00 21/09/2012 13:01


QUINTO GIORNO:

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto

Gloria al Padre

 

La creatura umana: sacra, perché sposata alla natura divina.

(Rm 5,8-11.15-17.8,31-39; Fil 2,5-11)

 

I.

Non serve perdere tempo pensando a come sarebbero andate le cose se Dio non avesse trovato l'u­nica creatura immacolata, la sempre vergine Maria che, con il suo "Sì", ha reso possibile l'Incarnazione del Verbo e la Redenzione operata da Gesù. Dobbiamo meditare le opere di Dio: Creatore, Redentore e Santi­ficatore, tenendo presente la realtà storica come si è svolta e si svolge.

 

II.

Abbiamo considerato come Dio aveva minacciato, ai primi uomini creati, la pena di morte, quale conseguenza della trasgressione del suo coman­do di vita eterna. Sappiamo bene che la persona che muore non è in grado, da sé, di tornare alla vita. Solo Gesù, Uomo-Dio, per virtù propria, ha potuto ripren­dere il proprio corpo: "Nessuno me la toglie (la vita), ma la offro da me stesso, perché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio" (Gv 10,18). Diceva il Papa Paolo VI: "Siamo capaci di per­derci ma non di salvarci!... abbiamo bisogno di un Sal­vatore...". Èevidente che Dio-Trinità, eterno presente, come ha visto che l'umanità si sarebbe persa, ha pure previ­sto il rimedio: Gesù, Uomo-Dio, e la Redenzione da lui operata.

 

III.

Èbene, tuttavia, tenere presente cosa ne sarebbe stato dell'umanità, di ognuno di noi, se Dio misericordioso non fosse intervenuto per salvarci. Col peccato originale, Adamo ed Eva, rifiutano lo Spirito di Dio-Vita eterna, la comunione con lui e, conseguente­mente, accolgono in sé lo spirito del nemico di Dio e dell'umanità, Satana-morte. Gesù l'ha detto: "Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde" (Lc 11,23). L'esistenza eterna donataci da Dio, senza il suo intervento liberante, avrebbe avuto come conseguenza, per libera scelta umana, la situazione di eterna schia­vitù sotto il giogo demoniaco. Sarebbe stato il vero inferno, iniziato su questa terra e consumato per sem­pre oltre questo mondo. Con le nostre forze, non solo singolarmente, ma neppure organizzati collettivamente, mai avremmo avuto la forza di liberarci.

 

IV.

Solo l'offeso ha il diritto, per sua bontà, di decretare di usare misericordia al suo offensore e di perdonarlo. Solo Dio, autore della vita e onnipotente, può decidere, nella sua santità, di ridare la vita a chi l'aveva uccisa e liberare da qualsiasi schiavitù. Dio lo può sempre compiere questo atto e lo vuole sempre compiere: come l'uomo si rende, libera­mente, schiavo del peccato e di Satana, così, per giusti­zia, deve volere essere liberato, collaborando con Dio-Trinità, osservando le sue leggi di vita.

 

V.

Ilpiano meraviglioso di Dio, sconosciuto a Satana, fino al tempo della sua manifestazione, ha pre­visto che l'Infinito-Eterno-Onnipotente Verbo di Dio, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose, visi­bili ed invisibili, unisse a sé la natura umana. Con l'Incarnazione del Verbo, in un certo senso, Dio si è unito ad ogni uomo. Gesù sottolinea, ancora, l'ineffabile unità voluta dal Padre tra Lui e noi: "Io sono la vite, voi i tralci..." (Gv 15,5), "Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato" (Mt 10,40), "Padre prego... perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre sei in me e io in te, siano anch 'essi in noi una cosa sola.. Io in loro e tu in me, perché siano perfetti nell'unità" (Gv 17,21.23).

 

VI.

Nell'unione ipostatica, come sappiamo, in Gesù ci sono due nature: divina e umana; due volontà: divina e umana; Gesù è la vera vite: quello che Gesù è per natura, Dio, ogni creatura umana, lo diventa, se vuole, per pura grazia divina; come tralci, siamo inse­riti in Gesù, diventando così partecipi della sua natura divina. Siamo creati per vivere divinamente. A questa luce si comprende bene che Gesù, come dice San Paolo: "essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato" (Ebr 4,15), ha accettato di essere il Capo del Corpo, che è la Chiesa e, nello stesso tempo, ha ritenuto come ferite sue, schiavitù sua, morte sua, le ferite, la schiavitù e la morte volute liberamente dalle membra del suo Corpo. Gesù realmente ha detto: "Io sono ferito, Io sono schiavo, Io morirò", come muore realmente un corpo colpito da malattie mortali, in tutte le sue membra, anche se il Capo è perfettamente sano.

 

VII.

Èper avere accettato questa morte, rimanendo perfettamente fedele ed obbediente in tutto alla volontà dell'eterno Padre, rimanendo fermo nella volontà di bene che vuole, solo e sempre, il bene e la vita di tutti, che Gesù, come uomo, non ha potuto né mai potrà essere vinto dalla morte vera; fondamentalmente, la morte vera rimane, secondo Dio, la libera scelta per la morte che segue al peccato: libera scelta di esistere separati da Dio e separati dal Corpo vivo di Gesù, nella trasgressione delle leggi di vita eterna. Dobbiamo anche ricordare che Gesù-Dio fu sem­pre fuso con lo Spirito Santo vivificatore: dalla Incar­nazione alla Passione e Morte.

 

VIII.

Si tratta, per chi vuole la vita vera ed eter­na, di accettare con ineffabile meraviglia e gratitudine, la regalità di Gesù. È la regalità di Gesù quella che ci libera da tutte le schiavitù. Appare comprensibile come, per giustizia, Gesù-Dio ci chieda di sopportare con pazienza le nostre infermità, durante questo esilio terreno; infatti, per giu­stizia soffriamo, noi peccatori, come diceva bene il buon ladrone, convertito e crocifisso accanto a Gesù: "Neanche tu (riprendendo il suo compagno, crocifisso insieme a Gesù) hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? Noi giustamente, perché riceviamo il giu­sto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di male" (Lc 23,40-41). Noi soffriamo per le nostre colpe, Gesù, al con­trario, soffre da innocente per i mali nostri, perché siamo sue membra, suoi tralci... 

 

IX.

Misericordia infinita dell'eterno Padre che ci dona il Figlio, creandoci nel Figlio e, come il Figlio, ci rende partecipi attivamente del suo sacerdozio, del suo ministero profetico e regale che si concretizza, per noi, nella efficace collaborazione salvifica con Cristo, per Cristo e in Cristo. Per questo è necessario, secondo la parola di Dio, che: "Chi dice di dimorare in Cristo, deve comportarsi come lui si é comportato" (1Gv 2-6). Tutto questo si realizza sempre per grazia, se lo vogliamo. Da una parte è Dio che suscita nei nostri cuori i santi desideri, che sono secondo la sua volontà; da parte nostra Dio vuole che insistentemente e perseverantemente gli chiediamo che non permetta mai che abbiamo ad essere separati da lui, come si dice nella Santa Messa, nell'Orazione sacerdotale, in preparazio­ne alla comunione: "Signore Gesù Cristo, che per volontà del Padre e per l'opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo, per il santo miste­ro del tuo Corpo e del tuo Sangue liberaci da ogni colpa e da ogni male, fa 'che siamo sempre fedeli alla tua legge e non siamo mai separati da te”.

 

Ineffabile ed Eterno Padre, amore onnipotente, il tuo  dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, ci ha detto: lo sono         la risurrezione e la vita"; nel nome di Gesù, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria ti chiediamo: Manda il tuo Santo Spirito, lo Spirito di vita, in ogni cuore; i tuoi figli, morti a tutto ciò che ci separa da te, nostro tutto, vivano, fin da questa terra, con lo stesso cuore di Gesù-Dio, l'Eterno Vivente.

Pater, Ave, Gloria.

 

 

SESTO GIORNO:

 

Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. O Dio, vieni a salvarmi. Signore, vieni presto in mio aiuto

Gloria al Padre

 

La creatura umana: invitata a vita perfetta

(Matteo 5,22-48)

 

I.

Il comando di Gesù: "Siate voi dunque per­fetti come è perfetto il Padre vostro celeste" (Mt 5,48), ci lascia senza parole, anche se onorati dalla fiducia di Dio. Può anche spaventarci: ci viene comandato di imi­tare, raggiungere, Colui che è la perfezione in Persona. Gesù-Dio, essendo la Sapienza in Persona, è impos­sibile che comandi realtà irragiungibili. Naturalmente, non ci viene comandato di raggiun­gere la perfezione assoluta; non possiamo diventare ciò che Dio è da sempre: l'infinito, l'eterno, l'onnipotente pienezza di ogni perfezione di vita e di bene. Siamo e saremo in eterno creature che hanno avuto un inizio e resteremo creature per sempre, totalmente dipendenti da Dio. Quello che Gesù vuole che noi ci sforziamo di raggiungere, e ci è possibile e doveroso raggiungere, è la pienezza di perfezione di vita e di ogni bene raggiungibile, uniformandoci, in tutto, alla volontà di Dio, dando il massimo che possiamo dare, umanamente parlando.

 

Il.

Dio è Amore, come dice la Sacra Scrittura; la perfezione umana consiste, perciò e anzitutto, nell'amare Colui che è l'Amore infinito, eterno ed onni­potente: con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutta l'anima, con tutte le forze (cfr Mc 12,29-31). Gesù l'ha affermato: "Questa è la vita eterna: che conoscano te (Padre), l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo" (Gv 17,3), conoscere il Padre secondo la volontà di Gesù-Dio, non secondo i nostri criteri o i criteri del mondo. Per conoscenza qui si intende, secondo Gesù, non una formazione puramen­te intellettuale, ma la fusione con Dio, che è compene­trazione di vita, realizzabile all'unica condizione di mettere in pratica la Parola di Dio. C'è solo un modo per conoscere la Verità, ha detto Gesù-Verità: "Gesù allora disse a quei Giudei che ave­vano creduto in lui: 'Se rimanete fedeli alla mia paro­la (mettendola in pratica), sarete davvero miei discepo­li conoscerete la verità (Io sono la Via-Verità-Vita) e la verità vi farà liberi' "(Gv 8,31).

 

III.

Il secondo grande comandamento, simile al primo, è quello di amare il prossimo nostro come noi stessi. Quando chiesero a Gesù chi fosse il nostro pros­simo, Gesù rispose narrando la famosa e bella parabo­la del buon samaritano (cfr Lc 10,29-37). Sappiamo bene, perché Gesù ce lo ha detto chiara­mente, che tutto ciò che facciamo al più piccolo, Gesù-Dio lo ritiene fatto a sé e ci ricorderà questa realtà quando si incontrerà, con noi, nel giorno del giudizio particolare (cfr Mt 25,34.41). l'essere perfetto come è perfetto il Padre nostro che è nei cieli significa, perciò, amare Gesù-Dio e il suo Corpo, che è la Chiesa, nella totale pienezza possibile alla natura umana, con lo stesso amore col quale l'E­terno Padre ama l'Eterno Verbo fatto Uomo. Gesù ci comanda di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amato, affermando: "Chi ha visto me ha visto il Padre" (Gv 14,9b); Gesù vuole evidenziare non solo l'u­nità di natura con Dio Padre, essendo l'eterno Verbo, ma vuole anche evidenziare l'adesione umana di carità, perfettamente vissuta e costantemente tenuta con Dio-Padre e con l'umanità, possibile anche a qualsiasi crea­tura umana.

 

IV.

L'affermazione di Gesù: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frut­to, perché senza di me non potete far nulla" (Gv 15,5), l'invito suo: "Chiedete e vi sarà dato" (Mt 7,7), e la garanzia: "Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio" (Gv 14,13), manifestano il dono gratuito di Dio, offerto a tutti, di essere inseriti nella vita divina, con la conse­guente capacità di vivere attivamente e divinamente il nostro rapporto di amore con le Persone divine e con le creature.

 

V.

L'unica condizione che permette questo rap­porto di amore, da parte della creatura umana, è il sin­cero desiderio di viverlo secondo la volontà di Dio. Ce lo ricorda Sant'Agostino: "1l desiderio di Dio è preghiera: chi l'ha abitualmente prega sempre". Chi smette di desiderare smette di pregare, cioè si chiude a questo rapporto vitale con Dio e l'umanità. Si capisce bene, perciò, che i Comandamenti di Dio, che sono leggi di vita, uscite dal cuore di Dio-Trinità, il sacrifi­cio della Messa, i Sacramenti e la vera preghiera sono finalizzati a favorire nel modo più perfetto, la nostra vita in Dio, con Dio e con l'umanità.

 

VI.

La nostra vita di preghiera e la vita sacramentale verrebbero veramente mortificate e private di significato se non si mettesse, al vertice di tutto il nostro pensare ed agire, la nostra perseverante unifor­mità alla volontà di Dio; Dio è Amore e la sua volontà è perfezione di Amore.

 

VII.

Il nostro costante esame di coscienza deve essere rivolto a questo obiettivo centrale: è vivo in me il desiderio di essere figlio, degno e fedele, di Dio? Posseggo il desiderio costante di amare Gesù-Dio col cuore e con l'amore di Dio-Padre? Se mi ritengo sod­disfatto della mia situazione mi devo seriamente preoc­cupare! È necessario essere instancabili nell'invocare il dono dello Spirito Santo, in pienezza, in noi. Lo Spiri­to Santo-Dio è il vero e supremo dono di Dio che ci inserisce vitalmente e attivamente nel vortice di amore che unisce l'eterno Padre all'eterno Figlio. Questo dono va chiesto con vivo desiderio: Gesù lo disse: "Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chie­dono" (Lc 11,13). Èimportante ricordare l'efficacia della preghiera concordata tra due o più persone: "In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riu­niti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" (Mt 18,1940). Chiediamo al Padre nostro, nel nome di Gesù, lo Spiri­to Santo; chiediamo da soli, riuniti nelle famiglie, nei gruppi ecclesiali, nelle comunità religiose e in ogni incontro di preghiera.

 

VIII.

La semplice osservanza dei divieti conte­nuti nei Comandamenti e la formale osservanza este­riore della santificazione delle feste e dell'amore verso i parenti, priva dell'anima vera, che anela costante­mente, e con tutta se stessa, a questo rapporto filiale con Dio Trinità, difficilmente reggerà all'urto delle prove della vita. È necessario instaurare un rapporto vivo di amore con le persone della Santissima Trinità, con la consa­pevolezza che siamo sempre alla presenza di Dio.

 

IX.

Desiderando di amare Gesù-Dio, che ritie­ne fatto a sé tutto quello che facciamo al più piccolo, desideriamo di amare, concretamente, con la pienezza di perfezione e d'amore possibile a creatura umana: con tutto il cuore. Ci è di esempio vivo, in questa decisione personale, la Madre di Dio, Maria Santissima, la cui perfezione è seconda solo a quella di Dio e alla quale chiederemo: "Maria Santissima, Madre di Dio, regna in me, ora e sempre, affinché possa amare Gesù col tuo stesso cuore, col tuo stesso amore!".

 

Ineffabile ed Eterno Padre, amore santissimo, il tuo dilettissimo Figlio, il Signore nostro Gesù Cristo, ci ha detto: Sia te voi perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste'' nel nome di Gesù, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, ti chiediamo: Manda il tuo Santo Spirito, il divino Spirito Santo, in ogni cuore; i tuoi figli possano amarti in eterno con lo stesso sacratisssimo Cuore di Gesù, vero Dio e vero Uomo, per la tua gioia e per il bene di tutta l'umanità.

Pater, Ave, Gloria.