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4. Si sente sempre spinto alla fedeltà assoluta a Dio

I doni di Dio sono doni di vita e si accrescono come si accresce la vita fino allo sviluppo completo dell'organismo, come le cellule nel corpo, o alla saturazione dell'ambiente, come i microbi in una cul­tura. È un accrescimento a progressione geometrica. Nei viventi però interviene la morte che impedisce l'accrescimento indefinito di quella specie vegetale o animale.Nella vita soprannaturale interviene la mala volontà dell'uomo che col peccato mortale fa cessare ogni sviluppo, ogni merito e ogni vita, come l'epidemia o l'intossicazione nei viventi; intervengono i peccati veniali, le distrazioni e la poca generosità che falciano conti­nuamente tanti doni di Dio e tante disposizioni buone, fanno per­dere innumerevoli meriti e ci riducono a una perfezione migliaia o milioni di volte inferiore a quella che avremmo potuto raggiungere.Molti uomini restano solo l'embrione o il modellino di ciò che avrebbero potuto essere. Fanno come i giardinieri cogli alberi nani: mettono piantine d'alberi d'alto fusto in piccoli vasi con poca terra o poca libertà per le radici e le piantine restano nane.L'espansione della vita soprannaturale è data dalla corrispon­denza alla grazia. Ogni grazia ed ogni ispirazione corrisposta ci in­duce una catena indefinita di altre grazie e ispirazioni. Pertanto co­minciando da qualsiasi punto e da qualsiasi momento della vita a voler essere fedeli a tutte le ispirazioni si può raggiungere la santità. È per questo che abbiamo santi che hanno cominciato il lavoro del­la propria santificazione all'età della ragione o a 15 anni o a 20 o a 30 o a 40 anni.C'è certamente un'età limite, come c'è un numero limite di ispi­razioni divine non corrisposte al di là del quale Dio non darà più le grazie efficaci per convertirci e salvarci, ed un altro numero al di là del quale non darà le grazie efficaci per santificarsi; così come c'è un'età limite al di là della quale il rachitico non si svilupperà più, ed uno stato di infezione o di degenerazione al di là del quale l'amma­lato non guarirà più.Perciò è necessario che quanto prima cominciamo decisamente a corrispondere fedelmente a tutti gli inviti di Dio, senza lasciarlo più oltre battere inutilmente alla porta del nostro cuore. L'uomo ripie­no dello Spirito Santo è timoroso di poter essere infedele; compie tutti gli atti di mortificazione, di carità, d'obbedienza, ecc., di cui gli si presenta l'occasione; rivolge a Dio tutti i sentimenti di adorazio­ne, di lode, di amore, di supplica, tutte le giaculatorie che gli spunta­no nel cuore ovunque si trovi. Per lui Dio è in ogni luogo, ogni luo­go è tempio di Dio, ogni istante è buono per stare a contatto col suo amore: Dio, Cristo, Maria, il Corpo Mistico.Una sola creatura c'è stata che ha corrisposto a tutte le grazie o ispirazioni divine: Maria SS. La sua perfezione ha raggiunto il limite delle possibilità accrescitive di una creatura. Oltre la sua bellezza e grandezza c'è solo e ci può essere solo quella dell'Uomo-Dio, Gesù.I santi più o meno hanno tutti mancato di corrispondenza alla grazia. Noi, purtroppo, vi manchiamo continuamente.Per ogni atto di virtù che potremmo compiere nella giornata e non compiamo, per ogni preghiera e giaculatoria che potremmo di­re e non diciamo, perdiamo per tutta l'eternità un aumento di bel­lezza, di intelligenza, di amore e di felicità. Sono grandi le perdite che ogni giorno facciamo. Se poi si aggiungono le perdite delle gra­zie ipotecate alla corrispondenza di quelle ispirazioni, i nostri danni diventano incalcolabili. È per questo che mentre potremmo diveni­re dei santi, ci riduciamo ad essere un numero comune nella massa degli eletti, se tutto andrà bene.

 

L'ORDINE NUOVO

Dio è amore. L'amore tende ad unirsi e ad assimilarsi con l'ama­to. L'amore o trova pari quelli che si amano o li rende tali. Dio, amandoci infinitamente si fa simile a noi, per darci il mezzo di ren­derci simili a lui. Con la nostra incorporazione a Cristo veniamo in­trodotti nell'Ordine Nuovo, l'ordine della Grazia. Tale stato non ci è dovuto, altrimenti non potrebbe chiamarsi grazia: è soprannaturale e ci è dato gratuitamente. Gesù diventa il principio della nostra vita. Egli illustra quest'ordine nuovo con una bella similitudine: « Io so­no la vera vite e il Padre mio è il vignaiuolo. Ogni tralcio che è in me e non porta frutto egli lo recide, e ogni tralcio che porta frutto lo ri­monda, perché ne produca ancora di più. Restate in me e io resterò in voi. Come il tralcio non può portare frutto da sé medesimo, se non rimane unito alla vite, così neppure voi se non rimanete in me. Io sono la vite e voi i tralci. Colui che dimora in me e nel quale lo dimoro porta abbondanti frutti perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me è gettato via come il tralcio sterile e ina­ridisce, e viene poi raccolto e gettato ad ardere nel fuoco » (Jo. 15,1).Tutti i cristiani formiamo un albero meraviglioso: siamo uniti fra di noi e tutti con Gesù da un vincolo misterioso e reale: il Corpo e il Sangue di Gesù. S. Paolo, che parla quando la Chiesa era già fonda­ta e gliene era stata rivelata già l'intima natura da Gesù stesso, la pa­ragona a un corpo: è un Corpo Mistico.Gesù ne è il Capo, lo Spirito Santo l'Anima, i cristiani ne siamo le membra. Lo stesso amore che ci unisce a Gesù ci deve unire al pros­simo poiché Gesù è divenuto una unica cosa con tutta l'umanità re­denta dal suo sangue. Ogni cristiano è un membro di Gesù, è una parte reale di Gesù Mistico. Per questo Gesù dice: « Quello che fate al più piccolo dei miei fratelli lo fate a me » (Mt. 25,40). Per questo ancora dirà agli stolti: « Fui ignudo e non mi vestiste, ecc. » (Mt. 25,43). Queste cose Egli non le dice per benevolenza ai poveri o per esagerazione ma con tutta verità.Il ramo vive unicamente quando è congiunto col suo albero. Dall'albero egli nasce come gemma, dall'albero riceve la linfa ne­cessaria per svilupparsi in ramo e produrre foglie, fiori e frutti.Quanto maggiore volume di linfa riceve dall'albero tanto più cresce e fruttifica. Se si stacca dall'albero secca e non vale più a nulla se non a essere gettato nel fuoco.Così tutti i cristiani: nasciamo alla vita soprannaturale al mo­mento che veniamo incorporati al Corpo Mistico di Gesù.Lo Spirito Santo inviatoci da Gesù produce la nostra giustifica­zione e la nostra santificazione nell'atto stesso che ci unisce al Cor­po di Gesù, producendo così la nostra gemma. Con questa nuova vita siamo come un albero meraviglioso che ha le radici nel mondo, il fusto ed i rami molto alti, nel cielo. I frutti di quest'albero si rac­colgono nel cielo; non ci fanno ricchi e felici in questa terra ma nel cielo.Quanti pensano di servire Dio per avere più beni in questo mon­do si sbagliano. Tuttavia le radici sono nella terra: strappato dalla terra, l'albero non potrà produrre altri fiori e frutti, resterà solo con quelli già maturati. Soltanto nella terra possiamo fare altre opere meritorie: in cielo resteremo con i meriti acquistati in terra. Ora è il tempo di acquistar tesori. La vita solo a questo ci deve servire. Gesù ci dice: « Non cercate tesori che i ladri possono rubare e la tignola e la ruggine consumano » (Mt. 6,19) e che in ogni caso con la morte si devono lasciare. I tesori delle buone opere invece li porteremo con noi. I frutti della Grazia sono preziosissimi ed eterni.Questi frutti infatti hanno un alimento divino: il Sangue di Gesù. Quanto maggiormente aderiamo al Suo Corpo, quanto più spesso cioè ci comunichiamo, tanta maggior linfa, ossia Grazia, riceviamo da Lui per crescere e perfezionarci.S. Paolo descrive la nostra introduzione nell'ordine nuovo della Grazia, con la similitudine dell'innesto.Noi siamo l'oleastro infruttuoso ed inutile. Quando questo viene innestato con l'ulivo produce ottime ulive. Nel battesimo si compie in noi l'innesto del principio di vita soprannaturale cioè di Gesù. Senza di Gesù noi siamo e restiamo peccatori, incapaci di qualun­que opera meritoria di vita eterna. Quando in noi viene innestato Gesù tutte le nostre opere diventano buone, degne di Dio e merito­rie di vita eterna. Nell'albero selvatico innestato osserviamo:

1. che la qualità del frutto è data dall'innesto mentre la grossezza e la quantità vengono date dalla linfa;

2. che i frutti prodotti dall'albero al di sotto dell'innesto sono sel­vatici;

3. che quando l'innesto secca l'albero non produce più frutti buoni.

I - I FRUTTI DELL'INNESTO

Come tutta la terra non può creare un vegetale, né tutti i vegetali possono dare origine a un animale, così tutti gli uomini non posso­no produrre un essere divino, cioè un essere che abbia facoltà di condurre vita divina. Solo Dio poteva elevare l'uomo dallo stato di natura, per di più decaduta, nel quale era, allo stato soprannaturale e divino.Un albero e anche solo un filo d'erba ha più perfezione e più va­lore di tutta la terra, perché ha un principio di vita superiore. Le ric­chezze minerarie del mondo e la terra intera se non ci fossero i ve­getali non potrebbero far vivere o sfamare un uomo. L'uomo per la sua intelligenza è superiore a tutti i minerali, i vegetali e gli animali.Tutte queste cose sono ordinate dall'altissima sapienza e provvi­denza di Dio all'uomo. L'uomo è il re della terra. Tuttavia egli è sempre una parte della natura stessa e, come tutto quello che nasce, anche egli nasce, cresce e muore lontano dalla vita familiare di Dio. Quando Dio chiama l'uomo a partecipare della sua vita divina lo costituisce in uno stato infinitamente superiore a quello umano. Un uomo elevato allo stato soprannaturale è immensamente superiore a tutti gli uomini che furono, sono e saranno nello stato naturale. Tutti gli uomini al mondo viventi in stato naturale non possono dare tanta gloria a Dio quanta gliene dà uno solo che vive in grazia di Dio, che cioè è membro del Corpo Mistico. Tutte le azioni e le ricchezze umane, tutta la terra e tutte le stelle valgono meno di un atto di amore di Dio.I battiti di un cuore che ama Dio glorificano Iddio più di tutti i moti degli astri, più di tutti i colori ed i profumi dei fiori, più di tutti i canti degli uccelli e degli uomini. Un uomo che vive in stato di gra­zia e attende all'amore e al servizio di Dio dà continuamente a Dio una gloria impareggiabile. Fra tutto l'universo sconfinato, fra miria­di e miriadi di creature Dio guarda con predilezione e riposa nell'a­nima che lo ama, che soffre e lavora per Lui. La guarda e la segue con una attenzione e con un amore infinitamente superiori all'at­tenzione e all'amore con cui uno sposo guarda e segue la sua sposa. Dio pone in essa le sue compiacenze perché le sofferenze, le opere e i palpiti di lei sono una continuazione e un completamento delle sofferenze delle opere e dei palpiti di Gesù. Il santo è la persona che nella sua vita dà a Dio la massima lode e la massima compiacenza. Il Santo è il capolavoro della onnipotenza, della sapienza e dell'a­more di Dio; è il massimo orgoglio di Dio.Basterebbe la santificazione di un'anima sola per giustificarsi di­nanzi alla Provvidenza di Dio tutta l'opera della creazione, la scelta di questo ordine di provvidenza, la creazione della libertà e conse­guentemente la permissione di ogni male.La nascita alla vita divina avviene nel Battesimo. Allora i nostri frutti cambiano di qualità, perché le nostre azioni vengono assunte e fatte dall'innesto, cioè da Gesù.

II - I FRUTTI SOTTO L'INNESTO

Le nostre azioni germogliate sotto l'innesto, cioè fatte senza la grazia di Dio, o non per amore di Dio, ma per motivi puramente umani non producono frutti buoni, meritevoli di essere raccolti e premiati in Paradiso, ma frutti selvatici. Quindi non avranno nessu­na ricompensa da Dio le persone che lavorano solo perché quella è la loro sorte, le persone che soffrono senza disperazione ma senza neppure elevarsi a Dio. Le loro opere e le loro sofferenze sono come quelle delle bestie. I falsi sapienti che fanno il dovere per il dovere non fanno altro che perder tempo. Fanno come il contadino che zappa nella terra di nessuno e zappa solo per zappare. Non c'è moti­vo per esser castigato ma neppure per essere premiato. Egli non sarà pa­gato da nessuno e perde tempo e fatica.Perché le nostre opere siano meritorie bisogna farle nell'innesto, cioè in Gesù per la gloria di Dio. Le nostre opere di carità, di pazien­za, di sacrificio, ecc. debbono essere fatte in stato di grazia e per amore di Dio perché abbiano valore eterno. Esse sono come le cambiali di un fallito, perché siamo decaduti per il peccato di Ada­mo. Perché queste cambiali abbiano valore occorre che siano aval­late dalla firma di una persona ricca. La firma che dà valore alle no­stre opere è il nome SS. di Gesù. I nostri titoli di credito perché ab­biano corso in Paradiso debbono essere assunti e valorizzati da Ge­sù. Per Lui, con Lui, in Lui, si dà al Padre ogni onore e gloria, si dà a noi ogni merito di vita eterna per Gesù.

a) Per Gesù

Le azioni si fanno per Gesù quando siamo in stato di grazia in quanto allora aderiamo perfettamente a Gesù e con Lui formiamo un solo principio di vita. Allora Gesù diventa il nostro principio at­tivo, colui cioè che con la sua grazia dà il valore alle nostre azioni: ci dà l'ispirazione di fare il bene, la volontà e la capacità di farlo e di portarlo a termine. Per questo Gesù disse: « senza di me non potete far nulla » e neppure pronunziare il nome di Gesù stesso, conclude S. Paolo Jo. 15,5 - 1 Cor. 12,3).Sebbene le opere nostre siano fatte in stato di grazia non dobbia­mo aver confidenza in esse ma unicamente nell'elemento divino che ce le fa compiere, cioè in Gesù. Gesù infatti inserendoci nel suo Corpo Mistico ha preso tutte le nostre azioni e le ha fatte sue. Ha preso i nostri peccati ed è stato condannato dal Padre alla morte più crudele come se quei peccati fossero suoi. « Colui che non conobbe il peccato si è fatto peccato per noi affinché noi fossimo fatti giusti­zia di Dio in lui» (2 Cor. 5,21).Ha preso le nostre preghiere, le ha unite alle sue e le ha rese de­gne di Dio. Ha preso le nostre azioni, le ha unite alle sue e le ha rese meritorie. Ha preso i nostri dolori, li ha uniti ai suoi e ne ha fatto un unico sacrificio dando ad essi la capacità di glorificare Iddio, di ar­ricchire la nostra anima, di sviluppare il suo Corpo Mistico. Per mez­zo di Gesù tutto in noi acquista valore; per mezzo cioè delle sue pre­ghiere, delle sue azioni, della sua Passione. Bisogna unire tutto quello che è nostro a Lui e offrirlo al Padre per mezzo di Lui, nel suo sacrifi­cio Eucaristico. Per questo la Chiesa fa terminare tutte le sue preghie­re con queste parole: « Per Gesù Cristo Signor Nostro così sia ».Tanta maggior potenza di glorificare Dio e di impetrare le sue grazie hanno le nostre opere quanto maggiormente le uniamo a quelle di Gesù e le offriamo al Padre per mezzo di Gesù. Quando nella preghiera ci fermiamo ad adorare, a glorificare, a ringraziare Dio uniamo i nostri atti alle adorazioni, alle lodi, ai ringraziamenti che continuamente nell'Eucarestia Gesù offre al Padre e offriamoli al Padre per mezzo di Gesù stesso. Quando preghiamo per noi e per gli altri, quando soffriamo e offriamo in sacrificio per espiare i pec­cati nostri e quelli del mondo, non dobbiamo aver confidenza nel­l'efficacia della nostra preghiera e della nostra offerta ma unica­mente in Gesù.Solo così le nostre preghiere e i nostri sacrifici acquistano un va­lore sommo e una efficacia infallibile...Qualunque cosa operiamo, le nostre fatiche, il nostro riposo, le nostre gioie ecc., tutto fu preso da Gesù, tutto fu santificato dalle sue fatiche, dal suo riposo, dalle sue gioie ecc. Uniamo tutte queste azioni e questi nostri stati a quelli di Gesù e offriamoli al Padre per mezzo suo. « Sia che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qual­siasi altra cosa, fate tutto per la gloria di Dio », ammonisce S. Paolo (1 Cor. 10,31).

b) Con Gesù

Cioè con l'amor suo verso il Padre. L'amore di Dio e la gloria di Dio debbono divenire il movente implicito ed anche esplicito delle nostre azioni. Le azioni umane possono essere moralmente buone (es. pregare, fare elemosina, ecc.), cattive (es. rubare, mentire, ecc.), e indifferenti (es. lavorare, camminare, mangiare, dormire ecc.).Il fine dà valore alle azioni. Le cattive non possono mai diventar buone anche se il fine fosse buono. Le azioni indifferenti diventano buone o cattive, quindi meritorie o demeritorie, secondo il fine per cui si fanno. Quindi se si fanno per un fine cattivo sono peccamino­se; se si fanno per motivi naturali restano indifferenti; se si fanno per amore di Dio diventano meritorie. Nell'identico stato di vita con le stesse azioni una persona si può santificare, un'altra può diventare fervorosa o restar mediocre, un'altra può diventar cattiva. C'erano tante monache nel convento di S. Teresa del Bambino Gesù, tanti novizi nella casa di S. Giovanni Berchmans: tuttavia mentre loro, pur non facendo nulla di differente dagli altri si sono santificati, al­tri divennero fervorosi, tanti altri restarono mediocri. La santifica­zione dipende non dal genere delle opere fatte ma dal modo con cui si fanno. Un'azione buona è intrinsecamente meritoria in quanto naturalmente la si intende fare per amore di Dio. Tuttavia se la si fa­cesse positivamente solo per motivi umani, escludendo Dio, l'azio­ne non avrebbe nessun merito. Quanto maggiormente si intende il fine soprannaturale nell'operare tanto maggior valore l'opera ac­quista. La più piccola opera buona, per es. un bicchier d'acqua dato per amor di Gesù, ha una ricompensa particolare. L'uomo che vive in grazia di Dio è come chi pianta un albero; quand'anche dorma o non ci pensi, l'albero insensibilmente, ma continuamente cresce. Ma l'albero crescerà più rigoglioso se il proprietario lo mantiene in ambiente caldo e umido. Ugualmente quanto maggiormente il cri­stiano riscalda le sue opere con l'amore di Dio e a Dio le ode, tanto maggiormente i suoi meriti crescono. Il primo grado di amore di Dio, il più elementare, è quello implicito nello stato di grazia: allora si cre­sce in grazia e in meriti continuamente durante la giornata, ma poco, come poco, per es., cresce il frumento al freddo. Il merito è un titolo di ricompensa eterna, è, per così dire, un buono di felicità eterna; questa sarà proporzionata ai buoni, ossia ai meriti acquistati in terra.Naturalmente facendo un'azione per amore di Dio restiamo im­pegnati a farla bene. S. Ignazio un giorno chiese a suo fratello per chi scopasse. Il fratello gli rispose che scopava per Iddio. Il santo al­lora lo rimproverò aspramente perché scopava male: « se aveste scopato per me così male, vi avrei perdonato. Ma non posso perdo­narvi perché scopate così male per Dio ». Se mangi per amore di Dio devi mangiare con temperanza, se scopi o fai altra cosa per amore di Dio devi farla con diligenza, se passeggi per amore di Dio devi passeggiare con modestia, se dormi per amore di Dio devi dor­mire con compostezza e non oltre il bisogno, ecc.L'amore di Dio diventa l'esplicito movente delle nostre azioni quando almeno una volta al giorno, la mattina si fa l'offerta delle proprie azioni a Dio. (Puoi adibire, se non ne hai altra, l'offerta della postilla dell'Apostolato della preghiera.) La mattina i braccianti si allogano, pattuiscono con i padroni il genere di lavoro e di ricom­pensa; quindi vanno a lavorare, la sera riceveranno la mercede. L'offerta a Dio delle nostre azioni al mattino ci mette al servizio di Dio per tutta la giornata. Tutta la terra infatti è di Dio. Ogni genere di lavoro, purché non sia per cattivo fine può rientrare nel lavoro ordinato da Dio. Dio infatti disse ad Adamo: « Tu lavorerai la terra; col sudore della tua fronte ti guadagnerai il pane » (Gen. 3,19).Facendo così ogni mattina, Dio ti segna ogni sera una giornata di lavoro e di ricompensa. Così tu non avrai perduto la tua giornata e la tua forza. Così veramente lavorerai per il pane e per il Paradiso.Alla fine di una vita laboriosa e piena di croci, quando anche non sarai riuscito ad acquistar denari o beni, che d'altra parte, se acqui­stati, dovrai lasciare, avrai la consolazione di non aver lavorato e sofferto invano e ti sentirai dire da Dio: « Entra servo buono e fede­le, entra nella felicità del tuo Signore» (Mt. 25,23).Le preghiere al mattino e alla sera sono il primo dovere e il pri­mo segno del buon cristiano.L'amore di Dio diventa ancora più esplicito movente delle nostre azioni quando tutte singolarmente durante la giornata le offriamo a Dio e le facciamo per suo amore. Basta a questo fine dire, anche so­lo col pensiero, all'inizio o, se ci si ricorda più tardi, nel corso dell'a­zione: « in nome di Dio » oppure « per amor tuo, o mio Dio » oppure « come vuole Dio ». Questa offerta è preziosissima agli occhi di Dio. Essa santifica completamente le nostre azioni: così tutte le nostre azioni diventano preghiera e lode di Dio.Narra una leggenda che il re Mida aveva ottenuto il potere di tra­sformare in oro tutto ciò che toccava. Le azioni anche le più umili, fatte per amore di Dio diventano per noi oro purissimo, fonte pe­renne di meriti. L'offerta a Dio delle proprie azioni segna il primo passo nella vita della perfezione.