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MERCOLEDÌ

"Chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato,
ha la vita eterna e non va incontro al giudizio".
(Gv 5, 24)




INTRODUZIONE

  • Quando lo sguardo di Agostino si eleva verso l’alto per contemplare con gli occhi del cuore la vita eterna, la sua voce si colora di un intenso lirismo. Le sue pagine ci immettono in un’aurea mistica che tenta di descrivere la bellezza spirituale che ci attende.
  •  La fatica del pellegrinaggio terreno, la sete e la fame patite durante il viaggio, le sofferenze sopportate nella carne lasceranno il posto ad un indicibile delizia: "La nostra anima avrà allora il suo cibo: il Verbo stesso di Dio, per il quale tutte le cose sono state create" (En. in ps. 62, 10). E solo allora non vi sarà più nulla da chiedere o da desiderare.

 

DAI "DISCORSI"DI SANT’AGOSTINO, VESCOVO  (Serm. 150, 8.9-8.10)

Cristo è la beatitudine e la via alla beatitudine

  • Tu desideravi la fortezza; di’: Signore, mia forza (Sal 45, 2).
  • Desideravi la vita felice; di’: Beato l’uomo che tu istruisci, Signore (Sal 93, 12).
  • Beato infatti il popolo la cui felicità non è il piacere carnale, non è la virtù propria, ma: Beato il popolo il cui Dio è il Signore (Sal 143, 15). Questa è la patria della beatitudine che tutti vogliono; ma non tutti la desiderano con rettitudine. Noi, invece, non intendiamo aprirci, per così dire, con artificio, nel nostro cuore, una via verso tale patria e approntare sentieri che portano all’errore; di lì viene anche la via.
  • Dunque l’uomo felice vuole altro che non essere ingannato, non morire, non soffrire? E che desidera? Avere più fame e mangiare di più? Perché, se è meglio non aver fame? Nessuno è felice se non chi vive in eterno senza alcun timore, senza alcun inganno. Infatti l’anima detesta d’essere ingannata. […]
  • Perciò, in quella patria, ci sarà la verità, non si troverà mai l’inganno e l’errore.
  •  Ma ci sarà la verità e non ci sarà il pianto; poiché ci sarà e l’autentico ridere e il godere della verità, perché ci sarà la vita
  • Infatti se ci sarà dolore, non ci sarà la vita; poiché neppure va chiamata vita un perpetuo, inestinguibile tormento […] ma chiamò vita quella che è felice ed eterna. In conseguenza, quel ricco domandava al Signore: Che devo fare di buono per ottenere la vita eterna? Ma il Signore chiamava veramente vita eterna solo la vita felice; poiché gli empi avranno la vita eterna, ma non la vita felice, in quanto piena di tormenti. Così quello disse: Signore, che devo fare di buono per ottenere la vita eterna? Il Signore gli parlò dei comandamenti. Quello, di rimando: Ho osservato tutte queste cose. Ma [il Signore], nel parlare dei comandamenti, come si espresse? Se vuoi giungere alla vita (Mt 19, 16-17). Non gli disse: "felice", perché una vita piena di miserie non va chiamata vita. Non gli aggiunse: "eterna", perché neppure va chiamata vita quando c’è il timore della morte. Quindi, quanto alla vita, che è degna di questo nome, così che si chiami vita, non si tratta che della vita felice; e non è felice se non è eterna. Questa vogliono tutti, questa vogliamo tutti: la verità e la vita; ma per dove si giunge ad un possesso di così grande valore, ad una così grande felicità?
  • I filosofi si costruirono vie di errore; alcuni dissero: Per di qua; altri: Non per di qua ma per di là. Si tenne nascosta a loro la via, perché Dio resiste ai superbi. Sarebbe nascosta anche a noi se non fosse venuta a noi. Per questo il Signore: Io - disse - sono la via. Pigro viandante, non volevi giungere alla via; è venuta a te la via. Cercavi per dove andare: Io sono la via. Cercavi dove giungere: Io sono la verità e la vita (Gv 14, 6). Non finirai nell’errore se andrai a lui per mezzo di lui. Questa è la dottrina dei Cristiani.

 

[Modificato da MARIOCAPALBO 26/03/2012 12:42]