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In cammino insieme allo Spirito Santo la via che conduce a Dio

Sesso, Soldi e Potere: tre ARGOMENTI completamente ESTRANEI ALLA MENTALITÀ DI GESÙ Brennan Manning

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    MARIOCAPALBO
    00 06/02/2012 19:23

    Sesso, Soldi e Potere:

     

    tre ARGOMENTI completamente ESTRANEI

     

    ALLA MENTALITÀ DI GESÙ

     

    Brennan Manning, T.O.R.[1]

     

     

    Una breve riflessione su tre aspetti considerati fondamentali nella vita moderna, e che costituiscono gravi ostacoli alla venuta del Regno di Dio sulla terra. Quale dovrebbe essere l'atteggiamento dei veri cristiani al riguardo?

     

     

    Soldi e sicurezza

     

                Il culto della sicurezza comprende anche la comunità dei credenti, che si trova più spesso prostrata davanti all'altare del successo che non davanti all'altare del Dio vivente; che di norma si assoggetta più alle vacche sacre della sicurezza e del piacere che non alla sovrana Signoria di Gesù Cristo.

              La sindrome della sicurezza può essere facilmente riconosciuta quando si tratta di un problema pecuniario. Una persona può sentirsi sicura con sole mille lire in tasca, mentre un'altra si sente insicura con cento milioni in banca. La cifra non ha alcuna importanza: ciò che importa è invece la quantità di tempo, di energia, di considerazione e di attenzione investiti nella spiacevole lotta per cercare di raggiungere quelle condizioni che l'individuo ritiene indispensabili alla propria sicurezza. l'elenco soggettivo delle condizioni necessarie può essere quanto mai arbitrario, ma il centro della sicurezza che ha sede nella coscienza è molto esigente, e tiene la mente lontana dai centri superiori della coscienza abitati dalla mente di Gesù Cristo.

     

              In senso meno ovvio, la bramosia di sicurezza è per lo più questione della propria programmazione emotiva interiore: è un viaggio che intraprendo nella testa. I miei sensi di insicurezza non provengono necessariamente da altre persone, cose o circostanze (come invece avviene nella recessione degli affari). La mia pace e gioia interiore non dipendono necessariamente dall'interazione con gli altri, né dalle attività esteriori: il potere di raggiungere l'equanimità e la stabilità si trovano dentro di me, nel mio intimo. Non è alla mercé della fantasia, del capriccio o di forze esterne imprevedibili. Ciò che mi innervosisce sono le necessità emotive a cui mi sono assuefatto e che devono sempre essere appagate. Quando la realtà non risponde alle aspettative io mi arrabbio, sono frustrato, amareggiato, pieno d'ansia e di risentimento.

     

              Ad esempio, tu vieni a dirmi che questo libro è stato un fiasco, un penoso spreco del tuo tempo e denaro. La tua critica fa innescare la mia programmazione interiore, ed eccomi sprofondare in un pantano di tristezza, di autocommiserazione e di depressione: la realtà non è stata all'altezza delle mie aspettative, perché avevo previsto una critica per lo meno costruttiva, magari qualche apprezzamento e forse, perfino delle lodi. Tuttavia, non sei stato tu a distruggere il mio equilibrio interiore: sono stato io. Disordinatamente attaccato ai preconcetti personali di ciò che mi serve per sentirmi sicuro (in questo caso la tua approvazione), e ostinatamente convinto del modo in cui il mondo dovrebbe girare, mi privo inutilmente dei frutti dello Spirito Santo e della vita abbondante promessa da Gesù.

     

              Il Signore è passato nel mondo, figura di luce e di verità, talvolta tenero, talaltra violento, sempre giusto, amabile, efficace, ma mai insicuro. "Se la libertà si rivela nel pensiero, nella parola e nell'azione," ha scritto Kahlil Gibran," Gesù è stato il più libero di tutti gli uomini." Una parola, un gesto, poche sillabe tracciate sulla sabbia, un comando come: "Vieni, seguimi!" e i destini erano cambiati, gli spiriti nascevano a vita nuova, i cuori si riempivano di gioia. Gesù ha camminato sulle acque quasi inavvertitamente; conversava con i Samaritani, le prostitute, i bambini. Parlava loro di verità, di misericordia e di perdono senza che un'ombra di insicurezza Gli oscurasse mai il volto.

     

              La fiducia nel Signore sa bene che quando ci attacchiamo ad un meschino senso di sicurezza, la possibilità di trasparenza è del tutto sconfitta. E proprio come l'alba della fede esige il tramonto della nostra precedente incredulità, delle idee false, delle convinzioni errate e circoscritte, allo stesso modo l'alba della fiducia esige l'abbandono da parte nostra della bramosia di sentirci emotivamente rassicurati sul piano materiale e spirituale. La sicurezza nel Signore Gesù implica il non  fermarsi più a calcolare, né a considerare il costo.

     

              Quando la fiducia è alla mercé della risposta che si riceve, è una fiducia fasulla: tutto resta incertezza e ansietà; tutto rimane precario. Il credente che si trovi in quella traballante insicurezza, supplica il Signore per chiedere, e magari esigere, rassicurazioni tangibili che il suo affetto gli venga ricambiato. E se non le riceve si scoraggia, rimane frustrato e può arrivare a convincersi che tutto ormai è finito, oppure che in realtà non è mai esistito niente.

              Se invece le riceve, si sentirà rassicurato, ma solo per poco. Poi farà pressione per ricevere altre prove, ognuna meno convincente di quella che l'ha preceduta. Alla fine, il bisogno di avere fiducia muore per pura e semplice frustrazione. Ciò che il cristiano sincero non è riuscito ad imparare è che le rassicurazioni tangibili, per quanto valide possano essere, non creano mai la fiducia, né potranno sostenerla o fornire qualsiasi certezza della sua presenza. Gesù Cristo ci invita a cedere con piena sicurezza il nostro ego autonomo, e solo quando avremo ratificato quella decisione e represso il desiderio ardente di rassicurazioni, potremo raggiungere la trasparenza, la pace e la sicurezza.

     

              Una lezione importante per la coscienza incline a ricercare la sicurezza si trova nel mistero dell'Ascensione del Signore. Gesù disse ai discepoli: "Vi dico la pura verità: è molto meglio per voi che Io me ne vada." (v. Giovanni 16, 7). Perché? Com'era possibile che la partenza di Gesù diventasse vantaggiosa per gli Apostoli?

     

              Innanzitutto, perché se non se ne fosse andato, "il Paraclito" non sarebbe mai venuto a loro, mentre: "se Me ne vado, ve Lo manderò". In secondo luogo, perché fin quando Gesù era ancora visibile sulla terra, c'era sempre il rischio che gli Apostoli rimanessero talmente attaccati alla presenza del Suo aspetto umano, della Sua carne, da lasciare in disparte la certezza della fede per appoggiarsi all'evidenza tangibile dei sensi. Vedere Gesù nella carne era cosa buona, ma erano più "beati coloro che hanno creduto senza vedere!" (B. Internazionale) (Gv 20, 29).

     

              Nell'inverno del 1952, durante alcuni dei più duri combattimenti della Guerra in Corea, due Marines scelti se ne stavano accovacciati nel bunker di un avamposto d'osservazione, 300 metri circa all'interno delle linee nemiche. Jack Robison e Tim Casey erano amici da quasi un anno: si erano conosciuti a Quantico, in Virginia, alla scuola di munizioni-demolizioni, erano andati insieme in licenza e poi in California a Camp Pendleton per l'addestramento avanzato di fanteria. Il loro reggimento era arrivato a Pusan nell'autunno del 51.

     

              Era passata da poco la mezzanotte, e cadeva una neve leggera. Accalcati nel bunker, i due si stavano passando una sigaretta avanti e indietro quando d'improvviso una granata a mano, scagliata da uno sconosciuto Nord Coreano che si trovava una trentina di metri più a nord, atterrò proprio in mezzo a loro. Fu Casey ad individuarla per primo: con disinvoltura strappò via l'impugnatura e si lasciò cadere sull'ordigno, che subito scoppiò, ma lo stomaco del giovane soffocò quell'esplosione. Ebbe appena il tempo di ammiccare verso Robison, e poi si rovesciò indietro, morto.

     

              Quattro anni dopo Robison entrò nella vita religiosa. Quando nel 1960 prese i voti solenni, a simbolo della sua vita nuova in Gesù Cristo assunse un nome nuovo e cambiò quello che gli era stato dato da Jack a Casey, per ricordarsi di pregare ogni giorno per il suo amico e nella speranza che lo spirito di abnegazione che aveva animato la vita di Tim Casey avrebbe contraddistinto anche la sua. In un certo senso adottò anche la madre vedova di Casey come seconda madre, e cominciò a dividere le vacanze di Natale tra la propria famiglia a Rhode Island e la Sig.ra Casey a Chicago.

     

              Dopo dodici anni di sacerdozio, un giorno d'estate Padre Casey Robison fece una visita a sorpresa alla signora Casey. Si sentiva stanco e depresso. Seguirono la solita prassi di guardare insieme gli sceneggiati alla TV tenendosi per mano. Dopo pranzo, stavano seduti in salotto per un drink e per ricordare i bei giorni in cui Tim era vivo. La depressione del sacerdote persisteva, e d'improvviso egli chiese: "Mamma, pensi che Casey mi amasse davvero?"

     

              Lei rise: "Ma Jack, certo stai scherzando." Il suo accento era vagamente irlandese. "Non riesci mai ad essere serio!"

              "Ma io sono serio," rispose Robison.

              "Negli occhi di lei si intravide allora la paura: "Ora smettila di prendermi in giro, Jack."

              "Ma non ti sto prendendo in giro, Mamma."

     

              La Signora Casey lo guardò incredula. Poi la paura si trasformò in furore: lei non imprecava né pronunciava mai accidentalmente il nome del Signore, ma quella sera si alzò in piedi e gridò: "Gesù Cristo, ragazzi, che avrebbe mai potuto fare di più per te?"

     

              Poi tornò a sprofondarsi nella poltrona, chinò la testa sul petto e cominciò a sospirare. E continuava a ripetere la stessa frase, all'infinito, senza interruzione: "Che avrebbe mai potuto fare di più per te?"

     

              Dopo un periodo di tempo che parve interminabile, accennò un debole sorriso e disse dolcemente: "Caro Jack, credo che  tutti, di quando in quando, abbiamo bisogno di questo tipo di rassicurazioni."

     

              Quella fu la sera in cui Padre Casey Robison bruciò la sua "coperta di sicurezza", si mise i pantaloni, ritrovò la serenità e diventò un uomo nuovo in Gesù Cristo.

     

              Una volta Francesco d'Assisi disse che: "Il diavolo non si rallegra mai più di quando riesce a depredare un servo di Dio della pace del cuore." Pace e gioia se ne vanno a mendicare quando il cuore del cristiano spasima per ricevere un segno dopo l'altro dell'amore misericordioso di Dio. Niente è preso per scontato e niente si riceve con gratitudine. Gli occhi inquieti e la fronte corrugata del credente ansioso sono i sintomi di un cuore in cui non dimora la fiducia. Il Signore Stesso deve attraversare insieme a noi tutte le ombre del campo emotivo: dalla furia alle lacrime e allo svago. Ma la verità cocente rimane: non abbiamo fiducia in Lui. Non abbiamo la mente di Gesù Cristo: "Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto darvi il Regno" (Lc 12, 32).

     

              Sono convinto che proprio il Signore abbia messo quelle parole sulle labbra della Signora Casey, dando loro un'enfasi ulteriore destinata proprio a voi e a me: "Gesù Cristo. Ragazzi, che avrebbe mai potuto fare di più per voi?"

     

                L'insicurezza non solo paralizza la nostra relazione col Dio vivente: ha anche un effetto devastante anche sulle relazioni interpersonali. É il punto di partenza di ogni alienazione sociale; spezza quell'apertura che crea il ponte verso il mondo esistenziale dell'altro; mina la comunicazione reale ed efficace e provoca una specie di rottura nell'evoluzione della personalità autentica. Ken Keyes Jr.[2] scrive:

     

    Il centro di sicurezza è un livello di consapevolezza talmente solitario! Quanto la coscienza si preoccupa di lottare per ottenere ciò che tu ritieni le tue necessità di sicurezza, resti isolato dalla gente più che ad ogni altro livello, e la tua energia toccherà i livelli più bassi. Quando ti preoccupi della sicurezza, sei intrappolato in condizioni contraddittorie riguardo alle tue relazioni con gli altri. Ti crei gli 'altri' come oggetti che ti aiuteranno a diventare più sicuro, oppure come oggetti da combattere perché minacciano la tua sicurezza. Al livello della sicurezza non puoi amare gli altri, poiché il livello stesso crea enormi distanze tra te e le altre persone. Se la tua coscienza è prigioniera al Livello della Sicurezza, puoi anche dormire dalle nove alle dodici ore al giorno e continuare a lamentarti perché ti senti stanco. Ma quando non sarai più ossessionato dal Livello di Sicurezza, potrai anche dormire meno di sei ore al giorno e sentirti fresco e pieno di energia.

             

              Il cristiano insicuro trova estremamente difficile ascoltare le opinioni degli altri. É talmente insicuro della propria identità da doversi far valere di continuo. É attanagliato dal timore che per ascoltare gli altri debba poi rinunziare ai propri giudizi; che rinunciando a un'opinione abbia a perdere parte della propria traballante identità. Difficilmente riesce a ridere di se stesso perché il riso (la valvola di sicurezza incorporata che gli ricorda il suo stato di creatura) è un lusso in cui non può indulgere. Una sana risata fatta di cuore potrebbe ridurre l'eccessiva stima che ha di sé, costringendolo a smettere di prendersi troppo sul serio. Non piange: sarebbe una crepa nella sua invulnerabile armatura. Non ammette volentieri i propri errori per il desiderio insaziabile di essere approvato ed apprezzato dagli altri; gli strafalcioni, infatti, danneggiano la credibilità. Dice J. B. Priestley: "Viviamo in un'epoca in cui nessun uomo che conti qualcosa ammette mai di avere torto."

     

              Per quale motivo tanti cristiani sono mummificati dalla mezza età? Perché a quel punto smettiamo di crescere nella dimensione spirituale della vita? Perché le nostre liturgie diventano così stagnanti e gli incontri di preghiera tanto stilizzati? Perché mai la creatività e la flessibilità hanno lasciato il posto alla ripetizione e alla rigidità? Dov'è lo Spirito di "Colui che siede sul trono e che mi ha detto: 'Vedi, Io faccio nuove tutte le cose!'"?

     

              Qui torniamo a vedere, a livello comunitario, l'influenza insidiosa della sindrome della sicurezza. L'inveterata tendenza al consolidamento si tradisce e si rivela nel nostro aggrapparci, con presa mortale, a ciò che è già stato provato ed è risultato vero. Ancora una volta tiriamo in ballo ciò che ha funzionato in passato. Così viene intrappolato l'alito di Dio, e confinato il gioioso vagare dello Spirito.

     

              "Vivere significa cambiare," ha scritto il Cardinal Newman, "e aver vissuto bene è aver fatto molti e frequenti cambiamenti." Ma la paura del fallimento impedisce ogni sorpresa da parte dello Spirito. L'apprensione per un fiasco totale blocca la crescita, soffoca lo Spirito e assicura la progressiva limitazione della nostra personalità. Max Planck ha affermato che il lungo, tortuoso sentiero che ha portato alla scoperta della teoria dei Quantum, non sarebbe mai stato percorso se la sua équipe di ricercatori avesse avuto paura di fare degli errori.

     

    Sicurezza ecclesiastica ed Ecumenismo

     

              La Chiesa di Gesù Cristo è un luogo di promessa e di possibilità, di avventura e di scoperta, una comunità d'amore in movimento, di stranieri ed esuli in terra straniera e "en route", ossia in viaggio verso la Gerusalemme celeste. Siamo un popolo pellegrino che si è registrato presso l'albergo della Terra per la sosta di una notte, senza neppure disfare i bagagli e pronto a ripartire. Raggruppamenti e trinceramenti, occupazioni abusive e discussioni, non sono  certo gli atteggiamenti o le posizioni di un Arameo errante, e neppure lo stile di vita del Signore Gesù. "Le volpi hanno le loro tane, gli uccelli il loro nido, ma il Figlio dell'Uomo non ha dove posare il capo."

     

              Chi ricerca la sicurezza è nemico dell'apertura. La loro insistenza nel preservare lo status quo si oppone all'innovazione e alla spontaneità e scoraggia l'esplorazione di vie nuove per penetrare nella mente di Gesù Cristo; per voler mantenere le cose come stanno, viene automaticamente introdotta una nuova insicurezza, con ancora più precauzioni, più minacce e maggiore tensione nervosa.

     

              Il declino ecumenico è una triste conseguenza di questa sindrome. La marea di iniziative che prometteva di permeare ogni livello di vita della Chiesa, si sta lentamente disperdendo nel mare della sicurezza.

     

              La collaborazione cattolica all'opera della riunificazione cristiana si è rallentata fino ad un punto fermo. Nonostante i comitati ecumenici ufficiali, gli incontri nazionali e internazionali e i concilî regionali, per il novantanove percento della vita religiosa la maggioranza del clero e del laicato se ne va per le proprie strade separate. I formidabili incontri ecumenici, pur essendo a loro modo importanti, presentano solo una esteriorità istituzionale a copertura della quasi totale mancanza di impegno da parte del cattolico comune. Il credente medio pare non riesca a vedere cosa ci sia da guadagnare in ciò che egli considera il sacrificio delle proprie amate tradizioni. A livello locale si riscontra una scarsa collaborazione pratica, un dialogo personale insufficiente sulla fede cristiana. Come ha osservato George Lindbeck, professore per gli studi religiosi presso l'Università di Yale: "La facciata ufficiale può essere persino pericolosa, un espediente psicologico che permette a una denominazione di considerarsi ecumenica mentre continua, indisturbata, a procedere nelle proprie inveterate abitudini di egocentrismo e di autocompiacimento."

     

              Chi ricerca la sicurezza si sente minacciato dal principio ecumenico della reciprocità, che implica un movimento unico fra partner uguali abilitati dall'impegno individuale verso la fede. Il movimento ecumenico non è una relazione di padre-figlio, né una relazione tra abbienti e non abbienti. Nel dialogo a livello teologico o popolare ciò presenta implicazioni scomode per la sentinella dello status quo. Infatti, comporta rischio, e significa che in quell'operazione entrambe le parti possono essere cambiate, e magari non uscirne più le stesse di prima. In una conversazione tra persone uguali, i cattolici consentono di essere sfidati e i protestanti di essere messi in subbio. Nelle assemblee liturgiche e negli incontri di preghiera entrambe le parti sono pronte a crescere e a cambiare, in una delicata interazione di dare e ricevere.

     

              Sebbene il principio ecumenico dell'autenticità presupponga l'impegno alla propria fede e la fedeltà alla verità (l'esatta antitesi della contrattazione collettiva o compromesso), il culto della sicurezza teme ancora che il dialogo tra le varie fedi e il culto religioso tendano a ridurre gli elementi distintivi della fede cattolica e a rammollire quelle affermazioni vigorose ed esplicite sul carattere unico della Chiesa cattolica.

     

              "Vorremmo rinnovare la nostra Chiesa," scrive Ralph Martin, "senza passare attraverso quei cambiamenti personali e collettivi necessari all'unione con le altre Chiese. Vorremmo continuare a pensare, riguardo ai fratelli e sorelle di altre Chiese, come a 'loro' anziché come a 'noi': ferisce di meno; richiede un cambiamento minore. Ma Dio non si fermerà a niente che sia meno della restaurazione e riunificazione completa tra e con il Suo popolo, e chi si vuole fermare prima che sia raggiunta la meta, corre il rischio di essere lasciato indietro nel deserto a  morire." (Fire on the Hearth).

     

              Eppure, si reputa più prudente e sicuro raggrupparsi nei nostri ghetti cattolici che non correre il rischio di creare una situazione in cui lo Spirito Santo possa forgiare quell'unità tanto ardentemente desiderata dalla mente e dal cuore di Gesù Cristo. Così si è instaurata la recessione ecumenica, perché è tornata a prevalere la paura dell'ignoto.[3]
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    MARIOCAPALBO
    00 06/02/2012 19:23

    Qui si dovrebbe menzionare un'eccezione notevole: "Il movimento carismatico ha indubbiamente radunato cristiani di molte denominazioni," dichiara il Cardinal William Baum di Washington, D.C., U.S.A. Il fatto significativo sta nella natura popolare delle attività ecumeniche all'interno delle varie comunità carismatiche. "Ci rallegriamo del fatto che il Signore, nel movimento carismatico, ci riunisca in maniera profonda e visibile con i fratelli separati. Ciò avviene a livello popolare attraverso incontri di preghiera, comunità domestiche e conferenze," scrive il Vescovo Joseph McKinney di Grand Rapids, Mich., U.S.A. "In una visita recente all'Ufficio Vaticano per la Promozione dell'Unità dei Cristiani ho scoperto che si sta raggiungendo un progresso simile nel dialogo teologico con i pentecostali, neo-pentecostali e cattolici romani." -

     

              S. Giovanni chiama "oscurità" questa dipendenza dalla sicurezza tanto gravida di emotività, poiché si mette in opposizione alla Luce. "Perché tutti siano una sola cosa. Come Tu, Padre, sei in Me e Io in Te, siano anch'essi in Noi una cosa sola, perché il mondo creda che Tu mi hai mandato." (Giovanni 17, 21). Vivere al livello di sicurezza della coscienza sconfigge la fiducia spensierata nella saggezza e nell'amore di Dio, ostacola le relazioni interpersonali, contrasta il rinnovamento continuo della comunità e la riunione dei cristiani e, per il cristiano scrupoloso alla ricerca della mentalità di Gesù Cristo, vela la trasparenza.

     

     

    Sesso e sensazioni

     

              Una volta che il cristiano ha chiuso tutte le imposte alle finestre, sprangato le porte e avvitato con forza tutti i catenacci del suo marchingegno mentale, comincia a sentirsi sicuro. Ma col tempo, la noia e la quieta disperazione della propria esistenza ermeticamente sigillata lo portano a ricercare compensazione e soddisfazione in un modello variegato di belle sensazioni. La sensazione più ricercata può risultare il sesso, seguito dalle vibrazioni positive e sensazioni gradevoli fornite dal sapore del cibo, dal suono della musica, dal vicino locale dove ci si ritrova a bere, da cinema e commedie, sei ore di calcio domenicale o persino dalla preghiera. Quando tali forme di piacere, di svago e di ricreazione davvero "ri-creano" l'uomo, gli rinfrescano la mente e il corpo e gli rivitalizzano lo spirito, portando con sé un senso di equilibrio, di realtà e di completezza. Ma ricercate per se stesse, nella sua vita inizieranno di nuovo i giri sulle montagne russe.

     

              La ricerca della serenità attraverso le sensazioni oggi si estende ad ogni terreno concepibile. In alcune località il paesaggio è disseminato di saloni per "massaggi", di negozi di libri pornografici e di ogni specie di cinema e teatri a luci rosse, anche per i pervertiti.

     

    "Quelli che vivono secondo la carne, pensano alle cose della carne; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, alle cose dello Spirito. Ma i desideri [le tendenze] della carne portano alla morte, mentre quelli dello Spirito alla vita e alla pace. I desideri [la tendenza] della carne sono in rivolta [inimicizia] contro Dio, perché non si sottomettono alla Sua legge e neanche lo potrebbero. Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio." (Romani 8, 5-8).

     

              L'ossessione verso il materiale erotico presentato nei libri, film, commedie e spettacoli, è il segnale che siamo intrappolati nel centro delle sensazioni. L'uomo carnale è vistosamente nella carne e vive e si comporta secondo la carne. Eppure anche molti cristiani impegnati, che denigrano la pornografia rampante della nostra cultura basata in gran parte sulle gratificazioni dei sensi, sguazzano con prudenza proprio nei "locali di vita" dove tali tendenze vengono soddisfatte, paralizzando così la potenza dello Spirito nella loro vita!

     

              Un'ambivalente "prudenza della carne" ricerca una specie di mediocrità dorata in cui l'ego venga accuratamente distribuito tra carne e spirito, tenendo d'occhio entrambi. Paolo li definisce "uomini dalla visione spirituale imperfetta." Hanno ricevuto lo Spirito, ma rimangono spirituali sono in embrione, perché non si sottomettono pienamente al dominio dello Spirito; cedono alla passione sessuale e ad altri impulsi, confinandosi così ad una spiritualità infantile.

              Non diventano mai adulti. Paolo li paragona ai lattanti, incapaci di assumere cibo solido (1 Corinzi 3, 2).

     

              "Il cristiano perfetto," scrive Jean Mouroux, "è colui che di norma non si arrende alle pretese della carne e che di solito è docile agli impulsi dello Spirito" (The Meaning of Man).

     

              I confini dell'"aggregazione umana" sono stati esplorati e sfruttati nei festival di musica rock, nei micidiali confronti della verità e nel nauseante sentimentalismo delle relazioni personali intime. La Meditazione Trascendentale, il Pentecostalismo, il Misticismo orientale e le rumorose celebrazioni liturgiche possono diventare altrettante mecche per i politicanti spirituali in cerca di fortuna.

     

    "... non sorprende affatto che le esperienze spirituali spuntino dovunque come funghi, e che siano diventate articoli commerciali altamente ricercati," scrive Henri Nouwen.

     

    "Molta gente si accalca dove e da chi promette esperienze intense di unione e fratellanza, emozioni catartiche o purgative di euforia e di dolcezza e sensazioni liberatorie di rapimento ed estasi. Nel nostro disperato bisogno di realizzazione e nella smaniosa ricerca di esperienza dell'intimità divina, siamo fin troppo predisposti a costruirci i nostri eventi spirituali personali" (Reaching Out).

     

              Che il gioco si svolga al livello inferiore del sesso, dell'abuso di alcool o di altri prodotti chimici in grado di alterare lo stato d'animo, o che venga innalzato al livello delle preferenze spirituali, il suo nome rimane lo stesso: Una rosa è una rosa, nient'altro che una rosa.

     

              Una delle forme più intriganti di soddisfacimento delle proprie passioni è l'ossessione narcisistica del controllo del proprio peso. A prescindere dal fattore salute che rimane valido e rilevante, la quantità di tempo e di energia dedicate ad acquisire o a mantenere una figura snella è davvero stupefacente. La dettagliata progettazione del piano strategico di Napoleone per invadere la Russia risulta l'opera di un tattico dilettante, a confronto dell'ingenuità, capacità e precisione logistica nello stabilire la propria dieta da parte di chi sorveglia il proprio peso. Non vi è spuntino improvvisato fuori dal previsto, boccone casuale che non sia stato conteggiato, singola caloria che non sia stata registrata né fragola non considerata. Ci si procura un'assistenza professionale, si esaminano dettagliatamente libri e periodici, si sovvenzionano gli istituti che si occupano della forma e della salute del corpo e i meriti della dieta proteica trovano posto nei dibattiti sulla TV nazionale. Cos'è mai l'estasi spirituale in confronto alla squisita sensazione di somigliare a Twiggy? Per parafrasare il Cardinal Wolsey: "Come vorrei aver servito il mio dio nel modo in cui ho sorvegliato la mia circonferenza vita."

     

              Ovviamente, la preoccupazione del proprio aspetto fisico non regge il paragone con la mente di Gesù Cristo più di quanto non lo facciano questi frivoli paragrafi che prendono apertamente in giro chi si preoccupa del proprio peso. Di fronte alla nostra patetica caccia alle sensazioni fisiche e spirituali, il Signore prova solo tristezza e compassione. La solitudine e il senso di vuoto accelerano la ricerca carnale, mentre l'assenza dell'esperienza dell'amore divino risulta dolorosamente evidente. Ma "La canna infranta (Lui, il Signore) non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante" (Matteo 12, 20). Ma la verità cocente rimane: LUI non ci basta. 

     

    Potere e dominio

     

              L'ultimo centro della consapevolezza estraneo alla mente di Gesù è quello del potere. Gesù nel Suo ministero ha respinto qualsiasi esibizione di potere, ad eccezione della potenza dello Spirito Santo. I Suoi discepoli non dovevano esercitare l'autorità alla maniera in cui "i re ...governano [spadroneggiano] sui loro popoli" (Luca 22, 25). Lo stesso Signore ha svolto l'umile servizio dello schiavo che sta all'ingresso, lavando i piedi polverosi dei Suoi discepoli. "Se dunque Io, il Signore e Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto Io, facciate anche voi" (Giovanni 13, 14-15).

     

              Quando Gesù Si appropriò del titolo di "Ebed Jahvé" che apparteneva ad Isaia (vedi Luca 22, 24-30), rafforzò l'identificazione col servo portando nel gruppo un bambino e dicendo ai discepoli che dovevano essere simili a lui. John McKenzie rileva:

     

    "Non sempre è stata apprezzata l'acutezza di questa risposta. In realtà Gesù afferma che nel Regno di Dio non vi è un 'primo'; se volete essere i primi, diventate i servitori di ogni altro uomo; tornate all'infanzia, e allora sarete adatti al primo posto. Gesù lascia poco spazio all'ambizione; e non ne lascia uno maggiore all'esercizio del potere. Servitori e bambini non sono persone che hanno potere" (The Power and the Wisdom).

     

              I nostri giochi di potere, grandi o piccoli che siano, sono indirizzati a dominare le persone e le situazioni, e con ciò ad accrescere il prestigio, l' influenza e la reputazione personale. La miriade di forme di manipolazione, di controllo e di aggressione passiva trovano la loro origine nel centro del potere. Qui la vita è una serie di mosse e contromosse competitive. L'Ebed Jahvé costituisce un segno di contraddizione per l'uomo persuaso dalla propria programmazione emotiva che, per essere felice, deve avere il potere. É riuscito a sviluppare un eccellente sistema radar sintonizzato con le azioni e vibrazioni di qualunque persona o situazione che minacci, anche solo in maniera remota, la sua posizione di autorità. La sua inefficacia nell'amare è radicata nella dipendenza dal potere: le persone sono percepite come oggetti che possono sia promuovere , sia mettere in pericolo il suo prestigio; pedine da far avanzare o da eliminare a seconda che proteggano o no il loro Re, che promuovano o impediscano la sua mossa vincente sulla scacchiera della vita.

     

              Quella che un mio amico chiama "la sindrome del bambino-Re" - la programmazione emotiva che cerca di compensare la deficienza di potere sperimentata da bambini o da giovani - può portare a preoccuparsi degli status-symbol come le cinture di Gucci, la cucina gourmet o le lampadine Tiffany in bagno. Può spingere una persona ad accumulare denaro come metodo per esercitare il potere o ad acquisire conoscenza allo scopo di arrivare ad essere riconosciuti una persona "interessante". La conoscenza può essere un potere persino nella vita spirituale. L'esperto sa di dover essere consultato prima che si possa dare qualsiasi giudizio definitivo. Il tranello dell'arte di porre gli altri in condizioni di inferiorità, fa apparire una specie di presenza salomonica che impedisce lo scambio di idee ed introduce uno spirito di rivalità e di competizione fin troppo umano.

     

              Un recente ritratto psicologico degli imprenditori americani di successo ha rivelato quattro loro caratteristiche comuni:

     

    1.      si tratta di persone che hanno vissuto grandi spostamenti (immigranti o esuli dalla loro patria),

    2.      con un preciso punto di controllo interiore che li costringe ad assumere un ruolo attivo nel forgiare il proprio destino.

    3.       In ciò sono incoraggiati dall'esempio di uomini d'affari meno dotati che si sono aperti carriere nuove, mentre essi, invece, hanno le risorse adeguate.

    Le stesse qualità eminentemente umane possono caratterizzare il cristiano alla ricerca di autorità e di potere all'interno della comunità spirituale.

    -         Un esule in terra straniera, che non può possedere la propria secolare cultura, spinto dal bisogno di dominare gli altri per sentirsi felice, e

    -         spronato dal "successo alla Cenerentola" di fratelli meno dotati di lui arrivati a rivestire ruoli di leadership, e

    -         pieno di risorse machiavelliche negli intrighi politici e clericali,

    -         aderisce umilmente alla volontà di Dio e si sottomette tranquillamente alla propria incoronazione di bambino-Re.

    4.       I suoi stratagemmi di potere sono prevedibili:

    -         metterà al centro dell'attenzione i propri presunti raggiungimenti mentre si rifiuterà di ammettere qualsiasi merito personale;

    -         decanterà il proprio dono di discernimento e chiederà preghiere per essere illuminato di continuo;

    -         riuscirà a manifestare una straordinaria falsa serenità di fronte alle avversità ed esprimerà una docile protesta sui fardelli della leadership.

    I pubblicani nelle panche avvertono vagamente che un Dio impaziente sta diventando irascibile, che non tollererà ulteriori ritardi o interferenze da parte dei suoi muti discepoli e che

    - intende consumare l'unione nuziale tra l'Agnello e la Sposa con il bambino-Re come celebrante principale.

     

              La volontà di potere è subdola. Può non essere riconosciuta né individuata, e quindi non essere contestata. Ma il cristiano che riesce a impossessarsi del potere, a raccogliere discepoli, ad acquisire conoscenza, raggiungendo status e prestigio e dominando e controllando il suo mondo, è diventato un estraneo alla mente di Gesù. Si spaventa quando un discepolo gli sottrae la bacchetta del comando, è cinico quando il riscontro è negativo, paranoide quando è minacciato, smanioso quando è inquieto, instabile quando è contestato e stravolto quando è sconfitto. Essendo egli stesso nella carne, non dà credito alle critiche perché non le considera "nello Spirito". Il cristiano che ha successo nel gioco del potere vive una vita vuota, con prove evidenti del suo successo esteriore - se viste dal di fuori, ma interiormente è desolato, incapace di farsi amare e dominato dall'ansia.

              Il bambino-Re cerca di dominare Dio anziché di essere da Lui dominato. Ma la tragedia sta del suo tentativo flagrante di contraddire il Signore.

     

              Wilfried Owen, ufficiale inglese di 25 anni morto in battaglia poco prima dell'armistizio del 1918, è riuscito a descrivere in modo magistrale il centro di potere della coscienza ricostruendo in termini di contraddizione il racconto del sacrificio di Isacco fatto nella Genesi:

     

    Abramo allora si alzò, spaccò la legna e andò via,

              Portando con sé il fuoco e un coltello,

              E mentre entrambi si riposavano,

              Isacco, il primogenito, parlò e disse: 'Padre mio,

              Ecco qui i preparativi, il fuoco e il ferro,

              Ma dov'è l'agnello per questo olocausto?

              Abramo allora legò il giovane con cinture e cinghie,

              Costruì sul posto dei parapetti e dei canali,

              E tirò fuori il coltello per immolare il figlio,

              Quand'ecco! dal cielo un angelo lo chiamò

              E disse: 'Non posare la tua mano sul ragazzo,

              E non fargli niente. Ecco,

              Un cervo intrappolato dalle corna in un cespuglio;

              Offri il Cervo dell'Orgoglio in sua vece.

              Ma il vecchio non fece così, e sacrificò il figlio,

              E con lui metà della stirpe europea, uno a uno ...

     

              L'Uomo Vecchio (Abramo) non avrebbe certo agito così! L'uomo contraddice Dio nel centro del potere della propria coscienza persistendo nella tendenza suicida, continuando follemente a scegliere e a preferire la morte alla vita, la statica alla dinamica, il dominio alla sottomissione, il potere alla resa. Ma Dio Si rifiuta di lasciare all'uomo l'ultima parola in qualsiasi cosa. Ed è questa la prerogativa di Dio. L'uomo pensa di poter dire l'ultima parola; così Dio contraddice qualunque "parola assoluta" egli pronunzi, qualunque "cosa definitiva" egli faccia. La storia della Bibbia lo dimostra chiaramente - Dio contraddice l'impulso dell'uomo verso la morte, lo trattiene per il braccio, gli presenta una quarta, quinta, sesta dimensione - che lo voglia o no. Per questo la prima Guerra e la Seconda Mondiale non hanno spento la storia umana; per questo quelli che cercano il potere sono condannati alla frustrazione.

     

              "Chi cerca di rispondere al richiamo dello Spirito verso il rinnovamento e la restaurazione, deve fare sempre la massima attenzione affinché la ricerca di sé, il risentimento, la frustrazione e il desiderio di potenza non lo portino al di là di ciò che davvero proviene dallo Spirito di Dio," scrive Martin. "Dobbiamo sempre avere dinanzi agli occhi il tragico esempio dei movimenti di rinnovamento in tutta la storia della Chiesa che hanno contratto uno spirito di orgoglio e di ribellione, portando così al popolo cristiano anche la maledizione assieme alla grazia." 

     

              Sicurezza, sensazioni e potere sono lo schermo di trasparenza del cristiano sincero che per il resto cerca di avere la mente di Gesù Cristo. La vita vissuta ai tre livelli inferiori offusca la Luce dentro di noi, introducendo sofferenze mentali ed emotive non necessarie, spesso erroneamente interpretate come prove spirituali o attribuite agli inevitabili dolori di crescita della vita nello Spirito. Ma si tratta di un falso discernimento. Sono originate dalla volontà dell'uomo, non da quella di Dio. La ricerca spasmodica di sicurezza, la caccia impetuosa al piacere fisico e spirituale e i disperati tentativi per ottenere il potere cacciano via la pace e la gioia, la serenità e la padronanza di sé, la delicatezza, la pazienza e gli altri frutti dello Spirito. Il Vangelo di Gesù Cristo non promette alcun sollievo, nessuna liberazione o esaudimento per queste malattie auto-inflitte.

     

              Devono essere sradicate chirurgicamente proprio dal centro in cui si trovano, e siamo noi ad avere il potere di eseguire l'operazione. La rinuncia ai tre livelli inferiori è un problema che riguarda il nostro intimo: non si tratta certo di provare a risistemare l'ordine esteriore delle cose. A rubare il nostro fuoco di Prometeo non è la materia prima delle circostanze, ma l'incessante clamore delle nostre dipendenze e schiavitù, dei bisogni e desideri che manifestiamo.

     

              Quando la gente non vive all'altezza delle nostre aspettative, quando piani grandiosi si sgretolano e il mondo esteriore non si adegua alla nostra programmazione interiore, cadiamo in preda alla delusione, frustrazione e disperazione. La scappatoia classica è dare agli altri la colpa della nostra infelicità. Attenti qui a non pregare per la liberazione! Sareste come l'uomo che chiese al dentista di otturargli un dente. Dopo averlo esaminato, il dentista rispose: "Spiacente, dovrò toglierti la bocca!"

     

              Nel suo libro Inner Healing Michael Scanlan afferma: "Spesso la gente fa pregare gli altri per ricevere calma, tranquillità, stabilità, comprensione, tolleranza, gioia, per essere liberati dall'ansia, dal risentimento o dalla colpa, ma sembra che non accada nulla. Per natura la gente è portata a ricercare quei beni tanto desiderabili allo stesso modo in cui cercherebbe dei titoli di studio, il successo negli affari o lo sviluppo fisico, con l'aggiunta del punto che la ricerca avviene attraverso Dio e non attraverso altri uomini. Ma non è questa la via di cui Si serve il Signore per la guarigione interiore. Il Signore ci offre il Suo dono, e siamo noi a doverci adattare ad accettarlo: non siamo noi a determinare cosa vogliamo e come lo otterremo. Possiamo solo decidere di accettare il dono del Signore e di fare quanto necessario per riceverlo e conservarlo."

     

              Il viaggio verso la trasparenza inizia da un confronto onesto con la verità che non è 'qualcosa' ma "Qualcuno". Ciò può significare il riconoscimento umile e pacifico davanti al Signore che mi sto occupando in maniera disordinata della sicurezza, delle sensazioni e del potere; che perdo troppo tempo nelle tre case della coscienza estranee alla mentalità di Gesù. Avremo bisogno di una compassione sincera per gli altri quando li vedremo esternare le loro dipendenze, schiavitù ed esigenze, sorrette dalle emozioni: riflettono proprio la nostra immagine, e il loro piccolo dramma è il punto in cui ci troviamo o quello in cui eravamo prima. La nostra intima solidarietà in questi aspetti oscuri della vita riduce l'irritabilità e la presuntuosa pretesa di ritenersi migliori degli altri, e rende possibile la compassione.

     

              Per raggiungere la trasparenza è necessario abbandonare i tre livelli inferiori, interrompendo il solito comportamento di routine che vige ai piani inferiori del nostro essere e cominciando a procedere e a dirigerci verso l'alto, verso i centri superiori della coscienza dove i Vangeli ci dicono si trovasse la mente di Gesù e dove la fede ci conferma che si trova tuttora.

     

              L'esplorazione della verità ha di per sé un'esigenza spaventosa: esige una spietata ri-valutazione della propria vita e delle proprie motivazioni. E non mi scuso se talvolta il lato tagliente della verità pare troppo finemente affilato. Queste pagine infatti, non si propongono di ferire a  sangue la gente, ma di infondere vita. La Chiesa è la mia casa, il popolo di Dio è stato lo strumento e il mediatore della Sua grazia incredibile e i grandi movimenti spirituali dei nostri giorni, i Cursillo, gli Incontri per Coppie Sposate, il Rinnovamento Carismatico, sono parte integrale del rivestimento della mia vita. Scrivere in maniera critica non significa respingere il valore, ma ricordare il nostro bisogno continuo di purificazione. Lo Spirito insoddisfatto grida: "Vai più lontano, scava più a fondo. C'è di più ..." L'amore tenace è tenace, e dice la verità anche se costa. Tuttavia, è meglio essere salvati dalla critica che dannati dalla lode.

     

              Mentre sarebbe vano e imprudente cercare di giustificare le debolezze di questo libro dall'indicazione delle sue ambizioni, esso potrebbe diventare un momento di verità per un lettore e un tempo di decisione per un altro. In quel caso, sarà stato un servizio alla continuità della storia della salvezza. Sansone colpì mille Filistei trucidandoli con la mascella di un asino, e Dio continua ad usare le mascelle e le penne di altri, scrittori e non, per colpire il suo popolo e abbatterlo nel riposo dello Spirito.                

     

     

     



    [1] Dal libro "The Gentle Revolutionaries" di Brenne Manning, T.O.R., Dimension Books, Denville, New Jersey, U.S.A.

    [2] Ristampato da: Handbook To Higher Consciousness di Ken Keyes Jr., Diritti d'autore del Living Love Center, 1730 La Loma Avenue, Berkeley, California 94709 - U.S.A.

    [3] Qui dovrebbe essere menzionata una notevole eccezione. "Il movimento carismatico ha indubbiamente portato a  riunirsi cristiani di molte denominazioni," ha dichiarato il Cardinal William Baum di Washington D.C., U.S.A. Il significato sta nella natura popolare delle attività ecumeniche all'interno delle varie comunità carismatiche. "Ci rallegriamo che nel movimento carismatico  il Signore ci riunisca in maniera sensazionale con i fratelli separati. Ciò avviene al livello di base  attraverso gli incontri di preghiera, le comunità domestiche e le conferenze," scrive il Vescovo Joseph McKinney di Grand Rapids, Michigan, U.S.A. "In una visita recente presso l'Ufficio Vaticano per la Promozione dell'Unità Cristiana, ho scoperto che un progresso simile si sta facendo anche nel dialogo teologico con i Pentecostali, i Neo-Pentecostali e i Cattolici Romani."