chiesa e rinnovamento
capitolo sesto
CRISTIANESIMO E AZIONE SOCIALE
Per la Chiesa è sempre stata una sfida discernere e dirigere in modo adeguato la propria interazione con i modelli sociale, politico ed economico della società. Dal punto di vista storico, non sempre i cristiani hanno avuto quella solida prospettiva biblica, l'acuto discernimento spirituale e la sapienza pratica necessari a portare avanti con successo le relazioni della Chiesa con la società. Spesso la Chiesa, nelle sue relazioni, si è compromessa con lo stato e la con cultura contemporanea e anche oggi, come in passato, c'è un urgente bisogno di prospettiva, di discernimento e di saggezza. In molti luoghi queste cose sono clamorosamente assenti, o vengono ignorate di proposito.
In molti paesi del mondo la leadership della Chiesa sta cercando di districarsi da un qualche tipo di allineamento con le forze politiche ed economiche. In alcuni casi si tratta di forze di destra, alcune delle quali brutali ed oppressive. Pare tuttavia che in questo procedimento alcuni membri del personale della Chiesa stiano contraendo nuove alleanze con le forze di sinistra, molte delle quali brutali ed oppressive quanto le tirannie di destra. Passare dalla complicità nell'oppressione con la destra alla complicità nell'oppressione con la sinistra non è certo uno scambio sapiente.
Nell'Europa Occidentale e in Russia, per secoli la Chiesa è stata implicata - in una certa misura - nelle ingiustizie di quello che alcune volte era stato un "ancien regime" oppressivo. Quando giunsero i movimenti diretti a cambiare quelle iniquità, la Chiesa fu assai lenta nel sostenerli. Cinquant'anni dopo il Manifesto Comunista, verso la fine del diciannovesimo secolo, Papa Leone XIII scrisse la sua enciclica "Rerum Novarum", per cercare di affrontare alcuni di questi problemi sociali da una prospettiva cristiana.
Una situazione simile sussisteva nel Terzo Mondo. Le potenze occidentali che colonizzarono questi paesi vi introdussero il cristianesimo, assieme ad un sistema coloniale spesso oppressivo e di sfruttamento. In molti di questi paesi la Chiesa si allineò, in modo del tutto naturale e traendone beneficio, con le potenze coloniali e l'élite del paese che collaborava con i sistemi coloniali. Quando quei sistemi coloniali si disintegrarono, l'allineamento della Chiesa con le élite politiche ed economiche che vi avevano collaborato le procurò un problema di credibilità. Talvolta è stato difficile considerare la Chiesa un organismo di diritto, difficile dissociarla dalle ingiustizie economiche e politiche dei poteri coloniali che l'avevano introdotta e instaurata.
La Chiesa, in quei paesi del Terzo Mondo formati in prevalenza da cattolici nominali, si è trovata in una posizione particolarmente difficile. Qui aveva presieduto - spesso senza correggerla - ad una situazione sociale in cui i cristiani ricchi spesso prosperavano a spese di quelli poveri. Questo fatto lasciò un vuoto nella leadership, che le forze anticristiane fecero presto a riempire. Fecero presto anche a far notare e a sfruttare gli insuccessi e i fallimenti della Chiesa. Per diversi aspetti il Marxismo è servito alla Chiesa da pungolo e da stimolo per arrivare a distinguere il proprio ruolo e la propria missione unica e a differenziarlo dai sistemi politici, economici e sociali dominanti in cui deve vivere. Uno dei contributi positivi delle teologie della liberazione che riconoscevano apertamente il loro debito verso il Marxismo è stato proprio quello di aiutare la Chiesa a rendersi conto della facilità con cui il cristianesimo può riuscire a identificarsi con lo status quo in tutte le sue forze e debolezze.
Dalla propria esperienza storica la Chiesa ha imparato alcune lezioni davvero necessarie. Essa cerca di evitare un'errata identificazione con lo status quo, sapendo che tale identificazione spesso implica il consenso a gravi ingiustizie istituzionali. Si è anche interessata di più ad esercitare una funzione di leadership nel tentativo di correggere l'ingiustizia. Tali sforzi sono spesso buoni per i loro meriti; riflettono altresì la consapevolezza da parte della Chiesa del pericolo di permettere che le iniziative per i cambiamenti sociali passino in mani non cristiane. Ha sviluppato un'imponente rete di insegnamento sociale che ha cercato di disegnare una "terza via" tra le deficienze sia del capitalismo classico che del comunismo classico; un insegnamento sociale ancora troppo poco conosciuto ed applicato. [1] Spesso tuttavia, tentativi frettolosi e sconsiderati di rendere efficienti queste lezioni hanno messo la Chiesa nella stessa posizione, sotto una forma diversa. Se in passato la Chiesa è stata spesso strumento della destra repressiva, oggi in molti paesi corre il rischio di diventare strumento della sinistra repressiva e anticristiana. [2]
Vorrei considerare due aspetti di questo pericolo: in questo capitolo esaminerò l'esplicita infiltrazione Marxista della Chiesa in molti paesi, e nel prossimo l'influenza di un umanesimo secolare anticristiano. Entrambi questi sviluppi stanno provocando gravi danni alla Chiesa.
L'infiltrazione marxista della chiesa
L'atteggiamento Marxista nei confronti della Chiesa non è un segreto. Lo stesso Marx, ed altri teorici comunisti, hanno scritto con chiarezza sulla Chiesa, e le loro idee e tattiche sono state messe in pratica negli stati marxisti dell'Europa orientale, in Africa, nei Caraibi e in Asia. In breve, i marxisti considerano la Chiesa come un nemico e un ostacolo alla rivoluzione. La Chiesa promette la sua lealtà ad un'autorità più alta dello stato marxista, e le sue analisi dell'importanza, della qualità e del metodo di cambiamento sociale ed economico differiscono dalle idee marxiste. Quando i marxisti non sono al potere, la loro strategia include il tentativo di screditare l'autorità della Chiesa: cercano di seminarvi disunione, di sovvertirla, di infiltrarvisi e di arruolarla per quanto possibile nelle cause marxiste, mirando sempre al giorno in cui sarà direttamente sotto il controllo marxista.
I rivoluzionari marxisti che lottano per il potere hanno la peculiarità di offrire ai cristiani la libertà di adorazione; ma tale libertà nella pratica è definita in modo estremamente limitato. Una volta giunti al potere, i governi marxisti cercano sempre di controllare da vicino e di limitare la Chiesa. Impongono l'istruzione atea obbligatoria dei giovani e cercano di assicurarsi il controllo degli incarichi ecclesiastici. I cristiani subiscono una discriminazione, sono molestati, perseguitati e talvolta torturati e uccisi. L'obiettivo del marxismo è assicurarsi la definitiva scomparsa della Chiesa come forza davvero vitale e indipendente. Nella società marxista ideale, la Chiesa non esisterà più perché non esisteranno più le "paure e necessità superstiziose" degli uomini.
Una tattica chiara sia nella teoria, sia nella pratica marxista è coltivare simpatizzanti all'interno della Chiesa. I marxisti cercano di identificare e di arruolare persone che potrebbero non accettare l'intero programma marxista, ma disposte a sostenerne le cause marxiste che promuovono la rivoluzione. In molti paesi questa tattica mira ai professionisti a tempo pieno della Chiesa: vescovi, preti, suore, frati, seminaristi e leader laici a tempo pieno. Questa tattica è progettata al fine di sovvertire la Chiesa e di portarla sotto il controllo marxista.
Il primo passo di questo procedimento consiste nell'identificare quel personale ecclesiastico nell'ambito di una regione o di un paese che unisca la simpatia per i poveri a posizioni influenti - un accostamento cinico, ma efficace. Quei candidati alla "conversione" sono poi bombardati da appelli alla loro sensibilità umanitaria e cristiana. Viene loro chiesto di coinvolgersi in programmi di azioni dirette per i poveri, sponsorizzati dai marxisti. A quel punto vengono presentate le analisi marxiste delle cause alla radice dell'oppressione, presentate ed illustrate da "testimonianze" attentamente preparate, prelevate tra gli stessi poveri indottrinati di marxismo. Il personale ecclesiastico è quindi sollecitato ad agire, sulla base delle nuove convinzioni, a favore dei fronti sociali e politici controllati dai marxisti e dei loro programmi di "coscientizzazione". Infine, a dei leader fidati della Chiesa, conquistati a sufficienza all'interpretazione marxista della situazione sociale del loro particolare paese, viene chiesto di incanalare le risorse della Chiesa verso "la causa" - doni in denaro, l'uso di edifici e di macchine per la stampa, sostegno pubblico dei fronti e delle cause del partito. Le persone che hanno accesso alle pubblicazioni della Chiesa, gli autori dei discorsi per i vescovi, i responsabili dell'istruzione catechistica, dei percorsi di studio delle scuole e dei programmi di istruzione per adulti saranno assistiti nell'uso di questi organi per pubblicare articoli, materiale catechetico e documenti apparentemente cristiani, ma che daranno invece una mano alla causa marxista.
Alcuni leader della Chiesa possono essere invitati a candidarsi a far parte dei membri del partito marxista, senza che venga loro esplicitamente richiesto di ripudiare la loro "fede" personale (finché questa non interferisce con la loro disponibilità a seguire, nella pratica, la linea del partito). Altri leader invece sono ritenuti preziosi come simpatizzanti al di fuori del partito. Ciò di solito dà loro una più vasta influenza all'interno della Chiesa, influenza su cui i comunisti potranno contare, da usarsi in determinati frangenti critici per far piegare la politica della Chiesa in una direzione favorevole al partito.
I vescovi e quei leader della Chiesa che non possono essere conquistati né apertamente né segretamente alla causa marxista, si troveranno sotto pressione e dovranno restare in silenzio. Il personale in posizioni chiave della Chiesa criticherà i vescovi che non collaborano definendoli "reazionari", e sostenendo che "non prediligono i poveri". Lo scopo è costringere al silenzio e screditare quei leader della Chiesa. La passività dei leader neutrali e incerti nella Chiesa, infatti, è un vantaggio per il programma marxista.
Esempi del successo di queste tattiche sovversive oggi abbondano nei paesi del Terzo Mondo. Ad un noto arcivescovo di un paese del Terzo Mondo, in uno dei suoi frequenti viaggi nei paesi sviluppati, durante un'intervista chiesero se era "Rosso". Rispose: "Non ho problemi con Marx, ma ne ho invece con i marxisti, perché fanno di Marx un assoluto." [3]
Tutti i cristiani dovrebbero avere un problema con Marx. Lui e i suoi seguaci sono atei, ostili al cristianesimo e assolutamente secolari e materialisti nelle loro analisi della realtà. Possibile che dei leader della Chiesa come questo arcivescovo ignorino Marx? Oppure fanno simili dichiarazioni inconsapevoli delle conseguenze, trasportati dal gusto per la poesia o per una frase ben riuscita? Oppure, nell'interesse di veder prevalere la loro causa, ignorano le importanti verità nemiche dei loro desideri?
Quella appena descritta non è solo un'idea nebulosa: è una strategia ben elaborata, applicata con successo in molti paesi. Il controllo da parte dello stato della Chiesa Ortodossa Russa è oggi dolorosamente evidente; essa è chiaramente sottomessa alla politica sovietica. Persino in quelle zone dell'Europa orientale in cui la Chiesa Cattolica dimostra ancora un po' di forza, essa subisce i continui tentativi di infiltrazione da parte dei marxisti allo scopo di sovvertirla. Fronti cristiani e cattolici, composti in molti casi da preti, spesso tenteranno di dividere la Chiesa in un particolare paese, collaborando con lo stato. Il Vaticano sta scoprendo di dover prestare la massima attenzione a quali vescovi nomina, perché in quei paesi dell'Europa orientale un gruppetto piccolo, ma significativo, di preti sono simpatizzanti o agenti marxisti. Ad alcuni membri del partito è stato perfino assegnato il compito di entrare in seminario e farsi preti. In Cina, una campagna sistematica per screditare i leader della Chiesa e seminare divisione tra le Chiese cristiane ha lastricato la via per il sopravvento dei Comunisti. [4] In Vietnam e in Nicaragua oggi non è chiaro se i catechisti e le autorità ecclesiastiche avranno la fermezza sufficiente per resistere ai tentativi di fare dell'istruzione cristiana uno strumento di indottrinamento marxista.
Nel 1980 al sinodo dei vescovi di Roma, un vescovo americano parlò con diversi vescovi provenienti da paesi governati dai comunisti. Ecco qui una citazione abbastanza lunga della sua relazione di quelle conversazioni:
Un vescovo mi ha parlato dell'atmosfera di paura, di subdola coercizione e di costante sorveglianza che deve subire. Le sue relazioni ai gruppi diocesani sono costantemente controllate da agenti governativi trapiantati all'interno della Chiesa. Ha detto che se io avessi dovuto fargli visita nel suo paese, avremmo dovuto progettare con molta prudenza dove incontrarci.
Un altro vescovo, uomo tranquillo e riflessivo, mi ha rivelato che alcuni dei sacerdoti, persino all'interno di casa sua e che condividevano i pasti con lui (nel momento in cui mi raccontava la storia stavamo pranzando insieme, e egli faceva dei cenni con la mano destra, e poi con la sinistra) devono la loro prima fedeltà al governo. Riferiscono al governo tutto quanto accade in diocesi, e in particolare i campi in cui vi sono delle difficoltà che il governo potrebbe sfruttare.
Nella situazione virtuale di arresto domiciliare, egli non può parlare da nessuna parte senza il permesso. Gli è stato concesso di lasciare il paese per visitare l'Italia perché il governo desiderava servirsi di quell'occasione a scopi propagandistici.
Sono stati arrestati dei seminaristi. Di conseguenza, molti si stanno preparando all'ordinazione in una specie di Chiesa clandestina. Egli ha sempre pronto un piccolo bagaglio, perché in qualsiasi momento si aspetta di essere arrestato. La sua posta è sempre controllata, perciò mi ha consigliato di non scrivergli direttamente...
I laici al Sinodo hanno parlato del potere che il loro governo ha sui loro figli e sui loro giovani. Alcuni paesi cercano di conquistare in modo aggressivo la mente e il cuore dei bambini e dei giovani per distoglierli dalla fede cristiana servendosi di scuole, di attività giovanili e club. Contro i cattolici e gli altri credenti vengono praticate discriminazioni economiche e di impiego.
In alcuni paesi asiatici i laici stanno preparandosi al momento in cui ai preti non sarà più consentito svolgere il ministero. Si incoraggia la formazione di piccole case di fede composte da poche famiglie, sotto la guida di catechisti e di altri, per quando ai preti non sarà più concesso di esercitare il sacerdozio. Questo timore permea in particolare alcune Chiese dei paesi asiatici confinanti con le aree comuniste. [5]
I cattolici che si trovano negli stati marxisti sono spesso perseguitati e tormentati, ma hanno il vantaggio di percepire il governo come nemico della Chiesa, determinato a distruggerla. Quando il nemico è chiaramente individuato come tale, la Chiesa può più facilmente rispondere al combattimento. La Chiesa cattolica in Polonia costituisce indubbiamente un esempio rilevante della Chiesa che si può dire si sia rafforzata sotto la persecuzione.
Per contrasto, in molti paesi non comunisti del Terzo Mondo e dell'Europa occidentale la Chiesa affronta infiltrazioni più insidiose da parte dei marxisti, perché il processo di sovversione è nascosto alla vista. Spesso le autorità ecclesiastiche locali si occupano del problema con minore efficacia dei vescovi che si trovano sotto regimi apertamente marxisti.
Ad esempio, molti preti francesi sono diventati apertamente fautori della visuale marxista, adottando non solo gli scopi, ma persino i metodi e la terminologia della lotta di classe. Un gruppo di ottantasette preti francesi, sia diocesani sia provenienti da ordini religiosi, hanno fatto appello a tutti i compagni del clero affinché si coinvolgessero nella "lotta di classe", mettendosi dalla parte degli "oppressi". Questo gruppo di sacerdoti, in risposta al consiglio di amici, laici e "rivoluzionari non cristiani, ansiosi per la conversione della Chiesa", ha formato un "collettivo" (veicolo standard del marxismo) che servirà da gruppo d'azione per assicurarsi l'aiuto nella lotta di classe di un sempre maggior numero di preti. [6]
Quei cristiani che cercano di impegnare le risorse della Chiesa nel piano marxista della rivoluzione, spesso hanno perduto completamente la capacità di distinguere la caratteristica della missione cristiana e la sua incompatibilità con gli scopi ed i metodi marxisti. Padre Bernard Marchal, prete cattolico francese ed anche segretario della sezione locale del Partito Comunista, si è espresso in questo modo:
Non riesco a vedere perché dovrebbe essere assurdo e contraddittorio essere sia cristiano che comunista. Ma andrò oltre: non vedo alcuna contraddizione tra essere marxista ed essere un uomo che mette in questione la propria fede e il ministero ricevuto dalle mani di un vescovo. Oso persino chiedere, a me stesso e agli altri: se l'analisi marxista mi ha portato all'ateismo, questa evoluzione non potrebbe in realtà esprimere proprio la libertà del movimento di cui faccio parte, e non sarebbe tale libertà la vera libertà evangelica? [7]
La straordinaria proposta di considerare l'ateismo come espressione della "libertà del vangelo" poteva solo provenire da qualcuno che ha completamente frainteso cos'è il vangelo, oppure che lo capisce, ma che lavora al fine di minarlo alla radice. Simili tentativi di piegare il linguaggio cristiano affinché diventi di sostegno a certe ideologie politiche, li troviamo diffusi nelle zone in cui operano i movimenti di liberazione.
Il punto non è che i movimenti di liberazione nel complesso siano buoni o cattivi: sono quasi sempre un miscuglio. La Chiesa dei singoli paesi, ed i cristiani come individui, devono giudicare questi e tutti i movimenti politici alla luce dei principi cristiani, principi che per la nostra epoca sono stati chiaramente enunciati da Giovanni Paolo II.[8] Purtroppo, la Chiesa non sempre lo fa.
Nei paesi del Terzo Mondo, dove l'eredità coloniale e la profondità dei problemi economici forniscono un terreno fertile ai tentativi marxisti, la situazione per la Chiesa è particolarmente difficile.
In Messico, un notissimo pastore metodista messicano, direttore del Centro di Coordinamento per i Progetti Ecumenici (organizzazione sostenuta dal Consiglio Mondiale delle Chiese) ha annunciato di voler cercare un seggio come candidato del Partito Comunista presso la Camera dei Deputati in Messico. Ha dichiarato che "anche se diventasse atea, la Chiesa non può compiere ciò che il Vangelo richiede ai nostri giorni senza l'aiuto del marxismo." Il pastore, ripetendo uno dei dogmi marxisti, ha affermato di considerare Dio come una creazione umana, dichiarando di non aver disertato dalla fede, ma di aver "trovato la fede nella pratica politica della sinistra." [9]
L'uso di termini come "vangelo" e "fede" per indicare qualcosa di completamente diverso dal loro significato cristiano ortodosso, è un elemento importante nel sovvertimento marxista del cristianesimo. Quando sentiamo gente che con la bocca pronunzia rassicuranti parole cristiane, dobbiamo sapere di cosa stanno realmente parlando. Qual è il contenuto del "vangelo" che professano? Oppure, chi è e qual è l'oggetto della loro "fede"?
Questo pastore metodista-comunista pare abbia lavorato per anni all'interno della Chiesa in qualità di agente dell'infiltrazione marxista. Cercava di farla deviare dalla sua missione completa, per condurla a un obiettivo esclusivo, quello di aiutare le "classi oppresse". Uno dei personaggi alla guida del metodismo messicano ebbe questo da dire:
Per molti anni egli ha cercato di navigare su due correnti e di giocare due mani di carte. Ora si è strappato la maschera di ciò che pretendeva di essere, rivelando il suo vero volto. Sostenuto dal Consiglio Mondiale delle Chiese e dal Corpo Metodista per le Missioni, e finanziato dai "dollari imperialisti" ha svolto la parte dello strumento dell'infiltrazione marxista. [10]
Il problema più grave per la Chiesa non sta nei marxisti che lasciano la Chiesa, ma in quelli che vi restano, in quelli che continuano a cercare di servire due padroni o, peggio ancora, solo quello sbagliato. È questo un vero problema pungente nell'America Latina. Alcuni preti e suore che conservano la forma esteriore del cristianesimo, usandone il linguaggio e celebrandone i rituali, sono ora ingaggiati in primo luogo in una rivoluzione secolare e materialista. Si servono dell'influenza della loro presenza cristiana esteriore per reclutare il sostegno della gente. In Nicaragua, paese in cui una giunta di sinistra è arrivata al potere attraverso una rivoluzione costata molte vite, un membro della giunta rivoluzionaria al governo ha pubblicamente riconosciuto l'importante ruolo di preti e suore cattolici. Ha affermato che essi hanno dato al popolo la fiducia per sostenere la rivoluzione:
I religiosi cattolici, uomini e donne, sono stati importantissimi per il successo della rivoluzione ... Penso che quei sacerdoti che hanno deciso di impegnarsi nella rivoluzione in Nicaragua abbiano avuto un ruolo importante. Hanno potuto servirsi della propria credibilità tra il popolo del Nicaragua. In quel paese la Chiesa Cattolica resta una vera potenza." [11]
In questo paese particolare la Chiesa, negli anni passati, era alleata con un regime di destra. Un nuovo arcivescovo la spostò verso una posizione più moderata. Allora preti e suore di tendenze radicali presero parte attiva alla lotta armata, incoraggiando la gente a fare altrettanto. Se la precedente complicità della Chiesa con un regime di destra è difficilmente encomiabile, ora essa corre il rischio di essere dominata da un governo di sinistra. Già al presente alcune delle sue politiche, delle sue istituzioni e parte del personale rischiano di essere sovvertiti a fini governativi. Ad esempio, parte del materiale catechetico stampato dopo la rivoluzione è scritto per presentare la rivoluzione stessa come adempimento della verità cristiana. L'illustrazione di copertina di uno di quei libri mostra la raffigurazione di un guerrigliero combattente, fucile alla mano, che emerge da un disegno del Cristo crocifisso. Alcuni sono persino arrivati a presentare la rivoluzione come l'adempimento della "seconda venuta" di Cristo, oppure come l'ingresso nel "regno di Dio".
In situazioni di tumulto politico, l'uccisione di personale ecclesiastico è spesso usata allo scopo di far progredire la rivoluzione. Preti e suore morti vengono spesso proclamati "martiri", e la loro morte è usata per identificare l'impegno cristiano in una particolare causa politica. Quando fu assassinato l'arcivescovo Oscar Romero di El Salvador, la sua morte fu immediatamente usata da parte di molti come un'opportunità per chiamare a raccolta i cristiani a sostegno di un particolare "movimento di liberazione". Il sostegno di quel movimento veniva spesso presentato come la sola via, il solo modo di essere un vero cristiano. Padre Miguel D'Escoto, prete del Maryknoll, principale responsabile delle pubblicazioni Maryknoll fino a quando non diventò ministro degli esteri del Governo rivoluzionario del Nicaragua, sulla morte dell'Arcivescovo Romero ebbe questo da dire:
Possa il sangue versato dall'Arcivescovo Romero aiutarci a vedere con chiarezza che essere cristiano significa essere rivoluzionario. Ed essere rivoluzionario significa fare la rivoluzione. E fare la rivoluzione è lottare contro le inevitabili conseguenze dell'egoismo reazionario che ha motivato il violento assassinio del nostro grande amico Oscar Arnulfo Romero.
[12]