00 26/03/2012 20:06
Ern Baxter
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IL PENTIMENTO

 

 Ern Baxter

 

"Pentimento è un cambiamento radicale della mente: significa passare da quanto avete creduto finora su ogni argomento, a ciò che Dio vi ha rivelato su quello stesso argomento."

 

Necessità di un fondamento solido

 

Prima di discutere sul pentimento, è necessario sottolineare l'importanza di avere un fondamento solido nella vita cristiana. La maggior parte dei problemi e degli impedimenti alla crescita personale derivano dalla mancanza di fondamenta solide sin dall'inizio.

      Se dovessimo porre alla gente questa domanda, probabilmente la maggior parte dei credenti direbbe: "Io ho fondamenta solide!" Se tuttavia a quelle stesse persone parliamo del pentimento, è incredibile scoprire come la maggior parte di loro non sa niente al riguardo.

Ø      Chiunque li ha portati al Signore, ha mancato di porre in loro un fondamento solido.

 

Una via facile per il cristianesimo?

 

Ora vogliamo illustrare la scenetta, dolorosa e umoristica insieme, dell'esperienza di una persona. Tempo fa, durante gli anni della Depressione, un uomo non poteva permettersi molte spese, e tra queste l'otturazione dei denti. Quando riuscì ad andare dal dentista, aveva molte otturazioni da fare e non essendo troppo amante del dolore, nel cercare il dentista per il suo caso non esitò a scegliere un certo medico che si faceva pubblicità facendosi chiamare: "Dottor - Senza - Dolore." Gli fece 5 o 6 otturazioni, quasi senza dolore, e lui ne fu felice. Ma sei mesi dopo i denti ricominciarono a dolere più di prima, e i raggi X presso un altro dentista rivelarono la triste realtà: il Dottor - Senza - Dolore aveva tolto la carie solo in superficie, otturando in cima alla carie. "Ora," gli disse il nuovo dentista, "soffrirai più dolore di quanto ne avresti sofferto al momento giusto. Dobbiamo estrarre l'otturazione e trapanare non solo la carie che egli ha lasciato, ma molto di  più."

 

    Da questa esperienza possiamo imparare che se non prendiamo il dolore che è necessario subire agli inizi, ne soffriremo molto di più in seguito. Se non fai uscire tutto il marcio all'inizio del cammino cristiano, ma cerchi di ricoprirlo, un giorno Dio dovrà estrarre tutta l'otturazione, la copertura, e dovrà scavare a fondo per togliere ogni cosa. Credo sia molto meglio accogliere il dolore necessario all'inizio del cammino. Questo si applica in particolare al pentimento.

 

Relazione del pentimento col peccato - É impossibile parlare di pentimento senza parlare del peccato. Pur essendo il peccato un argomento completamente diverso, se parliamo del pentimento è indispensabile affrontarlo, perché Gesù ha detto: "Io non sono venuto a salvare i giusti (o quelli che si ritengono tali), ma i peccatori (chi si riconosce peccatore) a convertirsi (cioè a cambiare strada)" (Lc. 5,32).

Ø      "Pentimento delle opere morte" è la descrizione di questo fondamento cristiano.

 

Pentirsi delle "opere morte"

 

Le opere morte procedono dalla separazione morale, e per ogni uomo che non sia in Gesù, tutto ciò che fa, non importa quale forma prenda il peccato nella sua vita, sono "opere morte".

     Mi chiederete cosa significhi: "Quale forma prenda il peccato" Nell'epistola ai Romani Paolo parla di almeno tre tipi di peccatori:

 

1° - I grandi peccatori - La maggior parte della gente tende a considerarli i soli "veri" peccatori: omosessuali, idolatri, persone immorali. Tutto il groviglio sensuale e sordido delle relazioni umane improprie che trova espressione negli appetiti carnali, per molti costituisce il peccato.

 

2° - I peccatori intellettuali e filosofici (che non "commettono," ma "giudicano e condannano") - Nel secondo capitolo di Romani, Paolo prosegue il discorso dicendo:

"Sei dunque inescusabile, chiunque tu sia, o uomo che giudichi; perché mentre giudichi gli altri, condanni te stesso; infatti tu che giudichi, fai le stesse cose" (Rm. 2,1).

 

      Quanti poi si vantano: "Io non scendo a quel tipo di comportamento umano" li chiamerei "peccatori filosofici," "accademici" o ancora "intellettuali": troppo indaffarati a peccare col cervello per farlo anche col corpo; troppo impegnati a ragionare sulle loro vie, su vie umane (o sulle loro dottrine particolari) per partecipare fisicamente al peccato. Tutto il loro peccato avviene nelle loro "torri d'avorio."

 

3° - la categoria religiosa - Vi è poi una terza categoria notata da Paolo, la classe religiosa, ed è un campo doloroso. Paolo disse:

     "Ti vanti di portare il nome di Giudeo ..." (Rm 2,17),

e poi prosegue descrivendo l'ipocrisia del peccatore religioso.

 

    Anni fa in India, parlai con un giovane indù. Mi aveva detto che tabacco ed alcool non avevano mai toccato le sue labbra, né aveva mai sfiorato una ragazza. Nell'elencare le cose che "non aveva fatto," si sentiva giusto e senza colpa. Ma quando gli esposi cosa gli chiedeva Gesù, in risposta mise l'elenco di ciò che compiva moralmente ed esteriormente al di sopra di Gesù Cristo. Non volle confessare il peccato intellettuale e "sofisticato" nella sua vita e pretese di mettere la propria "religione" al di sopra della giustizia stabilita da Dio.

Ø      Perciò, parlando della natura che sta alla base del peccato, dobbiamo renderci conto che non sempre la caratteristica di un peccatore è il peccato grave che appare esteriormente.

 

"Affrontare" la natura del peccato

 

Nel Nuovo Testamento vi sono nove parole greche per "peccato," e 21 elenchi di peccati che includono 202 peccati. Eliminando le ripetizioni, l'elenco si riduce a 103 peccati specifici. Pur essendo importante considerare il peccato come azioni specifiche, secondo la Parola di Dio, si corre il rischio che così non arriveremo ad "affrontare," o a superare, la natura del peccato.

Ø      Tutte le opere degli uomini non rigenerati, non nati di nuovo, che si tratti di  grandi peccatori, di peccatori filosofici o religiosi,

Ø      emanano dalla morte morale, e quindi sono opere morte. Sono le opere di uomini morti nelle mancanze e nel peccato.

 

Il principio essenziale di ogni peccato e' l'egoismo, definito con grande chiarezza in Isaia 5,6:

"Tutti noi eravamo perduti come un gregge, ognuno seguiva la propria via; il Signore fece ricadere su di Lui l'iniquità di noi tutti."

 

     "Ognuno seguiva la propria via ..." Troviamo l'equivalente nel Nuovo Testamento in 2 Corinzi 5,15: "... Egli è morto per tutti, perché quelli che vivono non vivano più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro."

     Isaia e Paolo sono concordi nel considerare che il peccato, in essenza, è:

Ø      Fare quello che voglio io in ogni situazione,

Ø      in opposizione a ciò che Dio vuole io faccia in quella stessa situazione.

        

Tutti siamo caduti in questa trappola. Grazie a Dio, abbiamo qualcosa per rimediare al peccato: il pentimento.

    Avendo fatto il punto della relazione del pentimento col peccato, passiamo a parlare del pentimento.

 

 IL PENTIMENTO

 

    Nel Vecchio Testamento vi sono due parole tradotte con "pentirsi."

1.      Una significa: "lamentarsi, essere nel dolore," oppure: "dare un corso diverso all'azione." Viene usata sia per Dio che per l'uomo.

2.      L'altra parola, usata in maniera estensiva dai profeti, viene generalmente impiegata per esprimere l'idea comune di pentimento. Significa: 

Ø      cambiamento radicale della mente, oppure:

Ø      avere un'altra mente.

Pentimento in realtà significa:

Ø      Cambiare la vostra mente da quanto avete creduto finora su ogni dato argomento, a ciò che Dio ha rivelato su quello stesso argomento.

Ø      "metanoia" è associato anche alla parola "volgersi", ed implica la decisione personale di cambiare direzione, di abbandonare il peccato per entrare nell'amicizia con Dio.

 

   Quando avviciniamo un peccatore, oggi diamo troppa poca enfasi al pentimento: egli, infatti,

Ø      non dovrà cambiare mentalità solo riguardo a Dio, alle proprie azioni e al mondo che lo circonda;

Ø      dovrà anche fare delle azioni morali ben definite che rendano effettivo questo cambio di mentalità.

        

   Per meglio definire il procedimento, pentimento significa uniformarsi, fare la trasformazione necessaria di mentalità, agitare e dirigere le emozioni per sollecitare il cambiamento richiesto, assieme all'azione della volontà che si è arresa nell'orientare tutto l'uomo dal peccato verso Dio.

 

   Nell'accostarci a un peccatore, non dobbiamo mai temere di farlo sentire moralmente responsabile del proprio avvicinarsi a Dio.

   La prima volta che lessi Charles Finney, iniziatore di revival, chiusi i libri giudicandolo un "umanista." Mi risentivo perché egli poneva delle responsabilità morali sugli uomini. All'epoca, per la mia formazione, ero dell'opinione estrema che l'uomo è del tutto incapace di fare qualunque cosa. Ma ovviamente è un concetto sbagliato.

Ø      L'uomo è in grado, cioè è capace, di ascoltare il Vangelo; è capace di prendere decisioni, di dire: "Mi orienterò verso Dio."

Ø      La cosa che non riesce a fare è mettere tutto ciò in pratica.

Ø      É necessaria la grazia di Dio affinché si orienti davvero verso di Lui, ma l'uomo è perfettamente in grado di decidere di farlo, e va ritenuto moralmente responsabile della decisione volontaria grazie alla quale dirà: "Signore, sono qui. Convertimi e sarò convertito."

 

Definizione di "pentimento"

 

 A Finney dobbiamo molto, in particolare per alcune definizioni fondamentali. Ecco la sua definizione di pentimento:

 

"... implica una rinunzia intellettuale e del cuore (volontaria) di ogni controversia con Dio su tutti i punti e su ciascun punto. Implica la convinzione che Dio ha sempre, pienamente ragione, ed il peccatore ha sempre, completamente torto; e un abbandono totale e convinto di ogni scusante ed apologia per il peccato."

 

Apprezzo molto la "rinunzia intellettuale ...". Gran parte della predicazione degli evangelici presume che dovete tagliarvi la testa per credere col cuore. Ma Dio parla alla mente, e noi decidiamo con la mente. Il pentimento parla anche alla mente. Quanti dicono che la mente non ha alcun ruolo nella conversione dovrebbero esser capaci di produrre enormi "risvegli" nei manicomi.

 

    La "convinzione che Dio ha sempre ragione" stabilisce un principio di funzionamento significativo. Se accettiamo quel principio all'inizio della vita cristiana, negli incontri successivi con Dio, ad ogni problema o questione che sorgerà, Egli avrà ancora e sempre, pienamente ragione.

 

    Finney definisce ancora il pentimento come un "abbandono totale e convinto di ogni scusa o apologia per il peccato." In altre parole, dobbiamo affrontare onestamente la gravità e la profondità del nostro peccato per poter apprezzare la totalità della grazia purificatrice di Dio. Si dice che Vance Hayner, noto autore cristiano, sia conosciuto per aver detto:

Ø      "La grazia a buon mercato viene predicata ed accolta da una

Ø      fede a buon mercato e produce

Ø      cristiani a buon mercato," ossia di assai scarso valore.

 

    Prima di  approfondire il pentimento secondo la Scrittura vorrei citare un altro brano di Hayner, che fornisce un delicato equilibrio a quanto detto sinora:

 

"Non è facile predicare il pentimento in modo tale da non scoraggiare le anime veramente umili, o proclamare l'amore di Dio che perdona senza incoraggiare la presunzione e la trascuratezza."

 

    Dove sta l'equilibrio tra il dire a un uomo:

Ø      "Tu, come peccatore, devi essere completamente d'accordo con Dio sul fatto che sei perduto e distrutto, e che devi abbandonare il peccato," e:

Ø      "L'amore di Dio è vasto come l'oceano, ed Egli perdonerà tutti i tuoi peccati e ti salverà."?

Non è facile mantenere un tale, delicato equilibrio.

 

    Dobbiamo predicare il pentimento a quelli che rispondono a Dio, senza mandarli via gravati da un peso insostenibile che produce scoraggiamento; mentre allo stesso tempo non dobbiamo spogliare l'amore di Dio della responsabilità morale che esso esige dall'uomo, per impedire che la gente se ne vada via presumendo sulla grazia di Dio.