di Cristo, che la guarigione/perdono/salvezza siano estesi a tutte le membra del Corpo di Cristo, che è anche il nostro corpo. Il perdono, cosi inteso, come ce lo chiede Dio, quale condizione per essere perdonati, presuppone un uguale interesse per il bene del singolo membro (=il proprio) e per il bene di tutte le membra del corpo. Questo interesse implica una attiva collaborazione con Gesù-Dio medico, per il risanamento di tutto l'essere. Di fatto, il negare il perdono I guarigione I sal­vezza, ad un membro del proprio corpo, costituisce, in realtà, un vero disinteresse per la propria salute I sal­vezza, che ha il sapore del suicidio. Esiste un legame indissolubile in Cristo, per volontà di Dio-Padre, fra tutti i membri.

 

V.

Più profondamente va considerato l'atteggia­mento di Dio nei confronti dell'umanità e di ogni singolo uomo in particolare. Qui ci richiamiamo il comando di Gesù-Dio, precedentemente citato: "Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48). Lo Spirito Santo, per mezzo degli agiografi, ci dice: "Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui" (Gv 3,17); "il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio" (Gv 5,22): il Padre ha rinunciato a giudicare l'uomo! Gesù, da parte sua, disse: "Se qualcu­no ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo con­danno... Chi mi respinge e non accoglie le mie parole, ha chi lo condanna: la parola che ho annunziato lo condan­nerà nell'ultimo giorno" (Gv 12,47-48).

 

VI.

Ogni creatura umana, ad imitazione di Dio, per essere perfetta come lo è Dio, deve, anzitutto, aste­nersi dal giudicare e condannare chiunque, anche se stesso. La creatura umana,, con tutta umiltà, che è verità, sinceramente si riconoscerà peccatrice e biso­gnosa di essere salvata, nella ferma convinzione che non potrà mai auto-assolversi e auto-salvarsi, ma avrà la certezza fondata sulla bontà di Dio, che l'amore misericordioso di Dio Padre lo attende per curarlo e salvarlo eternamente.

 

Ineffabile ed Eterno Padre, amore fedele, il tuo dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, ci ha detto: Il Figlio dell'uomo è venuto cercare e a salvare ciò che era perduto" nel nome di Gesù, del Cuore Immacolato di Maria, ti chiediamo: Manda il tuo Santo Spirito, Lo Spirito di fedeltà, in ogni cuore; i tuoi figli ti amino e ti temano sempre, come si conviene; liberaci e preservaci sempre dal peccato contro lo Spirito Santo, aumenta in noi, sempre più, la fede in te.

Pater, Ave, Gloria.

 

 

 

OTTAVO GIORNO:

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto

Gloria al Padre

 

La Creatura umana: Creataper la gloria dei cieli

(Ap 21,9-11.22-27; 22,3-5.16.17.20-21)

 

I.

Nella Nuova Gerusalemme: “Non entrerà in essa nulla d'impuro, né chi commette abominio o fal­sità, ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell 'Agnello" (Ap 21,27). Un’affermazione tratta dal libro della Apocalisse, che abbiamo citato, non deve farci pensare, erronea­mente, come abbiamo già detto, ad un fatalismo cieco, ad un destino ineluttabile predeterminato da Dio. Dio è giustizia infinita e ha creato l'umanità pen­sando ad ogni singola creatura umana, desiderando che la sua dimora eterna sia allietata da tanti figli e figlie creati a sua immagine e somiglianza. Il dono della libertà, che Dio ha dato all'umanità, mette ogni creatura umana nella condizione di decider­si per Dio: accettare di essere suoi figli, o rifiutare di far parte della famiglia divina, scegliendo di vivere secondo lo spirito del mondo, il cui dio, feroce, è Sata­na. Non esiste perciò la predestinazione alla condan­na dell'inferno ma, esiste, naturalmente, una conoscen­za infallibile da parte di Dio Trinità del numero degli eletti: " ... quelli che sono scritti nel libro della vita dell 'Agnello" (Ap 21,27). San Pietro disse: "'In verità sto rendendomi conto che Dio non fa preferenze di persone, ma chi lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo appar­tenga, è a lui accetto" (At 10,34). Spetta alla creatura umana fare in modo che il proprio nome sia scritto e rimanga per sempre nel libro della vita dell'Agnello.

 

Il.

Gesù ci ha istruito personalmente ed ha lasciato alla Santa Chiesa il compito di istruire e gui­dare alla salvezza l'umanità. La Chiesa dispone di mezzi efficaci per inserire nella vita trinitaria-divina le creature umane, e per mantenerle nella grazia di Dio: questi mezzi indispen­sabili sono i Sacramenti. Occorrono determinate condizioni.

     1a condizione:ricevere il battesimo e vivere da battezzati! "Gesù disse loro... 'Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato"' (Mc 16,16). Per credere in Gesù-Dio si inten­de, naturalmente, non il semplice riconoscimento della divinità di Gesù, cosa che fanno anche i demoni, ma l'adesione pratica agli insegnamenti-comandamenti di vita di Gesù.

     2a condizione: la necessità di diventare come bambini: avere la purezza di spirito, conservata o riacquistata col permanente pentimento-penitenza: "Gli rispose Gesù (a Nicodemo): 'In veritò, in veritò ti dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio'. (.) Se uno non nasce da acqua e da Spi­rito, non può entrare nel regno di Dio. Quel che è nato dalla carne è carne e quel che è nato dallo Spirito è spirito"' (Gv 3,3.5-6). Il bambino, accanto a papà e mamma, vuole sempre crescere e maturare nella novità di vita. Dio è l'Eterno Presente: né vecchio, né giova­ne. Dio rimane eterna novità sia che viviamo, sia che moriamo, qui in terra come in cielo.

     3a condizione: perseveranza finale nella volontà di Dio. La difficoltà della perseveranza finale nella volontà di Dio è evidenziata da Gesù a motivo delle prove della vita. Ogni creatura umana deve scon­trarsi ogni giorno con i tre classici nemici dell'anima: satana, il mondo e la carne, che si manifesta con la sua triplice concupiscenza: "Non amate né il mondo, né le cose del mondo! Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo" (1 Gv 2,15-16); Gesù ci avverte apertamente: "Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano!" (Mt 7,13-14). Avvertimento divino, solenne e decisivo: ci viene offer­to da Dio-Padre, il cammino della vita-salvezza, verso la nuova ed eterna Gerusalemme del cielo: a noi accon­sentire! Gesù con la sua Passione-Morte e Resurrezione ci ha aperto le porte della Gerusalemme celeste, porte che erano state chiuse dopo il peccato originale.

 

III.

Un incontro vitale e vivificante con Dio Tri­nità necessariamente, per la libertà umana che Dio rispetta, deve realizzarsi e intensificarsi sempre più sin da adesso. La ragione profonda del Santo sacrificio della Messa, che Gesù ci ha lasciato come memoriale, come opera di salvezza che viene realizzata oggi per ognuno di noi, questo incontro filiale con la famiglia Trinitaria­-divina, specialmente nella santificazione delle domeni­che e feste comandate e con la nostra vita sacramenta­le, assumono l'aspetto di un anticipo festoso di quella pienezza che non avrà mai fine nella Gerusalemme celeste. Il nostro incontro sacramentale con Dio, e la nostra partecipazione consapevole al Santo Sacrificio della Messa, permette l'azione terapeutica-guaritrice-­creatrice di Dio Trinità.

 

IV.

La serietà della situazione e la prospettiva di una felicità che non avrà mai fine, il cui esito positivo è lasciato alla nostra responsabilità, sprona inevitabil­mente la creatura umana alla ricerca e all'utilizzo di tutte le risorse vitali di cui può disporre. Anzitutto l'umile e fiducioso ricorso, come veri poveri, all'aiuto divino. Quello che conta veramente, l'impegno più importante da svolgere, è quello di per­mettere a Dio-Trinità di operare in noi. La nostra collaborazione con Dio è indispensabi­le, come lo è, quella del paziente, nei confronti del medico curante. Gesù-Dio sta continuamente vicino a noi come padre e come medico, per guidarci, per risanarci e ricrearci col suo Sangue, per cui si può dire degli elet­ti: "Essi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti ren­dendole candide col sangue dell 'Agnello" (Ap 7,14).

 

V.

Per avere la certezza morale, di non errare nel raggiungere l'obiettivo della vita eterna, e con que­sta la Patria, la Gerusalemme celeste, è necessario affi­darsi totalmente alla Madre di Dio e Madre nostra. Maria Santissima ha promesso la salvezza dall'errore nel tempo e la salvezza eterna a chi si consacra a Lei. Deve essere una consacrazione concretizzata nella vita di ogni giorno, fino alla morte.

 

VI.

A Fatima, nel 1917, la Vergine Immacolata, Madre di Dio e nostra, è apparsa per comunicarci que­sta volontà di Dio: si estenda nel mondo la devozione al Cuore immacolato di Maria Santissima; sincera e perseverante conversione a Dio; si intensifichi la preghiera, specialmente il santo Rosario, privatamente e nelle famiglie; penitenza e sacrifici per la conversione dei pec­catori e in riparazione delle offese contro i Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria. Se l'umanità ascolterà la Madre di Dio e Madre nostra, questa nostra terra diventerà, certamente, un'anticamera della Gerusalemme celeste e più agevo­le sarà il nostro pellegrinaggio verso la Patria eterna.

 

Ineffabile ed Eterno Padre, amore fulgido, il tuo dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, ci ha detto: In verità vi dico, se uno non rinasce dall'alto, non può vedere il regno di Dio"; nel nome di Gesù, per mezzo del cuore Immacolato di Maria, ti chiediamo: Manda il tuo Santo Spirito, lo Spirito rigeneratore, in ogni cuore, i tuoi figli, recuperino completamente l'integrità originale come nuovi Adami e nuove Eve, perfettamente uniformati atta tua volontà, conoscano anche su questa terra, a beatitudine del tuo regno di amore e di pace.

Pater, Ave, Gloria.